Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

Web blacknights1.blogspot.com
penadimorte.blogspot.com svulazen.blogspot.com
Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

31 dicembre 2005

L'Uomo dell'anno

Quotidiani, riviste, periodici, telegiornali, alla fine di ogni anno si sbizzarriscono per indicare l’Uomo dell’anno.

Così, per non essere da meno (poiché, come scriveva Montanelliil miglior modo per avere importanza è darsene molta”) entro nel gruppo degli “autorevoli elettori” dell’Uomo dell’anno.

Le opzioni non mancano, ma la “nomination”, anche per le vicende emerse nella seconda metà dell’anno e soprattutto in questo dicembre, si riduce a cinque.

Il posto d’onore lo riservo a un Uomo che forse è un po’ blasfemo inserire in questa lista: il Papa Benedetto XVI, Joseph Ratzinger.
Mi è piaciuto molto il suo approccio al Soglio, mi piacciono molti dei suoi discorsi e dei suoi libri.
E’ un Papa colto, di spesso culturale forse tra i più alti e sicuramente maggiore dei suoi predecessori.
Sa parlare alla Fede, al sentimento, ma anche alla ragione, risultando convincente anche per tanti che Fede non hanno.
E se appena ascolto o leggo dichiarazioni dei vari Martini, Tettamanzi, Bertone, giù, giù fino ai Gallo e ai Vitaliano della Sala, mi richiudo nel mio agnosticismo, chissà che questo papa non possa accendere quella scintilla che in futuro potrà indicarmi la via della Fede.

Giulio Tremonti. Due anni fa sembrava spacciato. Silurato dal ministero, fuori dal governo.
Eppure non ha tradito Berlusconi e la Coalizione.
E il tempo – che è sempre un galantuomo – gli ha dato ragione.
Tornato prima al Governo come Vicepresidente, poi, a vele spiegate, nel “suo” ministero, ha aspettato che gli venisse servita su un piatto d’oro la testa del “nemico” Antonio Fazio.
Aveva ragione, il “Divo Giulio”, ha sempre avuto ragione lui e torto la sinistra e quei settori della Maggioranza che fecero quadrato attorno all’uomo di Alvito.
Giulio Tremonti merita sicuramente la nomination.

E a proposito dell’uomo di Alvito, una nomination la merita anche Antonio Fazio.
Era Governatore a vita.
Poteri amplissimi che, però, usati in modo maldestro (peraltro per sostenere un principio che potrebbe anche essere condivisibile: difendere l’italianità delle banche) stanno sortendo effetti disastrosi.
Per lui personalmente, costretto a dimettersi ed a consegnarsi alla gogna mediatica e per le tesi da lui sostenute.
L’Antonveneta è ormai nelle mani degli landesi e le vicende Unipol mettono a rischio anche l’Opa di questa sulla BNL.
Come a dire: una Caporetto senza Vittorio Veneto.

Al quarto posto nelle nomination entra di forza e di diritto Giovanni Consorte.
Suo il merito di aver reso “nudo” il “re” della sinistra che ormai è conclamata, urbi et orbi, priva di qualsivoglia legittimità ad imbracciare la “questione morale”.
Pecunia non olet.
E quando ci sono di mezzo i soldi la tessera di partito non conta assolutamente nulla.
La nomination di Consorte è un doveroso ringraziamento a chi ha messo il bavaglio a tutti coloro che, manicheisticamente dividevano la sinistra degli “onesti”, dalla Destra dei “disonesti”.
Noi lo sapevamo anche prima: adesso lo sanno anche coloro che credono ai coccodrilli che volano, purchè lo scrivano l’Unità, Repubblica e il Corsera.

Ma è il quinto nominativo che, anche per la natura di questo post eleggo “Uomo dell’anno”.
Grazie a lui sono state smascherate le pruderie politicamente bacchettone di vasti settori dello sport e della società.
Grazie a lui ci siamo riconosciuti in una battaglia, onesta, civile e pacifica, di Libertà.
Libertà di esprimere il proprio pensiero.
Libertà di esprimere le nostre idee.
Libertà di manifestarle con espressioni e gesti che non solo non sono aggressivi o violenti, ma anzi rappresentano fratellanza, cameratismo, apertura e pace.
Grazie a lui ci stiamo riappropriando di un saluto, quello Romano (che acidamente, ma sbagliando alcuni definiscono “Fascista”) che ci appartiene da millenni.

Paolo di Canio ce lo ha mostrato:
il saluto Romano non è peccato
.


***

Buon Anno
a tutti, in particolare ai miei coetanei, i bravi ragazzi del 1956, per i quali il prossimo, sarà l’anno del cinquantenario.

5 commenti:

Otimaster ha detto...

Difficile non essere anche solo parzialmente daccordo con te, il mio uomo dell'anno nel 2005 fu Fabrizio Quatrocchi e mi trovo un pò in difficoltà a farlo seguire da un calciatore, il suo successore naturale sarebbe Nicola Calipari ma manca qualche cosa al suo gesto per connvincermi pienamente a causa della poca chiarezza dei fatti non è certa la volontarietà, vi è un'altro candidato che mi passa per la testa ma se riuscirà a meritarselo lo diventerà per il 2006, vediamo cosa succede...
Buon anno

Massimo ha detto...

Sono d'accordo sul fatto che la grandezza morale di Fabrizio Quattrocchi, per come ha saputo morire, onorando tutti noi Italiani, non possa essere neppure lontanamente paragonata ai "pericoli" che corre Di Canio.
Ma il comportamento di Di Canio, nel suo piccolo, rappresenta ugualmente una qualcosa che mette in crisi quei "sepolcri imbainacati" e ammuffiti che hanno paura di un saluto Romano.
A volte, anche con un gesto dal rischio inesistente, si possono provocare dei cambiamenti importanti nella mentalità e nel costume di una società.

Anonimo ha detto...

Beh io sono una brava ragazza,anche se non del '56...e ti auguro ogni cosa bella tu stesso ti possa augurare....in questa mia incursione recente nel mondo dei tocquevilliani (o villani?) tu sei uno di quelli che sento più affini....

inyqua

Anonimo ha detto...

Buon anno Amico,
che gli esempi di Quattrocchi e Di Canio facciano ragionare gli Italiani e tornare loro l'orgoglio della dicendenza di Scipio.

Anonimo ha detto...

Mi vedo in pieno nel commento di bisqui,spero che l'orgoglio torni nelle menti e nei cuori di questi Italiani che stanno svendendo la propria cultura per un nulla.
Auguri sinceri.
Histon
http://www.unavocecheurlaneldeserto.splinder.com/