Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

31 maggio 2009

La mia Italia

Jetset commentando un mio precedente post invita a ritornare a combattere assieme.
Nulla di più gradito.
Sono sempre stato per l’inclusione e non per le esclusioni.
Un ritorno alle origini del Centro Destra è, però, impensabile.
Non è infatti praticabile la mera sommatoria di tutti coloro che sono schierati contro la sinistra per realizzare un movimento positivo che si muova come una falange per realizzare un progetto di società condiviso.
Allora provo ad accennare a dieci punti che, a mio modo di vedere, dovrebbero essere il quadro di riferimento per una eventuale formazione che, con Berlusconi leader, faccia piazza pulita degli abatini del pdl e sappia trasformarlo in un autentico partito popolare di Centro Destra, in cui Centro e Destra abbiano pari dignità nel rispetto delle loro radici storiche, sociali e politiche.

1) Questione morale
A difesa della Vita, del Buon Costume e della Famiglia Tradizionale, pilastri sui quali si fonda una società ed una civiltà solida e capace di progredire.
Per questo ci si batterà perché non siano ammesse in Italia leggi che autorizzino la soppressione di vite innocenti (soprattutto se disabili o incapaci di esprimersi), che certifichino pratiche sessuali tra persone dello stesso sesso, che legalizzino il consumo – anche solo personale – di droghe di qualunque genere.

2) Libertà di opinione
Verranno abolite tutte le leggi e non saranno mai applicate le direttive internazionali che impongano un pensiero unico con l’obiettivo di perseguire chi dovesse esprimere liberamente idee ed opinioni anche se in contrasto con quelle comunemente individuate nel “politicamente corretto”.
Il limite alla manifestazione di tali idee sarà solo se dovessero passare dalla loro esternazione verbale o scritta, all’uso della violenza e della sopraffazione, contro le leggi, per la loro affermazione.

3) Storia d’Italia
A quasi settanta anni dalla fine della seconda guerra mondiale, sono venute meno le ragioni per perpetuare le divisioni tra italiani.
Per questo il Ventennio Fascista viene consegnato definitivamente alla Storia e si individuerà una Festa Nazionale che sia espressione di autentica unità del Popolo e non rappresenti una data simbolo solo per una parte di esso.

4) Forma costituzionale
Il mondo contemporaneo richiede decisioni veloci e univoche per tutelare al meglio gli interessi del Popolo Italiano.
Per questo si trasforma la repubblica in presidenziale con la contestuale realizzazione di un compiuto federalismo su base regionale, la divisione delle materie di competenza della camera bassa e del senato e la riduzione del numero dei parlamentari, consiglieri regionali e comunali, con la abolizione di province, circoscrizioni, comprensori e tutti gli enti intermedi.

5) Immigrazione
L’immigrazione selvaggia non solo non è una risorsa, ma è un pericolo per la stabilità, la sicurezza e il benessere del Popolo Italiano.
Per questo si continuerà con il blocco degli arrivi tramite il respingimento in acque internazionali e lo si accompagnerà con sistematiche retate di clandestini che andranno immediatamente espulsi (materialmente accompagnati al confine e non solo con la consegna di un “foglio di via”). Verrà introdotto l’obbligo, per tutti i cittadini nessuno escluso, di denunciare i clandestini.
Saranno ammessi solo, in numero corrispondente alle nostre effettive necessità, quegli stranieri che, per cultura, storia, lingua, siano disposti ad integrarsi rispettando, accettando e assimilando le nostre leggi, i nostri costumi e le nostre Tradizioni.

6) Città sicure
L’orda di estranei che si è abbattuta negli anni nelle nostre città le ha rese meno sicure e protette.
Per questo alle Ronde verrà concesso di circolare armate e con gli stessi poteri della Polizia. Tutti i cittadini italiani incensurati e che abbiano svolto il servizio militare (o siano in possesso di un attestato da parte di un poligono di tiro) potranno liberamente acquistare e detenere armi da fuoco per la difesa personale e delle loro proprietà. Verrà quindi rivisto (allargandolo) il concetto e l’area di applicazione della legittima difesa per evitare che siano perseguiti i cittadini onesti che reagiscono agli eventi criminali.

7) Tasse
Verrà introdotta una flat tax tendenzialmente al 10%.
Lo stato uscirà dalla Rai e da ogni impresa, intervenendo solo come terzo super partes per dirimere le controversie e dettare le regole del gioco o, in via sussidiaria, quando i privati non garantiscono servizi essenziali per la comunità.

8) Europa
L’europa non esiste se non come espressione geografica o consorteria di burocrati.
Ogni nazione gioca per acquisire vantaggi.
L’Italia, quindi, non può comportarsi diversamente e riprenderà in pieno la sua Sovranità, riservandosi anche di battere nuovamente una moneta nazionale.

9) Giustizia
Verrà totalmente rivisto l’ordine giudiziario.
I pubblici ministeri saranno eletti, con mandati pluriennali e rinnovabili, dal Popolo in modo che le loro attività siano conformi alle esigenze ed ai sentimenti dei cittadini.
I giudici saranno nominati dalle autorità di governo e scelti tra giuristi, avvocati, esperti del diritto di chiara fama ed esperienza.

10) Energia
In attesa di nuove fonti energetiche pratiche ed economiche, verrà dato il massimo impulso alla costruzioni di centrali nucleari con l’obiettivo di rendere completamente indipendente l’Italia sotto il profilo dell’approvvigionamento energetico.

Sarebbe una Italia un po’ diversa, migliore e che riuscirei finalmente a sentire integralmente come "mia" …

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29 maggio 2009

Una settimana al voto

E così siamo giunti all’ultima settimana di campagna elettorale per le europee e le amministrative che, in questo 2009, vedranno la novità del voto al sabato e alla domenica.
Tradizionalista come sono andrò, come sempre, al voto domenicale: o di prima mattina, o verso le 14 a seconda degli impegni della giornata.
In sede amministrativa si vota, a Bologna, per il comune, la provincia ed i quartieri (circoscrizioni) e rimando a quanto scritto e scriverò in Svulazen .
La quarta scheda è per l’elezione di un parlamento inutile, pletorico, spesso controproducente più di quello italiano: il parlamento europeo.
Il parlamento che andremo ad eleggere sarà solo un centro di costo (per i cittadini di qualsiasi nazione europea), di lacci e laccioli burocratici che tendono a soffocare non solo la libera iniziativa economica in ossequio ai diktat di quattro vegliardi eurosclerotici, ma anche la libertà individuale, di stampa, di espressione come è dimostrato dalla direttiva che vorrebbe punire coloro i quali manifestassero idee non in linea con l’imperante “politicamente corretto”, tutti raggruppati in quella grande famiglia di presunti razzisti, presunti xenofobi, presunti omofobi.
L’europa non serve, anzi è dannosa anche a se stessa, come è dimostrato dalla campagna ostile al governo italiano che, con i respingimenti dei barconi degli illegali, ha cercato di porre un freno allo sciamare dei clandestini nel nostro territorio.
L’europa non esiste.
E’ solo un concetto geografico e burocratico, infatti in questa campagna elettorale di tutto si è parlato tranne che di europa.
La scheda per l’europa è l’unica di carattere politico, anche se in Italia assume valenza politica pure il voto di quartiere.
Come votazione politica, bisognerebbe esprimere un voto in linea con le proprie idee.
In linea non significa, vista la panoramica dei partiti presenti in Italia, coincidente, ma almeno più vicina.
Per questo il mio orientamento era e resta quello di votare Forza Nuova, perché è l’unico movimento che, opponendosi anche con il voto al trattato di Lisbona, ha riaffermato in modo concreto la necessità della Sovranità Nazionale, mentre le battaglie di Forza Nuova contro l’immigrazione, per i Valori morali della nostra Civiltà la rendono un baluardo nei confronti della degenerazione dei costumi e del “meticciato” incombente.
Ma, c’è un ma.
Questa campagna elettorale è stata un accanimento contro il premier Silvio Berlusconi, con affermazioni di una bassezza indicibile che si sono aggiunti al solito appuntamento preelettorale con la magistratura militante.
Berlusconi ha fatto molti errori ed ha pure imbarcato nel suo nuovo partito elementi che gli remano contro, come è il gran beneficiato dal berlusconismo, Gianfranco Fini.
Ci sono anche parlamentari di maggioranza che contrastano la politica del governo sull’immigrazione, la sicurezza, la difesa della Vita.
Contro tutti questi l’unica scelta è rafforzare la posizione personale di Berlusconi, perché sia stimolato, da una manifestazione plebiscitaria di sostegno, a proseguire e attuare progetti ed idee solo iniziati o solo annunciati.
Recupero della sicurezza nelle città,
blocco dell’immigrazione ed espulsione di chi, nel frattempo, è riuscito ad entrare illegalmente,
rivoluzione nella magistratura e in campo giudiziario,
ripresa della politica di riduzione delle tasse e dell’interventismo statale,
ma anche riforme della pubblica amministrazione, della scuola e dell’università,
ripresa del nucleare,
difesa dell’elementare concetto di Libertà che impone sia consentito a tutti di esprimere, senza timori o ritorsioni giudiziarie, le proprie idee
.
Questi i temi, totalmente distanti dalle idee dei “politicamente corretti” e dei radicalfiniani, che un consenso plebiscitario per Silvio Berlusconi potrebbe sviluppare con effetti benefici per tutti.
La scelta, per quanto mi riguarda, ora è tra il dare un voto certo su quei temi oppure concedere un’ultima fiducia a Berlusconi, auspicando che la bassezza delle aggressioni che ha subito in questa campagna elettorale lo inducano ad agire con forza per realizzare quelle riforme e rivoluzionari interventi, senza accontentarsi, una volta passate le elezioni e cessati gli ululati dei rimpiazzi del rimpiazzo di Veltroni, di tornare alla gestione ordinaria (ancorché sufficiente) del governo.

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28 maggio 2009

Stanno provando tutto per farmi votare Berlusconi

Il rimpiazzo ferrarese di Veltroni ha preso l’ascensore, anzi il "discensore" e scende precipitosamente nelle bassezze di questa campagna elettorale.
Difficile non pensare male della coalizione che si è formata nel tentativo di eliminare dalla scena politica il personaggio più rappresentativo di questi 15 anni.
Dai magistrati militanti puntuali, come sempre in ogni occasione elettorale alla stampa straniera che, invece di effettuare indagini sul posto, si limita a riprendere i temi lanciati dalla stampa schierata all’85% contro il Premier.
Per finire a quello che dovrebbe essere il leader dell’opposizione che, non avendo altri argomenti, si schiera dalla parte dei "guardoni", esagerando nella polemica e dimostrando di essere l’ultimo a poter impartire lezioni di morale.
Berlusconi da fastidio e il perché lo ha spiegato molto bene Nessie in questo post .
A parte Di Pietro, le cui esternazioni – come quella che paragona Berlusconi a Nerone, visto che il paragone con il Duce era ormai abusato - raggiungono livelli di comicità meritevoli di altri palcoscenici ma che, proprio per la loro natura, non possono essere coordinate con le iniziative altrui, sembra proprio di assistere ad un assalto a tenaglia, con il dichiarato obiettivo di eliminare il Premier italiano.
Che, alla faccia dell’europa e delle varie istituzioni mondiali, il nazionalismo sia imperante nei rapporti tra stati, è un fatto che solo uno sciocco può negare o non considerare.
Che, però, vi siano dei politici che giocano per lo straniero è un fatto che accade, purtroppo, solo in Italia e non da oggi.
La nostra terra è stata, sin dalla caduta dell’Impero Romano, campo di battaglia per eserciti stranieri e noi italiani ci siamo adeguati a stare da una parte o dall’altra.
Lo stesso Risorgimento ha avuto successo perché ci siamo accodati alle ambizioni francesi prima e prussiane poi, mentre il riscatto di Vittorio Veneto è stato prodromico ad un periodo in cui l’Italia potè riconquistarsi un posto di primo piano nella politica mondiale.
Una nuova guerra persa, con gli italiani divisi su due fronti a giochi ormai fatti ci hanno risospinto “ai prischi dolor”.
Cinquant’anni di piccolo cabotaggio, sempre in secondo piano ed ecco che, finalmente, con Berlusconi, grazie al carattere di Berlusconi, eccoci di nuovo protagonisti nel mondo.
Un protagonismo che non può piacere soprattutto a Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna, le antiche nazioni che ci hanno nel tempo dominato.
Spiace constatare che riemerge il vecchio vizio di schierarsi con lo straniero pur di non riconoscere i meriti dell’avversario politico.
Ed è proprio nelle parole del rimpiazzo ferrarese di Veltroni che troviamo le motivazioni per considerare con serietà di votare Berlusconi alle europee, esprimendo anche la preferenza per Berlusconi.

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26 maggio 2009

Vorrei votare Berlusconi

Vorrei votarlo per dare maggior forza alla sua posizione.
Vorrei votarlo perché possa sentirsi ancor più investito del compito di rivoltare l’Italia come un guanto.
Vorrei votarlo per mandare un segnale ai magistrati militanti.
Vorrei votarlo per bocciare il voyeurismo da buco della serratura di Repubblica e di chi la segue.
Vorrei votarlo perché ha saputo gestire il dopo terremoto in Abruzzo.
Vorrei votarlo perché ha avuto il coraggio di tentare di salvare la vita ad Eluana Englaro.
Vorrei votarlo perché ha firmato il provvedimento che consente di respingere i barconi degli immigrati.
Vorrei votarlo per sollecitarlo a riprendere la politica della riduzione delle tasse.
Vorrei votarlo per dare un’altra spallata all’Italia dei funzionari di partito.
Vorrei votarlo perché il rimpiazzo ferrarese di Veltroni sia distanziato di oltre 12 punti in percentuale.
Vorrei votarlo perché possa rimettere ordine nel parlamento.
Purtroppo c’è un ostacolo pressoché insormontabile.
Votare Berlusconi significa votare anche quelli che stanno nel suo partito, quindi votare Fini, i “102”, Della Vedova, Capezzone e tutti i radicali del pdl, cioè coloro che:
hanno ostacolato il tentativo di salvare Eluana Englaro
ostacolano il progetto di un efficace contrasto dell’immigrazione
ostacolano le azioni più efficaci per individuare ed espellere i clandestini
ostacolano l’approvazione di provvedimenti che rendano più sicure le nostre città
auspicano l’inciucio con la sinistra per dare corpo a riforme condivise
sono favorevoli a progetti che scardinano i Valori Tradizionali della famiglia e della morale della nostra civiltà
ostacolano la riforma del parlamento difendendone “le prerogative” (cioè: i privilegi).
Allora sono ancora orientato a congelare il mio voto su Forza Nuova e resto, ancor più, dell’opinione che un bel partito ideale dovrebbe avere le radici nell'Msi, le idee che propugna oggi la Lega e Berlusconi come Leader.
Verrà un giorno …

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24 maggio 2009

Pro e contro Berlusconi

Avvertenza: il post è lungo, anche se ho cercato di tagliare alcune ripetizioni. Avrei potuto dividerlo in due (“pro” e “contro”) ma alla fine ho deciso di pubblicarlo così come mi è venuto scritto, di getto, nonostante alcune omissioni, visto che sull’Italia di Berlusconi (quindici anni che diventeranno almeno venti se non venticinque) ci sarebbe da scrivere pagine fitte.

Piaccia o meno, ma dal 1994 la politica italiana è Berlusconi.
Amici e nemici hanno, come unico metro di misura e termine di paragone, il Cavaliere di Arcore: per quello che fa, per quello che dice, per quello che propone, per le sue battute, per le sue scelte.
A sinistra si sono talmente appiattiti su Berlusconi che nel momento in cui ha fallito anche Veltroni lo hanno rimpiazzato con uno che passa le sue giornate a commentare tutto quello che fa o dice il Premier, senza alcuna proposta autonoma.
A lui si affianca un ex magistrato che sarebbe simpatico per la sua verve contadina e il suo italiano che avrebbe bisogno di molti passaggi in Arno, ma che è ossessionato dal Cavaliere e si consuma nell’invidia evidente di non essere al suo posto.
Tutti e due hanno superato il muro del ridicolo nel dire, dopo 15 anni dalla sua discesa in campo, che Berlusconi minaccia la democrazia e uno dei due (il rimpiazzo ferrarese di Veltroni) lega tale “minaccia” alla differenza di punti alle prossime europee: con 12 punti di differenza la democrazia è salva, con 13 la democrazia è spacciata.
Il che la dice lunga anche sulla considerazione che hanno dei loro elettori, visto che sono convinti che ci sia in Italia ancora qualcuno così sciocco da credere che Berlusconi sia una minaccia per la democrazia.
Piuttosto: cos’è questa democrazia ?
Mi sembra che a sinistra, privi di idee e ideali, progetti e leaders, confondano la democrazia con l’assembleacrazia, cioè l’oclocrazia di Polibio che è, per l’appunto, la degenerazione della democrazia.
Perché la democrazia non è vuote chiacchiere o staticità immutabile nel tempo, ma è evoluzione al passo con quella della società.
Oggi, nel mondo globale e delle sfide planetarie, non si possono perdere giorni e mesi per un doppio (o plurimo quando si è in presenza di modifiche) passaggio alle camere.
Oggi occorre rapidità e unitarietà di decisione.
Ve l’immaginate quanto poco avrebbe ottenuto la Fiat, alla caccia di prede per il mondo, se non avesse affidato ad un uomo solo il comando ?
La democrazia, dunque, deve evolversi, con la scelta di chi comanda e con la messa a sua disposizione dei mezzi per governare per l’intero mandato affidatogli dagli elettori che, poi, al termine decideranno se quel che ha fatto è buono e merita la riconferma oppure cattivo e merita di essere sostituito.
Ed ecco che è risolto il dilemma sul parlamento pletorico, inutile, controproducente: affermazioni che – le abbia dette o meno - trovano il mio pieno consenso.
Del resto è semplice fare un paragone tra l’Italia che ha 60 milioni di abitanti, con un parlamento di 630 deputati e 315 senatori (più sette a vita che, all’occorrenza, intervengono a falsare i rapporti elettorali: questo è un vero attentato alla democrazia visto che modifica arbitrariamente le scelte dell’elettorato !!!), mentre gli Stati Uniti hanno 300 milioni di abitanti con 435 rappresentanti (deputati) e 100 senatori (più il Vicepresidente il cui voto è determinante solo in caso di parità).
E, ancora, un’Italia in cui ogni legge deve passare all’esame di ogni camera, mentre negli Stati Uniti vige in generale la divisione per competenze.
Ma Berlusconi, a sentire i profondi pensatori della sinistra, sarebbe un pericolo per la democrazia.
Attacca i giudici, dicono: ma cosa dovrebbe fare uno che da 15 anni è sottoposto a continui processi basati su teoremi ?
E, poi, credo che chiunque abbia a che fare con il mondo togato la pensi come Berlusconi circa la necessità di una profonda ristrutturazione (io la chiamo: rivoluzione) della magistratura.
L’inefficienza che emerge dai processi, le scelte ideologiche che caratterizzano alcune sentenze (soprattutto in materia di sicurezza e immigrazione, oltre ovviamente a quelle che riguardano il Premier, dove le leggi vengono “interpretate” in base alla personale opinione del giudice) fanno della magistratura una autentica palla al piede per la nazione.
Anche in questo campo ci vengono in aiuto i sistemi anglosassoni che hanno a cuore il benessere dei cittadini più della difesa della casta giudiziaria.
Pubblici Ministeri eletti dal Popolo, così perseguiranno quei reati che sono maggiormente sentiti come odiosi (e non assisteremo più ad assoluzioni di rapinatori e persecuzioni verso chi si difende).
Giudici nominati tra avvocati, docenti, giuristi di chiara fama ed esperienza, così non vedremo più giudici che sembra abbiano ancora il latte sulle labbra, giudicare della vita e del lavoro di persone adulte e mature solo in forza di un concorso vinto.
Ma, dicono, Berlusconi non è dignitoso come Premier, perché scherza e … va con le donne !!!
Ma quelli non sono difetti, sono pregi !
E, se proprio vogliamo dirla tutta, il fatto che scherzi e sappia instaurare un rapporto con gli altri capi di governo, tutto sommato, ci torna anche utile: scommettiamo che se la Russia deciderà di chiudere i rubinetti del gas a noi, grazie al rapporto preferenziale tra Putin e Berlusconi, non mancherà il riscaldamento il prossimo inverno ?
E, poi, andare con le donne, prima che un pregio è un fatto personale del Premier che, comunque, anche in questo caso, onora l’italianità e la fama che noi abbiamo nel mondo.
Quello che si deve giudicare in Berlusconi non è la sua voglia di scherzare, il suo amore per le donne belle e giovani (quale uomo normale non condivide un tale principio ?), i suoi problemi giudiziari frutto solo di teoremi (come credo) o veri che siano.
Quel che si deve giudicare è la sua azione di governo.
E la sua azione di governo è da promuovere.
Sui cinque/sei macro temi che ritengo di maggior rilievo per ogni cittadino, Berlusconi ha scelto la strada giusta.
Per la prima volta la filosofia di un politico è la riduzione delle tasse, non il loro aumento.
Le ha diminuite nel periodo 2001-2006 ed ha abolito (anche se, purtroppo, non del tutto) l’Ici, con una scelta rivoluzionaria perché è la prima volta che viene cancellata una tassa che portava così tanti quattrini al pubblico da poter disperdere in mille rivoli.
Una filosofia che dovrebbe trovare il coraggio di spingere ancora più a fondo, passando direttamente alla flat tax entro il 20% e, a tendere, al 10% (la antica “decima” dei Romani) facendo quindi pagare i servizi a chi li usa, al prezzo di costo.
Della giustizia abbiamo già scritto, anche qui deve passare il Rubicone e smetterla con la politica dei piccoli passi, per rivoluzionare tutto quel mondo.
La sicurezza che è strettamente connessa con l’immigrazione è stata affrontata sin dall’inizio del suo precedente mandato, ma anche qui con una politica troppo cauta.
Solo sotto elezioni, grazie alla spinta di una Lega fino ad ora troppo rinunciataria, si è proceduto ad un respingimento di alcuni barconi e, da quel momento, sembra che non vi siano più stati sbarchi.
Ma anche qui si sono persi per strada gli obblighi di denuncia dei clandestini da parte di medici e presidi, la possibilità di avere Ronde realmente efficaci perché dotate di armi e di poteri di polizia, una vera sanzione nei confronti dei clandestini e non una ammenda ridicola che nessuno pagherà mai, unita ad un foglio di via che servirà solo a farli sciamare liberi sul nostro territorio nazionale.
L’inefficienza della burocrazia e delle strutture sociali, cioè l’eccesso di statalismo, nel quale si può far rientrare anche un parlamento pletorico e ingessato da leggi e regolamenti.
Anche qui qualcosa si è fatto (soprattutto grazie alla spinta di ministri come Brunetta e Gelmini) ma si deve fare di più per smontare una macchina dello stato ipertrofica, inefficiente, vessatrice.
Uno stato leggero, dunque, cioè il contrario di quel che, sull’onda della crisi economica, sta accadendo in questi mesi, dove sembra che, per seguire l’esempio di quello “giovane, bello (?) e abbronzato”, si stia ripensando ad una valanga di interventi dello stato in economia, invertendo la buona e virtuosa rotta che era stata intrapresa verso il libero mercato:
E qui Berlusconi è decisamente insufficiente.
Da lui mi sarei aspettato un deciso sostegno al principio del libero mercato, dove non si deve aver paura dei fallimenti perché il fallimento è il miglior spazzino dell’economia e, come sosteneva il premier britannico Margareth Thatcher, solo con molti fallimenti possiamo avere tanti nuovi ricchi e non ingessare le nostre economie sulle caste delle “famiglie bene” o dei manager iperpagati e, quando le cose vanno male, iperprotetti dallo stato.
A parte, dunque, l’aspetto di un rigurgito statalista che Berlusconi non sta affatto contrastando, l’azione di governo di Berlusconi è da sufficienza piena.
Dovrebbe cioè indurre a guardarsi intorno per vedere se c’è di meglio nella consapevolezza che, almeno, la strada intrapresa dall’attuale governo è quella giusta, anche se molto, ma molto lenta.
Ma se guardiamo ai competitors di Berlusconi … c’è da mettersi le mani nei capelli.
Quelli che hanno una sia pur minima possibilità di ottenere un risultato elettorale sufficiente sono peggio (molto, ma molto peggio !) di lui: da Fini a D’alema, da Di Pietro a Casini.
Allora, tutto sommato, bene fa la maggioranza degli italiani a confermare la fiducia a Berlusconi, possibilmente con quindici, venti punti di vantaggio, così si potrà finalmente sbugiardare tutti coloro che affermano demagogicamente che con un vantaggio superiore ai 12 punti la democrazia è in pericolo.
Purtroppo, però, non è possibile tacere dei “contro” che Berlusconi, da quel fatidico gennaio 2008, ha accumulato contro di se.
Il primo e più grave (per me) elemento è la sua partecipazione, dopo 14 anni di astensione, alla liturgia del 25 aprile, sposando quindi la retorica resistenzialista e allontanando la prospettiva di una pacificazione tra gli italiani dopo la guerra persa.
Sì, perché i debiti di guerra che abbiamo dovuto pagare, le mutilazioni territoriali, la sovranità limitata che ci fu imposta, fanno sì che si possa dire, senza tema di smentita, che la guerra fu persa dall’Italia e dagli italiani, da tutti gli italiani, come ebbe modo di dichiarare un antifascista, intellettualmente onesto, come Benedetto Croce.
La retorica resistenzialista è una invenzione del dopo guerra, degli anni settanta, quando il pci cercava motivi di aggregazione per fermare la crescita della Destra Nazionale di Giorgio Almirante e per sferrare un attacco che pensava potesse essere decisivo per la conquista del potere.
Quindi Berlusconi, dando lustro con la sua partecipazione alla liturgia del 25 aprile 2009, ha fatto fare a tutta la nazione un grande passo indietro.
Probabilmente tale errore è figlio di quello originale del gennaio 2008 quando, contravvenendo alla filosofia della grande coalizione del Centro Destra, ha deciso di porre un aut aut: o tutti all’interno del suo nuovo partito o fuori.
Credo che si sia pentito dall’aver preso dentro Fini che è, ora, il vero capo dell’opposizione come si rileva anche dalle sue continue prese di distanza da ogni dichiarazione del Premier.
Del resto Fini è famoso per aver definito il pdl “comica finale”, salvo poi accomodarsi al secondo posto nelle sue liste e beneficiare dell’effetto traino di Berlusconi (cioè del capo comico secondo le sue classificazioni).
Come non è possibile condividere quella consistente (a livello parlamentare, molto meno a livello elettorale) corrente che abbiamo definito radicalfiniana e che ha già provocato danni dissociandosi dalle giuste scelte pro vita del Governo e del Premier durante la dolorosa vicenda di Eluana Englaro e, quindi, con la famigerata “lettera dei 102”, ostacolando (riuscendovi) l’approvazione di un decreto di sicurezza che andasse più nel senso dei desiderata del Popolo che non di quello delle verginelle “politicamente corrette” che aprirebbero indiscriminatamente le porte della Patria a chiunque.
Probabilmente se ci fosse ancora la Casa delle Libertà (magari purgata dell’Udc di Casini) la presenza delle forze di Destra avrebbero consentito una maggiore tenuta su quei temi e non posso escludere che Berlusconi sia pentito dalle scelte fatte prima e durante la campagna elettorale dell’anno scorso, quando la impostò sul “voto utile” e adesso dovrebbe dirci dove è l’utilità di un voto che ha portato in parlamento Fini e i “102” di cui sopra.
Pro e contro Berlusconi, dunque.
Come da quindici anni tutto ruota attorno a lui.

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20 maggio 2009

Quasi quasi voto Berlusconi

Silvio Berlusconi, dopo aver conseguito nel gennaio 2008 l’obiettivo di costringere Prodi alla ritirata e la convocazione di nuove elezioni, ha compiuto numerosi errori che abbiamo puntualmente evidenziato e qui riassumiamo velocemente:
- aver preferito Fini (che ora gli rema contro) alla vera Destra
- aver dato spazio ad elementi radicali che nulla hanno a che vedere con il Centro Destra
- preteso il “voto utile”
- salvato Alitalia dal fallimento
- rinunciato, cedendo ai ricatti dei radicalfiniani, al decreto sulla alimentazione agli infermi
- rinunciato, sempre a seguito del ricatto dei radicalfiniani emerso con la famosa “lettera dei 102”, alle parti più qualificanti del decreto sicurezza, disarmando le Ronde e impedendo la modifica della norma che vieta a medici e presidi di denunciare i clandestini;
- partecipato dopo quindici anni, dandovi quindi lustro e prestigio, alle liturgie del 25 aprile, rinnovando gli odi invece di contribuire a porre una pietra tombale sulla sconfitta dell’Italia nella seconda guerra mondiale.

Sono tutti errori gravi che allontanano da lui simpatie di quanti potrebbero invece essergli i più coesi sostenitori.
Berlusconi ha, però, dei formidabili alleati.
Sono i leaders del pci/pds/ds/pd che, in mancanza di idee e di progetti, non sanno fare altro che attaccarlo sul piano personale, rendendolo quindi più gradito e simpatico di quel che sarebbe in realtà ma, soprattutto, i suoi alleati sono i magistrati militanti che lo stanno martirizzando da quindici anni.
Quando andavo all’università un consiglio da noi utilizzato alla bisogna era: se ti chiedono qualcosa che non sai, non fare scena muta, ma sommergi la commissione di parole.
Ecco, a questo ho pensato delle 300 pagine delle motivazioni della sentenza sul caso Mills.
Poi leggo quei brevi estratti che ho trovato sulla stampa e vedo che le “motivazioni” sono la storia di tutte le azioni giudiziarie invano intraprese contro Berlusconi.
Non c’è la prova che Berlusconi abbia consegnato denaro all’avvocato inglese per addomesticare una testimonianza.
Solo … teoremi, i classici teoremi di borrelliana memoria.
Berlusconi ha reagito da par suo, dichiarando che avrebbe detto quel che pensava dei giudici militanti in parlamento.
Mi auguro che faccia seguire alle parole i fatti e che la sua giustificata rabbia trovi lo sbocco naturale di una rivoluzionaria riforma della giustizia.
Con i pubblici ministeri eletti dal Popolo e con i giudici, ben separati da quelli, nominati in base a meriti professionali, esperienza, dottrina e non per semplice concorso.
Se così fosse, nonostante gli errori (che sono orrori e restano !), nonostante i radicalfiniani e i “102” pro immigrati, che non hanno nulla a che spartire con il Popolo della Destra e del Centro Destraquasi … quasi … voto Berlusconi !

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17 maggio 2009

Inutile e pernicioso: è l'onu

Spesso ci si è chiesti (e sono anche stati scritti dei saggi come quello di cui si riproduce la copertina) a cosa serva l’onu.
Un consesso di tutti gli stati del mondo (quasi 200 !) nel quale vige il principio di maggioranza “per teste” con l’unica diga rappresentata dai membri permanenti del consiglio di sicurezza: cinque stati “importanti” (Stati Uniti d’America, Russia, Cina, Gran Bretagna o, meglio, Regno Unito e Francia) che hanno diritto di veto.
L’onu è il diretto erede della società delle nazioni, voluta dal presidente democratico degli Stati Uniti Wilson dopo la Grande Guerra e, negli anni, ha dimostrato la sua impotenza in tutte le guerre combattute dal 1945 ad oggi, in tutte le emergenze civili, in tutte le circostanze in cui si sono imposti i sanguinosi regimi comunisti.
Nonostante la sua conclamata inefficienza, l’onu è diventato ipertrofico e si è moltiplicato con la costituzione di numerosi organismi che, ugualmente, drenano risorse essenzialmente per mantenere una sempre maggiore struttura burocratica.
E’ da una simile idrovora di denaro, che sarebbe meglio utilizzato per interventi mirati a migliorare le condizioni di vita dei cittadini, che l’Italia ha subito un pesante attacco alla sua Sovranità e Integrità territoriale.
Uno dei tanti burocrati pagati (profumatamente) anche da noi, ha avuto la faccia tosta di intimare al governo italiano non solo di cessare i respingimenti dei barconi degli illegali, ma addirittura di ammettere sul suolo Patrio quei nemmeno mille clandestini ai quali si è riuscito di impedire lo sbarco sul nostro territorio.
Siamo in campagna elettorale e la risposta del ministro Maroni è stata negativa, ma voglio proprio vedere se sarà così anche dopo il 7 giugno, mentre sono in attesa di conoscere quanti altri barconi saranno effettivamente respinti.
L’onu rappresenta interessi che nulla hanno a che vedere con quelli dell’Italia e degli Italiani.
I paesi del terzo mondo vogliono solo sbarazzarsi di “risorse” in esubero.
I paesi occidentali (soprattutto Spagna e Francia) vogliono evitare di essere la meta di tali “risorse”.
Gli uni e gli altri vedono nell’Italia il ventre molle, la discarica che potrà essere il ricettacolo di quelle “risorse” e dovrà quindi arrangiarsi per la loro identificazione, mantenimento, integrazione.
Per la prima volta l’Italia sembra rifiutare il ruolo di vittima sacrificale e, per la prima volta dopo il 1935 (quando la madre dell’onu – la già citata società delle nazioni – impose sanzioni all’Italia perché aveva “osato” fare quel che Francia e Inghilterra, ma anche Portogallo, Belgio, Olanda e prima ancora, pur avendo nel 1935 già perdute le loro Colonie, Spagna e Germania avevano fatto, cioè conquistarsi un Impero) siamo entrati in contrasto con l’onu.
Era ora !
E speriamo che non sia un fuoco fatuo destinato a spegnersi con la pioggia di schede del 6 e 7 giugno prossimo.
L’Italia ha una densità di 200 abitanti per chilometro quadrato, una delle più alte al mondo.
Non esistono spazi per nuovi arrivi a meno di scacciare chi già è presente sul nostro territorio: cioè noi italiani.
Ammettere i milioni di estranei che vorrebbero entrare in Italia non solo comprometterebbe la pace sociale, il benessere e la sicurezza di noi italiani, ma è semplicemente impossibile senza eliminare chi già è presente.
Questo significa che chi sostiene, come l’onu, l’obbligo di accogliere gli illegali vuole in prospettiva trasformare l’Italia in un campo di battaglia.
Nella sostanza il diktat dei burocrati dell’onu lungi dal preservare la pace nel mondo porterebbe ad aprire un nuovo focolaio di terrore, morte e distruzione.
Ma forse l’onu ha la sua ragion d’essere solo quando ci sono delle guerre cui non riesce poi a por fine ...

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15 maggio 2009

Il falso babau della xenofobia

Il linguaggio “politicamente corretto” è un limite alla libera espressione e circolazione delle idee e, al tempo stesso, è limitato dai suoi canoni e dai suoi dogmi.
Ma il limite maggiore è quello di scatenare una “caccia alle streghe” snocciolando in ogni momento l’ anatema con l’abuso di parole quali razzismo, Fascismo e xenofobia, una new entry relativamente recente e che, però, nella liturgia buonista ha acquisito una dimensione strategica rilevante.
Come in tutta la pratica “politicamente corretta” anche il richiamo alla xenofobia è utilizzato in modo strumentale e completamente a sproposito e lo constatiamo quotidianamente nella vicenda del contrasto all’immigrazione clandestina.
Sui colli del potere personaggi che magari hanno trascorso l’intera loro esistenza al servizio di una ideologia menzognera come il comunismo, dopo aver sbagliato tutto (dall’opposizione all’ingresso dell’Italia nella Nato all’approvazione dell’invasione dell’Ungheria nel 1956 all’opposizione all’installazione dei missili Cruise e Pershing nel 1984) oggi insistono nell’interpretare un ruolo di guida morale che, proprio per tali trascorsi, non appartiene loro e si scagliano contro una presunta xenofobia dilagante in Italia, accreditando così le più becere interpretazioni di una politica governativa quanto mai prudente e fatta di piccoli passi in avanti e sin troppi passi indietro nel doveroso contrasto all’immigrazione.
Xenofobia è, letteralmente, paura dello straniero.
E di chi dovremmo avere paura noi italiani se non di chi viene da noi per occupare la nostra terra, i nostri posti letto in ospedale, i nostri posti di lavoro, le nostre case senza essere invitato e, soprattutto, senza alcuna regola ?
Quale società al mondo, in tutta la storia dell’Umanità, ha mai accettato di farsi da parte per “accogliere” gli stranieri ?
Persino nella disabitata America gli indigeni – tanto al Nord quanto al Sud – tentarono di resistere alla colonizzazione (che in quel frangente, a differenza della situazione che viviamo in Italia, era anche civilizzazione !) europea !
E là, allora, c’era posto per tutti, non era certo una situazione come quella italiana dove la densità è tale che ogni ingresso significa una riduzione degli spazi per gli italiani, figuriamoci quando sono milioni !
Ma tutti coloro che strillano al babau della xenofobia e del razzismo per condannare la (debole) politica governativa di contrasto dell’immigrazione non dicono come, secondo loro, si debba affrontare il problema.
Perchè problema, e molto grave, è !
Blaterano di “integrazione”, ma cosa significa ?
Significa che li dobbiamo mantenere con il nostro lavoro ?
Significa che dobbiamo rinunciare alle nostre tradizioni per fare spazio alle loro ?
Significa che dobbiamo impregnare le nostre strade degli odori della loro cucina, inquinando i profumi della nostra ?
Significa che dobbiamo trascurare l’istruzione dei nostri ragazzi per consentire ai loro di imparare quattro parole di italiano ?
Significa che i nostri vecchi dovranno aspettare di più al pronto soccorso perché le strutture non sono sufficienti ad assorbire l’aumentata richiesta di assistenza ?
Significa che le nostre donne dovranno continuare a temere di girare sole per le strade della loro città ?
Significa forse ridurre il nostro tenore di vita, tramite tasse più alte e lavori meno retribuiti, per consentire loro di stabilirsi in Italia ?
Sì, perché, è bello dire “aiutiamoli”, ma con quali soldi ?
E avete notato chi è che più di altri sostiene la tesi della “integrazione” ?
Chi vive protetto da scorte armate o dietro portoni di bronzo ben guardati dalle guardie svizzere oppure in quegli stati esteri che, trasformando l’Italia nella discarica dell’immigrazione, evitano di dover affrontare il problema a casa loro.
No, chi si esercita nell’esorcizzare il babau della xenofobia e del razzismo, non è credibile non dovendo sopportare le quotidiane difficoltà dei comuni cittadini.
Ma, soprattutto, non è affidabile perché non propone altro che una petizione di principio, senza fornire alcuna indicazione sul come calarla nella realtà quotidiana senza danneggiare gli italiani.
Il Popolo lo sa ed è per questo che sostiene non chi cerca di screditare il contrasto all’immigrazione agitando il babau della xenofobia e del razzismo, ma bensì chi, pur con troppi ripensamenti e con il guanto di velluto, cerca di difendere la nostra Identità Nazionale dando la giusta precedenza agli Italiani.

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14 maggio 2009

Selezionare l'immigrazione

Il 22 agosto 2005 ne Il Castello , quando non era ancora trasformato in aggregatore ma raccoglieva i post dei vari partecipanti, scrissi un intervento con lo stesso titolo odierno: selezionare l’immigrazione.
Purtroppo, dopo quattro anni, è tuttora attualissimo e la circostanza è ancor più grave se si pensa che il post era ispirato dalla lettura di un discorso del Cardinale Giacomo Biffi , già arcivescovo di Bologna, che risale al settembre 2000 e che ho ritenuto opportuno recuperare e lasciare a disposizione a questo link .
Con buona pace di laici, laicisti e anticlericali viscerali, fu un Cardinale a porre l’accento sul problema dell’immigrazione e, a differenza dei demagoghi odierni che pullulano nell’Italia formale delle istituzioni, mentre l’Italia reale del Popolo con maggioranze bulgare approva la “linea dura” appena accennata da Lega e Berlusconi, indicò anche una soluzione: selezionare l’immigrazione.
E’ opportuno ricordare le chiarissime parole del Cardinale Biffi:
Una consistente immissione di stranieri nella nostra penisola è accettabile e può riuscire anche benefica, purché ci si preoccupi seriamente di salvaguardare la fisionomia propria della nazione. L'Italia non è una landa deserta o semidisabitata, senza storia, senza tradizioni vive e vitali, senza una inconfondibile fisionomia culturale e spirituale, da popolare indiscriminatamente, come se non ci fosse un patrimonio tipico di umanesimo e di civiltà che non deve andare perduto.”.
Diventa dunque un obbligo considerare che
A questo fine, le concrete condizioni di partenza degli immigrati non sono ugualmente propizie; e le autorità non dovrebbero trascurare questo dato della questione. In una prospettiva realistica, andrebbero preferite (a parità di condizioni, soprattutto per quel che si riferisce all'onestà delle intenzioni e al corretto comportamento) le popolazioni cattoliche o almeno cristiane, alle quali l'inserimento risulta enormemente agevolato (per esempio i latino-americani, i filippini, gli eritrei, i provenienti da molti paesi dell'Est Europa, eccetera); poi gli asiatici (come i cinesi e i coreani), che hanno dimostrato di sapersi integrare con buona facilità, pur conservando i tratti distintivi della loro cultura. Questa linea di condotta - essendo "laicamente" motivata - non dovrebbe lasciarsi condizionare o disanimare nemmeno dalle possibili critiche sollevate dall'ambiente ecclesiastico o dalle organizzazioni cattoliche. Come si vede, si propone qui semplicemente il "criterio dell'inserimento più agevole e meno costoso": un criterio totalmente ed esplicitamente "laico", a proposito del quale evocare gli spettri del razzismo, della xenofobìa, della discriminazione religiosa, dell'ingerenza clericale e perfino della violazione della Costituzione, sarebbe un malinteso davvero mirabile e singolare; il quale, se effettivamente si verificasse, ci insinuerebbe qualche dubbio sulla perspicacia degli opinionisti e dei politici italiani.".
E non temeva di affrontare, un anno prima dell’11 settembre 2001 !, la questione musulmana, dichiarando che:
Gli islamici - nella stragrande maggioranza e con qualche eccezione - vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra "umanità", individuale e associata, in ciò che ha di più essenziale, di più prezioso, di più "laicamente" irrinunciabile: più o meno dichiaratamente, essi vengono a noi ben decisi a rimanere sostanzialmente "diversi", in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro.”.
Parole che, se ascoltate e se adottati i provvedimenti necessari, proseguendo sulla strada aperta dalla Bossi-Fini, ci consentirebbero di guardare al problema dell’immigrazione con minori preoccupazioni.
Siamo, invece, ancora al punto di partenza, anzi siamo in una situazione peggiore, perché degenerata e perché le politiche lassiste di tutti questi anni, unite alle pressioni della curia romana, dell’onu, della sinistra e, adesso, anche di personaggi che si ritrovano nell’ala radicalfiniana del pdl, il partito di Berlusconi !, sono in grado di costringere a compromessi in perdita anche la Lega che pure della lotta all’illegalità e per la sicurezza ha fatto un suo cavallo di battaglia, “scippandolo” alla Destra.
Così se si istituisce il reato di clandestinità, questo è sanzionato dalla sola ammenda e consegna del foglio di via (del cui uso potete ben immaginare cosa farà l’illegale se non sarà accompagnato coattivamente ed immediatamente alla frontiera!).
E nonostante il reato di clandestinità, si consentirà a medici e presidi di curare illegali e di accogliere studenti figli di clandestini, senza doverne segnalare la presenza all’Autorità di Polizia per i relativi provvedimenti di espulsioni.
Si istituiscono le Ronde ma disarmate, invece di consentire loro gli stessi poteri (e magari anche qualche necessaria e opportuna libertà in più …) delle Forze dell’Ordine.
Ci troviamo così a dover giustificare, contro una canea mondiale ostile, un provvedimento essenziale ma tardivo: il respingimento dei barconi prima che entrino nelle nostre acque internazionali.
In sostanza l’onu, la curia romana, la sinistra capeggiata dal pci/pds/ds/pd, ma anche l’udc di Casini e i radicalfiniani del pdl, vorrebbero che fosse consentito l’ingresso in Italia di chiunque, senza poi fornire alcuna soluzione sul loro trattamento.
Ma se il respingimento continuerà anche dopo le elezioni del 6 e 7 giugno, l’accordo (vergognoso per la sua motivazione ufficiale) di Berlusconi con Gheddafi varrà tutto l’oro che ci costa, perché avere la possibilità di trattare i clandestini in campi a ciò deputati in Libia, libererà l’Italia da un onere improprio e ingiusto.
La Libia, infatti, ha presieduto la commissione per i diritti umani dell’onu e, pertanto, è la nazione più indicata per il trattamento degli eventuali profughi.
E dovrà essere un trattamento che coinvolga tutte le nazioni, per cui se saranno individuati dei soggetti aventi diritto all’asilo politico, questi dovranno essere equamente ripartiti fra tutte le nazioni dell’onu, in proporzione alla loro popolazione e non scaricati tutti in Italia.
Dove dovremo accogliere – a braccia aperte – anche chi verrà per lavorare, accettando le nostre regole, leggi, costumi e tradizioni, in base ai posti che verranno resi liberi da apposite comunicazioni e non in numero superiore a questi, per garantire loro un lavoro e i relativi mezzi di sostentamento.
In sostanza chi si oppone ad una selezione dell’immigrazione secondo i concetti ispirati al discorso precursore del Cardinale Biffi, con una attuazione di un blocco degli ingressi come è consentito dal respingimento attivo purchè continui anche oltre il periodo elettorale e sia completata da una bonifica interna nei confronti degli illegali che già hanno fatto metastasi in Italia, si ispira a concetti teorici di indubbio impatto emotivo.
Non dicono però queste verginelle sante come si possa gestire l’arrivo in Italia di milioni di irregolari, che entrerebbero se dovessimo dar loro retta, in termini di lavoro, igiene, sicurezza, rapporti sociali, istruzione.
Non lo dicono perché non hanno alcuna soluzione e non possono averla perché non esiste, l’unica essendo la trasformazione radicale dell’Italia in una società priva di identità, di memoria e di coesione sociale.
Quanti (dall’onu alla curia romana, dal pci/pds/ds/pd ai radicalfiniani del pdl) contestano la politica del respingimento (che, da sola, limita ma non risolve il problema per il quale occorre una cura da cavallo come indicata !) si riempiono la bocca di “diritti umani”, ma non sanno proporre alcuna soluzione.
Piegarsi alla loro demagogia significa solo porre le basi per scontri sociali e violenze di ogni genere, perché l’Italia è uno stato che insiste su un territorio già densamente popolato, con cittadini già pesantemente tassati e l’ingresso di milioni di diseredati impoverirebbe drammaticamente il Popolo italiano e scatenerebbe la logica e conseguente reazione nei confronti di chi ha causato tale perdita di benessere.
Chi contrasta una politica rigida e selezionatrice dell’immigrazione lo fa in danno del Popolo italiano.
E questo non è né razzismo, né xenofobia, paroloni sprecati a sproposito per cercare (senza riuscirci, perché l’abuso di tali termini equivale al gridare “al lupo, al lupo” quando il lupo non c’è) di screditare e criminalizzare un fenomeno giusto e sacrosanto che il Popolo dimostra di aver ben compreso e recepito: la difesa dell’Identità nazionale.


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13 maggio 2009

Un voto proiettato verso il futuro

Se al comune di Bologna concorrono 13 aspiranti sindaco e ben 23 liste di aspiranti consiglieri comunali, provincia e quartieri, fatte le debite proporzioni, non sono stati da meno.
Nove candidati alla presidenza della provincia e 16 liste per un ente che, da tempo, meriterebbe di essere abolito, con il risparmio di 10 miliardi di euro.
Purtroppo i posti da consigliere non sono mai abbastanza ed ecco che la proposta di abolizione della provincia, vecchio cavallo di battaglia del Partito Repubblicano Italiano di Ugo La Malfa, resta sempre sulla carta.
Per i 9 quartieri di Bologna, abbiamo 7 liste “base” presenti ovunque ed altre due liste (se non sbaglio) ad hoc per un quartiere specifico, finalizzate ad eleggere 9 presidenti di quartiere e 152 consiglieri.
Chi votare ?
Ognuno di noi ha le sue risposte, fondate sulla propria personale esperienza, sensibilità, senso di priorità, rapporti personali con i candidati ed è giusto che ognuno abbia la convinzione delle proprie scelte.
Per quanto mi riguarda parto da considerazioni di carattere ideale, dando la preferenza, non esistendo partito o movimento che rispecchi in tutto le mie convinzioni, ai Valori etici che hanno la precedenza su considerazioni di carattere economico o di politica estera.
E’ la Destra, quindi, quella vera però, ad attirare la mia attenzione.
Perché la Destra vera ?
Perché c’è un partito (il pdl “partito di centro moderato e liberale” per stessa definizione del suo fondatore e padrone) che viene etichettato dalla sinistra come “destra” pur non essendolo e, anzi, avendo tra le sue fila numerosi elementi che con la destra non c’azzeccano alcunché.
Soprattutto nei Valori etici, che appartengono di diritto alla Destra, la componente radicalfiniana, ma anche quella liberale classica, rappresentano un qualcosa di stridente con il concetto di Destra.
C’è poi un altro partito (la Lega Nord) che ha mutuato dalla Destra le battaglie più qualificanti, salvo poi rinunciarvi per un federalismo – solo fiscale – da operetta.
Una Lega tutta “chiacchiere e poltrone governative” che ha, via via, rinunciato all’opposizione al trattato di Lisbona, all’obbligo di denuncia dei clandestini da parte di medici e presidi, alle Ronde armate come strumento di bonifica interna e di realizzo di una maggiore sicurezza nelle città, salvo poi, in un soprassalto troppo vicino alla scadenza elettorale per essere completamente credibile, impugnare – come peraltro ha fatto Berlusconi – il processo di respingimento dei barconi degli illegali.
Le perplessità che seguono la Lega restano e se le sono grato per questo ultimo provvedimento sui respingimenti in acque internazionali, attendo però di verificare che non sia solo una azione finalizzata alle elezioni e verificherò se, dopo il 7 giugno, proseguirà.
Ma, dice qualcuno, votando a Destra, che non è collegata con un partito che possa fare maggioranza, si rischia di disperdere il voto.
E’ un ragionamento che ho respinto lo scorso anno alle politiche, perché per stare assieme occorre riconoscersi reciprocamente pari dignità e che a maggior ragione respingo alle amministrative di Bologna 2009.
Avrei infatti potuto pensare ad un sacrificio per favorire un candidato od una lista comune del Centro Destra che, ben conscio di partire da una posizione di minoranza, facesse uno sforzo per superare i personalismi e cercare di “riaccendere Bologna”.
Cazzola e Guazzaloca, invece, unitamente ai loro sostenitori non solo si sono divisi per il consiglio comunale dove, peraltro, potevano salvarsi “in corner” con un accordo preliminare che considerasse il primo turno come una “primaria” per poi far confluire i voti al secondo turno sul candidato meglio piazzato, ma hanno fatto volare gli stracci da una parte all’altra, compromettendo ogni futuro ballottaggio, dell’uno e dell’altro.
Peggio ancora.
Si presentano divisi nei quartieri, dove, matematicamente, vince chi prende più voti e non c’è il ballottaggio, regalando tutti i quartieri (anche quelli storicamente di Centro Destra) alla sinistra.
Lo stesso giochino suicida hanno fatto alla provincia, dove, per la presenza di zone rosse come l’imolese e il persicetano, è più difficile che in comune costringere anche al solo ballottaggio il candidato della sinistra.
Così, nonostante due candidati decisamente spenti, la sinistra può dormire sonni tranquilli.
Perché, allora, dovrei premiare uno di costoro ?
Fortunatamente ho una ampia scelta di Destra, vera, per poter scegliere e il mio orientamento è di votare:

STEFANO MORSELLI e la sua lista per il comune di Bologna

PIETRO PAOLO LENTINI della lista “Destra per Bologna – Fiamma Tricolore – Lentini Presidente” per la provincia di Bologna

FORZA NUOVA, che si presenta in tutte le circoscrizioni, per il quartiere.

Forza Nuova resta anche, ad oggi, il mio orientamento di voto per le europee.

Sono candidature e liste perdenti ?
Ma poiché a Bologna il Centro Destra ha scelto di regalare tutto alla sinistra, non vedo perché dovrei “turarmi il naso” per votare un partito della maggioranza di governo che sarebbe comunque perdente a Bologna.
Preferisco mettere in frigorifero il mio voto per il futuro, auspicando che anche il mio voto possa essere uno stimolo per la rifondazione della Destra in Italia, partendo da quel nucleo che, anche in questa circostanza, rifuggirà dalle sirene di personaggi ondivaghi e incerti nella loro tenuta contro la sinistra, per scegliere la vera Destra.
Indipendentemente dal risultato che uscirà dalle urne, tanto non abbiamo nessuna poltrona da salvaguardare o da conquistare.



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12 maggio 2009

Vogliono trasformare l'Italia nella discarica dell'immigrazione

Con l’ultima presa di posizione dell’onu che “invita” l’Italia a riammettere gli illegali intercettati in acque internazionali e ricondotti ai porti di partenza, è ormai chiaro il disegno delle lobbies politico-affaristiche internazionali.
Vogliono trasformare l’Italia nella discarica dell’immigrazione.
E purtroppo possono contare sul sostegno delle quinte colonne interne: pci/pds/ds/pd, no global e centri sociali, radicalfiniani del pdl.
Allora dobbiamo ricordare, insistendo come la goccia che scava la pietra, che gli unici a dover e poter decidere sono gli italiani che, con maggioranze bulgare, in ogni sondaggio anche commissionato da associazioni e stampa di sinistra, appoggiano la politica del respingimento.
Tanto è vero che anche Berlusconi cerca di “mettere il cappello” su questo atteggiamento, rivendicando il merito della decisione coem capo del governo.
Si lamentano che in Libia non avrebbero garanzie nei trattamenti ?
Non possono farlo, visto che è stato l’onu stesso e i suoi cortigiani italiani ad insignire questa Libia della presidenza della commissione sui diritti umani.
Quale stato potrebbe meglio ospitare i profughi, garantendo loro ogni diritto se non chi ha presieduto tale commissione per i diritti umani ?
Ma, ancora più importante è la volontà dei cittadini italiani che chiedono al proprio governo di garantire la vivibilità delle proprie città, la sicurezza della loro incolumità e la protezione dei loro beni e delle loro proprietà.
Quale migliore sistema se non quello di blindare le porte dell’Italia e procedere, quindi, ad una bonifica interna con l’espulsione, illico et immediate, di tutti clandestini che saranno catturati ?
Noi italiani abbiamo il diritto di vivere in pace e sicurezza all’interno della nostra Patria e il dovere di scegliere chi ammettere entro i nostri confini.
Chi sostiene il contrario non ama l’Italia e danneggia gli italiani, compromettendo il nostro futuro.

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11 maggio 2009

Bologna:ammesse 23 liste e 13 aspiranti sindaco

Unico candidato escluso Beppe Maniglia, troppo naif per Palazzo d’Accursio ?
Peccato.
Mi sarebbe piaciuto vedere quanti voti avrebbe ottenuto e, forse, anche questa considerazione ha scosso il “palazzo” che, con i suoi formalismi legali, lo ha escluso.
Almeno Beppe Maniglia ci ha provato: onore al merito e arrivederci fra cinque anni.
Esclusa anche la sua lista ed una lista di appoggio a Cazzola.
Adesso si comincia a correre sul serio.
Meno di un mese e 13 candidati per la poltrona più prestigiosa della città.
Una eredità pesantissima: degrado, traffico, inquinamento, violenze, rapine, clandestini.
Bologna la città annaspa come il Bologna calcio di cui è fedele interfaccia.
Tre sono i candidati “maggiori”.
Uno rappresenta la continuità con la fallimentare giunta del sindaco forestiero ed è forestiero pure lui.
Dalla sua ha l’armata rossa del vecchio pci, ora pd, bolognese in cui gli adepti anche quando non capiscono, si adeguano.
Ha alcune presenze di disturbo che potrebbero impedirgli di raggiungere il traguardo al primo turno, favorendo una ricomposizione al secondo turno del Centro Destra, profondamente lacerato da personalismi e dalle pessime scelte dei colonnelli bolognesi di Berlusconi di cui si è già straparlato con i due "campioni" Alfredo Cazzola e Giorgio Guazzaloca.
Anche la Destra è divisa nei suoi movimenti identitari più stabili e consolidati (Forza Nuova e Fiamma Tricolore) e con il candidato forse più accreditato che è Stefano Morselli, nome di spicco della Destra bolognese.
Morselli che sul suo sito scrive:
Per i fuori dal coro come noi questo è il momento di serrare i ranghi e di mettercela tutta per toglierci e togliervi di mezzo questa gentaglia.
INSIEME TUTTO DIVENTA POSSIBILE.
”.
Proprio così: insieme tutto diventa possibile.
Anche raggiungere risultati importanti, come sarebbe dotare il consiglio comunale di Bologna di una rappresentanza autenticamente di Destra a tutela dei veri interessi dei cittadini, che sono poi quelli di vivere in una città percorribile, sicura e pulita in ogni senso.
Chiediamo molto ?
Non credo, anche se per l’attuale giunta e i suoi sostenitori che ora hanno la faccia tosta di presentare un nuovo candidato estraneo alla città, l’impresa si è rivelata al di sopra delle loro capacità e possibilità.

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10 maggio 2009

L'Italia non sarà multietnica

Polemiche roventi davanti alle prime, timide azioni del governo per realizzare le promesse elettorali che rappresentano anche la volontà degli italiani.
Si parla del decreto sicurezza cui è stato sottratto l’obbligo di denuncia dei clandestini da parte di chi esercita un pubblico servizio (ad esempio medici pubblici e presidi) e dove le Ronde sono state declassate a meri gruppi di podisti “armati” solo di telefono cellulare.
Si parla del respingimento attivo dei barconi degli illegali per ricondurli là dove sono partiti.
Si parla della proposta del leghista Matteo Salvini di riservare posti in metropolitana ai milanesi.
Tutte queste iniziative sono state ferocemente attaccate dalle “anime belle” del politicamente corretto, in un coro che va dall’onu al Vaticano, dal pci/pds/ds/pd ai radicalfiniani del pdl.
Tutta gente che vive al riparo, per il ruolo che ricopre, dai rischi che il semplice cittadino corre quotidianamente.
E’ il rischio di essere scippato.
E’ il rischio di trovarsi qualche zingaro in casa (senza averlo invitato) e che magari un solerte magistrato libera con motivazioni sociologiche consentendogli di tornare a delinquere (e ti condanna se hai reagito all’intrusione con qualche schiaffone ben assestato).
E’ il rischio di essere travolto da un illegale ubriaco che sta fuggendo dopo aver rubato una macchina.
E’ il rischio, per le nostre donne, di fare tardi una sera e di essere stuprate da un gruppo di clandestini arrapati.
E’ il rischio di dover andare al pronto soccorso e attendere che vengano visitati prima di noi – che paghiamo le tasse per avere quel pronto soccorso – degli illegali che, magari, sono lì dopo una rissa che è costata anche l’intervento della nostra Polizia.
A tutto questo i cittadini che non vivono dietro mura e portoni protetti da scorte armate e guardie svizzere, chiedono sia posto fine.
Uno stato ha senso – e meriterebbe la “s” maiuscola – quando corrisponde al contratto stipulato con chi quello stato ha costituito, i suoi cittadini, garantendo in primo luogo la sicurezza e i servizi per i quali si pagano fior di quattrini.
Questo stato, fino ad ora, è stato inadempiente.
A fronte di tasse profumatamente pagate, non ha corrisposto con provvedimenti che garantiscano sicurezza e servizi a chi quelle tasse paga, ai cittadini italiani.
Il timidi provvedimento sulla sicurezza e le altre iniziative intraprese o ventilate dal governo e dalla Lega, tendono a far sì che lo stato adempia al suo obbligo.
Chi vi si oppone, motivando con ridicole affermazioni che richiamano le leggi razziali o sulle presunte violazioni dei diritti umani o di norme formali di leggi che possono sempre essere cambiate se lo richiede la sicurezza e il benessere dei cittadini, va contro l’interesse di chi dovrebbe rappresentare e perpetua l’inadempimento dello stato alle sue obbligazioni.
Non è un caso che percentuali “bulgare” nei vari sondaggi (ad esempio quelli di Sky tg 24 pur se è manifestamente ostile al governo) danno ragione a Maroni, nella sua querelle con il rimpiazzo ferrarese di Veltroni e, ancora in misura maggiore (82 contro 18 !!!), vedono gli italiani favorevoli al respingimento in mare degli illegali.
Onu, Vaticano, pci/pds/ds/pd e radicalfiniani del pdl rappresentano, quindi, la minoranza degli italiani.
Quella minoranza che, protetta dai suoi privilegi, si disinteressa della sicurezza e del benessere del Popolo.
E’ la stessa minoranza privilegiata che cominciò ad agire contro il terrorismo rosso solo quando le brigate rosse colpirono uno di loro, Aldo Moro.
Berlusconi ha dichiarato che i respingimenti continueranno e che l’Italia non diventerà multietnica: spetta a noi cittadini il compito di obbligarlo a mantenere la sua promessa.
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08 maggio 2009

Respingimento immigrati:purchè non sia un caso (elettorale) isolato

Finalmente possiamo dire che una promessa elettorale sulla sicurezza comincia ad essere mantenuta.
Un paio di barconi di immigrati sono stati intercettati nel Canale di Sicilia e gli illegali che volevano sbarcare da clandestini in Italia riportati in Libia, da cui erano partiti.
E’ così che si fa per tutelare gli interessi degli italiani onesti.
E’ naturale che le anime belle che vorrebbero trasformare la nostra Patria in una sentina dell’immigrazione, strillano e strepitano: dall’onu al Vaticano, dal pci/pds/ds/pd ai radicalfiniani del “partito di centro, moderato e liberale” che dimostra di essere sempre più simile alla vecchia dc, con un’ala conservatrice ed una sbilanciata a sinistra peggio della torre di Pisa.
Lasciamoli strillare: chi se ne frega !
Il segnale che dobbiamo dare a chiunque guardi all’Italia come ad una meta facilmente raggiungibile ed in cui facilmente insediarsi, deve essere forte e preciso: vi rimandiamo a casa !
Anzi, non vi permetteremo più di sbarcare, perché grazie alle innovazioni tecnologiche, siamo in grado di intercettarvi e riportarvi al porto di partenza.
E’ un messaggio che deve essere ripetuto con determinazione, perché il lassismo di tutti questi anni è stato percepito come un lasciapassare dagli illegali e come una resa da chi (Spagna e Francia in testa) ha interesse acchè il flusso dei clandestini abbia come meta l’Italia e non altri.
Ricordo come a Ceuta e Melilla gli spagnoli spararono sui clandestini che cercavano di entrare nel loro territorio e ricordo il trattamento che la Francia – con Sarkozy ministro degli interni – riservò ai “sans papier” .
Ricordo altresì, ai buonisti senza memoria, che gli Stati Uniti hanno eretto chilometri di muro per impedire l’invasione del loro territorio da parte dei messicani illegali.
Il respingimento attivo dei barconi di clandestini fu adottato anche dal governo australiano che utilizzò all’uopo la sua marina militare.
Persino l'insignificante Malta ha adottato una politica dell'immigrazione fortemente dissuasiva nei confronti di chi pensasse di sbarcare su quelle coste.
Perché, allora, noi italiani dovremmo aprire tutte le porte ?
Alla chiusura delle frontiere dovrà poi corrispondere una azione di pulizia interna nei confronti di chi, a seguito della politica lassista fino ad ora perseguita, è già all’interno dei nostri confini.
Questo dovrà essere il compito delle Forze dell’Ordine e delle Ronde purchè queste ultime siano autorizzate ad andare ben oltre che un semplice “pattugliamento” armate di … telefono cellulare !
Dovrà essere ben chiaro che sono finiti gli anni di vacche grasse per l’illegalità in Italia e il messaggio facilmente comprensibile: i clandestini avranno vita grama con un durissimo giro di vite.
Perché non ci importa un fico secco di come ci considerano all’estero.
Noi cittadini vogliamo avere la possibilità di camminare sicuri, a qualsiasi ora ed in qualsiasi via delle nostre città.
Vogliamo poter partire per le vacanze e per i fine settimana senza doverci preoccupare se abbiamo blindato casa, così come d’estate preferiamo dormire con le finestre aperte – certi di vivere in località tranquille – che non con l’aria condizionata accesa e le tapparelle sigillate per paura delle rapine.
Se per ottenere ciò dobbiamo usare il pugno di ferro che si usi il pugno di ferro, il guanto di velluto non ha funzionato.
E che onu e Vaticano, pci/pds/ds/pd e radicalfiniani del pdl strepitino pure.
Ma se questa politica sarà tale anche dopo la scadenza elettorale, gli italiani premieranno chi è dalla loro parte e non chi è dalla parte dei clandestini.
Sì, perché il sospetto che sia tutta una mossa elettorale e che dopo il 7 giugno si torni al vecchio lassismo è molto forte …


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07 maggio 2009

Come rivalutare le leggi razziali

Il rimpiazzo ferrarese di Veltroni, nella sua foga di contraddire sempre e comunque le iniziative di Berlusconi, è riuscito nella titanica impresa di rivalutare le leggi razziali del 1938 che, ormai, erano entrate di diritto nell’elenco degli anatemi liturgici di ogni politico.
Non sapendo come motivare la sua contrarietà ad un debole provvedimento che vorrebbe garantire maggiore sicurezza ai cittadini, ma dal quale sono state espunte o edulcorate le norme più qualificanti come l’introduzione dell’obbligo di denuncia di clandestini da parte di quanti svolgono un pubblico servizio quindi anche dei medici del pronto soccorso e dei presidi, il rimpiazzo ferrarese di Veltroni ha dichiarato urbi et orbi che il decreto sicurezza è come le leggi razziali.
Ora, poiché il decreto del governo, pur con le sue manchevolezze citate, rappresenta una risposta (parziale) ai desideri legittimi degli italiani di avere strade pulite, maggiore sicurezza, contrasto della criminalità, degli stupri, degli scippi e delle rapine, qualunque cittadino penserà che anche le leggi razziali erano finalizzate a conseguire risultati voluti e di interesse comune.
Il rimpiazzo ferrarese di Veltroni equiparando un atteso provvedimento alle leggi razziali ha così rivalutato queste ultime, buttando nel cestino anni ed anni di comunicazione tesa a rappresentarle come il “male assoluto”.
Complimenti e auguri per le prossime riabilitazioni che emergeranno dal leader del pci/pds/ds/pd.
A noi non resta che auspicare che, preso atto della intollerante e preconcetta posizione della sinistra, il governo introduca anche quelle norme che renderebbero il decreto sicurezza pienamente corrispondente ai desiderata degli italiani.
Norme che passano necessariamente dal rendere effettivo, per ogni conseguenza, quindi anche per l’obbligo di denuncia, il reato di clandestinità e conferendo alle Ronde anche quei poteri di polizia che consentirebbe a noi cittadini di partecipare attivamente all’azione tesa a ripulire le nostre città dalla criminalità.

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05 maggio 2009

L'ennesima boiata di Fini

Mentre il rimpiazzo di Veltroni si crogiola nei pettegolezzi, sperando di poterne guadagnare qualcosa, ma probabilmente sognando di essere al posto di Berlusconi, l’opposizione a tutto ciò che era stato promesso in campagna elettorale si concentra nella persona del presidente della camera.
Gianfranco Fini, già erede di Almirante, Fascista del 2000 ed una volta leader della Destra italiana, continua ad esercitarsi in spericolate dichiarazioni che nulla hanno a che vedere con una sana politica di destra.
Sembra quasi che, con i suoi continui rilanci, voglia dimostrare quanto siano caduti in basso i suoi “colonnelli” che continuano a seguirlo nelle sue serpentine in territorio tradizionalmente di sinistra.
L’ultima (purtroppo temo solo in ordine cronologico) boiata di Fini riguarda l’ormai sclerotico decreto sicurezza.
Al signor Fini non va bene neppure l’obbligo ai presidi di segnalare all’Autorità di Polizia quanti cercassero di iscriversi a scuola con genitori clandestini.
Come per la questione della denuncia da parte dei medici, è insorta la compagnia buonista, quella che – con i nostri soldi ed a scapito della nostra sicurezza – vorrebbe tenere in Italia tutti i clandestini.
Magari in hotel a cinque stelle, offrendo loro ogni confort, dalla sanità all’istruzione: tutto pagato con le nostre tasse.
Naturalmente costoro brandiscono leggi e costituzione formale per danneggiare unicamente quei cittadini italiani che non solo li hanno eletti, ma consentono loro di vivere da privilegiati.
Se Fini proprio ci tiene ai suoi clandestini, che se li porti a casa sua e dei suoi sostenitori, li nutra e, sempre a spese sue e di chi continua ciecamente a sostenerlo, li curi e li istruisca.
Diciamola francamente: me ne frego di quel che dice la costituzione se il suo ossequio formale mi costa in tasse ed in aumento della criminalità.
Se la nostra costituzione, come sostiene Fini, è tale da danneggiare i cittadini per tutelare i clandestini, allora va cambiata con ogni immediatezza.
Mi auguro (anche se non lo credo) che la Lega almeno per una volta, avendo già ottenuto il federalismo fiscale, tenga duro fino alla crisi di governo.
Un ultimo pensiero ai vari Gasparri, La Russa e soci.
Come potete continuare ancora a sostenere le balzane idee del signor Fini ?

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04 maggio 2009

Mario Sossi si candida con Forza Nuova

Sfogliando il sito di Forza Nuova trovo una notizia sulla quale temo sia stato steso il solito velo di silenzio: Mario Sossi è candidato per Forza Nuova nella circoscrizione Nord Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) alle prossime europee.
Mario Sossi: chi era costui ?
Ho l’impressione che molti giovani che si affannano nella politica odierna credendosene profondi conoscitori, non abbiano memoria di Mario Sossi, protagonista di una vicenda sviluppatasi quando – forse – molti di loro non erano neppure nati.
Nella primavera del 1974 Mario Sossi lavorava come sostituto procuratore a Genova.
Era impegnato nelle indagini sulle prime manifestazioni violente della sinistra, quando le brigate rosse erano ancora “presunte”.
Fu rapito.
Celebre la fotografia, diffusa dai terroristi stessi, in cui appariva con alle spalle il drappo brigatista e con il volto tumefatto.
Penso che a digitare il nome di Mario Sossi in un qualsiasi motore di ricerca possiate trovare la fotografia di cui parlo e anche qualche racconto sulla vicenda.
Poiché però ho poca fiducia nelle storie raccontate da altri, preferisco ricordare Mario Sossi con parole mie e richiamando alla memoria i miei ricordi e le mie sensazioni di allora.
Mi aiuta anche il libro che il magistrato scrisse e che fu pubblicato cinque anni dopo dalla casa editrice messa in piedi da Il Giornale nuovo di un’altra vittima delle brigate rosse, Indro Montanelli (prima di rimanere vittima della sua antipatia verso Berlusconi …) e di cui riproduco la copertina.
Un gruppo terrorista delle brigate rosse, dunque, rapì Mario Sossi e lo tenne segregato per 35 giorni.
Come accadde successivamente per Aldo Moro, i terroristi tentarono di ricattare lo stato e si dice che la liberazione del magistrato avvenne a seguito della “promessa” di scarcerare alcuni compagni di lotta cresciuti in un circolo denominato “22 ottobre” artefici di un omicidio, rapine e attentati e che furono condannati grazie alle indagini ed all’opera dello stesso Sossi.
I rapimenti, le aggressioni con relativa “gambizzazione”, erano all’ordine del giorno in quegli anni, ma quello di Sossi rappresentò una manifestazione di forza dei terroristi rossi, sia per il bersaglio, che per la durata del sequestro.
Anche allora l’Italia, anche quella che doveva dirigerci, si spaccò tra chi voleva trattare e chi rifiutava ogni dialogo con i banditi.
La liberazione di Sossi fu accompagnata da polemiche, da sospetti, dalla solita dietrologia che si spreca in queste vicende.
Ancora allora ci fu chi continuò a definire “presunte” le brigate rosse (tale “cautela” fu messa da parte solo con il rapimento di Moro).
Ci fu anche chi cercò di infangare la figura di Mario Sossi, parlando di suoi presunti cedimenti ai terroristi e confondendo una naturale attività tesa a salvaguardare la propria vita con la rinuncia a tutto ciò in cui credeva.
E Sossi dimostrò il suo temperamento quando andò a testimoniare contro i suoi rapitori, senza timori e con parole che, da sole, furono il più completo atto di accusa non solo contro i sequestratori, ma anche contro tutto il movimento terrorista e chi, continuando ad usare il termine “presunte” riferito alle brigate rosse, lo aveva sottovalutato e oggettivamente aiutato a crescere e rafforzarsi.
Merita di essere ricordato, con un doveroso omaggio, anche il superiore gerarchico di Sossi, il procuratore di Genova Francesco Coco.
Mi ricordo che venne più volte intervistato e, dopo la liberazione di Sossi, fu colui che impedì il rilascio dei compagni di battaglia dei terroristi.
Questo suo coraggio fu pagato da lui e dagli agenti addetti alla sua scorta due anni dopo, quando fu assassinato, in un nuovo e più feroce “salto di qualità” che i banditi con la bandiera rossa avevano fatto e che sarebbe culminato, dopo altri due anni, con il rapimento e l’uccisione di Moro e della sua scorta.
Credo che la vicenda di Mario Sossi sia difficilmente dimenticabile da chi, come me, all’epoca aveva 18 anni, come tutti gli eventi che caratterizzarono quegli anni, che ci passarono intorno e ci appassionarono, travolgendo la nostra adolescenza e trasformando la gran parte di noi in uomini con le loro idee ben definite.
La memoria di quegli anni è, in me, ancora molto viva e Mario Sossi rappresentò e rappresenta un modello di comportamento e sono contento che sia candidato nella lista che sono orientato a votare per le europee.
Mario Sossi, continuò la sua azione in magistratura fino alla pensione.
Oggi si candida con Forza Nuova, per un seggio che non riuscirà mai ad ottenere e, ancora una volta, diventa il simbolo, un esempio di dirittura morale nei confronti di quei tanti piccoli uomini pronti a rinunciare alle proprie idee sull’altare di un seggio parlamentare o di uno strapuntino locale.
Mi dispiace solo che sia candidato nel Nord Ovest, mentre io sono un elettore della circoscrizione Nord Est.

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