Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

30 giugno 2008

E le tasse, Mr. Silvio ?

Concediamo pure che l’ici, anche se non per tutti, è stata tolta dalla prima casa di abitazione.
La cedolare secca al 10% sugli straordinari e premi aziendali è ininfluente, perché minima, soggetta ad un doppio tetto per usufruirne (meno di 30mila euro di reddito e fino ad un massimo di 3mila euro) e a termine (31/12/2008).
Quello che manca nella politica di governo è la riduzione delle tasse, quanto meno al livello ante Prodi.
Bastava abrogare le nuove aliquote e ripristinare quelle della riforma Berlusconi del 2005 per dare sollievo ai nostri portafogli.
Emblematico l'esempio della tassa sul carnet di assegni.
Il 30 aprile scorso entrò in vigore la nuova normativa Visco-Prodi, fondata sullo spionaggio fiscale, che portò il limite di trasferimento denaro con assegni liberi da 12500 euro a 4999 (5000 già imponeva il “non trasferibile”) più altre vessazioni improponibili in una società libera, quali, ad esempio, l’obbligo di inserire il codice fiscale ad ogni girata.
Oggi alcune di quelle norme sono state abolite.
Ripristinato il limite di 12500 euro (in realtà 12499,99 anche se avrebbero potuto inserire il limite dei 15000 mantenendo il rispetto delle norme europee che tanto piacciono loro)), abolito l’obbligo di inserire il codice fiscale, MA resta la tassa di 1,50 per ogni assegno libero che venisse richiesto.
In sostanza, un cittadino che volesse un carnet di assegni liberi, dovrebbe versare una tassa di 15 euro, ancor prima di utilizzarli.
Nel programma di Tremonti non vi è alcun richiamo alla riduzione delle tasse, almeno per il triennio 2009-2011.
Dov’è finito lo slogan “meno tasse per tutti” ?
Va bene la condivisibile battaglia per una Giustizia vera, sacrosanto diritto, ma non dimenticatevi delle tasse, che sono la vera mazzata che arriva in testa a tutti i cittadini.


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29 giugno 2008

La Lega tradisce anche il Nord

Dopo aver mietuto consensi per posizioni di grande determinazione sulla sicurezza, sul federalismo, sull’allentamento della morsa statale dai nostri portafogli e dalle nostre vite, sulla perdita di sovranità che deriverebbe dall’applicazione del trattato di Lisbona, la Lega sembra voler dissipare con poche, inconsulte, decisioni tutto il patrimonio elettorale così faticosamente conquistato.
Dopo il voltafaccia sull’europa, con Bossi che, il giorno dopo il brindisi per la vittoria del “no” irlandese ha dichiarato che la Lega avrebbe votato a favore del trattato, vanificando ogni aspirazione a sottoporlo a referendum tra il Popolo, ecco il voto a favore dell’accoglimento in Lombardia dell’immondizia campana.
Contravvenendo a tutto quel che si era, sin qui, sostenuto circa la necessità e l’obbligo che ognuno smaltisse la propria immondizia: uniquique suum.
Ben più seriamente il Governatore del Veneto, Galan, ha ribadito il “no” che già aveva pronunciato a Prodi.
L’aria di Roma sembra fare male alla Lega, anche se lo spirito, che conosce “la pancia” del suo elettorato, ancora emerge con i provvedimenti che speriamo possano vedere presto la luce, senza compromessi e senza modificazioni nel corso del dibattito parlamentare, quali l’introduzione del reato di ingresso clandestino e l’acquisizione delle impronte digitali ai rom.
Lo speriamo, ma temiamo che anche in questo caso, misteriose motivazioni facciano cambiare idea alla Lega, forse condizionata da qualche “scambio” con la futura riforma fiscale in senso federalista.
Resta il fatto che dei punti qualificanti della Lega, che rappresenta una autentica politica di destra anche per chi non l’ha votata, la situazione è questa:
- reato di ingresso clandestino: contenuto in un disegno di legge soggetto al percorso parlamentare, al dibattito, agli emendamenti;
- impronte digitali ai rom: anche questo un lungo percorso di approvazione, soggetto al fuoco di sbarramento delle anime belle che preferiscono evidentemente prolungare l’attuale stato di insicurezza;
- trattato di Lisbona: dal brindisi per il rifiuto irlandese e la richiesta di referendum anche da noi, al voto favorevole preannunciato da Bossi;
- rifiuti campani: dal “no” allo smaltimento nel Nord, al voto favorevole in Giunta Lombarda;
- moschee: non si vede ombra di una legge che imponga una moratoria nella loro costruzioni per collegarla alla reciprocità (una moschea qui, una Chiesa Cattolica in Arabia Saudita);
- giustizia: dalla Riforma Castelli, stravolta in soli due anni dalla sinistra, all’invito alla “moderazione” di Bossi verso Berlusconi per “non interrompere il dialogo con l’opposizione”.
Bossi: a che gioco stai giocando ?

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27 giugno 2008

Diritto di pistola = diritto di parola

La Corte Suprema degli Stati Uniti, bocciando una legge degli anni settanta di Washington, ha sentenziato che ogni cittadino Americano ha il diritto di portare armi da fuoco, nel rispetto del Secondo Emendamento della Costituzione (1791) : “Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben ordinata milizia, il diritto dei cittadini di tenere e portare armi non potrà essere violato”.
E’ una forte risposta alle istanze proibizioniste che, a volte, si ascoltano anche da alcune voci stonate negli stessi Stati Uniti.
Tutti i candidati alle presidenziali, dal Repubblicano John Mc Cain al Democratico Obama, hanno applaudito la decisione, segno di una profonda coscienza del valore della libertà, che si estrinseca anche come diritto di portare armi da usare per proteggere persone e proprietà.
E’ una filosofia di base che nella vecchia e decaduta europa non ritroviamo.
Da noi vige il terrore, da parte di governi che sanno di amministrare male la cosa pubblica ed i sacrifici dei cittadini, che se il Popolo fosse armato, potrebbe anche ribellarsi ai soprusi.
La differenza sta tutta qui.
Negli Stati Uniti hanno una concezione della attività pubblica come “servizio” e sono intimamente convinti di fare bene, quindi non temono che concedere ai propri cittadini la libertà di portare armi possa ritorcersi contro di loro.
E’ una concezione che eleva al massimo livello la libertà personale.
Nella vecchia e decaduta europa di Maastricht, dell’euro, del trattato di Lisbona, c’è paura a concedere troppa liberta ai cittadini e si applicano le vecchie imposizione degli stati assoluti e totalitari, cominciando dalla proibizione di portare armi.
In questo blog abbiamo più volta affrontato la questione armi.
In sostanza possiamo riassumere che mentre noi chiediamo che la possibilità di portare armi sia un diritto innato che possa soggiacere a limitazioni in casi tassativamente elencati e nei confronti di soggetti criminali, in Italia abbiamo esattamente l’opposto.
Il divieto di portare armi è esteso a tutti e le eccezioni devono essere richieste, vagliate e filtrate, con buona pace della libertà individuale.

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26 giugno 2008

Impronte digitali: perchè no ?

Il ministro Maroni ha proposto l’obbligo di prelevare le impronte digitali ai rom, anche ai bambini.
Sono subito insorte le anime belle del buonismo, che hanno straparlato di razzismo, di discriminazione e persino di violenza sui bambini.
Un ex ministro di Prodi si è dichiarato disposto a mettersi in fila per farsi prelevare le impronte digitali: prego si accomodi, perché no ?
Queste animucce sante credono ancora a Babbo Natale.
Credono che i bambini rom, educati sin dalla nascita a cercare di ottenere il massimo con la carità, siano innocui come angioletti, mentre sono ripetuti i casi di aggressioni, anche di minorenni, soprattutto nei confronti dei cittadini anziani, di raggiri, di furti con destrezza anche negli appartamenti nei quali proprio i più piccoli riescono ad entrare con troppa facilità per essere considerati semplici “ragazzate”.
Altri, invece, puntano l’indice accusatore sul fatto che queste impronte siano prese solo ad una determinata categoria di persone.
E qui chiamano: razzismo e discriminazione.
Non sanno che il peggior razzismo, la discriminazione più violenta è quella di voler imporre una regola comune a situazioni differenti.
Costoro, infatti, chiederebbero che si prendessero le impronte a tutti i cittadini.
Peccato, però, che è là dove insiste la maggior percentuale di reati che si debba agire per tutelare i cittadini onesti che non devono essere scomodati o disturbati da una attività obbligatoria dello stato.
Perché poi spendere miliardi aggiuntivi per prendere le impronte anche a chi non delinquerà mai ?
Anzi, i rom onesti dovrebbero essere ben contenti che sia subito possibile escluderli da ogni responsabilità negli eventi criminosi, dovrebbero essere loro a chiedere di più, una banca del dna, che possa definire con assoluta sicurezza chi sia il responsabile di un crimine, escludendo evidentemente con altrettanta sicurezza chi è innocente.
Perché, no ?


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24 giugno 2008

I replicanti del solleone

Le vacanze estive, con i primi caldi “tosti”, vedono la più classica delle repliche estive.
Su Rai 1, l’Ispettore Derrick, ormai al suo cinquantesimo passaggio, sul canale della politica lo scontro tra Berlusconi e i giudici.
Come Derrick ha i suoi inossidabili aficionados, così Berlusconi ha i suoi sostenitori (uno in meno, questa volta, il sottoscritto, ma solo per l’infame campagna elettorale che ha attuato contro la Destra e optando per il “partito di centro, moderato e liberale”) e i giudici pure.
La maggior parte degli italiani guarda distratta e pensa: ancora !
I sondaggi, che sono specchio del sentimento profondo del Popolo, segnalano che i cittadini vogliono che Berlusconi governi senza lacci e laccioli.
Ma se dopo l’estate, la situazione non sarà migliore, se gli elettori non percepiranno un clima migliore (leggi: più soldi in tasca, più sicurezza per le strade, più benessere) cambieranno rapidamente idea.
Come è già accaduto in passato nel 2006, nel 1996, nel 2001.
Noi aspettiamo fiduciosi la nuova età dell’oro … nelle nostre tasche, però, non in quelle di burocrati e portaborse.
Per questo la diatriba tra Berlusconi e i giudici non interessa, perché se Berlusconi ci arricchirà, gli si perdonerà qualsiasi cosa, ma se fallirà, allora gli imputeranno anche quello che non ha mai fatto.
In autunno è preannunciata una “grande manifestazione” di piazza della sinistra: anche questa è una replica, esattamente come lo è la discesa in trincea della cgil con Epifani che ha virtualmente indossato l’elmetto, costringendo i suoi due compari di cisl e uil a fare altrettanto.
L’Italia intanto si divide e discute animatamente: sì, di chi deve essere il nuovo C.T. della Nazionale di calcio.
Veltroni o Berlusconi ?
Donadoni o Lippi ?
Siamo usciti dall’europeo – competizione che non è nelle nostre corde – e si discute un tecnico che ha fatto letteralmente miracoli con una squadra scarica dopo i mondiali.
In più si esalta una Spagna che ha attuato quella stessa politica liberista la cui pallida copia si sta tentando in Italia, suscitando, per l’appunto, l’arroccamento in trincea dei trinariciuti.
In pratica si persegue il sogno di sempre: vivere alla grande, senza stillare sudore per guadagnarselo.
Piacerebbe a tutti, ma non si può … più (una persona capirà questa battuta …).
Una settimana fa ci si lamentava delle piogge torrenziali, esondazioni e “quando arriva l’estate” ?
L’estate è arrivata puntualissima e adesso si sbuffa dal caldo ed è allarme rosso in 11 città: bambini, cardiopatici e anziani sono pregati di restare in casa (possibilmente con l’aria condizionata a manetta, alla faccia degli ecoambientalisti).
Anche in questa estate 2008, niente di nuovo sotto il sole … appunto !


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20 giugno 2008

Il referendum a seconda della convenienza

Leggo che il Tar ha bocciato, accogliendo il ricorso di una associazione dei consumatori, il progetto di ampliamento della base Americana di Vicenza.
Ancora una volta la magistratura cerca di ostacolare le decisioni di governo, con le solite arzigogolazioni giuridiche che chiunque riuscirebbe ad esprimere su qualsiasi argomento (siamo o non siamo la patria dei sofismi ?).
Il motivo di fondo è: la scelta non è stata sottoposta a referendum tra la popolazione.
Che bella una nazione in cui qualsiasi decisione viene sottoposta a referendum !
Peccato che ciò venga sostenuto a corrente alterna, a seconda delle convenienze e, quel che è sospetto, a seconda della impostazione ideologica.
Non mi risulta, infatti, che un qualsivoglia Tar sia intervenuto per bocciare l’apertura di discariche perché la popolazione non è stata chiamata ad esprimersi con un referendum
Le discariche le aprono con un decreto e le difendono con un esercito di professionisti addestrati alla guerra (neanche all’ordine pubblico !).
Ma, soprattutto, nessuno che abbia esclamato: come hanno ragione quelli che vogliono un referendum perché il Popolo si esprima sul trattato di Lisbona !
No, anzi, chi ha osato proporlo è stato additato al pubblico ludibrio come se avesse proposto uno stupro di massa.
Non uno straccio di Tar che, intervenendo contro le scelte governative una volta per una buona causa, dicesse: stop al trattato, prima sottoponetelo a referendum.
Ecco perché non è credibile il pronunciamento del Tar contro l’ampliamento della base vicentina delle truppe dei nostri Alleati.
Ecco perché abbiamo una magistratura che perde sempre più fiducia popolare.

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19 giugno 2008

La Lega ce l'ha moscio

Dopo aver votato con riserva in consiglio dei ministri, dopo aver brindato all’esito del referendum irlandese, dopo aver ruggito per chiedere il referendum popolare, la Lega, per bocca di Umberto Bossi, si accuccia all’ombra del trattato di Lisbona e si appresta a votarne l’approvazione .
Con una motivazione che peggiore non potrebbe essere: perché la Gran Bretagna lo ha approvato.
E’ evidente che la Lega ha fatto una repentina retromarcia su una questione fondamentale per la libertà, l’indipendenza dei popoli e la sovranità nazionale.
Molto probabile che ciò sia dovuto ad un … condizionamento (vogliamo chiamarlo così ?) che si riassume in: niente federalismo fiscale se rompete le uova nel paniere delle lobbies eurofile.
Probabilmente la Lega non ha riflettuto abbastanza e non è convinta della propria forza, nonostante i proclami da Pontida, visto che trasforma il ruggito in uno squittio degno del peggior doroteo.
L’europa e il suo trattato di Lisbona, è una pistola carica puntata contro la libertà dei singoli, la loro libertà di parola e di opinione.
Spiace dover rilevare che la Lega si adegua alla volontà della casta, dimostrando vieppiù che la parte migliore della politica italiana è rimasta esclusa dal parlamento.

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18 giugno 2008

Ora e sempre resistenza

Resistenza al cambiamento.
Resistenza a tagliare le spese.
Resistenza alle riforme.
Resistenza a dare più sicurezza ai cittadini.
Resistenza a rendere impermeabili i nostri confini.
Resistenza a realizzare le grandi opere.
Resistenza a dare al Popolo una Giustizia con la “G” maiuscola.
Resistenza a garantire la riservatezza delle comunicazioni dei cittadini.
Resistenza ad istituire un sistema meritocratico.
Resistenza a tagliare gli sprechi e gli enti inutili.
Resistenza a rinunciare ai privilegi di casta.
Adesso ho proprio capito a cosa si riferivano i resistenzialisti con il loro ululato di battaglia.
E lo vediamo anche in questi ultimi anni dell’Era Berlusconi, quando il Cavaliere avrebbe dovuto, dopo aver estorto voti non convinti con l’infame campagna elettorale del “voto utile” e la squallida esibizione finale della “supplica”, provvedere allo smantellamento delle strutture parassitarie e assistenzialiste di uno stato inefficiente e costoso.
Ma appena si toccano gli interessi di caste, castine e sottocaste, ecco che scatta la “resistenza”.
Così, dopo la trasformazione di provvedimenti urgenti in disegni di legge che avranno una tempestività da pachiderma e, soprattutto, usciranno dal parlamento diversi da come erano entrati, leggiamo che anche lo “stop” alla proliferazione delle province, la cancellazione delle Comunità Montane, l’abolizione delle province nelle aree metropolitane … “salta”.
Chi non salta Pantalone (che paga sempre) è.
Ora e sempre resistenza.

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16 giugno 2008

La tela di Di Pietro

Veltroni ci ha provato, non si può negare.
Non che io creda alla sincerità di Uolter, ma ci ha provato ad imprimere una caratteristica moderna alla sinistra, a traghettarla dalla trincea al parlamento.
Ha fallito.
Ha fallito non tanto per l’opposizione dei suoi che, da bravi comunisti, se lo scrive l’Unità legano l’asino dove vuole il padrone (del partito), ma per colpa di chi ha imbarcato nella sua coalizione sperando di compensare il ruolo della Lega sul versante centrista.
Di Pietro, come una novella Penelope, disfaceva quel che Veltroni annodava.
Dialogo sui provvedimenti della sicurezza ?
Di Pietro tuonava contro l’uso dei militari e costringeva Veltroni, per non farsi scavalcare a sinistra, ad adeguarsi.
Prestito ponte Alitalia per dare tempo alla ricerca delal famosa cordata italiana ?
Di Pietro ululava e costringeva Veltroni a mostrare la faccia feroce anche su questo tema.
Centrali nucleari ?
Di Pietro si improvvisava ingegnere e parlava di quarte e quinte generazioni, costringendo Veltroni ad immaginare un futuro … alternativo.
Ma, soprattutto, se Veltroni aveva in un certo senso “sdoganato” il Cavaliere, Di Pietro riprendeva i toni apocalittici degli antiberlusconiani in s.p.e., parlando con toni tribunizi alla pancia degli elettori di sinistra, che vedevano in lui, e non in Veltroni, l’antiBerlusconi.
Quello che a sinistra non capiscono è che blaterare di Rete 4. di leggi ad personam perché Berlusconi vuol fare approvare un provvedimento sacrosanto circa la sospensione dei processi nei confronti delle maggiori cariche politiche (considerata la politicizzazione della magistratura, dovrebbero sospendere i processi nei confronti di tutti i parlamentari, ripristinando la vecchia immunità !), con quello che, in realtà, è un vero attacco ad personam, porta come risultato il rafforzamento di Berlusconi e non la sua caduta.
Quello che, invece, le opposizioni, se fossero realmente tali, dovrebbero evidenziare è la contraddizione dell’azione di governo.
Se è così urgente dare una risposta alla percezione di sicurezza dei cittadini, perché rinviare in un disegno di legge l’introduzione del reato di ingresso clandestino ?
Se è così rilevante l’impiego di un esercito di professionisti della guerra (perché tali sono, oggi, i nostri militari, non più di leva) perché limitarsi a soli 2500 uomini che corrispondono appena a 25 unità per ognuna delle cento città capoluogo di provincia ?
Se è così iniqua, come è, l’Ici, perché limitarsi ad abolirla per una parte (e non tutti) gli immobili ?
Se si devono detassare gli straordinari, perché limitare tale beneficio negli importi e applicare una cedolare secca ?
Se le tasse ci ammazzano, perché non ripristinare, almeno, le aliquote come erano prima della modifica di Prodi e Visco ?
E, naturalmente, si potrebbe continuare in relazione ad altri provvedimenti, sulla sanità, il lavoro, la scuola, la giustizia.
La debolezza del governo Berlusconi si evidenzia dal ricorso ai disegni di legge, alla tattica del rinvio e la si maschera sollevando il solito polverone di attacchi ad personam che, al contrario, rendono simpatico persino colui che si è esibito nella più squallida campagna elettorale a base di “voto utile” e di “supplica” finale.
Al momento il governo, come tutti quelli che lo hanno preceduto, gode del vento in poppa, ma appena si dimostreranno delle patacche i provvedimenti assunti, allora crollerà, come è accaduto a Prodi dopo l’estate del 2006.
E’ quindi necessario insistere per rimarcare gli errori e le insufficienze di governo, non inseguire il Di Pietro nella sua battaglia personale contro Berlusconi.
E questa deve essere la differenza tra l’opposizione della sinistra e quella della Destra ai liberalcentrini il cui “partito di centro, moderato e liberale” si squaglierà comunque nel momento in cui Berlusconi raggiungerà la meritata pensione.

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14 giugno 2008

Solo la casta vuole l'europa

Il netto rifiuto del Popolo irlandese al trattato di Lisbona, si somma a quello dei Popoli francese e olandese che nel 2006 bocciarono senza appello la costituzione europea.
Prima del voto il premier francese Fillon disse che un no avrebbe sepolto il trattato.
Il presidente della commissione Barroso, invece, disse che se gli irlandesi avessero bocciato il trattato non esisteva un “piano b”.
Dopo il voto, nettamente contrario all’europa della casta, questa mostra il suo volto “democratico” con le intimazioni ad andare avanti con le ratifiche, nonostante sia tuttora vigente il principio di unanimità che, con la bocciatura di una sola nazione, si affossa ogni provvedimento, con le architetture legali per bypassare la volontà popolare, con il tipico atteggiamento comunista – espresso da Napolitano – di andare avanti escludendo chi si oppone.
La casta è preoccupata, perché l’europa è il suo strumento per perpetuare il proprio potere arrogante e repressivo delle libertà individuali.
Le direttive, i trattati, i regolamenti e le imposizioni di specifiche politiche alle nazioni, si traducono in altrettante normative interne che gravano – burocraticamente ed economicamente – sui singoli cittadini.
A ciò si aggiunga il tentativo di imporre, con la repressione delle idee e della possibilità di manifestarle, un pensiero unico, fatto di slogan, di liturgie, di concessioni alla deriva morale, sociale e politica di una nazione.
Il rifiuto di riconoscersi nelle radici Romane e Cristiane, le ossequiose genuflessioni verso lobbies variegate, il perpetuarsi delle celebrazioni di giornate ormai lontane negli anni e nella memoria, sono tutte espressioni della volontà della casta che governa i popoli europei di indebolire la determinazione dei popoli europei che, quando sono chiamati al voto, dimostrano di essere di gran lunga migliori di chi li governa.
E non è un caso che di 27 stati, mentre 26 (tra i quali l'Italia dove Berlusconi, Napolitano e Veltroni stanno con l'europa della casta ...) stanno approvando il trattato di Lisbona all’interno dei rispettivi “palazzi”, solo uno abbia chiamato il Popolo a decidere, e il Popolo ha detto un secco “no” alla casta.
Dal “no” irlandese che si aggiunge al “no” di francesi e olandesi, una speranza di libertà per i popoli europei.

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12 giugno 2008

Ponzio Pilato al governo

Se qualcuno crede ancora alla favola del governo decisionista, perchè è stata ridotta la litigiosità con la riduzione dei partiti della coalizione, deve ricredersi davanti all’evidenza.
Passata la sfuriata sugli impegni elettorali (Ici e straordinari) che solo chi ha la bocca buona può ritenere assolti, il governo assume sempre più le sembianze di un Ponzio Pilato.
Si accumulano, in un parlamento già cronicamente lento nel votare con l’aggravante del doppio passaggio camera e senato, disegni di legge che vanno ad ingolfare commissioni ed aula dove giacciono anche proposte provenienti da parte dei singoli parlamentari.
Il Resto del Carlino di oggi stila un breve e parziale elenco delle fughe in avanti e delle precipitose marce indietro che Silvio/Ponzio è stato costretto ad eseguire.
Dall’inserimento del reato di ingresso clandestino in un disegno di legge anziché in un decreto legge, alla trasformazione del provvedimento contro l’uragano di intercettazioni ed a difesa della privacy dei cittadini da decreto legge nell’ennesimo disegno di legge.
E’ evidente che l’inserimento di quelle norme in disegni di legge è un rinviare il problema della loro approvazione ad un momento successivo e induce a ritenere che ci sia una riserva mentale per cui, a parole, il governo del “partito di centro, moderato e liberale” interpreta la volontà dei cittadini, salvo poi far trovare, in un momento incerto nell’ an e nel quando, un testo di legge non conforme a tali aspettative, perchè radicalmente mutato o alterato nei suoi principi di fondo.
Ma la tattica del rinvio significa anche l’incapacità a decidere a maggioranza, dopo aver escluso la Destra dalla coalizione e impostato la campagna elettorale proprio sulla necessità di una maggioranza coesa e che decida.
E’ la sconfitta di tale impostazione ed è l’aspetto più evidente di come le parole della campagna elettorale siano state scritte sulla sabbia.
E’ preoccupante questa tendenza alla marcia indietro non appena Napolitano si fa interprete delle esigenze della sinistra di discutere tutto in parlamento, mentre l’Italia avrebbe bisogno di decisioni rapide e incisive e non di chiacchiere retoriche nelle aule parlamentari, da dove far poi uscire provvedimenti stravolti rispetto al testo iniziale.
Al momento i sondaggi segnalano che Berlusconi avrebbe un ampio consenso, pari a quello che, nello stesso periodo, aveva Prodi nel 2006 e nel 1996 e lo stesso Berlusconi nel 2001 e 1994 subito dopo le elezioni e la formazione del governo.
Abbiamo anche visto come il consenso sia volatile e fortemente condizionato dalla realizzazione dei provvedimenti che interessano la vita quotidiana dei cittadini, a cominciare dalla sicurezza.
E sulla sicurezza, il rinvio ad una serie di disegni di legge e decreti legislativi, il governo sta mostrando tutto il suo doroteismo, figlio di una coalizione da cui è stata scientemente esclusa la Destra.
I rom sono ancora nei loro campi.
I clandestini arrivano ancora e sciamano per le nostre città.
I criminali possono ancora contare su quello che il Capo della Polizia ha definito “un indulto quotidiano”.
Certe nostre strade sono ancora impraticabili, a volte ad ogni ora della giornata, per gli spettacoli che forniscono prostitute, spacciatori e drogati.
L’estate in arrivo sarà l’ultimo periodo utile per il governo di evitare il crollo nei consensi che ha caratterizzato Prodi e i precedenti governi quando hanno dimostrato che alle parole elettorali non seguivano i fatti.
Dubito che senza Destra a sostenerlo nei provvedimenti più incisivi, il nuovo Berlusconi/Pilato sia in grado di evitare la stessa fine delle sue precedenti esperienze e dei governi della sinistra.

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10 giugno 2008

Governo a un bivio: o decide o deceda

Dopo l’abborracciato pagamento delle cambiali relative all’Ici (a cucci e spintoni Berlusconi ha estratto un coniglio che accontenta chi è di bocca buona e manica larga) e agli straordinari (qui uno deve essere veramente onnivoro per accontentarsi e indossare una XXL quando di solito porta una S) ecco che i nodi più rilevanti stando allegramente arrivando al pettine.
Alitalia.
Officiare Intesa Sanpaolo come advisor è la confessione che la cordata italiana fu un bluff elettorale cui hanno creduto quelli che volevano credervi.
In più Alitalia costa al contribuente italiano 300 milioni di euro con un prestito che ci porta sulla linea del fuoco di possibili ritorsioni europee (che costeranno sempre al solito contribuente europeo).
La soluzione è nell’ingegno – sicuramente non a titolo gratuito – di Intesa Sanpaolo che, non dimentichiamolo, tentò la scalata ad Alitalia assieme ad AirOne e con una offerta inferiore a quella di Air France.
Sicurezza.
Tanto rumore per nulla ?
Il piatto forte dei provvedimenti sulla sicurezza sta nell’introduzione del reato di ingresso clandestino che favorisca, senza possibilità di “interpretazioni” da parte dei magistrati l’immediata espulsione del reo.
Le chiacchiere che stanno caratterizzando la decisione di spostare l’introduzione di tale reato dal decreto legge (immediatamente in vigore) in un disegno di legge, legittima il sospetto –che è qualcosa in più – che la formulazione dello stesso sia modificata in senso favorevole agli illegali e, quindi, depotenziando una novità che rafforzerebbe legalità e senso di sicurezza dei cittadini.
Pubblica amministrazione.
Anche qui solo proclami ed editti, ma di concreto nulla.
Unica nota positiva: se non ottiene nulla entro un anno Brunetta ha promesso di andarsene.
Giustizia.
Parole, parole, parole.
Non si vuole tornare alle vecchie norme della Riforma Castelli, si vorrebbe limitare la possibilità di eseguire intercettazioni e qui arriva Napolitano che richiede larghe intese (?!?!?) per legiferare sulla materia.
Intanto nulla si fa perché i cittadini riacquisiscano fiducia nella magistratura che, da parte sua, continua a svolgere un ruolo di interdizione nella formazione della volontà legislativa, quando dovrebbe solo limitarsi ad applicare le leggi che, di volta in volta, il parlamento dovesse approvare.
Se qualche magistrato ha velleità da legislatore non deve usare la toga per porre veti o proporre norma, ma faccia come Di Pietro, si dimetta dalla magistratura e fondi un suo partito.
Immondizia.
L’unica cosa certa è che si preparano a bastonare i cittadini che non vogliono aprire discariche sotto casa.
Attenzione: non è un problema solo dei cittadini di quelle dieci località in cui sono state individuate delle discariche, ma di tutti noi.
Perché se oggi aprono discariche da loro, domani potrebbero decidere di aprirla sotto casa nostra e se protestassimo verremmo obbligati, manu militari, ad accettarle.
Ma questi sono solo alcuni argomenti che vedono il governo in affanno, al di là degli editti, prigioniero di antichi schemi e di diverse opinioni anche al proprio interno.
Si aggiungono infatti problematiche relative al lavoro, alla salute, alla scuola (no, ministro Gelmini, i bulli non sono un problema in una scuola che fosse seria, ma sono un sintomo della decadenza dell’istituzione !).
Il governo è a un bivio: o decide o deceda.

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08 giugno 2008

Guazzabuglio

Decreto e disegni di legge sulla sicurezza.
Reato di clandestinità: sì, no, forse, chissà, il parlamento deciderà.
Prostituzione.
Strade sicure, strade pulite.
Espulsione, pericolosità sociale, no sono solo vittime.
Meglio i quartieri a luci rosse.
Aboliamo la legge Merlin e riapriamo le case chiuse.
No le case chiuse devono restare chiuse (evidentemente è meglio i viali aperti e infrequentabili delle periferie …).
Riformiamo il contratto di lavoro.
Perché non abolirlo e farne tanti, singolarmente ?
Deregulation sul part time e sul mercato del lavoro.
No, mettiamo più leggi sulla sicurezza nei posti di lavoro.
Pene severissime per le intercettazioni che non riguardino un numero limitato di reati.
I magistrati insorgono e anche l’opposizione: meglio, evidentemente, che i giornali continuino a pubblicare gli sms della Falchi.
Alitalia.
Migliaia di imprenditori pronti a salvare la compagnia di bandiera.
Beh, adesso vediamo i conti.
Meglio nominare un advisors che cerchi qualcuno che se la pigli.
Politica energetica.
Costruiremo le centrale nucleari … fra dieci anni (se va bene) saranno attive.
Nel frattempo … beh … qualcosa si troverà.
L’immondizia campana è una emergenza nazionale (?).
Fra un mese le strade saranno tutte pulite.
Sì, l’immondizia sarà stata nascosta sotto il tappeto …
Circolo ristretto dei 5+1 sull’Iran: vengo anch’io ?
No tu no, dice la Germania.
Perché no ? Dice Bush.
Si chiama solidarietà europea
Tasse.
Con meno tasse ripartono i consumi.
Ma tutti devono pagare le tasse, perché solo se le pagano tutti possiamo ridurle.
Parole già sentite: da Prodi e Visco.
C’è prima l’uovo o la gallina ?
Intanto le tasse restano alte, troppo alte.
E’ un guazzabuglio di dichiarazioni, smentite, marce indietro e fughe in avanti.
Berlusconi si è già arenato nel suo decisionismo che, fondato sulla “coesione” di una maggioranza da lui voluta escludendo la Destra, avrebbe dovuto marciare senza esitazione nel rivoltare l’Italia come un guanto ?
O è il solito guazzabuglio della solita Italia che non decide, sperando che si applichi la Legge del Lavoisier: lascia stare che si sistema da sé ?
Altresì legge di Andreotti: tiriamo a campà ?

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05 giugno 2008

Signor Napolitano: il Nord ha già dato

Un presidente di parte.
Non solo politica, ma anche geografica
.
Questo emerge dalle dichiarazioni di Napolitano sui rifiuti napoletani.
Bene ha fatto il Sottosegretario Castelli e la Lega tutta ad insorgere chiedendo a Napolitano, che pur gode della insindacabilità sulle sue dichiarazioni, di render conto delle sue affermazioni a dir poco singolari circa i rifiuti tossici provenienti dal Nord.
Il discorso di Napolitano mi è sembrato finalizzato a fornire una comoda giustificazione all’incapacità delle regioni del sud di amministrare i propri cittadini e ponendo le basi per accollare al Nord nuovi oneri che i cittadini del nord avranno pieno diritto a rifiutare in ogni modo.
Poi non si lamentino se la Lega otterrà un nuovo aumento di consensi e se prenderà sempre più consistenza anche la spinta secessionista.
E’ ora di smetterla con i piagnistei di chi vorrebbe scansare ogni responsabilità sullo stato dell'arte.
Eppure gli amministratori di Napoli, della Campania, li eleggono i meridionali, mica noi !
La pubblica amministrazione è da anni, decenni, in mano ai meridionali che ne rappresentano una netta maggioranza tanto che una delle prime battaglie della Lega (purtroppo abbandonata) fu quella di richiedere che lo stato fosse rappresentato in loco da cittadini di quel territorio e non proveniente da altre regioni.
La stessa mafia, camorra, ndrangheta, sacra corona unita, sono corpi nati e cresciuti, estranei al Nord.
E’ ora di finirla di trovare sempre delle giustificazioni per scaricare il peso delle responsabilità e dei costi su altri.
Il Nord ha già dato.
E’ ora che il Sud si riscatti, assumendosi le sue responsabilità, i suoi costi, i suoi oneri, pagando in proprio e senza scaricare sul Nord i suoi propri errori.


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03 giugno 2008

La clandestinità sia reato

Presto e poche storie.
Il governo non si faccia intimorire e proceda senza modifiche all'introduzione del reato di ingresso clandestino in Italia.
Stranamente, da qualche tempo, tutti hanno qualcosa da dire sul modo in cui si propone di contrastare l'ingresso clandestino in Italia.
La Spagna ha ripetutamente, per bocca di più ministri, interferito nelle nostre questioni interne, senza una adeguata risposta del governo.
Una parlamentare europea ungherese, casualmente ... (casualmente ?) di etnia rom ha usato inqualificabili parole offensive verso l'Italia per i campi nomadi.
L'onu - in mano ad una assemblea in cui hanno lo stesso "peso" Stati solidamente democratici e staterelli retti da tiranni anche sanguinari - interferisce con il commissario per i diritti umani che, invece, farebbe meglio a volgere il suo sguardo verso altre nazioni, a cominciare proprio da quelle del terzo mondo e ancora soggette al regime comunista come la Cina, Cuba e la Corea del Nord.
L'unica osservazione accettabile (ma non per questo accoglibile) è quella del Vaticano, per la natura universale della Chiesa Cattolica che però, proprio per tale sua natura, non può fare gli interessi di un solo Popolo, mentre noi Italiani abbiamo il diritto - e il nostro governo ha il dovere - di anteporre a tutto e tutti, gli interessi, il benessere e il futuro della nostra Nazione.
Allora si proceda senza tentennamenti (e già l'aver inserito la norma in un disegno di legge anzichè nel decreto legge è un tentennamento) verso l'introduzione del reato di ingresso clandestino, senza ridurne la portata, senza accampare giustificazioni e declassarlo a mera aggravante come pare tenti di fare Berlusconi nello sforzo di giustificarsi (e di cosa ?) verso i critici.
Certi che mostrando un volto deciso, si eviteranno future indebite interferenze, come accade per l'Australia che, dopo le prime proteste, può tranquillamente continuare nel suo respingimento attivo al limite delle acque territoriali, di cui, peraltro, adesso non ha più bisogno, visto che i mercanti di uomini hanno ben capito l'antifona.


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01 giugno 2008

Così si gioca solo in Paradiso

Fulvio Bernardini pronunciò la frase che dà il titolo al post non dopo lo spareggio vittorioso del 7 giugno 1964 contro l’Inter, come erroneamente uno sarebbe portato a credere, ma un anno prima, dopo una sonante vittoria (7 a 1) contro il Modena.
Un presagio dell’anno che sarebbe venuto.
Io c’era.
Ero un ragazzino di neppure 8 anni, appassionato, come tutti i miei coetanei, di calcio e, come quasi tutti, tifoso della squadra della mia città, il Bologna, non come accade oggi, quando troppi ragazzini cercano non la squadra della propria terra, ma quella vincente e credono che esistano solo Juventus, Inter e Milan !
Bologna e il Bologna hanno vissuto per 44 anni con il ricordo del settimo (ottavo se aggiungiamo quello del 1927 non assegnato, come invece tre anni fa fu assegnato all’Inter) scudetto e di quella memorabile stagione, culminata il 7 giugno con quegli interminabili 90 minuti, passati in gruppo, nel campetto di fronte a casa, sdraiati sull’erba ad ascoltare in religioso silenzio la cronaca radiofonica.
Stagione, quella 1963-1964, memorabile dal punto di vista del giovane tifoso e delle vicende umane che l’hanno caratterizzata.
Lo scandalo del doping, la squalifica di mezza squadra e la penalizzazione che ci aveva allontanato quel traguardo che i più anziani sognavano da anni e che per noi ragazzi sembrava un qualcosa di dovuto.
E mio padre, tifoso – da sempre e fino all’ultimo –della Juventus, che mi consolava e mi diceva che se l’accusa fosse stata falsa, giustizia sarebbe stata fatta.
E giustizia fu.
Nonostante la ferita psicologica, nonostante la tragica morte per infarto del Presidentissimo Renato Dall’Ara (il bosco prospiciente le nostre abitazioni, dove andavamo a giocare, era di sua proprietà) il Bologna si vide riconosciuta la correttezza sportiva e portò a casa il suo ultimo (spero solo in ordine temporale) scudetto con un evento che, probabilmente, in Italia non si vedrà più: lo spareggio conclusivo.
E mi ricordo le partite che andavo a vedere allo Stadio, il Littoriale, poi battezzato con scarsa fantasia Comunale ed ora Dall’Ara in onore del Presidentissimo, accompagnato da amici di famiglia, anche loro ormai ricordi della memoria e di sbiadite fotografie in bianco e nero, che si prestavano a fare da “tutori” ad un gruppo di quattro scatenati ragazzini, ancora oggi tra loro amici e solidali.
E la gioia della vittoria e la tristezza quando si perdeva.
E l’immagine, che forse alcuni ancora possono ricordare, di quel ragazzone biondo. “al Tudasc”, il Tedesco, Helmut Haller, con il numero dieci sulle spalle che, al termine della partita, immancabilmente si sedeva in mezzo al campo per togliersi le scarpe, mentre noi ragazzini ci dividevamo tra i tifosi di Giacomino Bulgarelli, Ezio Pascutti, Harald Nielsen e di tutti gli altri (Negri, Furlanis, Capra, Pavinato, Tumburus, Janich, Fogli, Perani, Rado ...) che formarono una squadra, mai più dimenticata.
Oggi, come in altre due occasioni, se ricordo bene, il traguardo è molto meno nobile, ma ancora importante: il ritorno in serie A.
E’ il nostro scudetto, lo scudetto di una squadra che non ha saputo, dopo Dall’Ara, avere una presidenza con un portafoglio adeguato alle ambizioni ed alla storia della società.
Ci fu solo il periodo del Presidente Luciano Conti che riuscì, a volte con difficoltà e con i riti del “Mago di Turi” Oronzo Pugliese, a conservare la serie A.
Ci fui poi lo sprofondo della prima retrocessione del 1982, poi quella del 1996, infine quella del 2005, dopo un doppio spareggio con il Parma (che quest’anno è retrocesso in serie B … come una nemesi storica).
Non sono convinto della bontà di una guida societaria che vorrebbe traslocare il Bologna dal Dall’Ara alla provincia, di una guida societaria che ha un occhio (e forse più) alla cessione della squadra ad investitori stranieri (addirittura americani che stanno al calcio come noi stiamo al baseball o al football !).
Ma oggi è giorno di felicità per Bologna e i Bolognesi, con il ritorno della squadra in serie A e il ritorno del sogno, di poter tornare a gioire come quel 7 giugno 1964, recuperando quello spirito gioioso e fanciullesco che rimane in noi, nascosto, ma sempre pronto a riemergere quando gli eventi della vita ce ne forniscono l’occasione.
Oh giornate del nostro riscatto!
Oh dolente per sempre colui
Che da lunge, dal labbro d’altrui,
come un uomo straniero, le udrà !
che a’ suoi figli narrandole un giorno,
dovrà dir sospirando: "io non c'era";
che la santa vittrice bandiera
salutata quel dì non avrà.

(Alessandro Manzoni “Marzo 1821”)




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