Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

31 gennaio 2007

Non ci sono più le stagioni di una volta !

Quante volte abbiamo sentito questa frase ?
E quando l’abbiamo sentita la prima volta ?
Esatto, quando eravamo piccoli ed erano i nostri nonni a pronunciarla.
In pratica, da sempre, le stagioni “non sono più come una volta”.
Solo che, adesso, questa naturale oscillazione nelle temperature di Madre Terra è diventata un business, con interessi economici che ne fanno un target commerciale.
Purtroppo per soddisfare questa esigenza prettamente di guadagno non si hanno remore nel lanciare catastrofici annunci, magari proiettati in un futuro quando potremmo non esserci più e quindi nessuno chiederà conto degli inutili allarmismi propalati, che assumono talvolta caratteristiche di autentico terrorismo psicologico ecoambientalista (da non confondere con il materiale terrorismo ecoambientalista che fa saltare in aria gli impianti di risalita nelle stazioni sciistiche).
Uno dice: ma quest’anno non c’è neve ed è più caldo.
E’ vero: ma l’anno scorso ?
E vi ricordate l’estate del 2002 con le alluvioni e quella del 2003, al contrario, con la “bolla africana ?
E vi ricordate gli anni tra il 1988 e il 1990, quando non c’era uno straccetto di neve su cui sciare ?
Grande pericolo !
Si sciolgono i poli !
Vi siete mai chiesti perché la Groenlandia si chiama “terra verde” se è tutta ricoperta di ghiaccio … oggi ?
La Madre Terra ha avuto oscillazioni nei secoli e nei millenni.
Le calotte polari si sono sciolte e si sono riformate.
Abbiamo avuto piccole glaciazioni
tra il 1400 e 1300 avanti Cristo,
tra il 900 e 300 sempre a.Ch.n.,
il 400 e 750,
poi nel 1150 e 1250
ed infine, tra il 1590 e 1850.
Ed abbiamo avuto periodi di grande caldo che, ad esempio, consentirono nel 218 a.Ch.n. ad Annibale di attraversare le Alpi con un esercito africano, abituato ai climi africani e con gli elefanti, per attaccare Roma.
E anche nel Medio Evo si raccontano di inverni caldi anche nel nord europa.
E nessuno può incolpare l’attività dell’uomo.
Sarebbe quindi opportuno lasciare i catastrofisti ecoambientalisti nel loro brodo fantascientifico e chiedere agli scienziati di non dar loro facile corda, inducendo a ritenere che solo una nuova povertà (perchè tale sarebbe la rinuncia alle nostre industrie) possa “salvare” il pianeta, ma di studiare gli strumenti più adatti per sfruttare al meglio le opportunità che il clima apre, per nuove coltivazioni, per nuova energia, per aumentare la ricchezza delle nazioni.
Ho citato la fantascienza perché mi sembra che gli scenari apocalittici siano mutuati, pari pari, da film del dopo catastrofe, tanto affascinanti, quanto improbabili.
Allora concludo con la fantascienza, quella ottimista.
Un vecchio racconto, non mi ricordo di quale autore, che riassumo a memoria.
Gli Uomini costruiscono il più grande computer del mondo che può dare risposte su tutto e gli chiedono quando finirà la Terra.
Il computer analizza tutti i dati e fornisce una data estremamente ravvicinata: entro un mese !
Ma come è possibile, si domandano gli scienziati e chiedono maggiori spiegazioni.
Il computer presenta dei calcoli in base ai quali fra un mese la Terra sarebbe passata attraverso una velenosissima nube cosmica che avrebbe attraversato la nostra orbita e che avrebbe ucciso tutti gli esseri viventi.
Non c’era nulla da fare.
L’onu annuncia al mondo.
Sorgono nuove chiese, le vocazioni religiose vanno alle stelle, molti si suicidano, le persone, sapendo di avere un solo mesi di vita, si danno ai piaceri più sfrenati, finchè arriva il giorno fatidico.
Gli osservatori comunicano che la Terra sta per essere avvolta dalla velenosissima nube cosmica.
Passano 24 ore e gli osservatori di tutto il mondo comunicano che la nube è passata.
Nessuno è morto, tutti sono rimasti in vita.
Quello che molti avevano chiamato “inquinamento” e che avrebbero voluto ridurre o azzerare aveva salvato la vita a uomini e animali, perché li aveva, gradualmente, abituati a sostanza che una volta erano nocive per l’uomo ed ora non lo erano più.
Così, la nube cosmica, velenosissima sulla carta, non provocò alcun danno, danni tutti provocati da annunci di fine imminente, rivelatisi poi infondati
.

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30 gennaio 2007

Il fronte interno alimenta il terrorismo

Non è un caso che dopo la vittoria democratica alle elezioni di medio termine, la decisione del Presidente Bush di aumentare le truppe e la contemporanea “dichiarazione di guerra” politica a tale decisione mossa dalla sinistra liberal, il terrorismo in Iraq abbia sferrato una sanguinosa offensiva le cui spese le stanno pagando i militari Americani.
E adesso rispunta anche “Hanoi Jane” (ma non se ne era pentita ?) con la sua compagna Sarandon a cavalcare le contestazioni, forse nella speranza di riesumare una giovinezza ed una bellezza ormai tramontate.
E non è un caso che, dopo la violenta reazione alla liberazione dell’Iraq, la vittoria elettorale del 2004 e 2005 di Howard, Bush e Blair, aveva ridotto (considerevolmente) gli attacchi e le perdite tra le nostre (dell’Occidente) truppe schierate in Iraq.
E’ evidente che c’è un nesso causale tra la recrudescenza del terrorismo e l’azione di chi reclama la resa e la ritirata.
E’ evidente che i capi terroristi sono molto attenti (e molto informati grazie alla dovizia di particolari che la nostra libera stampa fornisce) a ciò che accade nel campo nemico e cercano di sfruttare ai loro fini i cedimenti che emergono dalle manifestazioni e dalle mozioni pacifinte.
Nel momento in cui si indebolisce la base parlamentare del Leader del Mondo Occidentale e sapendo quanto da noi si sia rispettosi della volontà popolare e delle procedure parlamentari, ecco che il terrorismo sferra nuovi e sanguinosi attacchi, per spingere al ritiro di quelle truppe di cui ha, con ogni evidenza, paura.
Ed ecco che il fronte interno diventa, come già nel Vietnam, la chiave di volta della riuscita o meno di una operazione giusta e legittima: la rimozione e l’esecuzione di Saddam, la liberazione dell’Iraq e la caccia al terrorista, di covo in covo, di grotta in grotta.
Un fronte interno che manifesta, tramite stampa e manifestazioni di piazza, di essere il ventre molle dell’Occidente, la nostra grande debolezza che potrebbe trasformarci in ostaggi nelle nostre case, alla mercè della minaccia terrorista che, una volta che non fosse più inseguita in casa sua, avrebbe tempo, uomini e mezzi per tornare ad attaccarci a casa nostra.
Hanoi Jane e i suoi compagni hanno già provocato un disastro con il Vietnam.
Sostenendo la politica del Presidente Bush, impediremo loro di ripetere lo stesso misfatto.

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29 gennaio 2007

Più tasse = meno Libertà

Adesso che stanno arrivando le prime buste paga del dopo restaurazione delle tasse operata dalla sinistra, anche a sinistra qualcuno comincia a porsi delle domande.
E siamo appena all’inizio.
Infatti nelle buste paga di questi giorni ci sono solo gli aumenti delle irpef comunali e regionali derivanti dal passaggio dal sistema delle deduzioni a quello delle detrazioni.
Probabilmente entro oggi molti comuni e regioni decideranno di aumentare anche la percentuale, per cui a febbraio la busta paga potrebe essere ancor più ridotta.
Se nel 2005, quando fu posto in atto il terzo modulo della riduzione delle tasse dal Governo Berlusconi, la sinistra ironizzò sul fatto che il guadagno si concretizzasse in media in 40 euro al mese, un caffè al giorno, adesso, e solo per i redditi più bassi, il guadagno è intorno ai 19 euro al mese : meno di un caffè ogni tre giorni.
Naturalmente i “ricchi” (cioè, secondo la sinistra, tutti coloro che guadagnano più di 20000 euro all’anno) non hanno neppure quello, anzi devono restituire i caffè bevuti grazie a Berlusconi.
Il tutto senza contare l’aumento annunciato dell’Ici a seguito della revisione degli estimi che, dai primi conteggi della Confedilizia, sarà una bastonata non indifferente per molti.
Ma l’inutile rapacità del fisco va a braccetto con una costante politica tesa a ridurre gli spazi di libertà dei singoli cittadini, a conferma che sinistra e libertà sono termini inconciliabili e incompatibili, giacchè la prima non ha alcuna conoscenza di cosa sia la seconda.
E questo non solo in relazione all’ovvio fatto che, mettendoci ripetutamente le mani in tasca la sinistra, con le sue gabelle e i suoi balzelli, ci sottrae denaro nostro, che potremmo spendere come ci piace e che, invece, spenderà la sinistra per le sue clientele, ma anche con la burocraticizzazione dello stato.
Nuoveauthority”, incremento di quelle (anche troppe) già esistenti.
Mastella che richiede altri soldi per la magistratura (forse per pagare i processi che vuole istruire contro la libertà di pensiero ?).
Previsione di “aiuti” agli immigrati che la sinistra induce a venire in Italia con una politica dissennata dell’accoglimento e del ricongiungimento familiare.
Normative allo studio (pacs) che creeranno nuovi oneri previdenziali, aumentando, senza che esista alcun vincolo degno di tutela giuridica, la platea di chi pretenderà pensioni di reversibilità.
Altre normative, mascherate da “educazione alla salute”, che pensano di penalizzare i troppo magri e i troppo grassi e che da un lato liberalizzano la droga e dall’altro creano nuovi oneri pubblici per la cura e l’assistenza dei drogati.
Il concetto di “sussidiarietà” dello stato rispetto all’iniziativa privata, concetto che è alla base di uno stato moderno ed efficiente, senza inutili costi e che realizza il massimo di libertà per i propri cittadini, con il minimo di interventismo statale, viene così accantonato, probabilmente perché a sinistra non lo capiscono e non lo capiranno mai.
La volontà di regolare ogni aspetto della nostra esistenza, di propinarci solo le trasmissioni che passano al vaglio del soviet comunista, di dirci persino quello che dobbiamo pensare (pena la galera) mostra come le tasse che ci sottraggono la immediata libertà di spendere come meglio preferiamo i nostri soldi, servano anche ad alimentare una burocrazia e una invadenza statalista che soffoca ogni iniziativa.
Saremo tutti meno liberi e più poveri.
Esattamente come è nelle (non tanto) segrete speranze della sinistra che ci vorrebbe sudditi e non cittadini.
Spetta a ciascuno di noi ribellarsi e dimostrare alla sinistra che siamo e vogliamo restare liberi cittadini.

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27 gennaio 2007

La pietra tombale della Libertà

Restiamo sul tema della Libertà di opinione, la principale tra tutte le libertà dell’individuo.
Il disegno di legge approvato giovedì dal consiglio dei ministri non deve passare sotto silenzio, perché, se trasformato in legge, rappresenterebbe il più grave attentato alla libertà politica dei cittadini che possa essere perpetrato da un governo.
La sinistra parla tanto di “liberalizzazioni” ma dimostra di non conoscere nulla della radice da cui tali liberalizzazioni nascono: la libertà.
Come ho letto ieri nell’editoriale di Nicola Porro ne Il Giornale la madre di tutte le liberalizzazioni sarebbe quella di lasciare più soldi in tasca ai cittadini perché possano spenderseli come caspita vogliono, senza vederli svanire con balzelli e gabelle di ogni genere, a tutto vantaggio di clientele improduttive e parassitarie.
La sinistra invece preferisce impiantare pompe di benzina dalle sue adorate coop e punire severamente una categoria ormai in via di estinzione: i barbieri.
Ma soprattutto sceglie di impedire ai cittadini di esprimere le loro idee, i loro pensieri, di poter leggere i libri e vedere i film che desiderano.
Pretende di indirizzare tutti verso il pensiero unico e debole, indottrinato e massificato come un qualsiasi prodotto delle coop stesse.
La vignetta di Krancic pubblicata ieri ne Il Giornale è emblematica della differenza che passa tra l’essenza della Libertà e il dna della sinistra che della libertà conosce solo l’apparenza.
A Voltaire che afferma che darebbe la vita per consentire a chi non la pensa come lui di poter esprimere le sue idee, la sinistra preferisce comminare il carcere a chi non vende il proprio cervello all’ammasso.
La sinistra è la pietra tombale della Libertà.

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26 gennaio 2007

Libertà addio

Nei cinque anni di Governo Berlusconi, la sinistra ha strepitato in ogni occasione denunciando ipotetici complotti e straparlando di “democrazia a rischio”.
Ho sempre sostenuto che la sinistra non denunciava le azioni di Berlusconi, ma le proprie intenzioni.
Infatti il Governo Berlusconi non ha assunto un solo provvedimento che limitasse la libertà personale, anzi alcune delle leggi più rilevanti (riforma della Giustizia, procedura penale, riduzione delle tasse, scuola privata, riforma della legittima difesa, riforma del sistema radiotelevisivo tanto per citarne alcuni) ampliavano la sfera di libertà individuale.
La sinistra, appena okkupato il potere sull’onda di un più che dubbio risultato elettorale, ha cominciato a mostrare il suo vero volto liberticida, utilizzando i suoi vari tentacoli.
Così il temporaneo e casuale ministro della giustizia (piccola, piccola) Clemente Mastella non solo ha promosso l’indulto che ha liberato migliaia di criminali limitando la libertà dei cittadini e la loro sicurezza, ma sta portando avanti una proposta di legge che vorrebbe punire, con mesi e anni di carcere chi esprime opinioni non in linea con il conformismo imperante e politicamente corretto .
Se si legge nella proposta elaborata da Mastella, ma attendiamo sempre la formulazione definitiva, troviamo che con la reclusione da 3 a 12 anni vorrebbe punire chi facesse apologia di crimini contro l’umanità.
O bella, e chi è che decide quali crimini rientrano in tale categoria ?
I giudici, naturalmente.
Mentre reclusione fino a 18 mesi per chi propagandasse idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico.
E chi decide quali “idee” rientrino tra quelle sanzionate ?
Sempre i giudici, naturalmente, vista la genericità di tali espressioni.
Quegli stessi giudici che, tramite la consulta (altresì chiamata corte costituzionale) hanno deciso di dichiarare illegittima una delle leggi più rilevanti per la libertà dei cittadini, quella che impedisce al pubblico ministero di perseguitare un cittadino con il ricorso in appello contro la sua assoluzione.
Un principio che è consolidato nelle grandi democrazie anglosassoni e che impedisce di continuare a tenere una spada di Damocle sospesa sul capo di una persona, allungando la tortura con un procedimento infinito (senza contare i costi per il pubblico erario, soprattutto quando al termine del procedimento l’imputato viene assolto).
Una decisione, quella della consulta, che sembra essere sulla stessa linea di un’altra “pensata” del Mastella: quella di ampliare i termini di prescrizione.
Anche in questo caso la prescrizione è uno strumento di civiltà che impedisce l’allungamento dei processi e la persecuzione giudiziaria infinita contro un imputato, che potrebbe essere tenuto in scacco vita natural durante.
E prendendo spunto dal caso Scalzone il ministro per caso, invece di eliminare la prescrizione (dopo la condanna definitiva) per i reati di terrorismo, avrebbe pensato di aumentarne i termini nei processi.
E che dire della proposta di Rifondazione Comunista di mettere un limite ai prodotti cinematografici di importazione americana ?
Una esemplare idea di come controllare la diffusione delle idee, per propinare, come un grande fratello orwelliano, solo ed esclusivamente il “verbo” ufficiale.
E mi limito a ricordare come l’aumento delle tasse sottragga ampi spazi di libertà personale, impedendo di spendere per i propri interessi quella parte di denaro pur onestamente guadagnato, ma che viene sottratto alla nostra disponibilità dai sinistri gabellieri.
A me la storia della seconda guerra mondiale non è mai interessata granchè.
Però, visto i tempi che corrono, comprerò qualche libro di David Irving prima che divenga reato e mi sia impedito, in qualche modo, di conoscere una visione alternativa alla storiografia ufficiale.

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25 gennaio 2007

Il grande limite di una democrazia

Il discorso sullo stato dell’Unione del Presidente George W. Bush, mi induce a introdurre una riflessione su quello che, da tempo, mi sembra essere il grande limite di una democrazia: il frazionamento del potere decisionale.
A mio avviso la Presidenza Bush è una delle migliori che abbiamo avuto, seconda, per limitarci al XX e XXI secolo, solo a quelle di Nixon e Reagan.
Il Presidente Bush si è trovato ad affrontare una situazione internazionale che il suo predecessore, impegnato a “giocare al dottore”, aveva lasciato marcire e a neanche un anno dall’insediamento ha dovuto reagire al primo attacco portato con successo contro gli Stati Uniti.
Ed ha reagito bene.
Ha mostrato come gli Stati Uniti avessero volontà e possibilità di colpire, duramente, chi li attaccava.
Questo suo atteggiamento è stato premiato nelle due successive circostanze elettorali: il medio termine del 2002 e le presidenziali del 2004.
Nel medio termine del 2006, però, qualcosa si è incrinato e, causa anche uno scandalo omosessuale che non dovrebbe esistere in un partito di Destra, il Presidente Bush si trova oggi a dover limare la sua azione per colpa di un Congresso a maggioranza democratica.
Questo è un grave limite al dispiegamento di una strategia vittoriosa e un oggettivo vantaggio per i nemici degli Stati Uniti.
Il dover dividere il potere decisionale, il dover pensare a soluzioni condivise, di compromesso, con persone che hanno altre idee, toglie inevitabilmente gran parte dell’efficacia di una azione politica.
Lo vediamo anche in Italia, quando, ogni anno, elezioni anche parziali fanno rialzare la testa, all’interno di entrambe le coalizioni, a questo o a quello, con la pretesa di “contare” di più, di cambiare linea, strategia e presentando inevitabilmente il conto, il tutto con un pesante rallentamento dell’azione politica di governo.
Soprattutto nel mondo contemporaneo, invece, si dovrebbe spostare l’attenzione dal momento assemblearistico a quello decisionista, magari con l’affidamento di un centro di potere stabile e senza quei condizionamenti che derivano da una frequenza annuale di elezioni o dalla possibilità di legiferare sugli stessi temi, magari usando veti.
Nella Roma antica c’era il Dittatore, al quale venivano affidati poteri straordinari in tempi straordinari.
Famoso è rimasto nei libri di storia Quinto Fabio Massimo, detto il Temporeggiatore, che riuscì a risollevare le sorti di Roma nonostante le terribili sconfitte e perdite inflitte da Annibale.
Oggi affrontiamo la minaccia del terrorismo islamico che, come portata, è distruttiva come lo era Annibale per Roma.
Forse sarebbe da rivedere il meccanismo, troppo assemblearista, della democrazia (o siamo già in una oclocrazia ?).

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24 gennaio 2007

Don Camillo e il Cardinal Peppone

In due giorni abbiamo avuto due immagini contrapposte della Chiesa.
Quella vecchia e sorpassata incarnata dal Cardinal Martini, rosso di porpora e di animo (ma non doveva ritirarsi a pregare a Gerusalemme ?) e quella che guarda al futuro di Don Camillo Cardinal Ruini.
La prima, con Martini, è quella parte che uscì sconfitta con l’elezione di Benedetto XVI e che rimpiange gli anni di Paolo VI, gli anni dei cedimenti e dei compromessi con i comunisti.
La seconda è la Chiesa giovane, resa forte e consapevole del suo ruolo da Giovanni Paolo II e che ha trovato in Benedetto XVI un coraggioso, colto e autorevole interprete.
Inutile dire con chi sto.
Anche se non ne condivido tutte le posizioni (ad esempio non condivido la critica all’invio di nuove truppe in Iraq e condivido solo nell’interpretazione “autentica” di Benedetto XVI l’affermazione sul ricongiungimento dei migranti) pur riconoscendo – a differenza della sinistra – il diritto a chicchessia, anche ai porporati, di esprimere idee persino contrastanti con le mie ...
Ma sicuramente la decisa presa di posizione contro le devianze legislative che darebbero dignità alle devianze sessuali la posso fare tranquillamente mia, perché la battaglia per restituire spessore morale alla nostra società è interesse comune, anche di chi continua a considerarsi agnostico.
Solo una società forte, moralmente e civilmente, può infatti affrontare la sfida che le viene posta dalla barbarie incombente dell’islam, del relativismo e del nichilismo di stampo neomarxista.
La decisa presa di posizione del Cardinale Ruini, che si appresta a lasciare il suo incarico forse ad un altro porporato che potrebbe sorprenderci positivamente: il Cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, mette sicuramente in un angolo i “cattolici adulti” che ora non potranno più nascondersi dietro la tonaca di un Martini sconfessato così platealmente.
Del resto non occorre essere cattolici per essere contrari alle devianze legislative: basta avere quel minimo di buon senso necessario a consolidare, invece che distruggere, la nostra società civile.
Le dichiarazioni, quasi contemporanee, di Don Camillo e del cardinal Peppone fanno anche emergere l’ipocrita “doppiopesismo nei giudizi della sinistra e dei laicisti radicali.
Plaudono alle dichiarazioni di Martini: evidentemente quelle – che vanno nel senso dei loro auspici – non sono “interferenze” e il Cardinal Peppone non parla “come un capo di partito”.
Critiche feroci, invece, al limite dell’insulto, al Cardinal Ruini, “accusato” di interferire negli affari interni dell’Italia e di parlare come un capo di partito.
Attendiamo la proposta di legge del ministro Mastella che configuri reato esprimere opinioni in contrasto con quelle della sinistra.
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23 gennaio 2007

Libera i criminali e punisce le opinioni

Clemente Mastella è un ministro per caso della giustizia.
Si è trovato con un partito all’1,2%, quanto basta per essere determinante e dopo aver “puntato” il ministero della difesa, si è ritrovato alla giustizia.
Mastella è un democristiano di lungo corso, ha fiuto e sa come barcamenarsi nei mari procellosi della politica.
Così, a parole, ribadisce ad ogni momento la sua essenza cattolica e, a suo dire, moderata, cosa che, però, non gli ha impedito di votare un comunista per il Quirinale ed un altro alla presidenza della camera e continuare a sostenere il governo più sbilanciato a sinistra e verso i disvalori che i comunisti rappresentano, che mai si sia avuto in Italia.
Come ministro della giustizia, invece, sembra uno dei più estremisti, forse perché le concessioni ai massimalisti della coalizione sono tutte di carattere ideologico e in questo campo la giustizia si presta alle maggiori devianze estremiste.
Abbiamo così visto il ministro della Giustizia esibirsi nel promuovere l’indulto che ha liberato migliaia di criminali.
Si è poi assestato su una posizione di profonda revisione della Riforma della Giustizia costruita pazientemente dal suo predecessore il Ministro leghista Roberto Castelli, sbilanciandosi pericolosamente dalla parte dei magistrati, alla faccia di ogni par condicio processuale.
Ed ora veniamo a sapere che Mastella vorrebbe una legge a valere in ogni dove in europa che sancisca come reato il cosiddetto “negazionismo, cioè quella corrente di pensiero e storica che oscilla tra il negare ed il ridurre la portata dell’ “Olocausto” degli ebrei durante la seconda guerra mondiale.
La filosofia che sta alla base della proposta mastellata è quanto di più stalinista possa esserci: impedire la diffusione di una idea.
Impedire che i cittadini siano messi nelle condizioni di poter conoscere anche opinioni difformi da quelle comunemente “riconosciute”.
E’ il lavaggio del cervello allo stesso livello dell’Orwell di 1984, in cui al popolo veniva rifilata una storia scritta e riscritta a seconda delle esigenze del potere, con una continua revisione dei libri.
Questo tipo di atteggiamento lo abbiamo già visto con leggi che mettono al bando manifestazioni di idee perché ritenute “razziste, ma che, nella sostanza, danno spessore e fascino a quelle stesse idee.
Spessore perché il proibirle significa riconoscerne una valenza (sia pur negativa) che è ritenuta pericolosa per l’establishment del potere costituito.
Fascino per quel sapore di proibito e, quindi, di misterioso che promana da un divieto ope legis, non di “fare”, ma di “pensare” ed “esprimere”.
Quando un uomo di potere si mette a proporre proibizioni per delle idee che lui ritiene pericolose, vuol dire che il suo potere sta vacillando e cerca di puntellarlo con le baionette e la prigione.
Non sa, Mastella, che una opinione non può essere messa in gabbia.

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22 gennaio 2007

Craxi? Ne' criminale, ne' statista

A sette anni dalla morte in Tunisia (“da latitante”, dicono alcuni, “in esilio” altri) e in occasione della intitolazione a suo nome di una strada ad Hammamet, si riapre la discussione sulla figura di Craxi.
Ripensando a quegli anni (Craxi andò al potere nel PSI dopo la batosta elettorale del vecchio De Martino nel 1976 e allora io avevo 20 anni, quindi ho “vissuto” la sua vicenda politica) direi che Craxi possa essere collocato nel solco dei politici, alquanto mediocri, della prima repubblica.
Attribuire a lui “genio”, criminale o politico, mi sembrerebbe eccessivo.
E se è da ammirare la fedeltà alla memoria dell’amico scomparso che il nostro Presidente Silvio Berlusconi manifesta (e lo fece anche in tempi nei quali Craxi era solo e soltanto “il Male”), tale comportamento va ad onore esclusivo suo (a differenza di beneficiati da Craxi come Amato che lo ha ampiamente rinnegato) ma non può fuorviare un giudizio politico e non personale.
Intendiamoci: il modo in cui è stato perseguitato e trattato Craxi grida vendetta anche perché i partitti avevano, prima di Craxi, hanno e avranno sempre, indipendentemente da Craxi, bisogno di soldi e lui è stato l’unico a pagare un qualcosa che presumibilmente era (e forse lo è ancora) un comportamento abituale che potrebbe essere rimosso solo ed esclusivamente con una pubblica amministrazione di qualità, tolta alle clientele dell’assistenzialismo statalista.
E Craxi non può essere condannato come criminale proprio per tutti i dubbi che vengono sul comportamento tenuto nei suoi confronti – con una quantità industriale di avvisi di garanzia – che ne fece il capro espiatorio, messo all’indice e colpito, ben oltre le sue reali responsabilità che, comunque, andrebbero equamente e proporzionalmente ripartite con tutti i partiti dell’allora arco costituzionale.
Craxi un paio di buone idee le ebbe e si ingegnò anche a realizzarle: l’abolizione della scala mobile e l’apertura all’MSI di Giorgio Almirante.
Ma questo non deve farci deflettere da un giudizio politicamente negativo, a cominciare dal “peccato originale”: l’essere un socialista non pentito.
E forse gli insuccessi elettorali (il PSI non superò mai il 15%) derivano proprio dal fatto che i socialisti non hanno mai dato buona prova di sé e, quindi, non riscuotono la fiducia degli italiani.
E quella “tara” originaria, si è manifestata anche con una serie di comportamenti che risentono della ideologizzazione che il PSI di quegli anni continuava a portarsi appresso (ricordo che i giovani della FGSI erano più estremisti di quelli della FGCI ed erano loro il punto di riferimento degli ambienti giovanili più radicali).
Così l’elezione di Pertini (si dice, peraltro, che Craxi la subì obtorto collo, ma fu un regalo al PCI) e la continuità nelle giunte locali delle amministrazioni con il PCI che diede modo a quest’ultimo partito di radicarsi profondamente nelle realtà locali, con le conseguenze perniciose che anche oggi continuiamo a scontare.
Sempre frutto della sua impostazione ideologica e che caratterizza in negativo la sua figura politica, troviamo il suo essere profondamente sbilanciato verso gli arabi e i palestinesi in particolare, al punto da toccare il fondo a Sigonella, quando addirittura contrastò l’azione dei marines e, per colpa sua, i terroristi palestinesi, assassini e colpevoli della vicenda dell’Achille Lauro, poterono andarsene liberi a compiere altre nefandezze.
E il suo filoarabismo, che fece dell’Italia un porto franco per i terroristi palestinesi, lo abbiamo scontato almeno fino al Governo Berlusconi che, all’opposto del suo amico di un tempo, è riuscito meritoriamente a sterzare la politica italiana nel medio oriente, per instradarla su binari più corretti (e adesso ci pensa la sinistra a deragliare nuovamente).
Ma politicamente la colpa che, più d’ogni altra, mi porta a declassare la figura politica di Craxi fu la miopia con la quale si propose mallevadore dell’ingresso dei comunisti nell’internazionale socialista, lanciando una ciambella di salvataggio ad un partito che, con la caduta del muro, avrebbe potuto squagliarsi con benefici effetti per tutto il quadro politico italiano e internazionale.
Il PCI lo ricambiò con la damnatio memoriae e con la sostanziale estromissione degli eredi del PSI da quella stessa internazionale che i comunisti hanno sempre considerato di “socialtraditori” me nella quale si sono installati come il cuculo nel nido altrui.
Un comportamento, quello di Craxi, che mette a nudo l’incapacità di elevarsi oltre un cabotaggio politico da prima repubblica e che, quindi, non permette di attribuirgli la lucida patina dello Statista.
Allora chi fu Craxi ?
Ognuno ha la sua personale risposta.
Per me non fu un criminale (probabilmente i suoi processi sarebbero finiti come quelli contro Andreotti) ma neppure un “grande” della politica italiana.
Un politico della prima repubblica da “arco costituzionale”, come ce ne furono tanti dopo De Gasperi e come ce ne sono tanti ancora oggi.

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20 gennaio 2007

Classici sempre attuali


La rilettura dei classici offre spunti interessanti anche per l’attualità politica.
Ecco, infatti, un “must” delle antologie di Letteratura Italiana (almeno quando frequentavo io il ginnasio-liceo classico …): Giuseppe Giusti e “Il re travicello”.
Una satira dei primi anni quaranta del XIX secolo, che metteva alla berlina qualche regnante del tempo, che molti individuarono nel Granduca di Toscana Leopoldo II, anche se il Giusti ha sempre negato di riferirsi ad un personaggio specifico.
In considerazione di quel che accade oggi nella politica italiana dobbiamo però pensare che il Giusti avesse la capacità di guardare nel futuro, perché alcuni versi sembrano tagliati su misura per Romano Prodi.


Il re travicello

Al Re Travicello
Piovuto ai ranocchi,
mi levo il cappello
e piego i ginocchi;
lo predico anch’io
cascato da Dio:
ho comodo, ho bello
un Re Travicello!


Calò nel suo regno
Con molto fracasso:
le teste di legno
fan sempre del chiasso
;
ma subito tacque,
e al sommo dell’acque
rimase un corbello
il Re Travicello
.


Da tutto il pantano
Veduto quel coso,
"E’ questo il Sovrano
"così rumoroso?
(s’udì gracidare)
"Per farsi fischiare
"fa tanto bordello

"un Re Travicello?


"Un tronco piallato
"avrà la corona?
"o Giove ha sbagliato,
"oppur ci minchiona;
"sia dato lo sfratto
"al Re mentecatto,
"si mandi in appello
"il Re Travicello".


Tacete, tacete;
lasciate il reame,
o bestie che siete,
a un Re di legname.
Non tira a pelare,
vi lascia cantare,
non apre macello
un Re Travicello.


Là là per la reggia
Dal vento portato,
tentenna, galleggia
;
è mai dello Stato
non pesca nel fondo:
che scienza di mondo!
Che Re di cervello
È un re Travicello!


Se a caso s’adopra
D’intingere il capo,
vedete? di sopra
lo porta daccapo
la sua leggerezza
.
Chiamatelo Altezza,
ché torna a capello
è un Re Travicello.


Volete il serpente
che il sonno vi scuota?
Dormite contente
Costì nella mota,
o bestie impotenti:
per chi non ha denti
è fatto a pennello
un Re Travicello
!


Un popolo pieno
Di tante fortune
Può farne di meno
Nel senso comune.
Che popolo ammodo,
che principe sodo,
che santo modello
un Re Travicello!

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19 gennaio 2007

Obiettivo pensioni

La Riforma Berlusconi – Maroni ha consegnato all’Inps stabilità di conti fino al 2050.
La sinistra però vuole metterci le mani (sopra ?) allora intervengono i diktat per modificare la riforma del 2004.
Ma i conti devono essere sempre in ordine.
Si parla di revisione dei coefficienti (cioè abbassare il rendimento dele pensioni) ma avrebbero efficacia solo fra alcuni anni.
C’è chi, ideologicamente, vorrebbe tornare allo stato assistenziale ripristinando i vecchi limiti, senza però dire dove andare prelevare i soldi che mancano perché l’Inps non faccia bancarotta lasciando i pensionati e i pensionandi senza una lira.
Allora, visto che tutti forniscono una loro ricetta, ipotizziamo.
1) Abolizione delle pensioni di anzianità
2) Passaggio generalizzato al contributivo
3) Equiparazione tra uomini e donne
4) Possibilità di andare in pensione quando si vuole, a qualunque età, e percepire subito la rendita relativa a quanto si è versato
5) Pensioni integrative, su base volontaria, equiparate nel trattamento fiscale tra fondi chiusi e fondi aperti
.

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18 gennaio 2007

La nostra Patria è là dove si combatte per la nostra idea

Forse qualcuno riuscirà a individuare la fonte da cui deriva il titolo di questo post.
I comunisti hanno e stanno applicando il concetto di cui al titolo, da decenni e anche oggi non si smentiscono.
D’alema e Prodi che, pur di criticare Bush e gli Stati Uniti, assurgono al non qualificante ruolo di “avvocati difensori” degli elementi più violenti e destabilizzanti (per non andare oltre) del medio oriente e dell’area islamica, prendendoseli a braccetto.
Bertinotti che auspica una maggiore autonomia dell’europa e dell’Italia (il che significa l’apertura di una stagione di conflittualità con gli Stati Uniti per avvicinarsi alle ideologie antioccidentali islamocomuniste).
Ferrero e Pecoraro che cercano di frapporre ostacoli all’ampliamento della base militare Americana di Vicenza.
E tutti che lo fanno nel nome della “sovranità nazionale” che hanno scoperto oggi, in tarda età e, guarda caso, con sviluppi tutti “a senso unico”, cioè contro gli Stati Uniti.
Sovranità nazionale che, invece, viene nuovamente dimenticata quando si tratta di affrontare il tema della invasione dei migranti, ai quali vengono aperte tutte le porte, si accettano i ricongiungimenti raddoppiando quindi la popolazione estranea alla nostra Terra, si ipotizzano norme ad hoc per rendere sempre più appetibile il loro mettere radici da noi, stravolgendo però la nostra cultura e la nostra Tradizione.
C’è da diffidare di chi, fino a pochi anni fa, aveva come patria ideale l’Unione Sovietica ed oggi si converte all’unione europea.
C’è da diffidare di chi, dopo anni passati a considerare “Fascista” il Tricolore oggi lo sfrutta in chiave antiamericana ma continua a cestinarlo quando si parla di immigrati.
Ma, soprattutto, possiamo ben applicare il concetto del titolo e riflettere su chi è che, oggi, sta combattendo – anche materialmente – per le nostre idee di Libertà, Benessere, Sicurezza.
E la risposta è una sola: gli Stati Uniti del Presidente George W. Bush.

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17 gennaio 2007

L'efficacia delle chiacchiere


Ancora una volta Giacinto Pannella sopravvive ad un suo sciopero della fame e della sete e l’ansa del 16 gennaio può trionfalmente annunciare: “Pannella sospende lo sciopero della fame”.
Aggiunge, peraltro, che il digiunatore precisa che è solo per qualche giorno, per non allarmare medici e amici, per essere presente a Strasburgo.
Sembrerebbe quindi che la sua volontà abbia vinto eppure … eppure … proprio il giorno prima sono stati giustiziati due complici del tiranno Saddam.
Non sembra proprio che i nuovi leaders iracheni abbiano intenzione di commuoversi davanti alle pannellate.
Dal che possiamo dedurre un paio di interessanti insegnamenti.
1) Che si ha sempre qualcosa da imparare, da chiunque e i nostri politici e giornalisti dovrebbero imparare dai governanti iracheni quale peso dare alle pannellate.
2) Che se i governanti democratici dell’Iraq libero (e tale grazie a Bush, Blair, Howard e anche Aznar e Berlusconi) fanno spallucce delle chiacchiere di chi li ha liberati o contribuito a liberarli, si può facilmente immaginare quale rilievo potrebbero avere le nostre chiacchiere, anche se a braccetto tra le rovine di Beirut, per chi rifugge da ogni concezione democratica e, magari, si chiama Bin Laden
.
Compagni sinistri: siete proprio così miopi da pensare che le chiacchiere di D’alema e Prodi possano con dei terroristi, là dove quelle di Pannella non sono state sufficienti con dei governanti democratici e debitori dell’Occidente ?

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16 gennaio 2007

Estirpare il male

E’ il titolo di un saggio di David Frum e Richard Perle, in questo caso è un obiettivo che dovrebbe essere perseguito da tutte le persone civili.
Estirpare il male in senso lato, a 360 gradi, nei confronti tanto della piccola criminalità, quanto della malvagità che ha trovato in eventi come quello di Erba un fatto emblematico.
Ma estirpare il male anche in senso specifico che, nel linguaggio odierno, si traduce nella eliminazione del terrorismo.
Credere che il male lo si possa estirpare con le chiacchiere è illudere se stessi, è barare in un solitario, è come pensare di sradicare la gramigna dai propri campi limitando a guardarla con occhio truce.
I terroristi, come la gramigna, se ne fanno un baffo dei ragionamenti filosofici e delle occhiatacce.
I terroristi – e chi li sostiene – conoscono solo e soltanto il linguaggio della forza.
Dopo l’attentato al velivolo Pan Am precipitato a Lockerbie, la Libia fu sottoposta ad una cura intensiva e, quindi, con la liberazione dell’Iraq Gheddafi si è meglio predisposto ad ascoltare anche i ragionamenti filosofici: infatti di lui non si sente più parlare.
I terroristi palestinesi sono morti a decine cercando di assassinare civili israeliani.
Contro di loro Israele ha adottato una strategia forte, quella delle esecuzioni mirate ed ha innalzato un muro per il miglior controllo del territorio: nonostante hamas abbia il potere tra i palestinesi, gli attentati in Israele sono cessati.
Così come sono cessati gli attentati in Occidente, sgominate molte cellule terroriste scoperte grazie anche ad azioni come quella per la quale la magistratura italiana ha imputato funzionari Cia e Sisde, il tutto concedendo ben poco spazio ad amabili colloqui e romantiche passeggiate a braccetto in mezzo alle rovine di Beirut.
Il terrorismo, per la prima volta, grazie alla strategia della “difesa preventiva” del Presidente George Bush si trova a combattere in difesa, sul proprio territorio, denunciando gravi difficoltà a realizzare il suo “scopo sociale”: ammazzare in Occidente.
E’ la dimostrazione che la politica vincente non è quella delle chiacchiere ed ancor meno quella delle concessioni unilaterali, ma è la politica del bastone (prima) e della carota (poi).
In Iraq come in Afghanistan le bande terroriste sono costrette a cospargere di morti (prevalentemente locali) il terreno.
In questo quadro il Presidente Bush ha deciso di imprimere una accelerazione nella caccia ai terroristi e cosa succede ?
Invece di appoggiarlo e di convenire con lui, contribuendo ad estirpare il male, D’alema e Prodi lo criticano.
Bene ha fatto il Presidente Silvio Berlusconi ha rilevare come la politica estera della sinistra sia antiamericana e antioccidentale, perché il ritiro da quei quadranti, il non portare a termine la missione, il lasciare che i terroristi trovino in terra somala (o altrove) rifugio, significherebbe solo e soltanto concedere loro di rifiatare, riorganizzarsi e programmare nuovi assalti … a casa nostra.
E’ stato così tutte le volte in cui Israele, cedendo alle pressioni internazionali, ha soprasseduto dalle sue azioni militari.
Perché dovrebbe essere diverso nei confronti dei terroristi islamici di Al Qaeda e connessi ?

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15 gennaio 2007

Francia 2007: purchè sia Destra


Gli iscritti all’Ump (Unione per un Movimento Popolare) il partito erede del gollismo, hanno plebiscitariamente scelto Nicholas Sarkozy come candidato alla presidenza e successore di Jaques Chirac.
Lo hanno votato praticamente tutti, ivi inclusi vecchi partner di Chirac, ad eccezione del primo ministro, il discusso e discutibile Villepin.
Adesso a Sarkozy il compito di non consegnare l’Eliseo alla sinistra.
Un compito cui può adempiere se saprà buttare a mare le ingessature antifasciste (che in Francia sono antilepeniste) che impedirebbero ad un buon 15-20% di elettorato sicuramente non di sinistra, di appoggiarlo.
E’ l’elettorato che parrebbe intenzionato a votare il Leader storico del Fronte Nazionale Jean Marie Le Pen ed è un elettorato che ha dimostrato, già da anni, di essere stabile e compatto, come nel 2002 quando, approfittando delle divisioni e delle delusioni della sinistra francese, fu proprio Le Pen ad arrivare al ballottaggio contro Chirac.
Nel 2007 si rischia esattamente l’opposto.
Il silenzio dell’Udf (il partito che fu di Giscard d’Estaing) e l’incompatibilità tra Chirac e Sarkozy potrebbero provocare la presentazione di candidature alternative nell’ambito del Centro Destra francese.
E Sarkozy rischierebbe di restare fuori dal ballottaggio.
Non credo che questo sia nell’interesse dei francesi (come è dimostrato che la sinistra di governo non è nell’interesse degli italiani nè di nessun popolo) e neppure dell’Occidente.
La Francia è già avviata su una pericolosissima china, tale da renderla la nazione più islamica del nostro continente, con una politica che è stata ostile alla liberazione dell’Iraq e ad ogni azione efficace contro il terrorismo.
La storia politica di Sarkozy ci direbbe che può invertire questa deriva se riuscirà ad arrivare all’Eliseo.
Ma quel che più conta è che all’Eliseo arrivi comunque un uomo di Centro Destra.
Allora che si presentino pure varie candidature ma che si stringa un patto a due, a tre o a quattro (cioè tra Sarkozy, Le Pen, Bayrou ed eventualmente gli altri candidati di area) per cui chi arriverà al ballottaggio avrà i voti convinti e compatti degli altri.
E’ ormai una caratteristica mondiale quella della sempre più netta contrapposizione tra Destra e sinistra.
Tra chi, cioè, fonda la sua politica sulle solide basi dei Valori tradizionali e chi invece è portatore di elementi degenerativi e devianti che porterebbero la nostra Civiltà al dissolvimento.
E’ quindi un obbligo morale, prima ancora che politico, superare le pur esistenti e motivate frammentazioni, per guardare ad un obiettivo comune che è la trasformazione della società senza rinnegarne le radici profonde e senza snaturare l’essenza di quello che è l’Occidente.
Per conseguire questo risultato è necessario avere la forza per guardare al futuro e non al passato e sfruttare la forza propositiva di ogni singola componente del Centro Destra per arrivare ad una sintesi comune, in pari dignità e rispetto reciproco.
In Francia questo si risolve con un accordo che comprenda tutti, ma proprio tutti, i candidati e aspiranti tali alla presidenza, dal Fronte Nazionale al Unione per la Democrazia Francese, passando per l’Unione per un Movimento Popolare.
In mancanza di ciò l’Eliseo, che può essere appannaggio ancora del Centro Destra, vedrà il ritorno della sinistra, per un nuovo periodo di oscurantismo che sarà sfruttato dai nemici dell’Occidente per nuove infiltrazioni e per realizzare quell’eurabia che dobbiamo, in ogni modo, contrastare.

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13 gennaio 2007

Torna la cassa per il mezzogiorno


C’era da aspettarselo dal circo del “vertice” della nomenklatura sinistra, spiccano i nuovi finanziamenti per il mezzogiorno.
In pratica a sinistra non riescono a mettersi d’accordo su nulla, tranne che sul metterci le mani in tasca per dispensare alle loro clientele.
La Riforma Costituzionale di Berlusconi aveva previsto una assunzione di responsabilità da parte degli enti locali in materia di gestione delle risorse.
Con la Devolution diventava chiaro che il rubinetto dei trasferimenti (inutili) di denaro si sarebbe definitivamente chiuso.
Adesso, invece, la sinistra non solo ha riaperto quel rubinetto, ma riprende nella politica che ha già sperperato, senza alcun risultato, migliaia di miliardi, nella assurda convinzione (se vogliamo credere alla loro buona fede ...) che questa volta i denari andranno a buon fine perché la gestione è nelle mani dei cattocomunisti (come se il Sud non fosse da tempo amministrato da giunte di isnistra !).
In 6 anni la sinistra brucerà 100 miliardi di euro (200000 miliardi di lire !!!) l’equivalente di due finanziarie demenziali e mezzo.
In sostanza per poter dar corso alla principale “decisione” del “vertice” di Caserta, la sinistra dovrà ogni anno reperire, al solo scopo di trasferire al sud, l’equivalente di un terzo della finanziaria demenziale di quest’anno.
Poiché, naturalmente, dovrà drenare altro denaro per sopperire alle varie necessità di cassa, possiamo dire con ragionevole certezza che la finanziaria demenziale non resterà isolata, ma sarà una costante della sinistra di governo se le consentiremo di continuare a depredarci senza reagire.
Gli unici a godere saranno gli aspiranti guardie forestali della Calabria: ogni arbusto, ogni filo d’erba avrà finalmente il suo guardiano personale … a spese nostre.

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12 gennaio 2007

Ustica: i danni della demagogia


Il 27 giugno 1980, un aereo DC-9 della compagnia Itavia, decollato da Bologna e diretto a Palermo, scomparve dai radar.
Dopo alcune ore vengono rinvenuti rottami e cadaveri nei mari di Ustica.
81 le vittime.
Dopo 27 anni la cassazione ha scritto la parola fine alle speculazioni su una presunta strage coperta dai nostri vertici militari, confermando l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” dei Generali Lamberto Bartolucci e Franco Ferri.
Sono 27 anni nei quali dalla prima ipotesi di “cedimento strutturale”, si è passato alle più fantasiose ipotesi degne della penna di Tom Clancy e non degli scribacchini che le hanno articolate.
Tutte quelle strumentalizzazioni che avevano come unico obiettivo il creare un clima di tensione e di sfiducia verso le istituzione, le Forze Armate e i nostri Alleati Americani, hanno portato al nulla.
Hanno portato al dubbio perenne se giustizia è stata fatta o negata.
Hanno condotto per 27 anni ad un continuo calvario i famigliari delle vittime, illudendoli e riaprendo, ogni volta, le loro ferite, fino all’ultimo ricorso alla cassazione.
Famigliari che dopo aver dovuto immaginare gli ultimi terribili momenti dei loro cari, hanno dovuto, ad ogni ipotesi sbattuta in prima pagina, subire l’affronto di diventare pedine di un gioco al massacro nei confronti di altre persone che, ora, si certifica innocenti.
Famigliari che non hanno riconosciuto nessun tipo di risarcimento, neppure morale.
Sono i gravissimi danni provocati da chi, con un uso spregiudicato della demagogia, sfrutta disgrazie e lutti per sostenere una teoria finalizzata all’interesse della sua parte politica.
Coinvolgendo in questa battaglia chi di quelle disgrazie e lutti è stato vittima e che, in perfetta buona fede, diviene il veicolo della strumentalizzazione altrui.
Ustica, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Italicus, stazione di Bologna.
Sono state tutte accomunate dalla volontà di utilizzarle come manganello contro i proprio nemici politici, creando una turbativa così evidente alle indagini, da arrivare al 2007 senza alcuna certezza su quel che è realmente accaduto in ognuna di quelle occasioni.
Ognuno di noi resta con le sue convinzioni e le giovani generazioni, quelle che non erano ancora nate quando quei fatti accaddero, non potranno avere alcuna spiegazione, ma solo, se sapranno cercare e non fermarsi alla prima versione che trovano, tante ipotesi e nessuna certezza.
I famigliari restano con il loro dolore e senza un perché.

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