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09 agosto 2009

Immigrazione:espellere i clandestini

Nonostante i sermoni di Napolitano e di un Fini che è sempre più distinto e distante dai sentimenti del Centro Destra (sull’immigrazione come sull’aborto, sulla fecondazione assistita come sulla pratica di governo) e farebbe meglio a saltare anche formalmente il fosso per mettersi agli ordini di Franceschini (!?!), la politica voluta dalla Lega sta dando i primi, faticosi frutti.
Beno o male si è fermato l’afflusso di illegali.
Avrei sicuramente preferito che il risultato fosse stato ottenuto per una azione attiva delle Forze Armate Italiane e non per un accordo con il beduino di Tripoli che, adesso, ce la fa pagare non solo pretendendo denaro e assurde “scuse” per l’epoca in cui la Libia era Colonia Italiana, ma anche imponendo ultimatum ai nostri pescherecci ed estendendo unilateralmente le sue acque territoriali fino a cinque volte il dovuto.
Ma “cosa fatta, capo ha”.
Si fa sempre in tempo, risolti i problemi più impellenti, ad impartire una lezione a chi alza troppo la cresta e si comporta in modo arrogante.
Il dato su cui lavorare, adesso, è che fermato il flusso degli illegali è necessario dare una ripulita liberando il territorio nazionale dai clandestini già presenti perché arrivati negli anni del lassismo.
Purtroppo la legge che, finalmente !, introduce il reato di clandestinità ha una grossa pecca che è il passaggio davanti al giudice di pace una volta che il clandestino è stato individuato.
Meglio, molto meglio, l’espulsione immediata.
In fondo, se la clandestinità è un reato, e tale è, cosa è necessario accertare ?
Se il soggetto è entrato in Italia senza permesso deve essere rispedito a casa, senza onerosi e dilatori passaggi intermedi.
In questo lavoro di individuazione e raccolta degli illegali già presenti sul territorio nazionale potrebbero essere utili le famose “Ronde” se venisse loro concesso qualche potere e strumento in più rispetto al telefono cellulare, ben misera arma contro la criminalità.
L’auspicio è che siamo solo all’inizio per ripristinare la legalità in Italia, sul cui territorio dovranno essere presenti solo stranieri in regola, che vogliano lavorare ed integrarsi nella nostra società, assimilando i nostri costumi, le nostre Tradizioni, i nostri cibi e non pretendendo di mantenere in vita i loro.
Con una integrazione graduale che implica la presenza di piccoli nuclei sparsi di stranieri e non di comunità, spesso chiuse e raggruppate, che mantengono intatte abitudini e schemi mentali.
Per questo dovrà anche essere rivisto il concetto di “ricongiungimento” per evitare che, a fronte di un immigrato che ottiene il permesso, poi noi si debba accogliere anche una intera tribù tra nonni, coniugi, figli, nipoti e acquisiti.
Insomma, lungi dall’essere risolto, il problema dell’immigrazione deve ancora rimanere al centro dell’attenzione politica per far sì che l’Italia sia, anche fra cento anni, “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor”.

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