Nel 1961, per la regia di Val Guest, con Janet Munro e Bernard Braden, la Gran Bretagna produsse uno dei classici della fantascienza cinematografica: “The Day the Earth Caught Fire” tradotto in italiano con “… e la Terra prese fuoco”.
Alla fine del film, in attesa dell’esito dell’ultimo tentativo per salvare la Terra, le inquadrature mostrano il protagonista camminare lungo una via assolata e polverosa e i titoli, già predisposti, dei giornali, con la doppia versione: “La Terra è salva”, “La Terra è condannata”.
Ispirandomi a quella scena finale, anch’io mi sono portato avanti con i lavori, anche per non sovrapporre la scrittura di un post con la partita dell’Italia ed ho preparato due versioni: “L’Italia è salva”, “L’Italia è condannata”.
Salva, se avessero vinto i “SI’”, condannata se avessero vinto i “no”.
Questo cappello e la parte relativa al “dopo referendum” è uguale, cambia la parte centrale sulla valutazione del risultato e questo perché credo che indifferentemente, quello che c’è da fare per il Centro Destra non cambi, anche se lo spirito e la possibilità di accelerare i tempi è ben diverso.
Il referendum confermativo sulla Riforma Costituzionale è terminato con la vittoria della conservazione di ispirazione cattocomunista e dello status quo più ottuso.
Una qualunque persona, di media intelligenza, che non fosse stata accecata dall'odio ideologico avrebbe capito che la Riforma Costituzionale proposta era quanto di meglio fosse possibile realizzare.
Invece la sinistra cattocomunista ha preferito mistificare e costringerà l'Italia ad arrancare sempre più nelle retrovie del mondo civile, perchè le nostre istituzioni non sono all'altezza delle sfide globali.
Una proposta di rinnovamento e di proiezione nel futuro è stata bocciata dalla paura di liberarsi dalla tutela dello stato-mamma e di perdere qualche nicchia di privilegio che, comunque, perderanno nel futuro – e senza tanti ammortizzatori – perché la nostra Italia non sarà in grado di rispondere alle sollecitazione di un mondo cambiato rispetto al 1948 e la politica italiana è ingessata e sclerotizzata in vicende e schemi di 60 anni fa.
La percentuale non esaltante di votanti non cambia la sostanza delle cose, anche perché qui non c’è alcun quorum (che sarebbe comunque stato superato).
Piuttosto è significativa la spaccatura del paese che, ancora una volta, mostra come l’impostazione ideologica prevalga sulla ragionevolezza di un cambiamento necessario.
La vittoria del SI' nelle regioni più avanzate del Nord, ripropone e rilancia una, a questo punto più che legittima e fondata, aspirazione all'indipendenza, mediante una secessione pacifica come quella che portò alla separazione della Repubblica Ceca dalla Slovacchia.
Purtroppo l’Italia riprende la sua
deriva morale, civile, politica ed economica, interrotta solo per cinque anni con il
Governo Berlusconi.
Il voto segnala principalmente la
sfiducia dei cittadini sulla possibilità di cambiare, una
rassegnazione alla decadenza, che viene annegata con l’oblio che deriva dallo sport, dal benessere che tuttora abbiamo (ma in queste condizioni
non possiamo sapere ancora per quanto tempo), dalla perdita dei freni inibitori per l’esternazione di ogni capriccio, salvo però scandalizzarsi quando vengono estrapolate intercettazioni che mostrano i “potenti” dire e fare quelle stesse cose che noi diciamo o facciamo o pensiamo di fare.
Una
sfiducia che deve essere combattuta con
dosi massicce di Valori, di Ideali e di Progetti: è la strada che dovrà percorrere il
Centro Destra.
Le politiche, nonostante la grande performance di
Silvio Berlusconi e nonostante
Forza Italia sia nettamente il primo partito italiano, hanno visto una maggioranza parlamentare -
solo parlamentare e non popolare - nata per un (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di
ombre e sospetti anche per i voti delle
circoscrizioni estere.
La situazione evidenza un
estremismo ideologico della sinistra coniugato con un
immobilismo figlio della mancanza di un progetto concreto realmente condiviso.
Ciononostante
il piatto piange per il Centro Destra, per l’Italia e per gli Italiani.
Sarà difficile ottenere il
riconoscimento della vittoria politica e popolare del 9 e 10 aprile con la riconta che deve essere certificata da commissioni formate da una maggioranza che ha tutto l’interesse a confermare se stessa, le amministrative hanno visto una situazione di stallo, il referendum ci ha riportato alla costituzione degli Scalfaro e dei Ciampi, di un ‘epoca, cioè, in cui non avevamo neppure la televisione.
Guardiamo avanti.
Cosa possiamo fare per accelerare la fine del regime cattocomunista ?Due le premesse fondamentali.
1)
Evitare di dare agli elettori la benché minima idea che il Centro Destra possa sedersi ad un tavolo con la sinistra, con questa sinistra massimalista. Quindi rifiutare sistematicamente ogni fair play, ogni riconoscimento, ogni concessione alla sinistra: dicono di avere la maggioranza, che governino … se ci riescono.
2)
Smetterla con il parlare di “successione” a Silvio Berlusconi. A settanta anni (non ancora compiuti) Berlusconi è e può restare ancora, almeno per un altro decennio, come leader del Centro Destra, guidandoci per la seconda volta nella traversata del deserto per riprendere il cammino rivoluzionario – per le riforme che sono scaturite nella passata legislatura - interrotto il 9 e 10 aprile. In dieci anni, con Berlusconi di nuovo Premier, ci sarà il tempo per individuare un nuovo leader.
Poi ci sono le parti ideali, strategiche e tattiche.
In parlamento vogliamo i nostri
deputati e senatori sempre presenti e sempre pronti a votare contro il governo, qualunque argomento venga messo in discussione.
I nostri rappresentanti devono
marcare la differenza con la sinistra e dare agli elettori del Centro Destra la soddisfazione di vederli mordere i garretti dei cattocomunismi al governo, giorno dopo giorno, ora dopo ora, votazione dopo votazione.
In un modo tale da
difendere, con le unghie e con i denti, le Riforme del Governo Berlusconi e far sì che ogni provvedimento legislativo costringa la sinistra ad una battaglia all’ultimo sangue, senza alcuna concessione da parte dei nostri parlamentari.
I Leaders del Centro Destra devono evitare di offrire stampelle alla sinistra e in questo senso pessima è l'iniziativa dei centristi di Casini di offrirsi per votare il rifinanziamento della missione in Afghanistan, ripetendo l'errore del 1999, quando si diede copertura al governo D'Alema sul Kossovo.
Piuttosto rilanciare le iniziative, come lo
sciopero fiscale, che consentirebbero di
chiudere i rubinetti della spesa clientelare e parassitaria, mettendo all'angolo la sinistra che ha ora l'obbligo di pagare le cambiali firmate alle varie lobbies che l'hanno sostenuta.
A seconda della legge elettorale – che presumibilmente rimarrà quella attuale – avviare o una
federazione del Centro Destra (vigente una legge elettorale proporzionale) che possa trasformarsi rapidamente in un
partito unico del Centro Destra in caso di improvviso e non auspicabile accordo che porti al ripristino del maggioritario.
Aggregare comunque tutti, nessuno escluso, i partiti e i movimenti politici, sociali, sindacali e culturali, che il 9 e 10 aprile furono schierati con la Casa delle Libertà, che si riconoscano nel progetto di ammodernamento del paese, che, comunque, non siano di sinistra.
Aprire ai delusi della sinistra, a quegli ita
glioni che hanno capito di aver sbagliato, tornando così ad essere Italiani.
Ma su queli battaglie ?
Poche e chiare.
Riduzione delle tasseE’ e resta un
cavallo di battaglia per chiunque voglia combattere la tracimazione statalista e la deriva clientelare.
Obiettivo: una flat tax uguale per tutti, al più basso livello possibile che, personalmente, individuo nella famosa “decima” (10%) Romana, oltre la quale si considerava commettersi usura.
Far pagare i servizi al prezzo di costo ed rendere produttivi gli impieghi pubblici,
Dagli amministrativi ai docenti, dai magistrati ai trasporti.
FederalismoRilanciare la battaglia federalista per
decentrare competenze, aumentando quelle di esclusiva pertinenza delle realtà locali.
Presidenzialismo
Abbandonare l’idea del Primo Ministro da affiancare ad un Presidente della Repubblica, spesso tra loro in conflitto di personalità, per sposare l’idea di un
Presidente che sia Capo dello Stato e Capo del Governo, con forti poteri di direzione della politica che derivano essenzialmente dall’elezione popolare.
Identità nazionale
Rilanciare
la storia e la conoscenza delle nostre radici culturali, per riscoprire
la natura e le ragioni della nostra comunità statuale.
In questo quadro si provveda a
filtrare l’immigrazione, sulla base delle reali necessità nazionali, delle possibilità di accoglimento e della propensione – culturale, religiosa, politica – degli immigrati ad integrarsi nella nostra comunità, divenendo, al termine di un rigoroso processo non inferiore ai dieci anni, cittadini Italiani a tutti gli effetti.
Libertà di stampa e comunicazione
Basata sul
libero mercato.
Ciò significa revocare i finanziamenti pubblici sulla stampa e privatizzare completamente la Rai.
Giustizia giusta
Per avere fiducia nell’opera dei magistrati, questi devono essere in sintonia con il sentimento popolare e abbandonare ambizioni aristocratiche di interventismo in campi non loro.
Quindi si passi alla
divisione tra magistratura inquirente e giudicante.
I
pubblici ministeri siano eletti dal Popolo, abbiano un mandato a scadenza, così inseguiranno i criminali e non i riflettori che arrivano su inchieste basate su teoremi che, immancabilmente, colpiscono nemici politici.
I
giudici siano nominati tra avvocati, giuristi, docenti universitari di esperienza e che abbiano mostrato conoscenza delle leggi.
Non più magistrati allo sbaraglio che giudicano persone solo in virtù di un concorso, teorico, superato.
Nuovo statuto dei lavori
Perché
i sindacati tornino a fare i sindacati e non essere delle holding economico finanziarie con i loro CAF, Patronati e associazioni che si occupano di consumatori, case etc., ognuna delel queli percepisce un contributo statale.
I sindacati devono funzionare con i contributi degli iscritti.
Uno
statuto dei lavori che adegui le leggi italiane alla mutata realtà internazionale, perché non esistano più lavori in perdita e mantenuti dal contributo pubblico, con le tasse di tutti noi, solo per ragioni di basso clientelismo.
Siamo vicini a tutto questo ?
No, ma possiamo iniziare un percorso virtuoso per rilanciare l’Italia che marcisce attualmente sotto il tallone cattocomunista.
Ma, soprattutto:
NESSUN DIALOGO,
NESSUN CONTATTO,
NESSUNA CONCESSIONE:
L'ERRORE PIU' GRANDE SAREBBE SEPPELLIRE L'ASCIA DI GUERRA !
Rinunciare alla
netta e totale separazione nei confronti della sinistra non solo sarebbe un
salvagente nei confronti della acclarata incapacità dei cattocomunisti di sviluppare un progetto coerente di riforme, ma soprattutto sarebbe un
tradimento nei confronti degli elettori del Centro Destra, degli Italiani e dell'Italia che ha bisogno di tante cose, ma non di
inciuci politici.
In questo,
ruolo importante potranno avere i cittadini, singolarmente e associati in movimenti culturali e politici, organizzati in network come possono essere
Il Castello e
Tocque-ville.
Ma questo,
che più direttamente coinvolge lo strumento che stiamo utilizzando, merita una riflessione più approfondita e specifica, che svolgeremo nei prossimi giorni.
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