Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

30 novembre 2007

Silvio, non fidarti di Veltroni

E di nessun altro a sinistra.
Leggendo le prime indiscrezioni, valutazioni, dietrologie che appartengono ormai alla liturgia della politica, sembra che il Presidente Berlusconi dia credito a Veltroni di una reale volontà di rinnovamento.
Ma come si fa a credere ad un comunista ?
Veltroni è quello che si iscrisse giovanissimo al PCI, salvo poi, a muro crollato, dichiarare che non era mai stato comunista.
E’ quello che aveva affermato che dopo il Campidoglio per lui ci sarebbe stato il volontariato in Africa … oddio, nella sinistra italiana un po’ (magari anche più di un po’) di Africa c’è e magari ha pure bisogno di volontariato, ma credo che nessuno abbia inteso le parole di Veltroni in questo senso.
Veltroni è quello che capeggiò il referendum contro le sue televisioni al grido di “non si interrompe così un’emozione” e, infatti, gli Italiani non intesero interrompere il cammino delle televisioni libere.
Veltroni è l’incarnazione del buonismo lassista, forte con i deboli e debole con i forti.
E’ quello dell’apertura delle frontiere … purchè delinquino nel Nord e non a Roma.
Veltroni è, al tempo stesso, diavolo (comunista) e acqua santa (cattocomunisti), ha la pretesa di essere polo negativo e pure positivo, polo nord e polo sud.
Veltroni è l’archetipo dei tanti funzionari di partito che non hanno mai avuto altra occupazione se non nell’orbita politica, come può conciliarsi con un vero imprenditore ?
Veltroni è la sinistra, Berlusconi è la Destra: cosa possono mai avere in comune ?
Farsi irretire dalla tela veltroniana, significa disperdere il patrimonio di consensi che ha circondato il Capo del Centro Destra fintantoché ha caricato a testa bassa e senza alcuno spazio per il dialogo contro la sinistra.
Concedere una tregua, ancorché natalizia, ai comunisti significa allungare un brodo rancido i cui risultati cominciano tragicamente a vedersi (inflazione risalita in un colpo al 2,4%, l’euribor sul quale sono parametrati i tassi dei mutui balzato al 4,8%, la borsa in perdita secca del 5%).
Non uno degli indicatori economici oggettivi segna bel tempo grazie al governo Prodi che ha in Veltroni un sostenitore.
Per dirla con Di Pietro: che c’azzecchiamo noi con una congrega di comunisti e cattocomunisti ?
E, poi, che c’azzecca uno Statista come il Presidente Berlusconi con un funzionario di partito come Veltroni ?
All’incontro avrebbe dovuto inviare Bondi e Cicchetto, perché chi ha dato del “tu” a Bush, a Putin, a Blair, ad Aznar, non può abbassarsi a prender parte al teatrino della politica italiana !
Un dialogo con Veltroni e la sinistra avrebbe senso solo in un singolo, isolato e specifico caso: che si concordasse la legge elettorale e si fissasse, sin da ora, la data delle elezioni per la prossima primavera.
Ogni altra concessione aliena simpatie al Centro Destra per favorire i funzionari di partito – la “casta” - di sinistra, di centro e di destra.
Il Popolo della Libertà, domani e domenica, dovrà, con il proprio entusiasmo, fornire al proprio Leader, il Presidente Berlusconi, quelle motivazioni guerriere che il veltronismo, anche di alcuni suoi consiglieri, stanno cercando di raffreddare.

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29 novembre 2007

Il "modello spagnolo" secondo Berlusconi

No, non parlo della legge elettorale perché, come ho già scritto la robusta consistenza del Partito del Popolo della Libertà consente al Presidente Berlusconi di porsi comunque al centro di ogni gioco politico, qualunque sia il sistema elettorale che verrà applicato.
Mi riferisco invece a come si va delineando il percorso di costituzione del nuovo soggetto.
Alla morte del Caudillo Francisco Franco , la Spagna visse un momento di transizione, tranquilla proprio grazie alle scelte del Caudillo che aveva già stabilito il ripristino della monarchia con Juan Carlos di Borbone e che, dopo l’assassinio per opera dei terroristi baschi, del suo Primo Ministro Carrero Blanco, aveva già affidato le redini del governo all’uomo che avrebbe dovuto traghettare la Spagna nel nuovo sistema, Adolfo Suarez.
Naturalmente c’era anche un fiorire di partiti, oltre a quelli tradizionali comunista (con Santiago Carrillo) e socialista (già nelle mani dell’allora giovane Gonzales).
A fronte di questo si andava organizzando la Falange franchista sotto la guida di Manuel Fraga Iribarne.
Ma il primo a vincere le elezioni fu il partito neocentrista Ucd fondato dal Primo Ministro Adolfo Suarez.
In seguito la sinistra, unita, conquistò il governo, mentre il Centro e la Destra furono attraversati da tensioni e divisioni, finchè non fu adottato un modello federativo, nel quale sarebbero poi convogliati i vari frammenti centristi dell’Ucd, del Cds (la nuova creatura di Suarez), individualità di spicco del mondo riformista, il tutto innestato nel corpo di Alianza Popular, cioè il partito falangista di Fraga Iribarne.
Una federazione che la lungimiranza di Fraga Iribarne portò in breve tempo ad una sempre maggiore coesione, fino alla trasformazione nel Partito Popolare, sotto la guida dell’erede designato da Fraga Iribarne, Josè Maria Aznar che tenne, saldamente e con successo, il potere per due mandati consecutivi (1996-2004) perdendo le elezioni solo dopo la strumentalizzazione operata dalla sinistra degli attentati terroristici musulmani dell’11 marzo 2004 e, forse, anche per la intempestiva scelta di Aznar di abbandonare la politica spagnola.
Non trovate una certa analogia con il Partito del Popolo della Libertà che si sta delineando nelle varie interviste che rilascia il Presidente Berlusconi ?
Il corpo è quello di Forza Italia, sul quale innestare la parte migliore di Alleanza Nazionale e dell’Udc.
Singole personalità (e singoli cittadini) e la partecipazione dei partiti fortemente identitari e/o radicati in territori regionali.
Se è questo, il progetto del Presidente Berlusconi è impostato sulla falsariga – ovviamente adattato alla situazione italiana – di quello messo in atto da Manuel Fraga Iribarne, maestro e mentore di Josè Maria Aznar.
A questo punto uno si potrebbe domandare chi potrà essere l’Aznar italiano se il Fraga è il Presidente Berlusconi.
Forse la diversità delle situazione e delle origini personali consentiranno al Presidente Berlusconi di essere maestro e discepolo di se stesso, Fraga e Aznar al tempo stesso.
In qualunque data si vada alle elezioni, da qui al 2011, il Presidente Berlusconi resta l’unico Statista esistente in Italia e l’unica personalità che possa unire il Centro Destra.
Sicuramente un Centro Destra guidato da Fini o Casini perderebbe voti (pochi o tanti non saprei dire, certamente il mio) non potendo quei due, anche per le loro attività e dichiarazioni di questi giorni, raccogliere la fiducia di tutte le componenti del Centro Destra.
In ogni caso il “modello spagnolo” secondo il Presidente Berlusconi resta un percorso di costituzione di un grande partito moderno, metaideologico, in grado di dare corpo e voce a quell’Italia Liberale e Conservatrice, di Centro e di Destra, Cattolica e Laica, Nazionale e Autonomista, che è l’antitesi di quella decadente e parassitaria, fallimentare e gabelliera rappresentata dalla sinistra.
L’esempio spagnolo, il successo spagnolo è un motivo in più per sostenere lo sforzo del Presidente Berlusconi nella costituzione del Partito del Popolo della Libertà.

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28 novembre 2007

Senso di responsabilità

I partiti comunisti di Bertinotti e Diliberto, dopo che le modifiche da loro richieste al decreto sul welfare sono state inserite sì, ma senza tanta delicatezza e all’interno del loro fondo schiena, dichiarano che “per senso di responsabilità” voteranno la fiducia posta da Prodi.
In futuro, però, si faranno i conti con la “verifica”, retaggio del vecchio teatrino della politica.
In ogni caso bisogna dare atto a Bertinotti e Diliberto di aver subito con signorilità lo smacco che significa anche una perdita sicura di voti e consensi.
Perdità di voti e consensi sì, ma certo il “senso di responsabilitàsalva le poltrone personali e di partito occupate dai comunisti.
Un senso di responsabilità che, purtroppo, non ricordiamo nel Follini della “discontinuità” e nel Fini che pose l’aut aut contro Tremonti: o io o lui.
Senso di responsabilità che non abbiamo visto nella dichiarazione a quattro mani di Fini e Casini contro il Presidente Berlusconi e neppure nella escalation finiana (dal voto agli immigrati al referendum sulla fecondazione assistita passando per la genuflessione di Gerusalemme) che tanto danno ha portato al Centro Destra.
Se non fosse che, nonostante i loro capricci di cinquantenni stagionati, continuo a ritenere Fini e Casini “dei nostri”, mi verrebbe da auspicare un accordo, che spazzi via questi furbetti del parlamentino, tra il Presidente Berlusconi e Veltroni.
Ma Veltroni è pur sempre un comunista e allora, per senso di responsabilità, continuo a sostenere che “i peggiori dei nostri sono comunque migliori del migliore dei loro”, anche se si chiamano Casini e Fini.

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27 novembre 2007

Preiscrizione al Partito del Popolo della Libertà

Silvio Berlusconi sembra aver ingranato la quinta e marciare speditamente e senza ripensamenti con la costituzione del Partito del Popolo della Libertà.
Sul sito di Forza Italia troviamo il sondaggio sulla scelta del nome (“Popolo della Libertà” vs. “Partito della Libertà”) e anche la scheda per la “preiscrizione” da inviare via fax al nr. 0228389307.
Un sondaggio reale sull’ appeal del nuovo partito.
Viene infatti richiesta l’adesione al principio del partito di area, con la comunicazione degli estremi anagrafici e di un documento di identità.
Qualche buontempone che fornirà generalità false ci sarà sicuramente, ma al termine di questo “sondaggio” (che ha un valore solo parziale, visto che non tutti utilizzano o usufruiscono di internet) il Presidente Berlusconi potrà trarre un primo bilancio sulla sua iniziativa.
Intanto comincia a prendere forma l’idea del Presidente Berlusconi su alleanze e posizionamento del Partito del Popolo della Libertà.
Se già una settimana fa aveva incontrato, con piena, reciproca soddisfazione, Storace, Santanchè e Buontempo de La Destra, la cena del lunedì ad Arcore con Bossi ha spianato la strada ad un patto di federazione con la Lega, mentre è di oggi la lettera sul Giornale dell’ex ministro Giovanardi che preannuncia la sua uscita dall’Udc per entrare, sin dalla fase costituente, nel nuovo soggetto politico.
Cosa si sta delineando ?
Un partito molto consistente (33-38%) elettoralmente, che oltre a Forza Italia assorbirà la parte migliore di An e Udc, presumibilmente l’intera Democrazia Cristiana delle Autonomie di Gianfranco Rotondi e sarà federato con partiti identitari (Lega, La Destra) al punto da poter ragionevolmente rappresentare un 40-45% dell’elettorato.
E’ opportuno rilevare che una simile alleanza rappresenterebbe una forza uguale a quella di tutta la sinistra comprese le due ali opposte (no global e comunisti vari da una parte, Dini, Mastella e Di Pietro dall’altra).
In mezzo, come un vaso di coccio tra due vasi di ferro, il sodalizio tra Casini e Fini che presumibilmente faticherà a superare il 10%.
Non può sfuggire a nessuno che a fronte di questo panorama il Presidente Berlusconi può essere tranquillamente indifferente al sistema elettorale che sarà scelto, con l’eccezione di uno solo: il doppio turno alla francese.
Che sia quindi proporzionale, maggioritario, maggioritario corretto o proporzionale con premio di maggioranza, il Partito del Popolo della Libertà diviene il capofila dell’alleanza con maggiori probabilità di vincere.
Solo il doppio turno alla francese potrebbe alterare questa situazione per il connubio che potrebbe stringersi tra sinistra e centristi di Casini e Fini che sarebbero la versione italiana di Bayrou.
Ma la prospettiva del Partito del Popolo della Libertà è tale che potrebbe attrarre più elettori di An e Udc di quanti non siano in realtà rappresentati dai dirigenti che, già ora, annunciano la loro adesione alla sua costituente.
Allora mi pongo alcune domande: vale la pena superare alcune perplessita (fondamentalmente quell’insistente richiamo al “partito moderato e liberale” che apparentemente chiude a Conservatori e Identitari di Destra) per partecipare, sin dalla costituente, al cammino del nuovo soggetto politico ?
E’ meglio sedersi e attendere gli sviluppi o essere presenti per cercare di influire sulle scelte che compirà questo partito ?
E’ ragionevole supporre che partecipando sin da ora, si possano ridurre gli spazi di quanti vorrebbero realizzare un partito essenzialmente liberale e non un partito che rappresenti la sintesi delle varie Destre ?
Vale la pena rinunciare ad una scelta strettamente ideale e identitaria, per sostenere un progetto di più ampio respiro anche se costerebbe un qualche compromesso in più ?
Credo che il gioco valga la candela.
Anche perché un partito (che non è “per sempre”) è un mezzo, non un fine, è uno strumento per raggiungere un obiettivo e il Partito del Popolo della Libertà, in questo momento, sembra il veicolo più attrezzato per avvicinare l’obiettivo di sempre: un’Italia rinnovata, migliore, più libera, cioè un’Italia senza la sinistra al governo.



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25 novembre 2007

Distinti e distanti. L'un contro l'altro armati

Da qualche tempo il fine settimana è diventato un crogiuolo di eventi particolari che scuotono il mondo della politica e stimolano riflessioni e reazioni.
Nelle ultime due settimane ricordiamo solo la coinvolgente Assemblea Costituente de La Destra con il discorso di Daniela Santanchè e la settimana successiva la “bomba” del Presidente Berlusconi, a suggello delle dieci milioni di firme contro Prodi, che, stanco degli infidi alleati, ha rovesciato il tavolo e annunciato la nascita del Partito del Popolo della Libertà.
Nel fine settimana che si sta concludendo, invece, in evidenza ci sono due fatti negativi dai quali, però, potremmo recepire insegnamenti molto utili.
Vi è poi un corollario, dal quale partiamo subito, che vede protagonisti personaggi che dovrebbero essere contrapposti e, invece, stanno tirando la volata, a Prodi, assieme.
La triplice sindacale da un lato che, evidentemente ignara delle regole della democrazia, vorrebbe imporre al parlamento di approvare, senza possibilità di emendamenti, l’accordo sul welfare reclamando, non si sa bene in base a quale principio democratico, di intervenire su un atto legislativo che è competenza esclusiva del parlamento.
Analogamente Luca Cordero di Montezemolo, il multipresidente, intima di non toccare quello stesso accordo pena la perdita di credibilità del governo Prodi (perché questo governo ha mai avuto credibilità ?).
Ecco i diktat che la triplice e Lcdm (tra l’altro responsabile di questo stato di cose visto che i giornali imprenditoriali hanno fornito alla sinistra la corda per impiccare i loro padroni, sostenendola alle elezioni del 2006) mostrano quanto in Italia siamo ormai in piena oclocrazia e che solo un forte colpo di reni potrebbe rimetterci in carreggiata (anche se, a parziale consolazione, vediamo dai risultati delle legislative in Australia che la coglioneria non è una esclusiva nazionale).
Ma veniamo ai due fatti principali che forniscono motivo al titolo del post.
In Afghanistan un Maresciallo del Genio, Daniele Paladini, è deceduto per le ferite riportate mentre impediva ad un terrorista musulmano di farsi esplodere in mezzo ai civili durante la cerimonia di inaugurazione di un nuovo ponte costruito dagli Italiani.
Cordoglio unanime, ma, anche, la canea rossa montante che chiede il ritiro dall’Afghanistan.
La solita posizione antioccidentale, antiamericana, antidemocratica, antinazionale.
Una posizione che trova nella sinistra una forte adesione, almeno il 30% della coalizione, tanto che oggi Prodi dichiara che la missione viene confermata, ma deve darsi non ben precisati obiettivi politici.
Cosa significa ?
Già le nostre truppe sono avvilite e svilite in compiti secondari (costruire i ponti, anziche stanare e abbattere terroristi come sarebbe più logico), con regole di ingaggio più restrittive dei colleghi di altre nazioni nell’uso delle armi e già la presenza di un governo con una forte (e determinante) componente contraria all’impegno antiterrorista rende la nostra missione il “ventre molle” dell’intera spedizione internazionale, con la “revisione” prodiana in cosa si propongono di trasformare una missione militare ?
In una riedizione delle Sturmtruppen di Bonvi in chiave italo-afgana ?
Un simile dietro front, oltre a rendere sempre meno affidabile l’Italia di Prodi e, quindi, aumentare le difficoltà del prossimo Governo Berlusconi per riacquistare quella credibilità e affidabilità persa in meno di due anni di sinistra, ci mette nelle mani della “clemenza” dei terroristi musulmani e, soprattutto, offende la memoria di quanti sono morti per estirpare il male dall’Afghanistan e, con tale missione, garantire sicurezza, benessere e progresso in Patria.
L’altro episodio è relativo alla manifestazione contro la violenza alle donne, dove le parlamentari di Forza Italia Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna sono state costrette, da insulti e pressioni anche fisiche, contenute solo dalle Forze dell’Ordine, ad abbandonare una manifestazione alla quale non avrebbero mai dovuto partecipare.
Come si è poi visto è stata una esibizione di veterofemminismo, addirittura contrario all’inconcludente pacchetto sicurezza dell’inconcludente ministro Amato, definito “razzista” perché si propone di espellere chi delinque (e abbiamo visto che le migliaia di espulsioni si sono ridotte a meno di 200 !!!).
Un veterofemminismo capace solo di slogan e di volgarità, ma che non è mai intervenuto quando si è trattato di difendere il diritto, questo sì tutto da conquistare, delle donne musulmane di essere libere.
E, infatti, a favore delle donne islamiche si sono viste solo donne di Destra, a cominciare da Daniela Santanchè addirittura costretta alla scorta per la sua attività invisa all’islam.
Credo che le nostre Donne non abbiano nulla a che fare ed a che spartire con quelle esagitate (e per questo dico che l’errore di Prestigiacomo e Carfagna è stato quello di cercare di partecipare alla manifestazione) che non vogliono affrontare problemi – che sono di tutti – come la sicurezza e risolverli, ma vorrebbero imporre una scelta ideologica, salvo poi, quando hanno una gomma a terra, ricorrere a padri, fratelli, ex mariti (cui nel frattempo – magari – hanno sottratto anche quello che non avevano) o vecchi compagni di liceo sin troppo disponibili.
Sicurezza e politica estera (che poi è sicurezza anche questa), solo due dei tanti argomenti che ci vedono non solo distinti e distanti dalla sinistra, ma schierati su barricate contrapposte, senza alcuna possibilità di mediazione.
La mia Italia non è l’Italia che vorrebbero loro e che somiglia ad un suk misto ad un bordello.
La mia Italia, l’Italia che vorrei, è l’Italia che sia pulita e ordinata in Patria con una Gerarchia chiara, riconosciuta e rispettata.
La mia Italia, l’Italia che vorrei, è una Italia affidabile all’estero, dove sappia affiancare e guidare la diffusione della libertà e la rimozione dei terroristi, consapevole della gloriosa eredità della Storia che si estrinseca nelle Radici Romane e Cristiane di una Civiltà che nell’epoca della globalizzazione è una, unica, con un filo conduttore che parte da Roma e arriva a Washington, passando per Londra.
Mi auguro che la grande novità del Partito del Popolo delle Libertà sappia interpretare questa esigenza che credo appartenga alla maggioranza dei cittadini, perché a molti – se non a tutti – piace vivere bene, sicuri, nel benessere e rispettati.

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23 novembre 2007

I dieci comandamenti del Popolo delle Libertà

Un po’ per giocoe un po’ per convinzione – il post di oggi si riduce ad un elenco di richieste, un petitum al nascente Partito del Popolo delle Libertà che dovrebbe rappresentare la vasta area di Centro Destra.
Sono personalmente convinto che elettori e militanti dei partiti del Centro Destra, anche di quelli i cui segretari e presidenti in questo momento hanno abbandonato la casa madre e cercato di pugnalare il Presidente Berlusconi, siano di gran lunga più omogenei tra loro di quanto non possa apparire dalla dichiarazioni dei rispettivi rappresentanti.
Escludo dal novero quanti hanno una posizione di rendita da salvaguardare e pensano di essere meglio tutelati nella divisione – magari usando la piaggeria nei confronti del “capo” come assicurazione – che non da una unificazione che è negli auspici di tanti.
E, naturalmente, sono da escludere gli identitari ad oltranza, quelli che ritengono sia un punto d’onore abbassare la soglia oltre la quale il compromessopane della politica – sia da respingere.
Con gli uni e gli altri dovranno essere aperti chiari discorsi.
Con i primi per metterli davanti ad una scelta che deve essere di carattere politico ed ideale, con i secondi per trovare un accordo di alleanza, rispettandone l’identità e la pari dignità.
Ma il grosso, il nucleo principale e trainante può e deve ritrovarsi all’interno del Partito del Popolo delle Libertà ma su quali basi ?
Ecco la mia proposta in “dieci comandamenti” (poi se sono anche dodici, va bene lo stesso ...).
1) Silvio Berlusconi è il Leader del partito e candidato Premier. Solo lui può decidere se rinunciare o meno alla leadership e indicare gli strumenti per individuare il successore che dovrà avere il suo gradimento.
2) Gli Italiani prima di tutto. Quindi affrontare il problema dell’immigrazione con l’ottica dell’interesse nazionale, che vuole una immigrazione funzionale alle esigenze del nostro sviluppo economico, con persone che vogliano e possano integrarsi accettando i nostri costumi e Tradizioni a fronte di diritti certi che potranno arrivare alla piena cittadinanza.
3) La Libertà di pensiero, parola, stampa è un bene inalienabile e, quindi, il nuovo soggetto politico dovrà abrogare le norme che la limitano (a cominciare dalle leggi Scelba e Mancino e l’eventuale Mastella se il suo ddl sarà nel frattempo approvato)
4) Come la Libertà un altro diritto inalienabile è quello di Proprietà che dovrà essere tutelato contro le aggressioni, anche temporanee, portate dagli elementi destabilizzanti e antisistema.
5) Libero mercato in economia, temperato dalla solidarietà per chi si trova in difficoltà, dove vengono a cessare gli aiuti statali e privatizzate le aziende controllate dallo stato (come la Rai) che, quindi, dovranno vivere o fallire in base alla qualità del prodotto offerto e alla risposta del mercato.
6) Sicurezza e legalità come quadro garantito dallo stato per poter realizzare al meglio le attività liberali in economia, nelle arti, nelle lettere, nelle idee e loro diffusione. Sicurezza e legalità che dovranno trovare il corrispettivo in pene certe, proporzionate al disagio sociale che il crimine commesso provoca. Con una magistratura che abbia nella separazione delle funzioni la tutela per la indipendenza propria nell’interesse di tutti i cittadini, efficiente e rapida.
7) Una Nazione forte, capace di integrare i nuovi arrivati e di non abbandonarsi a fenomeni uguali e contrari di xenofilia o xenofobia è una Nazione che ha ben presente la necessità di preservare i costumi da vizi e perversioni protetti da leggi e da tolleranze esiziali per la civile convivenza. La legislazione sarà quindi orientata a garantire i diritti, non i capricci dei singoli e dei gruppi.
8) Una Nazione che sia rispettata all’estero è una Nazione che onora i suoi impegni internazionali, esattamente come onora le alleanze, soprattutto nei momenti di difficoltà dell’amico. E’ una Nazione che non si vergogna del proprio passato, soprattutto quando è un passato di gloria e di civiltà e che esalta le proprie radici che sono Romane e Cristiane. E’ una Nazione che deve essere saldamente al fianco dei principali paesi dell’Alleanza Atlantica, contro ogni deriva terzomondista, a cominciare dagli Stati Uniti d’America.
9) Il terrorismo, interno ed internazionale, deve essere estirpato, con la stessa determinazione con la quale si combatte un tumore.
10) Una Nazione che voglia guardare al futuro deve dotarsi di infrastrutture tali da agevolare la produzione e la circolazione di beni e persone. A cominciare da quelle grandi opere, come il “Ponte Silvio” sullo stretto di Messina, il Mose, la TAV, che proietterebbero l’Italia nel futuro, creando un volano di lavoro buono e di attività.
11) Una Nazione che sia proiettata nel futuro ha bisogno di produrre e per produrre senza subire condizionamenti c’è bisogno di energia, così come è necessaria l’energia per garantire un elevato standard alla qualità della vita dei cittadini. Il costo del petrolio e la sua scarsità rispetto alla domanda alal quale si sono aggiunti paesi emergenti come la Cina e l’India, rende indifferibile un piano accelerato di costruzione di centrali nucleari per rendere autonoma la politica energetica dell’Italia.
12) I cittadini di domani sono gli studenti di oggi. La scuola deve abbandonare le teorie e le prassi lassiste di questi anni, per ripristinare la severità della scuola gentiliana, con una selezione orientante che indirizzi gli studenti verso l’attività o lo studio a seconda delle proprie capacità e inclinazioni. La classe docente deve essere rivalutata con corsi ed esami continui ma anche con retribuzioni adeguate al ruolo fondamentale di precettori degli italiani di domani.
E poi ancora le pensioni, la sanità, il lavoro, l’ordinamento costituzionale, altrettanti capitoli per un Partito del Popolo delle Libertà che sia protagonista nella politica di un’Italia moderna, ricca, sicura.

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22 novembre 2007

Cavaliere:che il dialogo con la sinistra sia solo tattico

Sono stato tra i sostenitori della “svolta” del Presidente Berlusconi.
Era da tempo che la verbosità inconcludente di Fini e Casini, ciclicamente, lo imbrigliavano in discussioni e lo intralciavano nell’azione politica.
Tutti, nessuno escluso, sono poi convinti che le posizioni di Fini e Casini non avessero una ragione politica, ma solo di ambizioni personali, per cercare un primato nel Centro Destra, cioè far propri voti altrui.
Bene, quindi, la decisione di fare tabula rasa e ricominciare su basi nuove e partendo dalle aspirazioni del Popolo delle Libertà.
Un Popolo che, come giustamente ha intuito/compreso il Presidente Berlusconi, è unito (tranne qualche frangia più interessata alle proprie posizioni di rendita che al quadro politico generale) e vuole essere unito, per riprendere il ciclo virtuoso interrotto da un oscuro scrutinio il 10 aprile 2006.
Ma un Popolo che è anche totalmente ostile ed allergico alla sinistra.
I dieci milioni di consensi ottenuti dalla tre giorni dello scorso fine settimana sono arrivati grazie alla netta contrapposizione con la sinistra, al rifiuto di ogni compromesso, anteponendo due obiettivi quali l’eliminazione del governo Prodi e il ritorno alle urne a qualsiasi altro passaggio.
E’ comprensibile che il Presidente Berlusconi, davanti alla fuga in avanti di Fini e Casini, abbia pensato bene di riaffermare il “peso” della sua forza.
Ma sarebbe opportuno che non si sbilanci troppo ad avallare dialoghi con la sinistra, perchè rischia di essere abbandonato da buona parte di quei dieci milioni sui quali si basa per questo suo coraggioso rilancio sul tavolo della politica.
Accettabile la posizione: riforma elettorale, poi al voto.
Assolutamente da respingere la prosecuzione di contatti anche su altri temi sui quali dobbiamo e vogliamo essere distinti e distanti dalla sinistra.
Da respingere ugualmente ogni ipotesi di grande coalizione che sarebbe la morte di ogni prospettiva di sviluppo per l’Italia, visto che, diversamente da come la pensa Napolitano, noi di Centro Destra, con quelli di sinistra, non abbiamo alcun valore in comune, ma idee, progetti, prospettive ben distinte e distanti in ogni campo, come si vede con ogni chiarezza dall’inazione di governo Prodi il cui unico scopo è smantellare (o, almeno, provarci) le Riforme del Governo Berlusconi.
Sì al Partito del Popolo della Libertà, purchè sia la continuazione, aperta a tutto il Centro Destra, della netta contrapposizione con la sinistra.
Un partito che faccia ciò che si proponevano di fare Fini e Casini, non interessa.
Per cui questa fase non può che essere tattica per mettere fuori gioco Fini e Casini, ripulendo il giardino di casa e andando più combattivi, con il coltello tra i denti, allo scontro con la sinistra.
Per rafforzare questo concetto sarà opportuno che il Popolo della Libertà, il Popolo del Centro Destra aderisca in massa alla costituente del “suo” partito per condizionare le scelte in modo tale da evitare derive compromissorie.
Questo è il vero discrimine, non il bipolarismo o il sistema elettorale, ma l’essere agli antipodi della sinistra con la quale si combatte, non si dialoga.

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21 novembre 2007

Avanti, Savoia !

Pare che il Principe Emanuele Filiberto abbia annunciato l’intenzione di fare causa allo stato italiano per ottenere un congruo risarcimento danni per l’esilio cui la sua famiglia è stata condannata fino al 2002 (rientrata per merito di una iniziativa del Centro Destra) e riottenere i beni confiscati.
Pare che Prodi, temendo evidentemente sfratti a catena, abbia annunciato di essere pronto a promuovere causa contro i Savoia per i presunti danni derivanti dalla loro interpretazione del ruolo di monarchi.
A parte la sciocchezza della replica di Prodi, visto che sul piatto della bilancia vanno anche messi i meriti che il Casato ha avuto nella difesa dell’europa dai musulmani e nel Risorgimento Nazionale, e a parte ogni considerazione circa i danni che dovremmo richiedere tutti a quelli che ancora si definiscono comunisti, visto che, in tal modo, assumono in se le colpe del peggior regime mai esistito sulla faccia della terra, l’occasione è ghiotta per svolgere alcune considerazioni di carattere generale.
Sfogliamo i giornali ed ecco che vediamo che ogni due per tre leggiamo di qualcuno che querela, qualcun altro che fa causa per danni, altri che pretendono risarcimenti, alimentando, tutti, un eterno contenzioso che, oltre a riempire gli scaffali dei tribunali e le giornate di udienza, con cause spesso inutili e che si concludono con una transazione extragiudiziale, ha come unico risultato quello di un trasferimento di ricchezze dalle tasche del cittadino (attore o convenuto che sia) a quelle degli studi legali e ... di sindacati e associazioni varie.
Sempre oggi ho letto che anche il presidente del Bologna calcio, Cazzola, ha intenzione di chiamare in giudizio la provincia di Bologna perchè non è stata accettata la sua idea (che personalmente non condivido affatto) di costruire una città dello sport, incluso lo stadio calcio dove far giocare il Bologna, ad una trentina di chilometri fuori Bologna.
Qui, come per la causa dei Savoia, vediamo il singolo cittadino che, convinto di aver subito un torto dal moloch pubblico, si arma e parte alla caccia del risarcimento che, poi, verrebbe pagato da altri cittadini e non certo da un soggetto, identificato con nome e cognome, che magari ha deciso per conto dell’ente.
Non sarebbe male, infatti, chiamare a rispondere dei danni compiuti ad un privato cittadino o ad un ente pubblico, chi realmente ha agito/deciso e questo in prima battuta e non come azione di rivalsa.
Probabilmente le cause sarebbero minori, l’attenzione da parte degli amministratori maggiore e il petitum di gran lunga inferiore (è più rischiosa una causa che mi chieda una cifra che posso versare da una che ne spari una a 6 zeri tanto per fare notizia) con anche un beneficio nelle parcelle degli avvocati che, notoriamente, sono legate anche al valore della causa.
Un’ultima considerazione da fare è l’uso strumentale di norme pubbliche per vendette private.
Qui rientra l’esilio, la confisca, ma potrebbe tranquillamente essere la limitazione all’impresa privata che deriva da leggi che dicono che un soggetto che possiede un giornale non può avere televisioni e deve contenere la capacità di raccogliere pubblicità.
Questo in un’Italia dove lo stato, il pubblico, quindi il governo, ha le mani in pasta dappertutto.
Tornando ai Savoia, i beni che possedevano legittimamente, se li sono giocati con l’8 settembre e con il non contestare l’esito del referendum del 1946 che, oggi, viene sempre più messo in dubbio, dando ragione ai monarchici che, da subito, hanno parlato di brogli.
Un insegnamento di attualità, se lo riferiamo al dubbio esito delle elezioni del 2006 che hanno visto, da subito, il presidente Berlusconi contestarne la regolarità, purtroppo non aiutato dai soliti Fini e Casini che, dopo non averlo aiutato nella campagna elettorale, hanno frettolosamente legittimato il risultato.
E anche questo comportamento deve essere considerato nel valutare e giudicare le recenti scelte del Presidente Berlusconi ...


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20 novembre 2007

La lectio magistralis di Berlusconi

Se qualcuno aveva in testa della confusione e non sapeva in cosa consistesse l’essenza dell’imprenditore, può prendere ad esempio il Presidente Berlusconi.
La scelta, sua e soltanto sua, di fondare un nuovo partito facendovi confluire tutti coloro che si rendono disponibili a contribuire ad un progetto, lasciandosi alle spalle, bizantinismi, tatticismi e compromessi è una chiara espressione di imprenditoria privata.
Dove ci si assume il rischio (calcolato) di perdere anche tutto, per poter migliorare le proprie posizioni sul mercato.
Berlusconi è imprenditore, Montezemolo è manager con mille paracadute, Fini, Casini, D’alema, Veltroni, Rutelli, Prodi sono tutti dipendenti, magari “dirigenti” meglio ancora “funzionari del pubblico impiego” che non rischiano nulla, perché agiscono in base alle regole consolidate del teatrino della politica, dove “cane non mangia cane”.
E non credo sia un caso che, dopo il primo momento di sbandamento, anche Bossi, estraneo al palazzo, abbia riconosciuto lo spessore politico della scelta del Cavaliere … Nero, visto che un appoggio solido e concreto lo ha trovato ne La Destra di Santanchè e Storace.
Devo dire che sono curioso di come si svilupperà l’intera questione e l’idea di iscrivermi al nuovo partito del Presidente Berlusconi mi solletica alquanto.
Come mi diverte leggere le sibilanti dichiarazioni di un Fini che immagino verde quanto Hulk (ma senza la sua forza) diventato all’improvviso il più strenuo sostenitore della durata delle legislatura anche oltre la riforma elettorale.
Il Presidente Berlusconi ha anche inferto un colpo che potrebbe essere mortale alle consolidate abitudini di una politica paludata.
Ma anche a tutti quegli ambienti che fanno della consuetudine e della burocrazia lo standard abituale.
Pensate un po’ se, domani, un noto sindacalista decidesse: al diavolo il mio sindacato, ne fondo uno su basi totalmente nuove, non per difendere i lavativi, ma per migliorare le condizioni di chi lavora e punire che fa il parassita.
Pensate se prendesse piede questo decisionismo che manda a gambe all’aria i compunti parrucconi e trasforma uno stagno in un oceano in burrasca.
Staremmo meglio ?
Staremmo peggio ?
Non lo so.
So che avremmo l’esatta percezione di essere ancora vivi e di avere e poter dare alla nostra nazione un domani.
Il Presidente Berlusconi con il suo gesto di domenica, questo ci ha detto: sono vivo, e voi ?
Ma ci ha anche detto, con il coraggio della scelta effettuata che gli mette inevitabilmente contro antichi alleati: non abbiate paura.
E noi, che abbiamo solo da guadagnarci da un’Italia migliore, avremo paura di schierarci e di impegnarci senza “se”, senza “ma” e, soprattutto, senza intellettualoidi distinguo ?

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19 novembre 2007

E' l'alba della Seconda Era Berlusconi

Alla faccia di chi ne aveva già stilato il “coccodrillo”, il Presidente Silvio Berlusconi ha rimesso tutto in gioco, esattamente come fece tra la fine del 1993 (esprimendo la sua preferenza per Fini contro Rutelli quale sindaco di Roma) e l’inizio del 1994 (“discesa in campo”).
Alle elementari usavo dei quaderni in cui venivano resi a fumetti proverbi popolari.
Uno di questi recitava: “la prudenza è la paura che cammina in punta di piedi”.
Ecco che il Presidente Silvio Berlusconi, dopo anni di tolleranza, pazienza e prudenza, si è lasciato alle spalle ogni paura ed ha deciso nel senso che tanti di noi auspicavano: dando il “benservito” a Fini e Casini e fondando un partito nel quale hanno piena cittadinanza tutti gli elettori che si richiamano al Centro Destra, senza che debba essere loro chiesto il pedigree, ma solo in base alla comune voglia di rilanciare l’Italia tra le grandi, come solo un Grande Leader può fare.
E, in Italia, l’unico Grande Leader è Silvio Berlusconi.
Lo può fare perché, comunque vada, lui è professionalmente realizzato ed ha robuste spalle che gli consentirebbero di vivere (bene) anche senza la politica.
Questa è la carta in più del Presidente Berlusconi.
Questo il motivo per cui può permettersi di agire in libertà e rinunciando (finalmente !) allo stillicidio di compromessi che sarebbero imposti da lunghe, estenuanti ed improduttive riunioni con i possibili alleati.
Ieri, in particolare, mi è piaciuto quando ha affermato: “io non devo convincere nessuno”, se vogliono (Fini e Casini) venire verranno, in caso contrario continuo con il Popolo delle Libertà.
Mi piace anche ricordare che il Presidente Berlusconi non si è smentito accettando il dialogo con la sinistra,ma, come ha sempre fatto, ha detto: vediamo le proposte.
E, ancora, se loro accettano le nostre e la proposta “nostra” è da sempre: via Prodi, elezioni e poi si discute di riforme condivise.
Sottolineo anche che i primi ad esprimere consenso per l’azione del Presidente Berlusconi sono stati i Circoli della Libertà (con Michela Vittoria Brambilla discretamente presente a fianco del Presidente anche ieri), La Destra con Francesco Storace e Daniela Santanchè e la Dca di Gianfranco Rotondi, cioè quelle formazioni politiche che possono validamente occupare gli spazi di Lega, An, e Udc (anche se ritengo che la Lega, in qualche modo, rientrerà nel gioco).
A questo punto ipotizzare scenari è un azzardo comunque, perché se è vero, come dice Bossi, che questa mossa in un primo momento potrà dare ossigeno a Prodi (che, comunque lo ha già ricevuto da un generoso donatore di nome Fini) è anche vero che il nuovo panorama potrebbe attrarre quei senatori in bilico che farebbero la differenza.
In attesa di conoscere qualcosa in più del nuovo soggetto politico mi auguro che quanti hanno, ora, espresso il loro consenso all’azione del Presidente Berlusconi, siano conseguenti e aderiscanopenso che le adesioni potranno essere tanto individuali quanto di “gruppo” – al Partito del Popolo delle Libertà.
Mi auguro anche che il Presidente Berlusconi abbandoni la definizione del suo nuovo soggetto come “partito dei moderati e dei liberali”, perché moderato = modesto e “liberale” non esaurisce tutta la gamma ed i colori del Centro Destra.
Quanto potrebbe “valere” il nuovo soggetto ?
Se riuscirà ad aggregare tutte le forze che gli hanno espresso consenso è probabile che la sua base sia valutabile introno ad un terzo dell’elettorato, con un altro terzo circa che potrebbe rifluire nel pci/pds/ds/pd e il restante terzo suddividersi in vari rivoli, il più consistente dei quali potrebbe essere la “cosa rossa”.
A questo punto, non importa quale sistema elettorale potrebbe venir fuori, perché Fini e Casini o si adeguano o scompaiono, per il bene di tutto il Centro Destra.
Ieri abbiamo visto l’alba della Seconda Era Berlusconi.

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18 novembre 2007

Assedio senza tregua per cacciare Prodi e rivotare

L’approvazione (per ora) della seconda tragica finanziaria di Prodi e della sinistra ha rinviato i festeggiamenti per l’abbattimento di un regime che sopravvive senza alcun utile per l’Italia.
Purtroppo abbiamo anche avuto la prova che nello stesso Centro Destra il richiamo all’inciucio affascina i vertici dei maggiori partiti alleati, addirittura mettendo in piazza critiche ingenerose, ingiuste e suicide, al Presidente Berlusconi.
Fini, leader di una irriconoscibile Alleanza Nazionale, imputato più di Casini che, paradossalmente, spicca come campione di coerenza nella sua fronda eterna al Presidente Berlusconi.
Il partito che fu della Destra è allo sbando.
Nel blog Svulazen , che segue le problematiche di Bologna e della rossa Emilia Romagna, lo avevamo rilevato con tre post: qui , qui e qui .
Evidentemente gli ammiccamenti bolognesi erano sintomo, grave, di una deriva che è esplosa con le dichiarazioni di Fini e la sua lettera al Corriere.
La domanda se AN sia ancora di Destra è una domanda pertinente, come è fondato chiedersi se Fini, con il suo comportamento, non cerchi di accreditarsi agli occhi della sinistra invece di continuare ad essere una componente, importante, del Centro Destra.
Fortunatamente i numeri parlano ancora chiaro e gli oltre sei (per ora) milioni di Italiani, suppongo essenzialmente elettori del Centro Destra: di tutto il Centro Destra, che hanno firmato la richiesta promossa da Forza Italia di rimuovere Prodi e tornare al voto , fanno strame delle pretenziose, smodate e presuntuose ambizioni di Fini.
Un Fini ed una An di cui possiamo chiederci se abbiamo bisogno nel Centro Destra.
Numericamente, ancora sì, ma vediamo come il loro spazio politico sia ora meglio presidiato da La Destra che, infatti, con la portavoce Daniela Santanchè ha firmato al gazebo di Forza Italia di Piazza San Babila, esattamente come ha fatto Michela Vittoria Brambilla, leader dei Circoli della Libertà.
Abbiamo allora, proprio ancora bisogno di Fini e della sua An ?
Ma, soprattutto, se è vero che si vince solo sommando tante forze in modo da arrivare al 50 % + 1 dei voti, è altrettanto vero che le liti e le faticose ricuciture rendono meno credibile una alleanza.
Ho letto oggi che Fini, per giustificare la sua ribellione, afferma che ci si deve domandare perché abbiamo perso per 24000 voti le elezioni del 2006 (avrebbe fatto meglio a dire perché forse abbiamo perso ...).
Beh, che si guardi allo specchio, mettendo vicino anche una fotografia di Casini ed avrà la sua risposta.
Le abbiamo perse, oltre che per l’inaffidabilità dell’udc,
per le sue oscillazioni,
per la sua aggressione a Tremonti,
per le sue avventure in campo radicale (fecondazione assistita),
per le sue svolte (viaggio in Israele e relative dichiarazioni) rifiutate dalla base e che hanno fatto godere una sinistra che però se ne guarda bene dal votarlo,
per le sue improvvide aperture al veltronismo (voto agli immigrati),
per i suoi veti (Musumeci)
.
Adesso rischiamo di prolungare l’agonia dell’Italia offrendo alla sinistra un ramo cui aggrapparsi: il “dialogo” sulla riforma elettorale e costituzionale.
Fini vuole cambiare la strategia del Centro Destra.
Legittimo.
Ma allora che esca definitivamente dal Centro Destra e vediamo dove finisce.
Probabilmente consentirà a questo parlamento di arrivare a fine legislatura (o anche solo a maturare la pensione), ma quando si tornerà alle urne, poi ne pagherà il conto.
Perché i milioni di Italiani che sono accorsi ai gazebo di Forza Italia, rispondendo “presente !” all’appello del Presidente Berlusconi, ci dicono che l’opposizione alla sinistra deve continuare senza sconti, senza dialogo, senza tregua, fino alla rotta totale di Prodi e dei suoi sodali.
La linea del Presidente Berlusconi è quella voluta dagli elettori del Centro Destra: muro contro muro , senza “se” e senza “ma”.
Solo in questo modo, nella chiarezza, si renderà evidente la differenza, netta e senza ombre, tra noi e la sinistra.
Una differenza che ci rende talmente distanti e distinti da non poter, se non prendendo in giro i cittadini, pensare di concordare neppure una riforma elettorale assieme, che sarebbe utile solo a salvare la casta dei funzionari di partito, dei burocrati delle banche centrali e dei boiardi di stato, cioè quei soggetti che hanno depauperato la nazione con la loro inettitudine e clientelismo.
Fornire alla sinistra il ramo del dialogo cui aggrapparsi, significa rendersi complice delle nefandezze economiche e sociali di cui la sinistra è responsabile.
L’assedio a Prodi deve continuare senza concedere alcun respiro, alcuna tregua fino alla sua cacciata e al ritorno alle urne.

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15 novembre 2007

La nostra firma contro Prodi

Per venerdì, sabato e domenica prossimi, Forza Italia ha organizzato una mobilitazione di piazza perché i cittadini tutti possano contribuire e partecipare alla liberazione dell’Italia da Prodi, che si è insediato a Palazzo Chigi senza una maggioranza esente da dubbi e la cui inettitudine è sotto gli occhi di tutti.
Dall’incapacità di sfruttare il refolo di ripresa economica internazionale, al dissanguamento operato con le tasse contro i cittadini e le aziende produttive per mantenere le clientele parassitarie e stataliste, al lassismo verso la grande sfida dell’immigrazione, fino alla totale insipienza nel gestire sicurezza, legalità e ordine pubblico.
Con Prodi siamo più poveri, più tristi, rischiamo di passare un inverno al freddo e un’estate facendo i sughi.
Nel momento in cui scrivo non so se qualche senatore di sinistra abbia avuto un soprassalto di coscienza ed abbia unito il suo voto a quelli del Centro Destra per porre misericordiosamente fine a questa tragedia italiana, favorendo il ritorno alle urne, cioè alla sovranità del Popolo che, unico, ha il titolo per decidere sulle proprie sorti future.
Non lo so, ma, al buio, non posso che confermare la mia opinione di sempre e cioè che più che l’interesse pubblico potrà quello privato di arrivare ai famigerati due anni, sei mesi e un giorno di legislatura, necessari per i parlamentari di primo mandato a maturare il diritto alla lauta pensione che la casta assegna a se stessa.
Vorrei tanto sbagliarmi.
Nel dubbio – e comunque vada – è importante partecipare a questo sforzo corale dell’Italia libera che vuole reagire al fatalismo di chi propone “dialoghi” che sono in realtà infami inciuci basati su scambi di reciproci interessi.
Per questo apprezziamo chi, a priori, scarta ogni ipotesi di sedersi al tavolo con la sinistra, si tratti di politica estera o di bilancio o di riforma elettorale, perché l’interesse primo e unico è abbattere Prodi e tornare al voto.
Apprezzo quindi Forza Italia che ha aperto un sito per rivotare dove chi non dovesse aver voglia di cercare e aspettare il suo turno per apporre la firma contro Prodi ai gazebo allestiti per i prossimi tre giorni, può esprimere la sua adesione on line.
Ma soprattutto apprezzo (e disprezzo chi si comporta all’opposto) chi ha imparato l’unico insegnamento che i comunisti potevano trasmetterci: con il nemico non si tratta, al nemico in difficoltà non si lanciano ciambelle di salvataggio travestite da “dialoghi”, “tavoli” o “bipartisan”, il nemico si combatte, senza se e senza ma finchè non cede.
Soprattutto quando il nemico ha dimostrato incapacità a trasformare le sue promesse in realtà ed ha scontentato tutto un Popolo che, ora reclama il ritorno al futuro di un governo migliore, senza compromissioni, un governo di Centro Destra, non un ibrido “istituzionale”, un governo presieduto da Silvio Berlusconi.

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13 novembre 2007

Nei panni di Berlusconi

La presenza, che è molto più di un “battesimo” del Presidente Silvio Berlusconi alla Assemblea Costituente de La Destra di Santanchè e Storace (che stasera alle 20,30 verranno anche "battezzati" in video da Ferrara su La 7), ha suscitato più o meno palesi reazioni irritate negli ambienti rarefatti dell’intellighenzia liberaliberista, oltre al risentimento di Gianfranco Fini.
I primi sono ancora evidentemente infetti da quel virus tremendo (ma non inguaribile!) dell’antifascismo che, come scrive oggi Marcello Veneziani su Libero , è un “tema trombone” per indicare un argomento non più attuale e da rottamare.
Un antifascismo che sconta una sudditanza culturale alle parole d’ordine della sinistra e ai condizionamenti della lobby ebraica, tanto che vedo da più parti messa in rilievo con toni negativi la, condivisibilissima, opinione di Francesco Storace, per cui non andrà a comprare un biglietto per Gerusalemme per dichiarare “male assoluto” il Fascismo ed averne in cambio un posto da ministro degli esteri.
Quella frase ha toccato un nervo scoperto e viene presa a pretesto per criticare la “benedizione” che il Presidente Berlusconi ha voluto dare alla rinascita di una vera Destra in Italia.
Gianfranco Fini, invece, è irritato perchè, come già con Rauti nel 1996, vorrebbe ignorare chi non gli si prostra ai piedi accettando tutte le sue capriole ideologiche.
Ma Fini dimentica che se nel 1996 perdemmo le elezioni fu per quei 50 collegi che, a causa del suo “no” ad alleanze con Rauti, furono regalati alla sinistra nel centro sud (e nel 2006 i voti di Panto e Musumeci furono superiori ai 24000 di presunto distacco).
Qui dobbiamo fare i conti con una sinistra che, divisa su tutto, si ritrova sull’attaccamento alla poltrona che implica la coesione per escludere che altri possano defenestrarli.
Allora, a fronte di quella sinistra, non possiamo che far buon viso a cattiva sorte e i Conservatori accettare i Liberali come compagni di strada e viceversa.
Diversamente resteremmo, davanti ad una simile sinistra, sempre, eterna minoranza, gli uni e gli altri.
Senza poter in alcun modo ergermi ad interprete dei segreti disegni del Presidente Berlusconi, mi piace immaginare quale possa allora essere il suo progetto, davanti a simili divisioni, anche infantilmente personalistiche, a fronte di una scelta fatta a tavolino dalla burocrazia comunista, dell’ennesimo cambio di nome del pci/pds/ds in pd.
Il Presidente Berlusconi ultimamente, senza rinunciare alla prospettiva del “partito unico dei moderati e dei liberali” (ma un partito del genere escluderebbe l’ala conservatrice) ha sempre più spesso parlato di “federazione”.
Una Federazione tra soggetti pari per dignità, ma che hanno un peso diverso in base alla loro forza elettorale.
Ma quale Federazione potrebbe venir fuori ?
Ipotizziamo una Forza Italia al 25%, A.N. all’8%, Lega, Udc e La Destra al 5%, la Democrazia Cristiana per le Autonomie e il raggruppamento della Brambilla intorno al 2%.
E’ evidente che con un simile quadro il dominus, indiscusso, sarebbe sempre lui, Silvio Berlusconi, in quanto capo del partito nettamente più forte.
Guardando poi bene, i sei partiti che seguono Forza Italia possono anche essere considerati dei “doppioni”: An e La Destra, Udc e la DCpA, la Lega e i Circoli della Libertà.
Ogni partito che, in tempi e modi diversi, ha creato problemi al Presidente Berlusconi, dovrebbe confrontarsi con un suo concorrente diretto che può pescare nella sua stessa area elettorale.
E francamente le bizze ed i solipsismi di Fini e Casini giustificano una simile assicurazione da parte del Presidente Berlusconi.
Tutto questo senza nulla togliere all’identità forte dei partiti concorrenti, specie per quanto riguarda La Destra che ha occupato uno spazio politico che l’AN di Fini ha abbandonato sponte sua.
Ipotesi ?
Sicuramente sì, ma Fini e Casini sono tornati ad essere quelle zavorre che il Presidente Berlusconi ha dovuto trascinare negli ultimi due anni di legislatura, il cui apporto in campagna elettorale fu condizionato dalle personali ambizioni che potevano spiccare il volo solo con una sconfitta evidente del Centro Destra (che non c’è stata !), per cui è ragionevole che, in previsione anche di possibili cambiamenti della legge elettorale, il Presidente Berlusconi predisponga un ventaglio di alternative per procedere con il suo disegno che, al momento, è anche quello di tanti di noi:
abbattere Prodi,
tornare a votare

e ricominciare il ciclo virtuoso di un governo di Centro Destra.

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12 novembre 2007

Non abbiamo dimenticato Nassirya

Si può dire che ogni giorno abbia la sua memoria, per la lunga Storia dell’Umanità e la breve nostra parentesi di vita.
Personalmente credo che non si possa, ogni giorno, celebrare qualcosa che spesso divide.
Ci sono poi ricorrenze che rischiano l’oblio, altre che vengono artificialmente tenute in vita.
Nassirya sicuramente è una ricorrenza che divide:
divide la sinistra dal Centro Destra,
divide chi è sceso nelle piazze ostentando uno straccio multicolore (per nascondere quello tradizionale rosso) sostenendo un tiranno sanguinario, da chi, invece, ha compostamente sostenuto la missione di pace e sicurezza dell’Italia a supporto dell’avvenuta liberazione dell’Iraq operata dalle Armi Anglo Americane.
Divide chi ha gioito e continua a gioire per la morte di un Soldato della Coalizione, da chi invece con Saddam (e altri capi terroristi) catturato e giustiziato si sente oggi più sicuro.
Anche l’Italia ha fornito il suo contributo di lacrime e sangue, rappresentato da 19 Italiani morti il 12 novembre 2003 a Nassirya.
Sono morti per noi, per garantirci più sicurezza, anche se i governanti di adesso fanno di tutto per smantellarla con provvedimenti inutili e lassismo profuso a piene mani.
Che il sacrificio dei 19 Italiani non sia stato inutile, come non lo è stato quello delle migliaia di altri soldati degli Eserciti Alleati che combattono in Iraq e Afghanistan, lo dimostrano le cronache di questi giorni.
Quali ?
Nessuna, appunto, a dimostrazione che la battaglia dell’Iraq la si sta vincendo sul campo, estirpando il terrorismo con l’unico sistema possibile: terminando i terroristi.
Al punto che lo stesso guru del terrorismo musulmano, Osama Bin Laden, sembra essere in dissidio con il suo braccio destro ed è stato costretto a “richiamare all’ordine” invitando all’unità le sue ormai disperse truppe.
Il prezzo che, soprattutto dai nostri Alleati Americani, è stato pagato è altissimo in vite umane e costi materiali, ma l’obiettivo è a portata di mano.
Probabilmente sarebbe ancor più vicino (o già raggiunto) se i vari Zapatero e Prodi non fossero fuggiti a gambe levate per accontentare le pulsioni più estremiste del loro elettorato.
Vale allora la pena di ricordare Nassirya, di celebrare la ricorrenza, il quarto anno, di quel 12 novembre 2003, quando 19 Italiani caddero per mano di un nemico che, ora, ripiega su se stesso, sconfitto nonostante il terrore che ha cercato di propagare in Occidente.
Il miglior modo per onorarli è però agire coerentemente con gli scopi che li portarono in Iraq.
A nulla vale sconfiggere i terroristi a casa loro, se, poi, con una dissennata politica dell’immigrazione rischiamo di aprire anche a loro le porte di casa nostra.
A nulla vale esportare la conoscenza delle libertà e della democrazia se, senza alcuna reciprocità, consentiamo ai musulmani di costruire e aprire moschee a casa nostra (magari regalando loro parte del terreno o facendolo pagare meno del suo valore di mercato).
Il miglior modo per onorare i Caduti di Nassirya e tutti i Caduti di questa nobile guerra al terrorismo islamico, a cominciare da Fabrizio Quattrocchi, è proseguire, giorno dopo giorno, nel nostro impegno politico, con gli strumenti a nostra disposizione, per difendere e diffondere quei Valori e quegli Ideali per i quali si sono sacrificati i nostri valorosi Connazionali in Iraq: Patria, Libertà, Benessere, Sicurezza.

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11 novembre 2007

L'imbroglio di Veltroni e il valore aggiunto della Destra

Piatto ricco, per gli appassionati della politica, nel fine settimana.
Il segretario del politburo del pci/pds/ds/pd pensa di comandare da solo e, in un eccesso di ecumenismo politico, lancia il proporzionale, senza premio di maggioranza e con le preferenze perché così, a suo parere, i cittadini tornano a scegliere i propri rappresentanti.
I quali, poi, tornerebbero a fare i giochini sfruttando i voti, magari dati per altri fini, decidendo con chi allearsi, mandando a ramengo ogni vincolo elettorale e ogni stabilità governativa.
Probabilmente Veltroni il Gattopardo lo ha solo visto al cinema, ma gli deve essere rimasto impresso quel “cambiare tutto per non cambiare nulla”, perché la sua proposta sembra la riedizione del sistema della prima repubblica, in cui i governi si facevano “dopo”, in base al quell’autentico mercato delle vacche che è la ricerca del compromesso, con crisi lunghissime (veggasi anche il Belgio) a tutto danno dell’Italia e della nostra competitività.
Naturalmente una proposta così dorotea, ad esclusivo interesse e salvaguardia della "casta", non poteva che ricevere l’entusiastica adesione dei centristi con Casini (e Fini, vedremo poi) che si dimostrano autentici geni … guastatori e ai quali non sembra esser servito a nulla l’insegnamento del 2005 e 2006, quando la loro continua ricerca di “discontinuità” e il loro atteggiamento rinunciatario in campagna elettorale ha probabilmente causato la perdita di quei 25000 voti che, indipendentemente dalla bontà degli scrutini, ci avrebbero dato comunque la vittoria.
Sull’altro piatto della bilancia si è svolta l’Assemblea Costituente de La Destra, seguita in diretta da Starsandbars per Il Castello e Triares e contro la quale si deve registrare una “congiura del silenzio” battuta da due eventi mediatici che non potevano essere ignorati: la presenza e il caloroso saluto (pari all’accoglienza) del Presidente Berlusconi e l’annuncio della scelta di Daniela Santanchè di restare a Destra rifiutando la deriva centrista di Fini.
Un momento di grande entusiasmo in un Palacongressi stracolmo (oltre 6000 presenze) che segna la rinascita della Destra in Italia, con un partito diffuso sul territorio, che occupa uno spazio politico abbandonato da Alleanza Nazionale.
E proprio dall’Assemblea Costituente de La Destra viene un messaggio molto chiaro che bilancia l’imbroglio proposto da Veltroni.
Se Fini, con una reazione stizzosa (si potrebbe dire, in modo politicamente scorretto: “da checca isterica”) alla conferma della presenza del Presidente Silvio Berlusconi e del passaggio di Daniela Santanchè nella Destra si è subito aperto all’imbroglio veltroniano (lui sostenitore del referendum maggioritario apre al proporzionale senza premio di maggioranza !!!) , il Presidente Silvio Berlusconi, sempre più l’unico Statista italiano e l’unico possibile Leader del Centro Destra, ricordava che per vincere bisogna essere uniti e che non ci poteva essere alcun dialogo con la sinistra, scaldando il cuore dei militanti presenti a Roma e di tutti noi che, pur ognuno con le sue peculiarità, condividono tale impostazione: con i comunisti non si tratta, si combatte.
E il valore aggiunto della Destra nel panorama politico italiano si comprende non solo per l’Identità di cui è portatrice, ma anche in chiave politica, in una fase in cui Veltroni cerca di dominare il suo partito, decidendo senza consultarsi e sperando di organizzare quel grande inciucio che allontani lo spettro (per la sinistra, per noi è un traguardo) delle elezioni anticipate, confidando in un qualche miracolo che, al momento, ha due nomi: Gianfranco e Pierferdinando, con le loro discutibili aperture.
Il ruolo de La Destra è stato infatti ben chiarito da Storace, nell’alleanza del Centro Destranon ti tradiremo” e dal coro della platea rivolto al Presidente Berlusconi: il solo Presidente.
Infatti la deriva centrista di una Alleanza Nazionale nelle mani di una persona come Fini che, come abbiamo visto, si è persa sulla strada dei palazzi romani ed a cui non è possibile concedere fiducia, rende indispensabile per Forza Italia e il Presidente Berlusconi trovare alleati affidabili e credibili che abbiano anche una loro identità, una loro ragion d’essere e una loro forza autonoma.
Così, assieme alla Lega che continua sì a giocare al “poliziotto buono e a quello cattivo” (interpretati da Castelli e Calderoli – che respingono ogni inciucio con la sinistra - il primo e da Maroni – che “apre” al dialogo – il secondo) ma che, come nei cinque anni di Governo Berlusconi si è dimostrata l’alleato più affidabile, ecco La Destra che, occupando lo spazio politico che fu del Movimento Sociale Italiano, ricostituisce il Polo delle Libertà e del Buon Governo del 1994, consentendo al Presidente Berlusconi di mettere comunque in campo una forza che potrebbe essere valutata tra il 35 e il 40%.
E potrebbe essere anche di più perché l’A.N. di oggi somiglia molto alla Democrazia Nazionale del 1977: un partito pieno di colonnelli, ma che aveva perso il contatto con la volontà della base, fallendo l’esame elettorale.
Oggi si ripropone la stessa situazione, in cui, però, sono quelli che sono usciti da A.N. ad interpretare gli Ideali e i Valori del partito e quelli che sono rimasti (dimostrando un grande coraggio, come dice Storace …) a non essere più né carne, né pesce, a non avere più un loro spazio politico.
Se Fini e Casini, questo è il messaggio, vorranno giocare in proprio, rischieranno di essere rimpiazzati da La Destra e dalla DCA di Rotondi, consentendo, comunque, al Presidente Berlusconi di essere il Leader di una Coalizione con vocazione maggioritaria, mentre loro sarebbero solo spezzoni alla deriva e costretti all’inciucio con i comunisti di Veltroni.
Ma, per riprendere le parole del Presidente Berlusconi, il mio auspicio è che, passato l’ennesimo momento di follia di Fini e Casini, il Centro Destra ritrovi la sua unità, arricchito da una preziosa nuova presenza della Destra, per abbattere Prodi, tornare alle urne e ricominciare da dove il ciclo virtuoso si era interrotto il 9 e 10 aprile 2006 per un pugno di voti di cui, ancora, dubitiamo l’esistenza.

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09 novembre 2007

Rinasce la Destra in Italia

Sabato 10 e domenica 11 novembre, a Roma, si svolgerà l’Assemblea Costituente de La Destra, il movimento politico che si propone di collegarsi direttamente con l’esperienza dell’MSI di Giorgio Almirante, occupando uno spazio politico lasciato vuoto dalla deriva centrista di Alleanza Nazionale e del suo presidente Gianfranco Fini.
Il Castello e Triares seguiranno i lavori grazie alla partecipazione ai lavori di Starsandbars .
Sarà vera gloria ?
Ai posteri l’ardua sentenza, qui mi limito – da osservatore esterno – ad evidenziare alcuni aspetti che considero importanti in questa rinascita della Destra e che sono strettamente connessi all’attualità politica.
Ho scritto “da osservatore esterno” perché non ho ritenuto di iscrivermi al partito, anche se mi sarebbe piaciuto presenziare all’Assemblea Costituente (ma, per farlo, avrei dovuto compiere quel passo che, ancora, non ho mosso: l’iscrizione).
Il perché – quindi gli aspetti che reputo negativi – li dico subito.
Leggendo il blog di Storace , mi sono riaffiorati alla mente tutti gli scontri, le discussioni, le divisioni, le fratture che esistevano già negli anni settanta e che mi portarono a non essere integrato nel mondo missino.
L’antiamericanismo (retaggio di un malinteso senso dell'onore che si trasforma in eterno sconfittismo) di cui ancora è pervasa una parte importante della Destra, una assurda ostilità che alcuni – dimostrando di cascare come pere cotte nella propaganda comunista – manifestano nei confronti del Presidente Silvio Berlusconi, il recupero di una “socialità” che spesso si confonde con l’assistenzialismo statalista anziché essere pura “solidarietà”, tipica del conservatorismo compassionevole cui mi ispiro, mi porta a mantenere delle riserve nei confronti di questo movimento, pur consapevole che la leadership è sicuramente più “berlusconizzata” di quanto non appaia nei commenti del blog e, quindi, facilmente portata a superare quelle criticità.
Ma, al momento, ritengo che dopo l’esperienza MSI/AN conclusa nel settembre 2003 allorquando Fini si dichiarò favorevole al voto per gli immigrati (poi arrivarono anche la “scomunica” del Fascismo, il pellegrinaggio al muro del pianto, il voto al referendum sulla fecondazione assistita …) sia necessario, per evitare troppe transumanze, valutare con attenzione il partito cui eventualmente iscriversi.
Ma l’Assemblea Costituente di sabato e domenica è anche pregna di significati positivi, a cominciare dalla rinascita di una Destra Italiana come l’abbiamo sempre conosciuta.
Una Destra che negli anni sessanta, settanta e ottanta mantenne alta la Fiamma della Libertà e la dignità di definirsi “di Destra”, quando tanti, anche tra coloro che oggi cercano di accaparrarsene la qualifica, erano se non succubi, quanto meno genuflessi al politicamente corretto che allora si chiamava arco costituzionale.
Una Destra che per quelli della mia generazione è inscindibilmente legata alla nobile figura di Giorgio Almirante.
Una spazio politico concreto, importante con un ruolo specifico nell’ambito della Coalizione di Centro Destra, equilibrante, da un lato, le fughe eccessivamente liberiste e laiciste di una frangia di Forza Italia, da un altro quelle “inciuciste” dei centristi e da un altro ancora quelle separatiste per motivi geografici della Lega.
E’ una Destra che, quindi, siede a pieno titolo al tavolo della Casa delle Libertà, di cui è componente fondamentale sia dal punto di vista qualitativo/ideale che da quello numerico/elettorale essendo quotata attorno al 3% (l’MSI di Almirante aveva una quota elettorale che – salvo un paio di picchi – si è sempre mantenuta tra il 5 e il 7%).
Per portare a compimento questo ruolo, però, La Destra dovrà “agganciare” i movimenti che in questi anni sono sorti alla destra di AN (Forza Nuova, Fiamma Tricolore, Fronte Sociale Nazionale, Destra Nazionale e altri) per ricondurre ad unità l’intero mondo della destra radicale.
Ma dovrà anche aprirsi a quei missini rimasti in una Alleanza Nazionale che non può più rappresentare i loro ideali.
Una Destra così concepita costringerà anche Fini e i suoi a confluire in Forza Italia, non avendo più alcuna ragion d’essere l’esistenza di un partito (AN) che si è progressivamente visto “soffiare” sotto il naso si “suoi” temi storici dalla Lega e i “suoi” spazi politici naturali da La Destra.
E sarà un bene, perché semplificherà, e di molto, il quadro politico, con un partito da 40% dei voti (l’unione, appunto, tra Forza Italia, An e Udc) che, come la DC della prima repubblica, si apriva all’alleanza dei partiti “minori” ma contigui, identitari ma coalizzati, che potranno essere la Lega e La Destra.
Certo, molto dipenderà anche dal sistema elettorale che si consoliderà nei prossimi anni e non è un mistero che il sottoscritto sia favorevolissimo all’attuale sistema perché consente di unire la governabilità rappresentata da una Coalizione con un suo leader, con la possibilità di votare, senza disperdere il proprio suffragio, per il partito dal quale maggiormente ci si sente rappresentati.
Unico correttivo: l’applicazione anche al senato del premio di maggioranza su base nazionale.
Non rimane che attendere l’esito dell’Assemblea Costituente de La Destra, la gamba sociale e popolare della Casa delle Libertà.

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