Un altro
luogo comune della sinistra, dei pacifinti, è la “
sconfitta” Americana nel Vietnam.
Ma cosa accadde realmente nel Vietnam ?
Dopo la seconda guerra mondiale, sotto le (ex post possiamo dirlo:
sbagliate) pressioni americane le vecchie potenze coloniali europee sono
costrette ad abbandonare i loro possedimenti, lasciandoli nelle mani di
governanti locali, inetti e spesso corrotti.
Accade così anche nella penisola Indocinese, nel
Vietnam, Laos e Cambogia, dove i
francesi sono costretti a passare la mano.
Ma il 1945 coincide anche con l’
inizio della guerra fredda,
la terza guerra mondiale, del
comunismo contro le Democrazie.
E la strategia comunista era di “isolare” le Democrazie, acquisendo al proprio campo le ex colonie, con l’illusione del paradiso marxista.
In Vietnam i francesi cercarono di ostacolare la violenta presa di potere dei comunisti guidati politicamente da
Ho Chi Min e militarmente da
Giap, ma furono incapaci di opporvisi e nel
1954, la supponenza dei generali francesi fu punita a
Dien-Bien-Phu .
Nello stesso anno una
conferenza di pace a Ginevra divise il Vietnam in due (come la Corea):
a nord del 17° parallelo il giogo comunista con capitale Hanoi, a sud un regime avviato alla democrazia con capitale Saigon.
I comunisti cominciarono allora una
infiltrazione di terroristi (Vietcong) nel sud per minare la giovane e instabile democrazia che, infatti, subì contraccolpi e cambi di governo attuati con la forza.
Dal
1962 (presidente il democratico
John F. Kennedy, icona di tanti antiamericani) gli Stati Uniti, nell’assoluta incapacità francese di assumersi responsabilità nello scacchiere, inviarono consiglieri militari per aiutare l’esercito sudvietnamita combattere i terroristi.
Con il successore di Kennedy (e suo
grande elettore nel 1960 ...)
Lyndon B. Johnson (anche lui democratico), si attuò una escalation che portò gli effettivi statunitensi nel Vietnem del Sud a 500000 uomini.
Numerose furono le battaglie e numerosi i morti.
Gli Americani persero 60000 uomini e questa fu la molla che fece scattare un
movimento pacifista, contro la guerra e contro il servizio obbligatorio di leva (anche
Bill Clinton – democratico - che fu presidente dal 20 gennaio 1993 al 20 gennaio 2001 fu un renitente alla leva).
La guerra era in una fase di stallo, con gli Americani e i Sud Vietnamiti a presidiare il sud e con l’iniziativa militare del nord e dei vietcong.
Nel
novembre 1968, entrato in carica il successivo 20 gennaio 1969, venne eletto presidente un
Repubblicano, già Vicepresidente di “Ike” Einsenhower: Richard M. Nixon.
La guerra continuò finchè Nixon tentò, da un lato, la cosiddetta “
vietnamizzazione” della guerra, rafforzando l’esercito del Sud e ritirando effettivi Statunitensi, dall’altro,
tra il 1971 e il 1972, autorizzò
massicci bombardamenti sul Vietnam del Nord e sulla sua capitale Hanoi, anche se non così distruttivi come quelli effettuati durante la seconda guerra mondiale contro l’Italia e la Germania.
I bombardamenti misero in ginocchio il nord e impedirono l’afflusso dei rifornimenti ai terroristi vietcong.
Hanoi fu costretta alla pace, firmata a Parigi il 27 gennaio 1973 e che fruttò a
Henry Kissinger e al nord vietnamita Le Duc Toh il premio Nobel.
La pace sanciva solennemente la divisione del Vietnam, con la prospettiva futura di libere elezioni per procedere alla riunificazione del paese.
Purtroppo sulla presidenza degli Stati Uniti incombeva lo spettro del
Watergate che portò alle dimissioni, per la prima volta nella storia di quel Grande Paese, di un Presidente:
9 agosto 1974.
A causa di precedenti dimissioni del vicepresidente eletto Spiro T. Agnew, arrivò alla presidenza
Gerald Ford, onesto politico, proiettato alla presidenza da una serie di circostanze favorevoli ma, non avendo mai ricevuto un voto popolare, molto debole e condizionato da un Congresso a maggioranza democratica.
Il 30 aprile 1975, gli Stati Uniti abbandonarono al suo destino il Vietnam del Sud, rinunciando a combattere contro i vietnamiti del nord che, approfittando di una presidenza Americana debole, ripresero l'aggressione contro il Sud.
Gli Americani avevano vinto la guerra e, per cause tutte interne, persero la pace,
non avendo sufficiente volontà e forza politica per far rispettare al nemico i trattati firmati solo due anni prima.I vietnamiti furono convertiti a forza o massacrati e molti tentarono la via della fuga per mare (i famosi
boat people) per sfuggire al tallone repressivo comunista.
Il Vietnam del Sud fu annesso al nord e le sue attività economiche persero valore e produttività.
Il Vietnam comunista è uno dei paesi più poveri al mondo.Questa è la realtà storica.
La “
sconfitta” Americana è percepita come una sconfitta sul campo di battaglia che non c’è stata, ma è una sconfitta tutta germogliata all’interno del sistema Americano.
Dai pacifinti prima, da una presidenza indebolita poi.
Da tutto questo possiamo trarre
alcune considerazioni generali e di attualità.
1) L’avanzata comunista era fondata sull’inganno, la violenza e il mancato rispetto dei patti e degli accordi. Esattamente come la politica dell’islam, sin dalla sua nascita.
2) Il fronte interno è il punto debole delle Democrazie che le dittature non hanno. Tanto più spazio si lascia ai pacifinti tanto più debole è l’azione contro il nemico esterno. E se anche volessimo concedere la buona fede ai pacifinti, potremmo dire che “le strade per l’inferno sono lastricate di buone intenzioni”. Figuriamoci quando i pacifinti si trasformano in autentiche quinte colonne del nemico, sfruttando le garanzie offerte dal sistema democratico per raccogliere fondi e finanziare i terroristi che questo sistema democratico vogliono sopprimere.
3) Alcuni responsabili della sconfitta di allora (Joan Baez, Jane Fonda) stanno cercando di rivivere gli anni della loro giovinezza, ma, fortunatamente, con Ronald W. Reagan la Presidenza degli Stati Uniti ha riacquistato smalto e forza e con George W. Bush anche una teoria, la difesa preventiva, che ribalta completamente le deboli risposte del “contenimento” di Mc Namara (segretario alla Difesa di Kennedy e Johnson).
4) Il Vietnam del Nord fu costretto a venire a patti dopo i bombardamenti del 1971 e del 1972. Esattamente come a patti sono venute Libia e Siria dopo la liberazione dell’Afghanistan e dell’Iraq, Ed è la miglior risposta a chi dice che quelle iniziative non sono servite a nulla. Ed è anche una indicazione sul tipo di “forza” che a volte è necessario usare.
5) I trattati sono fatti per essere violati ... e non dalle democrazie. Ginevra 1954 e Parigi 1973 furono carta straccia non appena le debolezze interne degli USA diedero ai comunisti l’opportunità di annettersi il Vietnam del Sud. Noi democrazie pensiamo, erroneamente, alla sacralità della parola e della firma, ma di fronte abbiamo individui senza scrupoli che, in nome di una ideologia o di una religione, non hanno ugual coscienza del valore di un trattato.
6) La propaganda, che porta a percepire la “sconfitta” del Vietnam come una sconfitta militare e non esclusivamente politica dovute a cause interne, è la stessa che oggi fa sperare i sinistri in un bis nell’Iraq, ma la situazione oggi è diversa e la presidenza a Washington forte e decisa.La lezione del Vietnam ha una sua attualità nel nostro scontro con il terrorismo musulmano.
Comprenderla significa anche creare gli anticorpi perché le novelle Joan Baez e Jane Fonda non facciano altrettanti danni.