Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

29 novembre 2009

Prima di tutto gli Italiani

Purtroppo la Lega, davanti alla canea dei buonisti che spaziava dalla chiesa cattolica, alla sinistra e persino all’interno della maggioranza di governo, ha ritirato l’emendamento che avrebbe voluto introdurre un limite a sei mesi per l’utilizzo della cassa integrazione da parte degli immigrati.
Pro bono pacis (di maggioranza) Bossi è stato costretto all’ennesima ritirata strategica e l’emendamento ritirato.
Non vengono meno, però, le buone ragioni della sua presentazione, che potranno essere riprese e riaffermate in future occasioni.
Quando una famiglia ha pochi soldi, appena sufficienti per portare dal dentista i suoi figli, cosa fa ?
Si priva di una parte di quei soldi per darli alla famiglia accanto ?
Oppure prima cura i suoi figli e poi, se rimane qualcosa, soccorre i vicini ?
La risposta la conoscete tutti.
Allora perché, quando si parla di denaro pubblico, di denaro dello Stato Italiano, dovremmo creare delle privazioni ai cittadini Italiani per aiutare chi non è Italiano ?
Prima di tutto gli Italiani.
Poi, con quel che rimane, aiuteremo chi Italiano non è
.
Mi sembra un principio naturale che rispecchia anche l’essenza di uno Stato, uno Stato vero, che si costituisce per garantire benessere e sicurezza ai propri cittadini che, a loro volta, si uniscono in forza di una comunità ideale e di valori che Alessandro Manzoni ha ben sintetizzato nei due versi del Marzo 1821: “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor”.
Chi è fuori da questo concetto, che, poi, è l’elementare concetto di “Nazione” da cui deriva la “nazionalità” da non confondersi con quello, meramente burocratico e amministrativo, di “cittadinanza, non può aspettarsi di veder anteposte le sue esigenze da quelle di coloro che, tra loro, sono connazionali.
L’emendamento della Lega, pertanto, aveva un profondo valore nazionale e chi vi si è opposto, costringendo la Lega al suo ritiro, ha mostrato, con ogni evidenza, la sua essenza antitaliana e internazionalista, cioè esattamente il contrario di ciò che è necessario per garantire Benessere, Prosperità e Sicurezza agli Italiani che devono essere consapevoli che i loro diritti, vanno anteposti, in Italia, a tutti coloro che Italiani non sono.
Registro e annoto, intanto, con grande soddisfazione l'esito del referendum svizzero che ha visto il Popolo Elevetico approvare la proposta della Destra di bloccare la costruzione di nuovi minareti.
Erano tutti contrari a tale proposta: governo, partiti di centro e di sinistra, chiese di vario orientamento, ma il Popolo non si è lasciato infinocchiare ed ha votato contro la proliferazione a senso unico, senza reciprocità, dell'islam.
In Italia un eventuale referendum contro la costruzione di nuove moschee otterrebbe all'incirca lo stesso risultato, piaccia o meno a Fini, a monsignor Vegliò, a Bersani e a tutti quelli come loro: il Popolo sa cosa è meglio.
Altrettanto non si può dire di certi politici che insistono nel proporre leggi e iniziative contrarie alla volontà popolare.

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26 novembre 2009

Il problema non è Berlusconi

Alcuni giorni fa Pierferdinando Casini, non volendo essere da meno di Fini ma con la maggior classe che ormai dobbiamo riconoscergli rispetto al suo (e purtroppo anche mio) concittadino, ha offerto una nuova mela avvelenata a Berlusconi.
Il Governo, dice il leader Udc, si presenti in parlamento e chieda un voto circoscritto alla persona di Berlusconi per renderlo immune, per tutto il suo mandato, dalle inchieste giudiziarie, perché il problema è Berlusconi e va risolto.
No, caro Casini, il problema non è Berlusconi, ma tutti coloro che da quasi 16 anni, da quando Berlusconi si affacciò alla politica, cercano di tagliargli le gambe in ogni modo (con le aggressioni giudiziarie, fantasiosi teoremi ai quali il Popolo ha già ampiamente risposto assolvendo il Premier, con il voto, da tutte le accuse; con le campagne medianiche di demolizione dell’immagine che si sono risolte in un boomerang, soprattutto se si confrontano i gusti del Premier con quelli di “governatori “ fiori all’occhiello della sinistra; con piazzate che hanno il solo risultato di danneggiare la nostra economia, la nostra immagine e le nostre città) tranne che con il metodo maestro della contrapposizione di idee, valori, progetti, dalla quale uscirebbero con le ossa rotte.
La politica italiana, evidentemente, non è abituata ad un personaggio che abbia carisma, carattere, determinazione e, soprattutto, tenda a mantenere le promesse fatte all’elettorato.
Sono gli stessi motivi per cui, con pesante scorno per i suoi oppositori, Berlusconi continua a vincere le elezioni e ad avere un alto gradimento.
Il problema, quindi, non è Berlusconi, bensì impedire alla sinistra di danneggiare il cammino che l’Italia, Berlusconi regnante, può compiere verso un maggiore benessere e sicurezza.
Non è un caso che i maggiori ostacoli al Premier vengano da una casta iperprotetta e superpagata come quella dei magistrati che giudicano il prossimo solo per aver vinto un concorso e giudicano anche quando in causa c’è uno di loro.
E’ necessario, per prima cosa, creare un vero sistema di Giustizia in Italia, che passa attraverso una riforma organica che non può che essere quella che ci porti ad avere pubblici ministeri eletti dal Popolo (così si occuperanno dei veri problemi della sicurezza dei cittadini e non di entrare nel cono di luce del Premier) e giudici scelti non per un burocratico concorso, ma tra professori, giuristi, avvocati di chiara fama ed esperienza.
Risolto questo problema che coinvolge tutti gli Italiani, saremo in grado anche di affrontare tutti gli altri, a cominciare da quello dell’immigrazione: una volta che i giudici non si riterranno più designati ad “interpretare” norme già chiare, anche la lotta all’immigrazione avrà più efficacia (per quanto non veda necessario il passaggio giudiziale per espellere un illegale: uno o è entrato legalmente in Italia o illegalmente e ne consegue con immediatezza il comportamento da adottare nei suoi confronti. Che bisogno c’è di un giudice che costa e dilata i tempi dell’espulsione ?).
Il problema non è Berlusconi, ma chi, rappresentando solo una minoranza degli Italiani e talvolta neppure quella, non gli si oppone proponendo una progetto alternativo, ma confidando nella eliminazione del Premier attraverso una qualche iniziativa estranea alla politica.

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24 novembre 2009

Orgogliosamente "stronzo"

Sarà l’età, sarà l’estate di San Martino con la sua nuova fiamma ereditata questa volta non da Giorgio Almirante ma da Luciano Gaucci, sarà un cupio dissolvi che lo ha preso nella sua fase critica dell’esistenza, ma Fini Gianfranco da (purtroppo) Bologna ogni giorno ne spara una sempre più grossa dell’altra, riuscendo nella titanica impresa di far rimpiangere lo stile e la lealtà (?) di Pierferdinando Casini all’epoca in cui sedeva sulla stessa poltrona di presidente della camera.
E’ indubbio che l’apice della meschinità lo abbia raggiunto sabato scorso quando ha definito “stronzi” praticamente tutti coloro che, negli anni, hanno votato lui e il suo partito.
E’ evidente che le sue provocazioni, quanto degne della terza carica dello stato ognuno può giudicare, hanno uno scopo ben preciso che può essere individuato nel ricercare la rottura con la Lega per far cadere Berlusconi e sostituirlo con una maggioranza diversa e in spregio ai voleri del Popolo.
Ma, per ora, limitiamoci al problema che ha innescato l’espressione di Fini: l’immigrazione.
La Lega ha costruito il suo successo elettorale non sul federalismo, bensì diventando il portabandiera di una politica di contrasto attivo all’immigrazione.
Era una bandiera della Destra, quella vera, non quella che Fini dice – senza fondamento … oggi – di rappresentare.
Una bandiera che la Lega è riuscita a sfilare anche se la Destra Radicale (La Destra, il Movimento per l’Italia, Forza Nuova, Fiamma Tricolore) continuano ad innalzarla con dignità e perseveranza, dimostrando che a Destra c’è chi non tradisce gli Ideali e i Valori di sempre.
Ma il contrasto attivo dell’immigrazione, che ha trovato il momento di maggior consenso popolare nella Bossi-Fini, nel respingimento in mare dei barconi, nell’introduzione del reato di clandestinità, è patrimonio diffuso che va oltre gli ambiti della Lega e della Destra Radicale, per coprire la quasi totalità degli elettori del Centro Destra, inclusi gli ex di An ora nel pdl, e larghi settori di elettorato di sinistra.
Tanto che a livello locale, per contrastare l’avanzata leghista, i dirigenti del pci/pds/ds/pd stanno a loro volta irrigidendo le posizioni nei confronti del fenomeno, lasciando alle associazioni collaterali il compito di lisciare gli immigrati, tenendo così il piede in due staffe: da un lato, “istituzionalmente” contrastare il fenomeno dell’illegalità, dall’altro prendersi cura dei futuri, possibili elettori, alla faccia degli attuali.
Ma se il comportamento del pci/pds/ds/pd è giustificabile, non avendo altra alternativa per rappattumare quei voti che mancano loro per diventare maggioranza, non è minimamente giustificabile il comportamento di Fini che schierandosi dalla parte degli immigrati, butta a mare non solo tutta la sua storia politica, ma danneggia gravemente l’elettorato che gli ha consentito una così brillante carriera politica liberandolo dalla necessità di lavorare.
Il tema dell’immigrazione è quello sul quale la sensibilità del Popolo è ai massimi livelli, perché chi non vive tra le dorate e protette mura del Palazzo sa che è dall’immissione di così numerose comunità estranee alla nostra Storia, alla nostra Cultura, alla nostra Civiltà, alle nostre Tradizioni che vengono i pericoli per la pace sociale.
Fini, definendo “stronzi” tutti coloro che chiedono l’intervento dello Stato per limitare, filtrare, contenere, selezionare, controllare il fenomeno immigratorio, si mette, ancora una volta, contro la maggioranza della Nazione e sulla stessa linea della sinistra che, su questo come su altri temi ideali “forti” è minoranza netta tra l’elettorato Italiano (per questo vorrebbe, con l’aiuto dei finioti, concedere il diritto di voto agli immigrati).
Ma, soprattutto, Fini definendo “stronzi” tutti coloro che ritengono gli immigrati “diversi”, nega ciò che è evidente, spesso “ictu oculi”: siamo diversi per storia, cultura, civiltà, tradizione, origine, religione.
Negare tale realtà è comportarsi da str … uzzi, infilando la testa sotto la sabbia pur di non vedere il pericolo in arrivo e, in molti casi, già arrivato.
A Fini, che denuncia una così grossa carenza culturale, non ci rimane che ricordare le parole di un Grande della nostra Letteratura, Alessandro Manzoni, quando scriveva dell’Italia “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor”.

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22 novembre 2009

Le tante facce di una sola sinistra

In questi giorni numerosi sono stati i temi che hanno coinvolto la sinistra, ma la stampa e l’informazione italiana, sempre prona davanti alla sinistra, ha trattato tutto con la massima prudenza, preferendo starnazzare sul “processo breve” o sulla “privatizzazione” dell’acqua.
In Brasile la corte suprema di quello stato ha deciso che Cesare Battisti può essere estradato in Italia per scontare la (modesta) pena cui è stato condannato, in quanto i suoi sono “solo” omicidi comuni e il delinquente è proprio tale e non un perseguitato politico.
Sarebbe stato necessario stigmatizzare il fatto che una simile decisione è stata presa con soli cinque voti contro quattro e non con nove voti a zero come reclamerebbero le vittime dell’assassino in fuga da un paio di decenni, invece si preferisce dar corda ai possibili ripensamenti del presidente Lula (tranquilli, non è un trans delle piazze romane) che potrebbe decidere, dopo aver spergiurato che avrebbe rispettato la sentenza della sua corte, di escogitare un trucco per evitare che Battisti sconti la sua pena.
Ecco una prima sinistra: legalitaria di facciata, ma quando si tratta di “salvare” un proprio adepto uguale alla sinistra di sempre, per cui ci sono solo “compagni che sbagliano” (ormai tutti fuori dalla galera), se vengono estradati poi vengono subito liberati nonostante gli impegni (Baraldini), oppure, se in carcere, vengono colti da una “gravissima malattia” tale da rendere “incompatibile il carcere con lo stato di salute” e, così, li vediamo felici e contenti svolazzare liberi (Sofri) da oltre quattro anni, anche allo stadio, in ottima salute.
Oppure ancora leggi che ne consentono il rientro senza scontare neppure un giorno di galera (Scalzone, Negri) e altre che addirittura li portano a tenere conferenze nelle università (Curcio, Franceschini) o trovare subito un lavoro, naturalmente nella pubblica amministrazione come “consulente” (Ronconi).
Però quando si parla di decorrenza dei termini di legge per la libertà di Mambro e Fioravanti, urlano e strepitano come ossessi, mentre continuano a tenere in prigionia un vecchio novantenne (Priebke) e vorrebbero ripristinare la pena di morte “ad personam” contro Berlusconi (veggasi i tanti gruppi di Facebook o i racconti e film che sognano la morte del Premier).
Un altro aspetto della sinistra lo si è visto nella vicenda, conclusasi nel migliore dei modi, del “ministro degli esteri” dell’unione europea.
Con un eccesso colposo di generosità, Berlusconi aveva sostenuto la candidatura di D’alema, ma i suoi stessi compagni gli hanno preferito una inglese.
Giusto in Italia potevano pensare di far passare un comunista, sia pur come “ministro degli esteri” della nuova unione sovietica europea, dando un colpo di spugna su un passato che, per fortuna, in altre nazioni è ancora ricordato e condannato.
Giusto in Italia possiamo avere un presidente della repubblica che nel 1956 elogiò l’intervento dei carri armati in Ungheria e oggi sermoneggia, come i suoi recenti predecessori (che ugualmente banali e noiosi, almeno provenivano dalla DC e dalla tradizione azionista), sulla democrazia e la libertà.
E questo è un altro aspetto della sinistra italiana, dimentica del passato più recente e portata ad un abbraccio esiziale tra cattolici “adulti” e comunisti d’annata.
Poi c’è la sinistra della trasgressione.
E’ la sinistra che, almeno da quando mi ricordo, ha sempre cavalcato ogni movimento, ogni proposta, ogni iniziativa che portasse alla disgregazione dei Valori fondanti la nostra Civiltà.
Ecco la sinistra che sostiene il “sessantotto”, l’ ”autunno caldo”, il divorzio e l’aborto, la depenalizzazione della droga e le unioni degli omosessuali, l’eutanasia e l’immigrazione selvaggia, il voto agli immigrati e la proliferazione del culto islamico, benedicendo la costruzione di moschee e cittadelle musulmane all’interno delle quali non sappiamo cosa possa accadere.
E’ la sinistra che ha trovato la sua rappresentazione simbolica nel caso Marrazzo, anche questo trattato dalla stampa con ogni riguardo.
E’ vero, le sinistra sono tante, ma alla resa dei conti si ritrovano sempre dalla stessa parte della barricata e i vari aspetti del loro essere sono comunque deleteri per l’Italia e per i cittadini italiani.
Ecco perché il Fini di oggi, appartiene di diritto a quella parte politica.


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19 novembre 2009

Fini e il voto agli immigrati

Se c’è un argomento che maggiormente evidenzia quanto sia distante Fini dal Popolo del Centro Destra, questo è l’immigrazione.
Il sentimento profondo degli elettori di Centro Destra è rappresentato dalla Lega che, peraltro, ne manifesta l’anima moderata.
Se dipendesse dagli elettori del Centro Destra gli immigrati clandestini non solo verrebbero respinti in mare quando cercano di arrivare da noi, ma verrebbero anche prelevati dalle città per essere rispediti a casa loro.
E senza tanti sofismi giuridici: sei entrato illegalmente ? Raus !
Di tutto questo Fini non rappresenta nulla, anzi si presta a fornire una sponda all’anima minoritaria di quegli snob, che si trovano tutti a sinistra, che si riempiono la bocca di “accoglienza”, “no al razzismo”, “no alla xenofobia”, per poi mettere in piedi associazioni di assistenza agli immigrati, inizialmente sulla base del volontariato, poi con la pretesa di ricevere sovvenzioni dallo stato e, così, vivere avvolti nel nobile manto della bontà e a spese del solito Pantalone che paga.
Non solo, ma questi nobili uomini e donne non ci dicono come faranno a mantenere tutti i diseredati che, se dovessimo dare loro retta, arriverebbero in Italia: dove metterli ? cosa dare loro da mangiare ? con quali soldi e, soprattutto, di chi ?
Quindi non solo, se dovessimo dar retta a Fini e alla sinistra, dovremmo ammettere una quantità industriale di diseredati, mantenerli, sfamarli, dar loro un tetto, ma dovremmo anche concedere loro il diritto di voto in modo che, dopo soli cinque anni, possano decidere come amministrare le nostre città, magari devastando tutto un impianto urbanistico, sopprimendo le Tradizioni e le Feste tipiche, per sostituirle con altre a loro più conosciute.
Francamente non riesco a capire cosa passi per la testa di Fini.
Non mi meraviglio di quelli di sinistra: da sempre hanno agito per distruggere sperando di poter raccogliere i cocci, ma che Fini si adegui alle loro posizioni non riesco a spiegarmelo, neppure con la sua sfrenata (e ormai evidentemente immotivata) ambizione di diventare un “padre della Patria”.
Ha scontentato il suo elettorato, sostiene ripetutamente tesi e posizioni tipiche della sinistra, manca di solidarietà verso il Premier e verso i parlamentari e membri del governo aggrediti sul piano giudiziario.
Poichè non vi è una spiegazione logica, non ci resta che pensare che Fini abbia cambiato idea e bandiera.
Legittimo, ma sia conseguente: si dimetta da presidente della camera e si iscriva al pci/pds/ds/pd.

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18 novembre 2009

Al voto !

Mi dispiace che Berlusconi abbia smentito l’ipotesi di elezioni anticipate, dichiarando – peraltro – cose reali circa l’ampia maggioranza a sua disposizione.
Il punto è che in quella ampia maggioranza è ricompresa una pattuglia di parlamentari, irriconoscenti, che pur essendo stati eletti grazie a Berlusconi, inseguono il sogno di dirigere il partito verso approdi contrari alla volontà dell’elettorato di Centro Destra.
Passi quando il dissidio si manifesta su questioni “di coscienza”, anche se ho forti perplessità a considerare “coscienza” quella di chi vorrebbe sopprimere una vita innocente (e attenzione – qualora passasse tale linea – a pronunciare la espressione popolare “vorrei morire”: vi prenderebbero in parola !).
Ma quando i finioti firmano, con i comunisti, una proposta di legge che dimezza i tempi per l’acquisizione della cittadinanza, partecipando quindi attivamente allo smantellamento della nostra società e alla deriva cui ci spinge da anni la sinistra, l’unica risposta non può che essere la loro esclusione dalla maggioranza.
Purtroppo sono tanti, circa una quarantina, e se anche rimarrebbe un margine di una ventina di voti, sarebbero troppo pochi per garantire quella stabilità necessaria all’azione di governo.
Quindi non se ne esce.
O Berlusconi accetta, per generosità, quieto vivere, nella convinzione di poter comunque agire per il bene della Nazione, di essere continuamente condizionato dai finioti, oppure si decide a tagliare con Fini, andando ad elezione ed escludendo dalle liste i vari Bocchino, Granata Buongiorno, Della Vedova che fanno più danno che utile al Centro Destra e, soprattutto, non ne rappresentano l’elettorato con le loro fughe verso sinistra sui vari temi del sociale, civile, politico, morale.
E’ ora di varcare il Rubicone e chiamare gli Italiani alla scelta tra un Governo Berlusconi coeso e forte nel perseguire la realizzazione di una società realmente identitaria e conforme al desiderio dell’elettorato di Centro Destra sui vari temi qualificanti (immigrazione, ordine, giustizia, sicurezza, tasse, scuola etc.) o un’ammucchiata che va da Fini a Bertinotti, da Di Pietro a Rutelli, da Casini a Bersani, senza un progetto comune, senza un programma di sviluppo, senza un leader vero, ma con un solo, unico comun denominatore: l’antiberlusconismo.
E mi sembra che l’antiberlusconismo non sia sufficiente per governare l’Italia e creare benessere per i cittadini italiani.

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17 novembre 2009

Giustizia, processi e magistrati

In questo blog non si ha fiducia nella giustizia.
Ne ho scritto più volte: la fiducia nella magistratura è pari alla temperatura esterna di Plutone.
Mi dispiace dirlo, ma nessun cittadino può aspettarsi giustizia dalla lunghezza dei processi, dai formalismi delle eccezioni procedurali e, soprattutto, da una magistratura pagata ben più di quanto produce.
Sono favorevole al provvedimento che impone dei termini precisi alla durata dei processi, eliminando le inchieste eterne, i costi stratosferici delle perquisizioni, delle intercettazioni, che non raggiungono neppure l’obiettivo di trovare la “pistola fumante” contro Berlusconi, figuriamoci contro personaggi di minore spessore per i quali l’interesse degli inquirenti è pari a zero.
Allora cerchiamo, almeno, di garantire i cittadini dal doversi confrontare per anni e anni con la lentezza dei processi.
Dopo sei anni, tutto finito, in un senso o nell’altro.
E se non ce la fanno a rispettare i tempi, anche intermedi, si archivia.
Vi sono casi eclatanti che non dovrebbero impegnare più di due minuti, non di due anni, per arrivare a sentenza.
Ad esempio il reato di clandestinità.
Uno o è entrato illegalmente in Italia o è entrato con il visto regolare.
Se ha il visto venga assolto.
Se non ha il visto venga condannato ed espulso
, senza tanti complimenti.
Invece di mettere in piedi inchieste e teoremi finalizzati ad incriminare Berlusconi, si dedichino a colpire quei reati che sono odiosi e creano i maggiori fastidi al Popolo: droga, scippi, rapine, furti negli appartamenti, furti di macchine.
Se venissero perseguiti quei “piccoli” criminali, la qualità della vita di ciascuno di noi migliorerebbe in progressione geometrica, di gran lunga di più che non qualsiasi condanna in processoni mediatici dove l’unico a guadagnarci è il pubblico ministero e l’avvocato che finiscono nel cono di luce dei riflettori.
E, poi, ancora le cause di successione, sulla proprietà, di condominio, sono quelle che maggiormente si trascinano e trascinano la nostra esistenza tra un rinvio ed un altro, finchè … morte non ci separi.
Ma qualsiasi riforma della giustizia passa attraverso le gambe degli uomini.
Allora si abbia il coraggio di tagliare.
Per arrivare ad eleggere i pubblici ministeri con mandato popolare e a scadenza (con possibilità di rinnovo) in modo che i p.m. agiscano contro quei reati che infastidiscono i cittadini e non in base ai propri richiami ideologici.
Giudici nominati, ad ogni livello, tra giuristi, professori di diritto, avvocati di esperienza e chiara fama e non messi a giudicare il prossimo solo per aver vinto un concorso pubblico anche se sono privi di esperienza di vita e lavorativa.
La giustizia in Italia ha bisogno di una rivoluzione totale.
Apprezzo il tentativo di migliorarla che il governo Berlusconi ha posto in atto, ma non credo che possa riuscirci senza usare il bisturi.

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15 novembre 2009

Una Identità forte per i Valori Tradizionali

La meschina aggressione mediatica, giudiziaria e politica nei confronti del Premier Silvio Berlusconi rischia di essere, volutamente, fuorviante.
La divisione imposta da piccoli individui che non perdono occasione per attaccare Berlusconi personalizzando la questione inganna chi la segue, perché la divisione è identitaria e sui Valori che si vogliono porre a base della nostra società.
Berlusconi, pur con tutte le sue cautele, i ripensamenti, i condizionamenti, soprattutto, derivanti dall’apparato mediatico ostile, rappresenta, meglio di chiunque altro, l’Italia che vorremmo.
E’ l’Italia che dice “no” all’immigrazione perché sono rimasti solo i posti in piedi e neanche per tutti gli italiani.
E’ l’Italia che non rinuncia al Natale, al Crocefisso, alla carne di maiale, alle canzoni natalizie, alle proprie sane Tradizioni per evitare di “offendere” i nuovi arrivati (che poi sarebbero coloro che dovrebbero entrare a casa nostra in punta di piedi e senza pretese).
E' l'Italia che sa accettare chi viene per assimilarsi alla nostra Gente, consapevole che la cittadinanza è un percorso lungo, un premio finale e non merce di scambio di un suk medio orientale.
E’ l’Italia che non ritiene un eroe chi muore per le conseguenze di una vita sregolata e con la droga in tasca.
E’ l’Italia che non piange il suicidio di una terrorista rossa.
E’ l’Italia che vuole che Cesare Battisti sconti tutta la pena cui è stato condannato in un carcere italiano e non sia l’ennesimo terrorista rosso che evita la giusta punizione.
E' l'Italia che onora la memoria di chi è caduto combattendo in terra straniera per garantire benessere e sicurezza in Patria e non di chi, mentre devasta una città, lancia estintori contro quelle Forze dell'Ordine che cercano di impedire la distruzione delle proprietà pubbliche e private.
E’ l’Italia che vuole cessino gli sprechi di denaro pubblico perché possano essere ridotte le tasse.
E’ l’Italia che vuole che a scuola si insegnino le sane, solide nozioni di una volta e non le chiacchiere delle veline dei giornali di sinistra, magari con una approssimativa traduzione latina.
E’ l’Italia che schifa chi va con i trans e coloro che hanno le pulsioni di accoppiarsi con persone dello stesso sesso, simboli di un decadimento morale che rischia di far collassare la nostra Civiltà, ma li tollera purchè le loro "gesta" siano mantenute rigorosamente nel privato delle quattro mura di casa loro e non pretendano riconoscimenti giuridici.
E’ l’Italia che quando non è imbrigliata da mille leggi e laccioli, dimostra al mondo intero quanto valga la fantasia e la capacità individuale uscendo più e meglio di altri dalla recessione.
E' l'Italia che può svilupparsi solo lasciando che la libera iniziativa e il libero mercato, evitando di imbrigliare la capacità e l'inventiva, premino il genio italiano.
E’ l’Italia che vorrebbe Giustizia e non i processi eterni e rimasticati all’infinito per colpire “il nemico” che da 15 anni ha un solo nome: Silvio Berlusconi.
E’ l’Italia che vorrebbe una pubblica amministrazione snella, amica e veloce e non oppressiva, punitiva e burocratica solo per giustificare i 4,5 milioni di dipendenti pubblici.
E’ l’Italia che vorrebbe abitare in case riscaldate d’inverno e refrigerate d’estate e non, per far contenti un pugno di chiassosi ecoambientalisti, soffrire il freddo o il caldo solo perché viene bloccata la costruzione di centrali nucleari quando ai nostri confini ve ne sono a decine.
E’ l’Italia che vuole una sanità efficiente, per le cure da fornire, subito, a chi ne ha diritto perché ha anticipatamente pagato per esse.
E’ l’Italia che vuole città ordinate, pulite, sicure, con una Polizia che abbia la possibilità di reprimere chi mette in pericolo tale ordine, senza che debba sistematicamente ricominciare da capo a causa di magistrati che pensano più ai “diritti” dei delinquenti che a quelli dei cittadini onesti.
E’ l’Italia che è consapevole che un ruolo di primo piano nella politica mondiale costa anche gli oneri per partecipare alla comune azione contro le bande terroriste islamiche.
E’ l’Italia che vuole essere libera di esprimere le proprie opinioni senza dover fare slalom tra leggi liberticide e sovietizzanti.
E’ l’Italia che ne ha abbastanza di chi prende voti a Destra e poi li spende sistematicamente per sostenere principi che contrastano con la coscienza della Destra.
E’ l’Italia che, per Tradizione e Cultura, sta dalla parte della Vita e non della morte.
E’ l’Italia dalle solide Radici Romane e Cristiane.
E’ l’Italia: “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor”.
Su questi temi Berlusconi farebbe bene a chiamare gli Italiani alle urne, come gli ha consigliato Cossiga, per un referendum finale non sulla sua persona, bensì su quale Italia si vuole realizzare e, una volta determinata la scelta, messi a tacere oppositori esterni ed interni, agire senza più compromessi per costruire l’Italia che vogliamo.

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12 novembre 2009

La Giornata del Ricordo

Ci sono voluti anni e due stagioni di governo del Centro Destra, ma il mese di novembre ha due nuove ricorrenze, celebrative, che ricordano qualcosa di molto significativo.
Il 9 novembre abbiamo festeggiato il crollo del comunismo, con il dispiacere che i comunisti siano purtroppo ancora in circolazione.
Il 12 novembre celebriamo il Ricordo dei Caduti di Nassirya (12 novembre 2003) e, con loro, tutti i nostri militari che hanno perso la vita o sono stati feriti nelle tante missioni all’estero che hanno contribuito a dare lustro alla nostra Patria.
Certo non tutte le missioni sono uguali e non tutte, pur iniziate per nobili motivi, meritano di essere proseguite.
Ma oggi non è giorno di polemica, bensì di ricordo.
In questo mese di novembre, pieno di significati per noi (alle date citate c’è da aggiungere anche il 4 novembre) il pensiero, grato, va a tutti coloro che combattono in terra straniera contro un nemico feroce e crudele, perché non si debba noi insanguinare la nostra Terra e, anzi, si possa continuare a sperare in un futuro migliore e più sicuro, in un mondo ordinato e civilizzato.

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10 novembre 2009

Io, Cosentino, lo candiderei ora più che mai

Ammetto che fino ad un paio di giorni fa non sapevo che esistesse un tale chiamato Nicola Cosentino, sottosegretario all’Economia e coordinatore del pdl campano.
Poi ho letto che Fini si era messo contro la sua candidatura per la presidenza della Campania e ho pensato: non piace a Fini, allora è capace.
Oggi leggo che i magistrati ne hanno chiesto l’arresto per la solita storia del “concorso esterno” e mi sono convinto che dovrebbe essere candidato alla presidenza della sua regione.
Le doti del personaggio, peraltro confermate ex adverso dalla ostilità di Fini, non mi interessano, credo che chiunque farebbe meglio di Bassolino.
Mi interessa invece che non si dia spazio ai magistrati nella scelta delle candidature: non devono essere loro a decidere se Tizio può essere candidato e Caio no.
Gli unici a scegliere devono essere gli iscritti e gli organismi dirigenti dei partiti, poi sarà il Popolo Sovrano a decidere se vuole Sempronio, Mevio oppure proprio gli “imputati” Tizio e Caio.

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09 novembre 2009

Vent'anni dopo (9 novembre 1989-2009)

9 novembre 1989, eravamo davanti ai televisori a goderci un evento atteso, sperato e reclamato da tempo: la liberazione dei territori orientali d’europa dal regime più sanguinario e tirannico che mai l’uomo abbia conosciuto, il comunismo.
La rappresentazione simbolica di tale liberazione è custodita nelle cineteche di tutto il mondo ed è rappresentata dallo smantellamento popolare del muro di Berlino.
Quello stesso muro che era stato “venduto” ai gonzi che credevano nella propaganda comunista come una difesa dai vizi dell’Occidente (come si trovava persino scritto in testi di storia e di geografia adottati per i ragazzi delle medie e delle superiori).
La caduta del muro accese speranze e illusioni, perché non era stato spiegato correttamente che la libertà, da sola, non dava benessere e ricchezza, ma bisognava riempirla di contenuti e di lavoro.
Nel 1990 visitai il mio primo paese dell’est, l’Ungheria e due anni dopo, prima della pacifica secessione, la Cecoslovacchia.
Erano le due nazioni che, più delle altre, subirono il tallone comunista, invase la prima nel 1956 e la seconda nel 1968.
L’Ungheria si era già “appropriata” di una maggiore libertà, la Cecoslovacchia, ancora nel 1992, era timidamente avviata sulla strada del pieno ingresso nell’Occidente, anche se la parte slovacca rimaneva molto ancorata alla vecchia organizzazione centralista (e questa fu una delle ragioni della secessione).
Vent’anni dopo cosa resta della gioia e delle speranze di quei giorni ?
Resta, sicuramente, la consapevolezza di aver vissuto un evento epocale che ha cambiato il mondo e la politica planetaria.
La caduta del muro ha, infatti, simbolicamente rappresentato la fine del comunismo, consegnato alla storia con tutto il sangue di cui gronda, per le stragi, le guerre, i genocidi e gli omicidi perpetrati in suo nome.
Il comunismo non c’è più, anche se alcuni stati sono ancora retti, burocraticamente, da sistemi comunisti destinati ad essere spazzati via dalla forza delle libertà.
Ma se il comunismo non c’è più, purtroppo ci sono ancora i comunisti.
Il presidente della repubblica italiana, ad esempio, fu nel 1956 un sostenitore e difensore dell’invasione “fraterna” del Patto di Varsavia contro l’Ungheria.
E come lui decine e decine di uomini politici, cresciuti nelle scuole di partito, avranno cambiato il nome del loro partito, ma restano comunisti nei modi e, ciò che più conta, nella mentalità.
Del resto non possiamo pretendere che dopo aver passato una vita imbottiti ed imbottendo le teste della propaganda comunista, qualche danno permanente non sia rimasto.
Di passaggio annotiamo che la prima uscita dell’assemblea nazionale del “nuovo” pci/pds/ds/pd targato Bersani avviene il 7 novembre, anniversario della “rivoluzione di ottobre” che nel 1917 portò i comunisti al potere in Russia: coincidenza o scelta, mai data fu più inidicativa delle radici mai recise del pci/pds/ds/pd.
Devo dire che apprezzo molto più i Bertinotti, i Ferrero, i Diliberto, dei D’alema, Veltroni, Bersani.
I primi restano comunisti e, per quanto sciocco e anacronistico, continuano a tenere nel nome del loro partito quell’aggettivo, i secondi cercano in ogni modo di cancellare il loro passato, proponendosi con una verginità che non appartiene loro.
E riescono ad insinuarsi anche oggi che il comunismo non c’è più, come accade al già ricordato presidente della repubblica italiana (non voterei mai un comunista per quella carica e non riesco a sentirlo come il “mio” presidente !) o alla “mente migliore” del pci/pds/ds/pd, quel Massimo D’alema che è riuscito persino ad entrare nelle grazie del Premier Silvio Berlusconi che, tanto generosamente quanto incautamente, sembra sostenerlo per l’incarico di “ministro degli esteri” della unione europea: chiunque, caro Silvio, di qualunque nazione, purchè non abbia un passato comunista.
Dobbiamo infatti solo attendere che i vecchi comunisti si estinguano naturalmente, possibilmente senza concedere loro la possibilità di fare altri danni.
Adesso gli stati dell’europa dell’est sono liberi e retti da governi eletti dal popolo.
Hanno superato, anche con drammatiche emergenze, il passaggio da un sistema dove tutto era ordinato secondo i voleri del “partito” (comunista) ad uno in cui il principale artefice del proprio destino è l’individuo.
Vent’anni dopo, però, si addensano nubi nerissime sui popoli e le nazioni d’europa, tali da far pensare che questi venti anni siano una parentesi tra due epoche tragiche.
La firma apposta dal presidente ceco Vaclav Klaus al “trattato” di Lisbona, ripropone, dal 1° dicembre 2009, una nuova unione sovietica, oppressiva, portata a rinnegare e anche a strappare le radici dei popoli e delle nazioni europee, economicista, dirigista, burocratica.
Mi auguro che non si debbano attendere 72 anni per liberarci da simile oppressione e che i popoli e le nazioni europee, conosciuta la libertà, non intendano mai più rinunciarvi.
Il 9 novembre è la Festa della Libertà, perché è la data simbolica della caduta del comunismo, il regime più tirannico e sanguinario che mai l’Umanità abbia conosciuto.
Ricordiamo (in ordine alfabetico …) anche gli Uomini e la Donna che favorirono, con il loro comportamento, l’evento che oggi viene celebrato:

George H.W. Bush, presidente degli Stati Uniti d’America dal 1989 al 1993
Ronald Reagan, presidente degli Stati Uniti d’America dal 1981 al 1989
Margareth Thatcher, Primo Ministro del Regno Unito dal 1979 al 1990.
Karol Woityla, Papa con il nome di Giovanni Paolo II dal 1978 al 2005.


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05 novembre 2009

Elezioni regionali alle porte

Casini vede Bersani.
Berlusconi vede Casini.
Bossi e Fini non vedono Berlusconi.
Bersani vede persino i verdi nel tentativo di recuperare qualche pezzo.
Nel frattempo sembra che, grazie ai paesi dell’est e in particolare della Polonia, sia scongiurato il rischio di vedere “baffino” gongolare in un nuovo incarico europeo.
Quella europa piccola piccola che offende una maggioranza per una presunta tutela di una minoranza.
Quella europa le cui sentenze hanno lo stesso sapore ed effetto di quelle dei magistrati militanti antiberlusconiani in Italia.
Così si torna alla politica di sempre: le scadenze elettorali perchè gli esami non finiscono mai.
Le regionali sono un importante test politico.
Vi sono regioni che “pesano” più di altre e se Toscana, Umbria ed Emilia Romagna sono appannaggio certo della sinistra, altre sono in bilico e persino Casini potrebbe spostare l’ago della bilancia.
Ma il Centro Destra deve anche riconoscere il ruolo dell’importante alleato, la Lega Nord che a ragione chiede la presidenza di una importante regione del Nord.
Il Veneto è, a mio avviso, la regione che dovrebbe vedere la presidenza leghista, sia perché è nel Veneto che nacque l’idea leghista con la Liga Veneta, sia perché il Popolo Veneto è quello con il maggior spirito indipendentista tra quelli del Nord e una presidenza leghista sarebbe il giusto riconoscimento alla specificità degli eredi della Serenissima.
Ma la Lega ha diritto anche ad ottenere altre candidature, pur se non vincenti, come, ad esempio, quella per la presidenza dell’Emilia Romagna, dove le battaglie leghiste contro le moschee e l’invasione extracomunitaria attraggono consensi “bipartisan”.
Ma, direbbe qualcuno, Casini si rifiuta di votare un candidato leghista.
E chi se ne frega ?
E’ vero che Casini in Liguria, nel Lazio, in Calabria, in Puglia e in Campania potrebbe fare la differenza tra una vittoria e un trionfo, ma perché dobbiamo legarci le mani con un alleato infido per qualche regione in più ?
Berlusconi non si metta a corteggiare Casini e continui invece a curare i solidi alleati leghisti.
Piuttosto cerchi di recuperare quel 3% di elettorato che vota per la Destra Radicale, sicuramente affidabile, anticomunista, tradizionalista (nei costumi e negli ideali) e antimmigrazionista.
Se invece di una dozzina di regioni regioni il Centro Destra ne conquistasse solo sette o otto non sarebbe un dramma, perché l’importante è amministrare e governare coerentemente con la volontà dei propri elettori.
Che non chiedono affatto ciò che propugna Casini (e, per la verità, neppure Fini) ma vogliono:
- meno tasse
- stop all’immigrazione soprattutto quella islamica
- comandare a casa propria (quindi la cittadinanza breve se la sognano !)
- ordine e sicurezza nelle città
- la fine del potere temporale dei magistrati militanti
- il rispetto delle Tradizioni italiane che derivano dalle nostre radici Romane e Cristiane.
La chiarezza sarà sicuramente premiata più dei compromessi e dell’immobilismo che i compromessi comportano.


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04 novembre 2009

Non passa lo straniero

Quando frequentavo le elementari, c’era una materia chiamata, anche in pagella: disegno, recitazione e canto.
In disegno ero totalmente negato e, infatti, fu l’unica insufficienza nell’ammissione all’esame di terza media e fu anche uno dei motivi che mi spinsero verso il liceo classico.
Recitazione era il mio cavallo di battaglia.
Avevo una voce sovrastante e più che recitare, declamavo ed ero aiutato da una grande memoria.
Per fortuna perché la materia (disegno, recitazione e canto) senza la recitazione sarebbe stata per me un calvario, visto che in “canto” ero così stonato che la maestra dedicata al canto mi impose di stare zitto “sennò fai stonare anche gli altri”.
Potevo accettare il diktat (che ancora non sapevo chiamarsi così) per tutte le canzoni, tranne quelle patriottiche, che mi sono sempre piaciute e, in particolare, per la “Canzone del Piave”.
Sì, perché allora i nostri insegnanti e i nostri genitori avevano dei Valori solidi che cercarono, riuscendovi in molti casi, di trasmetterci e il Valore della Patria, della Nazione, si tramandava anche insegnando ai pargoli le canzoni risorgimentali, nazionaliste e patriottiche.
Erano inni ad un periodo sicuramente gonfiato dalla retorica ma, almeno, quel 4 novembre 1918 l’Italia vinse la sua guerra e il 4 novembre, oggi come allora, si può legittimamente festeggiare una impresa positiva tutta italiana, non certo una sconfitta durissima e l’occupazione della nostra terra ad opera di truppe straniere.
Quel 4 novembre, di cui oggi festeggiamo legittimamente il 91° anniversario, era una vittoria tutta italiana, perché nessun esercito alleato contribuì alla nostra impresa, nessun esercito straniero ancorché alleato ci aiutò nel disegnare la linea del Piave e nessun esercito straniero collaborò per sfondare a Vittorio Veneto.
A differenza, mi piace sottolinearlo, dei francesi che, pur con la loro “grandeur”, è dai tempi di Napoleone che non riescono a vincere una guerra da soli, avendo avuto bisogno degli angloamericani tanto nella prima quanto nella seconda guerra mondiale, per non parlare del flop in Algeria e nel Vietnam.
Il 4 novembre, dunque, possiamo ricordare e festeggiare una Vittoria tutta italiana, per una data che, forse, rappresenta l’unica possibilità per una Festa Nazionale unificante e tonificante.
E non sarebbe male che alle elementari riprendessero ad insegnare le nostre, vecchie canzoni patriottiche e in televisione, qualche telefilm americano in meno e riproporre invece quegli sceneggiati che rappresentavano le vicende della prima guerra mondiale.
In una epoca dove tutto ciò che è “nazione”, “nazionalismo”, “Patria”, “patriottismo” viene occultato come se fosse un male, è ora di tornare a cantare, anche stonando, che il Piave mormorava: non passa lo straniero !
E chi ha orecchie per intendere, intenda, perché mai verso di canzone fu più attuale.

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02 novembre 2009

La pietà non stravolga la giustizia

In questi giorni i primi titoli dei giornali riportano la notizie della morte di un certo Stefano Cucchi e di Diana Blefari Melazzi.
Ogni giorno muoiono migliaia di persone, perché questi due hanno l’ “onore” della prima pagina e, a leggere le dichiarazioni dei loro avvocati, rappresenterebbero una pesante accusa nei confronti di Carabinieri e Giudice di sorveglianza ?
Perché sarebbero morti, a sentire loro, per presunte percosse o, comunque, per non essere stati curati.
I due casi vanno tenuti distinti … ma non troppo.
Vanno tenuti distinti perché le loro imputazioni sono di ben diversa gravità, ma non si può negare che ambedue sono morti nell’ambiente che loro stessi si sono scelti: il carcere.
Il caso più eclatante è sicuramente quello di Diana Blefari Melazzi, complice nell’omicidio del prof. Marco Biagi e, per tale motivo, condannata all’ergastolo (che non avrebbe mai scontato fino alla fine, comunque …).
I suoi avvocati lagnano su inequivocabili segni di depressione che avrebbero giustificato, a loro dire, gli arresti domiciliari.
Ma stiamo scherzando ?
Una complice di un assassinio così efferato perché, dopo appena sei anni di galera, avrebbe dovuto godere del privilegio dei domiciliari ?
Tra l’altro, anche se adesso ipotizzano una sua volontà di “collaborare”, costei era sempre stata brigatista convinta.
Ovvio che mi dispiace che sia morta in quel modo, ma anche ad averlo saputo prima, fossi stato nelle condizioni di decidere, non le avrei mai concesso i domiciliari.
Una che compie un simile delitto sa che rischia la galera e in galera doveva restare, dove poteva avere tutte le cure necessarie, ma senza godere di quella libertà e di quei confort che ha volutamente negato, per sempre, ad una persona innocente come Marco Biagi.
Il secondo caso è più complesso e ancora avvolto dal mistero.
Stefano Cucchi era comunque stato arrestato per spaccio e possesso di droga.
Era quindi uno spacciatore e probabilmente un consumatore a sua volta.
Vendeva morte al prossimo e, se si drogava, aspirava con ogni evidenza alla morte.
Se qualcuno ha ecceduto nell’usare metodi correttivi andrà sicuramente ripreso, ma senza crocefiggerlo e non ne farei un caso da prima pagina con il risultato di screditare i Carabinieri che hanno proceduto all’arresto e, quindi, facendo di uno che spacciava droga una sorta di eroe caduto sotto i colpi della perfida reazione.
Umana pietà per genitori di Stefano Cucchi che soffrono doppiamente per la morte del figlio e per la vita che questi ha condotto e capisco la loro reazione: ma sono gli unici ad essere giustificati.
Ma non possiamo rimanere inchiodati da questi pruriti di eccesso garantista quando nelle nostre città si spaccia, si stupra, si ammazza.
E mi domando.
Perché dobbiamo avere più preoccupazione per chi delinque che per chi si comporta onestamente ?
Perché dobbiamo sempre aver paura di toccare Caino e ci dimentichiamo così in fretta di Abele ?
E’ tanto difficile capire che chi delinque si mette, automaticamente, dalla parte del torto e la società civile (quella vera, non quella cui fanno abitualmente riferimento a sinistra) ha il diritto a metterlo comunque, anche con metodi energici, in sicurezza ?


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01 novembre 2009

No a D’alema, vecchio burocrate comunista

Tanto sono in sintonia con Berlusconi quando parla dei comunisti, quando aspira a ridurre le tasse, quando denuncia la casta togata e la credibilità nulla cui sono giunte le sue sentenze, quanto vorrei bastonarlo sulla testa quando indossa l’abito buonista ed ecumenico delle scelte bipartisan, della disponibilità verso chi vorrebbe distruggerlo e della generosità suicida.
Palazzo Chigi, in una nota, ha manifestato il suo gradimento (o la non ostilità il che nella sostanza è lo stesso) alla nomina di Massimo D’alema a “ministro degli esteri e della sicurezza” dell’europa unita.
A me sembra una solenne corbelleria.
Di più, appoggiare la scelta di “baffino”, triste e sopravvalutato epigono italiano del “baffone” di sovietica memoria, è il contrario di tutto ciò che rappresenta Berlusconi nell’immaginario e nella politica nazionale.
D’alema “si iscrisse dalla nascita alla segreteria del pci”, poi le circostanze vollero che dovette subire il crollo del muro, la fine ingloriosa del comunismo, la più sanguinaria e oppressiva tirannide che il mondo abbia mai conosciuto ed eccolo riciclato nel pds, poi nei ds e ora nel pd che lo stesso Rutelli – a suo tempo candidato premier di quella parte politica – non esita a definire “un ceppo del pds”, rendendo quindi giustizia a chi, come me, continua a chiamare quel partito “pci/pds/ds/pd”.
D’alema è cresciuto a corridoi di partito – di cui è sicuramente uno dei funzionari (burocrati) più efficienti – e manifestazioni di piazza (una volta si vantava di aver anche “tirato” delle molotov contro i Carabinieri).
La scuola di partito delle Frattocchie era tutto uno con Botteghe Oscure (nomen omen …) e lì si “formavano” i futuri funzionari di partito, quelli che avrebbero dovuto mantenere nel tempo “l’ideale comunista”.
Era lì che si elaboravano le scelte.
L’opposizione alla Nato (che ci salvò dalla triste sorte dei paesi dell’est) e alla legge elettorale maggioritaria del 1953 che ci avrebbe salvato dal centro sinistra con il psi e dalle devastanti nazionalizzazioni.
L’appoggio o la giustificazione all’invasione comunista in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel 1968.
Le campagne di stampa contro i Presidenti Segni, Leone e Cossiga e il tentativo di ridicolizzare, sempre a mezzo stampa, il Presidente Saragat (“telegramma e barbera”).
Fu lì che si decise di cavalcare l’onda “del ‘68” e dell’autunno caldo del 1969 e fu sempre lì che le brigate rosse furono prima dipinte di nero e, davanti all’evidenza inconfutabile che erano rosse, “compagni che sbagliano”.
E, ancora, l’opposizione all’installazione dei missili Pershing e Cruise fino al crollo e alla necessità di rifarsi una verginità politica, cambiando nevroticamente il nome al partito che, comunque, comunista era e comunista rimane.
Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, così vediamo D’alema, nella sua fortunatamente breve esperienza di premier, partecipare allegramente al bombardamento degli ex compagni della Serbia e, in quella ancora più fortunatamente breve di ministro degli esteri, passeggiare tra le rovine di Beirut a braccetto con un dirigente del gruppo di hetzbollah cui sono attribuite innumerevoli azioni terroriste.
E a questo personaggio di cui non si conoscono opere mirabili, imprese rilevanti, ma solo i trascorsi da burocrate comunista, Berlusconi vorrebbe concedere il “via libera” per farlo diventare ministro degli esteri e della sicurezza dell’unione europea ?
Capisco che a sinistra non abbiano niente di meglio, ma, in questo caso, niente è meglio.
A meno che … Berlusconi non voglia, maliziosamente, denunciare al mondo quanto questa europa del trattato di Lisbona assomigli alla vecchia Unione Sovietica, dove semplici “direttive” del Politburo vietavano anche ciò che era formalmente permesso.
Ecco che, allora, un D’alema ministro degli esteri e della sicurezza europea, rappresenterebbe al meglio la cappa liberticida che l’unione europea, con i suoi burocrati “politicamente corretti”, si appresta a calare sui cittadini di quella che fu, un tempo, la culla del progresso e del benessere, dalla quale partirono i Coloni che hanno reso migliore il mondo intero.
Fino ad oggi, almeno.

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