Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

30 aprile 2006

Il primo pizzo è pagato ai sindacati


In realtà i primi a passare all’incasso per l’appoggio (determinante, come quello di chiunque visto il minimo margine certificato dalla cassazione e che comunque noi legittimamente e fondatamente contestiamo) sono stati quegli ambienti ai margini della società che hanno eletto propri rappresentanti come gli onorevoli Caruso e Guadagno.
E, come sempre accade, si prendono due piccioni con una fava eleggendo sindacalisti bianchi e rossi al vertice del parlamento e con Bertinotti, pagando il pizzo anche a rifondazione comunista, perchè non faccia scherzi come nel 1998.
Due sindacalisti presidenti di parlamento che, a memoria, mai ha avuto un vertice di così basso profilo e spessore.
Ma su una simile anomalia hanno scritto bene Freedomland e Mariniello , alle cui osservazioni aggiungo solo la considerazione che il vertice parlamentare è composto da esponenti di quella nicchia di privilegiati che ha fatto dello sperpero delle risorse pubbliche il fulcro delle sue fortune.
Con la presumibile formazione del governo Prodi, vedremo come la sinistra onorerà le altre cambiali diffuse a piene mani per un risultato così risicato.
Ad esempio cosa sarà concesso a Mastella, a Pallaro, ai comunisti italiani in perenne conflittualità con Bertinotti e, soprattutto, a D’Alema.
E ancora magistrati e dipendenti pubblici, giornalisti, nani e ballerine del mondo dello spettacolo.
Ma le cambiali più grosse (anche per il peso che avranno sui conti pubblici) saranno quelle da pagare ai “poteri forti”, grandi industrie indebitate e banche in astinenza da fusioni.
E sono personalmente convinto che l’elezione di due sindacalisti alla presidenza del parlamento ha fatto gioire questi “grandi elettori” della sinistra, perchè riescono a rinnovare, ai massimi livelli istituzionali, quella politica che spesso adottano per “addomesticare” i sindacalisti: riconoscimenti e onori (in piccolo possono essere permessi sindacali e ampia agibilità) ottenendo poi contratti a perdere e mani libere sulle politiche aziendali.
Così possiamo aspettarci che il “pizzo” ai “poteri forti” sarà rappresentato da sgravi fiscali, come quelli che furono concessi e bocciati dall’europa, negli anni tra il 1996 e il 2001, per agevolare le fusioni bancarie nel nome, s’intende, dell’interesse nazionale che vuole banche di dimensioni europee.
Saranno nuove politiche di rottamazione per incentivare l’acquisto delle Fiat e il via libera a prepensionamenti in deroga alla riforma delle pensioni (un esempio ripetutamente elogiato in tutto il mondo).
Il tutto a spese dei cittadini, sia quelli che hanno votato per il Centro Destra, sia quelli che optarono per la sinistra.
E, in tutta onestà, se non fosse che le conseguenze negative riverberanno anche su chi la sinistra non ha votato, una belle tartassata gli italiani che si sono fatti infinocchiare da Prodi, Fassino & Co. se la meriterebbero ampiamente.
Per tornare ai due sindacalisti che adesso occupano le prime poltrone del parlamento, una piccola chiosa ai loro discorsi e primi atti.
Marini ha mostrato tutta la sua mediocrità democristiana, con un discorso banale e scontato.
Non vale dire di più.
Bertinotti, invece, ha riaffermato la sua natura ottocentesca, completamente avulsa dalla realtà contemporanea, ringraziando gli operai e sproloquiando sul 25 aprile e sul 1° maggio, mostrandosi così talmente fazioso da rappresentare un ulteriore momento di divisione.
Ma ripugnante è stata la sua presenza a Ciampino per accogliere le salme dei nostri nuovi tre Caduti a Nassirya, lui che ha candidato e fatto eleggere l’on. Caruso che, come narrano le cronache, è uscito dall’aula di Montecitorio quando sono state commemorate in apertura di seduta venerdì scorso.
Bertinotti faccia il fazioso, si metta a fare i suoi pellegrinaggio nei luoghi della sua resistenza, ma lasci stare gli Eroi che non gli appartengono.
Attendo con curiosità come si comporteranno i sindacati della triplice davanti a questo regime.
Sono pronto a fare una scommessa: si trasformeranno da lupi (magari marsicani) in … agnelli.

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29 aprile 2006

Marini nel modo peggiore (per loro)


L’elezione di Franco Marini alla presidenza solo alla terza votazione (ed irregolarmente convocata sabato mattina, anzichè domenica essendosi conclusa la seconda bis alle 2 del mattino) dopo la fumata nera anche nella seconda votazione bis (per la prima volta una votazione era stata annullata !) è emblematico dello stato di avanzata putrefazione dello schieramento di sinistra.
Se infatti sono stati tre voti che indicavano “Francesco Marini”, a portare alla ripetizione della votazione, anziché procedere con la terza, non ci si può nascondere lo spettacolo faziosamente indecoroso offerto da Scalfaro che posticipa la ripetizione della votazione per consentire ai senatori che già avevano allegramente preso il treno di casa, di ritornare sul luogo di lavoro in fretta e furia.
Per poi vedersi nuovamente bocciato il candidato.
Ogni persona di buon senso direbbe che se è valido “Francesco Marini” allora non è più valido “Franco Marini”, viceversa se il nome è “Franco” chi ha votato “Francesco” ha votato per un’altra persona. Ma a sinistra il buon senso non è mai stato di casa, soprattutto se in ballo ci sono poltrone che signignificano anche denaro.
E si allungano sempre più le ombre su questo parlamento la cui composizione è sub iudice per le denunce presentate sul voto all’estero, per quanto emerso negli esami a campione dei verbali dei seggi elettorali in Italia, per la differenza di 150000 voti tra i votanti e la somma delle schede attribuite, bianche e nulle, per il mancato accoglimento del “lodo Calderoli”.
Ma non tutto il male vien per nuocere.
Lo spettacolo offerto dalla sinistra è talmente di basso livello (per usare una espressione generosa) che quando si tornerà a votare (dopo le prossime, ripetute bastonature che subiranno i provvedimenti del futuribile governo Prodi) non ci sarà partita: il Centro Destra ricomincerà da dove elezioni dal dubbio esito l’hanno interrotto e la consapevolezza di ciò è (purtroppo) una sorta di bombola ad ossigeno - utile solo per procrastinare l'inevitabile e accrescere il danno per l'Italia - per la sinistra che, nel timore di perdere tutto, si adatterà a galleggiare, come quell’elemento cui la sinistra è straordinariamente affine.
Non è neppure negativa l’elezione di Marini, pur nella grande simpatia che provo per Andreotti (che in altre circostanze avrei visto bene tanto come Presidente del Senato, quanto come Presidente della Repubblica) per i motivi già esposti , una elezione arrivata in questo modo, senza forza, condizionerà in modo ancor più negativo l’azione di un futuribile governo Prodi in senato.
Marini sarà un presidente sia dimezzato, che condizionato nella ricerca di una immagine super partes che lo indurrà a non votare (e sarà un voto in meno per una sinistra già in affanno) ed a interpretare il regolamento senza appoggiare sfacciatamente la sinistra.
Se poi guardiamo anche all'elezione del comunista incallito Bertinotti presidente della camera bassa, constatiamo come la repubblica nata dalla resistenza antifascista bla … bla …bla … raggiunge il livello più basso di sempre, che sarà superato solo con l’eventuale incarico di governo a Prodi.
Tre personaggi cresciuti nei corridoi della politica, del sindacato, delle partecipazioni statali, cioè di quella Italia che, non a torto, è sempre stata considerata l’Italia che sperpera ciò che l’Italia che lavora riesce a produrre.
Merita quindi di essere sottolineato e rimarcato questo fatto: due sindacalisti (Marini e Bertinotti, questo addirittura comunista non pentito) a capo delle camere, un boiardo di stato (Prodi) presumibile capo del governo e un funzionario di partito e comunista pentito (ma solo a parole, D'Alema) come più accreditato candidato alla presidenza della repubblica.
Come possono costoro, che hanno costruito l'intera loro vita sul lavoro altrui e lo sfruttamento intensivo del pubblico denaro, portare l'Italia ad affrontare le sfide della globalizzazione che significa anche e soprattutto: flessibilità, produttività e meno stato ?
Vedremo nella formazione del governo il "pizzo" pagato per convincere i riottosi.
Rimpiangere Berlusconi non sarà più solo appannaggio degli Italiani che hanno votato per il Centro Destra, ma anche dei più responsabili tra gli italiani che hanno scelto la sinistra.

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Tu quoque, Ignazio ?


Mentre attendiamo l'esito finale della sceneggiata in cui una non maggioranza cerca disperatamente di piazzare i suoi funzionari al vertice dello stato, alleggeriamo l'attesa con una nota di cronaca.
Ignazio La Russa è noto, oltre che come avvocato e politico, anche per il suo essere attratto, con successo - si dice - a dispetto di un aspetto che ha fornito molti spunti alla satira, dalle donne.
Così non mi sono meravigliato quando ho letto che ieri, in occasione dell'apertura della legislatura, il "nostro" ha fatto un omaggio floreale a tutte le neo deputate, indipendentemente dallo schieramento politico.
Un gesto, tra l'altro, tipico di un gentiluomo del Sud.
Mi sono però meravigliato, e molto, quando ho letto che alla domanda se avesse fatto omaggio anche al deputato di sinistra Vladimiro Guadagno, in arte (?!?) "Luxuria", l'on. La Russa avrebbe risposto "certo".
Certo ?!?!?!?
Forse l'età (pur non eccessivamente avanzata) ha creato qualche confusione nella mente del parlamentare di AN che pure ha fior di colleghe che dovrebbero riportarlo sulla retta via.
Suggerirei a Fini di infliggere una penitenza all'on. La Russa: una notte di sesso con l'on. Guadagno.
Forse gli tornerà in mente la "differenza".

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28 aprile 2006

Se la bomba di Capaci ci portò Scalfaro ...


L’atto criminale a seguito del quale sono morti tre militari a Nassirya, è caduto alla vigilia dell’elezione dei presidenti delle camere che fa da antipasto a quella del presidente della repubblica.
Mi torna in mente l’elezione di Scalfaro alla presidenza della repubblica, il 25 maggio 1992, alla sedicesima votazione.
La situazione di stallo saltò con la bomba di Capaci del 23 maggio, che uccise il Giudice Falcone e nella fretta fu eletto quello che sicuramente passerà alla storia come il peggior presidente della repubblica che l’Italia abbia mai avuto.
Oggi il parlamento si riunisce per eleggere i presidenti delle camere.
Già la camera bassa è stata assegnata ad un comunista che non si vergogna di continuare a proclamarsi tale ed a mantenere quel nome infamante al suo partito.
E già uno dei principali ruoli istituzionali nasce male in questa legislatura, visto che viene eletto uno che si è sempre opposto alla missione italiana in Iraq e non sarto in grado di onorare come dovuto la memoria dei nostri Caduti.
Contemporaneamente al senato si scontrano due vecchi democristiani.
Uno sicuramente abile statista, spregiudicato, ironico (Giulio Andreotti) “ariete” riottoso del Centro Destra in cerca di sfondamento tra le linee nemiche.
L’altro, Franco Marini, mediocre sindacalista, oscuro tessitore di alleanze congressuali, elevato al rango di portabandiera della sinistra che, evidentemente, si riconosce nel personaggio.
Un’elezione della quale abbiamo già parlato e che potrebbe dire qualcosa sul cammino di un futuribile governo Prodi.
Ma dopo pochi giorni dovrà essere eletto il presidente della repubblica.
Nel 1992 la bomba di Capaci ci portò il peggior presidente di questa repubblica e ci precipitò nel peggior periodo della repubblica, quando fu anche eletto un presidente del consiglio comunista.
Quattordici anni dopo, un’altra bomba potrebbe rispedirci nello stesso inferno oppure scuotere le coscienze di quei pochi – ma sufficienti – parlamentari di sinistra che potrebbero anteporre l’interesse nazionale alle trame di fazione.

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27 aprile 2006

MIlano chiama, Nassirya risponde


Oggi tre militari Italiani sono morti a Nassirya per mano di barbari assassini.
L'Italia è la terza nazione per impegno in Iraq e nel mondo per garantire uno sviluppo pacifico e avviare alla democrazia ed al benessere popolazioni che sono vissute sempre nella miseria, nell'ignoranza e nella sudditanza verso tiranni sanguinari.
Siamo orgogliosi di essere in Iraq.
Siamo orgogliosi della scelta di partecipare alla pacificazione nel mondo.
Siamo orgogliosi dei nostri soldati che rappresentano il meglio che c'è in Italia.
Quanto diversi, da quegli esseri che appena due giorni fa, insultavano un Ministro e suo padre, bruciavano le bandiere di Israele -avamposto dell'Occidente in terra ostile - e auspicavano la morte degli Italiani a Nassirya.
Adesso simili figuri gongoleranno e si sentiranno autorizzati ad insistere nella loro infame azione, potendo anche godere di parlamentari a loro affini (in tutti i sensi) eletti nella coalizione di sinistra che vorrebbe portare Prodi a Palazzo Chigi.
Ma l'Italia sana oggi è in lutto e nel contempo orgogliosa dell'onore che ricopre i nostri ragazzi a Nassirya e che coinvolge anche quegli Italiani degni e onesti che appoggiano, senza "se" e senza "ma" l'impegno delle nostre Forze Armate nel mondo.
Dulce et decorum est pro patria mori.

Evoluzione della democrazia


Polibio è l’autore della teoria dell’anaciclosi e, in questo momento, stiamo attraversando un evidente periodo di oclocrazia, con un assemblearismo fatto di manifestazioni di piazza e di una vasta congerie di interessi e persone, ognuna delle quali detiene una piccola fetta di potere con la quale “ricatta” il governo in carica, chiedendogli una sorta di “pizzo” per interessi particolari, e rendendo faticoso perseguire quelli generali.
La democrazia cui si riferiva Polibio, greco e ammiratore del sistema politico di Roma, non è certo quella che conosciamo oggi.
Così come non lo era la democrazia di riferimento del Parlamento Inglese nel XVIII secolo e neppure quella “liberale” del XIX secolo e fino alla seconda guerra mondiale.
Esisteva la schiavitù, le donne non avevano diritto al voto, si guardava alla nobiltà o al censo.
La democrazia, dunque, si è evoluta, sviluppata, in base alle esigenze e in base al mondo che cambia.
Adesso, le spinte centrifughe e parcellizzanti delle lobbies e le sfide del mercato globale confliggono pesantemente tra loro e rischiano una paralisi che sarebbe esiziale per lo sviluppo di una nazione, soprattutto in presenza di una sfida armata da parte del terrorismo musulmano.
La domanda che qui si pone è dunque: questa democrazia è ancora attuale o si deve considerare un suo ulteriore sviluppo ?
Perché questa è la forza della democrazia: riuscire ad adattarsi alle necessità del tempo, risultando sempre l’espressione di più ampio coinvolgimento nelle decisioni che, comunque, vanno prese.
A questa sfida la risposta la possiamo parificare a quello che Polibio indica come naturale passaggio, dopo l’oclocrazia: la monarchia.
Certo non strettamente la “monarchia” che possiamo avere in mente, quella della Regina Elisabetta o dell’Imperatore Francesco Giuseppe, ma sicuramente un maggiore accentramento di poteri decisionali nelle mani di una sola persona, previa sua scelta attraverso un meccanismo di ampio, ma qualificato, coinvolgimento popolare, ma che non porti ad una continua ridiscussione delle sue facoltà, se non in occasione del termine del mandato.
E’ la risposta che è data dalle principali nazioni Occidentali (Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Francia, Germania) in cui la figura preminente, quella che “decide”, è monocratica (Presidente o Premier) senza con ciò nulla togliere al processo di formazione del consenso attraverso elezioni.
E’ una risposta che in Italia trova ancora limiti nel frazionismo politico.
Pensiamo solo alle difficoltà che ha avuto con gli alleati Silvio Berlusconi che pure aveva alle spalle un partito del 29% ed una esperienza professionale da grande imprenditore e pensiamo all’impossibilità di “comando” da parte di un Prodi che diventasse presidente del consiglio senza avere alcuna base elettorale personale.
Ma l’aspetto decisionale non è il solo a dover essere implementato, anche quello della base che sceglie chi decide deve corrispondere ai mutati scenari in cui ci si trova ad operare.
Finora sono sempre stati “aggiuntielementi, classi, categorie agli aventi diritto al voto, fino a raggiungere i diciottenni.
Siamo sicuri che, in un periodo di analfabetismo di ritorno, in un periodo in cui troppi si sono abituati a pretendere che sia loro dato senza pensare al contributo da offrire alla società, in un periodo in cui si parla solo di “diritti” tacendo sui “doveri”, la formula “onnicomprensiva” del suffragio universale sia quella migliore, più rispondente alle esigenze di un buon governo ?
Siamo proprio sicuri che la democrazia come la conosciamo adesso non abbia già fatto il suo tempo, come lo ha fatto quella delle poleis greche, di Roma o dell’Inghilterra vittoriana e che non sia necessaria una sua evoluzione attualizzandola ai tempi e alle sfide del primo secolo del terzo millennio?

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26 aprile 2006

"Belzebù" affascina, ma non conviene


Fra due giorni le camere, formate per un ukase della Cassazione che non ha ritenuto di procedere ad una accurata riconta dei voti, nonostante le evidenti discrasie provate da Forza Italia, si riuniranno per eleggere i rispettivi presidenti.
Sempre ferma restando la premessa già evidenziata, la camera dei deputati non dovrebbe aver problemi ad eleggere il comunista Bertinotti, espressione della sinistra più retrograda e massimalista.
Non so con che stomaco Mastella, Rutelli e gli ex democristiani, pur di sinistra, possano votare per Bertinotti, ma è un problema di cui risponderanno alla loro coscienza.
Mi auguro che, pur con una reale impossibilità ad interferire nell’elezione, il Centro Destra non rinunci ad atteggiamenti anche clamorosi, sia per denunciare il fatto che il discorso sulla composizione del parlamento non è affatto chiuso, sia per evidenziare le netta contrapposizione con la sinistra.
Quindi o che tutti i parlamentari escano e non votino, oppure che votino in modo compatto un candidato di bandiera che rappresenti significativamente una evidente rottura con la sinistra (penso, ad esempio, ad un leghista in vista del prossimo referendum confermativo della nuova costituzione).
Ma è il senato a rendere più interessante la battaglia politica.
In senato, nonostante tutto, la Casa delle Libertà ha ottenuto una netta maggioranza di voti popolari e il rapporto di forze nella composizione della camera alta, vede una differenza minima che rende i senatori a vita (tra i quali la 97enne Levi Montalcini !) determinanti.
Ebbene la CdL, contro l’ex sindacalista cislino Franco Marini, ha candidato Belzebù, al secolo Giulio Andreotti, classe 1919, sette volte sette presidente del consiglio, in politica sin dal dopoguerra con De Gasperi.
Giulio Andreotti è sicuramente un personaggio che attrae consensi.
Colto, ironico, spregiudicato: un politico vero.
Sicuramente di caratura e classe superiore a tanti mediocri travet della politica d’ambo gli schieramenti.
Sicuramente Giulio Andreotti sarebbe un presidente di transizione, al di là della battuta che, con la sua solita ironia, ha fatto su se stesso, ricordando che, alla sua età, potrebbe non fare tutti e cinque gli anni perché i suoi progetti sono più per l’al di là che per l’al di qua.
Sicuramente Giulio Andreotti ha avuto un grande merito, nel 1972, quando sbarcò i socialisti dal governo per tentare una ricostituzione dell’esperienza centrista, nel tanto demonizzato (è una costante, la loro !) dai comunisti governo “Andreotti-Malagodi-Tanassi”.
Sicuramente Giulio Andreotti meriterebbe un risarcimento per la persecuzione di cui è stato vittima nell’ultimo decennio, con i processi addirittura come mandante di omicidi.
Ma Giulio Andreotti ha anche altre caratteristiche, meno in sintonia con lo spirito di chi dovrebbe votarlo.
Giulio Andreotti, appena 6 anni dopo l’esperienza neocentrista, fu il presidente del consiglio del governo più a sinistra che mai ci sia stato, prima del 1996: il governo della “non sfiducia”, quando, con la scusa dell’aggressione delle brigate rosse (era l’epoca del rapimento Moro: 1978) i comunisti entrarono nella maggioranza governativa, con tutte le dannose conseguenze del caso.
Giulio Andreotti rappresenta anche, per sua stessa ammissione, un “ponte” tra la sinistra e il Centro Destra, quindi potrebbe indirizzare verso una soluzione che personalmente ritengo anche peggiore di un (fragile e a termine) governo di sinistra: la grande coalizione di modello germanico.
Fin qui valutazioni, ovviamente soggettive, di carattere politico.
Ma ve n’è una, di carattere eminentemente pratico, che mi induce ad auspicare l’elezione di Marini, nonostante l’opinione contraria degli strateghi della CdL e di amici come Mariniello che, pur nella comunanza di obiettivo: la fine veloce di un eventuale governo di sinistra, dimostra come si possano avere tattiche diverse per conseguirlo (senza peraltro che sia dato di sapere a priori quale sia la migliore).
Non credo che l’elezione di Andreotti farebbe saltare il banco di Prodi.
Credo, invece, che l’elezione di Marini ridurrebbe il margine dei senatori per la sinistra (il presidente non dovrebbe votare) rendendo ancor più facile tendere imboscate contro ogni singolo provvedimento (a cominciare dalla preannunciata “manovra” economica) di un governo di sinistra, portandolo al collasso in pochi mesi.
Naturalmente la candidatura di Andreotti non può essere abbandonata, semplicemente sarebbe utile non passasse, magari per solo un paio di voti.
Avremmo così il risultato di un politico navigato e di lungo corso cui è stato negato (dalla sinistra) non solo il giusto e legittimo risarcimento politico alle persecuzioni subite con le ridicole accuse di essere mandante di omicidi e colluso con la mafia, ma anche quello che poteva essere l’ultimo riconoscimento ad una prestigiosissima carriera: la presidenza del senato.
Ovvio che tale politico non sarebbe ben disposto nei confronti di un eventuale governo di sinistra … con tutto quel che ne consegue in termini di votazioni al senato (dove Andreotti è l’unico senatore a vita ad essere sistematicamente presente).
Lo stesso tipo di ragionamento tecnico mi spingerà ad auspicare il rinnovo del mandato a Ciampi: non perché ne abbia stima (tutt’altro!), ma perché ritengo possa fare meno danni al Quirinale che non aggiungendo il suo voto da senatore a vita alla sinistra.
Sono, comunque, solo opinioni.
Ai posteri l’ardua sentenza.

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25 aprile 2006

25 aprile: Edoardo Weber


Il 25 aprile, da oltre 60 anni, si celebra una sconfitta bellica.
Già questo dimostra che la sinistra, che di tale data si è illegittimamente impossessata, è priva di ogni coscienza nazionale.
Siamo gli unici al mondo che fanno festa per una sconfitta.
Il 25 aprile così deformato da oltre 60 anni è quindi la sagra dell’odio tra italiani.
Il 25 aprile dovrebbe invece essere ricordato, senza che sia festa nazionale perché la festa nazionale è qualcosa che dovrebbe unire e non dividere, come la data in cui fu posto termine alla seconda guerra mondiale, grazie esclusivamente alle Forze Alleate guidate da Gran Bretagna e Stati Uniti.
Il 25 aprile dovrebbe vedere sobrie cerimonie, nelle quali l’ospite d’onore sia l’ambasciatore o il console degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, dell’Australia, del Canada, della Nuova Zelanda, cioè di tutte quelle nazioni che ci hanno sconfitto.
Il 25 aprile dovrebbe essere il momento per ricordare tutte le vittime della guerra, anche di quelli assassinati da chi, con destrezza, è saltato sul carro del vincitore, preoccupandosi più del proprio interesse materiale che dell’onore suo e della sua Patria.
Quel che segue è in ricordo di una di quelle migliaia di vittime italiane del comunismo: Edoardo Weber.

Ho saputo che il signor Prodi reclama la vittoria alle elezioni politiche italiane.
Ho saputo che il signor Prodi parla con l’al di là che, per me, è l’al di qua.
Se il signor Prodi vuole evocarmi, posso dirgli un paio di cosucce sulle radici ideologiche dei suoi compagni di merende e sul comunismo che continuano, senza mostrare pudore o vergogna, a professare.
Mi presento.
Mi chiamavo in vita Edoardo Weber, ingegnere meccanico.
La mia famiglia è famosa per i carburatori, elemento essenziale di quel bene di largo consumo che è diventata l’automobile.
Vivevo a Bologna che, poi lo avete saputo tutti, era al centro di quello che fu il “triangolo rosso della morte”, dove a cavallo del 25 aprile 1945 e in anni seguenti, approfittando della mancanza di legalità, migliaia di italiani furono ammazzati.
Io sono uno di quelli.
Il 21 aprile 1945, quando le truppe polacche entravano a Bologna, una banda di delinquenti rossi mi rapì ai miei affetti.
Non ho mai saputo quali fossero le mie colpe: forse perché, con la mia industria, avevo dato lavoro, casa e da mangiare a decine di operai ?
O forse perché, con il mio lavoro, mi ero costruito una vita agiata che altri pretendevano di ottenere senza stillare una goccia di sudore ?
O forse perché non ero comunista ?
Gravi reati i miei: produttore, lavoratore e borghese.
La mia vita è terminata il 21 aprile 1945.
Nessun processo.
Nessuna garanzia.
Nessuna difesa.
Nessuna giuria.
Nessun funerale e nessuna tomba ove farmi riposare
.
Sì, perché di me non si seppe mai più nulla.
Scomparso.
Desaparecido direbbero a sinistra, ma per altri morti, non per noi.
Il mio corpo non fu mai trovato.
Ogni tanto affiorano resti e qualcuno che dice “sono i resti dell’ingegner Weber”.
Ma non è così.
La mia scomparsa ricorda tanto quella delle vittime della mafia e il paragone non è certo casuale.
Ecco signor Prodi, adesso torno al mio vagabondare nel limbo in cui sono stato cacciato da una banda di delinquenti rossi.
Tanto per ricordarle quali sono le radici ideologiche dei personaggi di cui lei si è oggi circondato.


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24 aprile 2006

Partito unico ? Non più attuale


Premesso che ritengo debbano essere esperiti tutti i tentativi e percorse tutte le strade, esplicitamente previste dalla legge, ma anche quelle più innovative come il ricorso ad organismi internazionali, per conseguire la riconta dei voti e, fino ad allora, non potrà esserci alcun riconoscimento della “vittoria” della sinistra e neppure della legittimità a governare di un eventuale governo Prodi che, anzi, sarebbe da considerare okkupante abusivo di Palazzo Chigi, tutto ciò premesso e confermato anche a futura memoria (per evitare di doverlo ripetere come incipt di ogni post) vediamo come desidererei fosse la Casa delle Libertà, il Centro Destra del futuro.
Sui Valori e gli Ideali ho già avuto modo di descrivere quella che io vedo come una Grande Destra che è la casa di almeno il 50% degli Italiani e che è distinta e distante dal restante 50% di italiani .
Così adesso guardo, in casa nostra, ai processi inevitabili di coesione, partendo dalla domanda centrale: partito unico o no ?
Risposta secca: no.
Ero favorevole al partito unico o unitario che dir si voglia in una prospettiva che vedeva le elezioni regolate da un altro sistema elettorale, in gran parte maggioritario, che avrebbe richiesto la massima coesione perché la partita si giocava sui collegi uninominali.
Sarei favorevole al partito unico del Centro Destra nel caso in cui si modificasse la legge elettorale in senso maggioritario, auspicabilmente con un maggioritario all’inglese a valere per tutti i seggi parlamentari, senza alcuna quota proporzionale.
Ma non con una legge elettorale che è proporzionale con premio maggioritario di coalizione, una legge elettorale che ha bisogno solo di un paio di ritocchi al senato (ripristinando il testo originario corrotto dalle pressioni di Ciampi e abolendo i collegi esteri per far votare i nostri concittadini nel collegio metropolitano di loro pertinenza) e sarebbe adattissima al panorama politico nazionale, garantendo una forta maggioranza in seggi e nel contempo consentendo di mantenere un carattere identitario che a noi Italiani attrae molto.
Naturalmente l’intervento più cogente dovrebbe riguardare i sistemi di controllo sulla correttezza delle operazioni di scrutinio per evitare di arrivare al punto odierno in cui una parte okkupa la presidenza del consiglio per un ukase delle toghe che in tutti questi anni si sono manifestate chiaramente di parte (la stessa cui – proprio da loro - è stata assegnata la “vittoria” ) .
Scegliere il partito unitario con questa legge sarebbe come voler rinunciare a quei voti marginali, attratti dalle istanze più identitarie oppure dover creare una serie di “satelliti” che le possano intercettare.
E’ invece possibile, doveroso, istituire un reale coordinamento operativo che diriga l’azione di governo o di opposizione.
Proposte comuni sui temi più rilevanti, candidature uniche là dove, come nei comuni, province, regioni, il sistema elettorale richiede la massima coesione, magari anche un portavoce unico sui temi di interesse nazionale.
Lasciando peraltro ad ogni organizzazione di partito la possibilità di coltivare i temi più identitari della loro cultura politica.
E questo tipo di organizzazione non può prescindere, ancora nei prossimi anni, dalla carismatica leadership di Silvio Berlusconi.
Le elezioni del 9 e 10 aprile ne hanno confermato il ruolo predominante nella politica italiana, un gigante che rende nani tutti gli altri, all’interno e all’esterno del Centro Destra.
Berlusconi è sicuramente sprecato come leader di partito, mentre il suo ruolo è naturalmente quello di Statista.
Ma è la figura attorno alla quale coagulare tutto il Centro Destra che, senza di lui, non avrebbe mai messo assieme Lega e AN e neppure inglobato, sdoganandoli definitivamente, partiti fortemente identitari come Fiamma Tricolore e Alternativa Sociale (nella quale ci sono Azione Sociale, il Fronte Nazionale Sociale e Forza Nuova).
Ed è sempre a Silvio Berlusconi che i neodemocristiani e neosocialisti devono la loro presenza in parlamento, come pure i “radicali buoni”.
E’ quindi Silvio Berlusconi il perno di ogni futuro della Casa delle Libertà, l’unico in grado di tenerne unite le anime in attesa che maturino nuovi Berlusconi.
Berlusconi come un “primus inter pares” tra i leaders della casa della Libertà che dovranno ragionare non in termini di immediato, ma di futuro, di un futuro che per il Centro Destra italiano si prospetta foriero di successi avendo saputo contrastare una aggressione che ha visto spremere alla sinistra tutte le risorse disponibili nei sindacati, nella magistratura, tra i grandi imprenditori, nella stampa, tra nani e ballerini, ottenendo, con il massimo sforzo, un minimo risultato (peraltro inficiato da pesanti dubbi) quotidianamente messo in crisi dalla eterogeneità di quella coalizione dove ci sono già appetiti irrefrenabili e altrettanto violenti mal di pancia (e forse pentimenti delle scelte di schieramento effettuate).
Un Centro Destra che, invece, ha mostrato ed ha una coesione ed una omogeneità ben superiore, cementata da cinque anni di buon governo e da 36 riforme essenziali per il paese.
Non rincorriamo, dunque, obiettivi – come il partito unico – non più adeguati al mutato panorama legislativo, ma puntiamo a rafforzare la unitarietà nei fatti di una coalizione vincente sul piano morale e politico, nel rispetto, che con questa legge elettorale ci è consentito, delle singole peculiarità identitarie che sono una ricchezza nel dibattito, ma anche elettoralmente.


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23 aprile 2006

Angelo Izzo uccide e se la ride


Alla udienza preliminare per il processo contro Angelo Izzo per l’omicidio di Maria Carmela Linciano e della figlia 14enne Valentina Maiorano , il demone dal nome angelico, davanti alle urla e alla disperazione dei parenti delle sue nuove vittime, sorrideva.
SORRIDEVA !!!!
Sì, sorrideva compiaciuto e conscio di veder appagato il suo ego perverso.
Sorrideva compiaciuto e conscio che lui sarebbe vissuto con il ricordo del piacere provocatogli dall’infliggere nuove sofferenze.
Sorrideva compiaciuto e conscio che fra qualche anno, qualche giudice immemore, qualche psicologo in cerca di notorietà, gli offriranno una nuova opportunità di soddisfare la sua follia omicida.
Lo abbiamo visto tutti in televisione.
Ne abbiamo letto i resoconti sulla stampa.
SORRIDEVA !!!
E noi tutti, cittadini onesti, siamo impotenti davanti a tale manifestazione di arroganza, come lo siamo davanti a tutti i feroci criminali che, mal che loro vada, vivranno a spese nostre (vitto e alloggio assicurato) mentre le loro vittime giacciono sempre più nell’oblio.
E sappiamo tutti che quegli assassini un giorno torneranno a circolare liberamente tra noi, mentre alle loro vittime non è concesso tornare a vedere la luce del sole, i prati in fiore, la neve che cade d’inverno.
E tutto questo perché il nostro ordinamento non prevede la pena di morte.


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22 aprile 2006

Caro George, questa volta hai sbagliato



Poichè sembra invalsa l’idea che il Presidente Bush legga i blog italiani, partecipo anch’io a questa letterina di Natale anticipate (o posticipata) e scrivo al Presidente degli Stati Uniti d’America, George W Bush.
Illustre Presidente, tu, come molte volte è stato scritto, sei il Capo riconosciuto dell’Occidente.
Ci hai guidato nella vittoriosa campagna contro Saddam e ci stai guidando nella ben più lunga guerra contro il terrorismo musulmano, la nuova sfida del Mondo Civile, dopo che è collassato il sistema comunista sovietico.
In questa guerra hai bisogno di alleati sinceri, non falsi e bugiardi, pronti a voltarti le spalle al primo momento di difficoltà.
Hai dalla tua parte sicuramente i Britannici, gli Australiani, probabilmente adesso riscuoti maggiori simpatie in Canada e in Germania.
Ma l’Italia di Berlusconi ha dimostrato di non essere da meno dei Britannici e degli Australiani.
L’italietta che tanti ricordavano pronta a “badogliare”, a tradire l’amico per schierarsi con il nemico, era stata sepolta da cinque anni di governo serio e affidabile.
Un governo, tra l’altro, i cui principi ispiratori sono molto affini a quelli della tua Amministrazione.
Perché, allora, sei tu venir meno mentre l’amico sta sostenendo una lunghissima battaglia per veder riconosciuto il diritto alla certezza del risultato elettorale ?
Permetti, caro Presidente, di ritenere prematura la tua telefonata a Romano Prodi messo a capo di una coalizione nella quale allignano i tuoi peggiori nemici in Occidente.
Dagli epigoni di quel comunismo che la tua Grande Nazione ha in modo determinante contribuito a sconfiggere, alle frange estremiste pacifinte e no global che hanno manifestato per mantenere al potere quel criminale di Saddam Hussein che, giustamente, tu hai catturato e posto sotto processo (quello stesso processo, con tutte le garanzie, che il Saddam ha sempre negato ai suoi oppositori).
I giochi non sono chiusi.
I ricorsi sono ancora in piedi
.
Il tuo amico Silvio non ha gettato la spugna, anzi appare in grande forma e determinato a ridurre un eventuale governo di sinistra ad una brevissima parentesi che, soprattutto, non possa fare danni con provvedimenti che arretrino il paese dal percorso di trasformazione iniziato con il suo governo.
Ma, purtroppo, hai fatto quella telefonata, probabilmente mal consigliato.
Ma, per la verità, telefonasti anche a Zapatero, poi lo hai sistematicamente ignorato, il che, forse, per l'interessato, è anche peggio di una mancata telefonata


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21 aprile 2006

Il silenzio del Caimano


Avete notato che in un clima da “dichiarazione continua” le tre punte della Casa delle Libertà hanno taciuto, limitandosi al minimo indispensabile subito dopo il voto e lasciando ai propri colonnelli l’onere di sostenere la giusta battaglia per la riconta ?
A fronte di un Prodi ansioso di apparire e che somiglia ad un bolso gorilla che si batte il petto per convincere, prima di tutto se stesso, della sua “vittoria” e del possesso del “bastone del comando”, Silvio Berlusconi, il fuoriclasse della CdL, cui certo non mancano argomenti né entusiasmo per il risultato, ha moderato le parole.
Fossi nei cattocomunisti sarei preoccupato di quel che il Premier potrebbe ancora tirar fuori dal cilindro delle sorprese.
Un cilindro inesauribile che, dopo la riconta, dopo il “lodo Calderoli” e dopo l’annuncio di Tremaglia sulla parità in senato, potrebbe riservare qualche altra “chicca” tale da far saltare o minare i faticosi equilibri che l’uomo di Scandiano (mi raccomando, Scandiano, provincia di Reggio Emilia, non Bologna !!!) sta cercando di trovare con i suoi danti causa.
E’ anche vero che la prima sorpresa (sgradita a chi scrive) è stata l’offerta di ampie intese, prontamente e fortunatamente respinte da Prodi (a riprova del fatto che chiunque può – anche una volta nella sua vita – tornare utile) e che è servita a misurare il grado di infantilismo politico e nanismo strategico di Prodi e dei suoi “consigliori”, ma la voglia di battaglia, di annusare l’odore della cordite, non lo ha abbandonato con la chiusura della campagna elettorale e la sua esposizione in prima persona alle prossime amministrative lo dimostra.
Ed ora il silenzio.
Carico di interrogativi: cosa starà architettando il Caimano ?
Silenziose anche le due punte di rincalzo, Fini e Casini, quest’ultimo alle prese con l’abituale fronda di Follini (ma quando, finalmente, se lo prenderanno dall’altra parte ?).
E la stampa è piena di ipotesi sulla spartizione delle poltrone, obiettivo ultimo e reale dei sinistri a digiuno da 5 anni.
Così gli appetiti sono smodati, ben superiori alle possibilità di soddisfarli.
Montecitorio vede una lotta fratricida tra comunisti: D’Alema vs. Bertinotti.
Mentre al senato un mediocre ex segretario sindacale della cisl, Marini, ha messo il suo cappello sulla poltrona che finora ha espresso Marcello Pera, personaggio di ben altro (e più alto) livello, a riprova che quando si sostituisce il Centro Destra con la sinistra, spuntano vecchi burocrati della politica per sostituire uomini di autentico spessore intellettuale e politico.
Ma Marini non può essere certo della sua nomina, visto che anche i “conti della serva” (persino il suo voto potrebbe essere necessario alla sinistra) sono contro di lui e rispunta, dalle nebbie della prima repubblica, il nome di Giulio Andreotti.
Per Palazzo Chigi un nome solo: Romano Prodi, colui che dialoga con l’aldilà (immaginatevelo da presidente del consiglio che impone le sue mani sul tavolino come nella fotografia che correda il post e chiede "tassare o non tassare ?") e che è riuscito in tre mesi a sperperare un vantaggio presunto di un paio di milioni di voti.
Ma cosa ci si può aspettare da un boiardo di stato della vecchia iri, delle partecipazioni statali ?
Infatti corre voce che qualcuno stia pensando ad un governo “tecnico” Monti, anche se per l’Italia uno solo - di Monti - non ci sembra sufficiente, noi vedremmo meglio Tremonti: perché accontentarsi quando si può avere il meglio ?
E mentre il vecchio teatrino dei politicanti da corridoi dei partiti torna in auge, il Caimano tace: cosa starà preparando ?


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20 aprile 2006

Civile disobbedienza


La magistratura, per bocca della Cassazione, tra le due interpretazioni possibili, ha, guarda un po’ che strano !, accolto quella favorevole ai nemici del suo nemico.
Così, con tutti i dubbi che restano e che si chiamano Alleanza Lombarda presente in una sola circoscrizione e oltre un milione di schede nulle non verificate, oltre a varie discrasie denunciate dalla Casa delle Libertà tra il numero dei votanti e quello della somma delle schede, la sinistra okkuperà Palazzo Chigi e il governo d’Italia.
Non in mio nome, però.
E’ ancora lecito dissentire ?
Allora la decisione della Cassazione non solo non mi convince, ma la ritengo viziata da una fretta cattiva … consigliera, soprattutto in una situazione come quella emersa dal voto del 9 e 10 aprile.
Spero che la reazione ufficiale della Casa delle Libertà sia in sintonia con la dichiarazione del Vice Premier Giulio Tremonti che non riconosce il risultato perché ci sono ancora molti controlli da svolgere e non quella del segretario Udc Cesa che si congratula con il presunto vincitore.
E non nascondiamoci dietro un dito: se si ricorrerà in modo burocratico (alle nuove camere) il risultato è già scritto in partenza.
No, bisogna fare un salto di qualità e portare la denuncia e i ricorsi in sede internazionale, perché osservatori neutrali procedano ad una verifica di tutte le schede.
Ci vorrà il tempo che vorrà, ma sarebbe l’unico strumento che potrebbe eliminare ogni dubbio sul risultato e ogni ombra sulla legittimità del prossimo governo.
Anche se dubitiamo che una sinistra impaurita dal ristretto margine accetterà mai di rischiare il probabile ribaltamento del voto derivante da uno scrupoloso e indipendente controllo delle schede votate.
Quindi il passo da fare è organizzare la civile disobbedienza agli ukase del sinistro che okkuperà la poltrona di Berlusconi.
E possiamo sin da ora agire, senza rischi, anche nel nostro piccolo.
Esprimendo le nostre idee in libertà, innanzitutto, che saranno sempre e comunque dall’altra parte rispetto a quelle che il sinistro che okkupa Palazzo Chigi proporrà.
Sarà una sistematica pressione sui “nostri” parlamentari perché nulla concedano alla sinistra e abbiano sempre solo una risposta alle leggi degli okkupanti: NO.
Ma anche nel piccolo della nostra vita quotidiana possiamo contribuire al collasso degli okkupanti.
Ad esempio rinunciando a comprare un’auto nuova o a cambiare un qualcosa che può essere utilizzato ancora per un annetto.
Recandoci, per la nostra dichiarazione dei redditi, non da un caf che è freddo e burocratico esecutore, ma da un professionista con il quale colloquiare e interagire per individuare le voci che meglio ci possano portare ad utilizzare le leggi esistenti per pagare meno tasse (la qual cosa è legale e legittima).
Usando la fantasia per dare allo stato okkupato dalla sinistra quanto meno denaro possibile, anche sui temi marginali: ad esempio firmando l’8 per mille per la Chiesa Cattolica.
Insomma una civile disobbedienza per abbreviare il più possibile la vita di un governo che nasce sotto la pesante ipoteca di 45000 voti che uno degli autori della legge ha dichiarato non computabili e un milione di voti nulli non verificati, a fronte di meno di 25000 voti di presunta maggioranza.
Naturalmente mi auguro che le velleità anche solo di sedersi intorno ad un tavolo con i sinistri, scompaiano in fretta e si prenda atto dell’arroganza di una sinistra cui sarà d’uopo far mangiare la stessa minestra che ha fatto mangiare a noi negli ultimi 5 anni.
Una opposizione durissima, senza smagliature, senza requie, senza pietà.
La conditio sine qua non, però, è la estrema determinazione della Casa delle Libertà a opporsi, sempre e comunque, ai provvedimenti – di qualsiasi natura – della sinistra okkupante.
Solo così questa triste parentesi sarà chiusa in fretta.
E andiamo avanti !


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19 aprile 2006

Tempesta su Washington


Lunedì 17 aprile sera, Sky Cinema Universal ha trasmesso un’altra pietra miliare della cinematografia: Tempesta su Washington, di Otto Preminger, con Henry Fonda, Charles Laughton, Peter Lawford e altri attori di spessore della vecchia scuola americana.
Il film è del 1962 ed è in bianco e nero e questo, a mio avviso, contribuisce ad arricchirne il fascino.
Henry Fonda è un professore universitario che il presidente degli Stati Uniti, gravemente ammalato, designa quale Segretario di Stato.
Si accende subito una dura opposizione in Senato per i sospetti sui trascorsi comunisti del personaggio interpretato da Fonda.
Si arriva, dopo una trama ancora oggi credibile e avvincente, al voto finale.
47 pari, decide il voto del Vicepresidente degli Stati Uniti che dovrebbe avallare la scelta del suo “principale”.
Ma al momento della proclamazione, entrano alcuni uomini e consegnano un biglietto al Vicepresidente che decide di non votare a favore, bocciando quindi la nomina di Fonda.
Al leader della maggioranza, stupito, comunica che il Presidente è morto e che lui preferisce “scegliersi da solo il Segretario di Stato”.
Quando si dice “coincidenza”.
In Italia ci sono appena state elezioni che hanno sancito come il paese sia diviso al 50%.
Ciampi è un presidente in uscita.
Vorrebbe Prodi, che ama farsi chiamare “professore”, suo antico sodale e con il quale condivide la responsabilità di irap, eurotassa ed ingresso nell’euro.
Ma sarà il suo successore a designare il capo del governo.
Ogni giorno che passa Prodi si agita come una falena impazzita alla luce di una lampadina.
Ogni giorno che passa il Caimano stringe la sua morsa.
Come finirà ?
Finirà come nel film, quando un Fonda in odor di comunismo è stato rispedito ad insegnare all’università ?
Oppure, visto che saremmo sull’orlo del baratro, il successore di Ciampi ci farà fare quel passo avanti preconizzato dal Financial Times designando Prodi, che ha imbarcato i comunisti nella sua coalizione ?
E mentre scrivevo mi è venuto in mente un altro film del passato, un altro “cult”, almeno per gli appassionati del cinema di fantascienza: “Quando i mondi si scontrano” che potremmo attualizzare con “Quando le Italie si scontrano”.
La trama e la sua conclusione le lascio ad una rapida ricerca in internet …


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18 aprile 2006

Secessione all'italiana


In un paese normale, un risultato come quello del 9 e 10 aprile scorso, avrebbe indotto alla prudenza prima di proclamazioni di vittoria.
In un paese normale, si sarebbero attesi i risultati definitivi, con tanto di timbro finale.
In un paese normale si sarebbe provveduto a verificare, anche oltre la semplice lettera della legge scritta, tutte le schede dubbie.
In un paese normale un simile risultato, una volta confermato, avrebbe imposto una assunzione di responsabilità non potendo certo pretendere che metà nazione governasse contro l’altra metà.
In un paese normale, non in Italia, dove una sinistra frastornata dal brusco risveglio dopo il sonno di gloria indotto da sondaggi domestici, “doveva” per forza vincere.
Così abbiamo visto un bolso settantenne capace più di borbottii da “nonno Venanzio” che di parlare in pubblico, proclamarsi vincitore e reclamare tale riconoscimento.
E abbiamo visto il segretario del secondo partito italiano leggere il bollettino di “vittoria” come se si trattasse del suo necrologio.
Ancora una volta l’odio ideologico e personale fa aggio su quella che dovrebbe essere la naturale saggezza di chi pretende di governare.
Se poi aggiungiamo le esternazioni dei Pecoraro e dei Diliberto appena si profila il ribaltamento dei risultati provvisori (il primo chiama nelle piazze in occasione del 25 aprile, il secondo sente addirittura odore di golpe come un cane da salotto "sente" odore di tartufo) allora abbiamo il quadro completo della impossibilità di parlare di una “nazione”.
Si andrà a nuove elezioni, al più tardi nella primavera del 2007, perché non c’è una maggioranza solida.
Non c’è se verranno timbrati - senza verifiche delle schede nulle e interpretando la legge a favore della sinistra - i risultati provvisori, non c’è se verranno controllate le schede con il logico ribaltamento dei risultati provvisori.
E non è ipotizzabile un governo che metta assieme il diavolo e l’acqua santa, tante e tali sono le differenze, profonde differenze, che separano le due Italie.
Siamo divisi sulla politica estera, dove il Centro Destra è Atlantico e Occidentale, mentre la sinistra è terzomondista.
Siamo divisi in economia dove il Centro Destra è per la libertà di mercato e la proprietà privata mentre la sinistra è per il dirigismo e la statalizzazione.
Siamo divisi sul ruolo del pubblico, dove la sinistra è per le tasse sui risparmi e sulle case, mentre il Centro Destra è per ridurre tasse e presenza dello stato al livello più basso possibile.
Siamo divisi in campo sociale, dove il Centro Destra ritiene si debba mettere tutti nella condizione di crescere in base ai propri meriti, mentre la sinistra ha sposato l’assistenzialismo e il clientelismo.
Siamo divisi nel più generale approccio alla vita.
Ottimisti e sorridenti al Centro Destra, livorosi e perennemente accigliati a sinistra.
Ma chi riesce a mettere assieme queste due Italie ?
E, soprattutto, anche andando nuovamente alle urne, quand’anche una delle due parti riuscisse a prevalere in seggi con maggior margine: è giusto che metà Italia subisca le scelte dell’altra metà ?
Non sarebbe il caso di pensare, anzi di ripensare alle ragioni per cui nasce uno “stato” ?
Certo, insistere su un medesimo territorio.
Certo, un passato comune (ed è tutto da vedere quanto sia “comune” il passato recente di questo paese).
Ma, soprattutto, Valori e Ideali fondanti che siano condivisi: ma dove sono ?
Tra il Centro Destra e la sinistra il solco è profondo e lo si può verificare in ogni scritto degli uni e degli altri.
Dodici anni di menzogne e di demonizzazioni contro il Leader del Centro Destra hanno portato a questa situazione, ben difficilmente sanabile.
Non sarebbe allora più logico che, consensualmente, pacificamente, ognuno avesse il governo che desidera ?
Non sarebbe più logico pensare a come rescindere il contratto che ci lega in uno stato unitario, per crearne due, non in base a criteri geografici, ma in base ai Valori ed agli Ideali di cui ognuno è portatore ?
Perché, ad ogni elezione, dobbiamo leggere i proclami di chi “minaccia” di espatriare se vincesse la parte avversa ?
Perché dobbiamo (mal)sopportarci reciprocamente con leggi e provvedimenti che, a seconda di chi li emana, ripugnano profondamente alle nostre coscienze o ci sembrano talmente giusti da essere la soluzione dei problemi ?
Prendiamo atto: l’Italia non è più “una”, ma almeno “due”.
La sinistra si tenga Prodi premier e un parlamento con Luxuria, Caruso, Diliberto, Bertinotti, Grillini, Pecoraro, D’alema, Fassino, Bindi e compagnia cantando.
Si tenga le loro tasse, il loro dirigismo, il loro pauperismo terzomondista, i loro pacifinti e le loro depravazioni morali.
A noi Berlusconi con Fini, Casini, Bossi, Castelli, Calderoli, Mussolini, anche Follini, ma con poche tasse, più libertà individuale, più merito, saldamente alleati con gli Stati Uniti, atlantici e occidentali, con le nostre radici Romane e Cristiane, con i nostri Valori morali ancorati alla famiglia naturale.
E vissero tutti felici e contenti (scommetto più noi di loro … ).
E se cominciassimo a rifletterci sopra ?


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15 aprile 2006

Esercitazione di buonismo pasquale


Domani è Pasqua.
Una pausa dopo una lunghissima campagna elettorale che ... non è finita.
Silvio Berlusconi, dato per spacciato, è più vivo che mai e domina il gioco.
Potrebbe anche decidere di non riconoscere la "vittoria" della sinistra, non dimettersi, dichiarare illegittimo ogni "governo" che venisse nominato da un parlamento che non avesse preventivamente esaminato tutte, tutte, le schede nulle.
Mancando quell'esame la maggioranza parlamentare della sinistra emersa dai dati provvisori rimarrebbe sub iudice, illegittima appunto e ogni decisione di quel presunto "governo" potrebbe essere ignorata dai cittadini.
Ma non sarà così.
Pro bono patriae Berlusconi farà - purtroppo - quel che, a parti invertite, la sinistra non avrebbe mai fatto: porterebbe in parlamento e non nelle piazze l'opposizione ad un governo illegittimo, consegnandogli persino le chiavi di Palazzo Chigi e, magari, passando pure le consegne con tanto di cerimoniale.
Ma non potrà comunque essere riconosciuta la legittimità di quel governo se non verranno scrupolosamente esaminate le schede (oltre un milione) dichiarate "nulle".
Ma domani è Pasqua, quindi esercitazione di buonismo.
Ricordando comunque che i bugiardi stanno a sinistra che per un anno e più hanno diffuso sondaggi che non hanno trovato riscontro nelle urne e persino con gli exit poll hanno continuato a mistificare la realtà, trasformandola in una fiction prodotta da qualche suo nano o ballerina.
Ex contrario, Silvio Berlusconi ha sempre detto la verità, sui sondaggi come sullo stato della nostra economia, come ben dimostrano i 15 milioni di Italiani e italiani in viaggio per queste festività.
Il 50% degli Italiani ha comunque capito chi mentiva e chi, invece, ha lavorato bene e nell'interesse della nazione, anche di quel 50% di italiani che hanno votato la sinistra.
Una sinistra che già litiga ... sulle poltrone, mostrandosi la sinistra di sempre.
Ma domani è Pasqua e quindi facciamo esercitazione di buonismo.
Ricordando che il mandato che il 50% di Italiani che ha votato Centro Destra esclude manifestamente ogni compromesso, anche su singole questioni, con la sinistra che, reclamando la "vittoria" si deve anche accollare ogni responsbailità per quel che accadrà.
Ma domani è Pasqua.
Un augurio a tutti, Italiani e italiani, perchè il ristoro di questi giorni depuri dalle scorie elettorali e faccia risorgere il buon senso, che non può che significare, politicamente, il ritorno alle urne, magari sotto la supervisione di osservatori neutrali in ogni seggio, soprattutto al momento dello spoglio dei voti.
Buona Pasqua !

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14 aprile 2006

Italia 2006, come Italia 1994


Le elezioni non sono ancora archiviate: manca la verifica delle schede contestate, ma facciamo conto che questo sia il risultato finale.
La camera con una netta maggioranza in seggi della sinistra, nella quale peraltro l'estrema comunista e antisistema ha un terzo dei seggi.
Il senato con una risicatissima maggioranza fondata su 4 senatori residenti all'estero e dipendente dai 3 senatori di Mastella e persino dall'unico senatore del codacons.
Diciamo che Prodi verrà incaricato per presiedere il nuovo governo.
Diciamo che, democristianamente, riesca ad accontentare tutti gli appetiti della decina di partiti in cui è frazionata la sinistra e ottenga la fiducia.
Quali provvedimenti potrebbe prendere mantenendo la sua maggioranza parlamentare ?
Il ritiro immediato dall'Iraq ? No, perchè Udeur e Margheritasono per un ritiro graduale e concordato.
La revoca della legge Biagi ? No, perchè i suoi grandi elettori confindustriali che possono esercitare pressioni su alcuni parlamentari di sinistra eletti proprio grazie a loro non vogliono.
Allora una prosecuzione del lavoro iniziato con la legge Biagi ? No, perchè questa volta è la cgil ad essere contraria.
La istituzione dei pacs e la liberalizzazione della droga ? No, perchè se anche sembra essere per i rosapugnettari conditio sine qua non, Udeur e Margherita sono contrari.
A ben vedere potrebbero riuscire a trovare una maggioranza compatta solo su poche iniziative:
1) leggi contra personam, persecutorie nei confronti di Berlusconi, rendendolo ancor più martire agli occhi di tutta l'opinione pubblica;
2) leggi di spesa, da coprire con tasse aumentate e nuove, per pagare il pizzo alle varie consorterie che hanno aiutato la sinistra adottenere questo ben misero risultato.
E con quale faccia la sinistra si ripresenterebbe alle urne (perchè questa legislatura se durerà un anno sarà anche molto !) dopo aver tartassato gli Italiani e perseguitato Berlusconi, dimostrando che ciò che diceva il Centro Destra non era diffondere paura, ma la sacrosanta verità ?
Se la verifica delle schede elettorali non sortirà l'effetto auspicato da Berlusconi (e da chi scrive) avremo una situazione esattamente speculare a quella del 1994, quando Berlusconi,sconfiggendo la "gioiosa macchina da guerra" dei comunisti, si trovò a governare con appena un pugno di senatori di vantaggio e ostaggio di ogni partito della coalizione che andà in frantumi in pochi mesi.
Ma la situazione della sinistra oggi è ancora peggiore, perchè mentre la vittoria di Berlusconi nel 1994 fu una piacevole sorpresa, la sinistra qui si aspettava di stravincere, non di perdere come pensavano a Destra nel 1994.
Psicologicamente il pedaggio che la sinistra paga è notevole!
Ma il paragone con il 1994 serve anche ad un'altra annotazione.
Nel 1994 lo stallo ci fu con la legge para maggioritaria.
Nel 2006 con una proporzionale con premio di maggioranza.
Non è colpa della legge, è colpa della profonda divisione che esiste in Italia.
Una divisione di cui è necessario tener conto e che dovrebbe essere attentamente valutata, anche eventualmente pensando a forme di secessione consensuale, basata su scelte di Valori e di Ideali.
Ma su questo tornerò a breve, qui volevo rimarcare come in questa situazione inevitabilmente di stallo, l'unica strada sarà il voto ravvicinato: ottobre o, al più tardi, primavera 2007.

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13 aprile 2006

Per fortuna che c'è Prodi

Silvio Berlusconi è stato premiato dal referendum svolto contro di lui con le elezioni del 9 e 10 aprile.
Forza Italia è il primo partito nazionale, distanziando di ben 7 punti i DS che, ora, sentono sul collo il fiato di AN che, a sua volta, ha sorpassato una deludentissima Margherita.
19 milioni di Italiani hanno votato per il Centro Destra guidato da Berlusconi, aumentando in percentuale e in voti quanti diedero fiducia alla Casa delle Libertà nel 2001.
Al senato la CdL è maggioranza.
Alla camera è, forse, sotto di appena 25000 voti, in attesa di verifica.
Fini, Cesa e Maroni nella conferenza stampa di ieri hanno fatto atto di sottomissione alla leadership di Berlusconi.
La sinistra se andrà al governo dovrà passare quotidiane forche caudine al senato.
L'impianto riformista avviato dal Governo Berlusconi non corre più il rischio di essere smantellato in tempi brevi.
A sinistra sono storditi dalla mancata valanga (che aspettavano) che doveva spazzar via Berlusconi, espellendolo dalla politica italiana.
Prodi ha ricevuto solo la telefonata di Chirac che, in questo momento non appare essere particlarmente in salute.
Allora perchè, Silvio nostro, offrirti per la grande coalizione al termine di una conferenza stampa nella quale non avevi mostrato alcuna smagliatura e hai dato a tutti l'impressione del vincitore ?
Beh, per fortuna che dall'altra parte c'è Prodi che si dimostra lo stesso Prodi che nel 1998 volle andare cocciutamente al voto in parlamento anche quando gli dicevano che sarebbe andato sotto.
E andò sotto.
E andò a casa.
Per fortuna che c'è Prodi che ha sdegnosamente rifiutato la grande coalizione (senza neppure riflettere) e ci consente di fare opposizione (forse ... verifica permettendo ...) avendo accontentato anche la coscienza dei più irriducibili tra i dialoganti.
Per fortuna che c'è Prodi che, unico in Italia, non ha capito l'esito delle elezioni e si comporta arrogantemente da gradasso.
Per fortuna che c'è Prodi che ha preso una coalizione cui veniva accreditato un vantaggio di dodici punti sulla CdL ed è riuscito a pareggiare.
Cari "evaristi" è quella la persona cui volete affidare le sorti dei vostri risparmi, del vostro futuro, delle vostre famiglie ?


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12 aprile 2006

NO ad aperture bipartisan

In attesa della giusta verifica delle schede elettorali (basterebbe un voto assegnato al Centro Destra ogni 3 sezioni elettorali per ribaltare il risultato alla Camera) la situazione definitiva, con il voto degli italiani (minuscolo) che hanno votato all’estero per chi ha sempre ostacolato e negato il loro diritto di voto, vede la sinistra maggioranza anche là (Senato) dove ha avuto oltre un punto percentuale e oltre 300000 voti in meno.
Una maggioranza risicatissima che non potrà prescindere dal voto dei senatori a vita.
Considerando gli impegni di governo che coinvolgeranno anche senatori della coalizione comunista, ogni provvedimento che dovrà passare al senato sarà a rischio bocciatura.
E da qui dobbiamo partire per organizzare la resistenza e la rivincita.
Nessuna apertura a trattative, dialogo, contatti, accordi anche limitati con la sinistra.
No ad ogni approccio bipartisan.
Hanno la maggioranza ?Agiscano in base ad essa.
Eleggano, da soli, i presidenti delle camere e il presidente della rpubblica.
Si facciano le leggi e le approvino se trovano la maggioranza.
Nessun ricatto sia tollerato nel nome di un “interesse nazionale dalla sinistra sistematicamente calpestato nei precedenti cinque anni.
Al termine di una campagna elettorale durissima, senza esclusione di colpi, nella quale si è evidenziata una spaccatura nettissima del paese tra Italiani (noi) e italiani (loro), senza alcunché in comune, sarebbe un tradimento di chi ha votato Casa delle Libertà in un clima di profonda intimidazione e mistificazione orchestrata dai “poteri forti”, accettare di sedersi ad un tavolo per aiutare la sinistra a galleggiare.
Prima affonderà, meglio sarà.
Non varrà né il richiamo ad una politica estera comune (veggasi l’errore del 1998 di votare a favore del governo sul Kossovo), né il richiamo a provvedimenti economici imposti dall’europa, né appelli per la pace sociale.
Nulla dovrà distogliere i parlamentari della Casa delle Libertà da una opposizione totale, asfissiante, assoluta, con le medesime caratteristiche elevate all’ennesima potenza di quella attuata contro il Governo Berlusconi.
Non è il tempo degli abatini, non è il tempo dei compromessi.
E vedremo cosa accadrà quando la sinistra massimalista e comunista chiederà il ritiro immediato dall’Iraq.
Quando i radicali chiederanno i pacs e la liberalizzazione delle droghe.
Quando la sinistra comunista vorrà abrogare la legge Biagi.
Quando cercheranno di modificare una legge elettorale che è di interesse anche della sinistra massimalista.
Quando, provvedimento dopo provvedimento, il governicchio di Prodi (o di chi lo sostituirà presto) dovrà passare le forche caudine del voto al Senato.
Gli Italiani hanno apprezzato la grinta e la determinazione di Silvio Berlusconi, premiandolo con una affermazione di Forza Italia che si conferma il primo partito d’Italia e vanificando le speranze della sinistra di conquistare un ampia maggioranza.
La stessa grinta e determinazione deve caratterizzare, da oggi e per tutta le durata della legislatura (corta o regolare che sia), l’attività dei nostri parlamentari.
Rinunciare a tale grinta e determinazione sarebbe rinunciare a fare la Destra in Italia.

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11 aprile 2006

Vince solo Berlusconi

I risultati al momento definitivi di Camera e Senato, in attesa del voto degli Italiani all’estero e del riconteggio di eventuali schede contestate, indicano un pareggio: la Camera alla sinistra con uno scarto di appena 25000 voti (lo 0,07%) e il Senato alla Casa delle Libertà con uno scarto di un seggio di maggioranza e oltre 100000 (1,20%) voti in più.
La più grande macchina elettorale mai messa in campo e che sosteneva la sinistra è uscita sconfitta, perché così è dopo i sondaggi di parte che le davano dai 4 ai 12 punti di vantaggio, dalla caparbietà, dalla grinta, dal coraggio di un Uomo solo che si è speso personalmente e senza risparmio si è battuto come un leone: Silvio Berlusconi.
Forza Italia, il partito del Premier è di gran lunga il maggior partito italiano, ricacciando i DS a oltre 5 punti di distanza.
Berlusconi è l’unico Leader che abbia anche una forza personale e che è pari a quella di Forza Italia.

La sinistra poteva contare, oltre che sulla macchina elettorale di una ventina tra partiti e movimenti, anche su:
grande industria (Montezemolo, Confindustria, interessati a nuove rottamazioni)
stampa e giornalisti (Conserva, Stampa, Ordine dei giornalisti)
magistrati militanti
banchieri (tutti in fila alle primarie sinistre e in attesa di nuovi sgravi fiscali per le loro fusioni)
nani e ballerine (cinematografari e teleimbonitori interessati a perpetuare i contratti miliardari e le elargizioni pubbliche)
sindacati (interessati a conservare antichi privilegi contro ogni riforma soprattutto nel settore pubblico)
no global e pacifinti (interessati a scardinare le alleanze internazionali)
lobby omosessuali (interessate a scardinare i costumi morali del Paese)
sondaggisti sconfitti prima del voto e negli exit poll
ed ogni refolo di movimento interessato a strappare allo stato, cioè a tutti noi, finanziamenti per ogni più inutile e marginale causa,
per finire con una legge infame – sulla par condicio – che ha imposto il bavaglio al Premier,
nonostante tutto ciò la sinistra ha ottenuto solo una esigua maggioranza popolare alla Camera ed è sotto al Senato.
E senza il voto dei Connazionali all’estero.
Silvio Berlusconi, a differenza di altri – anche nella Casa delle Libertà molto defilati in campagna elettorale - ci aveva creduto e si è battuto, dimostrandosi il Leader che il Centro Destra merita e imprescindibile per il nostro futuro.
Rimane solo un rimpianto: se Fini e Casini non avessero giocato in proprio, ma avessero seguito da subito le indicazioni di Berlusconi (a cominciare dall’abolizione della par condicio, per continuare con i suoi stessi toni in campagna elettorale) saremmo oggi a parlare di vittoria, senza “se” e senza “ma”, della Casa delle Libertà, invece di interrogarci sul futuro assetto politico dell’Italia.

Sì, perché adesso, nonostante le assurde affermazioni di un Prodi suonato e della sua combriccola di perdenti da nomenklatura, la sinistra non è in grado di governare.
Non ha la maggioranza al Senato (e un governo deve ottenere la fiducia in entrambe le camere) e non è neppure unita (alla faccia del nome che si è data), soggetta com’è al ricatto delle forze estremiste e massimaliste, raccolte sotto Rifondazione Comunista, i Comunisti Italiani e i Verdi (nelle quali si ritrovano tutti i movimenti al margine della società e che questa società del benessere vorrebbero distruggere con la violenza come si è visto in campagna elettorale a Padova e Milano, prima ancora a Genova, sulle piazze a sostegno di Saddam, oppure scardinare moralmente con la diffusine della droga e i “matrimoni” omosessuali) che rappresentano un terzo dei senatori di sinistra e un quarto dei suoi deputati.
Una presenza ingombrante e antisistema che non potrà consentire alcuna governabilità.
Si dovrà arrivare ad una resa dei conti all’interno delle coalizioni e non è possibile escludere salti della quaglia, ovviamente “nell’interesse della nazione”.
Poiché non esiste una maggioranza in entrambe le camere, dovranno riflettersi sul da farsi e tre sono le ipotesi che mi vengono in mente, ben sapendo che la fantasia dei politici italiani è illimitata quando si tratta della propria poltrona (ricordiamoci delle “convergenze parallele” di Moro e del “governo della non sfiducia” di Andreotti).

Grande Coalizione.
Sull’esempio dei tedeschi, in una situazione analoga con il governo uscente protagonista di una splendida rimonta, i due maggiori partiti si sono accordati per governare assieme su un programma accuratamente stilato e sottoscritto.
Da noi sarebbe un po’ differente.
Non vedo la sinistra massimalista e comunista allearsi con la Lega di Calderoli e Castelli.
Più probabile una riedizione del “compromesso storico” o di un nuovo, infame, “arco costituzionale che veda l’esclusione da un lato di Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Verdi e dall’altro di Lega, Alternativa Sociale e di Forza Italia ad eccezione della parte che farebbe riferimento a Formigoni e Pisanu.
E’ una soluzione che, proprio perché di compromesso, personalmente rifiuto considerando immorale e improponibile una qualsiasi alleanza con i DS e con i cattocomunisti.
Anche per questo, per “tenere il mio voto in frigorifero” in una ipotesi del genere ho votato AS e Lega che, comunque, portava acqua al mulino di Berlusconi.

Governo tecnico.
Sarebbe un ritorno alle fallimentari esperienze di Ciampi e Dini.
Un commissariamento della politica, del voto popolare da parte dei “poteri forti” che non is presentano mai alle elezioni, ma usano i loro burattini per continuare a fare i loro interessi.
Sono gli stessi “poteri forti” che hanno diretto la guerra contro Berlusconi e che ne sono usciti malconci: perché dare loro una chance di rimarginare le ferite ?
E ciò anche se venisse proposto un uomo del Centro Destra come potrebbe essere Gianni Letta.

Nuove elezioni.
E’ l’unica ipotesi che mi soddisfa.
Distinti e distanti dalla sinistra con la quale non ritengo si abbia nulla a che spartire, non ci rimane che tornare in campagna elettorale, da combattere nuovamente all’arma bianca, in un corpo a corpo giornaliero, nella convinzione che adesso i cittadini Italiani sanno che le bugie loro raccontate dai sondaggisti di parte non rappresentano la realtà del paese.
E così potranno riflettere meglio sul voto, se scegliere le tasse di Prodi oppure le riforme di Berlusconi.

Ma come arrivare alle elezioni ?
Ciampi è a fine mandato e non può sciogliere le camere che, peraltro, si riuniranno il 28 aprile.
E’ giocoforza avere un governo e Giovanni Leone, protagonista di tre governi “balneari” nella prima repubblica è morto da un pezzo.
Allora non si può che continuare con questo governo, per l’ordinaria amministrazione, fino ad un voto da fissare a fine settembre, eleggendo nel frattempo, con queste camere, il nuovo presidente della repubblica.
Su questo, a mio avviso, Berlusconi dovrebbe insistere e, questa volta, senza tollerare distinguo da parte di Fini e Casini.

Sì, perché adesso si aprono anche le rese dei conti nelle coalizioni, a sinistra e nel Centro Destra.
Della sinistra me ne frego.
Ritengo Prodi ormai bollito, ma sono fatti loro: personalmente, per nostro vantaggio, spero lo tengano come leader.

Mi interessa invece il Centro Destra.
Come avevo già scritto, ritengo che la Destra debba evolversi in una Grande Destra , che comprenda tutti coloro che, sotto sigle diverse, fanno parte della Casa delle Libertà.
Nella mia Grande Destra c’è spazio per chi è di osservanza
Liberale e Sociale
Cattolica e Libertaria
Federalista e Nazionalista.
E questa osmosi a Destra non può avvenire che sotto la leadership di Silvio Berlusconi, con Fini e Casini che dovranno fare ammenda, dimostrandosi consapevoli dell'errore commesso, per averlo lasciato solo contro tutti, quando veniva attaccato e quando il suo genio gli suggeriva i termini della campagna elettorale.
Silvio Berlusconi ha dimostrato di avere energia e coraggio per fondare e guidare la Grande Destra alle nuove, inevitabili, elezioni anticipate.
Ma nessun aiuto alla sinistra, nessun puntello, nessun inciucio.
Gli oltre (con i Connazionali all’estero) 19 milioni di Italiani che hanno votato bene, a favore del Centro Destra, lo hanno fatto perché si considerano distinti e distanti da questa sinistra infame ed espropriatrice e sarebbero fortemente delusi da un ribaltone e dal vedere i nostri parlamentari votare con quelli di sinistra.
Una Grande Destra che dovrà difendere con ogni mezzo a disposizione le conquiste e le riforme del Governo Berlusconi:
dalla scuola all’università,
dalla giustizia all’immigrazione,
dalle comunicazioni al federalismo,
dal fisco al diritto societario, a quello fallimentare, alle grandi opere, al mercato del lavoro, alle pensioni, al processo civile.
Una Grande Destra che impari la mobilitazione della sinistra e chiami a raccolta nelle piazze i milioni di Italiani che l’hanno votata nonostante l’occupazione mediatica della sinistra e il bavaglio imposto al Premier Berlusconi.
Una Grande Destra che abbia ben chiara la strada da intraprendere e la filosofia da proporre agli Italiani.
Più libertà per avere più benessere, questo significa meno stato nelle nostre vite e, a cascata, meno clientele, meno caste privilegiate, meno rottamazioni alla Fiat, meno agevolazioni per le fusioni bancarie, meno soldi alle iniziative del “volontariato” (niente sarebbe anche meglio, sennò che caspita di volontariato è ?) e a tuti quei rivoli che consumano senza produrre.
La Grande Destra deve comunicare che il progetto di Stato moderno resta intatto e già avviato.
Non possiamo dimenticare che questo voto è figlio della disinformazione e delle consorterie di interessi che hanno trovato in Prodi e in una sinistra senza valori, il loro strumento operativo.
E in tutto questo non possiamo dimenticare la necessità di una battaglia Ideale fondata sui Valori veri, morali e civili, contro la degenerazione politica e le aberrazioni dei costumi.
Non potremo trascurare di ribadire le nostre radici, Romane e Cristiane, che trovano pieno compimento nell’Occidente e nell’alleanza con gli Stati Uniti di Bush.
Per questo non potremmo accettare o condividere la strada con chi sotto ricatto dell’etrema sinistra, si è mostrato in tutti questi anni filopalestinese e filosaddamita, per pagare il pizzo ai suoi elettori no global e pacifinti: noi stiamo con Bush, non con i terroristi.
Se la Grande Destra saprà uscire dal prossimo regolamento di conti imboccando con decisione la strada indicata, allora potremo riprendere il cammino iniziato il 13 maggio 2001 e guardare con orgoglio di Italiani e fiducia al futuro, per noi e per i nostri figli, nel rispetto di quanto hanno fatto i nostri Padri.

Il domani appartiene a noi !


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10 aprile 2006

Le riforme di Berlusconi o le tasse di Prodi?


Ancora poche ore e i seggi saranno chiusi, i giochi saranno fatti.
Se ancora qualcuno dovesse essere incerto se andare a votare e cosa votare sappia che anche il suo voto potrà rinnovare il patto degli Italiani con la prosperità e la libertà, con la capacità e l’affidabilità, con la coerenza e la civiltà.
Chi pensasse “tanto il mio voto non serve” si assumerebbe la gravissima responsabilità di non poter accampare alcun diritto di mugugno se la sinistra vincesse e cominciasse a fare le uniche cosa che sa fare: opprimere, depredare i risparmi dei cittadini per dirottarli verso le clientele e le consorterie amiche, imbavagliare l’ Italia e gli Italiani, soffocandoci con una cappa di conformismo e di dirigismo statalista e sprecone, con l’unico risultato di scaricare le nostre incapacità sulle generazioni future.
La scelta è tra il navigare in mare aperto, fiduciosi delle nostre capacità o limitarci a bagnare i piedi nell’acqua del porto.
La scelta è tra vivere e sopravvivere, tra la grande impresa e il piccolo cabotaggio, tra l’essere vitali e l’essere degli zombi che si trascinano giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Si scontrano due filosofie di vita.
Una, quella della sinistra, ripropone il fallimentare approccio dirigista, di marca sovietica (infatti la grande maggioranza di quella coalizione è composta da comunisti, ex, neo, post che dir si voglia, sono sempre comunisti non pentiti ).
Una sinistra che guarda al passato, ad un assistenzialismo fondato sulle tasse e sull’esproprio, sull’intromissione e sul controllo delle vite altrui, sulla mortificazione del merito e delle capacità, per premiare la mediocrità e il grigiore: non a caso il leader è un Prodi smorto e incolore.
L’altra filosofia, quella che è sempre più caratterizzante il Centro Destra è quella della libertà, dell’impresa, dell’individuo, del merito: non a caso il leader è un brillante imprenditore di grande successo, Silvio Berlusconi.
Una filosofia che guarda al futuro perchè non si può continuare a basarsi su tasse e nel caricare gli errori sulle generazioni a venire.
Il passato rappresentato dalla sinistra, il passato dei garantiti, delle clientele e dei privilegiati, contro il futuro rappresentato dal Centro Destra, il futuro di chi produce, di chi rischia, della meritocrazia.
La scelta è tra le riforme di Berlusconi e del Centro Destra e le tasse di Prodi e della sinistra.
Ancora poche ore e chi avrà votato per il Centro Destra potrà orgogliosamente dire: io c’era.


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