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15 febbraio 2009

Costituzione da rifare

La sgradevole impressione che una giovane donna disabile sia stata lasciata morire di fame e di sete per la mancanza di una firma in un decreto disposto dal governo resta, ma è un problema di coscienza di chi quella firma non ha apposto.
Lo scontro tra un governo espressione di una maggioranza parlamentare e un presidente della repubblica espressione di parte e privo di consenso elettorale, pone dunque il problema di come evitare, per il futuro, simili discrasie.
Il governo, proprio perché è maggioranza, ha il diritto assoluto di governare e di realizzare le leggi che ritiene opportune per lo sviluppo della nostra società.
E’ soggetto solo alla Sovranità Popolare e non può trovare limiti nella sua funzione legislativa né da un presidente della repubblica che deve limitarsi a prendere atto delle decisioni, né da un potere giudiziario che deve limitarsi ad applicare le leggi approvate dal parlamento di cui il governo è espressione.
Troppo spesso in Italia (guarda caso proprio quando al governo ci sono le forze del rinnovamento che sono quelle del Centro Destra, visto che la sinistra si è arroccata nella difesa del passato) le disposizioni di leggi sono state annacquate o vanificate dall’ostruzionismo del presidente della repubblica del tempo (si chiami Napolitiano o si chiamasse Scalfaro o Ciampi) o da “interpretazioni” della magistratura architettate solo per far prevalere un principio ideologico.
Ciò è stato reso possibile da una costituzione studiata nell'immediato dopoguerra, oltre 60 anni fa e in vigore, senza modifiche o con ritocchi assolutamente marginali, ancora oggi, in una Italia profondamente cambiata che opera in un mondo profondamente cambiato.
La costituzione italiana vigente è il frutto di un compromesso tra le forze marxiste e quelle cattoliche e risente, essendone pesantemente influenzata, della sconfitta militare della seconda guerra mondiale.
Sono stati sostanzialmente esclusi dalla formazione della carta costituzionale i liberali e la Destra.
E si vede !
Inoltre, avendo nel 1946-48 ben in mente la figura carismatica e autorevole del Duce, si è voluto impedire, con tale documento, che potesse ripresentarsi un personaggio con altrettanto carisma e autorevolezza, da guidare l’Italia senza i compromessi che i costituenti hanno imposto nelle nostre procedure politiche, rendendole inefficaci in un mondo dove le decisioni devono avere pronta esecuzione per poter incidere.
Non possiamo inoltre tralasciare che la stessa forma istituzionale (repubblica) che conosciamo è profondamente inficiata dai dubbi che, dopo sessant’anni, continuano a permanere sul reale esito del referendum del 1946.
Allora, per dare efficacia all’azione di governo, nell'interesse della Nazione, deve essere cambiata la costituzione.
Radicalmente.
Deve essere cambiata l’impostazione, mettendo al centro la libertà dell’individuo e non lo stato.
Quindi la sicurezza e il benessere dell’individuo, una tassazione che non sia vessazione, la rigorosa tutela della proprietà privata, la libertà completa delle persone di esprimere e diffondere le loro idee (anche se divergenti dalle opinioni consolidate) devono trovare posto tra i principi fondamentali della nuova costituzione.
Ma deve anche essere indicata una forma di governo che consenta rapida attuazione ai programmi votati dal Popolo cui spetta la Sovranità e che può essere meglio esercitata con una partecipazione diretta all’elezione dei propri rappresentanti.
In questo ambito anche la giustizia deve trovare una riforma sostanziale, trasformando la nostra magistratura con giudici nominati non per asettico concorso, ma in base all’esperienza, alla competenza, alla fama conquistata nei tribunali, negli studi, nel campo del diritto e con pubblici ministeri eletti dai cittadini, perché ai cittadini rispondano delle indagini e delle priorità cui danno riscontro.
E dovrà essere uno stato federale, in cui le caratteristiche locali siano valorizzate e con amministratori quanto più vicini possibili ai propri amministrati, con riconosciuto il diritto alle comunità locali di secedere tanto dallo stato centrale, quanto, per le comunità locali minori, dalla comunità locale maggiore di cui fa parte.
Uno stato federale, in cui i contributi economici dei cittadini siano raccolti in sede locale e solo una minima parte sia inviata al governo centrale per le attività di politica estera, difesa, giustizia e il funzionamento dell’amministrazione centrale.
Ma il Popolo italiano dovrà anche essere chiamato a scegliere, in piena libertà, la forma istituzionale della nazione: monarchia o repubblica ?
E se fosse repubblica: presidenziale più che parlamentare.
E se fosse monarchia, con ampi poteri al premier.
E’, insomma, necessaria una totale revisione della carta costituzionale per affrontare con efficienza le sfide del futuro, garantendo le libertà individuali e liberandosi delle scorie di un passato sempre più lontano e inutilmente settario.

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4 commenti:

Nessie ha detto...

Strano, Massimo, ho posto un mio commento al tuo post ieri sera, ma è scomparso. Mi hai bannato? ;-)
Non conteneva nulla di personale, solo idee.

Nessie ha detto...

Mi sono sbagliata e ho fatto confusione: avevo postato sotto il tuo blog "Nessuno tocchi Caino". E difatti il commento c'è :-)

Massimo ha detto...

A pensare male si fa peccato e a volte ... NON ci si azzecca neppure :-)))

Comunque tengo a sottolineare che l'altro mio blog che hai citato non è "nessuno tocchi Caino" ma, esattamento all'opposto, " Non si abbia timore di punire Caino", tanto che il link è, emblematicamente, http://penadimorte.blogspot.com/ ;-)

Nessie ha detto...

:-))) E' vero, scusa! "Non si abbia timore di punire Caino" è così lungo che uno non se lo ricorda e lo confonde. Ma penadimorte.blogspot.com/ quello lo ricorderò ;-). Bisogna però registrare bene la situazione: se a voler la pena di morte è l'Ue del Trattato di Lisbona, a noi non conviene, perché come "insorgenti" potremmo fare quella fine.