Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

Web blacknights1.blogspot.com
penadimorte.blogspot.com svulazen.blogspot.com
Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

31 maggio 2006

La valenza politica delle amministrative


Sin da piccolo mi piaceva “essere contro”, fare quello che si dice “il bastian contrario” e la valutazione delle amministrative non fa eccezione.
Ho letto da sinistra ululati belluini su presunte vittorie, mentre negli ambienti liberali si è operata una sorta di autoflagellazione completamente a sproposito.
Le elezioni amministrative di domenica e lunedì non hanno cambiato proprio nulla rispetto alle elezioni politiche di aprile, anzi, semmai, dovrebbero dare consapevolezza al Centro Destra del proprio essere maggioranza nel paese, con l’obiettivo di rimuovere quell’unica causa che impedisce di esserlo numericamente (a parte le ombre e i fondati sospetti anche nel voto degli italiani all’estero) e che è l’astensionismo del proprio elettorato.
Si è visto e comprovato che quando gli Italiani vanno alle urne, gli itaglioni sono minoranza.
Si è visto e comprovato che gli Italiani hanno bisogno di essere scossi con temi e parole forti, come ha fatto Silvio Berlusconi, e che vogliono che altrettanto, come un sol uomo, faccia l’intera coalizione dei Centro Destra … cosa che non hanno fatto Fini e Casini.
In pratica la CdL ha funzionato a 2 cilindri anziché 4 e, ciononostante, ha sfiorato la vittoria alle politiche, indipendentemente dagli “errori” nei verbali degli scrutini in Italia e all’estero.
E nonostante abbia sempre avuto solo due cilindri, anche alle amministrative, pur scontando il forte aumento dell’astensionismo tra le proprie file, ha mantenuto i due capisaldi: Regione Sicilia e comune di Milano.
Non solo, ma pur in presenza di tale astensionismo, ha vinto nell’Italia trainante, certificando quel che Silvio Berlusconi asserisce da tempo: l’Italia che lavora, l’Italia che produce, l’Italia che crea ricchezza, l’Italia sana è Centro Destra.
A sinistra c’è l’italia che sperpera, l’italia clientelare, l’italia assistita, l’italia pauperista e terzomondista.
Sarebbe interessante vedere, a fronte di una secessione ideologica, quale delle due Italie riuscirebbe a progredire e prosperare
Prima di affrontare la questione dell’astensione, una breve nota sul voto.
Pochi i comuni e province al ballottaggio.
Ormai il bipolarismo all’italiana sta funzionando.
Rimangono ancora sacche di terzoforzismo, destinate solo a far perdere, più che ad avere un ruolo rilevante.
A mio avviso questo è un avallo alla legge elettorale nazionale che ha dato la possibilità ad ognuno di mantenere le proprie identità, pur facendo convogliare i voti in una coalizione.
E’ lo stesso principio delle votazioni amministrative: un cartello di partiti a favore di un candidato sindaco o presidente.
Sulla legge elettorale, tanto contestata, basterebbero un paio di ritocchi: il collegio nazionale anche per il senato e l’introduzione della preferenza.
Il problema: come motivare l’Italia sana a rinunciare al proprio, meritatissimo, riposo settimanale.
Le annuali scadenze elettorali hanno dimostrato che l’italia parassita vota perché dalla politica, quindi dalle varie amministrazioni ai vari livelli, trae quelle elargizioni clientelari che le consentono di sbarcare il lunario praticamente senza lavorare, a spese dell’Italia che produce.
La vignetta di Krancic pubblicata ieri ne il Giornale e che correda questa post, è molto simpatica, ma ingiusta.
Chi si astiene esercita un suo diritto naturale, come è ampiamente dimostrato nella patria della democrazia moderna: Gran Bretagna e Stati Uniti.
Ma questo va bene in quelle condizioni, dove, chiunque vinca, ha dei Valori fondanti comuni ed ha il concetto di Patria, e del suo interesse, ben impresso nel cuore e nella mente.
In Italia non vi sono tali condizioni.
Noi viviamo l’anomalia di una forte (circa 30%: i comunisti ex, post, neo vetero) presenza antisistema che ha come proprio obiettivo, mai riposto, lo sradicamento delle nostre radici democratiche, la soppressione delle nostre libertà, la statalizzazione e il centralismo delle attività liberali.
Un circa 30% che riesce ad entrare al governo grazie ad un quasi 20% di “utili idioti” che, dopo una vita spesa in partiti che si dichiaravano anticomunisti, adesso si sono prestati a fare la foglia di fico dei comunisti.
Siamo in una situazione sudamericana.
Allora dobbiamo trovare la chiave giusta per far scattare il meccanismo degli astensionisti, perché non si astengano più, ma vadano a votare, ancor più numerosi di quel che hanno fatto il 9 e 10 aprile, quando bastava pochissimo per superare anche gli “errori” nei verbali italiani ed esteri.
E questa chiave è parlare al … portafoglio degli astensionisti.
Volete voi, l’Italia che lavora, continuare a pagare per l’italia assistita ?
Volete voi, l’Italia che produce, continuare a pagare per l’italia clientelare ?
Volete voi, l’Italia che crea ricchezza, continuare a pagare per l’italia che spreca ?

Per evitare tutto ciò dovete solo e semplicemente ritardare di un paio d’ore l’inizio del vostro fine settimana.
Cominciando dal 25 giugno prossimo quando con un “SI’” potete dire “NO” alla sinistra, no agli sprechi, no alle tasse per l’assistenzialismo, no alle clientele.
Proseguendo con lo sciopero fiscale ben organizzato e attuato tramite una informativa capillare e un centro di supporto reso disponibile dai partiti della Casa delle Libertà.
Ma perché questo messaggio arrivi a destinazione è necessario che la Casa delle Libertà giri a 4 cilindri e non a due.
A Silvio Berlusconi e Umberto Bossi devono aggiungersi Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini, con gli stessi toni e argomenti dei primi due, abbandonando ogni velleità e ogni snobismo da “inglesi” in politica.
Purtroppo non siamo in Inghilterra o negli Stati Uniti, siamo in Sud America.

Entra ne

30 maggio 2006

C'è solo l'imbarazzo della scelta: immigrazione


Il prodino è appena all’inizio e dovremmo scrivere almeno un poker di post al giorno per segnalarne solo le “perle” più significative.
Dal “fermo” imposto ai lavori delle Grandi Opere, alla sollecitata vigliacca fuga dall’Iraq, alle rapine fiscali in arrivo, al tentativo di smantellare le riforme del Governo Berlusconi su scuola, giustizia, mercato del lavoro, alle reiterate bugie sui conti pubblici, sistematicamente smentite persino dalla loro europa che conferma la validità della finanziaria di Berlusconi e Tremonti.
Abbiamo solo l'imbarazzo della scelta per "sparare" sul prodino.
Qui, oggi, vogliamo però affrontare il tema dell’immigrazione.
La maggioranza nata dai verbali degli scrutini elettorali sui quali incombono ombre e fondati sospetti anche nel voto degli italiani estero mette in serio pericolo la stabilita sociale dell’Italia, ribaltando l’impostazione della legge Bossi-Fini, incentivando gli illegali ad approdare in Italia nella convinzione, indotta dalle incaute dichiarazioni degli estremisti di sinistra che vorrebbero fare dell’Italia un paese aperto alle invasioni.
E persino quello che sarebbe una “riserva della repubblica” assomiglia, per gli interessi degli italiani, all’indimenticabile Comunardo Niccolai, visto che con un perfetto autogol, il Viminale, il cui inquilino oggi è purtroppo Giuliano Amato (ricordate il 1992, quello che di notte ci sfilò dai nostri conti lo 0,6 per mille ? Proprio lui !) comunica che sì, le quote per il 2006 avevano fissato a 170.000 il numero dei lavoratori stranieri da ammettere, ma poiché le domande sono state 500000 allora … legalizziamo anche gli altri.
Come se in un cinema che ha 1000 posti, poiché il film che si proietta attrae pubblico, voilà, prendiamo dentro 3000.
Il disastro è servito.
Incidenti di piazza, gli incendi nelle periferie, un aumento della criminalità chi mettiamo alla gogna ?
E quando i normali cicli dell’economia, metteranno fuori dal posto di lavoro tutta quella massa di legalizzati – nel frattempo raggiunti da mogli, genitori, figli – chi dovrà mantenerli ?
Amato ? Prodi ? I sinistri in genere ?
Mi sa che quelli si limiteranno ad appiopparci nuove tasse
Ma non si può fare un discorso sull’immigrazione senza ricordare la parte migliore anche della Chiesa.
No, non certo Tettamanzi che strologa sul voto agli immigrati, bensì l’ex Arcivescovo di Bologna, Cardinale Giacomo Biffi che in un suo memorabile discorso, nel settembre 2000, aveva capito il problema e indicato anche la soluzione corretta.
Ne avevamo già parlato ne il Castello e crediamo sia opportuno ricordare alcuni brani del discorso del Cardinale.
A proposito della necessità di importare immigrati assimilabili:
Una consistente immissione di stranieri nella nostra penisola è accettabile e può riuscire anche benefica, purché ci si preoccupi seriamente di salvaguardare la fisionomia propria della nazione. L'Italia non è una landa deserta o semidisabitata, senza storia, senza tradizioni vive e vitali, senza una inconfondibile fisionomia culturale e spirituale, da popolare indiscriminatamente, come se non ci fosse un patrimonio tipico di umanesimo e di civiltà che non deve andare perduto.”
Ma il Cardinale non si fermava qui. Aggiungeva:
A questo fine, le concrete condizioni di partenza degli immigrati non sono ugualmente propizie; e le autorità non dovrebbero trascurare questo dato della questione. In una prospettiva realistica, andrebbero preferite (a parità di condizioni, soprattutto per quel che si riferisce all'onestà delle intenzioni e al corretto comportamento) le popolazioni cattoliche o almeno cristiane, alle quali l'inserimento risulta enormemente agevolato (per esempio i latino-americani, i filippini, gli eritrei, i provenienti da molti paesi dell'Est Europa, eccetera); poi gli asiatici (come i cinesi e i coreani), che hanno dimostrato di sapersi integrare con buona facilità, pur conservando i tratti distintivi della loro cultura. Questa linea di condotta - essendo "laicamente" motivata - non dovrebbe lasciarsi condizionare o disanimare nemmeno dalle possibili critiche sollevate dall'ambiente ecclesiastico o dalle organizzazioni cattoliche. Come si vede, si propone qui semplicemente il "criterio dell'inserimento più agevole e meno costoso": un criterio totalmente ed esplicitamente "laico", a proposito del quale evocare gli spettri del razzismo, della xenofobìa, della discriminazione religiosa, dell'ingerenza clericale e perfino della violazione della Costituzione, sarebbe un malinteso davvero mirabile e singolare; il quale, se effettivamente si verificasse, ci insinuerebbe qualche dubbio sulla perspicacia degli opinionisti e dei politici italiani."
E già 5 anni fa il Cardinale Biffi aveva lanciato un sicuro avvertimento sui musulmani, perché:
Gli islamici - nella stragrande maggioranza e con qualche eccezione - vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra "umanità", individuale e associata, in ciò che ha di più essenziale, di più prezioso, di più "laicamente" irrinunciabile: più o meno dichiaratamente, essi vengono a noi ben decisi a rimanere sostanzialmente "diversi", in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro.
E parlava anche del “principio di reciprocità”, spesso deriso dalle anime belle della sinistra:
Per quanto possa apparire estraneo alla nostra mentalità e persino paradossale, il solo modo efficace e non velleitario di promuovere il "principio di reciprocità" da parte di uno Stato davvero "laico" e davvero interessato alla diffusione delle libertà umane, sarebbe quello di consentire in Italia per i musulmani, sul piano delle istituzioni da autorizzare, solo ciò che nei paesi musulmani è effettivamente consentito per gli altri.”
E’ tutto ancora attualissimo.
Con l’aggravante che al governo ci sono quelli che hanno ancora nell’animo e nel cuore quella falce e martello con la quale si prefiggono di distruggere la società civile, sradicandone le radici ed essendo in questa azione demolitrice in compagnia del più retrivo fondamentalismo musulmano, di cui sono i naturali alleati come attestano le loro prese di posizione contrarie anche alla liberazione dell’Iraq.
Il nostro compito è impedire loro di portare a compimento un siffatto, perverso disegno.

Entra ne

29 maggio 2006

Governo ombra? No, Governo Luce !


In Inghilterra, patria indiscussa della democrazia consolidata che è insita nel dna delle persone.
In Inghilterra, dove l’alternanza di governo è consolidata e chi arriva non distrugge mai l’opera realizzata dal predecessore, semmai la migliora con una diversa sensibilità.
In Inghilterra dove gli schieramenti hanno comunque una visione comune dei Valori fondanti della nazione.
In Inghilterra la parte che siede all’opposizione costituisce un “governo ombra” nel quale personaggi politici (magari gli stessi ex ministri) continuano ad occuparsi del settore loro assegnato, per seguire le iniziative del governo, criticarle, proporre soluzioni alternative ed essere comunque pronti a subentrare senza soluzione di continuità.
In Italia, dove la democrazia ha bisogno di essere precisata nella sua componente “antiFascista nata dalla resistenza … bla … bla … bla …”.
In Italia dove l’alternanza porta la sinistra subentrante a porre come priorità di governo la distruzione di quanto realizzato dal Governo Berlusconi, nonché un “cazzeggioinutile e insignificante (veggasi alla voce “quote rosa”).
In Italia dove gli schieramenti sono talmente distinti e distanti da avere in comune solo la “cittadinanza italiana” scritta sul documento di identità, figurarsi se si può parlare di Valori fondanti comuni !
In Italia dove una maggioranza nata dai verbali degli scrutini elettorali sui quali incombono ombre e sospetti anche relativi al voto degli italiani all’estero, ha okkupato tutti vertici istituzionali, senza riflettere sulla precarietàprima che numerica, morale - di un siffatta maggioranza.
In questa Italia non si sente alcun bisogno di un governo ombra.
Costituirlo significherebbe fare sostanziale acquiescenza ad un risultato che Silvio Berlusconi fa bene a non riconoscere e sul quale richiedere una verifica accurata di verbali e schede.
Allora, se non è opportuno costituire un “governo ombra”, si costituisca un “Governo Luce” che dia rappresentanza e visibilità al 50% e più degli Italiani che non si riconoscono in Prodi e nella sua tax band vampiresca.
Un bel Governo dell’Italia Libera che indichi ai propri elettori modalità e comportamenti da tenere nei confronti delle leggi che la sinistra dovesse promulgare.
Organizzando la resistenza (quella vera) mediante mobilitazioni di piazza e scioperi fiscali.
E sfruttando le conoscenze e le amicizie che Silvio Berlusconi ha stretto in tutti questi anni, per rappresentare anche all’estero l’Italia sana, quella che lavora, quella produttiva, che crea ricchezza e non quella che distrugge, che scappa, che apre le porte all’invasione degli illegali.
Un Governo Luce che costituisse un fondo, con finanziamenti da scalare dalle tasse, per aiutare i disobbedienti civili alle politiche vampiresche della sinistra.
Un Governo Luce che organizzasse scuole private dove applicare la Riforma Moratti.
Un Governo Luce che promuovesse iniziative economiche fondate sui principi della libertà di mercato da contrapporre allo statalismo assistenzialista e clientelare della sinistra.
Un Governo Luce che continui a tenere i contatti con le aziende impegnate nelle Grandi Opere, ivi incluso il Ponte Silvio, per dare il massimo impulso ai lavori una volta che la parentesi sinistra sarà archiviata.
Questo “Governo Luce” darebbe agli Italiani una prospettiva positiva, un punto di riferimento e sarebbe pronto, prontissimo, a riprendere in mano anche le redini “ufficiali” del paese una volta che il governo prodi fosse abbattuto dalle sue contraddizioni e dalla veemente opposizione della maggioranza del Popolo.
Un Governo Luce da contrapporre a quell’ombra di governo che sta okkupando le istituzioni, per distruggere e non per costruire.

Entra ne

27 maggio 2006

Armageddon per la Libertà


Mercoledì a “Porta a porta”, poi “on the road”, nelle strade, nelle piazze, nei vicoli, comizi, tanta gente, molti a sostegno, qualcuno che insulta.
Silvio Berlusconi, per nostra fortuna, non ha seppellito l’ascia di guerra come sembra abbiano fatto le altre due “punte” (che somigliano sempre più a quei bidoni che arrivano in Italia dal Sud America da quando nel calcio hanno riaperto le frontiere) che si negano, sdegnosi, alla ottima idea di Berlusconi di scendere in piazza o di proclamare lo sciopero fiscale, preferendo lo sterile e lezioso palcoscenico dell’opposizione parlamentare.
E ancora una volta si dimostra che la vera anima, l’unico Leader che possa guidare la Casa delle Libertà alla riconquista del Palazzo da cui è stata estromessa con tante ombre e sospetti, è Silvio Berlusconi.
Un Leader che fa bene a non darsi per vinto e a non riconoscere la vittoria ad una sinistra che oltre alle note ombre adesso deve fare i conti anche con i brogli nel voto degli italiani all’ estero documentati dalle telecamere di Cult, confermati da uno insospettabile di simpatie berlusconiane, così come riportati da il Giornale .
Per molto meno, in altri paesi, si è fatta o sfiorata la rivoluzione, con i militanti e gli elettori che scendevano e occupavano le piazze – anche scontrandosi con la polizia, anche a rischio della propria vita - finchè non si provvedeva, magari con l’intervento di un organismo internazionale, a ripetere il voto.
Sembra strano quindi che le altre due “punte” del Centro Destra mostrino freddezza nei confronti delle due ipotesi che potrebbero veramente rimettere in gioco tutta l’okkupazione dei vertici istituzionali operata da una minoranza e, quindi, salvare l’Italia da una deriva marxista foriera di lutti e miserie.
Non ci si deve chiudere nei centri studi per “elaborare progetti” e non ci si può limitare a bei discorsi dai banchi dell’opposizione.
Si farebbe solo il gioco della sinistra che non aspetta altro che incanalare tutto in percorsi istituzionali, insabbiando le contestazioni ai risultati proclamati, addormentando lo spirito ribelle che pervade i moderati quando sono animati dalla indignazione e dalla volontà di ripristinare una legalità violata.
Come durante la campagna elettorale Silvio Berlusconi si trova un parsec più avanti degli altri leaders del Centro Destra.
Chiamare gli elettori del Centro Destra in piazza significa rafforzare i legami con un Popolo che non ha creduto alle bugie propinate per cinque anni dalla sinistra con l’aiuto dei “poteri forti” e che, invece, ha voluto confermare la fiducia a Berlusconi.
Procedere ad un ragionato sciopero fiscale come ha suggerito il quotidiano Libero , significa chiudere i rubinetti per le clientele funzionali alla sinistra, impedire il dispiegarsi di una politica da accattoni e da statalisti che riporterebbe l’Italia ai giorni nefasti
dell’Irap,
dell’eurotassa,
di Telekom Serbia,
degli aumenti degli estimi,
dei “lavoratori socialmente utili”,
delle assunzioni di decine di migliaia di guardie forestali in Calabria,
di una politica estera suddita di Parigi e Berlino e filomusulmana,
di una politica della sicurezza basata sulle amnistie (e con quale sicurezza per i cittadini onesti si fa presto a capirlo !),
di una politica dell’accoglienza che stimola l’invasione degli illegali,
di una politica basata sul veto degli ecoambientalisti ad ogni opera infrastrutturale necessaria per crescere;
di una politica del lavoro veterocomunista, basata su concezioni del lavoro superate da almeno 35 anni e su sindacati altrettanto obsoleti e sudamericani
.
Scendere in piazza: ora !
Sciopero fiscale: ora !
Indipendentemente dalle scelte che farà un governo di sinistra con il quale non può esservi alcun dialogo e che non possiamo riconoscere nella pienezza della sua legittimità finchè non saranno fugate tutte le ombre sugli scrutini elettorali in Italia e all’estero.
In piazza a “fare casino”, chiudendo i rubinetti delle entrate, per abbattere al più presto questo governo e tornare alle urne per l’Armageddon finale.

Entra ne

26 maggio 2006

Una Regina e 4 Moschettieri per Re Silvio


Dopo che la sinistra ha ottenuto una maggioranza nata dai verbali degli scrutini elettorali sui quali incombono ombre e sospetti, puntellata anche da altrettante ombre e sospetti sulle elezioni tra gli italiani all’estero è ora il turno delle elezioni amministrative, importanti più di altre volte perché ad essere chiamate alle urne sono 4 grandi città (Milano, Roma, Torino e Napoli) e una regione (Sicilia) quantitavamente e qualitativamente “pesante” nella politica italiana.
Può sembrare un caso ma abbiamo i Quattro Moschettieri e la Regina, come nel più celebre romanzo di Dumas.
Re Silvio è stato spodestato con metodi e strumenti che definire “dubbi” è forse una concessione al “politicamente corretto”.
I giacobini, dell’ala più retriva e giustizialista alla Robespierre, hanno fatto piazza pulita di tutto ciò che potevano ingerire, segno di una atavica e insaziabile fame di potere per il potere.
In aggiunta, pur essendo e sapendo di esserlo, minoranza, stanno estendendo la metastasi che rappresentano anche al mondo del calcio.
Le prime uscite della sinistra di governo (abusivo ?) sono devastanti per l’Italia.
Si apprestano a fuggire dall’Iraq, rinverdendo la fama ballerina del nostro paese, dopo che per 5 anni eravamo riusciti a far dimenticare le nostre badogliate.
Si apprestano a regolarizzare mezzo milione di illegali, aprendo altre 500000 porte all’invasione di diseredati che nulla hanno a che spartire con la nostra cultura e il nostro retroterra storico e sociale.
Dracula è tornato ad affilare i denti per dissanguare i nostri risparmi, aumentando tasse, balzelli e ripristinando quelli che il Governo Berlusconi aveva cancellato.
Le Grandi Opere, necessarie per fare da volano alla ripresa economica e sociale di molte lande abbandonate del paese, vengono fermate sul nascere, a costo anche di pagare miliardi di penali, pur di impedirne la realizzazione.
La borsa dal momento in cui furono annunciati i risultati elettorali ha perso tutto (e più) di quel che aveva guadagnato dall’inizio dell’anno.
Una finta maggioranza, in spregio alla vera maggioranza di questa nostra Italia, vuole aprire, dopo le porte di ingresso per chi proviene dall’estero, anche le porte di chi è stato messo in gattabuia per aver commesso dei reati contro la persona e la proprietà, attraverso amnistie e grazie.
E questa sarebbe la “serenità” e la “felicità” che i giacobini di Mortadellòn volevano regalarci ?
Grazie: alla nostra serenità e felicità ci pensiamo da soli.
Basta che non mettiate le vostre avide e sudaticce manacce nelle nostre tasche.
Basta che non modifichiate la nostra politica estera, per poter andare in giro orgogliosi – e non vergognandoci – di essere Italiani.
Basta che lasciate gli invasori musulmani fuori dai nostri confini.
Basta che, invece, lasciate i criminali condannati con sentenza passata in giudicato dentro le carceri (magari obbligandoli a fare lavori utili alla comunità che deve persino mantenerli).
Basta che facciate proseguire i lavori per le opere infrastrutturali di cui l’Italia ha assoluto bisogno, senza farci perdere altri anni.

In sostanza: basta che si ricontino i voti e, con il nuovo esito, torni a Palazzo Chigi l’unico Premier che possiamo riconoscere come tale: Silvio Berlusconi.
Casini ogni tanto (ultimamente sempre più spesso) dice cose intelligenti (quando evita di cercare di smarcarsi da Berlusconi): le elezioni amministrative saranno un primo avviso di sfratto per Prodi.
Ecco, cominciamo a sfrattare gli okkupanti votando :
MORATTI a Milano
ALEMANNO a Roma
BUTTIGLIONE a Torino
CUFFARO in Sicilia
MALVANO a Napoli.
I Quattro Moschettieri e la Regina di Re Silvio, per abbattere in fretta i giacobini di Mortadellòn.

Entra ne

25 maggio 2006

Preferisco Moggi a Borrelli


La saggezza popolare è tale perchè frutto dell’esperienza secolare di un popolo che ne ha viste di tutti i colori.
Così quando si dice “al peggio non c’è mai fine” oppure “cadere dalla padella nella brace” una ragione ci sarà stata perché si dica così.
Cesare era Cesare, ma ucciso lui prese il potere Antonio che a sua volta fu costretto prima a dividerlo in un triumvirato, poi ad arrendersi ad Augusto che trasformò la Repubblica in Impero.
L’Imperatore Claudio era sbeffeggiato e criticato.
Ma dopo arrivò Nerone.
Venendo a tempi più recenti dallo Scià Reza Palhevi, gli iraniani sono passati a Khomeini, perdendo tutto quel che avevano conquistato in termini di progresso civile.
E che dire del passaggio da Cossiga a Scalfaro ?
O da Berlusconi a Prodi ?
O, persino, da Ciampi a Napolitano ?
E gli esempi continuano.
Il calcio, travolto da intercettazioni e da una ondata di giustizialismo fondato sull’odio nei confronti della Juventus, prima al posto di Carraro nomina un ex senatore comunista, il quale a sua volta sceglie come capo ufficio inchieste nientepopodimeno che Francesco Saverio Borrelli, indimenticabile procuratore generale dell’epoca delle cosiddette “mani pulite”, che si rilevò poi più fumo che arrosto, tanto più per quelli che, portati via con gli schiavettoni come Enzo Carra, si sono poi messi al servizio (complesso di Stoccolma ?) dei loro aguzzini, riducendo il tutto alla eliminazione per via giudiziaria di chi ostacolava il disegno politico del PCI (democristiani e socialisti in persona dei loro principali esponenti Andreotti e Craxi) e nella persecuzione contro Berlusconi che è riuscito a raccogliere il testimone delle Forxe di Libertà contro i comunisti.
La finta maggioranza nata dai verbali degli scrutini elettorali sui quali incombono ombre e sospetti, continua nella sua okkupazione di tutto l’okkupabile.
Adesso anche il calcio che, dopo questa cura, si ridurrà a livello di oratorio.
Se il nuovo del calcio dev’essere rappresentato da un ex senatore comunista e dal Robespierre milanese, allora preferisco Moggi, preferisco altri dieci scudetti alla Juventus, preferisco vedere il Bologna in serie “A” per meriti acquisiti sul campo e non per le giugulatorie iniziative giustizialiste di Borrelli.
E leggiamo esilaranti interventi sul "conflitto di interessi", per cui non possono essere procuratori quelli che hanno parenti che giocano o allenano, mentre i procuratori degli allenatori non possono avere procure da giocatori.
A quando il "conflitto di interessi" per i figli degli attori che vogliono intraprendere quella carriera ?
A quando il "conflitto di interessi" per cui non può fare l'avvocato o il magistrato chi ha parenti avvocati o magistrati ?
A quando il "conflitto di interessi" per cui i figli dei professori non possono andare a scuola ?
E pensare che quando per una prima riforma che rendeva più complesso il passaggio tra i ruoli giudicanti e inquirenti della magistratura, hanno fatto giornate intere di sciopero !
Il "conflitto di interessi" è sempre altrui ...
Quel che, invece, dovrebbe essere messo all’indice è il vezzo di spifferare atti che dovrebbero essere coperti dal segreto istruttorio, per provocare una condanna nell’opinione pubblica prima ancora che siano acclarate eventuali responsabilità e violazioni di norme.
Una volta c’era “lotta continua”, adesso “persecuzione continua”.
E non posso invece che apprezzare uomini veri come Fabio Cannavaro, autentico Capitano, con la “C” maiuscola, degli Azzurri, che oggi non ha abbandonato, come i topi, la nave che affonda.
Ha elogiato Moggi perché “di calcio ne capisce” e ha condannato il “fuggi fuggi” di quanti cercano di prendere le distanze da uno che, non per grazia divina, ma per il suo duro lavoro, è arrivato ad essere una persona influente ed evidentemente ingombrante nel mondo del calcio.
Al peggio non c’è mai fine.
Cadere dalla padella alla brace.
Meglio la padella Moggi che la brace Borrelli.

Entra ne

24 maggio 2006

Erika De Nardo e Adriano Sofri


Sarà forse perché il genere “giallo” , letterario e cinematografico, è tra i miei preferiti assieme a quello western e di fantascienza, ma mi riesce difficile appassionarmi alle meschinità dei gossippari sui fatti di cronaca nera, siano essi riferiti alla vicenda Cogne, a quella di Diana Spencer o a quella di Erika De Nardo.
E’ però impossibile non leggere i titoli cubitali dei giornali e non vedere i servizi televisivi che trattano delle personali vicende e fanno ampia dietrologia su quei fatti e i loro protagonisti.
In questi giorni siamo stati letteralmente bombardati con la “libera uscita” di Erika De Nardo che, a cinque anni dall’evento che la vide protagonista negativa, è andata, con un permesso dal quale è regolarmente rientrata, a giocare una partita di pallavolo in un oratorio.
Con sorpresa ho notato che i fiumi di inchiostro che si spendono per sostenere la liberazione di un Adriano Sofri (condannato a 22 anni di cui scontati appena 8), assumono tonalità bavosamente giustizialiste se riferite ad Erika De Nardo (condannata a 16 anni di cui oltre 5 scontati).
Si punta il dito contro la mancanza di segni di pentimento … perché Sofri si è mai pentito, ha mai chiesto scusa alla vedova o ai figli del Commissario Luigi Calabresi ?
Ma, si dice, Sofri proclama la sua innocenza.
Peccato che, dopo ben 8 gradi di giudiziomai nessuno ha avuto tante opportunità di garanzia per contrastare le accuse –, Sofri sia stato condannato (ad una pena che personalmente considero assolutamente lieve, soprattutto per il modo in cui è scontata) persino da una magistratura pendente a sinistra come quella italiana.
E che dire del fatto che la De Nardo ha commesso il delitto per cui è stata condannata, da minorenne, quindi con una formazione culturale e una maturazione sicuramente incompleta, mentre Sofri è stato uno dei principali “cattivi maestri”, già maggiorenne ( e “vaccinato” si direbbe) e con la responsabilità aggiuntiva e aggravante di essere un “capo” politico ?
Perché questa stridente differenza di approccio nei confronti di una ragazzina – oggi certamente maturata - che forse neppure era pienamente consapevole dell’atrocità dei delitti commessi e uno che era ben consapevole di quello che faceva e ordinava di fare ?
Dove sono i giustificazionisti a tutti i costi ?
Non sarà che, nel nome dell’ideologia comunista, di cui è imbevuta la maggioranza nata dai verbali degli scrutini elettorali sui quali incombono molte ombre, anche i delitti più efferati trovano accaniti difensori, mentre se non ci si ripara dietro il comodo paravento ideologico, si rimane esposti al “rigore della legge” e, soprattutto, al giustizialismo vendicativo di chi vuole solo vendetta che, in questi casi, è “politicamente corretta” ?
Erika De Nardo e Adriano Sofri.
Se io fossi il presidente della repubblica, non grazierei nessuno dei due, perché ritengo che una pena vada scontata per intero.
Ma se proprio mi puntassero un fucile contro e fossi costretto a firmare la grazia per uno dei due, firmerei quella per la ragazza.
Perché Erika forse non capiva quello che faceva.
Sofri, invece, lo capiva benissimo
.

Entra ne

23 maggio 2006

Alzare tono e livello dello scontro


Una minoranza, basandosi su risultati emersi dai verbali degli scrutini elettorali sui quali gravano pesanti ombre ha spazzolato tutto quel che c’era da arraffare e ingurgitare.
A fine banchetto saltano fuori un paio di Carneadi che, solo perché nel paese dei ciechi gli orbi sono re, sono stati chiamati – da quella stessa minoranza - alle due prime cariche dello stato, per pontificare sulla necessità di “abbassare i toni .
Quei due sono gli stessi che, nei cinque anni precedenti, con il loro acquiescente silenzio, si sono resi correi della menzognera aggressività della sinistra, trasformatasi in odio distruttivo verso tutte le realizzazioni del Governo Berlusconi che, senza alcun progetto alternativo che non sia il ritorno ad un passato di miseria, terrore e morte, ora vorrebbero smantellare.
Le loro filippiche hanno, quindi il riscontro che meritano: no !
Invece di abbassare, bisogna alzare i toni e il livello dello scontro politico.
Troppo comodo aver messo a soqquadro l’Italia quando si era opposizione e ora, con una finta maggioranza, pretendere che il Centro Destra svolga una opposizione all’inglese !
Viceversa giorno dopo giorno, dovranno essere ricordati e si dovrà puntare l’indice contro le incoerenze e le miserie di una sinistra senza capo né coda.
Una sinistra che, se non contrastata con la dovuta energia, porterebbe l’Italia ad uno stallo produttivo e ad un regime basato sull’esproprio e sulla povertà indotta attraverso lo strumento fiscale.
Una sinistra che con le sue parole d’ordine (dalla fuga dall’Iraq, alla rinuncia alle Grandi Opere, dall’elogio delle tasse, a quello della “decrescita economica”, dai pacs al centralismo statalista, dall’asservimento delle politiche di governo ai sindacati, alla volontà di aprire le porte all'invasione musulmana) disegna un’Italia da operetta, ma di quelle peggiori e inguardabili.
Alzare, quindi, i toni e il livello dello scontro, perché ogni legge, ogni provvedimento, ogni esternazione dei sinistri sia accolta da un fuoco di sbarramento in parlamento e nelle piazze.
Ed è proprio sulla mobilitazione civile che i Leaders del Centro Destra dovranno puntare, per lanciare alla carica, contro questo governo uscito dai verbali degli scrutini elettorali, l’Italia migliore,l’Italia che lavora, l’Italia che produce, l’Italia che crea ricchezza.
Le elezioni amministrative in 4 importanti comuni e una regione significativa.
Il referendum del 25 e 26 giugno per confermare la Riforma Costituzionale in senso federalista.
Due tappe importanti anche se stanno cercando di gettare tra i piedi dell’opposizioni la distrazione dei mondiali di calcio e di tutte le vicende del principale sport italiano.
Una distrazione che, unita all’imminente periodo estivo, rischia di allentare e stemperare la tensione che, invece, dobbiamo tenere alta, perché ogni calo aiuterebbe il governo della sinistra a prolungare la sua vita e il contestuale affossamento delle speranze per un'Italia migliore.
La campagna elettorale, quindi, non si è conclusa il 10 aprile, non si concluderà il 28 maggio e neppure il 26 giugno.
Continuerà oltre, finchè gli "usurpatori" non saranno rispediti all’opposizione, collocazione loro più congeniale.
Ogni elettore del Centro Destra ha la possibilità di portare il suo mattone per la costruzione di un’Italia più ricca, più libera, più forte, perché ogni elettore del Centro Destra è, in questo frangente, parte di uno squadrone di Cavalleria lanciato alla carica contro i palazzi in cui si sono rifugiati i tristi epigoni di chi ha saputo solo portare miseria, terrore e morte.

Entra ne

22 maggio 2006

Dai Magnifici 7 ai 7 dal "voto immorale"


C’era una volta il West, dove anche i cattivi – come il personaggio interpretato da Henry Fonda nell’omonimo capolavoro di Sergio Leone – si riscattavano morendo con onore, affrontando a viso aperto la nemesi rappresentata da “Armonica” interpretato da Charles Bronson.
C’era una volta … forse da qualche parte lo spirito dei western, onore, lealtà, integrità, giustizia anche mettendo in gioco la propria vita, ci sarà ancora.
Non però nel senato della repubblica nata dalla resistenza antiFascista … bla … bla … bla …
Soprattutto quello spirito libero e giusto e forte, cantato in epici film come Ombre Rosse e Soldati a Cavallo e La conquista del West, non appartiene a quei personaggi che, premiati con laticlavio a vita per presunti meriti o per essere stati sette anni al vertice dello stato, si prestano ad alterare la volontà popolare votando al senato una fiducia che gli elettori del senato hanno negato a quella coalizione.
Ha detto bene il Presidente Silvio Berlusconi: un "voto immorale".
Così siamo passati dai Magnifici Sette ai sette dal voto immorale.
Se alla camere la dubbia maggioranza di 24000 voti uscita dai verbali degli scrutini elettorali sui quali insistono pesanti ombre trova comunque una giustificazione per chi crede ancora (?!?) nella regolarità (?!?!?) dei risultati proclamati, al senato non ci sono dubbi sul fatto che il voto popolare abbia dato una chiara maggioranza al Centro Destra, tradotta anche in una maggioranza di un voto in termini di seggi.
Ad alterare tale risultato sono stati i senatori eletti all’estero nei modi ampiamente contestati e che formano oggetto di formale ricorso da parte della Casa delle Libertà ma, soprattutto, il blocco dei senatori a vita che, surrettiziamente, puntellano una situazione che, diversamente, costringerebbe al ritorno alle urne per mancanza di fiducia al governo prodi.
In tale quadro il voto espresso, anche con iattanza (“sarò presente in ogni occasione importante” ha dichiarato la 97enne Levi Montalcini, con ciò manifestando la volontà di puntellare prodi in totale spregio della volontà espressa dagli elettori), dai senatori a vita, è uno schiaffo alla maggioranza degli elettori che hanno votato per il Centro Destra e i fischi che hanno accompagnato Andreotti, Ciampi, Colombo, Cossiga, Levi Montalcini, Pininfarina e Scalfaro sono non solo ampiamente giustificati e meritati, ma appena una briciola di ciò che gli elettori del Centro Destra dovrebbero riservare a costoro.
L’Italia che vogliamo, l’Italia produttiva, l’Italia che crea ricchezza, non è rappresentata da quei sepolcri imbiancati che si puntellano l’un l’altro per continuare ad arraffare l’arraffabile, come dimostra il costo del governo prodi, ben tre volte superiore a quello del Governo Berlusconi.
L’Italia che produce, l’Italia che lavora, l’Italia che crea ricchezza, non deve lavorare, produrre, creare ricchezza per mantenere quei figuri.
Silvio Berlusconi e i Leaders della Casa delle Libertà, agiscano, presto, con iniziative dirompenti, per dare agli Italiani veri un Governo Libero, lasciando agli itaglioni la sudditanza verso Prodi e i suoi commensali.

Entra ne

20 maggio 2006

Morti due volte


Una prima volta per la mano terrorista dei fanatici musulmani che li hanno a tradimento (proditoriamente ne è infatti, significativamente, un sinonimo …) aggrediti.
Una seconda volta con le dichiarazioni rese da Prodi in sede parlamentare, contrarie alla liberazione dell’Iraq.
Il presidente di un governo nato dai verbali degli scrutini elettorali sui quali incombono pesanti dubbi , si è permesso di vanificare il Sacrificio dei nostri Caduti in Iraq.
Morti per difendere la nostra Libertà e per diffondere la Libertà in quelle terre martoriate dal terrorismo musulmano e da satrapie foraggiate in passato dai paesi comunisti e difese ad oltranza dalle scorie comuniste in Italia che hanno manifestato perché l’Iraq non fosse liberato e, quindi, per mantenere al potere Saddam Hussein.
E se il figuro che ha riso e scherzato pochi giorni fa ai funerali di tre nostri Caduti è stato fatto ministro, adesso sappiamo che è perché il suo presidente che l’ha scelto non è migliore di lui, forse addirittura peggiore considerato il modo subdolo con il quale ha archiviato il Sacrificio dei nostri Caduti.
La spaccatura, la distanza, l’assoluta impossibilità di ogni convivenza con simili figuri diventa ogni giorno di più, evidente e chiara a tutti.
E dai verbali degli scrutini con relative ombre, ai comportamenti e discorsi offensivi per la Memoria dei Caduti, fino al voto dei senatori a vita che, tutti assieme, persino chi faceva finta di essere “super partes” fino a 5 giorni fa, hanno concesso la fiducia ad un governo persino timoroso di “andare sotto” al voto di fiducia.
I fischi indirizzati a quei sette sono stati tutti meritati e sono anche troppo poco nei confronti di chi dovrebbe rappresentare il meglio dell'Italia e che, invece, schierandosi, ha respinto oltre il 50% degli Italiani.
Un “filotto” che fa risaltare, ogni giorno di più quale sia lo spessore morale, etico, culturale, intellettuale e politico di questa inesistente maggioranza, tale solo per i verbali degli scrutini elettorali.
Chi doveva schierarsi si è schierato.
I “pontieri” in questa situazione non devono esistere, perché i ponti sono stati tutti fatti saltare dal comportamento aggressivo e menzognero tenuto dalla sinistra nei cinque anni di Governo Berlusconi e dall’arroganza, tipica dei mentecatti, che la stessa sinistra ha manifestato nell’okkupare i vertici istituzionali, senza ritegno e senza rispetto del 50% e più d’Italia che ha votato per il Centro Destra e non si riconosce e non riconosce tale okkupazione.
E’ ora che i Leaders del Centro Destra alzino il livello e i toni dello scontro, cominciando a chiamare i propri sostenitori "a fare casino" nelle piazze.

Entra ne

19 maggio 2006

Gli itaglioni contro il Ponte Silvio


La furia iconoclasta del governo nato dai verbali degli scrutini elettorali ha individuato i primi obiettivi: il ponte sullo stretto di Messina e la legge Biagi.
Sulla legge Biagi avremo modo di ritornare, visto che per meglio distruggere hanno pensato bene di duplicare il ministero del welfare.
Del resto, in base al noto principio per cui il peggiore dei nostri è comunque migliore del migliore dei loro, per raggiungere la produttività di un ministro del Governo di Silvio Berlusconi, a sinistra avrebbero bisogno anche di decuplicare i dicasteri.
Soprattutto se affidano un lavoro ad un sindacalista …
Il ponte sullo stretto di Messina, che affettuosamente abbiamo già in passato chiamato “Ponte Silvio”, è invece un simbolo della politica del “fare” che era espressione del Governo di Centro Destra.
Un fare produttivo e creatore di ricchezza contrapposto alla politica della devastazione che è propria della sinistra.
Non ci si può ragionevolmente aspettare altro da chi ha passato la vita nell’errore e nel distruggere e, ancora oggi, pur di okkupare i vertici istituzionali – sia pur con tutte le ombre che derivano dalla mancata verifica indipendente dei verbali e delle schede nulle – non ha avuto vergogna di allearsi con chi ha fatto della distruzione la politica abituale nelle proprie manifestazioni di piazza.
Il Ponte Silvio aveva già i fondi per essere realizzato.
Lanciata la gara di appalto, al via il progetto e poi una bellissima opera dell’ingegno e della capacità dell’Uomo.
Una prospettiva di lavoro per migliaia di persone, una prospettiva di apertura e di maggiori collegamenti, a costi inferiori, tra la Sicilia e la penisola.
Un volano per l’economia meridionale, attorno al quale si potranno lanciare ulteriori iniziative imprenditoriali, per strappare terreno alla mafia ed alla ndrangheta, riducendo progressivamente l’isolamento di vaste zone del territorio.
Ma per pensare in grande ci vogliono menti aperte e che sappiano proiettare visioni di un futuro ricco e non gramo come quello cui ci vogliono portare i verdi e i loro degni alleati comunisti.
Non possiamo, invero, pretendere aperture mentali da una sinistra che manifesta una congenita inferiorità culturale e intellettuale, al punto da aver paura della Libertà – che è anche libertà di mercato e nel mercato – per rifugiarsi nel più comodo protezionismo di un assistenzialismo statalista pagato da chi lavora a beneficio di chi è lavativo.
Così uno dei nuovi ministri del governo – quello indicato dal partito del Diliberto dalle “mani grondanti sangue” - si è scagliato contro il Ponte Silvio, subito appoggiato dal Pecoraro ridens ai funerali.
Se passasse la loro velleitaria posizione che guarda al passato, si perderebbero miliardi di finanziamenti europei, privati, probabilmente si dovrebbero pagare penali per tutte le attività avviate e, soprattutto, si perderebbe una occasione straordinaria di costruire la prima grande opera d’arte del terzo millennio.
Questi itaglioni che okkupano il governo sono tali e quali il sindacalista sindaco di Bologna che, per affermare la propria autorità, volle cambiare i progetti della metropolitana progettata da Guazzaloca e che aveva già ottenuto i finanziamenti per la sua realizzazione.
Oggi i bolognesi non hanno né i finanziamenti, né la metropolitana.
Siciliani e calabresi, grazie a quei figuri che altri itaglioni hanno eletto, rischiano di veder ancora una volta rinviata la costruzione del Ponte Silvio, a tutto beneficio delle cosche che potranno ancora sfruttare la povertà e l’isolamento di quelle terre.
I passatisti, i pauperisti che ci vorrebbero tutti in gramaglie, a scaldarci col fuoco, abitando nelle caverne, devono però rassegnarsi: l’Uomo ha sempre progredito a dispetto loro e dei loro antenati.
Il Ponte Silvio si farà, anche se con un ritardo da addebitare esclusivamente agli itaglioni che hanno mandato al governo (forse ...) queste scorie marxiste degne di essere rinchiuse per sempre in un museo degli errori e degli orrori.

Entra ne

18 maggio 2006

Un governo per gli itaglioni


Il governo nato dai verbali degli scrutini elettorali è stato alla fine formato.
Con lo scioglimento della riserva e il giuramento dei ministri calano sull’Italia le tenebre rosse.
Naturalmente è d’uopo augurare ogni male a questo governo, sperando che tanti malefici da parte del 50% (e forse più) degli Italiani possano scaramanticamente contribuire ad un veloce fallimento e cambiamento per tornare allo status quo ante.
Intanto è bastato che il "nuovo" governo giurasse per far crollare le borse: - 2,5% a Milano, come se si fosse tornati all'11 settembre ...
Ma la diffusione dell’elenco dei ministri è già un primo conforto per noi, visto il basso profilo dell’esecutivo composto e presieduto da vecchi tromboni della partitocrazia e dello statalismo più retrivo.
Così abbiamo funzionari di partito, boiardi di stato, burocrati della pubblica amministrazione, giovani e vecchie pasionarie e persino una “moglie di…”.
Questo governo si candida a spolpare i risparmi degli italiani (fortunatamente anche di quelli che li hanno votati, ma non solo loro, purtroppo) ed a riproporre formule consociative che appartengono al secolo passato.
E’ un governo privo di un progetto ideale e fondato solo sulla gestione del potere.
L’abuso del vecchio “manuale Cancelli” ha portato non solo a dosaggi farmaceutici delle varie componenti che compongono l’arlecchinesca compagine, ma persino ad un aumento dei ministeri, dei loro vice e sottosegretari da parte degli stessi che criticarono Silvio Berlusconi per il suo terzo esecutivo.
Da un Governo, come quello di Silvio Berlusconi, dove era ben rappresentata la società civile e produttiva creatrice di ricchezza, siamo tornati ad un governo ben rappresentativo di quella parte d’Italia che dissipa le risorse.
Per questo durerà finchè avranno qualcosa da assorbire e sprecare.
Dei singoli ministri val poco dire.
Sono grigi personaggi cresciuti tra i corridoi dei partiti, o delle partecipazioni statali o nella elefantiaca e improduttiva burocrazia italiana.
Saranno altrettanto grigi esecutori degli appetiti dei partiti di cui sono i referenti.
Oltre a salutare con soddisfazione lo scampato pericolo della Bonino alla Difesa, merita solo di biasimare la scelta di premiare con un ministero quel figuro che rideva e scherzava ai funerali dei nostri Militari assassinati in Iraq.
Ma anche quella scelta mostra al colto e all’inclita il basso profilo di questo esecutivo.
Adesso diamoci da fare per ostacolarlo in ogni modo.
E chi brinda per questo governo è solo un itaglione.

Entra ne

17 maggio 2006

Fuori le palle !


Oggi sull’Italia caleranno le tenebre rosse di un regime tanto arrogante quanto privo di valori morali, etici e ideali.
Una coalizione arlecchino, fondata sulla smania di potere di alcuni innestata nel tumore comunista che ha fatto metastasi nella nostra società, ha preso il potere con una maggioranza nata dai verbali degli scrutini elettorali.
E’ ora che i dirigenti della Casa delle Libertà depongano il fioretto e imbraccino la scure.
E’ ora di mostrare grinta e determinazione nel contrastare il potere di una sinistra che non ha la legittimazione del voto popolare.
Non più recriminare, non più il valzer degli inutili ricorsi a giunte elettorali che decidono a maggioranza, con quella maggioranza, ma atti concreti, dirompenti, che diano, anche alla comunità internazionale che dovrà imporre la verifica indipendente dei verbali e delle schede nulle, la misura dello scontro in atto in Italia.
Forza Italia e Lega, i due partiti più attivi devono dare all’elettorato del Centro Destra la copertura e lo stimolo per reagire alle imposizioni di un costituendo governo che non ci rappresenta neanche un po’ ed è totalmente estraneo agli interessi ed al sentimento di mezza (e forse più) Italia.
Si era parlato di sciopero fiscale, di manifestazioni di piazza, di ostruzionismo parlamentare.
Aspettiamo tutto questo e anche di più
.
Aspettiamo tradurre nei fatti, quelle parole chiare e nette di rifiuto di ogni collusione, di ogni condivisione delle scelte che prenderà il futuro governo di sinistra, con un unico, alto, obiettivo: abbatterlo nel più breve tempo possibile.
Silvio Berlusconi e tutti i leaders della Casa delle Libertà dovranno dare l’esempio per mettere in moto un meccanismo che metta alle corde, da subito, il futuro governo, senza concedergli alcuno sconto in parlamento, nelle istituzioni, all’estero e nel paese.
A ruota seguiranno sempre più cittadini desiderosi di chiudere in fretta una parentesi che si prospetta foriera di gravi danni per il nostro benessere, la nostra sicurezza e la nostra libertà.
Ognuno di noi faccia la sua parte.
E’ la goccia che scava la pietra e frantuma le montagne.
La “ribellione” di tanti, onesti, motivati, cittadini che lavorano e che non si riconoscono nel futuro governo Prodi, potrà scavare la tomba per il regime che si inaugurerà con lo scioglimento della riserva del “cattolico adulto” (!?!) che per due volte è riuscito a portare i comunisti al vertice dello stato.
Quegli stessi comunisti che i suoi antichi "amici" di partito democristiano, pur con tanti compromessi e cedimenti, erano pur sempre riusciti a tener fuori dal governo.
I veri Leaders si riconoscono quando si mettono in gioco, rischiando in proprio, affrontando anche ritorsioni, persecuzioni e prigione per motivare alla lotta i propri sostenitori.
Berlusconi, Bossi, Fini, Casini, Mussolini, date l’esempio, fateci vedere che l’Italia può sperare in un ritorno al futuro in tempi brevi: fuori le palle !


Entra ne

16 maggio 2006

Ne' amnistie, ne' indulti, ne' grazie


La sinistra ascende al potere, sotto ombre consistenti - che non provvedono a dissipare con l’unico sistema possibile: la verifica dei verbali e delle schede nulle – e subito inizia la kermesse sull’amnistia, indulto e, magari, la spinta per graziare criminali condannati con sentenza passata in giudicato.
Contemporaneamente, e non si sa quanto casualmente, viene gettato in pasto al pubblico l’osso saporito del presunto scandalo calcistico.
Ovvio il sospetto che si cerchi di distogliere l’attenzione da vicende ben più importanti, come, appunto, la proposta del comunista Bertinotti di amnistia.
Questo è uno di quei casi in cui ben vengano le “interferenze” del Vaticano nella vita politica dello stato laico e gli stessi che sembrano tarantolati e preda del ballo di S.Vito se il Papa o Ruini, nell’esercizio del loro Magistero, criticano aborto e pacs, non hanno vergogna a rinfacciare a chi si oppone all’amnistia le parole di Giovanni Paolo II o di un qualche cardinale della Curia romana.
Così dovremmo “dare un segnale di clemenza ai detenuti” ?
Peccato però che, come dimostrano le statistiche, ad ogni “segnale di clemenza per i detenuti”, aumentino i reati e allora ci domandiamo: perché si dovrebbero punire i cittadini onesti ?
Certo, quelli che hanno votato per la sinistra magari se lo meriterebbero anche, ma, purtroppo, la criminalità non verifica preventivamente il voto espresso dalle loro vittime, quindi rischieremmo di essere puniti anche noi.
Allora la risposta è un secco “no” all’amnistia, all’indulto, alla liberazione di criminali condannati con sentenza passata in giudicato (magari dopo ben 8 processi !!!) a tutela dei cittadini onesti, di quelli che hanno bisogno di un segnale di vicinanza dallo stato, non di menefreghismo.
Le carceri scoppiano ?
E’ sbagliato pensare di risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri liberando i criminali.
Costruiamone di nuove, più moderne e più sicure.
Espelliamo dall’Italia, invece di mantenerli nelle nostre carceri, tutti gli extracomunitari che vengono condannati.
Evitiamo di tenere in carcere persone in attesa di giudizio (o semplicemente sotto inchiesta), ad eccezione di chi si è reso responsabile di reati contro la persona.
Acceleriamo i processi, facendo in modo che i magistrati stiano meno in televisione, meno ad ascoltare intercettazioni, meno a fare politica e più in aula.
La riforma delle giustizia iniziata dal Governo Berlusconi andava proprio nel senso di richiamare una maggiore responsabilità della funzione dei magistrati, inquirenti e giudicanti, nell’uso degli strumenti e del tempo a disposizione.
La riforma dell’immigrazione del Governo Berlusconi forniva quelle norme necessarie a procedere celermente alla espulsione degli illegali, riducendo la potenziale criminalità sul nostro territorio.
Un criminale, condannato con sentenza passata in giudicato, deve scontare la sua pena, dal primo all’ultimo giorno, senza sconti, senza, soprattutto, aspettative di ridurre la condanna.
Liberare un criminale con un tratto di penna servirebbe solo ad avere nuove vittime tra i cittadini onesti.
E chi votasse per amnistie e indulti, ne sarebbe il primo responsabile e le avrebbe sulla coscienza (se mai ne avesse una).
Bene fanno Lega e Alleanza Nazionale ad opporsi con fermezza a tale ipotesi, anche con l’ostruzionismo se sarà necessario.

@


Entra ne

15 maggio 2006

Garantista anche sul calcio


Quando pochi giorni fa scrissi un post alle prime avvisaglie delle inchieste sul calcio espressi un’opinione in controcorrente relativamente alla vicenda che coinvolge il calcio.
Adesso che le prime pagine dei giornali sono libere da elezioni – e dai loro risultati che comunque restano sospetti e da verificare con una accurata riconta – il calcio, anche in prossimità del campionato del mondo di Germania, ha preso di forza la supremazia.
Si leggono fondi ponderosi, alti lai e querimonie, geremiadi e intemerate retoriche moralisticheggianti.
Hanno tutti un obiettivo: il marcio che sembrerebbe emergere nel calcio.
Moggi e la “triade” (chissà poi perché coinvolgere Bettega che non mi sembra neppure indagato !) fino a ieri portati ad esempio di come gestire una grande squadra, senza sperperare denaro, oggi sono sulla graticola.
E vi sono finiti anche presidenti di importanti squadre come Lazio e Fiorentina.
Per par condicio, i magistrati sono riusciti persino a tirare in ballo il Milan di Berlusconi (e ti pareva !) perché spulciando tra le intercettazioni hanno trovato il nome di un piccolo dirigente rossonero che non ho neppure trovato nel CdA milanista.
Tutto questo non mi convince.
Non ho mai fatto mistero di non nutrire fiducia nella nostra classe togata.
Mi sembra di rivivere la stagione confusa e ansiogena del 1991-1993, quando ogni giorno i magistrati apparivano in televisione e, dopo aver dichiarato “no comment” lasciavano trapelare di aver inviato avvisi di garanzia ai politici, per arrivare solo ad un pugno di condanne.
E si contavano gli avvisi collezionati da Craxi e da Citaristi (credo fosse il recordman, senza peraltro poi che abbia fatto un solo giorno di carcere) e da Tizio e da Caio.
Mi sembra di vedere lo stesso accanimento che si ha dal 1994 – quando decise di schierarsi contro i comunisti - nei confronti di Silvio Berlusconi.
E mi viene il sospetto che questa improvvisa accelerata aggressiva contro il mondo del calcio sia solo l’ennesima manovra per okkupare un altro pezzo della nostra società.
Ma questi sono solo sospetti.
Nel concreto c’è una serie di accuse che girano attorno a Luciano Moggi: ieri sull’altare, oggi nella polvere.
Mi verrebbe da chiedere quanti amici sono rimasti a Moggi, fino a ieri circondato da ammiratori e postulanti ?
E senza alcuna velleità di paragonarmi a Manzoni, mi vien da citare (a memoria, chiedo scusa per gli errori): “Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque. Quando con vece assidua, cadde, risorse e giacque di mille voci al sonito mista la sua non ha”.
E disgustano le dichiarazioni di personaggi come Veltroni che, dopo aver a suo tempo dichiarato di essere stato, sì, iscritto al PCI ma di non essere mai stato comunista (?!?), adesso ci riprova dichiarandosi non più juventino da tempo, perchè la "sua" Juventusa sarebbe quella di Charles e Sivori, praticamente alla presitoria.
A fronte di simili don Abbondio (e definirli così è concedere loro troppo onore !), mi verrebbe voglia di dichiararmi nuovo tifoso bianconero, se non fosse per l'allergia a tali colori che ho sin da quando seguo calcio e pallacanestro.
Ma si può pensare, addirittura, al “sequestro di persona” per aver chiuso negli spogliatoi un arbitro, cosa che appartiene al novero delle goliardate da scuola e da ufficio ?
Ma si può pensare ad una “associazione a delinquere” solo perché si parla di “dare una lezione” a qualcuno che ti si oppone ?
O perchè ci si lamenta di una scelta arbitrale ?
Ma si può pensare che gli arbitri e i dirigenti delle società calcistiche vivano in campane di vetro prive di comunicazione reciproca ?
Forse che i magistrati, che pure devono giudicare di cose ben più importanti di un fuorigioco o di un fallo da rigore, non interagiscono con i politici ?
E come farebbero allora ad accettare le candidature (abbondanti) alle elezioni ?
Forse che nel mondo degli affari le aziende più forti non esercitano pressioni per le “esclusive” o non minacciano di mettere fuori mercato i piccoli che cercano una strada autonoma ?
E gli errori ?
Su Il Giornale di sabato il giornalista Tony Damascelli raccontava la sua personale odissea per essersi trovato nella lista degli indagati pubblicata da un altro quotidiano.
E invece le sue telefonate intercettate non erano rilevanti ai fini del procedimento penale.
E un giornalista, a chi se non al Direttore Generale della principale squadra italiana dovrebbe telefonare ripetutamente ?
Nell’agosto scorso scrissi alcuni post sul calcio, partendo dalla retrocessione del mio Bologna (a proposito: nella stagione 1926-1927 lo scudetto fu vinto dal Torino e quando gli fu revocato per aver comprato una partita, quello non fu attribuito alla seconda classificata, il Bologna, appunto).
In uno auspicavo al ritorno dei “presidenti ricchi e scemi”, a prima della trasformazione delle società calcistiche in spa (legge 91/1981) e, soprattutto, prima delle trasformazioni di queste in società a fini di lucro: legge 18 novembre 1996 nr. 586, conversione del Decreto Legge 485 del 20 settembre 1996.
Sa osservare con attenzione la data: ebbene sì, pieno regime ulivista, governo Prodi.
Sarà un caso che con il ritorno – con tante ombre - della sinistra al governo sia scoppiata questa vicenda ?
Che distoglie l’attenzione dalle liti tra comari dell’Unione (dove siamo persino costretti a “tifareMastella alla Difesa pur di non vedervi seduta Emma Bonino ?) per la composizione del governo con una, nessuna, centomila vicepresidenze ?
Siamo sicuri che sia tutt’oro quello che luccica nei verbali fatti filtrare alla stampa ?
Siamo sicuri che tutto questo giustizialismo di marca robespierrana non sia pilotato per altri fini ?
E proprio alla vigilia dei campionati del mondo ?
Anche se può far piacere vedere la Juventus nella polvere (ma chissà che lo scopo non sia proprio quello di solleticare il pacere perverso di vedere i potenti in ginocchio) io rimango garantista e mi piace ricordare che vige ancora il principio di innocenza.

Intanto la Juventus ha vinto il suo 29° scudetto ... per ora.

Entra ne

13 maggio 2006

Non è tempo di partito unico


Mi punge vaghezza che sia cominciata la elaborazione del futuro della Casa delle Libertà.
Ieri su Il Giornale un interessante articolo di Paolo Del Debbio, con l’onore dell’editoriale, quindi dovrebbe essere la posizione ufficiale del quotidiano, che sostiene a spada tratta l’esigenza di procedere con il partito unico .
Sempre ieri anche Libero , il quotidiano diretto da Vittorio Feltri, affronta il tema con due pezzi che sostengono le opposte tesi.
Il Vicedirettore Renato Farina, argomenta, nel fondo, le ragioni contrarie al partito unico, mentre all’interno – in seconda pagina, però con maggior risalto – è Gennaro Malgieri (ex direttore de “Il Secolo d’Italia” quotidiano già missino ed ora di AN) a fare il controcanto favorevole al partito unico.
Fino all’approvazione della nuova legge elettorale (una buona legge, corrotta solo dall’intervento di Ciampi che ha preteso che il maggioritario al senato si applicasse a livello regionale e non nazionale: senza tale intervento non avremmo – nonostante i pesanti sospetti sui risultati dello scrutinio - tutti quei comunisti al vertice dello stato e ci staremmo attrezzando per nuove elezioni !) ero anch’io favorevole al partito unico.
Perché la logica dei collegi uninominali spinge alla unità, per evitare il disinteresse delle altre formazioni politiche là dove il candidato è un un diverso partito della coalizione.
Ma la nuova legge elettorale, ha sparigliato le carte e rimesso in gioco le identità delle singole formazioni politiche.
Lo stesso, inaspettato, successo di Forza Italia, trainata esclusivamente dal carisma di Silvio Berlusconi ha reso manifesto come il Centro Destra si identifichi nel Premier, senza il quale non ci sarebbe Casa delle Libertà (e speriamo che Napolitano non sia così intelligente da offrire il frutto avvelenato del laticlavio a vita a Berlusconi, che gli impedirebbe di capeggiare le nostre liste alla prossima consultazione elettorale).
Forza Italia è il paradosso di essere il più forte partito italiano, l’unico con un consenso da moderna democrazia e, nello stesso tempo, dipendere dalla capacità di raccogliere consensi di un solo Uomo.
Dietro Forza Italia ci sono tre partiti che, per le percentuali che raccolgono (17 – 14 e 10) sarebbero singolarmente marginali in ogni paese democratico.
Ma almeno il PCI/PDS/DS e AN sopravviverebbero anche senza i loro leaders, mentre probabilmente la Margherita si frantumerebbe.
Tornando al partito unico, la nuova legge elettorale, mi ha indotto a schierarmi contro tale ipotesi che annegherebbe le identità in un magma privo di pregio in un sistema proporzionale, lasciando ampio spazio alle formazioni minori e fortemente identitarie (come Rifondazione Comunista o la Lega) che facendo leva su battaglie specifiche, potrebbero raccogliere consensi sufficienti (come già si è verificato) per condizionare pesantemente i due colossi (dai piedi d’argilla).
La scelta del partito unico, soprattutto nel Centro Destra, rischierebbe per questo di far perdere molti consensi, non arrivando a totalizzare nell’unità la somma almeno dei singoli partiti che lo costituirebbero.
Ma c’è un problema ancora maggiore: la leadership.
Un partito unico avrebbe nel pollaio tanti galletti, tutti con la (spesso ingiustificata) pretesa di fare non solo goal, ma addirittura di essere “la” punta per eccellenza.
Abbiamo visto quanto si sia rischiato con la pretesa di Fini e Casini di prendere più voti di Berlusconi per diventare loro stessi il leader del Centro Destra, avendone l’ambizione ma non la capacità.
E Casini è nato e vissuto in quella Democrazia Cristiana che non si fece scrupolo di liquidare chi l’aveva portata alla vittoria, al Governo, Alcide De Gasperi, salvo poi piangerlo ogni anno il 19 agosto.
Il partito unico sarebbe quindi prodromico alla liquidazione di Berlusconi non per mano di un’azione giudiziaria o per scelta del Popolo, ma per una congiura di Palazzo, proprio interna alla Casa delle Libertà, finalizzata unicamente ad assumerne la guida.
E poiché non gli elettori, ma gli iscritti, votano ai congressi, Casini avrebbe buon gioco a far valere la sua pluriennale esperienza democristiana (come già fece Marini dall’organizzazione della Margherita, a favore di Rutelli e contro Parisi).
Finchè resta questa legge elettorale, non vi sono quindi i presupposti politici e di tecnica elettorale per procedere al partito unico, mentre vi è la reale necessità di operare, pur nella seprazione delle strutture, unitariamente, sotto la guida – che non dovrà più essere messa in discussione – di Silvio Berlusconi.

Entra ne

12 maggio 2006

La riscossa parte da Follini e Tabacci


Se la Casa delle Libertà vorrà far fruttare questi mesi di opposizione al regime, nato con molti sospetti di illegittimità, dovrà ripartire da Follini e Tabacci.
Sì, estromettendoli definitivamente dalla nostra coalizione.
Due vecchi arnesi – a dispetto dell’età – del moroteismo e della sinistra basista democristiana, sono il virus che ha impedito al Centro Destra una limpida vittoria.
Follini avrebbe scommesso sulla fine di Berlusconi (ed ha lavorato per ottenerla) e, in un momento di lucidità, ha ammesso che il recupero del Cavaliere non se lo sarebbe aspettato.
Dopo ha ricominciato a pugnalarlo alle spalle.
Fino al voto a favore di Napolitano quando tutta la Coalizione votava scheda bianca o Bossi.
Bene ha fatto il Ministro Giovanardi a puntare l’indice contro quei due, elementi sopravvissuti alla prima repubblica, quando lo sport praticato era impedire l’azione di un governo presieduto da un proprio compagno di partito, per vendersi sottobanco al PCI.
Follini e Tabacci possono purtroppo contare su un gruppo di senatori (4) che darebbero stabilità al governo di sinistra.
Dobbiamo preoccuparci di questo ?
Credo di no.
La natura intrinseca di quei due è tale che un’ora dopo essersi trasferiti nelle file della sinistra – che è la loro casa naturale – comincerebbero a fare danni su quel versante, pontificando e criticando.
Sono personaggi che sanno solo criticare e demolire, per questo il loro ambito è la sinistra.
Casini solitamente fa pochi errori di valutazione e si circonda di persone fidate.
Con Follini ha sbagliato.
I due si sono sempre rincorsi, sin dall’epoca del Movimento Giovanile DC, finchè Casini non è riuscito a prendere il sopravvento: e questo Follini, con il complesso di superiorità tipico del buon moroteo, non l’ha mai mandata giù.
E nel più tipico dei modi di questi intellettuali, cerca di fare il “Sansone” trascinando nella rovina tutta la Casa delle Libertà.
Non è un caso che il recupero del Centro Destra sia avvenuto quando, liquidato Follini, Casini ha ripreso in mano il partito, pur affidandolo ad un incolore Cesa, ampliando lo spazio di manovra della leadership di Berlusconi (mancando però quel guizzo in più – l’abolizione della par condicio, la legge bavaglio – che avrebbe consentito una larga vittoria grazie alla possibilità di fornire una informazione più corretta ai cittadini).
La rivincita del Centro Destra – ferme restando tutte le azioni per far luce sulle ombre degli scrutini elettorali - parte da Follini e Tabacci.
Dalla loro estromissione dalla Casa delle Libertà.
Per una opposizione al calor bianco e senza zavorra !

Entra ne

11 maggio 2006

Finchè c'è Silvio, c'è speranza


Giorgio Napolitano è stato eletto presidente della repubblica con i soli voti di una maggioranza uscita dalle elezioni del 9 e 10 aprile e sulla quale incombono pesanti ombre
In questo senso è comprensibile (e personalmente condivisibile) il dubbio espresso dal senatore Calderoli sul riconoscere un presidente così eletto.
Sulla persona ci siamo già espressi quando scrivemmo della sua nomina a senatore a vita e non sono stati certo questi 8 mesi a farci cambiare idea.
Ma la presidenza Napolitano rappresenta la discesa di un ulteriore gradino verso il fondo che si toccherà con la composizione del governo, a cominciare dal suo presidente.
Se Napolitano rappresenta comunque una soluzione migliore rispetto a D’Alema, resta pur sempre un comunista, con tutti i peccati originali di uno che è sempre rimasto ligio alle disposizioni del partito.
Gli aspetti tecnico-utilitaristici che ci hanno fatto scrivere come la presidenza Napolitano equivalga una riconferma di quella Ciampi non possono farci dimenticare le origini politiche e di parte del nuovo presidente.
Origini lontane per la sua militanza nel PCI/PDS/DS – la cui evoluzione è avvenuta sempre e solo dopo eventi che hanno visto dispensare miseria, terrore e morte – e origini vicine relative alla”maggioranza” che lo ha eletto.
Credo dover esprimere un pubblico ringraziamento alla Casa delle Libertà e, in particolare, a Silvio Berlusconi e alla Lega per non aver ceduto alla tentazione di un compromesso con la sinistra, che sarebbe equivalso a rinnegare tutto ciò che è stato realizzato in cinque anni e promesso in campagna elettorale.
Come elettore del Centro Destra mi sarei sentito tradito nel voto espresso se, per un qualsivoglia motivo, la “mia” Coalizione avesse votato non solo un comunista, ma uno qualsiasi appartenente alla sinistra.
Mi sento molto rassicurato dalla tenuta della “mia” Coalizione e auspico che prosegua su quella strada, perché il non votare Napolitano è un primo passo verso quella opposizione durissima, su ogni iniziativa e provvedimento di Prodi, che dovrà caratterizzare il Centro Destra.
Cominciando con il dare nuovo impulso alla contestazione dell’esito delle elezioni, portando i motivi di sospetto fino alle corti internazionali, con l’obiettivo di far dichiarare invalidi e nulli tutti gli atti di un parlamento così composto.
Proseguendo, nelle more dell’esito dei ricorsi, con l’ostruzionismo parlamentare e con chiare indicazioni agli elettori del Centro Destra per procedere con ogni azione atta ad impedire il dispiegamento dei provvedimenti della sinistra.
Chiamando il Popolo di Centro Destra a superare la sua naturale inclinazione all’individualismo, facendo il sacrificio di manifestazioni di piazza, magari evitando di obbligare a lunghe trasferte per una sola grande manifestazione e optando per tante e ripetute manifestazioni decentrate.
E per concludere non si può evitare di puntare l’indice della vergogna su quei politici, nominalmente cattolici o liberali, che hanno consentito al partito comunista di andare al governo nel 1996 e di tornarci ora, occupando, per di più, poltrone istituzionali di alto livello.
Con meno del 30% i comunisti (ex,post, neo, vetero non ha importanza) adesso hanno accesso alle leve istituzionali e di governo, grazie a quei signori che, secondo tradizione, saranno usati e gettati via non appena non avranno più bisogno di loro, come avvenne per Prodi nel 1998.
Il tempo che perderemo per rinnovare l’Italia sarà principalmente da addebitare loro.
Il Centro Destra faccia la sua parte, dando seguito ai toni della campagna elettorale: gli Italiani veri, sapranno rinnovargli la fiducia (che in realtà non ha mai perso).
E il Napolitano avrà, come unica somiglianza con S.M. Umberto II, la durata politica da ricordarsi come “il presidente di maggio”.

Entra ne