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No alla deriva

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19 ottobre 2008

No al progetto Sacconi sullo sciopero

Nei giorni scorsi, nel pieno della vicenda Alitalia, ho scritto una serie di post di carattere generale su sindacato e il suo ruolo (qui il collegamento ad uno di essi).
Nel leggere la proposta di Sacconi – che forse si trasformerà in decreto legislativo – e i commenti che ne sono seguiti negli ambienti liberalliberisti, mi sembra che se da un lato (Sacconi) emerge il socialista che è in lui, dall’altro (giovani liberalliberisti) si scriva per partito preso senza ben comprendere le conseguenze di quel che propone Sacconi.
Se escludiamo la Cgil che, ormai, come Veltroni, ha indossato l’elmetto ed è scesa in trincea “a prescindere”, dovremmo considerare le tiepide reazioni di cisl, uil e anche ugl al progetto Sacconi ed il silenzio che circonda le proteste dei sindacati autonomi di categoria.
La sostanza del progetto Sacconi, infatti, ruota intorno ad un obiettivo che i confederali perseguono da lungo tempo: l’eliminazione di ogni concorrenza aziendale e di categoria.
Non è tanto il referendum per approvare o meno lo sciopero o l’obbligatorietà della notifica individuale se vi si partecipa o meno, quanto le limitazioni ulteriori nei confronti dei sindacati che i quotidiani traducono “con pochi iscritti”, ma che, in sindacalese, si scrive “che non sono maggiormente rappresentativi”.
Ora la questione della “rappresentatività” di un sindacato trova almeno due livelli interpretativi.
Quello che prende a parametro l’azienda o la categoria, allora sono “maggiormente rappresentativi” tanti sindacati autonomi (come abbiamo visto in Alitalia con l’Anpac, ad esempio).
Con questa interpretazione in molte categorie i sindacati confederali trovano un oggettivo limite alla loro cogestione con i datori di lavoro e sono “costretti” a fare più i sindacati che del lobbismo politico.
Ma, purtroppo, molti esperti di diritto del lavoro (io mi ricordo di aver preso un “24” in diritto del lavoro solo perché sostenevo la legittimità del fallimento come istituto, mentre l’assistente che mi interrogava lo riteneva un istituto capitalista da abolire … tanto per dire da dove nascono simili esperti !) stanno producendo scritti che potrebbero in prospettiva trasformarsi in giurisprudenza, nei quali la “rappresentatitività” la si misura in base alla diffusione nazionale del sindacato, quindi nella sua presenza in tutte le categorie.
In sostanza è una interpretazione che penalizza il vero sindacalismo – che è quello aziendale e di categoria – per premiare, consegnando il monopolio della rappresentanza, i sindacati confederali, emanazioni di lobby partitiche e, quindi, compartecipi della casta dei partiti (come si vede da tutti i sindacalisti che passano in politica: D’antoni, Lama, Pezzotta, Benvenuto, Del Turco, Marini, Cofferati, tanto per fare alcuni nomi).
E’ altresì noto che i sindacati sono orientati a sinistra (socialisti, comunisti, democristiani di sinistra) o se, nominalmente di destra, si piegano ai diktat della sinistra pur di "andare al tavolo" con gli altri (ugl che ha partecipato, aderendo, a tutti gli scioperi generali contro Berlusconi nel quinquennio 2001-2006 e che, comunque, è in linea con il neoantifascista Fini) e, quindi, sono fondamentalmente assistenzialisti, per incrementare la spesa pubblica, tassatori (fu Pezzotta a dichiarare che le tasse sono belle, poi ripreso, per interesse oggettivo, da Padoa Schioppa), cioè il contrario di quel che dovrebbe proporsi un governo orientato al liberismo economico.
Poiché non credo che Sacconi agisca come agisce senza sapere quello che fa, ritengo che il suo progetto sia frutto della infiltrazione socialista nel “partito di centro, moderato e liberale” che ha portato al governo sin troppi esponenti del vecchio psi.
E stupisce il silenzio dei “vecchi” liberali che, in tal modo, inducono in errore i giovani “liberaliliberisti” che sostenendo il progetto Sacconi - nel quale rilevano solo ciò che appare in superficie – preparano la corda con la quale i socialisti di sempre tenteranno ancora una volta di soffocare le libertà individuali, tra le quali esiste anche quella sindacale.

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