Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

28 febbraio 2007

No alle primarie

Silvio Berlusconi questa volta non mi trova d’accordo.
Leggo che il nostro Capo propone le primarie per la designazione del leader del Centro Destra, dicendo che “è l’unica cosa che copiamo dalla sinistra”.
Ecco, io dalla sinistra ugualmente copierei una unica cosa: l’aggressività contro gli avversari politici, tanto da considerarli autentici nemici.
Ma non le primarie.
Non senza una legge dello stato che le inquadri con regole certe, scrutatori certificati e, soprattutto, con un comportamento impegnativo nei confronti della Coalizione all’interno della quale si vuole esprimere il proprio voto per la scelta del Leader.
Negli Stati Uniti questo è garantito da decenni di serietà politica, quella stessa serietà che i dubbi sull’esito delle votazioni del 9 e 10 aprile 2006 e le certezze sulla pagliacciata del reincarico a Prodi oggi, in Italia è esclusa.
Per evitare, quindi, che votino per il candidato della Coalizione sostenitori di quella opposta, è necessario che le regole siano chiare e impegnative.
E dove possiamo colpire maggiormente gli italiani ?
Non certo nella sottoscrizione di un impegno ideale: la vicenda di Follini dimostra che i patti, anche elettorali, non sono altro che carta straccia per la politica italiana.
Quindi non possiamo che agire sulla leva economica, rendendo particolarmente oneroso l’espletamente del voto alle primarie.
Prevedere quindi, obbligatoriamente, per ambedue le Coalizioni – e questo lo si può ottenere solo con una legge che abbia valore generale – il versamento di una quota molto alta (direi superiore ai 1.000 euro) che renda gli “scherzi” – soprattutto quelli condotti da una pluralità di persone organizzate che potrebbero cambiare l’esito di una votazione – eccessivamente onerosi e che, d’altro canto, impegni economicamente nel sostegno ad una Coalizione, magari anche contemplando la pubblicizzazione dei nomi degli aderenti.
Praticamente una legge impossibile da ottenere e da applicare.
Quindi rimane il mio “no” alle primarie, istituto che in Italia si presta a taroccamenti, ancor più di quanto non vi si possano prestare i verbali degli scrutini elettorali.
Regole blande, praticamente solo un impegno morale di appartenenza alla Coalizione mediante la sottoscrizione su un pezzo di carta, consentirebbero a gruppi organizzati e inquadrati – magari di quelli che “non capisco ma mi adeguo” – di alterare i risultati delle primarie a favore del candidato più gradito alla controparte.
Per parlare fuori dai denti.
Cosa impedirebbe ad un sindacato o ad un partito ben organizzato di mandare i propri militanti a votare Casini anziché Berlusconi ?
Assolutamente nulla.
Così ci ritroveremmo come leader (piccolo, piccolo) il personaggio più gradito alla sinistra.
No, le primarie in Italia sarebbero solo tempo perso.
A meno che non le si voglia fare utilizzando, come corpo elettorale, gli eletti – dalle circoscrizioni al parlamento – dei partiti che compongono la Casa delle Libertà.
Ma invece di pensare alle primarie ed a come organizzarle, non sarebbe meglio programmare una serie di manifestazioni, in almeno tutti i capoluoghi di provincia, su singoli temi, come l’immigrazione, le tasse, la giustizia, le opere pubbliche, la sanità … per illustrare e illustrare ancora e continuare a battere sulle gravissime colpe che la sinistra si è assunta con una politica in conflitto di interessi –coop – con un terzomondismo da operetta che apre l’Italia ad ogni genere di invasione e con una finanziaria da gabellieri medievali ?
E, poi, che bisogno c’è di primarie ?
Il Capo è Berlusconi e non si vede all’orizzonte nessun sostituto che sia in grado di valere e dare di più al Popolo del Centro Destra.
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27 febbraio 2007

L'uovo oggi o la gallina domani ?

E’ meglio una pensione più ricca, ma incassata quattro o cinque anni più tardi, oppure una pensione più misera cui accedere quattro o cinque anni prima ?
Ognuno risponda come meglio crede e in base alle sue esigenze.
Vorrei ricordare brevemente che, oggi, grazie alla Riforma Maroni, le pensioni sono certe, anche per le generazioni future e c’è un progressivo innalzamento dell’età cui accedervi che, presumibilmente, potrà arrivare a conclusione ai fatidici 65 anni, con quello che chiamano “scalone” nel 2008 e che sposta a 60 anni il primo passaggio.
In base alle indiscrezioni, invece, la sinistra getterebbe fumo negli occhi dei lavoratori abolendo lo “scalone” del 2008, per un innalzamento graduale che, nel 2010, porterebbe comunque all’età pensionistica di 60 anni con proiezione ai fatidici 65, accompagnato da una pesante decurtazione del “quantum” della pensione derivante dalla revisione dei coefficienti, dai quali vorrebbero recuperare la bella percentuale del 15%.
In sostanza una riduzione secca della pensione, senza alcun vantaggio di prospettiva sull’età cui accedervi.
Molti italiani si sono fatti fregare dalla sinistra e ora (e ancor di più il prossimo 27 marzo) guardano sconsolati le loro buste paga più leggere.
La pensione è l’assicurazione per una vecchiaia serena, una vecchiaia che, considerato l’aumento della vita media, significa almeno dai 15 ai 20 anni dopo i 65 in cui, comunque, si andrebbe in pensione.
Un basso importo della pensione, come avverrebbe con il taglio dei coefficienti, significa avere meno denaro quando più se ne avrà bisogno senza, peraltro, godere di un beneficio tangibile in termini di uscita anticipata dal lavoro.
Il fumo che circonda la velleità della sinistra di mettere mano ad una riforma che garantisce già adeguati risparmi rappresenta solo l’ennesimo inganno nei confronti dei cittadini.
E, anche, l’ennesimo regalo agli “amici” delle aziende che, per risparmiare, accedono a strumenti di accompagnamento del personale ancora giovane, alla pensione per rimpiazzarlo con giovani il cui costo è nettamente inferiore.
Pensate solo alla Fiat con i suoi 6000 dipendenti che andranno in “mobilità lunga” grazie ad un provvedimento di Prodi che il Governo Berlusconi non aveva concesso.
Pensate alle banchei cui manager erano disciplinatamente in fila per le “primarie” rosse - che per pagare le loro fusioni non trovano di meglio che denunciare “esuberi contabili” e mandare migliaia di lavoratori, ancora in grado di produrre, in esodo anticipato.
L’età pensionistica sarà inevitabilmente alzata, indipendentemente dallo "scalone" o dallo "scalino" , ma i coefficienti, una volta abbassati, bassi resteranno.
Meglio cicala o meglio formica ?

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26 febbraio 2007

Tutto han perduto, fuorchè la poltrona

E anche quella non è poi così garantita.
Il rinvio di Prodi alle camere è il capolavoro dell’ipocrisia.
Che non ci sia una maggioranza politica lo si era capito sin dal giorno dopo l’annuncio dell’esito – dubbio – delle elezioni di aprile 2006.
Il “tirare a campare” di questi mesi ha prodotto solo quattro evidenti risultati:
1) una parte (peraltro determinante) di coloro che votarono a sinistra si è pentita e nelle dichiarazioni di voto dei sondaggi ha implicitamente ammesso di essere stata “coglione” nella scelta del 9 e 10 aprile;
2) l’Italia si è internazionalmente riposizionata nella palude degli stati burletta e inaffidabili dalla quale era uscita grazie a cinque anni di serio impegno del Governo Berlusconi;
3) la sinistra si dimostra, una volta di più, il partito delle tasse, primo e praticamente unico provvedimento – l’aumento delle tasse – pervicacemente portato avanti da Prodi e sodali;
4) la sinistra ha un conflitto di interessi pesantissimo con le consorterie del management pubblico e privato: banche con manager tutti disciplinatamente in fila per le primarie, coop, nomine negli enti e società ancora pubblici.

Il trasformismo è una malattia che in Italia dobbiamo ancora debellare, per cui non mi straccio le vesti più di tanto se un omuncolo eletto con i voti del Centro Destra prolunga l’agonia di Prodi, soprattutto se in tal modo si ottiene il risultato di:
1) liberarci di un essere che per cinque anni è stato la principale opposizione all’azione del Governo Berlusconi lanciandolo tra le gambe della sinistra;
2) votare l’ampliamento della base Americana di Vicenza dalla quale verrà molto del supporto di retrovia quando si deciderà di attaccare l’Iran;
3) continuare l’azione militare con regole “kombat” in Afghanistan;
4) rinunciare a tornare indietro sulla riforma delle pensioni;
5) realizzare la TAV
.
Personalmente considero nemica la sinistra e ciò che rappresenta.
Non c’è una sola proposta che mi veda dalla stessa parte della barricata della sinistra e questo è un fenomeno che risale agli inizi del mio interesse per la politica.
Ma se il disprezzo che ho sempre nutrito verso la sinistra democristiana viene confermato ampiamente dai contorsionismi di oggi dei “cattolici adulti” eredi di quei “cattolici per il sì” che si facevano eleggere come “indipendenti” (sic !) nelle liste del PCI e che oggi preferiscono rimbeccare il Papa e i Cardinali sulle unioni omosessuali quando, magari, 50 anni fa schiaffeggiavano in pubblico una signora che aveva osato mostrare un decolté … rilevante, mi dispiace dover dire che non posso più portare rispetto neppure per l’estrema sinistra.
Una sinistra estrema dalla quale mi divide tutto e di più, ma che pensavo avesse nella coerenza e nel senso dell’onore per le proprie posizioni, la propria storia, un “must” che conservava anche dopo la caduta della illusione comunista nell’Unione Sovietica.
Invece, anche per questi “duri e puri”, “senza se e senza ma”, conta più la poltrona della coerenza e del rigore morale, scoprendosi neodemocristiani, ad eccezione di due soli senatori che, adesso, rappresentano la cattiva coscienza di tutta la sinistra (chissà quanto resisteranno …).
E se dopo la battaglia di Pavia, il re Francesco I di Francia poteva scrivere, con un certo orgoglio, “tutto è perduto fuorché l’onore”, la sinistra italiana non può che mestamente affermare “tutto è perduto – soprattutto l’onore – fuorché la poltrona … che peraltro traballa assai”.

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25 febbraio 2007

“Belinate” ecoambientaliste e manipolazioni comuniste

Oggi in quasi tutta la Padania, sia pur con orari differenti a riprova della natura “federale” dell’Italia, è stato attuato il blocco alla circolazione.
Da poche ore a 12 ore, il traffico privato sarà consentito solo alla lunga lista di eccezioni che noi bolognesi conosciamo ogni giovedì.
Un blocco che, come direbbero i miei amici genovesi Sauro e Ineffabile , è una “belinata”.
Gli “esperti” dicono infatti che il blocco di una giornata (per di più domenica) è solo una petizione di immagine.
Ma gli “esperti” dicono anche che a Milano la qualità dell’aria è, oggi, migliore di 15 anni fa e questo rende risibile l’iniziativa che, purtroppo, vede come promotore un Governatore del Centro Destra che, in questa occasione, rispolvera la sua anima pauperista da cristiano sociale e che, infatti, ottiene l’entusiastica adesione delle regioni amministrate dai comunisti che, quanto a repressione della libertà – anche di circolazione – dei propri cittadini non vogliono essere secondi a nessuno.
Meritano un cenno d'onore le eccezioni di Trieste e Treviso, i cui cittadini, che anche oggi possono liberamente circolare, sono sempre più invidiati per la serietà delle loro amministrazioni locali.
Sono tornato da poco e ho visto un traffico tipicamente domenicale: tutti autorizzati ?
Non credo,
Ho visto molte auto con vecchie targhe risalenti a prima o poco dopo il superamento del “milione” di auto immatricolate a Bologna (quindi “ante euro” o, meglio, “euro sotto zero”).
Circolavano, come circolano al giovedì.
Guardando meglio chi le portava vedevo facce non italiane.
Ma, già, i vigili urbani se ne guardano bene dal fermare gli extracomunitari (troppo rischio potenziale) che così guidano carrette presumibilmente senza “bollino blu”, senza revisione e ad alto inquinamento, dando anche luogo ad un fenomeno di compravendita dell’usato, sbocco obbligato per gli italiani costretti dalla severa (nei loro confronti) applicazione dei rigori della legge, a cambiare auto per un euro 4 che, fra un paio di anni, sarà inservibile.

Il secondo aspetto di oggi, che dà il titolo al post, me lo fornisce il già citato amico Sauro con un post impedibile a commento di un allucinante editoriale pubblicato sul quotidiano della famiglia Agnelli da tale Barbara Spinelli.
Non sto nemmeno a commentarlo perché già lo ha fatto il Sauro al quale mi associo totalmente, ma voglio puntare l’indice sulla continua, morbosa, ripetizione di una menzogna assoluta.
La Spinelli, per difendere la scelta di sostenere Prodi da parte di senatori non eletti, continua a perseverare nel raccontare la bugia che nel 1994 i senatori a vita consentirono la maggioranza al primo governo Berlusconi. E’ una menzogna matematica e politica.
18 maggio 1994: si vota a Palazzo Madama la fiducia al primo governo Berlusconi.
I senatori sono 326, 11 quelli non eletti.
I presenti sono 315, 314 i votanti, 158 la maggioranza richiesta.
L'esecutivo di Centro Destra ottiene il sì di 159 senatori, 153 i contrari e due gli astenuti, che equivalgono a voto contrario al Senato.
Il primo governo Berlusconi ottiene dunque la fiducia per un solo voto.
A favore tre senatori non eletti: Giovanni Agnelli, Francesco Cossiga e Giovanni Leone.
Il voto contrario fu espresso da altri tre senatori non eletti Giulio Andreotti, Francesco De Martino e Leo Valiani; due ,Giovanni Spadolini e Paolo Emilio Taviani di astennero.
Tre assenti Bo, Bobbio e Fanfani.
Ora la Spinelli e i suoi seguaci, tolgono il voto dei tre senatori a vita favorevoli al Governo Berlusconi per dimostrare che furono determinanti per la fiducia.
Ma si dimenticano di sottrarre alla sinistra il voto di ben 5 senatori a vita (3 apertamente contrari e 2 astenuti che, come noto, al senato significa voto contrario).
Troppo comodo !
Se invece conteggiamo i senatori, escludendo quelli a vita, vediamo che anche nel 1994 i senatori favorevoli a Berlusconi furono maggioranza: 156 contro 150.
Anzi, poichè la maggioranza richiesta, senza i senatori non eletti era 154, fu raggiunta per ben due voti, mentre con i senatori non eletti il margine si ridusse a un voto solo.
Chiunque può far di conto con una calcolatrice.
Purtroppo la sinistra opera queste manipolazioni da sempre, non solo sulla matematica parlamentare, ma anche nella lettura degli eventi storici.

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23 febbraio 2007

L'estrema sinistra ha ragione

La sinistra è andata sotto al senato.
E’ bastato che i senatori non eletti non fossero più così compatti (e in salute) da assicurare voti aggiuntivi ed ecco che la realtà di una sinistra senza maggioranza ha cacciato la finzione.
Sono bastati due soli senatori (su 160 !!!) che hanno preferito rispettare la loro coscienza e i loro ideali, per smascherare l’imbroglio sul quale ha retto la sinistra unione.
Il bello è che la sinistra estrema ha ragione e torto la sinistra presunta “moderata”.
Naturalmente la “ragione” è dall’ottica di uno di sinistra, non certo dalla nostra.
La sfida che adesso si può lanciare alla sinistra è: siate coerenti !
Le truppe di assalto nei cinque anni di Governo Berlusconi da chi sono state assicurate ?
Dai pacifinti.
Dai no global.
Dai sindacati.
Dagli ecoambientalisti.
Dai partiti comunisti
.
I cinque anni di Centro Destra hanno portato l’Italia a diventare la terza potenza militarmente impegnata nei vari scacchieri, dietro solo a Stati Uniti e Gran Bretagna.
I pacifinti hanno sistematicamente contestato, aiutando la sinistra nella sua azione di opposizione, fino a sostenere Saddam e preferire Osama e Al Quaeda a Bush ed agli Stati Uniti.
I no global hanno fornito la bassa manovalanza, fatti di vandali e lanciatori di estintori, creando un clima di violenza e di incertezza.
I sindacati, nel dire sempre e soltanto “no” alle proposte del Governo Berlusconi, hanno usato gli strumenti a loro disposizione per raccontare una storia (smentita dai primi atti della sinistra al governo) a venti milioni di lavoratori dipendenti, tutta centrata a contrastare la modernizzazione del mondo del lavoro operata dal Centro Destra.
Gli ecoambientalisti hanno fornito un supporto rumoroso e con ampie coperture mediatiche, aiutando ad ingenerare un clima diffuso di sconforto e di pessimismo, attribuendolo alla presenza del Centro Destra al Governo.
I partiti comunisti (ex, neo, post, vetero) hanno fornito le vecchie parole d’ordine e l’esperienza organizzativa per lanciarsi a testa bassa contro tutto ciò che il Governo Berlusconi stava realizzando, per il solo fatto che proveniva dal Centro Destra.
Bene.
Ve l’immaginate i Franceschini, i Castagnetti, i Rutelli, i Mastella … compiere tutto quello che chi ho elencato prima ha messo in pratica ?
Certo che no.
Allora chi è stata la vera e reale opposizione a Berlusconi ?
Pacifinti,
sindacati,
no global,
ecoambientalisti,
comunisti.
Allora perché, chi ha sopportato gli oneri dell’opposizione per cinque anni, dovrebbe adattarsi ad un programma doroteo-democristiano (sia pur di sinistra) ?
L’estrema sinistra ha quindi ragione nel reclamare che il “suo” governo attui il “suo” programma e non una versione in sedicesimo del programma del Centro Destra.
La sinistra, tutta la sinistra, sia quindi conseguente e:
- ritiri le truppe da tutti gli scacchieri del mondo
- revochi la concessione alle basi Americane in Italia
- rifiuti di adeguarsi agli organismi economici internazionali figli della globalizzazione
- ripristini le norme pensionistiche ante riforma Maroni
- disponga il matrimonio tra persone dello stesso sesso e, perché no ?, anche tra umani e animali
- tassi i risparmi (con la “patrimoniale”) perché chi risparmia è un bieco capitalista che deve essere impoverito
- aumenti le tasse senza ritegno per finanziare enti e organizzazioni “amiche”.

Insomma, compagni, gettate una buona volta la maschera e fate la sinistra, quella che è interpretata al meglio da Diliberto per cui gli Americani hanno “le mani sporche di sangue” e Berlusconi “fa schifo”.
Siate onesti e dite queste cose in campagna elettorale, senza imbrogli e senza infingimenti.
Ma ditelo in una campagna elettorale e vediamo quanti Italiani vi seguiranno.
Perderete (perché gli Italiani non sono stupidi) ma almeno salverete la faccia e farete come quei due senatori che tanto, adesso, odiate, ma vi hanno inflitto una lezione di serietà, coerenza e onestà politica.

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22 febbraio 2007

D'alema perde le poltrone ma non il vizio

Vi ricordate il 2000, alla vigilia delle elezioni regionali, quando un D’alema tronfio e arrogante più che mai scommise la sua poltrona sul risultato elettorale e … perse ?
Ecco, la lezione non è bastata e D’alema ci è ricascato, forse cercando di condizionare i senatori della sinistra estrema, quando prima del dibattito al senato ha detto: “senza maggioranza si va tutti a casa”.
La maggioranza non c’è stata, nonostante la compattezza della sinistra, anche quella estrema, che pur di mantenere la poltrona ha approvato la missione in Afghanistan e l’affermazione di D’alema che revocare la concessione della base a Vicenza sarebbe un atto ostile contro gli Stati Uniti.
No, per i senatori della sinistra estrema (ad eccezione di solo due che hanno mantenuto la loro coerenza ideale: 2 su 160 !!!) Parigi continua a valere una messa.
158 favorevoli e 136 contrari.
L’Udc ha lanciato la ciambella di salvataggio alla sinistra (VERGOGNA !) con l’astensione dei suoi senatori, tanto che la senatrice di sinistra Binetti, invoca l’ingresso del partito di Casini nella maggioranza.
Gli estremisti di sinistra invece, dallo schifiltoso Diliberto al barbudo Giordano invocano un voto di fiducia per andare avanti e “non consegnare l’Italia alle Destre”, convinti come sono che dopo le rapine fiscali perpetrate dalla sinistra, non ci sia per loro alcuno spazio per vincere le elezioni.
Si affaccia lo spettro delle “larghe intese che, pur confermando che qualsiasi governo è meglio dell’attuale, mi vedono totalmente contrario, perché servirebbero solo come camera di compensazione per la sinistra e coinvolgimento del Centro Destra in una politica da gabellieri.
No.
La soluzione migliore è reclamare solo e soltanto nuove elezioni, magari con un governo “balneare” presieduto da uno dei senatori a vita tanto amati dalla sinistra … Andreotti o Cossiga, in carica solo per gestire le elezioni.
Probabile invece che la sinistra proponga a Napolitano un Prodi bis che li vedrebbe impegnati allo spasimo per conservare la poltrona, incuranti di ogni afflato ideale e affondando sempre di più nelle loro contraddizioni e nella loro pochezza da funzionarietti di partito, boiardi di stato e burocrati delle banche centrali (per di più bocciati all’esame di economia).
Naturalmente sarei felicissimo di sbagliare previsione anche oggi …
Resta il risultato politico di una maggioranza che tale non è nel Popolo e, ora, neppure nel parlamento.
La strada maestra è indire nuove elezioni per la metà e la fine di aprile, da dove riprendere il cammino per il rinnovamento dell'Italia interrotto il 10 aprile 2006.
Intanto l'anno del maiale comincia con fette di Mortadella.

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21 febbraio 2007

Parigi val bene una messa

Nel 1593 Enrico di Navarra pur di ascendere al trono di Francia, abiurò alla sua fede ugonotta per diventare cattolico: Parigi val bene una messa.
Oggi al senato, dove la sinistra deve raccattare quotidianamente i voti dei senatori non eletti per sopravvivere, D’alema fornirà la sua versione della politica estera, cercando di salvare capra e cavoli.
E per non sbagliare ha lanciato un messaggio molto preciso: se la maggioranza non sarà autonoma si va a casa.
E chi deve maggiormente temere per questa “andata a casa” ?
Non certo i DS o i margheritini, perché dopo Prodi potrà esserci solo un governo di transizione verso le elezioni che escluda l’estrema sinistra e forse la Lega.
A temere lo scioglimento del governo, oltre a Prodi che non avrebbe un’altra occasione per compiacere i suoi referenti, sono solo gli estremisti di sinistra: Rifondazione Comunista, Partito Comunista d’Italia, Verdi, che perderebbero la tanto agognata poltrona.
E come hanno dimostrato Paolo Cento e altri componenti del governo che hanno rinunciato alla manifestazione di Vicenza per paura di perdere la seggiola, così in senato si adatteranno ad approvare la relazione di D’alema per paura delle dimissioni del governo.
Parigi val bene una messa.
D’alema dirà che l’Italia continua ad operare nella sua zona di competenza, senza ulteriori compiti.
L’estrema sinistra ululerà alla vittoria per aver impedito che l’Italia si assuma responsabilità da Grande Potenza (che ci competerebbero e che meriteremmo) e glisserà sul fato che in Afghanistan si resta, si resta al fianco degli Stati Uniti e degli altri Alleati e si resta per combattere i terroristi, anche se, invece di andarli a stanare dai loro covi, aspetteremo che si facciano vivi loro con qualche autobomba nei pressi delle nostre basi.
E sarà abbastanza divertente vedere la senatrice Rame votare per quel ca**one con la dentiera nuova e condividere le affermazioni del compagno di partito del “bugiardo, che bugiardo.
Il collante della sinistra diventa sempre di più la gestione del potere e la distribuzione alle proprie clientele dei proventi delle nostre tasse.
Che l’estrema sinistra, pacifista a parole, pacifinta nei fatti, si accontenti dello status quo, che i “cattolici adulti” operino sostanzialmente uno scisma contro Benedetto XVI e la gerarchia ecclesiastica votando i “di.co” (e scegliendo dell'insegnamento della Chiesa ciò che più conviene loro, rifiutando - come se fossero in un supermercato, magari coop - ciò che incrinerebbe il fronte di sinistra) pur di restare aggrappati alla loro di poltrona, ci fornisce la chiave di lettura del perché, oltre a massacrare i cittadini di tasse, questa sinistra non vada.
L’Italia ha bisogno di un progetto per il futuro che questa sinistra non può dare perché non ce l’ha, perché non è in grado di costruirne uno comune a tutte le sue variegate componenti.
Il Centro Destra deve quindi prendere l’iniziativa per incalzare la sinistra su temi specifici che possano delineare agli Italiani quel progetto che la sinistra non è in grado di presentare.
Un progetto per un’Italia libera, forte, sicura, ricca.
E senza rinunciare ai nostri Principi, ai nostri Valori, ai nostri Ideali.

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20 febbraio 2007

Dieci temi per il Centro Destra

Monica in commenti e nel suo blog, ripetutamente sollecita ed auspica che il Centro Destra non si limiti ad incamerare gli autogol della sinistra, ma si attivi per accelerare il disfacimento della sinistra.
Personalmente sono fondamentalmente contrario alle manifestazioni di piazza.
Le ritengo espressione non di democrazia, ma di oclocrazia ( e chi si ricorda la teoria dell’anaciclosi di Polibio, sa a cosa mi riferisco) perché vorrebbero, senza dar tempo ai ragionamenti, forzare la mano a chi, invece, è stato scelto dal Popolo per amministrare la polis (e tralasciamo . in questa sede - il fatto che sul voto del 9 e 10 aprile 2006 esistono dubbi legittimi).
Non è con la piazza, con i moti di massa, che si progredisce, ma è nel dare battaglia su singoli argomenti e temi mobilitanti.
Quindi sono d’accordo con Monica nel sollecitare il Centro Destra a promuovere iniziative, scegliendo una decina di temi significativi e caratterizzanti.
Senza trascurare l’impegno che ognuno di noi può mettere nel proprio ambito professionale e personale, per ricordare a colleghi ed amici quanto di sbagliato stia facendo la sinistra.
A cominciare dalle pesanti decurtazioni alle buste paga e ai nostri redditi che si manifestano con:
- aumenti delle aliquote
- aumenti delle imposte locali
- aumenti delle trattenute previdenziali
- aumenti del bollo auto
- aumenti dell’Ici
- aumenti delle tasse sui risparmi.
Insomma, ognuno di noi può fattivamente trasformarsi in attivista contro la sinistra, con un ambito di efficacia di gran lunga superiore a qualsiasi post in un blog, se, quando capita – e capita ! – il discorso sui propri redditi, non rinuncia a sottolineare quanto ci sta facendo perdere la sinistra con la sua finanziaria.
Ma l’impegno maggiore deve venire dalla struttura dei partiti del Centro Destra e dalle iniziative collaterali.
Di successo, ad esempio, la battaglia dei Circoli della libertà contro il ticket sanitario.
Ma le battaglie grosse si combattono su temi che muovono le coscienze e che fanno notizia, al di là della loro reale importanza.
Ognuno di noi credo abbia le sue priorità derivanti dalla propria esperienza, cultura e sensibilità, così l’elenco che segue è necessariamente frutto delle mie esperienze, cultura e sensibilità.
Per cui in primo luogo metterei la battaglia contro due disegni di legge che per me rappresentano l’anticamera del regime, della soppressione della libertà: il ddl Gentiloni che altererebbe la parità delle offerte televisive (e quindi delle opinioni politiche) e il ddl Mastella che, esplicitamente, si propone di incarcerare chi esprimesse opinioni o idee non conformi al credo politicamente corretto.
Sono due battaglie, libertà di comunicazione e libertà di opinione, che per me rappresentano l’essenza del “mio” Centro Destra e un autentico spartiacque tra il dna della Destra (liberale e democratico) e quello della sinistra (oppressivo e demagogico o oclocratico).
Un altro tema sul quale desidererei vedere la mobilitazione del Centro Destra è quello dell’immigrazione.
Rigettare la teoria dell’immigrato come “risorsa” sempre e comunque, ma accogliere e rilanciare la selezione dell’immigrazione sulla base della assimibilità culturale nella nostra società, una società che non è e non deve essere chiusa, ma che può e deve cambiare con gradualità e non con l’immissione massiccia di elementi profondamente estranei ad essa.
Un quarto tema sul quale “affilare nell’ombra le spade” per poi farle “scintillare al sole” è quello della libertà economica, che consente di riempire la libertà di comunicazione e di opinione.
Se lo stato si mangia gran parte di quello che guadagniamo, sottraendoci la libertà di spenderlo nel modo che riteniamo più adeguato in base alle nostre esigenze e non a quelle delle clientele della sinistra, allora viene ridotta anche la nostra possibilità di esprimere liberamente le nostre idee, perché non ne avremmo i mezzi o saremmo indirizzati verso altre attività che ci consentano di compensare quel che ci sottrae lo stato.
E che dire del lavoro ?
Avanti i capaci e i meritevoli, non i raccomandati e gli opportunisti che si legano a questo o a quel carro.
Riproporre quindi la revisione del famoso articolo 18, perché si liberino le energie nel mondo del lavoro.
E un corollario è l’intervento sui sindacati, possibilmente con la costituzione di un sindacato del Centro Destra che potrebbe anche sfruttare le esperienze di chi, condividendo il progetto del Centro Destra sia già o sia già stato impegnato in strutture sindacali, potendo quindi portare il suo bagaglio di esperienza organizzativa e pratica.
E non può mancare la profonda ristrutturazione del pubblico impiego che da pozzo senza fondo delle clientele e della ipertrofia degli organici accompagnata alla scadente qualità dei servizi, deve trovare, nell’applicazione di un concetto di economicità e di retribuzione legata alla produttività, alle capacità ed ai meriti, la sua funzione di servizio efficiente al servizio dei cittadini e delle imprese, perché solo una amministrazione pubblica efficiente permette al volano dell’economia di girare senza intoppi e ai singoli cittadini di godere delle libertà democratiche.
La collocazione Atlantica e Occidentale dell’Italia deve essere un caposaldo del Centro Destra, che lo differenzi profondamente da una sinistra terzomondista e che ha ampi settori antiamericani e che occhieggiano ai terroristi (interni ed esterni).
La guerra al terrorismo internazionale è un dovere civile per le nazioni libere e il sostegno, politico, economico, militare, alle azioni belliche che hanno lo scopo di sradicare il terrorismo tenendolo nelle more della guerra, lontano dai nostri territori, è fondamento per un presente e un futuro di libertà, sicurezza e benessere.
E veniamo a due temi che, intrinsecamente, hanno una scarsa rilevanza, ma hanno una forte copertura e quindi impatto mediatico, per cui è doveroso inserirli in questa specie di “decalogo” di opposizione.
La lotta alla droga che deve essere a trecentosessanta gradi, senza cedimenti circa droghe leggere o gradazioni di responsabilità tra spacciatore e tossico.
La droga fa male: tutta e in qualsiasi quantità.
Se il tossico si limitasse a danneggiare se stesso, per quanto mi riguarda potrebbe drogarsi fino a scoppiare.
Purtroppo il tossico diventa un peso ed un pericolo per la società.
Un peso per le cure che, obbligatoriamente gli vengono prestate negli ospedali pubblici (cioè pagati da tutti noi cittadini) e un pericolo per la azioni cui un tossico è indotto dalla necessità di procacciarsi sempre più denaro per acquistare il suo veleno.
Quindi è necessario che la società si tuteli, riducendo i rischi per la sicurezza dei propri cittadini e i costi per il trattamento dei tossici, inasprendo le leggi e la repressione contro il fenomeno dello spaccio e del consumo di droga.
Ugualmente di grande copertura mediatica è quello del riconoscimento delle unioni omosessuali che viene tradotto in Italia con i “di.co”, smontati da tutti gli avvocati divorzisti e della famiglia.
Lasciamo stare l’imbroglio, la foglia di fico, dei “di.co.” per le coppie normali che hanno a disposizione la normalissima legge sul matrimonio per soddisfare le proprie esigenze di tutela, riconoscimento di diritti, successione, assistenza.
I “di.co” sono lo strumento per elevare a dignità di legge l'omosessualità che, per la ragione intrinseca che gli omosessuali sono costituzionalmente incapaci di procreare, è priva di ogni pregio che ne possa raccomandare la legittimazione per legge.
Anche qui, se due persone dello stesso sesso scelgono di dare sfogo alle loro particolari voglie sessuali e lo fanno, in privato e senza pretendere l’intervento dello stato – cioè di tutti noi – per ottenere privilegi, liberissimi di farlo: ne rispondono alla propria coscienza.
Ma che uno stato civile e moderno debba emanare una legge per apporre un timbro (che si porterebe con sé costi e contenziosi a tutto detrimento dei cittadini) è da escludere e merita, visto il battage pubblicitario che ne fanno le lobbies omosessuali, che si mobiliti chi vi si oppone con analogo impegno e pubblicità.

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19 febbraio 2007

Parole e reali sentimenti

Dopo le accuse rivolte alla timida autocritica (senza ritiro a vita privata) di Napolitano sulle Foibe in occasione della Giornata del Ricordo del 10 febbraio scorso, l’opera delle diplomazie ha prodotto un “riconoscimento” da parte del presidente croato Mesic: le parole di Napolitano non rappresentano uno spirito revanchista e una contestazione al trattato di pace del 1947 e al vergognoso trattato di Osimo del 1975, quando un governo democristiano (Moro presidente del consiglio e Rumor – un veneto ! – ministro degli esteri) svendette la zona “B” senza alcuna contropartita.
Bene, anzi: male, malissimo !
Nessuno può illudersi che il reale sentimento dei croati nei nostri confronti sia diverso da quello espresso a caldo da Mesic.
Purtroppo dobbiamo prendere atto che la debolezza del 1975 perdura anche nel 2007, visto che sembra che il democristiano di sinistra Prodi e il comunista D’alema siano appagati dal “riconoscimento” croato.
Male, malissimo, anche perché la zona “B” di Trieste, svenduta con il trattato di Osimo, rimane nei cuori degli Italiani veri e nessuno di noi potrà mai rinunciare a reclamarne l’italianità, indifferenti alle “accuse” (che in realtà sono positivi riconoscimenti) di “revanchismo”: arriverà anche il giorno del riscatto.
E come per le parole di Mesic, nessuno può pensare che le parole di Diliberto contro Berlusconi rappresentino solo il sentimento di una sparuta schiera di esaltati.
No, Diliberto ha dato voce alla pancia profonda della sinistra.
E anche qui c’è da domandarsi in base a quale ragionamento si possa anche solo pensare di sedersi ad un tavolo per una qualsivoglia politica bipartisan, fosse anche su un solo, miserrimo provvedimento.
A quelli di sinistra noi facciamo “schifo” ?
Quale sentimento credono che loro ispirano a noi ?
Siamo quindi conseguenti e si faccia una contrapposizione netta e totale.
Ed a proposito di contrapposizioni parliamo di due manifestazioni: Roma, 2 dicembre 2006 e Vicenza 17 febbraio 2007.
A Roma sfilarono oltre due milioni di cittadini, che si riconoscono nel Centro Destra, per contestare la politica delle tasse e della riduzione della libertà operata dalla sinistra.
A Vicenza, per prender buoni i dati degli organizzatori, hanno sfilato duecentomila comunisti, pacifinti, no global per chiedere di rifiutare agli Alleati Americani l’ampliamento della base da 50 anni ospitata nella città del Palladio.
Gli estremisti di sinistra in parlamento (Ferrero, Mussi, Diliberto, Cento e altri) hanno subito chiesto che Prodi e D’alema “tengano contro dell’opinione della piazza” e rinuncino a collaborare con gli Stati Uniti contro il terrorismo islamico.
Da Diliberto a Mesic, da Roma 2 dicembre 2006 a Vicenza 17 febbraio 2007.
Per quale ragione duecentomila che manifestano contro l’Occidente devono essere tenuti in considerazione da Prodi e D’alema, mentre due milioni di cittadini che manifestano contro le tasse e la restrizione delle libertà individuali devono essere ignorati ?
Forse in base allo stesso ragionamento in base al quale, in Portogallo, i cittadini hanno bocciato il referendum per la depenalizzazione dell’aborto e la sinistra al governo ha “democraticamente” deciso di depenalizzarlo lo stesso.
Tutto il mondo è paese: la sinistra manipola in base ai propri teoremi l’espressione di volontà dei cittadini e mostra quale sia il suo concetto di democrazia che, però, non è quello classico, ma quello delle “democrazie popolari” di sovietica memoria.

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17 febbraio 2007

L'offensiva di primavera

Il Presidente George W. Bush ha annunciato che a primavera (fra un mesetto, poco più) le forze della Nato impegnate in Afghanistan, lanceranno una offensiva contro i terroristi ancora asserragliati in alcune zone impervie del paese.
L’annuncio, dato alla vigilia della piazzata antiamericana dei pacifinti a Vicenza, è stato anche accompagnato da sollecitazioni per un maggior impegno dei paesi alleati e dai ringraziamenti all’Italia per aver inviato anche degli aerei militari.
Probabilmente tutte e tre le parti del discorso del Presidente Bush sono andate di traverso alla sinistra.
Poco gradito l’annuncio di una offensiva militare che implica ingaggiare combattimenti contro i terroristi per abbatterli.
Sicuramente irritante l’invito ad un maggior impegno che il baffino temporaneamente alla Farnesina ha dichiarato – ipse dixit – non essere rivolto all’Italia.
Una autentica coltellata la pubblicizzazione dell’invio di aerei in Afghanistan, tanto che il temporaneo ministro della difesa si è affannato a dire che non sono aerei da combattimento.
Non credo che il Presidente Bush abbia fatto quelle dichiarazioni pensando – sadicamente - alle difficoltà in cui avrebbe messo Prodi, D’alema & Co.: quei tizi non sono così importanti da meritare una simile attenzione dal Leader del Mondo Civile, ma pensarlo mi diverte.
Quello che invece è importante è il risveglio dell’iniziativa militare Alleata contro il terrorismo, in barba ai pacifinti di tutto il mondo.
E’ ora che si riprenda l’offensiva e una bella ripulita in Afghanistan aiuterà anche i nuovi reparti combattenti in Iraq e impegnerà i terroristi a casa loro, senza che possano avere tempo libero per pensare a come infiltrarsi a casa nostra e a quali crimini possono commettere contro di noi.
E’ evidente che l’offensiva afgana dovrà essere appoggiata politicamente e militarmente dalle forze della Nato, anche con la concessione degli spazi aerei, basi militari (a cominciare da quella di Vicenza) perché truppe e mezzi alleati possano rapidamente intervenire nel teatro di guerra.
E importante sarà, come sempre, per limitare le perdite tra le nostre file, l’uso dell’arma aerea.
Vediamo quindi quanta rilevanza abbia, per il nostro futuro di libertà, benessere e sicurezza, l’ampliamento della base Americana di Vicenza.
Solo chi vuole costringerci a subire il ricatto terrorista può essere contrario a tale ampliamento che risponde alle esigenze di una efficace e pronta azione militare contro i terroristi in ogni scacchiere del mondo.

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16 febbraio 2007

Meglio un brutto processo che un bel funerale

Domani si svolgerà a Vicenza una manifestazione antiamericana.
Una manifestazione del tutto strumentale e inutile.
A Vicenza, città che, dopo Bologna, conosco meglio di tutte le altre per ragioni di famiglia, la Caserma Ederle è lì da 50 anni.
E' una istituzione, un punto di riferimento per chi proviene da fuori città.
A Vicenza, tra militari e loro famiglie, sono ospitati da tempo migliaia di Americani, con reciproca soddisfazione e senza alcun danno, anzi solo con vantaggi, per la città e la sua economia.
Il Governo Berlusconi ha ottenuto che, unificando il reparto aviotrasportato, la sede fosse in Italia e non in Germania.
Un grande successo della diplomazia dell'Italia di Berlusconi, che porta ulteriori vantaggi all'economia cittadina.
Eppure la sinistra contesta la scelta e manda in piazza le sue frange estreme.
Ricordiamo che da Vicenza sono partiti reparti per liberare l'Afghanistan e l'Iraq.
Da Vicenza, dalle basi aeree poste in territorio italiano, potranno partire i raid aerei che potrebbero essere determinanti in caso di prosecuzione del programma nucleare iraniano.
Noi, in Italia, dobbiamo essere partecipi alla grande lotta contro il terrorismo che gli Stati Uniti del Presidente Bush hanno promosso e condotto.
E lo possiamo con la solidarietà agli amici Americani, con il fornire loro suporto logistico, tecnico, strategico, politico.
Americani che hanno ripetutamente dimostrato di combattere anche nel nostro interesse di cittadini del Mondo Libero.
Le informazioni che con la cattura di imam e sospetti di terrorismo sono state ottenuto hanno consentito di sventare numerosi attacchi.
Oggi, dopo l'arresto dei brigatisti rossi, il terrorismo torna anche sul territorio nazionale, dove ha trovato un terreno reso fertile dalla campagna d'odio che la sinistra ha promosso per cinque anni e che oggi, al governo per un pugno di voti dubbi, ha trasformato in disegni di legge punitivi nei confronti dell'opposizione e della libertà di opinione e di informazione, sublimati dalle squallide dichiarazioni infarcite di odio viscerale del segretario comunista Diliberto che, non ho dubbi, rappresentano la pancia profonda della sinistra.
In piazza a Vicenza ci saranno gli estremisti di sinistra.
Per quanti pochi possano essere sono sempre più di quel pugno di voti dubbi che hanno (per ora) fatto la differenza il 9 e 10 aprile scorso.
Quindi l'estrema sinistra che manifesta a Vicenza è parte fondamentale e fondante della sinistra di Prodi e D'alema, nonostante tutti i distinguo e i discorsi, fumosi ed inutili, dei presunti "moderati" di quella coalizione.
Non credo che domani vi saranno disordini particolari.
Certo, nonostante i partecipanti saranno in numero notevolmente inferiore a quelli della Casa delle Libertà a Roma il 2 dicembre scorso, danni alle struttura cittadine ci saranno e, come minimo, muri saranno imbrattati come è costume di quegli esseri.
La vigilanza sarà assicurata da Forze dell'Ordine cui va il mio deferente omaggio e ringraziamento, auspicando che applichino, nei confronti dei manifestanti, quel motto che era diventato la nostra parola d'ordine quando svolgevo il servizio militare ed era il turno del nostro reparto per montare di guardia ad un deposito carburante o una polveriera (ed era la fine degli anni settanta ...): meglio un brutto processo che un bel funerale.
La solidarietà dei cittadini onesti non verrà meno alle Forze dell'Ordine.

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15 febbraio 2007

Artigli rossi sull'Italia

Degenerazioni morali,
terrorismo rosso,
piazzate antiamericane,
rapine fiscali,
non possono, non devono distogliere la nostra attenzione dal quadro generale di una società a sovranità limitata.
Il disegno di legge Gentiloni finalizzato esclusivamente a penalizzare Mediaset e ad ampliare la torta dei posti con ben tre consigli di amministrazione, significa un nuovo tentativo della sinistra di imporre una cappa uniforme nell’informazione, estromettendo o riducendo al silenzio tutte le voci che stonano nel coro.
Esattamente come l’omologo disegno di legge Mastella sulla (soppressione della) libertà di opinione, pensiero e parola, che vorrebbe mandare in galera chi, anche qui, stecca dal coro del “politically correct”.
E che dire dell’economia ?
In pochi mesi gli amici di Prodi hanno, frettolosamente, visti i rischi che un inaspettatamente risicato – e dubbio - risultato elettorale comporta, messo in piedi un colosso bancario come Intesa Sanpaolo dal quale partono altre iniziative nel tentativo di uniformare anche il mondo economico (già colpevole di suo per l’appoggio fornito alla sinistra in campagna elettorale).
Una cartina di tornasole è la “gara” per l’acquisizione di Alitalia.
Cinque “cordate” rimaste in gara.
Ma a contendersi il piatto sono: Bazoli/Passera, De Benedetti e Profumo.
Tutti rigorosamente in fila a votare la miss di sinistra nell’ottobre 2005.
E alla mente viene il periodo 1996-2001, un altro quinquennio piegato dalla sinistra al governo, quando fiorirono acquisizioni e fusioni, agevolate da un regime fiscale (poi condannato dall’europa) che consentì a questi stessi personaggi di innalzarsi su piccoli troni economici, senza peraltro aver il possesso delle azioni, ma solo in funzione di patti di sindacato con un mercato di favori reciproci che il suk arabo può solo imparare.
E la presenza massiccia in economia di soggetti connotati da una forte caratterizzazione ideologica non è un ulteriore limite alla libertà individuale, soprattutto se quelle posizioni dominanti sono ottenute grazie alla benevolenza degli amici al governo ?
Pensare anche ai “favori” ottenuti dalle coop con le sovietizzazioni di Bersani è solo un’altra prova della cappa di conformismo che rischia di soffocare l’Italia.
Allora diamoci una svegliata, perché mentre discutiamo sui massimi sistemi, la sinistra sta facendo man bassa del potere di base nell’economia, nell’informazione e propone ddl che hanno come finalità ultima la soppressione del dissenso espresso e pubblicizzato.
La sinistra ha blaterato per cinque anni sul “pericolo per la democrazia” rappresentato da Berlusconi, ma era un avvertimento derivante da ciò che la sinistra avrebbe fatto (e cerca di fare) trovandosi al posto di Berlusconi.
E’ la sinistra che allunga i suoi artigli rossi sull’Italia intera.

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14 febbraio 2007

Sempre col senno di poi

Dopo l’autocriticacon 60 anni di ritardo – di Napolitano sulle Foibe (ma senza ritiro a vita privata …) ecco che la vicenda, ormai a tutti nota, del nuovo nucleo brigatista sgominato a Milano mentre si apprestava a compiere attentati contro Silvio Berlusconi, Mediaset, Libero ed Eni.
Un nucleo composto da un numero mai così grande di sindacalisti cgil.
Ed ecco, puntuale, la “scomunica” del sindacato, la sospensione e l’espulsione, la condanna e le solite parole sulla “vigilanza”.
Le avevamo già sentite dopo l’assassinio di D’Antona e di Biagi.
In ambedue i casi, i giuslavoristi erano stati additati come “nemici” della “classe operaia” per le riforme che sostenevano nel mondo e nel mercato del lavoro.
Nel mirino di oggi sembra ci fosse anche Pietro Ichino autore, tra l’altro, di “A cosa serve il sindacato ?” il cui titolo è tutto un programma (veggasi anche la mia recensione del 4 dicembre 2005 ne Il Castello ).
I casi di ripensamenti, autocritiche, marce indietro, che la sinistra ha fatto nel corso degli anni sono decine.
Dalle Foibe all’esaltazione di Stalin.
Dalla Nato agli “euromissili”.
Dalla stesse brigate rosse che, da “sedicenti” sono passate ad essere composte da “compagni che sbagliano”, fino ad arrivare alla condanna senza appello
.
Ma continuano a perseverare nell’errore.
Quanti sono gli ex terroristi ora liberi e inseriti in posti istituzionali, pubblici, da consulenti ?
E quale esempio possono dare ai nuovi brigatisti che, penseranno, male che vada dopo qualche anno di galera un posto da consulente in qualche commissione non me lo leva nessuno ?
Circoscrivere a una dozzina di delinquenti il problema è riduttivo e, soprattutto, pericolosamente miope.
Si ripropone, hic et nunc, la questione dei “cattivi maestri”.
Solo pochi giorni fa, accolto come un eroe, è rientrato in Italia dalla sua comoda latitanza parigina Oreste Scalzone e le sue sono state dichiarazioni ancora una volta di fuoco.
E che dire della campagna d’odio perpetrata contro Silvio Berlusconi ?
Il più patetico l’ha recepita lanciando un cavalletto, altri l’hanno elaborata preparando un attentato devastante contro una delle abitazioni del Presidente e contro Mediaset.
E che dire ancora della campagna di delegittimazione contro quei (pochissimi) giornali che fanno opposizione alla sinistra ?
Ecco che viene elaborata e tradotta in un progetto di attentato contro il quotidiano Libero diretto da Vittorio Feltri “colpevole”, probabilmente, di aver scritto e pubblicato articolo particolarmente corrosivi nei confronti di un certo mondo di sinistra.
Ma i “cattivi maestri” si trovano un po’ ovunque.
Pensiamo alla scelta dei senatori di Rifondazione Comunista (il partito del presidente della camera, cioè della terza carica istituzionale !) di intitolare un’aula del loro gruppo ad un essere che ha partecipato alla devastazione di Genova nel luglio 2001 ed è morto mentre si apprestava a lanciare un estintore contro una jeep dei Carabinieri, già circondata e fatta oggetto di assalto da altri esseri come lui.
Sono tutti esempi negativi che vengono portati a conoscenza pubblica e che possono indurre a ritenere che “sia giunto il momento” per “colpire”, con quel mai sopito desiderio di sovvertire l’ordine e la legge.
E torniamo al sindacato.
Non credo sia tanto difficile “controllare” le attività dei propri dirigenti (non, chiaramente, dei semplici iscritti).
Basterebbe che le strutture responsabili delle organizzazioni esercitassero il potere di controllo e di indirizzo sull’utilizzo delle agibilità sindacali concesse dalla legge.
Attenzione: le strutture del sindacato, non delle aziende.
Ci sono gli organismi territoriali che ridistribuiscono permessi e legittimano gli incarichi aziendali.
Ebbene che controllino come vengono utilizzati i permessi e cosa fanno i sindacalisti quando "staccano", perché i loro sindacalisti non utilizzino quelle (ampie) agibilità per andare a spasso o … peggio.
Un controllo per evitare che, al prossimo giro di giostra, si debba ancora una volta prendere atto di provvedimenti di sospensione o di espulsione assunti ex post, col senno di poi, quando ormai i giochi sono fatti.

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13 febbraio 2007

Una d’arme,di lingua,d’altare,di memorie,di sangue,di cor

Mi stupisce (...) che Amato e Napolitano che amano apparire colti e con nobili posture ben studiate, abbiano così frettolosamente dimenticato due dei più bei versi scritti da un nostro Grande della Letteratura.
Non mi stancherò di ripeterli, perché devono ben entrare nelle zucche di chi continua a ciarlare su allargamenti di cittadinanza e “nuovi concetti” della stessa.
Per essere parte di una nazione è necessario essere partecipi della Storia e alla Storia di quella nazione.
Comprenderne l’humus più profondo.
Sentire gli eventi che hanno portato alla formazione di quella nazione, come parte non solo di una Storia comune, ma anche come parte fondamentale di noi stessi.
Sono le nostre radici.
Quando alle elementari, negli anni sessanta, si studiava la nostra Storia, i periodi più approfonditi erano Roma e il Risorgimento.
Due eventi che sono, tuttora, l’essenza della nostra Patria.
Ed allora sì che maestri e professori riuscivano a farci sentire tutto l’orgoglio di essere parte di una gens, di una stirpe, di una nazione.
E come possiamo negare l’importanza che il Cattolicesimo, la Chiesa, hanno avuto nella formazione della nostra nazione ?
Mi domando se Amato e Napolitano hanno riflettuto su quanto sia difficile, ancora oggi, a più di 140 anni dalla Unificazione, sentirsi parte di una stessa nazione, con le perduranti divisioni tra Nord e Sud.
Mi domando se Amato e Napolitano hanno riflettuto sul fatto che la nostra è una nazione già formata, non in divenire come potevano essere gli Stati Uniti due secoli fa.
Mi domando come Amato e Napolitano possano pensare di imporre l’integrazione di elementi che con la nostra Storia, la nostra Religione, la nostra Lingua, la nostra Memoria, il nostro Sangue, nulla hanno a che spartire.
Quanti lutti, quanti scontri porterà una simile cecità ideologica (e Napolitano dovrebbe riflettere sulle sue stesse, recenti, parole del 10 febbraio, perché anche sulle Foibe fu cecità ideologica, di cui ha fatto autocritica solo 60 anni dopo: non possiamo aspettare di nuovo 60 anni prima che venga riconosciuto un errore , perchè il danno sarebbe già fatto e compiuto !).
Se proprio vogliono, istituiscano una cittadinanza europea, ma lascino com’è la cittadinanza Italiana.
Una d’arme,di lingua,d’altare,di memorie,di sangue e di cor.

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12 febbraio 2007

Pacs o dico la sostanza non cambia

Ed è una sostanza devastante per l’assetto sociale e civile dell’Italia, perché ha in se i germi della distruzione.
Le regole per chi vuole mettere il timbro di legge sulla propria convivenza e usufruire dei diritti individuali, esistono già :
articolo 29 della costituzione
libro primo, in particolare titolo V e VI, e libro secondo del codice civile
legge 898/1970 e successive modificazioni/integrazioni
legge 151/1975 e successive integrazioni e modificazioni
.
E’ già tutto normato, previsto, codificato, sperimentato.
Due persone ritengono di unirsi e hanno due opportunità.
Sposarsi e assoggettarsi a tutti i diritti e i doveri che comporta il matrimonio.
Non sposarsi, ma limitarsi a convivere, e la loro unione sarà regolata dalle norme privatistiche dei rapporti tra due soggetti diversi, con diritti e doveri diversi, meno cogenti.
Infatti nessuno pensa ad abrogare o modificare le norme esistenti, ma si vuole che lo stato legiferi, appesantendo il nostro corpus iuris con una nuova e dannosa leggina per il privilegio di pochi.
Dannosa, poi, perché inculca la convinzione che si possa ottenere ugualmente ciò che si vuole (un “diritto” dei tanti che vengono reclamati) senza il corrispettivo dovere.
E per quale motivo uno dovrebbe optare per il matrimonio se con una semplice raccomandata a.r. otterrebbe gli stessi vantaggi, senza mettere il collo nel cappio dei doveri ?
Sì, perché solo una riserva mentale ad impegnarsi, come prevede l’istituto del matrimonio, può portare uno a limitarsi alla convivenza.
L’unico caso in cui non è possibile sposarsi è dato dal precedente vincolo matrimoniale di uno o entrambi i conviventi.
Ma il tempo per ottenere un divorzio è di appena tre anni, un periodo assai limitato che è anche doveroso per verificare se c’è o meno la possibilità che il matrimonio possa essere salvato e credo che sia logico che si imponga un periodo comunque di decantazione e di riflessione prima di impegnarsi in un nuovo vincolo.
Tutto il resto, dall’assistenza alla successione, dalla reversibilità alla continuità nei contratti di locazione, è già prevista dalla normativa sul matrimonio.
Troppo comodo, allora, il costo di una raccomandata a.r. per avere benefici e nessun onere.
Comodo e altamente diseducativo, perché una società si regge anche sulla responsabilità e sulla consapevolezza che non ci sono solo diritti, ma esistono anche i doveri dei singoli nei confronti della famiglia, del prossimo.
Ma tutto questo gli estensori della normativa lo sanno benissimo.
Infatti, pacs o dico che siano, parlano come se si rivolgessero a coppie conviventi, ma in realtà l’essenza sta tutta in quell’inciso “anche dello stesso sesso”.
Tutta la manfrina è architettata dalle lobbies omosessuali per ottenere il timbro ufficiale alle loro copulazioni.
Ottenere dignità per i loro capricci sessuali, ottenere privilegi (ad esempio la reversibilità della pensione !!!) ai danni dell’intera collettività.
E’, in sostanza, una normativa egoista, non liberale, mirata appositamente a favorire una specifica serie di persone.
Pacs o dico non servono alle coppie normali e non possono dare dignità ad un capriccio omosessuale che non ha alcun pregio civile o sociale.
Pacs o dico che siano, servono solo a scardinare il nostro ordinamento sociale e civile e, quindi, meritano ogni più strenua opposizione, con la pubblicazione dei nomi di quei parlamentari del Centro Destra che eventualmente votassero a favore: per non candidarli mai più.

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10 febbraio 2007

Io ricordo

Il 10 febbraio è la Giornata dedicata alla Memoria delle Vittime delle Foibe.
A cavallo della fine della seconda guerra mondiale, i comunisti slavi, nel silenzio complice di un Togliatti che, come durante i massacri compiuti da Stalin, seppe, vide e tacque, assassinarono migliaia di Italiani.
Italiani gettati vivi nelle cavità della montagna, chiamate appunto foibe e lasciati morire nel dolore delle ferite.
Una bestiale e inumana tortura che ha il suo equivalente solo nei crimini dei comunisti cambogiani e degli islamici fondamentalisti e saddamiti.
Un autentico, programmato, genocidio perpetrato nei confronti di migliaia di Italiani, per il solo fatto che erano Italiani.
Con l’unico scopo di eseguire una pulizia etnica e impossessarsi abusivamente dell’Istria e di Pola, terre Italiane, che nonostante i crimini comunisti, erano, sono e resteranno Italiane e che gli Italiani veri non potranno mai cessare di reclamare perché tornino sotto sovranità Italiana.
Che ciò accada fra un giorno, fra un anno o fra mille anni.
Il Governo Berlusconi ha tanti meriti.
Le riforme realizzate, l’aver instradato l’Italia verso un futuro da nazione libera (e non sarà la parentesi cattocomunista a farci dimenticare qual è la strada che riprenderemo fra un giorno o fra poco più di 4 anni, potrà solo ritardare un cammino inevitabile), me se anche non avesse realizzato quelle 36 riforme e quella politica estera che ci ha onorato, il Governo Berlusconi meriterebbe di essere considerato il miglior governo che l’Italia abbia avuto dal 1945 perché ha istituito quelle due giornate della memoria che i comunisti, con i loro caudatari oggi chiamati “cattolici adulti”, hanno sempre rifiutato.
Il 9 novembre, anniversario della caduta del muro di Berlino (e del comunismo internazionale) e, appunto, il 10 febbraio, Memoria delle Vittime italiane delle Foibe, caduti sotto la ferocia comunista.
Sono ricorrenze che ci aiutano a ricordare che la distinzione tra Male e Bene esiste e deve essere rimarcata, soprattutto nei confronti di una ideologia, perversa ed aberrante, che ha provocato 100 milioni di morti nel mondo e che non ha eguale nella Storia dell’Umanità per depravazione e massacri.
Una Memoria che i comunisti, con i loro caudatari che contribuiscono ad eleggere comunisti alle cariche istituzionali ed a firmare proposte di legge che devastano il tessuto sociale e civile della nostra società, hanno sempre cercato di negare, sminuire, far cadere nell’oblio.
Non riuscendoci.
Una Memoria nei confronti della quale invocano quella stessa revisione, quella stessa storicizzazione che con caparbia ferocia negano nei confronti di altri eventi tragici della Storia Umana, addirittura predisponendo disegni di legge che imporrebbero il pensiero unico e la galera per chi esce dal coro.
Una Memoria che oggi e ogni 10 febbraio che verrà, reclama giustamente il suo posto nella Storia dell’Italia che, dall’Istria alla Valle d’Aosta, da Trento alla Sicilia è
una d’arme, di lingua, d’altare,
di memorie, di sangue e di cor
”.

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09 febbraio 2007

Le aberrazioni del politically correct

Se volevamo una prova che ormai si è persa la bussola per inseguire un sistema a quote che, frazionando e frazionando, porta solo all’anarchia, eccola scodellata da Luciano Violante che, oggi in ribasso, è presidente della commissione affari costituzionali della camera.
In discussione era la costituzione dell’ennesima (inutile) commissione e relativo garante.
In questo caso la “commissione per la protezione dei diritti umani” e il “garante dei detenuti”.
Già l’idea di queste nuove impalcature è, di per se, aberrante, perché i diritti umani sono garantiti dalla legge, dai Tutori dell’Ordine che devono farle rispettare e dai magistrati che dovrebbero punire chi le viola.
Istituire una commissione così generica sembra l’atto di commissariamento politico nei confronti di Tutori dell’Ordine e di magistrati, con una mentalità che più sovietica non potrebbe essere.
Per non parlare, poi, del “garante dei detenuti”, e che sarebbe ?
Unamamma” a comando che dovrebbe sostituirsi ad avvocati e magistrati di sorveglianza, a direttore del carcere e Operatori di Polizia Penitenziaria ?
Il detenuto, magari Angelo Izzo o un qualche terrorista rosso (ah no, costoro sono già tutti fuori con incarichi istituzionali o con contratti di consulenza …) si lamenta ed arriva il garante a sanzionare chi deve fare in modo che un detenuto sconti la sua prigione ?
In che modo,poi, penserebbero di far rispettare l’ordine nelle carceri ?
Come sono riusciti a demolire l’Autorità nelle scuole ?
Ma andiamo avanti.
La sinistra propone una commissione con ben 8 componenti per tale inutile lavoro.
Un emendamento del Centro Destra appoggiato dal partito di Di Pietro, riduce i componenti a 4, per risparmiare sulle spese (per me, comunque anche 4 sono 4 di troppo …).
Violante chiede la sospensione dell’esame del provvedimento per valutare le conseguenze dell’approvazione dell’emendamento.
E come lo giustifica ?
Perché il numero di 8 era stato indicato per garantire la presenza di esponenti dell’opposizione e delle donne.
Delle donne ?
Cos’è un nuovo gruppo parlamentare che non appartiene né alla maggioranza, né all’opposizione ?
Io credevo che 4 fosse un numero che consentisse adeguata rappresentanza: 2 alla maggioranza, 2 all’opposizione.
Poi se siano tutte donne, tutti uomini, 3 donne e un uomo o 2 donne e due uomini, a me importa poco, basta che svolgano il loro lavoro.
Non sapevo che ci fosse una quota rosa per le commissioni.
E per fortuna che Violante, forse per via dell’età, si è dimenticato di aggiungere che il numero di otto era necessario per consentire adeguata rappresentanza dell’opposizione, delle donne e degli omosessuali … ci si poteva aspettare anche questo, visto il clima degenerante che stiamo vivendo in campo morale, dove viene persino "crocefisso" chiunque faccia battute sugli omosessuali.

Questo post lo avevo scritto nella giornata del 7 febbraio per pubblicarlo, come al solito, nella mattinata dell'8.
Senonchè il 7 sera è deceduto mio padre.
Restio a rendere pubblici i miei fatti privati, faccio una eccezione per ringraziare pubblicamente l'abbraccio fraterno e il cameratesco affetto degli amici di Il Castello , Triares e Tocqueville che si è manifestato con messaggi, telefonate e con due post di Starsandbars. e Jetset .
Una comunità virtuale che trova in Valori forti, tradizionali, quello spirito di gruppo che non si manifesta solo nelle battaglie politiche e sociali, ma ci rende partecipi dei momenti di gioia e dolore di ognuno di noi che appartengono al ciclo della Vita.
Rendendo più belli i momenti di gioia e meno tristi quelli dolorosi.
Grazie a tutti.

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