Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

Web blacknights1.blogspot.com
penadimorte.blogspot.com svulazen.blogspot.com
Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

30 dicembre 2007

Manuale di resistenza a Prodi

Il temporaneo presidente del consiglio ha tenuto una lunare conferenza stampa, reiterata da una intervista altrettanto lunare sul “fare” e sul “durare”, in cui, davanti a giornalisti evidentemente compiacenti, ha descritto un’Italia che non c’è.
E’ evidente la sua intenzione e convinzione di continuare su questa strada, con grave nocumento per l’Italia, la nostra economia pubblica e privata, la nostra immagine all’estero, la nostra sicurezza, la nostra stabilità, il nostro futuro.
In mancanza di ben più concrete azioni che solo ad alti livelli possono essere intraprese, fornisco a chi vorrà annotarsele, alcune indicazioni per resistere alla sinistra, fino alla svolta liberatoria che, prima o poi, arriverà.
1) Ricordare sempre i dubbi di legittimità che accompagnano questo governo sin dagli scrutini del 10 aprile 2006.
Il Presidente Berlusconi non ha mai riconosciuto la vittoria della sinistra e tutti gli elementi emersi sino ad ora fanno dubitare della effettiva esistenza di quel margine di 24000 voti che ci ha imposto 19 mesi di inutili salassi.
E ancor più lo fa dubitare la resistenza della sinistra a procedere ad un riconteggio completo e imparziale dei voti.
2) Approfittare di ogni occasione per far rilevare l’incompetenza del governo Prodi: dal decreto sicurezza pasticciato, all’inettitudine con cui si affronta il problema Alitalia, al dilettantismo economico con il quale propongono le leggi di bilancio.
3) Citare la grande stampa anglosassone (NYT e Times) che denuncia la tristezza e la povertà in cui è piombata l’Italia di Prodi.
4) Far rilevare come i personaggi ora al governo non abbiano altra professione che la politica e non siano stati in grado di costruirsi altra base economica se non con la politica.
5) Evidenziare le tasse che ci hanno sottratto risorse alle nostre spese private, la burocrazia che si sottrae tempo per i nostri affetti e affari, i pessimi servizi resi a fronte di spese così alte, la sanità pubblica con le sue carenze, i treni con i loro ritardi, i mutui le cui rate sono in continuo aumento.
6) Utilizzare ogni opportunità legale per evitare di pagare i balzelli a Prodi e contribuire a far saltare i suoi conti.
7) Evidenziare ogni episodio di cronaca nera per far risaltare quanto la legalità e la sicurezza siano completamente dimenticate nell’Italia di Prodi.
8) Sottolineare l’impossibilità di coesione della sinistra se non sulla base di interessi privati (il mantenimento delle poltrone) che significano solo costi per tutti i cittadini.
9) Ricordare le scalate bancarie e le azioni tese ad insabbiare le relative inchieste, ricordare che solo con la sinistra al governo i manager bancari hanno fatto ed hanno ripreso la loro politica idrovora dell’economia italiana con fusioni e acquisizioni di importanti società una volta pubbliche, con il compiacente silenzio del governo.
10) Smettere di guardare la Rai per boicottare le trasmissioni faziose di propaganda sinistra.
Lascio all’eventuale contributo degli amici che vorranno intervenire l’opportunità di integrare la lista descrivendo i modi per svolgere una resistenza attiva e passiva a Prodi fino a quando non sarà, finalmente !, abbattuto.
L’importante è insistere, non demordere, nella certezza che gutta cavat lapidem e anche un essere tetragono come Prodi potrà essere rimosso dal posto che occupa con tanta infamia e nessuna lode (tranne quelle con cui si imbroda da solo).
Buon Anno … e speriamo sia quello buono !

Entra ne

26 dicembre 2007

La Croce e la Spada

L’omelia della Messa di mezzanotte e la successiva allocuzione che ha accompagnato la benedizione Urbi et Orbi del Papa Benedetto XVI, sono state centrate su alcuni argomenti di pressante attualità ed universale rilevanza.
La pace nel mondo, le guerre, la povertà, la vita, la famiglia.
Il mondo che seguisse le indicazioni (tutte) del Pontefice sarebbe un mondo sicuramente migliore.
Benedetto XVI, come i suoi predecessori, nei suoi discorsi non parla però del mondo come è, ma come dovrebbe essere, indicando il traguardo cui aspirare e cui indirizzare le nostre energie.
Sono peraltro sicuro che alcuni improvvisati esegeti pontifici ricorderanno solo quel che può tornare utile alle loro tesi (pace, guerra, povertà) ignorando il resto (vita, famiglia) non meno importante.
Sempre nei giorni di Natale ho ascoltato un servizio sui Luoghi Sacri, su Betlemme, dove i cristiani, una volta maggioranza, ora sono appena il 20% della popolazione.
Situazione determinata dalla fuga dei cristiani da quelle terre.
Sono fuggiti perché vivevano in perenne stato d’assedio, con i palestinesi pronti sempre a farsi esplodere e gli israeliani altrettanto determinati stroncare il terrorismo.
In pratica hanno rinunciato a combattere per la loro terra, sperando di trovare rifugio altrove.
Quella dalla fuga dalla propria responsabilità nei confronti della propria gente e della propria storia, è un comportamento solo apparentemente "pacifista", in realtà è un invitare l'aggressore a proseguire nella sua politica violenta.
Non si deve scappare davanti all’aggressore, davanti alla violenza, ma ci si deve unire per contrastarla e respingerla.
I tanti inviti alla pace – teoricamente giusti – hanno questo lato negativo della medaglia: inducono a rinunciare a combattere per la propria libertà, per la propria terra, nella convinzione di poter trovare comunque un posto dove ricominciare, dove ricostruire quello che si è abbandonato.
Poteva essere vero una volta.
Vediamo come i Padri Pellegrini, perseguitati in Patria, partirono alla volta dell’America e fondarono quelli che sarebbero divenuti gli Stati Uniti.
Noi stessi, quando pensiamo di andarcene da un’Italia che non riconosciamo più come la nostra Patria, pensiamo all’Australia, agli Stati Uniti, alla Svizzera, senza considerare che quelle scelte si fanno sempre meno probabili e limitate a singole unità, non certo a migliaia di profughi che porterebbero là gli stessi problemi che stiamo conoscendo da noi.
E finiti i luoghi dove rifugiarsi scappando, saremmo comunque costretti a combattere (in situazione di debolezza) o a tradire la nostra storia e i nostri Avi abbracciando usi, religione, costumi e tradizioni altrui, di chi non ha esitato ad armarsi e a combattere.
I Romani conoscevano bene l’animo umano e coniarono un detto che ha tuttora un significato pieno: si vis pacem, para bellum, se vuoi vivere in pace, sii pronto alla guerra.
Allora la pace, la fratellanza, il ripudio della guerra, vanno bene come auspicio, come traguardo che rappresenti un valore comune e reciproco.
Ma, come sempre accade, altri valori ugualmente rilevanti come la libertà, la proprietà, la difesa della propria terra, le tradizioni, hanno bisogno di persone che non si diano alla fuga quando le cose vanno male, ma pronte a combattere.
Cosa sarebbe accaduto se dopo il Trasimeno e Canne i Romani fossero scappati chi in Grecia, chi altrove, lasciando campo libero al nemico ?
Questo vale davanti ad una invasione aggressiva e con le armi, così come davanti ad una invasione apparentemente pacifica ma che intanto occupa zone del nostro territorio, ci induce facendo leva su un malinteso senso di accoglienza a modificare, anzi ad alterare, a corrompere, le nostre leggi, le nostre abitudini, le nostra tradizioni.
Vale davanti ad un governo inetto e gabelliere, come davanti a bande di delinquenti che mettono a soqquadro una città.
Vale davanti al rapinatore che cerca di rubarti il portafoglio, come davanti all’assassino che spara al tabaccaio per un pugno di euro.
E’ la forza della ragione che ci deve indurre a combattere e non a scappare, a reagire e non a fare acquiescenza.
E’ la Croce che ci può indicare il mondo del domani al quale aspiriamo, ma è la Spada che difende quello che abbiamo sul quale costruire il futuro senza tradire il passato.
Pensiamoci, quando qualche politico di sinistra, sfruttando vergognosamente le parole del Pontefice, ci subissa di melense e vuote retoriche pauperiste e terzomondiste.
Pensiamo al perché, a Betlemme, i Cristiani, che erano maggioranza, ora sono solo il 20% della popolazione.

Entra ne

21 dicembre 2007

Caro Gesù Bambino

Da quanti anni non Ti scrivevo ?
Non saprei neppure dire quando fu l’ultima volta.
Forse quando il Bologna faceva tremare il mondo e “così si gioca solo in Paradiso” ?
O quando 4 ragazzotti di Liverpool cantavano Michelle e Fantomas minacciava il mondo assieme alla Spectre ma dovevano vedersela con Bond, James Bond e la sua licenza di uccidere ?
Gli abeti, i primi alberi di Natale che ricordo decorati a festa, furono piantati nel giardino di casa, sono cresciuti ed ora superano l’altezza dell’edificio e dalla finestra che è quella della mia camera da bambino riesco persino a toccarne alcuni rami.
E sono cresciuto anch’io … forse :-)
Cosa chiedevo allora, quando la notte di Natale scendeva e come tutti i bambini andavo a dormire sperando che Tu potessi esaudire i miei desideri ?
Non un trenino, non mi sono mai piaciuti.
Sicuramente dei soldatini, possibilmente delle “giacche blu”, nordisti o della Cavalleria Americana, sì proprio quella che a Brescia è tornata di moda grazie all’esposizione di pittori che il Far West hanno illustrato e tramandato, con buona pace dei Sioux di allora e di oggi.
E poi Salgari … ma, no, era qualche anno dopo.
Un completo da cow boy o uno da astronauta ?
Beh, anche oggi avrei qualche richiesta, tutte strettamente personali, ma una che posso rendere pubblica c’è.
E’ un regalo, un bellissimo regalo che faresti non solo a me, ma anche a milioni di italiani e, chissà, anche a milioni di cittadini di tutto il mondo per gli effetti indotti.
C’è un signore che, con altri 102 o 103 suoi compari, abbiamo perso ormai il conto di quanti sono, vive grazie al nostro lavoro, senza dare nulla in cambio, anzi più ci prende e meno ci dà.
Non siamo più neanche sicuri in casa nostra.
Ci aveva promesso la felicità e siamo in pieno incubo.
Caro Gesù Bambino, Tu sai che gli italiani sopperivano a tante carenze con l’allegria.
Oggi ci sono solo rimaste le carenze ed è scomparsa l’allegria.
Caro Gesù Bambino, il regalo che Ti chiedo, dopo tutti questi anni non è solo per me, è per una intera Nazione, per un Popolo oppresso e deriso, triste e sfiduciato.
Caro Gesù Bambino, fa che il giorno dell’Epifania, che tutte le feste si porta via, porti con se, lontano, senza più ritorno, anche Romano Prodi e il suo governo.

Entra ne

20 dicembre 2007

Italiani brava gente

Molti lavoratori dipendenti hanno già ricevuto le loro tredicesime.
La maggior parte sono state sorprese amare perché le aliquote vampiresche di Prodi e Visco hanno fatto scattare riduzioni da qualche decina a qualche centinaio di euro.
Il governo di sinistra, dopo aver pasticciato un semplicissimo decreto che doveva garantire più sicurezza ai cittadini onesti, espellendo torme di spostati, è stato costretto a lasciarlo decadere, in compenso ha gioito per la raccomandazione onu sulla moratoria per la pena di morte, dimostrandosi del tutto sbilanciato verso Caino.
L’inflazione è in risalita (2,4% a novembre).
La borsa è in picchiata.
Le ferrovie assorbono capitali ingenti e l’Alitalia è contesa a prezzi da asta fallimentare.
La Spagna ci ha superato in benessere e sentiamo il fiato della Grecia sul collo.
L’europa minaccia di revocarci i finanziamenti per la Tav.
Ad ogni picco di consumi di energia arriva l’allarme per il riscaldamento d’inverno e il condizionamento d’estate, in compenso stanno continuando a smantellare Caorso.
L’ignoranza dilaga nelle scuole (e anche in parlamento, visti i decreti che vengono confezionati e votati).
Il risultato elettorale del 2006 è ancora dubbio perché in quasi due anni non sono riusciti/non hanno voluto procedere al riconteggio dei voti.
L’elenco potrebbe continuare.
Un elenco che mostra quanto abbia ragione il New Tork Times nel dire che gli italiani sono tristi.
Ma gli italiani sono brava gente.
Un qualsiasi altro popolo avrebbe già stanato Prodi e i suoi a colpi di forcone.
Noi, invece ci limitiamo a mugugnare.
Italiani, brava gente.
Ma fino a quando ?

Entra ne

18 dicembre 2007

Perchè sfiduciarlo ?

Non sono d’accordo con la decisione del Centro Destra di proporre in senato una mozione di sfiducia a Tommaso Padoa Schioppa.
E’ vero.
L’acronimo all’economia ha sbagliato praticamente tutto.
Ci ha imposto una tassazione facendo acquiescenza alla voracità fiscale di Visco.
Ha tentato il “golpe” in Rai, subendo sconfitta con perdite sul caso Petroni.
Ha rimosso il Generale Speciale da Comandante della Guardia di Finanza, vedendolo reintegrato dal Tar.
Ha definito “bamboccioni” una consistente parte dell’Italia, senza offrire una valida alternativa lavorativa e, anzi, depauperando le nostre risorse, mette a rischio il lavoro di chi ce l’ha.
Ha proposto una finanziaria e, per ottenerne l’approvazione, l’ha fatta lievitare del 60% (per ora).
Tutto vero e anche di più.
Ognuno di questi sarebbe motivo per dimissioni (da parte di chi avesse l’onestà intellettuale e la dignità personale di ammettere il proprio fallimento come ministro) o per sfiduciarlo da parte di chi ne ha il potere.
Ma il problema non è Tps, il problema è il governo Prodi, dal suo presidente all’ultimo dei sottosegretari.
Il problema è una “maggioranza” composita e tale solo quando è in pericolo la poltrona.
Il problema è un parlamento delegittimato da uno scrutinio sul quale permangono dubbi e che riacquisterebbe autorevolezza solo al termine di un nuovo spoglio di tutte le schede effettuato da una parte terza (possibilmente straniera) o con il proprio scioglimento per chiamare nuovamente gli italiani alle urne.
Il problema è che, come sempre, “il pesce puzza dalla testa” e il povero Tps non è altro che un “ragazzo del coro” che opera ed agisce in linea con il resto della sua compagnia.
L’eventuale accoglimento della sfiducia a Tps, oltre a non risolvere il problema di fondo, con il sacrificio di un solo ministro, allungherebbe la durata del governo nel suo complesso, perché chiunque arrivasse dopo Tps, peggio non potrebbe fare e quindi darebbe una patina di rinnovamento al governo.
Magari accontenterebbe degli appetiti – ne potrebbero approfittare per un rimpasto – che paradossalmente rafforzerebbe il governo.
La sfiducia, decretata dagli italiani, è all’intero governo Prodi, alle istituzioni che da esso promanano ed alle scelte che esso ha fatto.
Il sacrificio di Tps potrebbe essere un favore a Prodi e l’ennesima delusione per i milioni di italiani che anelano al ritorno del Presidente Berlusconi a Palazzo Chigi.
Prodi, Tps, D’alema, Rutelli e il resto della compagnia restino assieme e cadano assieme.

Entra ne

16 dicembre 2007

Perchè a sinistra preferiscono Fini

La sinistra, priva di fantasia, ha alcuni canoni eterni, schemi ormai conosciutissimi come quelli di un allenatore sin troppo stagionato e prevedibile.
Si chiami Pci/Pds/Ds/Pd o Unione, la sinistra è adusa a sfruttare il denaro pubblico per la propria propaganda (vedi televisioni), a stringere inciuci con gli industriali (stampa ed economia), ad occupare posti pubblici per sbarcare il lunario e, non riuscendo nonostante tutto ciò a stabilirsi in permanenza al governo, a decidere – o tentare di decidere – anche chi debba essere il suo antagonista.
Così, a lungo, ha cercato di distinguere una “destra buona” da quella cattiva.
Immancabilmente quella “buona” è la destra più goffa, più arrendevole, più disponibile al compromesso.
Ma è anche la destra più debole e più portata alla sconfitta.
L’avvento del Presidente Berlusconi sulla scena politica ha da 14 anni impedito che la sinistra decidesse anche per la Destra e, anzi, per la prima volta dal dopo guerra, ha organicamente riunito tutte le anime della Destra e del Centro anticomunista.
Le conseguenze sono piovute sul capo del Presidente Berlusconi sotto forma di campagne di odio mediatico e persecuzione giudiziaria che, ancora non sono finite ma che, lungi dall’indebolirlo, lo hanno rafforzato nella considerazione e nell’immaginario del Popolo della Libertà (chi scrive, come chi legge anche saltuariamente queste note ben sa, è totalmente schierato con il Presidente Berlusconi, ma pochi sanno che nel biennio 1994 – 1996 era molto scettico sulla discesa in campo di un amico – che non rinnega tale qualità - di Craxi) anche in virtù del fatto che la sua resistenza alle aggressioni di ogni genere, senza arretrare di un millimetro, ne fanno l’archetipo del Vero Uomo di Destra.
Così la sinistra, tramite le sue diramazioni industrialeconomiche, cerca di rompere l’unità del Centro Destra solleticando le ambizioni di qualche personaggio di seconda o terza fila, beneficiato dal Presidente Berlusconi ma sommamente ambizioso.
Soprattutto se questo personaggio, qualora riuscisse nel suo intento di scalzare il Presidente Berlusconi dalla leadership, fosse, di per se, debole e, quindi, condizionabile.
E’ il caso di Gianfranco Fini.
Lo spazio che gli viene dedicato dalla stampa nemica (Corsera, Repubblica) è proporzionale all’interesse che la sinistra ha nel vederlo assiso sulla poltrona più alta del Centro Destra.
E il disgraziato risponde, si potrebbe dire, alle aspettative del nemico anche oggi, con l’intervista rilasciata a Vittorio Feltri su Libero, ipotizzando un Centro Destra (ovviamente a sua guida) che potrebbe fare a meno del Presidente Berlusconi.
Ecco il leader ideale (per la sinistra) del Centro Destra.
Uno che, nell’immaginario del Popolo della Libertà, rappresenterebbe solo colui che ha estromesso il legittimo titolare (quindi, come farei io, altri non voterebbero un Centro Destra a guida Fini).
Colui che ha mostrato vari cedimenti ideali (il voto agli immigrati, il referendum sulla fecondazione assistita, l’ostilità alla politica economica liberista di Tremonti e la parallela difesa degli assetti statalisti e assistenzialismi) , caratteriali (le livide battute contro gli alleati, a cominciare dal Presidente Berlusconi) e strategici (l’elefantino, il referendum elettorale, il rifiuto di alleanza con Rauti nel 1996, con Musumeci nel 2006 che hanno portato alla sconfitta il Centro Destra, ma anche le reazioni umorali alle scissioni della Mussolini e di Storace ed alle uscite di Santanchè ed altri).
Ma soprattutto Fini sarebbe ostaggio del suo passato nell’MSI che verrebbe rispolverato ogni due per tre qualora uscisse dal seminato di una “destra buona” e succube della sinistra, quindi eterna opposizione.
E qui ci stanno, per concludere, due paragoni storici.
Uno recente e relativo proprio a quest’ultimo aspetto della debolezza di Fini.
Ricordate Kurt Valdheim ?
Segretario Generale dell’Onu, con una posizione estremamente gradita al blocco comunista.
Al termine del suo mandato viene eletto presidente in Austria.
Finchè era utile con il suo terzomondismo nessuno era andato a sollevare questioni sul suo passato militare durante la guerra.
Divenuto presidente austriaco, eletto per il Centro Destra, divenne il bersaglio degli strali delle lobbies ebraiche.
Non era più utile e non fu difeso da nessuno tranne che dagli austriaci.
Terminò il suo mandato presidenziale bloccato Vienna perché nessuno voleva più riceverlo.
Finchè era comodo, tutti ossequiosi, quando la sua utilità venne meno, gli gettarono tra i piedi il suo passato.
Fini è nelle stesse condizioni, anche se il “peccato” di Fini è considerato da molti un merito, ma proprio per “mondarsi” di tale passato, Fini ha scontentato chi lo potrebbe aiutare, ma non potrà mai cancellare quel che è stato e che gli potrebbe tornare indietro come un boomerang.
Secondo richiamo storico.
Quando iniziò la decadenza della DC ?
Quando una congiura di palazzo riuscì ad accantonare il leader storico, Alcide De Gasperi.
Da quel momento iniziò un lento declino che ha portato al disfacimento della balena bianca, con continui cedimenti alla sinistra e la perdita secca di voti, l’apertura ai socialisti nel 1962 e i governi di centrosinistra organico dal 1964.
Ma tutto ebbe inizio nel 1953, quando De Gasperi fu accantonato da una congiura di palazzo, da quegli stessi che poi, ogni anno, il 19 agosto si recavano in Valsugana a commemorarne l’anniversario della morte.
Il Presidente Berlusconi è l’anima del Centro Destra e al momento non esistono eredi.
Ecco perché la sinistra, non sentendosi alla sua altezza in uno scontro elettorale, cerca di sottrarlo ai suoi elettori, sostenendo un candidato alternativo, più debole.
E francamente mi fa specie che qualcuno creda di fare il bene del Centro Destra sostenendo alternative al Popolo della Libertà ed al Presidente Berlusconi, come se le profferte della sinistra e dei suoi organi fossero sincere.
Come se la sinistra fosse così vogliosa di perdere, da suggerirci, “per il nostro bene”, il miglior candidato per ottenere la vittoria.

Entra ne

14 dicembre 2007

Adesso ci sfottono anche sull'immigrazione

Ieri Il Giornale conteneva una interessante e illuminante intervista al Governatore della Carinzia Jorg Haider, il Belzebù della destra austriaca.
A parte le considerazioni di politica interna austriaca – che ci interessano il giusto, cioè molto poco – di rilievo le dichiarazioni inerenti il trattamento dei clandestini.
Due frasi, in particolare, sanno di pesanti sfottò nei confronti della politica di accoglimento dell’Italia di Prodi:
Se la nostra polizia blocca un irregolare vicino al confine italiano e lui non ci dice da dove è venuto, noi lo rispediamo in Italia” la prima.
Perfetto.
Applicazione rigida e senza tanti giudici comprensivi che la manipolino, dei trattati europei e internazionali.
Haider non ne vuole sapere di caricarsi di oneri impropri e il clandestino lo rispedisce da dove è venuto o da dove si presume sia arrivato: l’Italia.
Ma Haider rincara anche la dose: “I pullman carichi di romeni li controlliamo finché non hanno superato la frontiera di Tarvisio”.
Benissimo !
Ormai si è sparsa la voce che l’Italia è un porto sicuro per i reietti di ogni etnia ed ecco che anche i nostri vicini ci utilizzano come discarica.
La legge Bossi Fini aveva rappresentato un tentativo di invertire una rotta (vocabolo da interpretare nell’accezione di disfatta) ma era essa stessa molto blanda per le necessità e per la gravità della situazione.
Nonostante, quindi, fosse una legge improntata più sul guanto di velluto che sul pugno di ferro, ha avuto l’ostilità preconcetta di tutta la sinistra e le “interpretazioni” di una magistratura che non perde occasione per autodelegittimarsi agli occhi del Popolo.
Così, quando dopo uno scrutinio che grida ancora vendetta la sinistra si è impossessata del potere, è venuto a cadere anche l’ultimo baluardo contro l’invasione degli illegali e sono fioccati provvedimenti lassisti e permissivi che ci hanno portato alla attuale situazione di insicurezza interna e di zimbello agli occhi dei ben più seri vicini.
Ogni tanto, a seguito di qualche episodio violento che colpisce particolarmente l’immaginario comune, vi sono dei tentativi di raddrizzare la barca, tentativi che vanno sistematicamente a naufragare, infrangendosi contro la pervicacia ideologica di una sinistra che vuole distruggere la nostra società.
C’è ancora speranza ?
C’è sempre speranza.
Ma perché questa non rimanga un auspicio di mero principio, dobbiamo tutti fare un passo avanti nell’impegno politico, anche se questo significa sacrificare un paio d’ore al giorno sottratte al lavoro e al riposo.
Questo significa essere attivi nella politica reale, cogliendo l’occasione della costituzione, dal basso, del Partito del Popolo della Libertà.
Impegnarsi all’interno di tale movimento significa partecipare alla rinascita della nazione e, magari, porre le basi per organizzare, conoscendo e collaborando con altri cittadini che la pensano come noi, localmente quelle pattuglie cittadine ormai necessaria a tutela dell sicurezza e della legalità.
Solo così potremo degnamente e dignitosamente rispondere agli Haider di turno che ci sfottono dalle colonne dei nostri stessi quotidiani.

Entra ne

12 dicembre 2007

Ora e sempre con Berlusconi

La notizia era nell’aria.
Il colpo da maestro della costituzione del Partito del Popolo della Libertà che ha riproposto (ma aveva mai perso quel ruolo ?) il Presidente Berlusconi al centro della politica italiana e con un Bertinotti che lo definisce “l’alfa e l’omega” della nostra politica, ha dato il via alla nuova aggressione, come ormai accade da 14 anni, contro l’Uomo che non si è piegato al politicamente corretto ed al teatrino dei pupi.
Se aggiungiamo il fallimento totale nell’azione del governo Prodi, capace solo di tassare e di impoverire gli italiani, si può capire come ad una situazione disperata si risponda con una mossa da disperati.
Il Presidente Berlusconi rappresenta la guida e il simbolo per chi combatte per la libertà di pensiero e di stampa in Italia, contro le consorterie dei gruppi di interessi che, poi, hanno un unico interesse: sottrarre denaro dalle nostre tasca per ridistribuirselo tra loro.
Anche recentemente, alla presentazione dell’ultimo libro di Vespa, ha espresso una tesi assolutamente contro corrente citando nuovamente un tabù italiano: il Duce, Benito Mussolini.
E quando durante una campagna elettorale nella primavera scorsa, a sostegno di un candidato sindaco poi eletto, ha parlato degli omosessuali dicendo “quelli stanno tutti dall’altra parte” ?
E il rapporto personale costruito con i principali leaders del mondo ?
Rapporto che uno come Prodi neanche può immaginare.
L’Uomo che non si è piegato ai teoremi delle toghe rosse è lo stesso Uomo che ha demolito, a colpi di ascolti, un moloch che sembrava inattaccabile: la televisione di stato.
Nel 1994, quando i partiti dell’allora pentapartito venivano dispersi dall’offensiva giudiziaria, anche a causa della debolezza morale e caratteriale dei loro funzionari, quando sembrava che l’Italia dovesse cadere preda dei comunisti della “gioiosa macchina da guerra” di Ochetto, il Presidente Berlusconi si inventò Forza Italia, recuperò alla dialettica politica i voti fino ad allora congelati dell’MSI e combinò una prima alleanza con l’emergente Lega Nord di Bossi.
Durò poco, ma la sinistra non resse ai problemi, esattamente come non sta reggendo ora.
Il Presidente Berlusconi seppe riorganizzarsi e vinse alla grande le elezioni del 2001.
Cinque anni trainando la carretta, cer5cando di trovare una sintesi tra le varie spinte corporative.
Questo fu un errore, per troppa condiscendenza nei confronti dei suoi beneficiati (Fini e Casini).
Fu un quinquennio durissimo, caratterizzato dall’aggressione musulmana con la dichiarazione di guerra dell’11 settembre.
Il Presidente Berlusconi seppe però scegliere l’Occidente, l’America e Bush e rimanere fermo su quella scelta, spesso difficile, alcune volte dolorosa.
Fu però un quinquennio di riforme: lavoro, pensioni, fisco, riduzione delle tasse, federalismo, giustizia, scuola, università, televisione, immigrazione.
Riforme che avevano posto le basi per una Italia forte proiettata nel futuro.
Alle elezioni era annunciata la vittoria a valanga della sinistra, invece, grazie solo ed esclusivamente alla sua caparbietà (certo non alla brillante assenza dei Fini e dei Casini protesi a sognare la sua eredità politica) sfiorò la vittoria, una vittoria che sembra sempre più stata scippata da uno scrutinio pieno di dubbi.
E il fare acquiescenza a quel risultato senza chiamarci in piazza fu un suo errore, ancora una volta per eccesso (colposo) di liberalismo.
Da subito emerse l’assoluta inettitudine della sinistra ad affrontare le sfide del mondo moderno, avendo Prodi solo una risposta: le tasse.
Ed avendo la sinistra solo un obiettivo: conservare la poltrona.
La sinistra è quindi frantumata ed ha davanti a se la sconfitta, qualunque sia il sistema elettorale.
Ha un solo modo per evitarla: eliminare il Presidente Berlusconi, sogno ricercato ma proibito per 14 anni.
Solo liquidando il Presidente Berlusconi la sinistra (o parte di essa) può sperare di mantenere le tanto agognate poltrone con le conseguenti elargizioni alle varie clientele verso le quali dirottare i denari sottratti ai singoli cittadini con le tasse.
Tanto più che appare del tutto evidente come un Centro Destra senza il Presidente Berlusconi sarebbe una coalizione divisa e priva di una figura che sappia aggregare un consistente numero di consensi (personalmente, ribadisco, non voterei alcuna coalizione guidata da Fini o Casini, piuttosto mi asterrei, non avendo alcuna fiducia in costoro).
Allora non vale la pena schierarsi, senza “se” e senza “ma” dalla parte del Presidente Berlusconi e, all’occorrenza, scendere anche in piazza per difendere il suo diritto a fare liberamente politica, che è poi il nostro diritto ad essere rappresentati da uno Statista e non da un funzionario di partito ?

Entra ne

11 dicembre 2007

Il teatrino dei pupi di partito

Se c’è un indice che dimostra come i politici hanno più a cuore la loro personale posizione degli interessi degli Italiani, queste giornate ne rappresentano la punta più evidente.
Nonostante in parlamento si discuta di provvedimenti che influenzeranno pesantemente la nostra economia e che incideranno sui nostri guadagni e le nostre possibilità di spesa individuali, i quotidiani sono pieni degli stucchevoli battibecchi sulla riforma elettorale.
Naturalmente tutti giustificano le loro proposte e i loro ostruzionismi con l’interesse generale.
Guarda caso, però, l’interesse generale coincide sempre con quello del partito di cui fanno parte i vari proponenti.
Così vediamo il solito inaffidabile Fini che se da un lato vorrebbe il bipolarismo e magari la sua trasformazione in bipartitismo, nel momento in cui questo potrebbe accadere con una riforma elettorale che assicurasse il bipartitismo ma con Berlusconi leader indiscusso dello schieramento di Centro Destra, voilà compie il solito tuffo carpiato con quintuplo avvitamento e si propone di impedirne l’approvazione.
Vi si insinua Casini con tutto il codazzo dei minori di sinistra che si sono resi conto di quanto la loro posizione diverrebbe marginale (ma ancora non hanno capito che l’unica loro speranza per continuare a “contare” è andare a votare con l’attuale sistema !).
Chi ci guadagna da tutto ciò ?
Innanzitutto Prodi che prolunga il suo rancido brodo, facendo leva sulle debolezze umane che portano dei cattolici (?) a votare a favore di norme che porterebbero a continui procedimenti penali contro la chiesa e i suoi ministri.
Ci guadagna anche Veltroni che deve ancora dimostrare di avere il controllo del partito presunto democratico dopo che è stato insediato per ordine delle segreterie che hanno deciso la costituzione di tale movimento.
Ci guadagna anche il Presidente Berlusconi che, in questo modo, ha il tempo per organizzare il suo nuovo Partito del Popolo della Libertà, studiando le variabili con o senza i riottosi rompiscatole, una volta alleati, Fini e Casini ( e sarebbe ora che a quei due venisse dato il benservito definitivo, costi quello che costi in termini di voti).
Ma ci perdiamo tutti noi.
Si dice (ed è vero) che il mondo globalizzato, il mondo moderno, corre a velocità superiore a quella di una volta.
I mezzi di comunicazione, di spostamento sono tali che accelerano decisioni e soluzioni.
Mentre da noi discutono di una riforma inutile, altrove decidono su quale energia puntare per liberarsi del ricatto petrolifero: noi siamo ancora avvinghiati al passato e legati da oleodotti a paesi spesso ostili, invece di dare con forza il via alla ricostruzione delel centrali nucleari.
In altre nazioni le linee ad alta velocità sono una realtà, da noi ancora devono decidere se farle.
In altri paesi la riduzione delle tasse è avviata, mentre da noi Prodi le tasse le ha aumentate.
In altri stati si sono affrontati i problemi della sicurezza, bypassando anche le normative europee, da noi un decreto da duecentomila espulsioni, si è ridotto ad un provvedimento che ha beccato solo qualche decina di sfigati.
Lo sciopero degli autotrasportatori rischia di rendere meno ricco il nostro Natale.
Speriamo di non dover arrivare al fondo, alle manifestazioni con le pentole vuote, prima che si inverta la rotta.
E si può invertire la rotta solo con nuove elezioni subito, con qualunque sistema elettorale, che facciano tornare a Palazzo Chigi, da dove non sarebbe mai dovuto uscire, il Presidente Berlusconi.

Entra ne

10 dicembre 2007

Autotrasportatori da Allende a Prodi

La vicenda di Prodi e della sua armata mi ispira sempre più il parallelo con l’infausta parabola di Salvador Allende tra il 1970 ed il 1973.
Eletto, come Allende, senza una maggioranza, Prodi governa, come Allende, con l’apporto determinante e ricattatorio dell’estrema sinistra.
Ostile, come Allende, agli Stati Uniti, Prodi, come Allende, è in quel posto grazie alle scelte opinabili – opinabilissime – della sinistra democristiana, allora quella di Rodomiro Tomic, oggi quella delle Bindi, dei Castagnetti, dei Franceschini, dei Marini.
Come Allende, Prodi ha perseguitato, con vessazioni fiscali, l’area produttiva della nazione e, come Allende, deve far fronte ad una crisi generalizzata di fiducia e di liquidità.
Come Allende, Prodi ha visto sfilare contro la sua politica milioni di cittadini, ha ricevuto ripetuti avvisi di sfratto mediante raccolte di firme e, come Allende, rimane aggrappato alla poltrona.
Come Allende, infine, Prodi deve affrontare un pesante sciopero, che sa molto di serrata, da parte degli autotrasportatori che in Italia, come nel Cile dei primi anni settanta, svolgono un ruolo essenziale nell’approvvigionamento di derrate e merci varie e che, come nel Cile di Allende, hanno subito pesanti ripercussioni da una politica comunisteggiante.
Lo sciopero degli autotrasportatori fu il penultimo capitolo della parabola politica e umana di Allende.
A seguire arrivò la parola “fine” scritta dal Generale Pinochet.
A me è sufficiente che lo sciopero degli autotrasportatori rappresenti il penultimo capitolo della parabola politica di Prodi.


Entra ne

09 dicembre 2007

Agire per reagire

Siamo all’ennesimo passaggio parlamentare di finanziaria e provvedimenti vari (welfare, sicurezza).
Siamo all’ennesima orgia di parole, dalle quali emerge solo che nessuno è contento di come vanno le cose (tranne Prodi), ma non assumono l’unico atteggiamento possibile per cambiarle: licenziare il governo e tornare alle urne.
Le strampalate tesi di Cossiga esposte per giustificare il salvagente offerto a Prodi sono la summa delle scuse dietro le quali si trincerano quanti hanno una fifa blu del dopo Prodi e, allora, preferiscono straparlare durante la settimana, ma votare disciplinatamente in aula.
A sentire i vari Di Pietro, Mastella, Dini (che pare si sia fatto intimidire da una donna sottosegretario !) mi sembra di tornare bambino, quando in televisione (rigorosamente in bianco e nero) appariva Capitan Fracassa.
Oppure, anche per ricorrere ad una citazione più colta, ai tempi del liceo quando, studiando la letteratura latina, arrivammo a Plauto ed al suo miles gloriosus.
Ma sono anche dichiarazioni da barzelletta, di quello che, dopo essersi assicurato di essere ben lontano e protetto dall’oggetto della sua indignazione, urla “trattenetemi sennò lo ammazzo”.
Non passa giorno, anzi non passa notiziario, che non si sentano affermazione del tipo: la maggioranza è finita, se non modificano quel dato provvedimento è crisi.
Naturalmente contraddetti dalla parte opposta della alleanza di sinistra e, soprattutto, dai comportamenti praticati.
Mastella ha votato a favore della repressione del libero pensiero con la norma contro la presunta omofobia, solo in cambio della promessa che sarà rimossa alla camera.
La sinistra minaccia di non votare il decreto se la stessa norma venisse tolta.
Di Pietro ha tuonato a favore della Forleo e di De Magistris, ma è sempre al governo adesso che la prima è stata “ghigliottinata” e il secondo sta per subire analoga sorte.
Dini aveva posto un limite all’incremento della spesa pubblica.
Ad ogni passaggio in commissione o in aula aumentano i capitoli di spesa, ma Dini, stoicamente, resiste nella maggioranza.
Bertinotti tre giorni fa ha affermato che il governo ha fallito e non ha saputo rispondere alle promesse elettorali che rappresentavano le aspirazioni degli elettori di sinistra.
Oggi ho sentito Bertinotti che dichiarava che la prospettiva del governo era quella di legislatura.
A proposito di elettori.
Il Presidente Berlusconi, sondaggi alla mano, ricorda che l’80% degli elettori sono contro Prodi.
A me colpisce di più quel 20% di favorevoli.
Cosa mai vedranno di positivo nel governo Prodi ?
O sono tutti “famigli” che hanno qualche interesse nel perpetuarsi dello stallo attuale perché ricevono elargizioni e benefit ?
Ecco, siamo in uno stallo che le parole, le dichiarazioni, la via parlamentare non possono e non riescono a rimuovere.
E per la nazione questo stallo è peggio di una rivoluzione, perché mentre noi cincischiamo i nostri competitors corrono.
E’ tanto peregrina la speranza di vedere il “peronistaSilvio Berlusconi chiamarci tutti nelle piazze per abbattere il governo con il metodo non violento della “rivoluzione arancione” già applicata in Ucraina (e non solo) ?
Non pensate che sia giunta l’ora di agire, per reagire ad uno stallo esiziale per la nostra economia che risente dell’assenza di un autentico progetto politico ?
I gazebo non bastano più, è ora di scendere in piazza per chiedere ed ottenere di tornare al voto e restare in piazza finchè non sarà concesso.
Ma per far questo è necessario che il Presidente Berlusconi promuova un altro strappo rispetto al perbenismo ed all’aplomb con il quale ha condotto la sua politica fino ad ora, mettendo in marcia ed innescando la grande forza popolare che ha aderito ai gazebo di Forza Italia e si è identificata nel Partito del Popolo della Libertà.

Entra ne

07 dicembre 2007

La "cosa Fiat"

Pierferdinando Casini, leader dell’Udc, già “cinno” della nidiata di Bisaglia e Forlani; Gianfranco Fini, ex pupillo di Giorgio Almirante, da alcuni anni instancabile giocatore ai quattro cantoni; Luca Cordero di Montezemolo, “figlioccio” di Gianni Agnelli, di professione multipresidente, si sono incontrati a cena.
Caratteristiche comuni ?
L’ambizione smodata che porta ognuno di questi ex “giovani di studio” a pensare a se stessi come salvatori della Patria.
Non riuscendoci da soli, soprattutto perchè individualmente scompaiono (come qualunque altro funzionario di partito, boiardo di stato o burocrate delle banche centrali) davanti a un Silvio Berlusconi, stanno forse pensando di mettere insieme le loro debolezze, credendo di realizzare una forza.
Sono tutti e tre “figli d’arte”, nel senso che senza i loro rispettivi mentori apparterrebbero alla “palude” della politica o della burocrazia confindustriale.
La loro aspirazione è quella di far rinascere il partitone delle poltrone di stato.
Casini per tradizione politica, Lcdm per tradizione industriale (la Fiat, come spesso sottolineato, è adusa a socializzare le perdite privatizzando i profitti, scaricando sul pubblico, grazie alle amicizie politiche, i costi derivanti dalla periodica incapacità del management a far fronte ai tempi che cambiano) e Fini per ... disperazione.
Mi ricordo il “biglietto da visita” che un deputato ora fedelissimo di Fini (al punto da lanciare Alleanza Nazionale a Bologna in una spericolata gara di inciucio con il sindaco comunista sulla sicurezza) presentò ai suoi esordi in consiglio comunale, definendo la Fiat come l’escrescenza tumorale dell’economia nazionale.
Chissà se oggi, nel rispetto della realpolitik del suo presidente, farà del Lingotto la sua Gerusalemme, con tanto di acquisto di auto Fiat (molti di noi hanno sempre avuto una particolare avversione per tutto ciò che è marchiato “Agnelli”, dalla Juventus, alla Ferrari, alla Fiat tanto che molti di noi non posseggono in famiglia auto Fiat e, per quel che mi riguarda, dovendo acquistare una vettura nuova mi rivolgerò, ancora una volta, ad un’altra casa ...) ?
Avrà futuro la “cosa Fiat” ?
Non credo che riuscirà a scalzare il primato del Partito del Popolo della Libertà che vede sempre più soggetti politici – oltre a singoli cittadini – disponibili a federarsi, ma, soprattutto, la nuova triade non è in grado di oscurare il Presidente Berlusconi.
Sono anni che i tre bazzicano gli ambienti politici e, ormai, hanno detto tutto e il contrario di tutto e la loro alleanza di interesse avrà vita finchè non si troveranno a dover decidere su chi occuperà i posti di rilievo, che potranno essere di governo o istituzionali.
Il difetto resta sempre quello del doroteismo che adesso ha contagiato anche Fini (ma cosa aspettano i suoi “colonnelli” ad esercitare il diritto di “golpe” ?).
La “cosa Fiat” non potrà che assumere quella tipica posizione di mezzo, nè carne, nè pesce, che tanti danni ha portato alla Nazione, esercitando l’arte del compromesso fine a se stesso e non per realizzare un progetto, sperando di rinverdire i fasti della politica dei due forni di andreottiana memoria.
Spiace vedere disperdere un patrimonio morale e ideale di cui, ancora, molti ritengono Alleanza Nazionale erede titolare, ma se ad un pranzo in compagnia non ci si nega mai, un’alleanza politica nel nome della Fiat e della balena bianca dovrebbe far riflettere attentamente sul triste destino (e repentino declino) che attende coloro che ancora pensano di vedere in Fini l’erede di Giorgio Almirante.
Tra parentesi.
Proprio a Bologna un consigliere comunale di A.N. ha salutato la compagnia per avvicinarsi non, in questo caso, a La Destra, ma al Partito del Popolo della Libertà.
Quella stessa Bologna che vede come capo gruppo in consiglio comunale per Forza Italia, Daniele Carella, missino, protagonista di tante battaglie – anche "sulla strada" – negli anni settanta e che già da alcuni anni ha abbandonato An, dimostrando perfetta conoscenza della situazione e di come si sarebbe evoluta.
La “cosa Fiat” potrà raccogliere adesioni, anche consistenti in termini elettorali, ma mai sufficienti per proporsi altro che come terzo partito, rendendo quindi sempre più precaria la nostra vita politica.
Una situazione paradossale che vede quelli come il sottoscritto, costituzionalmente ostili ad ogni approccio amichevole con la sinistra, auspicare la veloce conclusione dell’accordo tra il Presidente Berlusconi e Veltroni per la nuova legge elettorale (ma solo per quella) che metta fuori gioco le furbizie di triadi e “cose” varie.
Ci può essere un solo scopo utile e nobile nell’aprire un dialogo con la sinistra: mettere definitivamente fuori gioco i doroteismi, vecchi e nuovi, per arrivare ad un sistema in cui non ci siano ponti e pontieri, furbetti e furbastri, ma solo due progetti alternativi, senza commistioni.

Entra ne

05 dicembre 2007

Le chiacchiere stanno a zero

Il clima politico è pervaso da una serie infinite di chiacchiere (cui contribuisco anch’io con questo blog e questo post).
Siamo “tutti contro tutti”.
A sinistra come nel Centro Destra.
Ormai abbiamo appurato che aspirare ad un bipartitismo è una corbelleria, infatti il referendum è sostenuto da personaggi appartenenti alla marginalità politica come Mario Segni.
Nessuno rinuncia alla propria bandiera, come alla propria rendita di posizione.
Solo il Presidente Berlusconi ha tentato un colpo d’ala con il Partito del Popolo della Libertà, tentativo che ritengo vada sostenuto, nonostante le resistenze che esistono anche nella sua cerchia, come ultima speranza di risveglio della coscienza nazionale.
Almeno ha messo in luce l’estrema fragilità caratteriale di Gianfranco Fini che prima si lascia andare a reazioni umorali, poi rilascia una intervista nella quale si propone di riaprire con il Presidente Berlusconi quel dialogo che lo stesso Fini ha interrotto con la sua fuga in avanti, stoppata dall’iniziativa di Piazza San Babila.
E’ triste affermarlo, ma la “pancia” di questa nazione è meglio rappresentata dalle dichiarazioni estreme dei Caruso (da un lato) e dei Bettio (sul versante opposto) anche se, almeno, quest’ultimo si scusa.
Ogni giorno ha la sua lunga fila di dichiarazioni, risposte, precisazioni.
Ogni rappresentante eletto si sente in dovere di far conoscere la sua opinione … esattamente come ogni blogger, incluso chi scrive.
Ma sono solo parole.
I fatti li fanno i finanzieri d’assalto.
Dopo cinque anni in cui erano evidentemente tenuti a freno, da un anno e mezzo si sono realizzate tre grandi fusioni bancarie, è stata acquisita da una di queste banche la Telecom ed a buon punto anche l’Alitalia.
In compenso i treni continuano ad arrivare in ritardo, l’inflazione cresce come la benzina, il gasolio e i tassi dei mutui.
Gli ecoambientalisti continuano a raccontarci i film catastrofici di sempre, ipotizzando scenari da fine del mondo che non arriva mai (e magari sarebbe salutare pure un trauma ambientale).
Gli islamici continuano ad arrivare indisturbati in Italia e l’Iran si fa beffe degli allarmi sul suo programma nucleare riuscendo, chissà come, anche ad ingannare la CIA.
Già, non c’è più neppure la CIA dei miei venti anni
Sento palpabile la voglia di agire e mi piacerebbe essere un tassista romano che, con l’azione, ha obbligato alla resa Veltroni.
Dovremmo tutti imparare dai tassisti romani, perché di troppe chiacchiere muore una democrazia ma, soprattutto, muore una nazione.
Non si può discutere all’infinito, trattare, blaterare, senza un “gong” che ponga fine all’inutile pecoreccio e obblighi a passare all’azione.
Il Presidente Berlusconi non resti insensibile al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di lui.
Le chiacchiere stanno a zero, è ora di agire.

Entra ne

03 dicembre 2007

Mi sono preiscritto al Partito del Popolo della Libertà

Per la verità è da un decennio che, in senso lato, sono “iscritto al partito di Berlusconi”, anche quando in tasca avevo la tessera di Alleanza Nazionale abbandonata nel 2003 dopo le allucinanti dichiarazioni di Fini sul voto agli immigrati.
Già da una settimana ho sottoscritto via mail/fax (odio le code e quando l’ho vista al gazebo di Forza Italia ho fatto dietrofront e optato per il computer) la “preiscrizione” al Partito del Popolo della Libertà (come poi si chiamerà, francamente, mi interessa poco, per me potrebbe anche chiamarsi “Pippo” purchè agisca contro la sinistra nei termini indicati dal Presidente Berlusconi).
Ottima l’idea di una “prescrizione” che più che un impegno rappresenta un sostegno al Presidente Berlusconi.
Mi rendo anche conto che nel nuovo partito ci saranno persone con le quali ho poco a che spartire: radicali (ma spero che Capezzone scelga di affondare con Fini ), libertari, talebani del mercato e di Israele.
Ho valutato anche il pro ed il contro di certe definizioni fornite e continuamente rilanciate dallo stesso Presidente Berlusconi: partito dei moderati e dei liberali.
Io non sono né moderato, né liberale, sono un Conservatore, sono di Destra e anche di una Destra incazzata, come ha ben inquadrato il nostro sentimento l’on. Daniela Santanchè alla Assemblea Costituente de La Destra il 10 novembre scorso.
Allora, dirà qualcuno, perché non scegli La Destra ?
Perché anche nel partito della Santanchè e di Storace so di trovare persone con le quali ho poco a che spartire: antiberlusconiani per partito preso, antiamericani, talebani del sociale e dei palestinesi
Così come nella Lega, le cui idee di oggi condivido in gran parte soprattutto quando si parla di islam, immigrazione, omosessuali, sicurezza, permangono resistenze a collocarsi stabilmente in una area politica, mirando essenzialmente ad un progetto federalista.
Avrei potuto restare al di fuori di ogni partito, cosa che avrei fatto se il Presidente Berlusconi non avesse tirato fuori dal cilindro il coniglio del Partito del Popolo della Libertà, cioè una aggregazione che, potenzialmente e nelle espresse intenzioni del Leader, dovrebbe rappresentare l’intero mondo del Centro Destra.
Del resto fu proprio il Presidente Berlusconi che, intervenendo all’Assemblea Costituente de La Destra, affermò che il suo cuore ha vibrato all’unisono con quello della platea dei costituenti, ricevendone in cambio lealtà e solidarietà dopo gli attacchi di Fini e Casini.
Alla fine dei ragionamenti mi sono “preiscritto” al Partito del Popolo della Libertà perché può rappresentare la sintesi nella quale far confluire, mantenendone le identità, tutte le anime del Centro Destra, ognuna delle quali influirà a seconda del proprio peso elettorale e della propria capacità propositiva.
Mi sono “preiscritto” perché restare fuori da questa fase costituente significherebbe lasciare il proprio spazio ad altri che si allargherebbero, influendo nelle scelte, oltre la propria reale rappresentatività.
Mi sono “preiscritto” perché negli stati moderni è ora di finirla con l’eterno bla bla assembleare per passare all’azione che può essere concreta ed incidere solo se è uno solo al comando.
Mi sono quindi “preiscritto” per sostenere l’azione del Presidente Berlusconi, unica speranza per liberarci dal regime cattocomunista rappresentato da Prodi, anche se per realizzare ciò è necessario stringere un patto – rigorosamente limitato alla legge elettorale – con il diavolo rappresentato da Veltroni.

Entra ne

02 dicembre 2007

I Guerrieri del Nord a difesa delle nostre Radici

Venerdì 30 novembre a Bologna, Hotel Savoia Regency, la Lega Nord ha organizzato un incontro con la cittadinanza per ribadire il “no” alla moschea e l’impegno ad ostacolare ogni delibera o iniziativa in tal senso.
La giunta del sindaco forestiero aveva, infatti, deciso di permutare 6000 metri quadri di terreno per concedere ai musulmani la possibilità di costruire una moschea con relativo minareto, centro culturale, negozi e chissà quanto altro.
La Lega Nord e, a seguire, anche gli altri partiti del Centro Destra bolognese vi si opposero, denunciando la non congruità della permuta (con una perdita secca per le casse pubbliche), il rischio di affidare un simile strumento all’Ucoii (organizzazione islamica sicuramente poco moderata), il rischio di attrarre come una calamita (che diventerebbe una calamità per i cittadini bolognesi come è stato detto in sede di incontro) nuovi immigrati, l’irregolarità della delibera che, tra l’altro, prevedeva la costruzione della cittadella islamica sopra un terreno nel quale passa un oleodotto Nato.
Per combattere contro la scelta della giunta di sinistra furono organizzate assemblee pubbliche e raccolte le firme per un referendum cittadino.
Il sindaco forestiero ha quindi ritirato la delibera ma, con una ostinazione che meriterebbe miglior causa, ne proporrà un’altra, dimezzata negli spazi da concedere ai musulmani, ma con la medesima finalità di consegnare una parte del nostro territorio a chi ha, come “oggetto sociale”, il dominio sul mondo e l’imposizione della sua religione sul prossimo.
L’assemblea ha avuto una partecipazione massiccia.
Una sala con circa 400 posti a sedere era piena e con ascoltatori in piedi.
Intervenutio i segretari cittadino e regionale della Lega, l’on. Gianluca Pini che è stato l’artefice della battaglia contro la prima delibera filoislamica e, quindi, l’on. Roberto Maroni.
La Lega Nord ha confermato che non lascerà nulla di intentato per bloccare anche questa seconda delibera, confidando nel risveglio delle coscienze dei cittadini, anche di quelli che solitamente “non capiscono ma si adeguano”.
E che anche nella rossa San Donato siano sempre meno quelli che si adeguano, proprio perché capiscono benissimo la pericolosità delle scelte della giunta comunista, lo si rileva dalla preoccupazione che pervade i cittadini di un quartiere che dovrebbe subire, in prima battuta, l’onere di ospitare la moschea e annessi.
Le sensibili antenne dei partiti comunisti l’hanno recepito, tanto che non hanno alcuna intenzione di far votare i cittadini su questo tema che, invece, riguarda tutta Bologna e non solo, visto che quel tipo di moschea sarebbe un polo di attrazione per i musulmani residenti in Italia.
Facile l’ironia di Maroni sul sindaco sindacalista che, per cinque anni, reclamava la volontà popolare contro le decisioni del Governo Berlusconi e che adesso, quando tocceherebbe a lui dare la parola al Popolo, se ne guarda bene dal farlo.
La Lega Nord è attenta e con “le armi ai piedi” per contrastare l’insensata politica di una giunta che assume provvedimenti solo ideologici.
Come è dimostrato dallo sperpero di pubblico denaro (si parla di un milione di euro) per le “elezioni” di un inutile consiglio consultivo degli immigrati.
A sinistra sanno che la maggioranza degli Italiani non li voterà più, allora cercano di rimanere aggrappati alle poltrone con il voto degli immigrati, cioè di chi è totalmente estraneo, quando non ostile, alle Radici del Popolo Italiano, della Civiltà Occidentale, delle sane Tradizioni millenarie che vogliamo tramandare ai nostri figli e nipoti.
Tra poco più di venti giorni sarà Natale, una festa che per la cristianità significa la nascita del Salvatore, Figlio di Dio, ma che ha una origine, ancor più profonda nelle nostre terre, una origine nei Saturnalia della Civiltà Romana.
Noi festeggeremo il Natale, con tutti i simboli che ad esso appartengono e che ci sono cari sin dalla infanzia.
Non accetteremo di nasconderli per compiacere qualche fanatico dell’integrazione forzata e dell’apertura delle porte a chi ci vorrebbe cancellare dalla storia e dalla nostra terra.
L’impegno manifestato venerdì sera dalla Lega Nord è un patto che dovrebbe essere stretto da tutti gli Italiani: non faremo passare la svendita delle nostre Radici, delle nostre Tradizioni, della nostra Terra.
Come è stato detto in sede di incontro, non c’è motivo migliore per combattere se non combattere per la propria Terra, che ci è stata lasciata dai nostri Padri e che sarà dei nostri Figli.




@



Entra ne

30 novembre 2007

Silvio, non fidarti di Veltroni

E di nessun altro a sinistra.
Leggendo le prime indiscrezioni, valutazioni, dietrologie che appartengono ormai alla liturgia della politica, sembra che il Presidente Berlusconi dia credito a Veltroni di una reale volontà di rinnovamento.
Ma come si fa a credere ad un comunista ?
Veltroni è quello che si iscrisse giovanissimo al PCI, salvo poi, a muro crollato, dichiarare che non era mai stato comunista.
E’ quello che aveva affermato che dopo il Campidoglio per lui ci sarebbe stato il volontariato in Africa … oddio, nella sinistra italiana un po’ (magari anche più di un po’) di Africa c’è e magari ha pure bisogno di volontariato, ma credo che nessuno abbia inteso le parole di Veltroni in questo senso.
Veltroni è quello che capeggiò il referendum contro le sue televisioni al grido di “non si interrompe così un’emozione” e, infatti, gli Italiani non intesero interrompere il cammino delle televisioni libere.
Veltroni è l’incarnazione del buonismo lassista, forte con i deboli e debole con i forti.
E’ quello dell’apertura delle frontiere … purchè delinquino nel Nord e non a Roma.
Veltroni è, al tempo stesso, diavolo (comunista) e acqua santa (cattocomunisti), ha la pretesa di essere polo negativo e pure positivo, polo nord e polo sud.
Veltroni è l’archetipo dei tanti funzionari di partito che non hanno mai avuto altra occupazione se non nell’orbita politica, come può conciliarsi con un vero imprenditore ?
Veltroni è la sinistra, Berlusconi è la Destra: cosa possono mai avere in comune ?
Farsi irretire dalla tela veltroniana, significa disperdere il patrimonio di consensi che ha circondato il Capo del Centro Destra fintantoché ha caricato a testa bassa e senza alcuno spazio per il dialogo contro la sinistra.
Concedere una tregua, ancorché natalizia, ai comunisti significa allungare un brodo rancido i cui risultati cominciano tragicamente a vedersi (inflazione risalita in un colpo al 2,4%, l’euribor sul quale sono parametrati i tassi dei mutui balzato al 4,8%, la borsa in perdita secca del 5%).
Non uno degli indicatori economici oggettivi segna bel tempo grazie al governo Prodi che ha in Veltroni un sostenitore.
Per dirla con Di Pietro: che c’azzecchiamo noi con una congrega di comunisti e cattocomunisti ?
E, poi, che c’azzecca uno Statista come il Presidente Berlusconi con un funzionario di partito come Veltroni ?
All’incontro avrebbe dovuto inviare Bondi e Cicchetto, perché chi ha dato del “tu” a Bush, a Putin, a Blair, ad Aznar, non può abbassarsi a prender parte al teatrino della politica italiana !
Un dialogo con Veltroni e la sinistra avrebbe senso solo in un singolo, isolato e specifico caso: che si concordasse la legge elettorale e si fissasse, sin da ora, la data delle elezioni per la prossima primavera.
Ogni altra concessione aliena simpatie al Centro Destra per favorire i funzionari di partito – la “casta” - di sinistra, di centro e di destra.
Il Popolo della Libertà, domani e domenica, dovrà, con il proprio entusiasmo, fornire al proprio Leader, il Presidente Berlusconi, quelle motivazioni guerriere che il veltronismo, anche di alcuni suoi consiglieri, stanno cercando di raffreddare.

Entra ne