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05 novembre 2008

America addio. Forza Putin

Il suicidio è compiuto.
Grazie ad una scelta inaspettatamente masochista, inquinata dal “politicamente corretto” di una canea mediatica tutta schierata a senso unico, gli Stati Uniti abdicano alla leadership dell’Occidente che fino ad oggi (e fino alle ore 12 di Washington del 20 gennaio 2009) detenevano (deterranno) in modo indiscusso.
Gli americani hanno eletto il loro Odoacre e “ucciso” il loro Oreste decretando la fine del loro imperium.
Il risultato di queste elezioni impedisce ora di volgersi a Washington per avere risposte, in linea con i Valori della nostra Tradizione, alle sfide che vengono lanciate alla nostra Civiltà.
L’elezione di un elemento le cui radici sono ben lontane da quella Civiltà e quella Cultura che ha nella Romanità e nella Cristianità le sue fonti e nell’Europa la sua culla, mi inducono a rivolgere altrove la mia attenzione per continuare una battaglia che rispetti una Tradizione, rigettata dal voto americano.
Il pericolo davanti al quale siamo ora posti è che da Washington arrivino input distruttivi per la nostra Civiltà, visto che il nuovo presidente discende da un padre africano e da una madre ultra liberal che abbandonò persino il suo paese di cui ne disconosceva, con la politica, l’intima essenza e c’è da domandarsi con preoccupazione quanto i suoi genitori saranno presenti – inquietanti ombre – nelle sue scelte.
Ugualmente della moglie si conoscono, prima di essere candidata a diventare first lady, giudizi fortemente negativi verso gli Stati Uniti, disprezzando quindi quella nazione – ma soprattutto le sue radici e origini - di cui suo marito sarà purtroppo presidente.
Lo stesso neo eletto ha manifestato tendenze inequivocabilmente socialiste, con frequentazioni ambigue quando non pericolose e sospetti di simpatie musulmane.
Ci sono tutti gli ingredienti per fare una miscela esplosiva che potrebbe distruggere l’Occidente e il benessere di tutti noi, soprattutto con un presidente ambizioso, inesperto, obbligato a dimostrare di essere e di esserci, più di qualsiasi altro suo predecessore e, nel contempo, rappresentante di una tradizione che non è quella che ha fatto grandi gli Stati Uniti.
Tutti coloro che hanno a cuore le sorti di quella Civiltà che si è snodata da Roma a Washington, passando per il glorioso periodo imperiale Britannico e la stagione del Colonialismo europeo (quando l’europa era l’Europa) devono ora guardare oltre questa sconfitta, facendo quadrato attorno all’ultimo baluardo di una Civiltà affine, quella Russa, che, anche se solo di recente, ha riscoperto il valore della Tradizione.
Gli Americani hanno preferito scegliere il candidato amato dai loro nemici e rifiutare quello che avrebbe rinnovato la fiducia dei loro amici e meritano di non avere più amici, perché quelli di sempre guarderanno altrove e, come sempre avviene, i vecchi nemici resteranno tali, pronti a bruciare la loro bandiera.
Putin non è la scelta migliore e non sarebbe la prima scelta.
Per ora è l’unica scelta che ci è rimasta.

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8 commenti:

Niem ha detto...

Cioè, fammi capire, e tutti quei discorsi sulla grandezza della democrazia americana? La libertà tanto evocata?
Mi vuoi dire che quando la democrazia fa quello per cui è nata (cioè dare libertà agli elettori di decidere) tu ti giri dall'altra parte e ti butti tra le braccia di un comunista ex agente del KGB? Un comunista?!?!?!

Guarda, per essere liberi ci vuole coraggio (the land of the free, the home of the brave mica per caso, eh?!). Un coraggio che evidentemente di manca. E infatti, come una pecora, sei solo alla ricerca di un padrone.

Vai, vai pure a fare il servo per il tuo Putin. Inginocchiati e piegati davanti al tuo padrone. Lasciaci pure nella nostra tanto disprezzata LIBERTA'. Non hai abbastanza palle per essere libero.

unedame ha detto...

Caro Massimo,
non é che se gli Usa sono temporaneamente di sinistra e con un merluzzo a Presidente si sia obbligati a cadere nella brace di un serpente a sonagli! :-))
Esiste anche la via di mezzo! :-)))
Lontana

Nessie ha detto...

Calma, calma...Prima di fare trasferimenti armi e bagagli dallo zio Putin, proviamo un po' a ragionare.
1) Non sono convinta che stante le cose come stanno, con Mc Cain quei valori di cui parli, sarebbero stati rispettati. Anzi, l'attacco in Georgia contro l'Ossezia che gli USA hanno aiutato nemmeno troppo sottobanco, è stato fatto proprio per favorire la sua candidatura. Cosa che ho sempre disapprovato e l'ho pure scritto.

2) Certamente però se avessero avuto a cuore rappresentare un candidato del "melting pot" americano (quel melting pot che io non ho mai condiviso in Europa ma che considero, però, attinente con la loro storia specifica), avrebbero potuto eleggere un nero "nativo in USA" come lo è la Rice, e non un africano keniota.

Il problema dei problemi è "esportare una democrazia" con questi valori consumistici mediatici e ridondanti. Uno sbarca dal Kenia in USA, e dopo un certo numero di anni diventa "automaticamente americano". Nel senso che diventa un cittadini elettore/consumatore. Poter aspirare a salire fino al ruolo di presidente, fa dunque parte del DREAM americano. Da noi non funziona così, perché abbiamo lo ius sanguinis. Ma faranno in modo da toglierci quell'unica parvenza di "identità" rimasta. Perchè inutile negarlo: oggi il vero tabù dei popoli e delle nazioni si chiama "identità" e riuscire a farci i "cavoli nostri". Cioè i nostri interessi, prima di tutto. A cui abbiamo abdicato.

Putin è un identitario che attinge il suo humus nella tradizione culturale "grande-russa" (l'accordo con Solgenitzyn lo dimostra). E ne è consapevole.
Noi dobbiamo innanzitutto trovare queste energie e questa consapevolezza nel "territorio nostro" e chiederci semmai, perché ci OBBLIGANO quasi sempre a parlare di cose non nostre. A incominciare dalla stampa e dai media. Non so se sono stata chiara...

Massimo ha detto...

Certi esseri dimostrano quanto ho sostenuto un paio di post fa: c'è troppa possibilità di parlare, senza capire quello che si legge e si comemnta: è il tumore che uccide la vera democrazia
Per tal Niem spiego dunque che io non ho contestato il risultato, ma contesto la scelta e mi rifiuto di seguirla, di cantare nel coro: o non posso più essere libero di scegliermi gli amici ? Evidentemente è lui abituato a belare nel gregge, perchè oggi è tutto un beeh ... beeh ... lech ... lech... nei confronti del vincitore.
Io no.
Mi sento tradito nella mia visione di società dagli americani, quindi non mi reputo più loro amico.
Esiste una terza via, Lontana ?
Poichè non sono il ministro degli esteri sono libero di esternare il mio disappunto senza preoccuparmi di pestare i piedi a Tizio o a Caio.
E a me le terze vie non sono mai piaciute: o di qua, o di là.
Nessie. Il discorso lo abbiamo già affrontato. Non sono le scelte che possono fare è il clima che porta l'elezione di quella specifica persona che ci danneggia tutti. Vedrai quanto alzeranno la cresta anche qui da noi quelle che il Sauro chiama "le risorse" (ovviamente in senso ironico ... :-)

Nessie ha detto...

Scusa Massimo, ma vuoi forse che non mi renda conto di questi rischi? Mi basta vedere la festa semi-tribale che hanno fatto al suo paese. Ora tutti quelli che sbarcano a Lampedusa dal Continente nero avranno il loro "dream": to become President. Yes, you can! Ma a monte di ciò c'è il sogno della democrazia multikulti americana. E questa preesisteva già lo stesso Obama. Bisogna avere il coraggio di ammetterlo.

Massimo ha detto...

Una cosa è la teoria una la pratica di votare un personaggio come quello votato.
Per quanto mi riguarda l'America che esce dalle urne non è quella che amo e che ho amato. Quindi è un capitolo chiuso.

Lo PseudoSauro ha detto...

Suvvia, Massimo... in USA hanno solo fatto cio' che e' scritto sul Bill of Rights. Dopo oltre 200 anni :-) Lo strano e' che non l'abbiano fatto prima. Comunque il "nuovo Messia" fara' esattamente quello che hanno fatto gli altri, se no non starebbe dove sta. L'e'lite finanziaria decide quali candidati "proporre" e il popolo "sceglie" tra questi. Il Politburo non si comportava poi molto diversamente. Lo sradicamento e' condizione sine qua non per appartenere al nuovo Mondo; sia questo USA, Canada, Australia o Nuova Zelanda. E' sempre stato cosi'. Solo l'Europa era diversa, ma "prima"... ora e' tale e quale anche lei e non certo per colpa di Obama, ma di chi l'ha preceduto. Coraggio :-)

Lo PseudoSauro ha detto...

Nessie: mi pare che chi non e' nato in USA non possa fare il presidente. Pertanto il problema non si pone nemmeno.