Un
intervento –
che non condivido, ma rispetto – di
Harry lancia una iniziativa di cui, a mio avviso,
non si sentiva alcun bisogno: un “
blog roll!” contro la pena di morte.
Harry riconosce che di primo acchito, sembra
assurdo, in un paese che tale punizione non comprende più (purtroppo) nel suo diritto penale, organizzare una
iniziativa contro la pena che non c’è.
Pur tuttavia, vi aderisce.
Io, no.Una
scelta legittima quella di Harry, come lo è la mia, che rispetto come
pretendo sia rispettata la mia.
Io (con questo blog e con
Non si abbia timore di punire Caino ) sono
favorevole alla pena di morte comminata contro delinquenti che compiono
crimini efferati che ripugnano alla coscienza dei cittadini:
- terroristi di ogni colore
- stupratori che provocano la morte delle loro vittime
- assassini di funzionari delle Forze dell’ordine.
Sono
favorevole alla pena di morte perché quando è prevista da un
ordinamento democratico, fondato sulle garanzie per la difesa, con un sistema di bilanciamento dei poteri, diventa una pena come tutte le altre, proporzionata al crimine commesso, ed è un DIRITTO di uno Stato che si rispetti comminarla, a
tutela della civile convivenza e di tutti i cittadini onesti che dallo Stato si aspettano
sicurezza, protezione e punizione del reo.Sono
favorevole alla pena di morte, perché è un
deterrente.
Sapere che si può essere puniti con una sanzione dalla quale non ci si può liberare con trucchi e trucchetti (finte conversioni, falso buonismo, inganno verso gli psichiatri che verificano lo stato di ravvedimento) tanto comuni, quanto offensivi verso le vittime e verso tutti i cittadini onesti, è un
monito a non superare limiti di perversione e violenza.
Sono
favorevole perché coloro i quali, nonostante la funzione deterrente, non si fermano al limite che è il crinale tra una pena detentiva e la pena capitale,
meritano quest’ultima, mostrandosi
refrattari ad ogni considerazione di carattere civile e umanitario.
Sono
favorevole perché
la società civile ha il diritto e il dovere di eliminare ogni pericolo che siffatti criminali possano – con l’inganno, con la fuga, sfruttando le pieghe di leggi troppo permissive – mettere in pericolo nuovamente altri innocenti.
La Civiltà di un popolo non si vede dal numero di criminali che, con vari sistemi (
grazie politiche, amnistie o indulti) dichiara “redenti” (salvo poi trovarsi con un Angelo Izzo in libertà di uccidere di nuovo) ma dal
rispetto della legge e dalla realizzazione di una ordinata convivenza che passa anche attraverso
pene chiare, certe e proporzionate all’allarme sociale del crimine commesso.
Mi si consenta, infine, altre due – bonarie – osservazioni.
La prima è collegata all’
incipit di questo post, circa la assurdità di creare una associazione contraria alla pena di morte qui, in Italia.
E non uso parole mie, ma quelle di un caro amico:
“
… è una enorme sciocchezza, come manifestare a favore del suffragiouniversale o dell'acqua minerale. O come inscenare un sit-in a Dallas per la libertà di possedere armi da fuoco.Mi ripeto, è questione di metodo: gli unici che possono alzare la vocein materia sono i favorevoli alla pena capitale. Chi nuota controcorrente deve essere in qualche modo agevolato nel dibattito: men chemeno chi s'intruppa nel branco può abusare di certi mezzi con la scusadella questione morale (cosa non rientra in questa fattispecie,dopotutto ?)."La seconda è relativa a quella
sudditanza psicologica nei confronti delle parole d’ordine della sinistra che mi sembra di individuare in talune iniziative (o adesioni ad iniziative altrui).
Se vogliamo arrivare ad un “
paese normale”, dove ognuno sia libero di manifestare il suo pensiero senza temere reazioni isteriche da parte di terzi, allora dobbiamo
seppellire l’acquiescenza verso quelle “paroline” che sono state talmente sfruttate e abusate dalla sinistra come spartiacque tra presunti "buoni" e presunti "cattivi", da aver
perso completamente ogni significato morale, politico e civile, per
assumerne uno e uno solo:
propaganda.
Tra queste, le periodiche fibrillazioni in occasione di alcune (chissà perché non tutte …) esecuzioni negli Stati Uniti rappresentano una rilevante parte.
Poi si può discutere di tutto:
- della opportunità di avere “hic et nunc”, cioè con la magistratura che ci ritroviamo, la pena capitale;
- del fatto che ci siano ben altre questioni prioritarie (ma questo vale anche e ancor più per chi organizza iniziative, in Italia, contro la pena che non c’è;
- della riduzione della portata deterrente quando la pena di morte viene comminata a lunga distanza dal crimine per il quale è stata decisa;
- dei crimini da assoggettare a tale pena,
ma
non possiamo disconoscere la legittimità e la cittadinanza, in uno Stato Civile e Democratico, delle tesi favorevoli e dell’esistenza nell’ordinamento penale di tale sanzione, come del resto è ampiamente dimostrato dalla più grande democrazia liberale del mondo, gli
Stati Uniti d’America, dove ben 37 stati ammettono ed eseguono la pena capitale.