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No alla deriva

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29 settembre 2005

Perchè il Bologna fa gola

Mi si consenta una breve digressione in campo sportivo.

Il Bologna, dopo la retrocessione sul campo e i tentativi di annullarla a tavolino, è stato messo sul mercato dal signore e padrone, Gazzoni Frascara (quello che fu l’Idrolitina e le Pasticche del Re Sole).

Il padrone del Bologna, detenendo la maggioranza delle azioni ha fatto un bel bilancino e ha detto: la squadra vale tanto.

Non ci interessa il valore di mercato e la disquisizione su come appostare a bilancio le quotazioni dei giocatori a libro paga.

Ci interessa rilevare che si è aperta la caccia alle azioni di Gazzoni che, in questo modo, riuscirà a realizzare un utile anche con una retrocessione: non è da tutti, tanto di cappello.

Ma da vecchio cuore rossoblu quel che mi interessa è che questa manfrina finisca presto, anche perché, nonostante le incertezze societarie, la squadra sta tenendo al di sopra di ogni prospettiva e con tre o quattro acquisti (se il nuovo proprietario avrà voglia di spendere) si potrebbe riuscire anche a limitare il purgatorio ad un solo anno.

Ma stamattina mi sono cascate le braccia.

Nella settimana in cui doveva essere presa la decisione finale, sono saliti a ben cinque i pretendenti alla mano rossoblu.

Tre indigeni:
il gruppo intorno a Cazzola (Motor show e proprietario della Virtus pallacanestro negli anni del dominio quasi assoluto);
il gruppo intorno a Giatti della Termal (sponsor della squadra campione d’Italia di pallacanestro: la Fortitudo Bologna);
il gruppo intorno a Sabatini (proprietario della attuale Virtus).

Due foresti:
il “Consorzio del Cimone” (modenesi alla ricerca forse della famosa Secchia);
i coniugi bresciani Soldo (viticoltori).

E si è aperta la lotta … o la lotteria.

E’ da segnalare che uno dei gruppi indigeni ha sponsor molto forti, tra i quali il sindaco sindacalista cremonese che, al grido di battaglia “il Bologna ai Bolognesi” (e perché allora Palazzo d’Accursio ai cremonesi ?) ha tenuto a ribadire più e più volte che l’unica offerta reale è quella di Sabatini.

Io non ho preferenze, se non che arrivi un presidente “ricco e scemo” che voglia spendere tanto e tanto per riportare il Conte Claro (nobile decaduto) del calcio italiano agli antichi splendori.

Ma i concorrenti guardano ad altro.

Sì, perché dietro la proprietà del Bologna ci sono gli europei del 2012.

Ci sono gli investimenti e i ritorni economici della idea di costruire un nuovo stadio attorno al quale creare una “città dello sport”.

Ci sono gli inevitabili finanziamenti pubblici ed europei da spartirsi, le commesse, gli appalti, le clientele (qui l’interesse dei politici).

Ma Bologna ha veramente bisogno di tutto questo ?

Quando costruirono il PalaMalaguti a Casalecchio di Reno, vi si trasferì la Virtus, mentre la Fortitudo continuò a giocare in Piazza Azzarita.
Adesso sembra che anche la Virtus ritenga troppo oneroso il PalaMalaguti.

Lo stadio, il Littoriale (ora Dall’Ara), ristrutturato tutto per i mondiali del 1990, è un piccolo gioiello.
36000 posti a sedere, almeno tre grandi parcheggi nei pressi dello stadio, un manto erboso che, forse, è il migliore in Italia.

Perché voler costruire una cattedrale nel deserto ?

Perché voler spostare il Bologna dal suo stadio di sempre ?

Ma soprattutto non sarebbero meglio spesi quei soldi per tenere pulite e asfaltate le strade ?

Scommettiamo che senza il miraggio del business “città dello sport” a volere il Bologna sarebbe solo chi è interessato, come dovrebbe essere anche in proiezione futura, al Bologna calcio ?

E che interesse abbiamo a costruire uno stadio nuovo, per un paio di partite (presumibilmente di qualificazione) e poi lasciarlo desolatamente a spalti semivuoti ?

Domande alle quali avremo risposte solo tra alcuni anni.

Nel frattempo speriamo che chiunque sarà il nuovo proprietario, metta, anche solo per il suo personale interesse in proiezione 2012, un po’ di passione e tanti soldi nel Bologna.




1 commento:

Il Temporeggiatore ha detto...

Il cul de Gaz è uno dei misteri e dei segreti meglio custoditi.