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25 settembre 2005

Ma l'Italia è ancora una comunità statuale ?


Otimaster ha lanciato un , sasso in piccionaia chiedendo ai cittadini di Tocqueville perché tante bandiere a Stelle e Strisce e pochi Tricolori.

L’argomento è stato anche ripreso da Robinik

Nel Castello sin dall’inizio il Tricolore è affiancato alla Bandiera Americana e adesso ho provveduto anche qui .

Ma da un po’ di tempo mi domando se noi italiani, siamo veramente tutti Italiani.

La sempre maggiore divaricazione che ho riscontrato nel partecipare a forum e dibattiti con persone politicamente orientate a sinistra, mi hanno fatto riflettere se esiste ancora una Italia o se, invece, non ve ne siano almeno due.

Lo “stato” è una forma di aggregazione politica, che si fonda su elementi personali (la popolazione), reali (il territorio), costituzionali (la sovranità) e giuridici (le leggi).

Ma, soprattutto, deve fondarsi su valori condivisi e fondanti della comunità.

Siamo ancora nelle condizione di chiamare “statol’Italia spaccata in due tra sinistra e Centro Destra ?

Non mi sembra proprio.

Abbiamo in comune il territorio e la popolazione.

Ma con la unione europea di Prodi e Ciampi abbiamo rinunciato alla sovranità.

E l’elemento giuridico (le leggi) è soggetto ad un costante processo di delegittimazione da parte dello schieramento che si trova al momento all’opposizione, non riconoscendo all’altro la legittimità delle leggi che emana.

E’ questo ultimo punto quello più critico (la sovranità potremmo riprendercela con un semplice tratto di penna) ed è critico perché sono venuti meno i valori fondanti comuni.

Alessandro Manzoni nella sua ode “Marzo 1821” diceva delle italica gente, che era “una d’arme, di lingua d’altare, di memorie di sangue e di cor”, sintetizzando così con espressione forte e chiara quelli che sono i valori fondanti di una comunità.

Probabilmente un Alessando Manzoni del ventunesimo secolo avrebbe grosse difficoltà a definirci allo stesso modo ed a trovare elementi in comune, che non siano meramente formali e logistici.

Sì, abitiamo su uno stesso territorio.

Sì , abbiamo una lingua che, grazie al maestro Manzi e alla televisione, è sostanzialmente “una”, anche se spesso corrotta.

Ma siamo “una d’arme” ? Quando prima fu introdotta l’obiezione di coscienza ed ora quella cultura del mammismo, ha provocato continue contestazioni ad un impegno di grande significato morale e politico, come quello della missione in Iraq.
Ecco il primo punto sul quale c’è una insormontabile differenza tra Centro Destra e sinistra: il ruolo internazionale (quindi anche militare) dell’Italia che farebbe della nostra Patria (ed ha fatto in questi anni) una protagonista della politica mondiale e mancando il quale la ridurrebbe a comprimaria.
Oltre alla valutazione di merito su quelle che devono essere i posizionamenti nello scacchiere internazionale: altro punto sul quale il divario si allarga sempre più.

Siamo una “d’altare” ? Beh, su questo non c’è dubbio: no.
Una società che si è evoluta ha anche avuto l’opportunità di prendere conoscenza di alternative prima non esplorate dall’insegnamento della chiesa cattolica.
Inoltre comportamenti ed esempi non sempre edificanti di esponenti ecclesiastici hanno minato l’autorità morale della chiesa, aprendo la strada a correnti di pensiero atee ed agnostiche.
E se ancora una maggioranza (relativa) degli Italiani si considera appartenere alla chiesa cattolica, all’interno di questa maggioranza ci sono anche quelli che, con grande supponenza, considerandosi “cattolici adulti”, prendono strade ben diverse da quelle indicate dai pastori cattolici.
Ma, soprattutto, è il rifiuto di quelle, laicissime, nostre radici Cristiane (e Romane !)da parte di una metà circa degli italiani (quelli orientati a sinistra) nel nome di un internazionalismo del "volemose ben", ci porta a non essere "una d'altare".

Siamo una “di memorie” ? Anche su questo c’è da dubitare.
Se un tempo le divisioni del passato venivano sanate e lasciate alla Storia ed agli storici, la reiterata celebrazione (oltre tutto manipolatoria e mistificatoria di quello che fu un evento storico) di una data che simboleggia una sconfitta e una guerra civile, lascia poco spazio a ritenerci una “di memorie”.
E da lì discende una perfetta “storia parallela” che vede ancora Italiani contro Italiani.
E, cosa ancor più grave, una rivisitazione della Storia precedente che sembrava non solo pacifica, ma che anche aiutava a consolidare un idem sentire nazionale.

Siamo una “di sangue” ? Come possiamo esserlo se, come per la “memoria” continuiamo ad essere divisi da una guerra civile che ha fatto versare sangue, soprattutto “a bocce ferme”, con massacri che gridano ancora vendetta ? E come possiamo esserlo quando c’è una parte consistente della popolazione (e determinante per una eventuale vittoria della sinistra alle elezioni) che si trastulla nell’infame e abietto “10,100,1000 Nassyria” ?
Ma, soprattutto, come potremmo esserlo se c'è sempre quella metà circa della popolazione, che sostiene una politica di accoglimento che avrebbe il risultato principale di condurci ad un meticciato culturale e non solo, con l'abbandono della Tradizione ?

Siamo una “di cor” ? Purtroppo anche in questo caso, se per “cor” intendiamo l’aspirazione ad un medesimo obiettivo e risultato, siamo irreversibilmente divisi.
Come possiamo infatti sentire una comunanza con chi sceglie di aprire le nostre frontiere ad uno straniero che ci odia, che non vuole integrarsi, che viene con l’obiettivo manifesto di sottomettere la nostra Tradizione alla sua volontà, ai suoi costumi, alla sua religione ?
E come possiamo sentire una comunanza con chi pretenderebbe di vivere sul lavoro altrui, facendo intervenire lo stato in ogni aspetto della nostra vita sociale ?
Naturalmente il ragionamento funziona allo stesso modo dall’altro punto di vista.

A noi Italiani ormai non resta in comune che la carta di una identità che non abbiamo più condivisa, e solo fino a quando la rinuncia alla sovranità già operata non ci porterà ad avere anche un documento in tutto e per tutto uguale a quello dei cittadini di altre nazioni.

Naturalmente a noi resterebbe il Tricolore, per gli altri è sufficiente la bandiera rossa o quella arcobaleno.

E’ evidente che lo scontro di civiltà passa anche attraverso la nostra società e la divide con un baratro che ogni giorno si allarga sempre più.

Possiamo tornare alle origini di una comunità statuale, cioè l’unione di persone che insistono sullo stesso territorio e abbiano valori condivisi?


Forse bisognerebbe cominciare ad aprire un dibattito su quali soluzioni dare alle nostre divisioni e se ci possono essere punti sostanziali di condivisione, che peraltro io non sono riuscito a trovare, e dai quali ripartire per ricostituire una comunità condivisa.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Bello e ben argomentato, è sempre un piacere leggerti, grazie della citazione.
Noto dallo scudetto rossoblù sulla destra che abbiamo una passione in comune.
Ciao

Massimo ha detto...

Grazie ad entrambi.

Otimaster: sì, tifoso del Bologna dalla nascita. E' un piacere trovare un altro sofferente.
Speriamo che il Bologna possa essere venduto a un ... Soldo ;-)

Robinik ha detto...

Complimenti per il post ;)

Anonimo ha detto...

Gran bel post, condivisibile come sempe. GM

Massimo ha detto...

Grazie anche a voi.
Purtroppo se andate a leggere i commenti che lasciano certe persone negli ultimi post sul Castello, non si può che essere sempre più convinti che non c'è nulla che ci unisca a loro ...

Anonimo ha detto...

Come ho già scritto altrove (saranno 3 blos, in cui l'ho scritto, con scarsi risultati), è un paradosso far sventolare il tricolore accanto la bandiera a stelle e striscie, a meno che il tricolore non rappresenti solo dei confini e non il popolo che li abita, con le sue tradizioni, con la sua cultura, e compagnia bella, tutti fattori piuttosto calpestati in questi 60 anni di democrazia.
La "destra" liberale e liberista può dire di essere patriottica quanto gli pare, ma a me sembra che la sua politica estera coincida quasi punto per punto con quella della tanto abietta sinistra (ricordiamo dell'aggressione alla Yugoslavia, eh...).
La guerra in Iraq, lungi dall'essere un "impegno di grande significato morale", è un'altra invasione di un altro stato sovrano voluta e imposta agli alleati dagli USA non certo per nobile spirito umanitario (???).
Comunque, l'Italia, al di fuori di ogni sterile retorica, è indubbiamente più unitaria oggi che al tempo di Manzoni. Ma oggi è caduto ogni residuo di nazionalismo messianico, dal momento che è terminata irreversibilmente l'era dei nazionalismi. Il futuro si apre sempre di più ai macroregionalismi in cui le differenze fra stato e stato si affievoliscono sempre più fino a scomparire.

Massimo ha detto...

Non condivido l'analisi di Cazzidui (c0ome è reso evidente da tutto il complesso di post qui presenti) ma lo ringrazio per il contributo.

Il Temporeggiatore ha detto...

Sarebbe bello se chi vota Berlusconi potesse essere governato da Berlusconi e chi vota Prodi da Prodi: così ognuno avrebbe quel che si merita.

Massimo ha detto...

CRedo che una simile aspirazione appartenga solo a noi, i sinistri strepitano, strepitano, ma di essere governati in eterno dal mortadellone non ne hanno alcuna voglia ... dopo un po' avremmo il problema di una nuova immigrazione: quella proveniente dall'Italia di Prodi ! :-)