Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

Web blacknights1.blogspot.com
penadimorte.blogspot.com svulazen.blogspot.com
Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

31 agosto 2007

La sicurezza è solo di Destra

Con buona pace del Veltro leader scelto dalla oligarchia comunista per il partito presunto democratico, la sicurezza è di Destra e solo di Destra.
Lo si potrebbe dimostrare con la cura che la sinistra ha avuto di essere sempre dalla parte degli sfasciasocietà.
Ricordiamo il “ 68 “ e il “Movimento” del 1977, che si è pure rivoltato contro quella parte di sinistra che, smentendosi, cercò un timido ritorno all’ordine.
Lo abbiamo visto con il movimento no global e oggi lo vediamo con l’apologia di un lanciatore di estintori cui viene dedicata una sala istituzionale, con l’elezione in parlamento – nelle file della sinistra – di ex terroristi e di “disobbedienti” dei centri sociali, con l’estrema indulgenza con cui trattano i brigatisti rossi e la ferocia vendicativa che riservano al novantenne Priebke.
Lo vediamo con l’indulto approvato con un governo di sinistra (e mai arrivato al voto durante il quinquennio di Berlusconi).
Se ne ha quindi conferma con la vicenda dei lavavetri.
Tanto strombazzata l’ordinanza del sindaco fiorentino – il comunista Domenici – quanto smentita dalle successive iniziative e dalla stessa militanza partitica del sindaco.
Infatti non ha senso chiudere le stalle quando i buoi sono scappati e, nel nostro caso, quando sono già entrati in Italia e ammessi grazie agli inconsulti provvedimenti che hanno legalizzato la presenza di 350000 clandestini, impedendone l’espulsione, con l’unico scopo, ideologico, di vanificare la legge Bossi Fini.
Denotando una intelligenza non rilevabile, i comunisti e i loro caudatari “cattolici adulti”, prima aprono le porte dell’Italia all’invasione extracomunitaria e poi si propongono di mettere in galera chi è entrato e che, per sopravvivere, ci assilla ai semafori.
Ma i buoni propositi durano ben poco, giusto il tempo per far incappare Ualtere nell’ennesima affermazione arrischiata sulla sicurezza.
Ecco che, per risolvere il problema dei lavavetri, si propongono di legalizzare l’illegale e, con un tratto di penna, istituire la figura lavorativa del lavavetri ai semafori, magari con tanto di tassa di concessione, marca da bollo e licenza.
Così gli automobilisti non solo vengono assillati, ma devono pure abbozzare.
Ci fosse una sola proposta della sinistra che sia coerente con uno svolgimento ordinato della vita sociale della nostra nazione !
Invece no.
Devono sempre far emergere il marcio che c’è nella loro ideologia, la volontà distruttiva di tutto ciò che, con fatica, si è costruito, e allora avanti con l’apertura delle frontiere, con l’asilo politico concesso a chiunque pretenda di essere perseguitato nel suo paese, con l’indulto che libera fior di criminali e con tutte le leggi e leggine che portano solo disordine e costi .
La sicurezza è di Destra, perché
non si deve intitolare un’aula istituzionale a chi delinque,
non si deve liberare un condannato con sentenza definitiva prima che abbia scontato per intero la sua pena,
non si deve accogliere in Italia chi non si è poi in grado di indirizzare verso un lavoro onesto o chi non vuole – per fedeltà ad una religione o ad un costume – integrarsi accettando le nostre leggi
.
Per quanto Ualtere possa volare di fantasia, non potrà mai rendere affidabile e credibile la sinistra come baluardo contro la criminalità.
E i patetici tentativi, come quelli di Firenze, di verniciarsi una patina di rispettabilità per l’ordine pubblico, vengono miseramente scoperti appena si va a vedere il bluff che rappresentano.
Solo la Destra può garantire una politica della sicurezza dalla parte dei cittadini, come dimostrano gli esempi della Treviso di Gentilini e i provvedimenti assunti dal Governo Berlusconi, dal “poliziotto di quartiere”, alla Bossi Fini, alla bocciatura preventiva di ogni amnistia o indulto.
E ancora una volta non ci resta di rimarcare quanto distinti e distanti siano le posizioni del Centro Destra da quelle della sinistra.

Entra ne

30 agosto 2007

Le mani di Prodi nelle nostre tasche

La sinistra è adusa a mettere le sue mani nelle tasche altrui.
Amato è l’esempio più lampante (1992: il 6 per mille dei depositi bancari), ma anche la disposizione nella prima finanziaria di Prodi del 1997 (aumento del 5% sul valore degli estimi catastali), del 1998 (capital gain) per non parlare della tassa sulla salute e di quella per l’ingresso in europa.
Oggi pensano di aumentare le tasse sui risparmi dal 12,50 al 20% (un aumento del 60% … e tutti si inalberano – giustamente - se aumentano i libri di testo del 10% !!!), ma chi impose – dopo averlo negato fino al giorno prima – la tassa sui Bot ?
Giovanni Goria, della sinistra “di base” democristiana, cioè quello che oggi sarebbe un sodale di Bindi e Letta (che dimostrano un assunto che alle mie latitudini abbiamo sempre sostenuto: non c’è differenza alcuna tra un comunista e un democristiano di sinistra, cioè un cattocomunista)
Quindi nessuna novità.
Come non è una novità la mistificazione che vorrebbe la “lotta all’evasione” artefice della crescita delle entrate.
Senza andare ad elencare i bilanci societari (peraltro recuperabili alla Cerved) che evidenziano come molte società, in presenza di un risultato ante imposte superiore a quello dell’anno precedente, abbiano conseguito un utile netto nel 2006 inferiore a quello del 2005 esclusivamente a causa di un aumento delle imposte pagate, vediamo un paio di buste paga.
Lordo a 6600 euro.
Bella cifra.
Peccato che tra Irpef (2000) e trattenute previdenziali (700) si scenda a 3900 (in busta paga – a mie mani – poi ne entreranno 3800 per altre piccole voci di trattenute).
Lordo a 3000 euro.
Irpef (oltre 700). Previdenziali (oltre 270).
Ne restano poco più di 2000 che, sempre per quelle piccole ulteriori trattenute, scendono a 1900.
Senza considerare che vi sono la tredicesima e i premi, chiamati n vario modo a seconda dei settori, moltiplicando per 12 le trattenute Irpef dello stipendio più basso abbiamo quasi 8500 euro che il lavoratore versa nelle casse dello stato.
Per le previdenziali siamo a oltre 3200 euro e così per un totale di 11700 euro che escono dalle tasche di un normalissimo lavoratore dipendente per finire allo stato che ricambia con i servizi e la tutela della nostra sicurezza e salute che ben conosciamo.
Ma l’anno scorso ?
Lordo di 6000 euro (sì, qualche aumento il nostro lavoratore nr. 1 lo ha avuto, almeno nella busta paga a mie mani).
Irpef … 1150. Previdenziali: 450.
In busta paga: 4400 (ridotte a 4300 per le ulteriori piccole trattenute).
Per il lavoratore nr. 2 ho una busta paga uguale 3000 euro.
Irpef 650. Previdenziali poco oltre 200.
In busta: 2150 (2050 effettive).
Nel giro di un anno, a causa del cambio di governo (dal Centro Destra di Berlusconi alla sinistra di Prodi) il lavoratore nr. 1, pur registrando un incremento del suo lordo, deve registrare – solo per le voci delle imposte in busta paga, quindi senza considerare tutto il resto (dal canone TV al bollo auto, dall’Ici ai balzelli di varia natura) una perdita secca di 500 euro che, moltiplicata per 12, porta a 6000 euro in più che finiscono nelle casse dello stato per i servizi che corrisponde in cambio.
Il lavoratore nr. 2 ha, solo apparentemente, una perdita più ridotta: 250 euro (per un totale di 3000 euro in più allo stato fatiscente e burocratico).
Moltiplichiamo quindi la cifra più bassa, 250 euro, per i 20 milioni di lavoratori dipendenti e abbiamo la bellezza di 5 miliardi di euro in più, solo per le trattenute in buste paga ai lavoratori dipendenti.
Aggiungiamoci quello che ci hanno succhiato con le altre gabelle e quello che hanno sottratto alle aziende produttive (alcune delle quali pur aumentando il risultato ante imposte hanno persino utili netti inferiori) e abbiamo il “mirabolante” aumento delle entrate: solo tasse, non recuperi della presunta evasione.
Da qui si capisce perché:
1) non hanno intenzione di concedere ai lavoratori dipendenti di pagare con la denuncia annuale, ma prelevano mensilmente: perché quando un lavoratore dipendente si accorgesse dell’enormità di denaro che gli viene sottratto in cambio del nulla, sarebbe incazzato quanto un autonomo;
2) se qualcuno “alza i toni” in modo che non garba ai gabellieri, ciò accade perché si è legittimamente stancato di pagare e di non ricevere in cambio nulla.

Entra ne

28 agosto 2007

Associazioni dei consumatori: nuovo business

Domenica scorsa ho scritto un post sulla risibile iniziativa di proclamare uno “sciopero della pasta” da parte di alcune associazioni dei consumatori.
Alcuni commenti sono stati favorevoli altri no.
Naturale.
Questo post vuole essere una focalizzazione sulla questione delle associazioni dei consumatori, che ora pullulano nel panorama nazionale – anche se ad essere oggetto di interesse mediatico sono solo cinque o sei – segno evidente che tale attività si è trasformata in un fiorente business.
Se facciamo una ricerca su google, ci vengono presentate in prima battuta una dozzina di associazioni dei consumatori, ognuna con il suo bel sito, ricolmo di ogni informazione.
La cara Lorenza, sempre puntuale e aggiornata, ci segnala nel suo commento una ulteriore iniziativa che si autodefinisce “associazione delle associazioni” (ma anche dovrebbe spiegare cosa c’entra con i problemi dei consumatori il voler intitolare una piazza ad un lanciatore di estintori il cui nome dovrebbe essere seppellito con il suo corpo, per l’eternità).
A me risultava che le associazioni dei consumatori si erano già tra di loro coalizzate in due fronti contrapposti – una addirittura si chiamava “Intesa” (vedi immagine) e mi ha sempre fatto venire alla mente la “Triplice Intesa” contrapposta alla “Triplice Alleanza” della prima guerra mondiale – che facevano registrare memorabili scontri radiofonici mattutini tra Paolo Landi (Adiconsum) e il duo Rienzi-Trefiletti (Codacons e Federconsumatori).
Comunque aggiungiamo anche la associazione segnalata da Lorenza.
Personalmente mi sento di apprezzare maggiormente la sobrietà dell’associazione cui è iscritto Frank, Altroconsumo (se non sbaglio guidata dall’Avv. Martinello) rispetto ai fuochi pirotecnici verbali delle già citate associazioni cui aggiungerei anche l’Adusbef di Elio Lannutti che non ho mai visto sorridere,né accennare ad una battuta, quasi come se l’intero fardello dei mali del mondo gravassero sulle spalle della sua organizzazione.
Condivido anche l’opinione di Federica per cui “il silenzio è l’arma dei dormienti”.
Ma, come sintetizzavano i nostri Antichi, est modus in rebus.
Distribuiscano pure pane e latte, si muovano pure contro il caro libri, ma che senso ha quando il punto focale di tutto è il fisco che ci espropria di oltre il 50% del nostro reddito ?
Perché, invece di ricercare una visibilità personale, non si uniscono le forze a chi sta combattendo per evitare una nuova finanziaria di sangue ?
E allora richiamo l’attenzione sulla affermazione di Frank: “Poi ci sono le associazioni meno serie ,i cui rappresentanti sono sempre ospitati in televisione,e si sono anche candidati in politica quando il primo requisito per una associazione di consumatori seria dev'essere proprio l'indipendenza” e leggo nel sito della Federconsumatori che tale associazione è sorta tramite la cgil come l’Adiconsum per iniziativa della cisl.
Mentre la associazione segnalata da Lorenza ospita un bel banner dei verdi.
Abbiamo proprio bisogno di una nuova pletora di organizzazioni, che si comportano come partiti e ci costano come sindacati, per svolgere un ruolo che è già ampiamente coperto da tali strutture ?
Sì, perché non si creda che le associazioni dei consumatori campino d’aria, soprattutto adesso che le aziende, almeno le più grandi, hanno scoperto l’ “etica” dell’economia, la “responsabilità sociale e ambientale” e danno alle stampe mirabolanti “codici etici” e altrettanto formidabili bilanci “sociali”.
E’ una nuova area di business, esattamente come quella ecoambientalista cui Abr ha accennato nel suo commento .
Una attività di business che, stando al proliferare delle associazioni, sembra essere alquanto appetibile.
Se le famiglie non “arrivano più a fine mese”, è la politica fiscale che deve essere cambiata.
Quanto mi piacerebbe che anche i lavoratori dipendenti potessero incassare per intero il loro stipendio e, una volta all’anno – e non una volta al mese ! – pagare quel che lo stato pretende da loro !
La “botta”, che trattenuta mensilmente provoca ormai poca impressione, sarebbe tale da spingere tutti, ma veramente tutti, a seguire le indicazioni di sciopero fiscale, costringendo così chi è al governo a ridurre le sue spese clientelari e a lasciare nelle nostre tasche quel denaro in più che servirebbe ad “arrivare a fine mese, senza che qualcuno debba mettere in piedi il circo dello “sciopero della pasta”.
E’ vero, Federica, che il silenzio è l’arma dei dormienti, ma è altrettanto vero che il “facite ammuina” dello “sciopero della pasta” lascia le cose come stanno e, anzi, distoglie dal ben più rilevante ed utile sciopero fiscale.
Non ci si può limitare a “fare”, ma bisogna anche “fare bene” per essere efficaci e conseguire l’obiettivo che è solo e soltanto restituire ad ogni singolo cittadino parte di quel che lo stato si prende senza corrispettivo in servizi e che è quella parte del nostro reddito che fa la differenza tra il sopravvivere e il vivere bene.

Entra ne

27 agosto 2007

L'ipocrisia dei parrucconi di regime

Umberto Bossi è tornato.
Dopo il lancio dello “sciopero fiscale” e la successiva indicazione sul “crescendo” dello stesso (che aveva fatto tirare un sospirone di sollievo agli statalisti), ecco che rilancia, riprendendo il tema dei “fucili”, strumento quasi sempre obbligato per una rivoluzione.
Immancabili e liturgiche le condanne dei sepolcri imbiancati di ogni colore.
Evidente la paura che, a forza di tirarla, la corda si sia rotta e che Bossi, tornato in piena forma, stia interpretando il più genuino sentimento popolare contro le rapine fiscali che vengono perpetrate e minacciate.
E per non essere da meno arriva a supporto della sinistra anche il Quirinale che invita ad abbassare i toni e moderare le parole, naturalmente il Quirinale si sveglia solo quando c’è da bacchettare il Centro Destra, mai quando a sparare palle incatenate sono quelli di sinistra.
E allora, senza citare i recenti casi di cui si è reso protagonista il deputato Carusoelettore di Napolitano al Quirinale – e senza dimenticare che in parlamento la sinistra ha portato personaggi che, se non i fucili, hanno però usato le pistole, anche assassinando, mi domando: dov’era Napolitano quando, dal 2001 al 2006, il Presidente Berlusconi è stato fatto oggetto di insulti quotidiani tutti ben documentati nelle 267 pagine (e 16 facciate di riproduzione di titoli dell’Unità per un totale di ben 105 titoli !) del libro la cui copertina ho riprodotto ?
Una sinistra che, un giorno sì e l’altro pure, mistificava, “denunciando” i presunti attentati alla libertà e alla democrazia di cui si sarebbe reso colpevole il Presidente Berlusconi e che, poi, all’atto pratico, si sono rivelati null’altro che invenzioni o, peggio, anticipazioni di quel che la sinistra stessa avrebbe fatto una volta tornata al potere.
Dov’era Napolitano ?
La sua voce non si alzò, ancorché non fosse ancora al Quirinale, per chiedere di abbassare i toni.
Troppo comodo farlo ora, quando la situazione è degenerata per colpa esclusiva della sinistra che merita di raccogliere la tempesta dopo aver seminato vento.
Bossi interpreta il sentimento di rabbia e ribellione che pervade il Popolo Italiano vessato dalle tasse di Prodi e Visco ed espropriato della speranza per il suo futuro.
Bossi non è rimasto insensibile al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva contro l’oppressione fiscale che è anche un oggettivo limite alla libertà individuale.
La paura che nascondono le liturgiche e retoriche “condanne” dei clientelarassistenzialisti è fondata sulla coscienza sporca che hanno per aver imposto tasse eccessive e compromesso il futuro della nazione.
Non sono credibili nelle loro promesse come non sono credibili nel loro moralismo.
Spero che Bossi – e tutta la Casa delle Libertà – non faccia marcia indietro e continui ad inondare la sinistra con la sua doccia scozzese fatta di dichiarazioni forti, chiare e libere.

Entra ne

26 agosto 2007

Sciopero della ... pasta ?!?!?

E’ noto che le associazioni dei consumatori non godono della mia fiducia e stima.
Ciò deriva da una esperienza professionale, ma anche da una impostazione caratteriale, non sopportando quelli che si lamentano sempre e comunque.
Mi ricordano una vecchia pubblicità di Carosello, magistralmente interpretata da Giampiero Albertini: “gli incontentabili” che hanno sempre i musi lunghi e il passo pesante.
E’ anche il motivo per cui ritengo gli esponenti della sinistra, con le loro lugubri espressioni a mezzo tra Robespierre e il becchino di paese, non in grado di imprimere alla nazione quella svolta di cui ha bisogno, che è anche ottimismo, gioia di vivere, fiducia nel futuro.
Certo che di ottimismo e fiducia nel futuro ce ne può essere poca finchè saremo nelle mani di chi, un giorno sì e l’altro pure, indirizza le lsue forze per trovare nuovi sistemi per succhiarci soldi e renderci sempre più poveri.
Così gli esponenti delle associazioni dei consumatori, che hanno una visibilità mediatica enorme: ogni mattina uno di loro è in radio dalla Falcetti, qualunque argomento si discuta, mai una volta che ci rasserenino con qualche spunto positivo.
Sempre incazzati con il mondo, sempre a criticare.
Per poi uscirsene con quali iniziative ?
Lo “sciopero della benzina”, come se uno potesse far camminare un mezzo con l’aria fritta delle loro chiacchiere e come se, anche “scioperando” oggi non si dovesse, per esigenze di lavoro, di piacere, fare il pieno il giorno prima o quello dopo.
Naturalmente quando sono i benzinai a scioperare, alti sono i lai che finiscono in cielo da parte delle associazioni dei consumatori che vedono la chiusura delle pompe come un attentato alla libertà di circolazione.
In questo sono molto simili ai cattocomunisti: se una cosa la fanno gli “altri” è riprovevole, se la fanno loro, invece, è “cosa buona e giusta”.
In questi giorni hanno annunciato un nuovo “sciopero”: quello della pasta.
Il 13 settembre, a sentir loro, non si dovrebbe mangiar pasta.
Vedo già Prodi, Padoa Schioppa e Visco tremare dalla paura per un simile sciopero che potrebbe far cadere il governo che nulla fa contro l’aumento dei prezzi.
Infatti, mentre le minacce contro lo sciopero fiscale sono esplicite, contro questo sciopero Prodi e i suoi sodali fanno spallucce.
Sembra un “facite ammuina”, un annuncio che trova spazio sui media, magari con il mezzobusto che l’annuncia con quel mezzo sorrisino che sottolinea le curiosità nel mondo (come la gara con i tacchi a spillo o il campionato di mangiatori d’anguria) e che scivola via come acqua fresca sulle corazze pelose che coprono lo stomaco dei gabellieri al governo.
Meglio sarebbe se queste associazioni appoggiassero le proteste contro il fisco, aderendo alle azioni che proporrà la Lega auspicabilmente con l’appoggio della Casa delle Libertà.
Nell’aprile del 2003 (mi sembra il 5 o il 6) fu proclamato un digiuno” per la “pace” e contro la liberazione dell’Iraq ad opera delle Truppe Alleate Anglo Americane: io andai a pranzo in un McDonald’s.
Il 13 settembre, sicuramente, mi farò un bel piatto di pastasciutta (magari paglia e fieno con salsiccia come nell'immagine).

Entra ne

24 agosto 2007

Il Gesù di Ratzinger

Ho sempre avuto una particolare stima per il Cardinale Joseph Ratzinger, per quello che diceva e come lo diceva, per la sua acuta intelligenza e l’attenzione all’evoluzione del mondo.
Eletto Papa nel 2005, ha saputo, in punta di piedi, con mano ferma in guanto di velluto, imprimere quei cambiamenti necessari alle sfide che attendono una religione millenaria.
Alcuni mesi fa acquistai il suo “Gesù di Nazaret”, sperando di ritrovare nel Ratzinger divenuto Benedetto XVI, lo stesso Cardinale che avevo scoperto in altri saggi o raccolte di sue conferenze.
Non sono rimasto deluso.
Che uno creda o meno, la storia di Gesù è affascinante e piena di mistero.
Che uno creda o meno, non è possibile negare che duemila anni fa “qualcosa” di importante è accaduto.
Condottieri, re, imperatori, rivoluzionari, hanno fatto la storia dell’Umanità ma credo che per la prima volta a plasmare due millenni sia stato un Uomo di pensiero, il cui messaggio è, a tutto oggi, il più moderno.
Benedetto XVI ha scritto il “suo” Gesù, la prima parte e sembra che durante queste vacanze abbia completato la stesura della seconda, con l’intelligenza che lo contraddistingue e la capacità di illustrare argomenti complessi in modo facilmente comprensibile a tutti.
Averne di sacerdoti così !
La vita e le vicende di Gesù, vengono presentate in una accettabilissima forma di racconto e chiosate con commenti pertinenti e spiegazioni che non rinunciano a fornire anche le differenti interpretazioni nei secoli emerse.
Così come Benedetto XVI, da Uomo di Cultura e Teologo quale è, non ha paura di confrontare la dottrina della Chiesa Cattolica con quella delle altre fedi Cristiane e, anche non Cristiane.
Sono 400 pagine che non stancano e che in ogni caso, che si creda o meno, sono utili per un “ripasso” di quel che, magari svogliatamente, abbiamo studiato da bambini a catechismo e poi accantonato.
Ma sono utili anche a farci (ri)scoprire parte delle nostre radici, troppo spesso volutamente ignorate nel nome di un malinteso globalismo.
Un popolo senza radici è un popolo senza futuro.
Le nostre radici sono Romane e Cristiane ed è opportuno che, soprattutto ora, ci si ricordi di esse per riaffermare quella che è una Storia, la nostra Storia, di cui andare orgogliosi.
Il Crocefisso è un simbolo che appartiene a tutti i Cristiani, cioè a tutto l’Occidente, alla Civiltà che ha donato di più al maggior numero di persone.
La Storia umana di Gesù è una delle radici da cui promana la vita della Civiltà moderna.
Ripassarla, ogni tanto, non fa male, come non farebbe male leggere altri scritti di Benedetto XVI, ancora Cardinale Ratzinger, dai quali possiamo comprendere la grande modernità della sua battaglia che unisce la solidarietà per i bisognosi, con la riaffermazione di principi e valori – come la famiglia fondata esclusivamente sull’unione di un uomo con una donna – che hanno contribuito alla crescita dell’Occidente e che hanno consentito alla Chiesa di essere l’istituzione più longeva mai esistita.
Da agnostico, moderno San Tommaso ma senza avere purtroppo la possibilità di “toccare con mano”, mi accosto al mistero religioso con grande imbarazzo e scetticismo.
Ma da cittadino dell’Occidente civilizzato, orgoglioso della nostra Storia, mi accosto alla vicenda umana di Gesù grato per il contributo fondamentale fornito alla Civiltà dalla religione che da Lui prende il nome, riconoscendomi in quei principi universali (anche antecedenti come l’honeste vivere, il noli tangere, l’unicuique suum) che appartengono alle radici della Civiltà e che la Cristianità ha contribuito a difendere dopo la caduta dell’Impero Romano e tramandare nei secoli.

Entra ne

22 agosto 2007

Sciopero fiscale contro i vampiri dei nostri risparmi

La sinistra di Prodi e dei suoi sodali aveva iniziato ripristinando la tassa sui morti.
Poi, in un crescendo che purtroppo non è rossiniano ma draculiano, ci ha estorto:
- un aumento del canone televisivo (fermo da 3 anni con il Governo Berlusconi)
- un aumento delle tasse nazionali e locali
- un aumento dei contributi previdenziali
- un aumento mascherato dell’Ici

e ha ideato ancora:
- lo spionaggio fiscale
- l’abolizione dei pagamenti in contanti per spiarci meglio
- le regalie alle coop ai danni delle categorie produttive (fatte passare per “liberalizzazioni”)
.
E sicuramente ho tralasciato alcuni balzelli che i gabellieri di Prodi e dei suoi compari ci hanno ammannito negli ultimi 15 mesi.
Adesso le ultime invenzioni.
Dopo la ritirata con perdita (di dignità e della residua faccia che forse – non credo - potevano avere) dall’assalto ai lingotti della Banca d’Italia, hanno estratto dal cilindro delle tasse:
il “famigliometro”, un aberrante strumento che dovrebbe vessare le famiglie italiane, individuando la loro capacità fiscale in base ai beni posseduti.
L’ennesima dimostrazione che la sinistra di Prodi e dei suoi sodali ha preso di mira anche l’istituzione base della nostra civiltà e società, non curandosi di distruggerla pur di arraffare un pugno di euro.
E se non bastasse ecco a noi: l’aumento delle tasse sui risparmi.
Una autentica patrimoniale che completa il disegno della patrimoniale sugli immobili chiamata Ici (e revisioni dei valori catastali).
Portare dal 12,50% al 20% la tassa sui risparmi (Bot, Cct, Btp, Obbligazioni …) significa aumentare la tassazione di una percentuale da cravattari: il 60% !!!
E questo quando ?
Nel momento in cui il risparmio delle famiglie stava ritornando su titoli a più basso rendimento ma a maggiore sicurezza, dopo le vicende che hanno volatilizzato centinaia di miliardi in borsa.
In pratica la tassa sul risparmio colpisce non i grandi capitali (che sono già belli al sicuro all’estero, lontani dalle rapaci mani dei sinistri) ma i pochi euro che le famiglie riuscivano a mettere da parte prima del 9 e 10 aprile 2006.
Tutto questo non può restare senza risposta e lo sciopero fiscale rilanciato da Bossi è ormai pronto per essere accettato dai cittadini legittimamente arrabbiati nel vedere quanto sia rapace lo stato di sinistra.
E se aggiungiamo:
- un imprenditore del calibro di Calearo che a proposito dello sciopero fiscale parla di “rimedio estremo” contro un male estremo (le tasse di Prodi e dei suoi compari)
- e il Segretario di Stato Vaticano Cardinale Bertone che pone l’accento sulla necessità di “tasse giuste” a dimostrazione che quelle vigenti tali non sono,
allora possiamo avere contezza di quanto la misura sia colma e di come si debbano accantonare riserve e individualismi per una protesta corale contro l’invadenza del fisco.
Una rivoluzione che parta dalla protesta contro il fisco per cambiare, per sempre, il volto dell’Italia.
I partiti della Casa delle Libertà non perdano quindi tempo nel disquisire su quale azione sia migliore: si scelga quella che può fare più male a Prodi e ai suoi sodali, colpendoli nel portafoglio.
E’ l’occasione per il Centro Destra di “battere un colpo”, gradito ai suoi elettori e non solo: sarebbe esiziale non infliggerlo alla sinistra, comportandosi da gentiluomini con chi non ha usato altrettanti riguardi contro il Governo Berlusconi.

Entra ne

21 agosto 2007

21 agosto 1968:miseria, terrore, morte a Praga

Nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1968 le truppe comuniste del Patto di Varsavia agli ordini dei sovietici di Breznev, occuparono la Cecoslovacchia dove un gruppo di dirigenti comunisti cercava di trovare un comunismo dal volto umano, passato alla storia come “Primavera di Praga”.
Illusi.
Il comunismo non ha mai avuto, non ha e non potrà mai avere un “volto umano” perché la sua storia gronda sangue.
Ma soprattutto perché il comunismo è contro l’Uomo, contro l’Umanità, spietatamente schiacciata sotto il tallone della violenza, piegata dalla miseria, schiava del terrore e con la morte sempre dietro l’angolo.
Ancora oggi mi sorprende constatare come ci sia qualche individuo - dopo tutto quello che è disponibile alla conoscenza di chi vuole aprire gli occhi - che osa definirsi “comunista”, termine che, invece, dovrebbe essere rifiutato per tutto il male che rappresenta e per rispetto dei cento milioni di morti causati dal comunismo.
E stupisce che alcuni che si definiscono “cattolici” , sia pur – autoreferenzialmente – “adulti”, si siano prestati a portare i comunisti al potere, diventando la loro foglia di fico al punto da unirsi in un partito che, come è nella più classica tradizione comunista, si fregia del termine “democratico”.
Erano, infatti, “democratiche” le repubbliche comuniste asservite all’Urss, a cominciare dalla DDR dei vopos assassini.
Ma la Storia, il tempo, sono galantuomini e oggi la Cecoslovacchia ci impartisce una lezione di grande attualità per la nostra Italia.
Praga e Bratislava, infatti, non potendo più convivere, nel 1993 si sono pacificamente, civilmente divise, così che ognuno delle due parti avesse la possibilità di governarsi in base alle esigenze dei propri cittadini.
Ebbene, Popoli così civili furono schiacciati dalla violenza comunista.
Per questo, come già il 21 agosto 2005 e il 21 agosto 2006 ricordo quel 21 agosto del 1968, quando fu chiaro che il comunismo è solo miseria, terrore e morte.
Non si dimentichi Praga 1968.

Entra ne

19 agosto 2007

Veltroneggiamenti sullo sciopero fiscale

La casta ha paura dello sciopero fiscale (che è quindi cosa buona e giusta).
Lo si vede dalla levata arcobaleno di scudi da parte di tutti coloro che appartengono all’apparato statalista e assistenzialclientelare.
I più sono politici che non hanno mai fatto nulla nella vita se non bazzicare i corridoi dei partiti della prima e seconda repubblica, grazie ai quali hanno fatto carriera: funzionari, portaborse, portavoce, parlamentari, boiardi di stato.
Ma la paura fa novanta, non sia mai che i cittadini siano esasperati dal fisco al punto giusto da accogliere l’invito di Bossi anche oltre la loro appartenenza leghista e allora fanno scendere in campo il superbuono, Ualter Veltroni, che spara a zero sullo sciopero fiscale in un convegno che con le gabelle c’entra come i cavoli a merenda: “ha ancora senso l’amore”.
Il convegno era nelle sue corde, la censura allo sciopero fiscale, no.
Infatti Ualter ha interpretato lo sciopero fiscale come una espressione dell’odio da cui bisogna mondare l’Italia.
Immemore del fatto che da 14 anni l’odio è istigato dalla sua parte politica (e lui in tutto questo tempo non è mai stato l’ultima ruota del carro) e che, per fare un bel reset del tutto, conditio sine qua non sono pubbliche scuse della sinistra nei confronti di Silvio Berlusconi e di tutto il Centro Destra: parlamentari, militanti, elettori.
Un “scusate, ci siamo sbagliati” che riaprirebbe le porte a quel dialogo che giustamente Silvio Berlusconi ha negato anche ieri, per la soddisfazione di tutti noi suoi elettori, non essendo nell’interesse dell’Italia e degli Italiani.
Ma una cosa Ualter ha detto di sensato: “Fare uno sciopero fiscale per far cadere il governo vuol dire che questo Paese ha finito di esistere come comunità. Vuol dire che non c'é più nulla che ci tiene insieme”.
Finalmente ci è arrivato, primo tra i suoi compagni.
Cosa, infatti, ci può unire ai cattocomunisti se non una cittadinanza che non trova più alcun fondamento sociale, civile, politico, progettuale, legislativo ?
Prendiamo atto.
A sinistra si tengano

i centri sociali,
la legalizzazione della droga,
i dico, i cus, i pacs,
le aperture ad hamas e le passeggiate con hetzbollah,
le tasse e Visco,
un parlamento con uomini con i tacchi a spillo ed ex terroristi,
i no global e gli ecoambientalisti,
le moschee e l'immigrazione musulmana senza limiti,
i “no” al Dal Molin” e i campi antimperialisti.

E vivremo felici e contenti (noi più di loro, ne dubitate ?).

Entra ne

17 agosto 2007

Bossi contro l'oppressione fiscale

Utilizzando il palcoscenico di una manifestazione della Lega e aiutato dall’effetto reazione dei politici statalisti, Umberto Bossi è ritornato grande protagonista dell’estate politica, proponendo una sua interpretazione di secessione fiscale (già anticipata da Roberto Calderoli alcuni giorni fa).
I politici statalisti e gli abatini del politicamente corretto si sono ritrovati uniti a scuotere le testoline e alzare il ditino in un “no, così non si fa”.
Il leader della Lega, con il fiuto che gli riconoscono anche gli avversari, ha intercettato l’esasperazione dei cittadini per le tasse che hanno ridotto la nostra capacità economica, per ingrossare la spesa pubblica senza trasformarsi, almeno, in servizi efficienti.
Così Bossi propone una secessione fiscale attraverso una procedura che consentirebbe di trattenere le tasse in ambito regionale.
L’effetto mediatico ha suonato il tam tam della “rivolta fiscale” che, in realtà, non è, perché le tasse si pagherebbero, ma invece di versarle nei canali che portano a Roma, verrebbero trattenute a disposizione delle autorità locali.
Oscar Giannino, autore di un bel saggio emblematicamente intitolato “Contro le tasse”, spiega oggi su Libero come si può fare per ostacolare il fisco nella sua rapacità.
Statalisti d’ambo gli schieramenti sono entrati in fibrillazione, pensando, evidentemente, ai nostri soldi che si volatilizzano in tasse, come se fossero proprietà loro e temendo che la proposta di Bossi possa sottrarre risorse alle clientele e all’assistenzialismo che gonfia la spesa pubblica italiana.
E’ una estate all’insegna delle tasse, con Visco che, senza alcun pudore, si lamenta perché, dopo che i suoi uffici hanno crocefisso - senza contraddittorio - Valentino Rossi dando in pasto alla stampa i rilievi sulle sue dichiarazioni dei redditi, il campione di motociclismo si è difeso con un video che Visco denuncia “senza contraddittorio", esattamente come le veline passate alla stampa: uno a uno, palla al centro.
Allora affrontiamo questo problema delle tasse e diciamo subito che sono troppe, troppo alte e soprattutto inutili perché vanno ad alimentare una spesa clientelare e non il miglioramento di una pubblica amministrazione degna di una nazione evoluta e civile.
Anche se tutti pagassero tutto, non ci sarebbe alcun beneficio, perché i denari in più che finirebbero nelle casse del fisco, verrebbero utilizzati per aumenti agli statali, contributi a fondo perduto, produzione di filmacci che nessuno va mai a vedere e finanziamenti a pioggia a favore delle più disparate lobbies di categoria e geografiche.
E’ una illusione, una favola il “pagare tutti pagare menoche ci viene propinata per rompere il fronte dei contribuenti e metterli uno contro l’altro (veggasi anche il sistema di spionaggio fiscale introdotto con la finanziaria di Prodi), come dimostra il fatto che la sinistra ci ha aumentato le tasse, si è ritrovata con un "tesoretto" frutto della politica di Tremonti, ha vissuto un anno in pieno sviluppo globale dei mercati, ma è riuscita ad aumentare il deficit di bilancio e ad attingere a piene mani da tutti quei soldi per disperderli in vari rivoli, senza alcun beneficio per i servizi ai cittadini.
Quindi, meno soldi finiscono allo stato, meno sperperi ci saranno.
Il Governo Berlusconi aveva introdotto un ciclo virtuoso con la riduzione delle tasse.
La sinistra, come primo provvedimento, ha fatto esattamente l’opposto inasprendo ogni genere di vessazione fiscale.
La secessione fiscale, la rivolta dei contribuenti sarebbe, a questo punto, una risposta civile (o forse preferiscono i moti di piazza ?) e legittima.
Perché questa abbia possibilità di successo, conseguendo il risultato di abbattere Prodi e di restaurare Berlusconi con il suo ciclo virtuoso di riduzione delle tasse, è necessario che non solo Bossi, ma tutto il Centro Destra, almeno quello non statalista, si impegni in un contratto con il contribuente e come ha ben osservato Giannino:
si diano indicazioni facili da seguire
si mettano a disposizione esperti fiscali e assistenza legale
ci si impegni in un provvedimento di sanatoria
per eventuali sanzioni o procedimenti di infrazione, una volta che saremo tornati al governo.
Solo così si può mobilitare la grande forza popolare e la rabbia contro i gabellieri falce e martello che ci stanno spogliando anche di quel poco che avevamo.
La proposta di Bossi è molto riduttiva rispetto a quel che auspica Giannino, ma se serve per cominciare, ben venga, anche se, da bolognese, per me poco cambia se le mie tasse finiscono al governo cattocomunista di Roma o alla giunta cattocomunista emiliana.
Capisco che per lombardi, veneti, siciliani e molisani, la soddisfazione ci sarebbe, eccome, per noi emiliani, nessuna.
Sarebbe bello poter congelare i propri contributi fino a che non fossero utilizzati da un governo di cui si condivide la filosofia politica.
Sarebbe bello, in Italia, avere una doppia legislazione, una doppia contabilità: una per il Popolo della Casa delle Libertà e una per i cattocomunisti.
Purtroppo è il sogno di un pomeriggio di mezza estate.
In concreto c’è il pronunciamento” di Bossi.
Finalmente un leader del Centro Destra che ha battuto un colpo.
Almeno si comincia a fare qualcosa di concreto per mandare a … casa Prodi e i suoi gabellieri.

Entra ne

15 agosto 2007

Don Gelmini e Valentino Rossi

Sembra un destino, ma l’attualità polemica non si ferma neppure a Ferragosto.
Così mi sento in obbligo di manifestare una duplice solidarietà a due personaggi in questi giorni ricorrenti nelle cronache ma non per i loro meriti o successi, bensì per accuse loro mosse.
Don Gelmini, cui io, agnostico, in questo momento mi sento vicino anche se solo idealmente (l'Aspromonte è un po' lontano per manifestare nel "Gelmini day"), contro il quale si è concentrato l'attacco laicista alla Chiesa Cattolica.
Hanno mirato al bersaglio grosso, sfruttando le debolezze di chi non è riuscito a redimersi ed ha accusato chi voleva aiutarlo, per cercare di screditare un'azione millenari.
Incuranti dei meriti di Don Gelmini, incuranti dei danni che provocano alle sue comunità le accuse infamanti diffuse con troppa leggerezza.
Valentino Rossi, il campione di motociclismo, osannato quando vince, abbandonato quando è accusato di aver commesso reato di leso fisco (o leso Visco ?).
Valentino Rossi che ha portato il Tricolore, ripetutamente, sul gradino più alto del podio e che è stato, non più tardi di due anni fa, insignito della laurea honoris causa nel coro plaudente anche di chi, oggi lo danna prima ancora che sia instaurato un processo.
Valentino Rossi immolato dal fisco sull'altare della propaganda (per fare vedere che “si fa sul serio” quando ben altri sprechi e rendite di posizione andrebbero colpiti !) a difesa di tasse eccessive e che espropriano i cittadini di gran parte del loro faticato guadagno.
Valentino Rossi che si è difeso con un video e che per questo è stato nuovamente attaccato dai farisei della fiscalità oppressiva, soprattutto da quei politici, che non vedevano l'ora di stornare l'attenzione dalle loro incapacità.
Senza considerare che quanto ha affermato Rossi nel suo video - circa i professionisti che si occupano delle sue dichiarazioni - è ragionevolmente vero, considerata l'astrusità di una normale dichiarazione dei redditi, figuriamoci per chi ha guadagni milionari.
E non dovrebbe, non dovremmo, tutti noi, forse cercare ogni mezzo legale per impedire di dividere con un socio non gradito, lo stato, i nostri sudati guadagni ?
E chi sono quelli che puntano il dito contro Valentino Rossi e Don Gelmini ?
Quelli che ammettono nelle aule del parlamento, che dovrebbero essere pregne di austera dignità, un signore che si traveste da donna.
Quelli che si palesano seguaci di Onan appena pensano di "avere una banca" (naturalmente con soldi altrui).
Quelli che ci tartassano.
Quelli che vorrebbero trasformare l'Italia nell’ anticamera di un bordello.
Quelli che vorrebbero legalizzare la droga.
Quelli che passeggiano con gli hetzbollah e scambiano aprono ad hamas.
Quelli che consentono ai no global di viaggiare gartis sui treni e di occupare proprietà private.
Quelli che portano in parlamento ex terroristi.
Quelli che vorrebbero mettere le mani sull’oro della Patria (i lingotti della Banca d’Italia) per espandere ancora una inutile spese pubblica, clientelare e assistenzialista.
Quelli che vorrebbero graziare i cattivi maestri del "68" (e nel frattempo li lasciano liberi come fringuelli per 12 ore al giorno).
Quelli che accettano nella loro coalizione i voti (determinanti) dei "dieci, cento, mille Nassyria" ma vanno in fibrillazione per qualche innocente “buuh” allo stadio.
Quelli che non impediscono l'accattonaggio ai semafori e che consentono ai rom di allacciarsi - senza pagare bollette - agli impianti pubblici.
Tutti costoro (anche se non sono tutti quelli che in queste giornate di mezza estate lo hanno fatto) sono piovute parole critiche o di biasimo nei confronti di Don Gelmini e/o Valentino Rossi o si è registrato un silenzio inusuale.
Ma tra questi e quelli sono proprio i due sotto accusa ad ispirare maggiore simpatia e solidarietà.

Entra ne

13 agosto 2007

Babylon 5

Dopo Ufo, Spazio 1999 (di cui il canale satellitare Jimmy sta ritrasmettendo gli episodi), I sopravvissuti e Battlestar Galactica, veniamo ad un altro telefilm, datato anni novanta per gli Stati Uniti, che in questi mesi estivi viene riproposto dal canale satellitare Jimmy.
Babylon 5.
In realtà alcuni episodi erano stati trasmessi dalla Rai a partire dal 1999 (negli Stati Uniti la serie, compreso l’episodio pilota del 1993, è andata avanti fino al 1998) ma in modo frammentato e soprattutto in orari da insonni.
Jimmy sta ora riproponendo l’intera serie (spero) che consta di 5 stagioni di programmazione negli Stati Uniti.
A differenza di altri telefilm di fantascienza (non ci sono solo quelli citati: mi limito a quelli che a me piacciono maggiormente) di cui è (fortunatamente) piena la programmazione (anche se non sempre la storia è all’altezza dell’idea) Babylon 5 è di una qualità superiore.
Ha, per così dire, un capo e una coda, essendo stato programmato il copione con un suo inizio ed una sua fine.
Naturalmente c’è spazio per cambi di personaggi e per qualche incursione di elementi di novità, ma la trama ha una logica che altri telefilm (e non solo) di oggi non hanno.
L’ambientazione è “nella terza era dell’Umanità”, a partire dal 2259 e per cinque anni (uno a stagione), dopo una guerra tra umani ed alieni, si decide di provare a far convivere le varie razze in una gigantesca stazione spaziale.
250.000 persone che vivono, lavorano, giocano, amano, odiano, in una stazione dalle dimensioni di una media città.
Ci sono tutti gli ingredienti per il (meritato) successo della serie (anche in Italia se rilanciata da televisioni più generaliste e meno di nicchia e ad orari più ortodossi !).
C’è il Comandante, eroe di guerra, abile a gestire il suo personale.
Il vice donna, sensitivi e “fantamaghi”.
C’è la bassa politica dell’ambizione personale e la diplomazia che interpreta un disegno globale “alto e nobile”.
Ci sono piccoli meschini funzionari ed eroici (umani e alieni) che rischiano la propria vita per il successo dell’esperimento.
E ci sono tanti episodi ben congegnati che vanno dall’epica della space opera, al giallo fantascientifico.
Per chi vuole immergersi nelle avventure dei nostri posteri, l’appuntamento principale è (per ora) al lunedì, ore 21, canale 140 di Sky, Jimmy, con repliche in orari e giorni vari.

Entra ne

10 agosto 2007

Gentilini interprete del sentimento popolare

Nel pomeriggio di ieri, le agenzie di stampa hanno battuto la dichiarazione del prosindaco di Treviso Giancarlo Gentilini e, naturalmente, hanno imposto un titolo forte: pulizia etnica contro i culattoni.
Gentilini non è nuovo a polemiche roventi, gli abatini del politicamente corretto non accettano infatti che uno esprima idee e opinioni senza “peli sulla lingua”, abituati come sono all’ipocrisia di ovattare tutto con circonlocuzioni e giri di parole.
Ma quello che le verginelle del politicamente corretto non apprezzano è gradito – e molto ! – dal Popolo che ha eletto per due volte, con consensi crescenti, Gentilini sindaco a Treviso e, proibendo la legge un terzo mandato consecutivo, gli ha eletto il suo braccio destro, Gobbo, che lo ha subito designato come Vice.
E i trevigiani hanno perfettamente ragione.
Chiunque passi da Treviso – la piccola Venezia – trova una città sicura, ordinata, pulita, bene amministrata.
Quante altre città, amministrate dagli abatini di cui sopra, possono vantare altrettanto ?
Certo non la mia, Bologna, che la giunta del sindaco forestiero ha spinto in basso in tutte le classifiche del vivere bene.
Certo non la Roma dell’effimero (ma non della sostanza) del candidato-aspirante padrone del partito presunto democratico.
Del resto a chi piace vivere in una città caotica, senza sicurezza, sporca e, per soprannumero, con l’immobile che è costato così tanto, svalutatissimo a causa della pessima fama della zona in cui lo si è comprato ?
E questo Gentilini, nel suo modo rude e franco, ha detto.
Non è possibile tollerare che un parcheggio pubblico, vicino ad un ospedale e a case private, divenga un luogo di esibizioni omosessuali o di scambismo.
Gentilini manifesta il suo pensiero che è anche quello di tanti cittadini (per questo lo votano) in un modo colorito (grazie al quale la questione viene posta all’attenzione di tutti) e affronta i problemi, risolvendoli.
Per questo Treviso è la splendida città che conosciamo.
Gentilini è figura emblematica di un alpino, modi rudi e cuore grande, che ha dimostrato, in quasi tre lustri di governo della sua città, di amarla e di averne cura.
Mi auguro che molti altri sindaci seguano l’esempio di Gentilini, per riportare decoro, sicurezza e pulizia nelle nostre città, per renderle nuovamente vivibili, in ogni quartiere, in ogni ora.

Entra ne

09 agosto 2007

Caccia al tesoro

Se c’è un indice che può dar la misura di quanto sia andato a farfalle il raziocinio di chi il 9 e 10 aprile 2006 ha votato sinistra (pur con tutte le riserve che manteniamo sul reale esito del voto) è il dibattito sull’utilizzo delle riserve auree della Banca d’Italia.
La sinistra è andata al governo (speriamo quanto più temporaneamente possibile) millantando uno stato comatoso delle nostre finanze pubbliche.
Ha così giustificato un salasso fiscale che verrebbe voglia di solidarizzare con Valentino Rossi.
Non paga (anche perché a pagare siamo noi cittadini !) ha assalito il “tesoretto” che altro non era che quanto il precedente Governo Berlusconi era riuscito a capitalizzare con la politica finanziaria del Ministro Tremonti e senza mai mettere le mani in tasca nostra.
Ma evidentemente non è sufficiente per appagare i robusti appetiti delle clientele parassitarie e assistite, così, pensa che ti ripensa, a qualcuno a sinistra è venuto in mente di aprire una caccia al tesoro nella migliore tradizione di pirati e bucanieri.
Le adunche ed avide mani della sinistra si sono quindi allungate sulle riserve auree della Banca d’Italia, come i figli degeneri e inetti sperperano il patrimonio accumulato dai padri, così la sinistra vorrebbe sperperare le riserve auree per evitare di tagliare le spese.
Commettendo così un duplice errore.
Da un lato riduce il patrimonio di famiglia per tamponare una situazione, senza risolvere alcunché.
Infatti se riuscisse nel suo bieco intento, la sinistra riuscirebbe solo a mantenere per un anno questo livello di spesa, riproponendosi il problema il prossimo anno e avendo già disperso un patrimonio di garanzia senza alcun utile.
L’altro errore è quello di pensare di potersi appropriare di beni che non sono nella sua disponibilità, agendo nella tipica tradizione comunista, con l’esproprio, visto che i lingotti appartengono alla Banca d’Italia e ai suoi azionisti: in prevalenza istituti di credito, privati.
E così capiamo anche qual genere di spirito “liberale” abbiano i neofiti delle liberalizzazioni.
Il bello è che l’europeista Prodi, con simili atteggiamenti, è riuscito a farsi nuovamente bacchettare sulle dita dalla sua europa, che ha pronunciato un bel “nein” alle mire espropriatici della sinistra.
Ma questo atteggiamento era prevedibile.
Ricordiamo le migliaia di miliardi di riserve che Ciampi, altro nume tutelare dell’europa e allora governatore della Banca d’Italia, ha sperperato nel 1992 per difendere una improbabile parità della lira nel serpente monetario.
E Ciampi è ligio agli ordini di scuderia ed è un senatore non eletto (mai eletto !) che puntella il governo di sinistra.
Così come ricordiamo l’Amato, ora ministro degli interni, che sempre nel 1992, si infilò notte tempo nei nostri conti correnti per sottrarci il 6 per mille del loro saldo.
Sempre loro, addirittura, a volte, sempre gli stessi.
E allora la simpatia per Valentino Rossi diventa più forte, così come l’apprezzamento per un settimanale che, in genere, non piace, Famiglia Cristiana, che si domanda perché mai dovremmo pagare le tasse visto che servono a mantenere l’apparato clientelare e parassitario.

Entra ne

08 agosto 2007

Deludente Sarkozy

Per il momento la delusione è limitata al libro intervista che qui commento, anche se la scelta dei ministri del suo governo, con l'ampia concessione ad elementi di sinistra (in particolare al ministero degli esteri: come se Berlusconi, tornando al governo, nominasse alla Farnesina Gino Strada !) lascia, come minimo, perplessi.
Ma veniamo al libro redatto sotto forma di intervista che ho letto all'inizio di questo periodo estivo e nel quale speravo di trovare un progetto politico e, invece, vi ho trovato solo l'arringa autocelebrativa di un bravo avvocato di provincia con ambizioni nazionali.
Tralasciamo la inutile introduzione di Gianfranco Fini - strumentale al mettere il "cappello" su una figura emergente - e veniamo al libro.
Pensavo che, pur nella forma di intervista, fosse l'annunciazione di un progetto politico, come fu, nel 1974, il "Democrazia Francese" di Valery Giscard d'Estaing, unico non gollista e non socialista, a sedere per sette anni (1974-1981) all'Eliseo.
In Democrazia Francese Giscard aveva tratteggiato quelle che lui, partito come esperto economico, vedeva le sfide alla Francia e come intendeva affrontarle.
Il quadro offerto da Giscard aveva un respiro mondiale che andava ben oltre i ristretti confini francesi e Democrazia Francese poteva anche essere una sorta di manifesto del conservatorismo (più che del liberalismo) internazionale.
Giscard non mantenne le promesse.
E nel 1981 fu sconfitto, per una incollatura, da Mitterand.
Sarkozy, invece, ha preferito farsi intevistare e farsi porre delle domande funzionali a giustificare il comportamento tenuto nella sua attività ministeriale, quasi esclusivamente centrate sul raporto tra stato e religione.
Così leggiamo che per Sarkozy cattolicesimo e islam sono alla pari.
Lui, che come ministro dell'interno era anche in Francia ministro del culto, tratta le due religioni come se due millenni di storia cristiana in europa e anche in Francia non fossero esistiti.
E senza pretendere, cosa ancor più grave, alcuna reciprocità da parte dei paesi musulmani.
Quello che dice Sarkozy è astrattamente corretto, ma calato nella realtà concreta è il consegnare la Francia all'islam e, cosa ancor più grave, compromettere l'equilibrio anche delel nazioni confinanti.
Sarkozy si domanda se deve espellere i milioni di musulmani ormai insediatisi in Francia.
Se necessario, sì.
Se danno luogo a disordini, se pensano di creare con le loro moschee e i loro circoli culturali religiosi una sorta di stato nello stato, sì.
In fondo fu proprio in Francia che tra il XVI e il XVII secolo si compì la "cattolicizzazione" della nazione, creando anche l'epopea di La Rochelle, del Maresciallo Toiras con la sua resistenza all'isola di San Martino e la successiva riscossa francese ad opera del Cardinale Richelieu e della sua poderosa diga che piegò gli ugonotti della cittadina ribelle.
E se nei libri di storia la vicenda passa come uno scontro tra ugonotti e cattolici, nella realtà fu la affermazione della unità politica dello stato francese, con il re che non poteva ammettere nei suoi confini città stato ribelli che ne disconoscessero l'autorità e gli ordini.
In Francia sono di nuovo allo stesso punto, con l'aggravante che lo stato nello stato non è rappresentato da una religione cristiana, ma dall'islam, estraneo alle nostre radici e da sempre ostile al mondo occidentale.< E' preoccupante che anche Sarkozy preferisca non affondare il bisturi su un problema che rappresenterà una sempre maggiore criticità per la nostra civiltà.
E' preoccupante che si archivino con così tanta facilità le nostre radici nel nome di una par condicio erroneamente interpretata, perchè dare soluzioni uguali a situazioni differenti è somamente iniquo.
E dare soluzioni uguali a quel che rappresenta per la nostra cultura e la nostra storia il cristianesimo e l'islam, significa favorire smaccatamente quest'ultimo.
Preferivo il Sarkozy così come era diabolicamente dipinto dai giornali di sinistra durante la campagna elettorale ...

P.S. Un'ultima osservazione.
Ad un certo punto Sarkozy definisce il Mediterraneo "mare nostrum".
Forse si crede italiano ?

Entra ne

05 agosto 2007

Secessione fiscale

Il Ministro, temporaneamente non in carica, Roberto Calderoli, della Lega, ha interpretato la profonda sfiducia e il senso di ribellione che – giustamente – serpeggia nel Nord contro la sinistra, e ha minacciato una “secessione fiscale” se la prossima finanziaria dovesse nuovamente bastonare le categorie e aree produttive della nazione per favorire camarille e consorterie clientelari e parassitarie.
Si riparla , quindi di “secessione”, sia pure limitata al fisco.
E’ una riproposizione di quello sciopero fiscale o resistenza fiscale di cui si parlò anche l’anno scorso senza peraltro metterla in pratica (cosa che ha aiutato la sinistra a mantenere il potere nonostante l’incapacità a bene amministrare).
Lo sciopero fiscale è una legittima forma di protesta da parte dei cittadini che si vedono espropriati di una consistente parte (a cavallo e anche ben oltre il 50%) dei propri guadagni ottenuti lavorando.
In pratica abbiamo come socio parassitario uno stato che a fronte di gabelle incivilmente alte, ci fornisce servizi da terzo mondo.
E senza che la sinistra possa vantare una maggioranza elettorale libera dal dubbio di illegittimità
La Rivoluzione Americana, l’unica vera rivoluzione che ha portato un beneficio ai popoli, partì proprio da una rivolta contro le gabelle imposte da un parlamento lontano e non rappresentativo.
Che il malumore tra i cittadini per la politica fiscale della sinistra sia palpabile, lo dimostra lo stesso temporaneo presidente del consiglio, Prodi, che chiama in soccorso la Chiesa, auspicando che dal pulpito vengano pronunciati sermoni a favore dell’obbedienza fiscale.
Come al solito, la Chiesa se torna utile ai disegni della sinistra può, anzi deve, intervenire nelle faccende civile, ma se il suo insegnamento morale contrasta con la deriva che la sinistra vorrebbe imporre alla nazione, allora deve stare zitta.
L’esternazione di Prodi è un motivo in più per apprezzare l’intervento del Ministro Calderoli, sperando che i partiti della Casa delle Libertà rinuncino a fare una opposizione all’inglese, corretta, quando dall’altra parte c’è una sinistra che è tutt’altro che inglese o corretta.


Entra ne

03 agosto 2007

Una new entry tra i "mostri"

"ROMA - Don Pierino Gelmini, il fondatore della Comunità Incontro, è indagato dalla procura di Terni per abusi sessuali. Ad accusarlo alcuni ex ospiti delle strutture della comunità di Amelia"

Sono costretto a scrivere il terzo post consecutivo sull'ipocrisia del politicamente corretto.
Oggi, ad essere finito sulla graticola, è Don Pierino Gelmini, sacerdote ultraottantenne, fondatore di una delle prime, se non la prima, comunità di recupero di drogati (preferisco chiamarli con il loro nome che con l'eufemismo politicamente corretto di "tossicodipendenti").
Pare che da alcuni mesi sia indagato a seguito di denunce presentate da ex ospiti della sua comunità, per presunti abusi sessuali (ti pareva !).
Non ho ancora letto le sprezzanti esternazioni sinistre che definiscono "spazzatura" le accuse come invece accadde quando uscirono voci, sì, ma quelle delle registrazioni relative alle scalate bancarie e probabilmente non avrò il piacere di leggerle e troverò invece le dichiarazioni che si riservano a quelli "dell'altra parte": "la magistratura faccia il suo lavoro".
Così, se anche finirà tutto in una bolla di sapone, potrà essere archiviato nelle pagine interne dei giornali di regime.
Don Gelmini non è sotto l'ombrello sinistro e lui i drogati li voleva guarire.
Per decenni la sua opera ha salvato centinaia di persone e tranquillizzato altrettante famiglie disperate.
Ora il suo lavoro, comunque finisca l'inchiesta giudiziaria, è sporcato dalle insinuazioni perchè, come credo dicesse Montanelli: "insinuate, insinuate, qualcosa resterà".
La sua vicenda ricorda quella di Muccioli, anche lui energicamente in prima fila nella lotta alla droga e altrettanto bistrattato e contrastato da chi non amava che quella lotta fosse lotta vera e con risultati.
Mi domando se è un paese (come piace chiamarlo alla sinistra) normale questo in cui la parola di un drogato, di una prostituta, di un omosessuale deve essere subito interpretata come la verità, mentre quella di un sacerdote di lungo corso, di un carabiniere, sia da bocciare "a prescindere".
E mi rispondo: no, non è normale questo paese che si affida, dopo uno scrutinio sul quale rimangono e si accrescono tutti i dubbi, ad una sinistra che sa solo tassare, imporre lacci e lacciuoli allontanandoci da ogni libertà e da ogni progresso per metterci in una gabbia di burocrazia e di controlli.
E' ora di pensare a separare la nostra vita e la nostra sorte da questa Italia che non ci appartiene, per restituire alla maggioranza della Nazione una speranza per il futuro, più libertà, vera giustizia, principi e valori morali che hanno le loro radici nella millenaria Tradizione della nostra Gente.

Entra ne