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19 novembre 2008

Più selezione a scuola, meno immigrazione

L’equazione può sembrare ardita, ma è pertinente.
La scuola di massa post sessantottina (poi, in realtà, è post 77 ma accettiamo pure convenzionalmente la data 1968 in quanto da lì ebbe inizio il crollo della nostra istituzione scolastica) ha provocato con
le promozioni collettive,
la sufficienza e poi il 28 “politico”,
l’abolizione della disciplina portata dal voto determinante di condotta,
l’accesso a qualsiasi facoltà universitaria indipendentemente dal titolo superiore conseguito
,
ad una legittima aspettativa per milioni di diplomati e laureati che, ovviamente, con quel pezzo di carta in mano pretendono un ruolo lavorativo che sia adeguato al titolo.
In sostanza quei lavori che, come nel monologo di Menenio Agrippa, apparivano “umili” ma erano comunque fondamentali al funzionamento del “corpo” della nazione, sono stati abbandonati, per aspirare ad una scrivania, anche senza le poltrone fantozziani “in pelle umana” o senza l’acquario in cui nuotano i dipendenti.
Ma quei lavori, qualcuno doveva svolgerli.
Da lì l’altra grande iattura per la nostra nazione: l’immigrazione sempre più selvaggia e sempre più massiccia.
Una immigrazione che rischia di stravolgere per sempre il tessuto sociale delle nostre città, modificando sensibilmente i nostri usi, le nostre tradizioni, i nostri costumi.
Le avvisaglie ci sono tutte.
Il “politicamente corretto” spinto all’estremo con la censura su parole ed espressioni che erano parte della nostra cultura (una per esempio fra tutte: “negro” anche se ancora il suo uso non è sanzionato penalmente, viene spesso rilevato come vocabolo “scorretto”).
Ma poi anche la censura operata sulle canzoni e gli addobbi di Natale perché potrebbero “turbare” i non cristiani.
Sul cibo che viene distribuito dalle mense scolastiche e che spesso vede estromessi i prodotti del maiale, privando così i nostri ragazzi di una delle carni più varie, saporita e nutriente che ci possa essere e questo solo per andare incontro alle esigenze dei figli di immigrati musulmani, mentre dovrebbero essere loro ad adeguarsi alle esigenze ed alle tradizioni – anche culinarie – della nostra terra.
Proprio perché è nostra questa terra e non loro
.
Per finire alla soppressione in certe scuole, delle celebrazioni per la Vittoria del 1918, con la scusa che si tratta di una vicenda storica non pertinente ai figli degli immigrati e, ricordandola, li farebbe sentire estranei.
Scommetto però che quelle stesse maestre il 25 aprile si prodigheranno in mirabolanti storie sulla “resistenza”, anche se, pure di quelle vicende (spesso inventate o ricicciate), i figli dei marocchini o dei senegalesi (e non solo) non possono fregarsene di meno.
La scuola di massa, nel suo livellamento, ha quindi prodotto l’eliminazione della selezione che consentiva ai capaci e meritevoli di andare avanti e di puntare alla guida della nazione avendone i numeri e in quanto avevano quei numeri e non in funzione delle amicizie e degli appoggi e, dall’altra parte, ha privato la nazione stessa di chi, non eccellendo nelle arti umanistiche o scientifiche, veniva opportunamente indirizzato a quei lavori importanti ma più manuali che intellettuali.
Certamente non è la sola causa (aggiungiamo pure – vista la grande necessità di “badanti” – la trasformazione della vecchia famiglia nella nuova, con tante donne che hanno perso molto della loro femminilità, per primeggiare e competere con gli uomini) ma fondamentalmente la politica scolastica del “todos caballeros” ha nuociuto grandemente sia alla qualità di diplomati e laureati, che alla richiesta di personale per quei lavori che i nostri non volevano più svolgere.
E’ quindi da domandarsi se, oltre a quanto già indicato nella Riforma Gelmini, non si debba fare un ulteriore e più ficcante passo in avanti, recuperando una selezione orientante, non emarginante, finalizzata anche a ridurre il fabbisogno di manodopera che, oggi, viene coperto con gli immigrati.
E se non sia il caso di sfruttare l’occasione che la crisi attuale ci offre per rallentare e, quindi, bloccare i flussi immigratori per ripristinare un indirizzo che parta dalla scuola e orienti verso il mondo del lavoro chi non ha le capacità per proseguire con profitto negli studi.

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1 commento:

Nessie ha detto...

Musica per le mie trombe d'Eustacchio! :-). Ma bisognerebbe che la stampa fosse in mano a giornalisti qualificati idonei a captare i bisogni degli Italiani e non a dei "grattaculi" che ogni giorno rompono con gli insulti agli Italiani considerati "razzisti", solo perché vogliamo essere padroni a casa nostra. Anche la guerra e guerriglia mediatica, purtroppo ha il suo peso, e la gente oltre che disorientata, non ha ancora preso il coraggio di andare controccorente. Per non dire delle esternazioni della Chiesa al cloroformio sulla bontà di essere "accoglienti" con i "migranti". Se ti capita, vai a vedere il film francese sulla scuola "La classe": è disperante vedere come si è finiti a causa del mito-bufala dell'integrazione.