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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

29 giugno 2007

Il rinvio sulle pensioni

Piccoli ossicini buttati ai sindacati e alla sinistra estrema, per nascondere l’incapacità di mantenere anche la promessa di eliminare lo “scalone” Maroni.
Era un punto del programma della sinistra e qui i massimalisti hanno pienamente ragione.
Prodi ci ha tartassato, ha beneficiato anche dell’azione di risanamento del Governo Berlusconi, potendo così contare su un cospicuo “tesoretto”, a differenza del Centro Destra che si trovò un buco non dichiarato di 40 miliardi di euro.
Eppure non riesce a mantenere neppure – tra le altre – la promessa che aveva fatto alle truppe sindacali, quelle che, negli anni del buon Governo del Centro Destra, hanno in tutti modi sabotato il risanamento dell’economia nazionale con milioni di ore di scioperi politici che ci hanno sottratto preziosi punti di PIL.
I sindacati e la sinistra estrema hanno perfettamente ragione nel richiedere l’abolizione, tout court dello “scalone”.
Non sanno però dire come fare a compensare il maggior esborso per le casse dello stato.
Ciononostante sono francamente più dalla loro parte che da quella delle alchimie di Tps e dei ragionieri di Prodi.
Le ragioni sono presto dette.
In primo luogo ritengo che si debba rifiutare ogni intromissione dell’europa nella nostra politica interna ed economica e, quindi, l’abolizione tout court dello “scalone”, inviso a Bruxelles, diventa “cosa buona e giusta” proprio per tale motivo.
In secondo luogo perché le alchimie contabili proposte, ci porterebbero esattamente allo stesso punto in cui ci porterebbe la Riforma Maroni (pensione a 62 anni con 35 di anzianità nel 2014) ma con il dubbio vantaggio di costarci molto di più (per le tasse che dovremo pagare a compensazione dei maggiori esborsi statali) e pensioni molto più basse (per effetto della svalutazione dei coefficienti), il tutto per consentire ad uno spicchio di popolazione di poter andare in pensione a 58 anni nel 2008.
In queste condizioni Prodi ha preferito non decidere.
In futuro si vedrà e magari non toccherà neppure a lui.

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28 giugno 2007

S'io fossi inglese

Non gradirei il passaggio di testimone, a legislatura in corso e senza chiamata alle urne, operata per ragioni di equilibri interni ai laburisti, tra Tony Blair e Gordon Brown.
S’io fossi inglese e avessi votato (ipotesi dell’impossibile) per i laburisti sarei contrariato perché mi considererei ingannato.
Avevo infatti scelto Blair e non Howard proprio per la fiducia che mi ispirava.
Il mio voto avrebbe potuto essere diverso se mi fossi trovato davanti Brown.
Il sistema inglese è fortemente improntato alla figura del leader ed è spesso tale figura che fa la differenza, come si vide nel 1978, quando la Thatcher sconfisse un grigio Callaghan, anche allora subentrato per beghe interne ai laburisti ad Harold Wilson.
Ed altrettanto accadde ai Conservatori nel 1997, sia pur con una elezione di ritardo tanto forte era l’influenza della Thatcher, con John Major.
S' io fossi inglese vorrei che Gordon Brown si presentasse agli elettori, subito, per avere dal Popolo la legittimità a governare.
S' io fossi Italiano, come io sono e fui, guarderei con sospetto alle manovrine di bassa bottega (altresì dette di “botteghino” …) che stanno portando ad una sopravvalutazione dell'effimero veltroniano che addirittura potrebbe, senza alcuna legittimazione popolare, sedersi a palazzo Chigi dopo il regicidio di un Prodi cotto e stracotto.
Come, del resto, avvenne nel 1998, quando, anche loro senza alcuna legittimazione popolare, D’alema prima e Amato poi si sedettero su una poltrona che avevano conquistato solo con manovre di corridoio.
E come accadde nel 1994, quando un Dini venne innalzato per manovre quirinalesche e complicità gallipoliane, ad un incarico per il quale non aveva concorso.
S' io fossi Italiano, come io sono e fui, nel valutare lo spessore morale, l’ affidabilità e credibilità di una parte politica, considererei anche l’imbroglio di cambiarmi in corsa e senza chiedere il mio parere con il voto, il premier che mi avevano fatto votare.
E constaterei che il Centro Destra, per due volte, ha proposto Berlusconi, per due volte (1994 e 2001) fu eletto e per due volte ha avuto un solo Premier: Silvio Berlusconi.
S’io fossi Italiano, come io sono e fui, non ci sarebbe notte bianca che possa farmi cambiare idea e l’effimero lo lascerei a chi si lascia menare per il naso da promesse violate e cambi in corsa di piloti.

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27 giugno 2007

Li considerano proprio così

Non si lamentino gli elettori di sinistra se il Presidente Berlusconi ha detto di loro che “non credo che gli Italiani siano così coglioni da votare contro il proprio interesse” e se dopo un anno di sinistra al governo noi continuiamo a considerarli tali (e probabilmente anche alcuni di loro – pur non confessandolo – si riconoscono in siffatta definizione) perchè in tal modo li considerano anche i loro politici.
Come infatti spiegarsi, se non con una così bassa considerazione del proprio elettorato, i comportamenti della sinistra ?
Soprattutto in campo fiscale, ma non solo.
Una campagna elettorale spesa sul messaggio terroristico dello sfacelo dei conti pubblici per giustificare un infame aumento della tassazione e poi blaterare di tesoretti che compaiono e scompaiono a seconda di quello che si vuole sostenere.
281 pagine di programma, ridotte dopo pochi mesi a dodici punti (neppure svolti).
Controriforme che rendono la vita di tutti meno agevole in un quadro dove siamo tutti più poveri a causa delle vessazioni fiscali.
Servizi pubblici ancor più inefficienti, ma dipendenti pubblici più retribuiti.
Immigrati che si espandono su tutto il territorio nazionale.
Rapine e scippi in aumento, la sicurezza a picco.
La riduzione dei parlamentari “in misura maggiore di quella proposta dalla Riforma Costituzionale del Centro Destra è un’altra promessa violata.
E che dire del solenne impegno contro lo “scalone” delle pensioni ?
Verrà abolito, sì, ma non sic et simpliciter ripristinando il vecchio sistema, bensì creando una gradualità che avrà il duplice effetto di portarci esattamente allo stesso punto in cui ci avrebbe portato la Riforma Maroni, ma con il dubbio beneficio (e soddisfazione) di aver speso di più e di avere una pensione più bassa (con la revisione dei coefficienti).
E che loro ritengano che i loro elettori per quanto non capiscano finiranno con l’adeguarsi e con il farsi menare per il naso un’altra volta, viene certificato dalla scelta di Veltroni come futuro leader, senza un programma, senza un’idea, senza un progetto.
Solo parole di bontà assoluta – santo subito ! – come se bastassero le buone intenzioni (se vogliamo concedere la buona fede) che, invece, come dice la saggezza popolare, lastricano la via per l’inferno.
E se l’inferno sarà per tutta la classe media, è anche perchè qualcuno ci cascherà, a rivotarli, meritandosi l’appellativo con il quale il Presidente Berlusconi li aveva identificati.
Anche se spero che, nel segreto dell’urna, siano in tanti, almeno 25000 ..., a cambiare il loro voto perchè mi rifiuto di credere che in Italia siano in tanti a votare – una seconda volta – contro il loro interesse, indipendentemente dalla diversa (non nuova: Veltroni non è certo una novità) copertina con la quale la sinistra maschererà la sua volontà di continuare a espropriarci del nostro guadagno e della nostra libertà.

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26 giugno 2007

Il fiato corto del soviet europeo

Non è un mistero che il sottoscritto sia antieuropeista e quindi non possa che salutare con piacere l’esito del vertice tedesco.
La “costituzione”, quell’obbrobrio giuridico più lungo della Divina Commedia, è archiviata.
I Polacchi sono riusciti a rinviare di ben 10 anni l’introduzione del sistema di votazione a maggioranza.
Gli Inglesi hanno il placet a non applicare le direttive europee che andassero a ledere la loro sovranità (e se lo fanno gli Inglesi, perché non gli altri ?).
I francesi hanno brigato e ottenuto per decidere in casa loro se e quando il principio del libero mercato deve segnare il passo davanti ad aziende che assumono un carattere di interesse nazionale.
Naturalmente, da quando non c'è più Berlusconi, l'Italia ha fatto da comprimaria e passiva spettatrice, anche perchè guidata (?) da un soggetto che è ricordato come uno dei peggiori presidenti della commissione europea che abbiano mai visto a Bruxelles.
Insomma, il vertice tedesco ha sancito che in europa le patrie hanno ancora un significato, un valore e che, pertanto, il soviet di Bruxelles deve fermarsi davanti all’interesse nazionale.
Il fatto che già da due anni l’europa segni il passo e che i faraonici disegni di trasformarla in un moloch sopranazionale affidato a dei burocrati senz’anima, per costruire una unione senza radici fondata solo sulla calcolatrice (speriamo non quella di Epifani o Padoa Schioppa) siano tramontati con la “costituzione” è, da solo, un dato positivo.
Ancor più se si pensa che il recupero di nazionalismo avviene in concomitanza con un crescente nazionalismo russo che non potrà che avere, come risposta un altrettanto nazionalismo da parte delle varie patrie europee.
Questo dimostra che le unioni non si possono realizzare con dei tratti di penna e senza una base storica e culturale.
L’europa rimane tuttora un pericolo per la nostra Libertà (pensate solo ai limiti di espressione che si hanno quando si toccano certi argomenti) ma questi due anni ci dicono che c’è ancora spazio per riportare l’europa a quell’originario mercato aperto ma limitato allo scambio delle merci, lasciando ai governi nazionali le scelte sulla difesa, politica estera, giustizia, istruzione, lavoro e su tutti quei temi che fanno di uno stato indipendente anche uno stato sovrano e libero.
Stato indipendente, libero e sovrano come non sarebbe stato con i diktat del soviet di Bruxelles.
Aspettiamo anche con fiducia il momento in cui torneremo a spendere lire e l’euro sarà solo una moneta da collezione.

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25 giugno 2007

Mazzabubù il tesoretto non c'è più

Settimana di passione per i sindacati.
Ad un passo dall’accordo per incassare una vittoria di immagine (l’abolizione dello scalone Maroni) naturalmente a spese di tutti, vengono respinti con perdite dalla nuova uscita di Padoa Schioppa che ogni notte – come una Penelope qualunque – rielabora i conti dello stato, venendo a sua volta messo sotto processo dalla sinistra estrema che sembra trovare una sua unità.
Dopo che “l’emergenza è finita”, adesso scopriamo che il deficit pubblico torna ad aumentare e che l’aumento delle pensioni minime ha già bruciato il “tesoretto” che, come la pancia di una antica pubblicità di Carosello, “non c’è più”.
La triplice incassa anche la manganellata di LCDM, che definisce i sindacati difensori del pubblico impiego e dei fannulloni, in un’orgia di demagogia populista che neanche Peron.
Viene da chiedersi dove stava LCDM, che scopre anche che la sinistra al governo fa male alle imprese, quando i giornali di proprietà dei grandi gruppi industriali esprimevano il loro endorsement per la sinistra.
Vien proprio da dire: te la sei cercata, adesso ti meriti tutti i danni.
Sorprende che l’uscita di LCDM (prontamente corretta da Viale dell’Astronomia) sia stata accolta da peana in certi ambienti elitari, anche del Centro Destra, che si sono subito prostrati davanti al multipresidente, neanche fosse il Messia, dimentichi di tutti gli avalli che ha fornito in campagna elettorale alla banda sinistra.
Ma il comportamento più ridicolo è di chi chiede al Presidente Berlusconi di farsi da parte e a favore di chi ?
Di LCDM.
Mi sa che qualcuno abbia perso il senso delle proporzioni o, peggio – perché a pensare si fa peccato ma spesso ci si azzecca – vuole fornire un assist alla sinistra.

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22 giugno 2007

Solidale con De Gennaro e le Forze dell’Ordine

L’occupazione di tutte le cariche pubbliche operata da una sinistra sulla quale, come confermato nella conferenza stampa di mercoldì dal Presidente Berlusconi, permangono i pesanti dubbi sul reale risultato del 9 e 10 aprile 2006 , ci pone realmente in piena emergenza democratica.
I cittadini devono al più presto essere chiamati a dimostrare contro Prodi e i fischi, ormai, non bastano più vista la faccia di bronzo sua e dei suoi sodali.
La vicenda di De Gennaro ha del kafkiano.
Fu, a suo tempo, preferito ad altri da un governo di sinistra (era il 2000) e ora viene destituito in diretta televisiva da un governo di sinistra.
In contemporanea, mentre Prodi con perfetto atteggiamento democristiano gli rinnova i sensi della stima e fiducia, lo stesso Prodi lo pensiona, proprio mentre da Genova la magistratura invece di perseguire i veri criminali del G8 del 2001 (quelli che misero a ferro e fuoco la città, devastandola e facendo danni miliardari oltre a quelli di immagine) perseguita le Forze dell’Ordine per quattro manganellate liberatorie.
Non si capisce (ma a pensare male spesso ci si azzecca ...) il perchè solo oggi, solo con un regime cattocomunista un Vice Questore esponga la sua verità sulla Diaz, parlando di “macelleria messicana”, quando l’unico manifestante abbattuto fu il lanciatore di estintori di Piazza Alimonda.
Non mi risulta che i “ragazzi” che sarebbero stati pestati alla Diaz abbiano segnalato perdite.
Uno che va in giro ad insultare, a partecipare a cortei con gli spaccavetrine (e non solo), poi pensa di non pagar dazio ?
Facciano meno gli angioletti e smettano i piagnistei : se partecipano a quel genere di manifestazioni, devono mettere in conto anche una (minima) reazione.
Come mai non succede mai niente quando manifesta il Popolo del Centro Destra ?
Se mai io avessi avuto da obiettare qualcosa al Prefetto De Gennaro, sarebbe stata l’estrema prudenza con la quale ha contrastato la rivolta di quelle giornate del luglio 2001.
A mio avviso le Forze dell’Ordine avrebbero dovuto contrastare, da subito e con ogni mezzo i manifestanti: meglio la testa ammaccata di un manifestante, che la vetrina di un cittadino onesto in frantumi.
Ma oggi resta solo la piena solidarietà a De Gennaro e a tutti i Poliziotti, Carabinieri, Finanzieri che, a vario titolo, sono ancora coinvolti per una scelta incomprensibile della magistratura, mentre chi ha devastato una città non ha più alcuna noia.
Mi auguro che come già fu con il Carabiniere Placanica, la stampa di Centro Destra si attivi per raccogliere fondi a difesa delle Forze dell’Ordine inopinatamente inquisite.

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21 giugno 2007

La controriforma di Fioroni inizia dalla maturità

Ieri sono iniziati gli esami di maturità.
Stampa e telegiornali danno ampio risalto ai temi che sono stati sottoposti ai maturandi.
Ma io vorrei iniziare da un altro tema, quello della commissione che Fioroni ha ripristinato con membri esterni, invece del solo presidente.
La ratio con la quale fu deciso di comporre una commissione con il solo presidente esterno rispondeva a un duplice ordine di fattori.
Da un lato garantire agli alunni un giudizio complessivo (perchè quella è la “maturità”) che potesse tener conto del quinquennio di studi e una commissione composta da membri esterni non può garantire quella conoscenza dell’esaminando che invece è richiesta per tale giudizio.
Dall’altro evitare il valzer dei commissari, le rinunce (e anche i costi relativi).
Fioroni, invece, oltre ad ammannirci predicozzi, emulo in trentaduesimo della triade Scalfaro-Ciampi-Napolitano, ha pensato bene, forse per farsi ricordare (come sono da tutti noi cinquantenni ricordati ministri del “calibro” di Fiorentino Sullo o Riccardo Misasi … ) di gattopardescamente cambiare tutto per tornare al passato (e anche da questo si nota come la sinistra abbia sistematicamente la testa rivolta indietro e non si curi del futuro).
Puntualmente sono piovuti i certificati medici ed altrettanto puntualmente, debole con i forti ma fortissimo con i più deboli, Fioroni ha minacciato draconiane repressioni a colpi di visite fiscali.
Sarebbe bastato non farsi prendere dalla smania di smantellare ciò era stato fatto da altri: ma chiedere ad un cattocomunista di ragionare è chiedere francamente troppo.
E veniamo ai temi.
Tre gli argomenti che mi avrebbero interessato.
Il villaggio globale.
Il cambio di sistema imposto dalla sconfitta del 1945.
Colonialismo e immigrazione
.
Devo ancora leggere i titoli esatti, ma quegli argomenti che ho sentito nei TG ieri sera mi sono sembrati più interessanti.
E se qualche maturando avesse letto questo blog li avrebbe trovati praticamente già svolti.
Con un rischio: proporre idee che i commissari, ormai in gran parte ex sessantottini, avrebbero bollato e bocciato.
Come accadde a me, non nella maturità, ma nel corso della prima liceo classico.
Il tema era sul famigerato articolo 11 della costituzione nata dalla resistenza antifascista bla … bla … bla …
Il mio svolgimento si può riassumere in: pura ipocrisia derivante dalla sconfitta del 1945 e che non ha ragion d’essere perché quando la diplomazia non funziona è solo l’uso della forza che garantisce la tutela degli interessi nazionali.
Idee che riaffermo, hic et nunc.
Però non piacquero alla professoressa che mise un equivalente di “non classificabile” nonostante non ci fossero errori di alcun genere.
Morale: da quel momento scrissi in ogni quadrimestre due temi da “8” e uno da “2” per fare la media del “6”.
In due temi esprimevo in modo forbito le idee che piacevano alla prof e in uno davo libero spazio alle mie idee.
Purtroppo alla maturità il colpo era secco, ma confidai (e azzeccai) sul fatto che c’erano ancora professori di livello e il tema sugli ultimi 50 anni di storia europea (era il 1975, quindi …) scrissi quel che pensavo e ottenni più della media abituale.
Non ho idea, adesso, cosa accadrebbe.
Ma se a scuola nel rifilarti temi che rappresentano una radiografia delle tue idee politiche e sociali, giudicassero in base alle idee che esprimi e non a come le esprimi, allora vorrebbe dire che questa scuola è da radere al suolo e il suo corpo docente non merita una lira delle nostre tasse.
E poiché i temi sono stati sfornati da un governo di sinistra, il sospetto che, di base, ci sia un ulteriore tentativo di inculcare ai più giovani il politicamente corretto c’è e consistente.
Tocca ai ragazzi, ai maturandi, dimostrarsi maturi e respingere le subdole furbizie cattocomunisti.

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20 giugno 2007

Presidente, mi consenta, così non va

Caro Presidente Berlusconi,
non tutti quelli che mi leggono condividono le mie idee, ma tutti sanno che il mio partito ideale sarebbe quello che
avesse le radici di Alleanza Nazionale (M.S.I.),
le attuali iniziative della Lega (contro l’immigrazione, per l’ordine pubblico, per il modo di fare opposizione)
e Silvio Berlusconi come Leader.
E quest’ultima opzione è quella che fa aggio su tutte le altre, perché Lei ha rappresentato sin dalla sua mitica “discesa in campo” del dicembre 2003 (ricorda le dichiarazioni all'Euromercato di Casalecchio di Reno ?), la speranza, concretizzatasi nel quinquennio 2001-2006, di unire le Destre e fare quelle riforme necessarie all’Italia per tornare quella grande nazione che merita di essere … almeno in riferimento a chi non vota a sinistra (questi si meritano un piccolo paese – come piace loro chiamarci – del terzo mondo, alleato con hetzbollah e rappresentato da Gino Strada).
Non sempre ho condiviso alcune sue posizioni (ad esempio sulla grazia a Sofri o sulla pena di morte: e non cito a caso assieme questi due argomenti) ma nel complesso Lei è l’unico Leader che possa interpretare al meglio le mie aspirazioni.
Detto per inciso sono, da tempo, anche … suo socio (piccolo, piccolo) avendo qualche azione (ben remunerata, lo ammetto) Mediaset.
Tutto ciò mi pone nelle migliori condizioni per formularLe una critica costruttiva.
Perché si è andato a mettere sotto la gogna mediatica, rendendosi disponibile ad una azione bipartisan contro le intercettazioni ?
Capisco la Sua voglia di reagire e di impartire una lezione a magistrati e giornalisti che l’hanno sempre perseguitata, ma perché non aspettare – la vendetta è un piatto che si mangia sempre freddo – condizioni migliori ?
Lei è abituato ad essere sotto i riflettori e le intercettazioni di Ricucci nei Suoi confronti sono acqua fresca in confronto alla viva voce dei leaders di sinistra che gioiscono (oserei dire con espressioni da onanisti) per la scalata del loro compare.
E anche dal confronto delle affermazioni di Ricucci su di Lei e sugli esponenti della sinistra, Lei ne esce di gran lunga meglio, praticamente indenne.
Perché, allora, affrettare le cose e lanciare una ciambella di salvataggio alla sinistra ?
Con il risultato, poi, di diventare, Lei, non loro, bersaglio delle malevoli critiche dei piccoli della sinistra (a cominciare da Di Pietro) che in tal modo riescono a fare passare Lei, non loro, per quello maggiormente interessato a mettere il bavaglio all’informazione.
Diciamolo francamente: diffondere e pubblicare intercettazioni (e, ancora prima, il diluvio di intercettazioni anche autorizzate) è una porcheria degna di un regime stalinista.
Ma visto che è così che si combatte la battaglia politica da sinistra contro la Destra, perché non adeguarvisi ?
E perché, poi, le intercettazioni diventano “cattive” adesso, che sono finiti nel tritarifiuti D’alema e Fassino e non prima, quando venivano sbattuti sui giornali gli sms affettuosi di Anna Falchi per Ricucci, le ricette della moglie di Fazio, le telefonate di Luciano Moggi ?
Caro Presidente, mi consenta, ci ripensi e non autorizzi i parlamentari del Centro Destra a votare a favore del ddl Mstella.
Il Suo elettorato vuole la spallata e non si darà alcuna spallata se si vota un provvedimento del governo di sinistra, qualunque esso sia.
La nostra risposta deve essere sempre e sistematicamente: “no”.
Sennò, tempo qualche mese, calerà la tensione e saremo costretti a tenerci la sinistra fino al 2011: non credo proprio che sia quello che, anche Lei come me, desidera.

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19 giugno 2007

Una lezione francese

In Francia, dopo quasi due mesi, si è chiusa la maratona elettorale.
Due turni di presidenziali e due di politiche (legislative) e la Francia ha il nuovo presidente e la … vecchia maggioranza.
Vedremo quel che saprà fare Sarkozy, intanto piantiamo con soddisfazione una autentica bandierina blu su Parigi.
Quel che mi interessa è capire se ci può essere una lezione in chiave italiana dalle elezioni francesi basandomi strettamente sulla realtà concreta e mi sembra che siano almeno due gli aspetti sui quali soffermarsi.
La prima riflessione che mi viene da fare è relativa al mancato trionfo dell’UMP, accreditata addirittura di ottenere fino a 500 del 577 seggi, e finita con una confortevole maggioranza assoluta, ma addirittura inferiore a quella che ottenne 5 anni prima Chirac.
Il raffronto corre immediatamente con il secondo turno delle elezioni amministrative di maggio/giugno in Italia, dove si era sperato di dare una bella spallata contro il temporaneo e, pur vincendo in modo netto, sono mancati quei guizzi (Genova, Piacenza, Agrigento due settimane prima) che avrebbe costretto i cattocomunisti a risalire “in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”.
In ambedue i casi credo che abbia funzionato a sinistra il richiamo al terrore, al non consegnare al nemico ogni potere, a Destra il cullarsi in sondaggi ampiamente favorevoli.
E questo dovrebbe essere un monito agli esponenti del Centro Destra in vista di possibili trattative per impostare una legge elettorale condivisa: no al doppio turno.
Sin dalla sua introduzione (per gli enti locali) il doppio turno ha sempre, sistematicamente penalizzato la Destra.
Il secondo aspetto è relativo alla capacità di aggregazione e di stringere alleanze.
Bayrou non ha saputo farlo ed ha avuto una debacle che, presumibilmente, lo escluderà da ogni futuro politico a meno che non torni sui suoi passi e non si aggreghi ad una delle forze principali.
I socialisti hanno evitato la sconfitta secca, grazie all’alleanza, confermata, con comunisti e verdi.
A sinistra l’alleanza, il mutuo soccorso, ha funzionato.
La rinuncia di candidati socialisti in quei collegi dove candidati comunisti e verdi erano piazzati in modo favorevole, è stata seguita da analogo impegno di comunisti e verdi a favore dei candidati socialisti.
Così i socialisti hanno ottenuto un numero di seggi superiore al temuto, in compenso verdi e comunisti potranno, assieme, formare un gruppo autonomo in parlamento, ottenendo una rappresentanza superiore a quello che la loro forza elettorale avrebbe loro consentito.
A Destra, invece, il mutuo soccorso non ha funzionato perché, ancora una volta, Sarkozy ha preferito non stringere accordi con il Fronte Nazionale, rinunciando quindi a quell’ apporto che avrebbe trasformato una vittoria in un trionfo.
In chiave italiana questo deve essere letto come un monito a rinunciare ad avere la puzza sotto il naso nei confronti dei propri potenziali alleati.
Non possiamo lasciare spazi non occupati a destra e dobbiamo allargare il più possibile l’appeal della Coalizione, in modo da “catturare” anche le frange più identitarie.
Le posizioni elitarie sono sterili e, spesso, controproducenti, soprattutto in un sistema elettorale come quello italiano.
Lo sforzo di coniugare le Destre, invece, verrà sicuramente ricompensato a scrutinio terminato.

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18 giugno 2007

Aria irrespirabile e arie irresponsabili


Dopo aver strillato in consiglio dei ministri contro una battuta del Presidente Berlusconi (tra l’altro imprecisa, perché non di “regicidio” si dovrebbe parlare ma di “rimozione di un usurpatore” visti i dubbi sul voto del 2006) Prodi ha cercato di scimmiottare Umberto Bossi con una navigata sul fiume Po (a proposito: ma i suoi sodali verdi, non strillavano sull’emergenza siccità che non consentiva di navigare il Grande Fiume ?).
Naturalmente è stato fischiato, come ormai gli accade (con pieno merito) ovunque vada.
Ma la boria del temporaneo presidente del consiglio è tale che ha sibilato un “in Italia c’è un’aria irrespirabile”.
Naturalmente tutti in un primo momento hanno pensato si riferisse ai miasmi provenienti da Napoli, dove quindici anni di giunte guidate dai suoi sodali Bassolino e Iervolino, hanno ridotto la città e la Campania tutta ad un immenso immondezzaio.
Poi, qualcuno si è assunto l’onere di tradurre i borbottii e i gorgoglii tipici della loquela del temporaneo e si è compreso che voleva essere un attacco al Centro Destra che non lo lascia rapinare con le tasse i cittadini, o legiferare per soffocare la libertà individuale per trasformare l'Italia in una gigantesca coop (rossa), come vorrebbe.
Naturalmente il temporaneo si è totalmente dimenticato delle offese con le quali i suoi accoliti hanno costellato il cammino dei 5 anni di Berlusconi Presidente (epoca che, oggi, appare come una età dell’oro per la maggioranza degli Italiani !) e che sono stati ben raccolti in almeno due saggi “politicamente scorretti” (perché veritieri): “Inchiostro rosso” di Massimo Pandolfi e “Berlusconi ti odio” di Luca d’Alessandro.
Il temporaneo, per molto meno, anzi per nulla, ha sentito la necessita di convocare un consiglio di ministri nel quale discutere della frase sul “regicidio”.
Probabilmente perché, nonostante le irresponsabili arie da statista, il temporaneo non è in grado di amministrare, con la sua maggioranza, neppure un condomino, visto che ogni nodo viene rinviato a successivi appuntamenti, come quello della Tav (che rischia di fare la fine della Metropolitana di Bologna: aveva i finanziamenti, il progetto e una data di inizio. La sinistra ha voluto cambiare il progetto – troppo marchiato “Guazzaloca” – ha perso i finanziamenti e si è rinviata la data di inizio alle calende greche) che verrà fatta.
Con quale percorso, però, non si sa.
Quando neppure.
E, a questo punto, non v’è certezza neppure con quali soldi.
Ma concludiamo con una osservazione, nell’antivigilia dell’incontro del Presidente Berlusconi, accompagnato da Bossi e Fini, con Napolitano.
Se il temporaneo lamenta l’aria irrespirabile che non gli consente di governare, vuol dire che questo parlamento non è in grado di votare quelle riforme, quei provvedimenti che sono necessari per una grande nazione come l’Italia.
E se il parlamento non è in grado di legiferare, è un dovere di chi ne ha il potere, scioglierlo, per restituire ai cittadini l’opportunità di scegliere da chi essere governato (e i sondaggi dicono senza incertezze che, anche con questa legge elettorale, se si votasse oggi il Centro Destra avrebbe una comoda maggioranza in ambedue i rami del parlamento.
Non sciogliere le camere è lasciar galleggiare (e sappiamo tutti qual è la sostanza che meglio galleggia …) il temporaneo, significa assumersi la responsabilità di fermare lo sviluppo della nazione, responsabilità che i predicozzi quasi quotidiani del Quirinale, non sminuiscono affatto, anzi accrescono, perché proprio al Quirinale c’è il potere per sbloccare le energie vive della nazione.
Chiamando gli Italiani alle urne anche per cancellare i dubbi delle elezioni del 9 e 10 aprile 2006.


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15 giugno 2007

Si vincerà sul web ?

Freedomland (Simone) è un attento osservatore, per passione anglofila, della realtà Britannica e lunedì scorso ha scritto un post il cui titolo ho vampirizzato, aggiungendogli peraltro un punto interrogativo.
Simone esprime una forte convinzione che le prossime elezioni inglesi saranno deciso dal web, quindi anche dal mondo blogger cui appartiene, in prima fila, come aggregatore della prima ora (credo) di Tocqueville .
Non avendo il polso della società inglese non posso dire se la convinzione di Simone sia fondata o invero sia influenzata dalla sua attività di blogger.
Il mio punto interrogativo, invece, riguarda la trasposizione in Italia della situazione: si vincerà sul web (anche) in Italia ?
Il tema non è nuovo, avendolo già affrontato nel novembre 2006 , ma mi interessa, perché in una società in frenetico movimento, dove la popolazione attiva lo è sempre di più in relazione alla propria professione, ma parallelamente ha sempre meno spazio per dedicarsi ad attività sociali, tra le quali includo la politica attiva, sarebbe di grande importanza avere un qualche elemento di valutazione per sapere se il tempo (poco o tanto) dedicato al web sia realmente proficuo.
Come scrissi già allora tale tempo è sicuramente proficuo per noi stessi, per riuscire a riordinare meglio le idee, a formarsi una opinione anche su argomenti che non si erano particolarmente seguiti, per avere una panoramica a 360 gradi sulle tendenze e, anche, per divertirsi un po’, il che non guasta mai.
E’ utilissimo per stringere rapporti che nel tempo possono diventare vere amicizie, anche oltre le barriere ideologiche, ma soprattutto all’interno di una famiglia comune di idee, sentimenti e sogni comuni.
Continuo ad avere perplessità sull’incidenza che il web può avere su un risultato elettorale.
Il dato, annuo, Google Analytics, delle visite a questo blog è (10 giugno 2006-9 giugno 2007) 56.655.
Non avendo termini di raffronto non so quanto possa “pesare”, ma se faccio un piccolo conteggio vedo che si tratta di poco più di 150 visite al giorno di media, forse un 200 se si escludono periodi naturalmente di pausa, che sono al 47% “di ritorno”.
Mi sembra nulla per poter incidere.
Del resto, a parte “nomi” di spicco, noti per altri canali e che pontificano, spesso dall’alto di una abissale ignoranza e sempre con una sfrenata demagogia populista tanto da proporsi come santoni dell’ecologia piuttosto che della moralizzazione, non ho mai letto di siti con migliaia di utenze.
Diverso il discorso degli aggregatori, dove “l’unione fa la forza”.
Ma anche in questo caso mi permetto di eccepire sulla reale efficacia.
Perché o sono aggregatori identitari come Il Castello o di area politica come Triares - The Right Italian Conservative Nation e allora hanno sì un ben maggiore numero di accessi ma che vengono ripartiti in misura quasi paritaria tra tutti i blogger partecipanti che spesso affrontano i temi più disparati, frazionando l’interesse e l’efficacia dello strumento che, a regime, diventa un punto di raccolta di una cerchia crescente ma pur sempre limitata di persone.
Oppure svolgono una funzione da meta aggregatore come Tocqueville che penso raccolga qualche migliaio di accessi al giorno, ma è talmente frazionato, anche nelle idee esposte, che non è in grado, se non per singole questioni che trovassero tutte le anime del meta aggregatore inusualmente d’accordo, di “spingere” in una unica direzione.
Torniamo allora al titolo mutuato da Simone: si vincerà sul web ?
In Italia credo che il web non sposterà un numero sufficiente di voti per determinare il successo di questa o quella coalizione.
Anche perché il carattere latino che ci appartiene ci rende più propensi a dare peso al contatto personale dal quale può scoccare quella scintilla che ci porta ad assumere una decisione piuttosto che un’altra.
Per questo credo che la strada del web vada perseguita, per i motivi esposti e con una forte dose di ironico distacco, perché se vorremo incidere realmente nella politica dovremo adattarci a dedicare un po’ del nostro tempo, e senza remunerazione alcuna, alla pratica sul terreno, promuovendo e partecipando ad iniziative e associazioni, in un contatto ravvicinato del terzo tipo con gli altri cittadini elettori.
Felice, peraltro, se qualcuno riuscirà a convincermi che si può fare politica efficacemente, restando comodamente seduto a pestare sulla tastiera e davanti ad un monitor.



Un primo resoconto sull'impegno a Bologna contro la costruzione della moschea su Svulazen

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14 giugno 2007

E' tempo del partito unico D-Destra

Il Pizzino lunedì scorso ci ha raccontato la celebrazione del primo Campo Hobbit.
Un bel ricordo arricchito da analogo intervento di Marcello Veneziani su Libero.
Ma poiché ogni ricordo non deve essere fine a se stesso, ma avere una sua utilità per il presente (e per il futuro: per questo sono importanti le radici, di un movimento politico come di una nazione o di una civiltà) ecco che il Pizzino ha ricordato presenze e assenze, ambasciatori e presidenti, di quella galassia che è la Destra Italiana.
Il Pizzino ha rappresentato quello che chiunque tra noi sente come necessità: l’unificazione di tutti i rivoli in cui si è divisa la Destra dopo i valzer che Gianfranco Fini ha fatto ballare ad Alleanza Nazionale.
E allora il grido che sale da tutti è: uniamoci !
Basta divisioni tra Fiore e Romagnoli, Tilgher e Mussolini.
Se si considera la possibilità che Storace e Santanchè lascino al suo destino Fini, il potenziale D-Destra si aggira su un buon 5-6% che non sarebbe altro che la percentuale storica standard dell’MSI.
Un 5-6% che è quanto è accreditato dai sondaggi all’Udc e alla Lega, quindi D-Destra si posizionerebbe in una situazione analoga a quella di quei due partiti.
Una forza elettorale dalla quale sarebbe impossibile prescindere con l’attuale sistema elettorale e che anche un improbabile ritorno al maggioritario renderebbe fondamentale per il successo dei candidati della Coalizione di Centro Destra, con buona pace di chi, illuso da esperienze straniere, pensa di poter replicare gli stessi schemi in Italia.
Che cosa si aspetta, allora, per procedere ad un qualcosa che oltre ad avere prospettive di successo è anche nelle corde della base elettorale ?
Credo sia il “complesso del presidente” che Caio Giulio Cesare meglio riassunse nel “meglio primo in provincia che secondo a Roma” unito al “complesso della purezza” che porta a ritenersi gli unici depositari della verità identitaria di un movimento politico.
Un complesso, quello della “purezza”, cui non sono alieni a sinistra (quanti sono ormai i partiti comunisti? Quattro ? Cinque ?), e neppure negli ambienti liberali, senza riflettere sul fatto che la politica è compromesso, è l’arte del possibile.
La sinistra, peraltro, ci ha insegnato con la vicenda Visco e quella delle intercettazioni su Unipol/Bnl, che pur di mantenere la poltrona si può essere disposti a tutto, passando sopra a velleità di comando e alla purezza ideologica.
A Destra dobbiamo quindi imparare ad essere più tolleranti con i nostri alleati di Coalizione se vogliamo ottenere la realizzazione di una parte del nostro programma.
Un partito D-Destra sarebbe un satellite naturale e identitario di un grande Partito della Libertà e potrebbe tranquillamente convivere con altri movimenti satelliti e identitari come la Lega e i neodemocristiani (Udc e/o Nuova DC di Rotondi che dir si voglia), condizionando e partecipando alla stesura del progetto del Centro Destra, nel rispetto della dignità di ognuno, ma sotto la direzione di un Leader come Berlusconi la cui parola sia, comunque, l’ultima.
L’auspicio del Pizzino, quindi, lo faccio mio, ampliandolo a tutto il Centro Destra che vedo come una coalizione delle varie Destre italiane, in un equilibrio di istanze e di soluzioni, un equilibrio che diventa il miglior biglietto da visita per l’interesse nazionale e dei singoli cittadini.

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13 giugno 2007

No alla cittadella islamica a Bologna




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Il furbetto del governino

Ieri ho letto che il precario ministro dell’interno, l’eterno Amato (sì, proprio il braccio destro di Craxi, quello che nottetempo si introdusse nei nostri conti correnti per prelevarci il 6 per mille, lo stesso che avallo l’insensata difesa del cambio della lira nello sme, governatore Ciampi, bruciando migliaia di miliardi di riserve in valuta pregiata, quello che presiedette la sinistra avviata alla rottamazione nel 2001) in una intervista al Corserva (copyright della definzione: Nessie ) oltre a denunciare la propria incapacità a far fronte all’emergenza, lancia un amo al Centro Destra perché gli tolga le castagne dal fuoco, proponendo una condivisione bipartisan su quattro temi:
fisco
immigrazione
infrastrutture
sicurezza
.
Hai detto poco !
Sono quattro dei punti sui quali la diversità tra sinistra e Centro Destra è maggiormente acuta.
Ma sono anche – e Amato che stupido non è lo ha capito – i quattro temi ai quali l’opinione pubblica è più sensibile, per cui cerca di coinvolgere la Casa delle Libertà in scelte che da solo non è in grado di fare e che alla sinistra provocherebbero una ulteriore emorragia di consensi.
Proprio per tale motivo la risposta del Centro Destra deve essere univoca: “no”.
Sono tutti temi che il Centro Destra è in grado di risolvere una volta tornato al governo e questo accadrà non appena verranno indette nuove elezioni.
Per cui se Amato fosse realmente angosciato per la situazione italiana (e non quel furbetto del governino che ritengo invece che sia) non dovrebbe fare altro che unire la sua voce a quella di chi chiede lo scioglimento delle camere e l’indizione di nuove elezioni.
Del resto la Casa delle Libertà ha già fatto vedere agli italiani come intende risolvere i problemi elencati da Amato.
Fisco
Riduzione delle tasse per dare più libertà agli italiani.
Ora bisognerebbe abolire gli aumenti contenuti nell’ultima finanziaria e ripartire dall’ultimo modulo di riforma (2005) del Governo Berlusconi per continuare sulla strada virtuosa della riduzione della pressione fiscale.
Immigrazione
Anche qui ripartire dalla Bossi-Fini per andare oltre, con l’attuazione di una politica di immigrazione selettiva, scegliendo chi veramente può essere utile e voglia/sappia integrarsi, provvedendo ad immediate espulsioni di tutti gli altri e degli illegali.
Infrastrutture
Ricominciare dai progetti abbandonati dalla sinistra
: Tav, Ponte sullo Stretto, Mose e tutti gli altri, minori, impostati ed avviati dal Governo Berlusconi e cancellati o sospesi, per furore ideologico, dalla sinistra.
Sicurezza
Legge e ordine.
Poche leggi, da far rispettare.
Una giustizia vera e non ideologica che faccia restare in galera a scontare per intero le pene cui sono condannati i criminali, senza indulti, amnistie, grazie, permessi, sospensioni per ragioni di salute (e poi vanno a conferenze o allo stadio …).
Ampliamento della legittima difesa, possibilità per i cittadini incensurati di possedere un’arma senza passare sotto le forche caudine delle autorizzazioni burocratiche.
Se Amato fosse veramente angosciato per la situazione dell’Italia (e non quel furbetto del governino che ritengo invece che sia) presenterebbe un progetto in tal senso, cominciando con il ritirare la sua firma al ddl che ha stilato con Ferrero che stravolgerebbe la Bossi Fini per poi aprire le porte all’invasione degli illegali.
Se Amato fossema lui si limita alle interviste.

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12 giugno 2007

Gutta cavat lapidem

Archiviato anche il ballottaggio con esiti non completamente all’altezza delle aspettative, segno che l’astensionismo ha questa volta colpito il Centro Destra (e la stanchezza dovrebbe far riflettere … ci torneremo fra poco), torniamo a parlare della ripresa autunnale della politica.
Il dibattito al senato sul caso Visco-Speciale e anche le reazioni alle registrazioni delle telefonate tra la nomenklatura comunista di osservanza DS e i protagonisti delle scandalo Unipol/Bnl, provano che a sinistra non esista alcuna coscienza e, anche a dispetto della verità e dell’interesse nazionale, resteranno incollati alle poltrone conquistate nel modo che conosciamo .
E poiché Dio li fa e poi li accoppia, in tale atteggiamento non c’è alcuna differenza tra i presunti moderati della Margherita, mastelliani o dipietristi e la sinistra radicale.
La poltrona è sacra, quindi vi restano incollati finchè, manu militari, qualcuno non li schioderà da lì.
A fronte abbiamo una opposizione che sa di poter contare sul consenso maggioritario dei cittadini, ma non riesce a trovare la via per quella salutare spallata che possa schiodare i cattocomunisti dalle poltrone governative.
Un Centro Destra, tra l’altro, che anche a causa di certi sospetti atteggiamenti concilianti di un paio di suoi colonnelli (segnatamente Casini e Fini) ha mancato alcune occasioni per ribaltare il gioco.
La prima occasione, la sera del 10 aprile 2006 quando avrebbe potuto sospendere la proclamazione dei risultati in attesa di una immediata riconta, visti i sin da allora chiari sospetti.
L’ambizione (di per se legittima) di Fini e Casini per diventare leaders del Centro Destra cozza contro l’aspirazione (ben più legittima) degli Italiani di veder cacciati Prodi e i suoi accoliti.
Fini e Casini hanno una unica opportunità per diventare leaders: attendere le elezioni del 2011, quando troveranno la scusa del “rinnovamento” a sinistra (con il già annunciato ritiro di Prodi) per reclamarlo anche sul nostro versante.
Così facendo, però, diventano oggettivamente complici della sinistra nel puntellare il regime, lasciando al solo Berlusconi, con l’appoggio di Bossi e della Lega, il compito di cercare di soddisfare le esigenze del Popolo.
Allora questi mesi che ci separano dalla ripresa autunnale, dovranno servire per fare chiarezza all’interno della Casa delle Libertà e organizzare la strategia di attacco – duro attacco – contro la sinistra per l’autunno, perché questa volta l’autunno caldo e se occorre un inverno rovente lo dovremo regalare noi alla sinistra.
Pensare di cacciare Prodi e i suoi sodali con una opposizione formale e formalista, all’inglese, è una emerita sciocchezza.
Pensare che la sinistra acquisisca coscienza se il Centro Destra assumerà atteggiamenti concertativi e consociativi è una illusione che si rischia di pagare a carissimo prezzo, non solo noi di Centro Destra, ma l’intera nazione italiana.
I temi dai quali il Popolo di Centro Destra e la maggioranza netta degli italiani sono distinti e distanti dalla sinistra, sono arcinoti:
tasse
immigrazione
droga
omosessualità
no global
sicurezza
ordine pubblico
grandi opere
giustizia
pensioni
lavoro
costo della politica
.
Su tutti quei temi il Centro Destra aveva assunto posizioni o promosso leggi che andavano nel senso di accogliere le esigenze della cittadinanza.
Adesso non resta che riprendere quegli argomenti, uno ad uno, marcando la differenza con la sinistra, senza alcun retropensiero che possa indurre in tentazione consociativa e andare, dall’autunno, alla guerra nelle piazze e in parlamento, perché la sinistra non non riesca a far passare le sue devastanti leggi, ma, al contrario, emerga la voglia di reazione nei suoi confronti.
Iniziative come quelle che cominciano a Bologna contro la costruzione della moschea e che vedranno un primo appuntamento giovedì 14 giugno

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11 giugno 2007

Quattro domande sul futuro del Centro Destra


Mentre aspettiamo nel pomeriggio inoltrato i risultati dei ballottaggi, annoto che, come già accadde nella campagna elettorale per le politiche del 2006, Silvio Berlusconi è stato lasciato solo.
Non ho nulla da ridire sull’impegno di Umberto Bossi che ha fatto quel che ha potuto nonostante la malattia di quattro anni fa e che comunque ha reso oltre le aspettative, grazie anche a luogotenenti come Roberto Calderoli e Roberto Castelli, e ciò è testimoniato dai brillanti risultati (Verona e Monza su tutti).
La mia perplessità riguarda Fini e Casini che sembrano estraniarsi dalla campagna elettorale lasciando sulle sole spalle di Berlusconi il compito di sostenere i candidati della Casa delle Libertà.
Sembra quasi che ora come allora, il recupero di consensi, il successo personale del Presidente Berlusconi (leggere per credere il post dell’amico Ineffabile !) siano un dispetto per i due (non più tanto giovani) aspiranti leaders della Casa delle Libertà.
E il sospetto che loro giochino di sponda con la sinistra per lasciare in vita Prodi al fine di far invecchiare Berlusconi non è affatto un “pensar male”.
Ma fanno i conti senza l’oste e, parlando di oste, si sa che il vino migliore quando invecchia diventa ancora più buono e nessuno mette in dubbio che Silvio Berlusconi sia il migliore.
Così, mentre attendiamo l’esito dei ballottaggi, ritengo ci si debba fermare a riflettere, approfittando anche dell’estate, su come la Casa delle Libertà dovrà affrontare la ripresa settembrina.
Posto che non credo che la sinistra lascerà sponte sua il governo e che per ottenere quel risultato dovremo batterci all’ultimo sangue,
è opportuna l’apertura di un dialogo con la sinistra per provvedimenti bipartisan, ad esempio sulla legge elettorale ?
Il partito unico del Centro Destra è un obiettivo attuale ?
Ha senso, nel contesto attuale, percorrere le vie dell’opposizione “costruttiva” ?
Fini e Casini sono ancora alleati affidabili ?

Le mie risposte credo siano ben note.
Nessun dialogo con la sinistra.
La legge elettorale va bene come è al massimo estendendo il collegio nazionale anche al senato.
Non c’è ragione per gettare ciambelle di salvataggio alla sinistra con votazioni bipartisan o addirittura governi istituzionali che ci coinvolgerebbero nella fallimentare politica della sinistra.
Il partito unico, con la legge elettorale esistente, non è attuale, anzi sarebbe dannoso perché limiterebbe la capacità della Coalizione di aggregare anche le fasce più identitarie del panorama politico nazionale.
L’opposizione non ha senso se non si pone come obiettivo quello di sostituirsi alal maggioranza.
Abbiamo visto come, in spregio alla verità, all’onestà, alla giustizia, la sinistra rimanga incollata alle poltrone, quindi ogni “costruttività” li salderebbe ancora di più al potere e sarebbe esiziale per il Centro Destra.
Fini e Casini ne hanno combinate troppe per essere ancora considerati “affidabili”.
Sono necessari, questo sì, per raggiungere la maggioranza, ma quel che non può dire Berlusconi deve emergere chiaro dal Popolo del Centro Destra: né Fini, né Casini saranno mai riconosciuti come leaders della Casa delle Libertà nel dopo Berlusconi che, comunque, sarà molto lontano.

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08 giugno 2007

L'emergenza non è il clima


Il G8 tedesco si è chiuso nel segno di George W. Bush che ha dimostrato di essere tutt’altro che quell’ “anatra zoppa” che i commentatori “liberal” delle due sponde dell’Atlantico millantavano che fosse.
Ha accontentato la vecchia e debole europa con una dichiarazione di principio, non vincolante sulle emissioni dei gas c.d. “inquinanti”, ma non è arretrato di un millimetro dal considerare inutile, come inutile è, il trattato di Kyoto.
L’emergenza, infatti, non è il clima, che solo gli ecoambientalisti con pesanti interessi nel business del settore stanno propagandando come tale.
L’emergenza è quella di sempre: il terrorismo islamico e comunista.
Con il corollario della necessità di indirizzare i paesi più poveri sulla via di uno sviluppo, applicando l’unico modello vincente: quello Occidentale basato sulla Libertà.
I due aspetti sono legati tra loro.
Il comunismo ha impedito, con la favola del “tutti uguali”, che i paesi del terzo mondo, usciti troppo frettolosamente dalla guida Occidentale dell’epoca coloniale, potessero svolgere le loro esperienze e far sedimentare una coscienza civile e produttiva.
L’islam che, a differenza del Cristianesimo, si è posto sin dalla fondazione obiettivi di conversione forzata e con l’uso di strumenti militari, irrigidendosi in riti e conservando costumi che, in breve, lo hanno consegnato sempre più al passato, impedendo lo svilluppo civile dei popoli lui assoggettati.
Questi due grandi movimenti politici e religiosi, sommati, hanno trovato terreno fertile nell’ignoranza e nella povertà di popolazioni appena uscite, grazie al Colonialismo, dai primitivi costumi tribali da età della pietra e hanno impedito loro di accedere all’unico modello di sviluppo vincente, arrivandovi solo di recente, in ritardo cosmico e con un gap improbabile da recuperare nel breve.
Questo comporterebbe uno sforzo da parte delle nazioni evolute per innalzare il livello di conoscenza di quelle in via di sviluppo, sennonché abbiamo ancora da affrontare un nemico pronto, come abbiamo visto l’11 settembre 2001, a colpirci appena abbassiamo la guardia o mostriamo segni che loro interpretano di debolezza.
Queste sono le vere priorità che vorrei venissero affrontate dai 7 Grandi (l’ottavo partecipante, tutt’altro che “grande”, questa volta era Prodi …) invece di lasciarsi coinvolgere dalle sòle ecoambientaliste.
Il problema, la sfida che la Civiltà, quindi le nazioni che ne sono la massima espressione e i Capi di queste nazioni, si trova a dover affrontare è rispondere ad un semplice (nella sua formulazione) quesito:
come coniugare l’esigenza di proseguire, senza fermate o arretramenti, nel cammino del progresso e, al tempo stesso, spingervi anche le nazioni sottosviluppate, senza scoprire il fianco ai rigurgiti comunisti e al terrorismo islamico.
A questa domanda l’onu è del tutto incapace di rispondere, le organizzazioni mondiali hanno una visione solo di parte, per il proprio interesse, e un G8 diviso non ha saputo dare risposta.
E in tutta questa confusione, sembra che l’unico ad aver le idee chiare sia George W. Bush, Presidente degli Stati Uniti e Leader del Mondo Libero, che ha anche saputo offrire un cammino comune alla Russia di Putin, senza piegarsi alle minacce, ma comprendendo che la più grande democrazia del mondo e la più giovane democrazia europea, devono e possono rispondere alle sfide del futuro agendo assieme.
Tocca a Putin, tocca ai russi ora dimostrarsi all’altezza di una sfida che vede irrimediabilmente esclusa la vecchia e debole europa.

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