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No alla deriva

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Diciamo NO alla deriva

18 dicembre 2005

The Right Nation. La Grande Destra

Alcuni mesi fa Krillix mise in linea, per gioco, il link a due test che avrebbero dovuto indicare il “tasso di liberalismo” di ognuno.

Il grafico di entrambi riportava due variabili: sul piano economico e su quello “politico” (mi sembra parlasse di “diritti civili” ma l’espresisone non piace neanche un po’, quindi preferisco farlo rientrare nell’ambito generale del “politico”).

Il mio risultato – che ritengo abbastanza azzeccato – indicava un forte liberalismo in economia e un forte conservatorismo in politica.

Al di là del risultato di un test, credo che si possa partire da lì per effettuare un discorso più ampio sul cosa significhi essere di Centro Destra, oggi, in Italia.

Perché ci ritroviamo in una Coalizione, la Casa delle Libertà, che ha un perimetro molto ampio che parte dalla Destra Sociale e arriva sino ai Riformatori Liberali, con un futuro aperto ad Alternativa Sociale della Mussolini, al MIS di Rauti e alla DC di Rotondi.

Insomma quello che personalmente ho sempre desiderato vedere in Italia: una grande alleanza di Centro Destra che non escluda nessuno, nel rispetto delle radici di ognuno e senza chiedere il “bollino blu” di provenienza controllata.

Sarà per questo che non mi sono mai definito in altro modo che “di Destra”.

Non liberale, fascista, federalista, nazionalista, cattolico, sociale o radicale, ma solo e soltanto di Destra, perché ritengo che le “contaminazioni” da una destra ad un’altra siano all’ordine del giorno e che coniugare le istanze di ciascuna destra porti tutto il movimento alla vittoria, perché ogni destra ha in se stessa elementi propulsivi e di ricchezza tali da avvantaggiare tutte le altre.

Ma questo sono discorsi teorici, veniamo al pratico.

Suppongo che siamo tutti d’accordo sul fatto che, pur con tutti i suoi difetti e i suoi limiti, la democrazia rappresentativa sia il sistema politico ancora oggi … peggiore, a parte tutti gli altri.

Quindi sappiamo che in una democrazia rappresentativa governa – cioè imprime il suo marchio alle leggi ed alla società – chi ha la maggioranza.

Uno può avere le idee più belle di questo mondo ma se non ha i voti … ciccia !

Penso che siamo anche tutti d’accordo sulla necessità di avere meno stato nella nostra vita e nelle nostre tasche.

Questo significa una revisione globale della tassazione ed una accentuata spinta alla privatizzazione di quel che è ancora in mano allo stato.

Siamo anche sostanzialmente d’accordo, credo, che la miglior forma di governo sia quella che è più vicina ai cittadini, quindi un sistema federale che sia incardinato in uno stato unitario nel rispetto della nostra Storia Nazionale.

Siamo anche, credo, tutti o in gran parte d’accordo nell’affrontare con decisione la questione dell’immigrazione e il ruolo in e dell’europa.

Siamo anche tutti o in gran parte d’accordo nel ritenere l’intervento statale sussidiario rispetto al privato, ma tale comunque da garantire un livello minimo nei servizi essenziali, in primis la sanità.

E altrettanto potremmo dire per l’istruzione.

Così come riteniamo lo Stato debba essere terzo nei rapporti economici, possiamo ritenere che il ruolo di arbitro debba svolgersi nel legiferare e fornire ai competitors sul mercato norme chiare per regolare i loro rapporti e una giustizia veloce ed imparziale per dirimere le controversie.

Ma lo Stato deve avere anche gli strumenti per sanzionare chi mette in pericolo l’incolumità, la sicurezza e il benessere dei propri cittadini, così Forze di Polizia preparate, ben pagate e sostenute politicamente e Forze Armate in grado di intervenire, in un mondo globalizzato, ovunque siano in pericolo gli interessi nazionali.

E si potrebbe continuare elencando altrettanti aspetti di una società che vorremmo vedere realizzata nella nostra Italia.

Questo il quadro che mi appare di un Centro Destra che penso possa essere sempre più unito sugli obiettivi, con qualche distinzione sulle strategie e opinioni anche diverse (pluraliste) sulle tattiche da seguire per conseguire gli obiettivi.

Obiettivi che, indiscutibilmente, ci dicono che siamo distinti e distanti da una sinistra che non sa ancora “cosa farà da grande” (se mai riuscirà a raggiungere una maturità che non ha ancora ottenuto in oltre 100 anni).

Poi, certo, ci sono le specifiche – spesso artefatte – differenziazioni su singoli temi, come è naturale che sia e come è naturale che vengano affrontati con serenità e senza minare il progetto generale.

Come ancora una volta giustamente ha osservato Silvio Berlusconi, il nemico è al di fuori della Casa delle Libertà, all’esterno del perimetro che ho identificato nella “grande Destra” in cui hanno piena e paritaria dignità tutte le Destre, qualunque sia il percorso passato, senza necessità di esami e patentini.

Vediamo infatti come la strategia della sinistra somigli (forse inconsapevolmente) a quella che i Romani sintetizzarono nel “divide et impera”.

Vanno a sibilare ai “fascisti”: siete nati da una costola del socialismo … “eravate meglio da fascisti”.

Poi richiamano i “liberali” alla comune religione antifascista e al vecchio, mefitico arco costituzionale.

Quindi insinuano nei leghisti che no, con quegli statalisti, romanocentrici non si può governare.

Altro giro, altro sibilo, ai missini, contro i leghisti che vogliono dividere l’Italia e ai missini meridionali, che i leghisti sono financo razzisti, perché vogliono depredare il Sud.

Ai radicali, che il Centro Destra è asservito alla Chiesa, mentre coi cattolici fanno dire al segretario del loro maggior partito di essere sempre stato un buon cattolico.

Tutto questo perché a sinistra non c’è alcun afflato ideale, ma solo un comitato d’affari composto da funzionarietti di partito e boiardi di stato uniti da un interesse comune: continuare a fruire dei benefits che la politica concede anche a chi non ha una sua storia professionale.

L’essere pro o contro la pena di morte, pro o contro l’amnistia o la grazia a taluni criminali, considerare l’omosessualità una malattia o una cosa normale, non sono un programma di governo.

Sono legittime opinioni che hanno, le une e le altre, completo diritto di essere esposte, ascoltate, valutate e, nelle specifiche occasioni, accolte o respinte.


Sta a noi smascherare il gioco della sinistra, non essere succubi delle loro parole d’ordine ed impegnarci perché la “grande Destra” divenga ogni giorno più coesa.

10 commenti:

Otimaster ha detto...

Leggere questo post mi ha dato un senso di serena speranza per il futuro.

a man ha detto...

100%

Anonimo ha detto...

"L’essere pro o contro la pena di morte, pro o contro l’amnistia o la grazia a taluni criminali, considerare l’omosessualità una malattia o una cosa normale, non sono un programma di governo."

E' vero, non sono un programma di governo. Sono una base di valori su cui costruire un'identità comune. Il fatto di non averla questa identità comune è preoccupante.

Ribaltando un considerazione diffusa mi vien da dire che a tenere unito il centrodestra è solamente il berlusconesimo. Dietro di esso, una confusione di idee e valori.

Per carità, liberissimi di considerarli alla stregua di semplici opinioni su cui si può discutere. Ma a me pare che possano provare fratture ben più profonde. L'aria dentro Tocqueville, mi pare, si fa sempre più dura e pesante, proprio perchè su questi valori di fondo non vi siete mai chiariti.

Massimo ha detto...

No, anonimo, pena di morte, amnistia, utilizzo della grazia, omosessualità non sono valori.
E' come essere o meno vegetariani, fumare o non fumare, interisti o milanisti.
Non essendoci spazio per una via di mezzo, non c'è spazio per la Politica, quindi non possono rappresentare una base per costruire un progetto politico.

Valori sono la Lealtà, l'Onore, l'Onestà.
Valori che devono essere base condivisa per una coalizione sono la scelta sulla democrazia rappresentativa (con tutte le evoluzioni che può avere, perchè la democrazia di oggi non è quella di Atene e non è quella che sarà fra 100 anni).
Il modo di affrontare emergenze come l'immigrazione.
La scelta di Libertà, Sicurezza, Giustizia, Benessere, cioè l'adesione al modello Occidentale di vita e di società, senza tentativi di fuga su terze vie inesistenti.
E' il rispetto per l'opinione altrui, senza reagire alle posizioni differenti con isterici anatemi.

L'aria che si respira in TV è pesante perchè non si sono chiariti questi Valori e perchè c'è qualcuno che pretende di appioppare un "bollino blu" riducendo il perimetro della Grande Destra, rifiutando di riconoscere la realtà che vede ognuna delle compenenti della Destra portare contributi e riceverne, quindi avere piena titolarità e pari dignità, qualunque sia la sua origine e il suo percorso, purchè si riconosca in questi Valori di fondo.

Così, almeno, la vedo io e di conseguenza mi comporto.

Anonimo ha detto...

Ok Monsoreau, allora la vediamo proprio in maniera diversa.
Per me essere favorevoli o contrari alla pena di morte è un pelino diverso che essere milanisti o interisti. Per te no. E per me, questo, è un valore.

Massimo ha detto...

Essere pro o contro la pena di morte non è un valore, è una opinione sulla pena da comminare ad un criminale.

Vogliamo dividerci su tali temi (sì, perchè sia chiaro: non arretro di un millimetro dalle mie posizioni su quei temi e non accetterò mai di tacere o - pro bono pacis - di non sostenere le mie idee in proposito), dividiamoci, avendo la consapevolezza di consegnare le chiavi di palazzo Chigi a Mortadella e al suo comitato d'affari, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero su questioni di gran lunga più rilevanti per la vita dei cittadini, quali l'intrvento dello stato, la politica estera, le scelte sull'immigrazione, giustizia, scuola, pensioni, mercato del lavoro ...

Anonimo ha detto...

Essere favorevoli o contrari alla pena di morte non riguarda solamente la misura della pena da applicare ad un condannato.
Riguarda il tipo di stato e di società nella quale si vuole vivere, il concetto di giustizia che si vuole che in uno stato si applichi, il rapporto tra cittadini e stato e la dignità stessa che si vuole dare alle persone.
Una divergenza di opinione è se considerare un certo reato punibile con 5 anni di reclusione o con 10.

Lo stesso discorso vale,per esempio, su come considerare l'omosessualità e anche l'amnistia.

Stai attento a prendere queste cose con troppa superficialità.

Massimo ha detto...

Guarda che la superficialità appartiene a chi colloca i favorevoli alla pena di morte tra i "neonazisti" e strologa con anatemi isterici in merito.
Il tipo di società che applica la pena di morte è una società che arriva a comminare la massima punizione come esempio, deterrenza e autodifesa, dopo un processo regolare e un sistema di sentenze che diano all'imputato (alla sua difesa) parità di condizioni rispetto all'accusa.
"Al di là di ogni ragionevole dubbio".

Omosessualità e amnistia (e la grazia mirata a specifici criminali) sono sullo stesso piano.

La società civile ha diritto a veder punito il reo, ad eliminare gli elementi che ne minano l'integrità e la sicurezza, ad avere certezza del diritto (e delle pene anche nella loro durata.

E' una società migliore (secondo me) una società che non sia permissiva e che, per paura, pusillanimità, quieto vivere, preferisca dimenticare che punire.

Anonimo ha detto...

Mi interessa il tuo manifesto. Io avevo in mente un Partito Conservatore come quello canadese ad esempio, o il partito repubblicano americano.
Per quello che riguarda temi come la pena di morte o il matrimonio degli omosessuali, credo che siano scottanti e in grado di fare la differenze nelle elezioni. Ad esempio qui in Canada, uno dei cavalli di battaglia del Partito Conservatore é cercare di abolire il matrimonio gay che é stato appena introdotto.
Anche se, effettivamente,
sarebbero della sfera delle opinioni.
Ciao.

Massimo ha detto...

Grazie, Lontana, per averlo chiamato "Manifesto": troppo onore :-)
E' una elencazione di quella Grande Destra che vorrei "tutti inclusi".
Mi ricordo sin troppo bene gli anni della conventio ad excludendum verso l'MSI, il congelamento di oltre il 5% degli elettori che dava maggior forza contrattuale e influenza alla sinistra.
Vorrei che lo si evitasse.
In un partito come quello Repubblicano, possono trovare spazio tutte le correnti della Destra.
Perchè non dovrebbero trovarvi spazio in una Coalizione (o, meglio, un partito unico/unitario) qui in Italia ?
Lasciando che vi siano libere interpretazioni su singole questioni che non ammettono vie di mezzo, come la pena di morte o il considerare l'omosessualità malattia o stato normale.