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29 settembre 2009

Rai privata in libero mercato

Un merito la campagna di Feltri e Belpietro rispettivamente su Il Giornale e Libero (a proposito: era ora che i due unici quotidiani di Centro Destra agissero di concerto e non in concorrenza !), ce l’ha: ha aperto il dibattito sul canone e, in prospettiva sulla privatizzazione della Rai.
Ieri ho espresso le mie perplessità sulla formula scelta (la lettera con cui si disdice il canone e ci si rende disponibili a far bloccare il proprio apparecchio) proposta dai due quotidiani, ma se quella è l’unica strada per scardinare la difesa conservatrice dello status quo, della lottizzazione, dell’uso per fini di parte del nostro denaro, allora ci sto anche io.
Noto comunque con soddisfazione che la Lega ha presentato un ordine del giorno in parlamento per l’abolizione del canone anche se, da quanto leggo, ancora non ci siamo.
Infatti il testo sembra prevedere la sua sostituzione con un altro gettito pubblico.
Invece devono cessare tutti i finanziamenti pubblici alla Rai che deve competere nel libero mercato ad armi pari con le altre televisioni, senza aiuti pubblici, senza iniezioni del nostro denaro per ripianare i debiti.
Si comporti come ogni altra azienda.
Se guadagna, distribuisce i dividendi, se perde tagli i costi.
A cominciare dalle eccessive remunerazioni di nani e ballerine, retribuzioni giustificate se pagate con denaro privato, totalmente ingiustificate se coperte con le nostre tasse.
E torniamo al punto di partenza.
Per quanto ci si possa scervellare, finchè l’azionista di maggioranza della rai sarà lo stato, questi avrà sempre diritto a intervenire su quel che viene trasmesso e il dovere di coprire le perdite.
Ma lo stato è un pessimo imprenditore, come abbiamo più volte visto e il suo ruolo non può che essere terzo e super partes se vuole veramente riacquisire credibilità.
Allora deve liberarsi di ogni cointeressenza in attività private, cominciando dalla rai che può essere ceduta, in blocco o come spezzatino, a imprenditori italiani o stranieri, ad una pubblica asta.
Le casse pubbliche ne guadagnerebbero nell’immediato (con il ricavo della privatizzazione) e in futuro con lo stop alle iniezioni di denaro necessario a coprire le perdite.
Ma soprattutto ne guadagnerebbe la vita pubblica, non più inquinata da trasmissioni faziose pagate con i soldi di tutti.
Con la televisione privata ognuno diventa responsabile di ciò che produce e del pubblico che riesce a convogliare sulle proprie trasmissioni.
Solo con la privatizzazione della rai possiamo valorizzare appieno un libero mercato fatto apposta per creare opportunità e non per soffocarle.
Quello è l’obiettivo, ma intanto cominciamo pure con il sottrarre risorse alla rai dando la disdetta al canone.

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