Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

31 dicembre 2009

2010 d.C. – MMDCCLXIII ab Urbe condita

Quando, programmato, questo post vedrà la luce, spero di essere già arrivato in montagna.
Il 31 dicembre è una occasione per archiviare l’anno vecchio e salutare quello che verrà.
Cosa resterà di questo 2009 (2762 a.U.c.) ?
L’attentato a Berlusconi del 13 dicembre che ha fatto cadere la maschera buonista di tanti di quelli che sbavano davanti alla televisione durante le trasmissioni dell’odio e poi si sono prontamente iscritti ai “gruppi” che nei social network inneggiano all’aggressore (e probabilmente sono gli stessi che marciano “per la pace” ad Assisi e si iscrivono ai “gruppi” che inneggiano alla infelice che ha cercato di “abbracciare” il Papa la notte di Natale).
Resterà il terremoto in Abruzzo e la rapida consegna, per la prima volta nella storia d’Italia, di abitazioni degne agli sfollati.
Resteranno gli annunci apocalittici, smentiti dai fatti, relativi alla crisi economica, alla meteorologia, alle guerre e alle carestie.
Resterà (e speriamo a lungo, anzi che si rafforzi) la politica del respingimento in mare degli illegali.
Resterà la presa di coscienza del pericolo immigrazione.
Resterà, purtroppo, Fini nel pdl.
Resterà, per fortuna e speriamo a lungo, Berlusconi come Premier.
Resteranno gli ondivaghi atteggiamenti della chiesa cattolica, divisa tra un Pontefice di grande spessore culturale, al quale, però, i “cattolici adulti” – che allignano anche tra i porporati – disobbediscono troppo spesso, parlando a ruota libera e senza essere ripresi.
E il prossimo anno ?
L’attentato a Berlusconi ha visto uno starnazzare inquietante di colombe, per fortuna ci pensano i Di Pietro, i Santoro e i Franceschini a rimettere le cose a posto ricordandoci quale sia il vero sentimento dei sinistri.
Così possiamo auspicare che sia respinto il tentativo di introdurre il meticciato in Italia con una legge che regali l’acquisizione della cittadinanza.
Possiamo sperare che sia veramente l’anno di altre incisive riforme, con o senza la partecipazione della sinistra, purchè non siano il frutto di compromessi che ne spuntino l’efficacia.
Non possiamo sperare nell’impossibile, ad esempio nel rinsavimento della sinistra, ma possiamo sperare che riesca a metabolizzare la presenza di Berlusconi: ne guadagneremmo noi con l’azione di governo e il loro stesso fegato .
Naturalmente abbiamo tante speranze piccole e grandi, personali, per i nostri cari, per gli amici, per tutti i nostri connazionali, i concittadini e per l’umanità.
Rigorosamente nell'ordine indicato.
E non si capisce perché non dovremmo applicare tale ordine anche nelle attività pubbliche, aiutando prima di tutto chi è a noi vicino, i nostri connazionali, e poi, ma solo se ce n’è, anche chi non appartiene alla nostra famiglia, una grande famiglia, la famiglia Italiana.
Un ultimo pensiero al “politicamente corretto”.
Spero che scompaia dal nostro linguaggio e dal nostro modo di essere (nel mio,peraltro, non è mai entrato).
Un 2010 dopo Cristo (e non “dell’Era Volgare o Comune come piacerebbe alle vestali del “politicamente corretto”), 2763 (MMDCCLXIII) dalla fondazione di Roma, sereno per tutti … nell’ordine indicato in precedenza.


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29 dicembre 2009

Cittadini forse, ma senza nazionalità

Dopo il periodo festivo riprenderà l’offensiva finiota per regalare l’accesso alla cittadinanza italiana per gli immigrati.
Continua, quindi, il tentativo di devastare e scardinare l’assetto sociale sul quale si fonda l’attuale benessere della Nazione.
Non sfugge a nessuno come l’immissione, improvvisa e violenta, di un paio di milioni di votanti in più possa alterare gli equilibri elettorali, a tutto danno degli Italiani (quelli veri, non quelli acquisiti).
Posso sperare che il pdl e la Lega “tengano duro”, come avrebbe fatto il vecchio Msi di Giorgio Almirante, e riescano a respingere questo nuovo assalto finiota, ma il pericolo è enorme perché, pur di “mettere sotto” la parte migliore del pdl e la Lega si alleeranno con i finioti anche tutte le opposizioni da Di Pietro a Casini, da Bersani alla Bonino.
Allora vale la pena ricordare, anche a futura memoria, che qualunque legge possano approvare, potrebbe anche riuscire a concedere una cittadinanza agevolata agli immigrati, ma non riuscirà mai a renderli Italiani, perché la nazionalità non è qualcosa che dipende da un tratto di penna, bensì da una appartenenza di lunga durata, da una comunanza di storia, di sangue, di tradizioni, di fede e di passione.
Per quanto vi siano alcuni italiani che pensano di svendere la cittadinanza regalando questo onore agli ultimi arrivati senza particolari criteri di selezione, dovremo sempre ricordare che diventare Italiano deve costituire un premio e perché sia tale non può essere un prodotto di massa e neppure troppo facile raggiungerlo.
Nella antica Roma solo dopo una lunga serie di decenni, e in base alle necessità di Roma, gli italici ottennero – e non tutti ! - il privilegio di fregiarsi dell’onore di essere “Civis Romanus”, tra l’altro continuando a risiedere a casa loro.
Ricordiamoci chi siamo e da dove veniamo, solo così, onorando le nostre Radici, potremo ammettere nella nostra comunità chi viene dall’esterno, integrandolo se viene con animo disponibile, ma allontanandolo se ha cattive intenzioni.
Solo chi, nel tempo, si adeguerà alle nostre Tradizioni, ai nostri Costumi potrà poi essere onorato nel ricevere la cittadinanza e solo i suoi posteri, dopo decenni di integrazione, potranno essere considerati Italiani a tutti gli effetti.

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27 dicembre 2009

Perché in Lazio non voterei la Polverini

Sono sorpreso che sia stata data luce verde alla candidatura di Renata Polverini, attuale segretario generale dell’Ugl, per la presidenza del Lazio.
Sono sorpreso perché se anche il Lazio dovesse essere in “quota” ex An, pensavo che gli uomini di Berlusconi, davanti al comportamento inqualificabile di Fini, avrebbero richiesto uomini ex An, ma fidati.
Oltre al fatto che non sono neppure sicuro che la Polverini possa essere qualificata ex An.
Lasciando ad altra eventuale circostanza gli eventi che portarono al cambiamento del nome del sindacato da Cisnal ad Ugl (1996) e alla sostituzione del Segretario Generale Mauro Nobilia con Stefano Cetica (1999) prima e poi (2006) con la Polverini che nel frattempo ne è stata il Vicesegretario, voglio raccontare brevemente un episodio che mi riguarda personalmente.
Nel 2002 ero iscritto e dirigente dell’Ugl, quando si verificarono due fatti che mi portarono in rotta di collisione con la dirigenza nazionale, ancora guidata da Cetica ma in cui la Polverini era sempre più emergente, fino a prenderne il posto al congresso.
Il 19 marzo 2002 fu assassinato dalla brigate rosse Marco Biagi.
Venne indetta a Bologna una manifestazione da parte della trimurti cgil-cisl-uil.
Da Roma arrivò una disposizione inaspettata: partecipare “unitariamente”.
Io non partecipai: non sono mai sceso in piazza assieme ai comunisti e non esiste ragione al mondo per cui io scenda in piazza con i comunisti in una manifestazione politica.
Venne da Roma la Polverini.
Non fu neppure ammessa sul palco e rimase in piazza, dietro le bandiere dell’ugl per la prima volta mischiate a quelle della triplice.
Il successivo 16 aprile venne proclamato il primo sciopero generale contro il Governo Berlusconi.
Anche qui disposizione da Roma: aderire.
Naturalmente io non aderii.
Due mesi dopo ero sospeso e me ne andai in un sindacato autonomo di categoria dove mi veniva (e viene) pienamente garantito il rispetto per le mie idee politiche.
Da quel 2002 l’ugl scese rapidamente una china che quando ero iscritto alla Cisnal non mi sarei mai aspettato: adesione a TUTTI gli scioperi generali contro il Governo Berlusconi, proni ai voleri della triplice quasi a chiedere “vengo anch’io ?”, facendo venire meno ogni ragion d’essere di un sindacalismo nazionale, autonomo dalla triplice e portatore degli interessi dei lavoratori e non della politica romana.
Abbiamo quindi visto l’ugl, ormai saldamente in mano alla Polverini, distinguersi sia nelle dichiarazioni che nelle partecipazioni alle azioni contro le finanziarie dei Governi Berlusconi, raccogliere le firme per i referendum radicali (e ostentatamente appoggiati da Fini), sostenere il “diritto” degli immigrati al voto ed alla cittadinanza (come Fini ...).
I commentatori continuano a definire l’ugl “il sindacato di destra”, ma io nell’ugl della Polverini non vedo nulla di Destra.
Legittimo perseguire una politica di sinistra, ma altrettanto legittimo per chi è di Destra non accettare candidature provenienti da quel calderone.
Ecco perché dico al Pdl e alla Lega che è un errore candidare la Polverini.
Ecco perché, se fossi residente in Lazio, non la voterei e opterei per un candidato alternativo che, quasi sicuramente, si troverà sotto le insegne di Forza Nuova.
Qualcuno potrà dire che è il candidato maggiormente in grado di vincere, ma quale vittoria sarebbe eleggerla e poi ritrovarsi un replicante, in sedicesimo, di Fini che porta acqua al mulino della sinistra ?
E altrettanto può dirsi nei confronti delle trattative che sono in corso in Puglia, Campania, Calabria e Campania con l’Udc.
Che senso ha eleggere un personaggio di compromesso, che potrebbe in qualsiasi momento saltare il fosso e, comunque, rappresenterebbe una spina al fianco del Governo ?
Certo, con simili candidature si potrebbe dopo le elezioni dire che il Centro Destra governa 12 o 13 regioni, ma a quale prezzo ?
Credo sia meglio governarne la metà, ma con un presidente politicamente allineato e che non si ritenga in dovere di suonare una musica diversa da quella del Premier.
Di Fini ne esiste già uno e non si vede l’ora che se ne vada nella sua nuova casa con Casini, Rutelli, Montezemolo: non c’è bisogno di aggiungervi anche un plotone di governatori finioti.
Meglio un nemico dichiarato di fronte che un amico incerto alle spalle.

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22 dicembre 2009

Ma condivisione ... de che ?

Se non puoi batterlo, allora alleati con lui”.
Una vecchia massima popolare che vediamo rispolverata in questi giorni dai comunisti: da D’alema a Napolitano che, avendo compreso che Berlusconi non si batte né per via elettorale, né giudiziale, né mediatica, né attribuendogli avventure galanti, né mettendogli contro la moglie, né con le congiure di palazzo e neppure con gli attentati, cercano di allearsi con lui.
Così, nei giorni di forzato silenzio del Premier, starnazzano le colombe pregustando “riforme condivise”.
Ma condiviso da chi e per che cosa ?
Con uno che guarda, sbavando, Santoro e Floris, Fazio e Dandini, io, al massimo, posso, mio malgrado, condividere un pezzo di carta (di identità) in cui alla voce “cittadinanza” per ambedue c’è scritto “italiana”.
Per il resto non condivido proprio nulla di quel prototipo di esemplare sinistro.
E, soprattutto, non voglio condividere nulla.
Se possibile neppure quel pezzo di carta (di identità) di cui sopra.
Alta velocità.
Giustizia e magistratura.
Tasse e spese statali.
Immigrazione.
Etica e morale.
Politica estera.
Centrali nucleari.
Scuola.
Università.
Pubblica amministrazione.
Mercato del lavoro.
Federalismo.
Presidenzialismo.

L’elenco di ciò che ci divide è lunghissimo e su temi di primo rilievo, non ci divide il limite di velocità in autostrada o la rotonda nuova vicino al bar della piazza !
Non possiamo condividere nulla di importante con quelli di sinistra, quindi è inutile farsi illusioni.
I predicozzi che ci ammanniscono Napolitano e D’alema sono finalizzati a prendere tempo confidando nell’età di Berlusconi.
Il regalo sotto l’albero che può farmi il Centro Destra ?
Riforme sì, ma nel segno del sentimento profondo del Popolo del Centro Destra, cioè esattamente il contrario di quel che vorrebbero a sinistra su tutti i temi che ho elencato.
Buon Natale a tutti.

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20 dicembre 2009

Berlusconi non si faccia coglionare

In questa giornata in cui il gelo esterno fa da contraltare al piacevole calore della casa, dopo una salutare camminata per arrivare all’edicola più vicina e ritorno (in tutto due chilometri di cui uno – il rientro – in salita) apro il Resto del Carlino e leggo che Berlusconi “si fida” di Bersani.
Ecco l’argomento del post odierno servito su un piatto d’argento.
Io non mi fido di Bersani, né di qualunque altro lupo (comunista o di sinistra) mascherato da agnello (democratico o liberale).
Seguo la politica, mi sembra, dalla nascita.
In realtà mi ci appassionai nel dicembre 1964, a quasi otto anni, per lo “spettacolo” che portò alla elezione di Saragat come presidente della repubblica.
E, dalla nascita, sarà per influenza famigliare, sarà per il mio dna allergico a tutto ciò che puzza di sinistra, di socialista o di comunista, non ho mai avuto alcuna fiducia nei comunisti e nei loro caudatari.
Così non apprezzo il pensiero – se fosse realmente il suo e non di qualche interessato esegeta – di un Berlusconi debilitato dall’attentato della scorsa settimana.
Non solo non l’apprezzo ma credo sia doveroso avvertire il Premier che se, per amore del “dialogo”, dovesse abbandonare la retta via che aveva ripreso dopo lo sbandamento del 2008, rischia di ritrovarsi in balia dei vari Tartaglia che, come vediamo nelle adesioni ai gruppi antiberlusconiani, sono pronti dietro l’angolo.
Ma, soprattutto, Berlusconi ricordi che l’unica barriera tra lui e la rovina (giudiziale, economica, politica) è il sostegno elettorale del Popolo.
Accordarsi, con il necessario compromesso che significherebbe la rinuncia a importanti posizioni di Principio, a Valori, a Ideali, anche per una sola riforma con la sinistra, equivarrebbe a sgretolare quella barriera e, poi, si ritroverebbe in balia di chi non aspetta altro per sbranarlo.
Senza poter, con credibilità, rivolgersi al “suo” Popolo che lui, per primo, avrebbe abbandonato per inseguire la chimera della “condivisione”.
Nel post precedente ho elencato i punti essenziali sui quali non è accettabile neppure un passo indietro (o verso la sinistra) e qui non posso fare altro che richiamarli.
Purtroppo sono proprio quelli i punti sui quali un eventuale “dialogo” inciderebbe, dando una spinta, forse irreversibile, alla nostra Nazione verso il degrado politico, economico, morale.
Mi auguro che 16 anni di vita politica abbiano sufficientemente indurito il carattere di Berlusconi, al punto che lungi dall’essere la vittima come accadde nel 1994 quando Scalfaro gli fece pelo e contropelo, sia lui a coglionare Bersani, Casini, Fini e compagnia, sfruttando a suo favore (e nel senso desiderato dal “suo” Popolo) il “dialogo”.
Che i salamelecchi di questi giorni siano solo intonati al clima natalizio, ma che la sostanza resti quella di sempre, per un’Italia migliore, più forte, più rispettata, più ricca, più sicura.
Esattamente il contrario di ciò che porterebbe una collusione con la sinistra sui temi “forti” dell’immigrazione, dell’omosessualità, del fine vita, delle tasse, dello statalismo, della giustizia.

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La rossa Bologna, bianca sotto la neve

Venerdì sera ero fuori a cena.
I primi fiocchi iniziarono a cadere proprio mentre stavo uscendo di casa.
Le strade erano ancora sgombre.
Poco dopo le 23, però, quando, decidendo di “accorciare” il nostro incontro conviviale, uscimmo dalla trattoria per riprendere la strada di casa, le vie di Bologna presentavano un aspetto che raramente possiamo apprezzare.
Tutto era ovattato.
Abitando in zona pedecollinare mi sono prudentemente fermato al riparo di un distributore di benzina ed ho montato le catene.
Poco prima di mezzanotte ero a casa, superando alcune automobili che, imprudentemente, non si erano attrezzate per tempo e si erano definitivamente fermate alla prima salita.
Ma lo spettacolo del “giorno dopoera un ricordo della infanzia, quando c’erano poche automobili e il comune aveva forse un solo spazzaneve che, come fa la "flotta" di oggi, non passava da casa mia perché la strada in cui abitano 78 famiglie è “privata”, quindi il comune non se ne occupa.
La distesa bianca era uniforme.
Scendevano ancora, alle nove del mattino, alcuni fiocchi.
Indossati gli anfibi e vestito come se dovessi andare a sciare, ho preso la macchina fotografica e sono uscito a piedi.
Com’è bella Bologna !
Credo che solo un bolognese possa apprezzare le bellezze di Bologna, esattamente come capita a tutti coloro che abitano ed amano la propria città natale.
E questo ha anche un importante significato politico ed amministrativo.
Al proverbio “moglie e buoi dei paesi tuoi”, si dovrebbe aggiungere “ e anche sindaci ed assessori”.
Solo uno del posto conosce la storia e la cultura del posto.
Un estraneo rovinerebbe la città: sia Bologna o qualsiasi altra.
Figuriamoci cosa potrebbe combinare uno che non avesse neppure la nazionalità italiana !
Tornato a casa dopo poco più di novanta minuti, ho visto alcuni vicini armati di pala.
Alcuni condomini si attrezzati con una ditta “specializzata”.
La strada, però, è ancora coperta da uno strato consistente di neve ormai ghiacciata.
Il bello è che si rivedono persone che, durante l’anno, si salutano frettolosamente o non si incontrano affatto per orari non coincidenti o perché si incrociano all’interno delle loro scatolette di metallo.
Ecco, la neve aiuta anche a recuperare un rapporto umano con il prossimo, non mediato da strumenti informatici o alienato dalla “fretta” dell’oggi.
E quando ci siamo fermati a chiacchierare, poi si sono aggiunti altri a ricordare gli inverni degli anni sessanta e giocavamo allegramente, senza macchine e senza preoccupazioni, ma con le slitte e il pallone sul prato ghiacciato, ecco, non eravamo più ultracinquantenni professionisti e padri di famiglia, ma siamo tornati ad essere quei bambini che ridevano e litigavano, che si picchiavano per un soldatino di piombo e si abbracciavano per una rete di Bulgarelli e che sono diventati gli uomini di oggi, ma che hanno ancora un angolo del cuore dove si trovano ancora i bambini di allora.
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18 dicembre 2009

Il "dialogo" è la nuova mela del serpente

L’aggressione di Tartaglia al Premier ha un, immediato, frutto velenoso: un melenso buonismo che – se si escludono i soliti agitatori – permea le dichiarazioni delle parti politiche che si esibiscono in un minuetto di salamelecchi finalizzato esclusivamente mettersi al sicuro dal vento rivoluzionario che stava spirando sulle ali della rabbia berlusconiana.
Silvio Berlusconi, da quel generoso galantuomo che è, appare disposto a credere, per l’ennesima volta, alle parole pronunciate con lingua biforcuta da suoi atavici nemici e dai suoi infidi amici.
I quali si accreditano come il volto dialogante della sinistra (o di chi vi aspira a farne parte) lasciando il lavoro sporco ai manovali dell’insulto, del dileggio, della violenza verbale.
La politica, ho sempre sostenuto, è l’arte del possibile e mi piacerebbe conoscere cosa sia possibile realizzare con chi non è stato in grado di realizzare nulla neppure quando era in maggioranza per le profonde divisioni interne.
Prendiamo alcuni nodi che devono necessariamente essere risolti per condurre l’Italia verso un nuovo periodo di stabilità e benessere.
Alta Velocità. La vogliamo realizzare o no ? E se sì, vogliamo smetterla di usare i guanti bianchi nei confronti dei contestatori e metterli nelle condizioni di non fermarla mai più ? E la sinistra saprà essere solidale con questa linea o tornerà a tenere i piedi in due staffe ?
Giustizia e magistratura. Anche la recente sentenza (pilatesca, molto veltroniana, molto “ma anche”) sul delitto di Garlasco ci dice che bisogna mettere mano ad una rivoluzione nella giustizia che non sia solo una revisione di codici e pandette, ma incida profondamente anche su chi la giustizia amministra. La sinistra vorrà uscire dal cono d’ombra di certa magistratura o continuerà a cercare di incassare i dividendi che le procurano le toghe rosse ?
Tasse e spese statali. La sinistra saprà rinunciare a metterci le mani in tasca per realizzare servizi efficienti, senza trasformare la pubblica amministrazione in un assumificio clientelare e ipertrofico ?
Immigrazione. Come è possibile conciliare le posizioni di chi (la stragrande maggioranza – direi la quasi totalità – degli elettori del Centro Destra) vuole fermare gli ingressi e ripulire la nazione da chi è già entrato illegalmente, senza cedere diritti a chi non appartiene alla Nazione stessa, con chi, invece, vorrebbe trasformare l’Italia in un meticciato senza passato e senza futuro ?
Etica e morale. Come è possibile conciliare le posizioni di chi vorrebbe attuare norme sul fine vita, sul “matrimonio” degli omosessuali, sulla liberalizzazione della droghe presunte “leggere”, con chi ritiene tutto ciò una porcheria che spinge l’Italia verso un processo di deriva etica e morale ?
E si potrebbe continuare sulla politica estera, sulle centrali nucleari, sulla scuola e l’università, sul federalismo, sul presidenzialismo, sulle fisime ecoambientaliste …
Allora qualcuno mi deve spiegare perché, da Berlusconi in giù, tutti si sdilinquiscono appena sentono la parola “dialogo” quando sappiamo tutti, perfettamente, che sarebbe solo un compromesso che non risolverebbe nessuno dei problemi sul tappeto e rimanderebbe nel futuro quel redde rationem che, da tempo, è opportuno che avvenga per delineare quale società vogliamo nel futuro.
E questo redde rationem non può che avvenire andando alle urne al più presto, scontrandosi su quei temi che oggi formano lo spartiacque tra le parti politiche e, chi vince, deve procedere speditamente e senza palle al piede per realizzare il progetto di società che risulterà vincente per volontà popolare.
Pensavo che questa scelta fosse già stata fatta nel 2008.
Purtroppo Berlusconi, generosamente e sventatamente, preferì la finta destra di Fini alla vera Destra Radicale.
Sicuramente si è pentito, visto che ha nuovamente stretto un accordo con Storace e Santanchè e, mi auguro, prosegua in tal senso anche con Fiore e Romagnoli.
Spero che quello che gli è capitato e gli attestati di “doverosa” solidarietà non lo abbiano indebolito nella sua volontà di rinnovare radicalmente l’Italia.
Sarebbe solo tempo perso.

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14 dicembre 2009

Meglio Di Pietro del coro ipocrita

Andrò controcorrente, ma ho apprezzato di più il commento di Di Pietro che, in sostanza, pur condannando l’atto violento imputa a Berlusconi la responsabilità di averlo aizzato, che non gli imbalsamati commenti di alcune “alte” cariche istituzionali e di “alti” esponenti dell’opposizione che, dopo aver attizzato il fuoco come Di Pietro accusando Berlusconi di “inaudito attacco” alle istituzioni o dichiarandolo “mor-to” (a maggio) o definendolo “pifferaio miliardario” o avendo proposto un comitato di liberazione nazionale ad personam contro di lui, dopo l’aggressione di ieri esprimono una condanna e una solidarietà “doverosa”, cioè obbligata e, quindi, non sincera.
Con Di Pietro, almeno, sappiamo come la pensano a sinistra e ne sono la riprova i gruppi sorti come funghi in internet di solidarietà ed esaltazione del delinquente che ha aggredito il Premier.
Del resto avevamo già letto di un dirigente (poi autosospesosi dal partito) del pci/pds/ds/pd di Vignola che si era domandato nella sua pagina internet perché mai nessuno piantasse una pallottola in testa a Berlusconi: quasi accontentato.
C’è poco da “esecrare” o “condannare”, ovviamente “doverosamente”, perché la “voglia matta” dello zoccolo duro della sinistra è liquidare Berlusconi non solo politicamente, ma anche economicamente e fisicamente.
In passato mi ricordo di squallidi episodi di brindisi auguranti la sua morte, per non parlare di racconti e film che si concludono con la dipartita del Premier, evento tanto agognato dallo zoccolo duro di sinistra da provocare loro travasi di bile e bava alla bocca quando devono confrontarsi con una (fortunatamente) ben diversa realtà.
E non vengano a dire che l’aggressore è un malato di mente, perché è ovvio che chiunque compia simili atti non può che essere un malato di mente.
Anzi la condizione mentale di Massimo Tartaglia è un aggravante per chi conduce trasmissioni all’insegna dell’odio verso Berlusconi, per chi promuove ed attua attacchi mediatici, economici, politici e giudiziari contro il Premier.
Perché le valanghe di odio scagliate contro Berlusconi se in noi scorrono via come acqua e, anzi, ci convincono sempre più a votare per lui, incidono nella mente di uno malato sino a fargli commettere simili azioni.
Quindi, per favore, meno lacrime di coccodrillo e, per una volta, imparate da Di Pietro che dice cose sbagliate (prima, durante e dopo l’aggressione) ma, almeno, non nasconde ipocritamente la mano.
E vediamoci alle urne per il redde rationem definitivo e senza appello: chi vince prende tutto.

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13 dicembre 2009

Casini getta la maschera

Le esternazioni (con riserva … vedremo nel prosieguo) di Pierferdinando Casini sono illuminanti dello stato comatoso della politica italiana, al di fuori dell’ambito leghista e berlusconiano.
Non una alleanza tra simili nel nome di un progetto di società, ma un nuovo “comitato di liberazione nazionale”, contro una sola persona, inclusivo di tutto e del suo opposto.
Questa è la realtà del nuovo “fronte popolare” (quello del 1948 fece una fine fortunatamente ingloriosa) proposto da Casini se Silvio Berlusconi oserà forzare il gioco, mandare tutti a casa e chiedere, con nuove elezioni, un mandato forte per rivoluzionare l’Italia (a cominciare dalla giustizia e dalla magistratura).
Le parole di Casini sembrano l’urlo disperato di chi, da troppo tempo secondo i canoni degli uomini di potere, è escluso dalle sacre stanza dove si decide o, meglio, si dispongono i finanziamenti.
Ma, in realtà, è lo specchio di una opposizione senza capo né coda, dove le vittime di ieri (i democristiani) allegramente si rendono di disponibili ad allearsi con i nemici di ieri (i comunisti) oltre che con uno dei carnefici della vecchia Dc (Di Pietro oggi barricadiero esternatore, in pessimo italiano, di tutto ciò che sia contro Berlusconi).
Francamente non si riesce a capire dove ci porterebbe il nuovo "cln ad personam" dove trovano spazio gli abortisti e gli antiaboristi, i clericali baciapile (sia pure “adulti”) e gli atei che si sbattezzano, sindacalisti ottocenteschi come Epifani e Bonanni e imprenditori “illuminati”, come il marito della “stilista” di Prada; Buttiglione che fu bocciato in europa per la sua presunta “omofobia” e omosessuali dichiarati come Grillini ; statalisti e gabellieri come Prodi e Visco e presunti liberallibertari come Della Vedova; comunisti inossidabili come Diliberto e Bertinotti e fascisti pentiti come Fini … e si potrebbe continuare con le contraddizioni dei personaggi che vorrebbero dar vita (tutti insieme appassionatamente !) al fronte popolare versione 2010.
Uniti, solo, dalla avversione verso chi è migliore di tutti loro messi assieme: Silvio Berlusconi.
Uniti, quindi, contro una persona, ma non da una visione politica e progettuale della società.
Ma farei un torto all’intelligenza di Casini se pensassi che il suo disegno sia quello che emerge dalle sue parole.
Casini non ha mai avuto, neppure ai tempi del liceo, simpatie per la sinistra e sa benissimo che gran parte del suo elettorato – quello non legato da vincoli ultrapolitici – lo abbandonerebbe nel caso in cui facesse una alleanza organica per mandare in parlamento una maggioranza laicista, gabelliera, statalista e sensibile ai capricci degli omosessuali e, magari, anche di chi vorrebbe la liberalizzazione (totale o parziale) della droga.
Altrettanto si può di dire di Fini e dei finioti.
Non penso neppure per un istante che un solo elettore di Destra possa votare per quella che a sinistra (e anche Casini) hanno tutto l’interesse a far passare come una “nuova Destra”, ma che di Destra non ha nulla: né in campo sociale, né in quello politico, né in quello economico, né in quello morale, essendo solo un vuoto a perdere gonfiato, appunto per interesse, dalla sinistra e dai suoi megafoni dei mezzi di comunicazione di massa.
E allora perché l’esternazione di Casini ?
Credo la si debba leggere nelle alternative che Casini propone.
“Se Berlusconi governa” oppure “se cerca lo scontro con la magistratura e vuole andare ad elezioni”.
Ma, soprattutto, nella sua disponibilità ad un governo “istituzionale” (in totale spregio, peraltro, ai voleri del Popolo) e in una nuova maggioranza che si costituirebbe “in cinque minuti” in caso di dimissioni del Premier.
Il pericolo è proprio quello: che pur offendendo gli elettori che hanno dato una chiara maggioranza, gli ambienti del Palazzo, confidando nella complicità del Quirinale, invece di andare a nuove elezioni, rappattumino 316 deputati e 162 senatori (incluse le stampelle “a vita”) per dare una parvenza di governo “istituzionale” che torni a mettere le mani nelle tasche degli Italiani, acceleri il processo di disgregazione morale e sociale della Nazione con leggi favorevoli all’immigrazione e alle lobbies come quelle degli omosessuali.
Il pericolo c’è.
Allora Berlusconi deve decidere se rischiare che un complotto di palazzo lo estrometta senza la possibilità di presentarsi agli elettori (come accadde alla fine del 1994) oppure se forzare il gioco, mettere i nemici con le spalle al muro in modo che si dichiarino “o di qua o di là”.
Nel momento in cui scrivo non so cosa Berlusconi dirà o farà all’inaugurazione della campagna di tesseramento del pdl alle 17,30 (anche se viene pubblicato in automatico alle 18,30 del 13 dicembre questo post è scritto prima di pranzo) .
E’ indubbio che personalmente auspico che Berlusconi, come Cesare, lanci i suoi dadi e si assuma il rischio, chiamando tutto il Popolo a difendere la propria Sovranità contro i giochi di palazzo, per poi fare piazza pulita di chi continua a mettergli i bastoni fra le ruote che sono anche i soli ostacoli da rimuovere per costruire una Italia rinnovata, più efficiente, migliore.

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10 dicembre 2009

"Sono stanco di ipocrisie"

Era ora che Berlusconi ruggisse, sperando che non sia un fuoco fatuo, ma che, d’ora in poi, sia conseguente a quel che ha detto.
Attacco inaudito” dice Napolitano che però, davanti all’attacco portato dalle toghe rosse al Premier ha solo usato sfumate parole di circostanza.
Berlusconi è stanco di ipocrisie.
Anche il Popolo.
E se Berlusconi vorrà procedere sulla strada che lasciano intendere le sue parole, ci vedrà al suo fianco.
E per far finire le ipocrisie c’è una sola parola: rivoluzione.
Rivoluzione nella giustizia con pubblici ministeri eletti dal Popolo e giudici nominati tra giuristi, professori di diritto e avvocati di esperienza e chiara fama.
Rivoluzione nelle istituzioni con la formazione di uno stato federale e presidenzialista.
Rivoluzione nell’economia, con l’adozione di una flat tax al 20% e facendo pagare i servizi al loro costo effettivo e con la piena adozione del libero mercato.
Rivoluzione nella pubblica amministrazione con l’efficientamento del personale al livello delle altre nazioni civili.
Rivoluzione nella scuola e nelle università, con il ritorno alla meritocrazia e al nozionismo.
Rivoluzione nelle comunicazioni di massa, con la privatizzazione della rai.
Rivoluzione nella politica sull’immigrazione con l’espulsione amministrativa (senza far perdere tempo ai nuovi giudici) di tutti gli illegali che, negli anni, sono arrivati in Italia e la conferma del respingimento in mare.
Rivoluzione nella burocrazia con l’abolizione di tutti i lacci e laccioli che invischiano le imprese (vecchie e nuove).
Rivoluzione nel bilancio dello stato con la revoca di tutte le voci di spesa clientelari finalizzate a finanziari associazioni, iniziative, spettacoli, “nani e ballerini”, giornali e servizi che non siano nell’interesse di tutti i cittadini, ma solo di una minima parte di essi.
Almeno … proviamoci !

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08 dicembre 2009

Spartiacque immigrazione

I giornali e le informazioni televisive e radiofoniche di oggi riportano l’ennesima puntata della querelle sull’immigrazione.
Da una parte Fini che pretende di considerare il reato di clandestinità un reato “minore” e concedergli i benefici del “processo breve”, con lui si schiera Tettamanzi, vescovo di Milano, che nel giorno di S. Ambrogio invece di pensare ai milanesi, si preoccupa degli immigrati suscitando la giusta, oppportuna e legittima reazione della Lega e del Ministro Calderoli.
Fini insiste nel suo atteggiamento irritante blaterando su un presepe di extracomunitari, dimenticando che, all’epoca, gli extracomunitari erano sudditi, rigorosamente a casa loro e governati da un Imperatore la cui stirpe discendeva direttamente dalla Gens Julia, cioè da una delle prime famiglie di Roma (a buon intenditor …).
La chiesa con Bertone, segretario di stato, si mostra titubante nella scelta di campo e si arrocca nella difesa di uno dei suoi membri (Tettamanzi).
Il pci/pds/ds/pd scopre una vocazione vaticana e, dimentico di tutte le volte in cui ha intimato alla chiesa di tacere, “bacchetta” la Lega per aver criticato un vescovo le cui posizioni non corrispondono al sentimento del “gregge” di cui dovrebbe essere il pastore.
Sì, perché in fondo la guerra sull’immigrazione è un artifizio nel quale la volontà del Popolo viene manifestata dalla Lega, non dai “rappresentanti istituzionali” (laici o con la tonaca).
Credo sia ormai ora di finirla e che sull’immigrazione ci si giochi gran parte del futuro di questa Nazione.
La sinistra rafforzata da settori clericali e da Fini con i suoi libertari, vorrebbe aprire le porte dell’Italia a chi non ha la nostra storia, la nostra cultura, il nostro sangue, le nostre tradizioni, la nostra civiltà.
Il Popolo, in maggioranza (e questo è incontestabile) vorrebbe tenere ben chiuse quelle porte, anzi, ove possibile, vorrebbe che venisse bonificata casa nostra da chi, nel passato, è riuscito ad entrare grazie alle politiche lassiste che si sono susseguite negli anni.
Anche la chiesa deve decidersi con chi stare: se stare con il Popolo contro ogni deriva da quella morale a quella sociale, appoggiando quindi una rigorosa politica della sicurezza che passa inevitabilmente attraverso la seria e letterale applicazione del reato di clandestinità e del respingimento in mare degli illegali, oppure se stare con quanti abbinano le più devastanti (e ripugnanti) proposte legislative sulle materie morali, con lo spalancare le porte agli elementi estranei portatori del germe della guerra sociale.
La chiesa deve decidere, perché, alla fine dei conti, anche il Popolo deve sapere se continuare a farne parte o se questa gerarchia ecclesiastica abbia esaurito la sua millenaria funzione storica, e ci si debba volgere verso altri lidi spirituali.


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07 dicembre 2009

Ambientalismo?No il solito, vecchio socialismo

A Copenhagen si è aperta l’ennesima conferenza sul “clima”.
Il condizionamento prodotto dalle insistenti previsioni apocalittiche degli ecoambientalisti ha creato una aspettativa, quasi da ultima spiaggia, su una conferenza che, con gli Stati Uniti purtroppo guidati da quello “giovane, bello (?) e abbronzato”, è uno spreco di risorse, tempo, parole ma, soprattutto, assume una deleteria connotazione veterosocialista.
E’ uno spreco perchè settemila persone, in rappresentanza di 192 stati e ben 100 “leaders mondiali”, faranno solo chi una bella vacanza alla scoperta della Danimarca, chi una passerella sotto i riflettori.
Ma quel che è più grave è che si accredita – e qui emerge l’anima socialista degli ecoambientalisti – una sorta di “colpa” dell’Occidente e delle nazioni più evolute per una situazione che, anzi, proprio le nazioni più ricche, stanno affrontando con serietà.
Il socialismo della impostazione ecoambientalista che vorrebbe la riduzione delle emissioni “nocive”, con il conseguente crollo produttivo, è evidente, soprattutto se lo si paragona con la tolleranza che si ha nei confronti degli stati più arretrati ai quali vorrebbero concedere di continuare ad inquinare, anzi aumentare l’inquinamento, pur di dar loro la possibilità di “crescere”.
In sostanza si dice: voi Occidentali dovete diventare più poveri.
Tipica impostazione socialista: abbassare chi sta in alto al livello di chi sta in basso.
Invece dovremmo capovolgere i termini della questione: chi sta in alto sia uno stimolo perchè anche gli altri cerchino di raggiungerli, quindi agire perchè chi sta in basso si elevi al livello di chi sta in alto.
Senza penalizzare chi, con sacrifici, provando e riprovando, ha già raggiunto un livello di benessere adeguato.
Non vedo proprio perchè noi dovremmo rinunciare al nostro benessere, che i nostri Avi hanno faticosamente contribuito a raggiungere, nel nome del nuovo business dell’ecoambientalismo.
Se proprio credono che l’inquinamento sia un pericolo per la Terra, che profondano le loro sostanze non per renderci la vita peggiore,
togliendoci i benefici della civiltà,
riducendoci l’energia,
facendoci centellinare l’acqua,
facendoci andare a piedi,
facendoci restare al caldo d’estate e al freddo d’inverno.
Bensì provvedano a incentivare le ricerche per la produzione di mezzi sempre più moderno e sempre meno inquinanti, con lo stesso criterio, cioè, che ha trasformato Londra e Milano da capitali dello “smog” in città vivibili, senza rinunciare alle comodità della civiltà.
Non ci sto ad appecorarmi alla favola apocalittica che raccontano gli ecoambientalisti.
Il catastrofismo mi piace al cinema, ma la vita reale è ben diversa.
Per fortuna e con buona pace dei pasdaran dell’ecologia.



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06 dicembre 2009

Solo Berlusconi può convincermi a votargli contro

Nel giro di due giorni abbiamo assistito a due nuovi assalti, con la bava alla bocca, contro il Premier Silvio Berlusconi.
La qualità dell’aggressione è tale che la dice lunga sulla disperazione dei nemici del Presidente che hanno già dovuto lasciare per strada l’arma elettorale, quella del conflitto di interessi, quella della scissione con i centristi di Casini, la propaganda mediatica e sicuramente ne dimentico alcuni, e si aggrappano con disperazione alle richieste economiche della moglie Veronica e del padrone di Repubblica, De Benedetti (quello che per “salvare” l’Olivetti, scaricò sullo stato migliaia di dipendenti).
Ma venerdì e sabato i pasdaran dell’odio antiberlusconiano si sono ritrovati speranzosi in due circostanze.
Il 4, Santa Barbara …, speravano nella “bomba atomica” derivante dalle dichiarazioni di un assassino (6 stragi, 40 omicidi, un bambino sciolto nell’acido) Gaspare Spatuzza, che ha sì fatto il nome di Berlusconi, ma “per sentito dire”.
Il 5 il solito spettacolino dei biliosi in piazza, gli stessi che guardano le trasmissioni televisive a senso unico.
Nessuno dei due eventi ha minimamente scalfito il sostegno a Berlusconi, anzi, oltre a rendere evidente la disperazione dei suoi nemici, sono emerse le spaccature dell’opposizione e, in particolare, il tentativo del pci/pds/ds/pd di giocare su due tavoli, mostrando la (inespressiva) faccia istituzionale di Bersani (che non ha partecipato alla manifestazione) e il volto ingrifato di Franceschini e Bindi che, invece, in piazza ci sono andati.
Ma, come scrivevo, non viene scalfito il sostegno a Berlusconi e vi spiego anche il perché.
Solo Berlusconi può convincermi a votare contro Berlusconi.
Non sono certo le accuse (folli) dei pentiti (che ho sempre considerato una infamia, sin dai tempi in cui i “pentiti” delle brigate rosse venivano portati in palmo di mano) o i teoremi delle toghe rosse prive di qualsivoglia credibilità e imparzialità, che possono farmi cambiare idea.
Mi possono far cambiare idea le scelte di Berlusconi.
Già nel 2008 non lo votai, preferendo La Destra/Fiamma Tricolore, perché rifiuto una campagna elettorale ricattatoria basata sul “voto utile”, dopo che si inglobava nel pdl Fini e si escludeva la Destra Radicale (e credo che Berlusconi rimpianga amaramente quella scelta incauta).
Ma alle europee del 2009 diedi il mio voto al pdl, con preferenza a Berlusconi, proprio nel pieno di una campagna di stampa contro di lui, per manifestargli il mio sostegno, visto che era tornato il Berlusconi di sempre, in contrapposizione con la sinistra e bersaglio degli strali dei magistrati, della stampa e dei poteri forti.
Ma anche perché era il Berlusconi
che aveva tolto l’ici su quasi tutte le prime case,
che non ci aveva (e non ci ha, nonostante il terremoto in Abruzzo) messo le mani in tasca con nuove tasse dopo la crisi economica che ha sconquassato il mondo,
che ha tentato di salvare la vita ad Eluana Englaro,
che ha accantonato la folle idea di trasformare in legge i capricci degli omosessuali,
che ha sostenuto due ministri, ampiamente riformatori e bersaglio dei conservatori dell’assistenzialismo, come Gelmini e Brunetta,
che mantiene saldo il suo legame con Bossi,
che ha avallato la politica di sicurezza che passa attraverso il reato di clandestinità e il respingimento in mare degli illegali,
che combatte una solitaria, ma nell’interesse generale, battaglia per rivoluzionare il mondo della giustizia e della magistratura.
Questo Berlusconi mi piace, perché mi rappresenta, rappresenta il modello di società che vorrei, indipendentemente dalle Veroniche, dagli Spatuzza, dalle repubbliche, dai Franceschini, Fini e Di Pietro vari che si contendono gli spazi televisivi a forza di “dissenteria verbale” contro il Premier.
Se, però, Berlusconi cambiasse quella linea, andasse incontro alle richieste dei libertari e della sinistra, allora perderebbe il mio voto, perché cambierebbe linea politica e modello di società che ci propone, ma non perché gli piace la compagnia femminile, anche se è sposato, o perché, secondo un “pentito”, avrebbe fatto accordi con la mafia.
Ed è questa la nostra superiorità qualitativa (oltre a quella quantitativa conclamata alle elezioni) nei confronti di quello zoccolo duro antiberlusconiano che orbita attorno alle trasmissioni televisive, ai poteri forti e alla sinistra.
Noi guardiamo al concreto del programma, non alle chiacchiere vuote da salotto.
La nostra è una scelta politica, non una battaglia personale.
E infatti noi non abbiamo fatto il “no-B day” contro una persona, ma noi facemmo il “no tax day” contro una politica.

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04 dicembre 2009

"Una Destra liberale e moderna"

Conoscenti, colleghi e quei pochi amici di sinistra che frequento, stanno commentando la “dissenteria oratoria” di Fini affermando che quella che il presidente della camera (per volontà e voti di Berlusconi) sta cercando di affermare è “una Destra liberale e moderna”.
Sono gli stessi che consideravano l’Msi un partito Fascista, come pure l’An dei primordi.
Sono gli stessi che hanno esaltato Bossi quando nel 1994 fece cadere Berlusconi e lo stanno demonizzando oggi.
Sono gli stessi che guardano le varie trasmissioni che profondono odio contro il Premier e incancreniscono la lotta politica.
Sono gli stessi che hanno un odio viscerale verso Berlusconi e non interessa loro nulla se l’Italia sta uscendo meglio degli altri dalla crisi, se noi cittadini abbiamo più sicurezza, se gli sbarchi degli illegali sono quasi cessati.
A loro interessa solo appendere Berlusconi a piazzale Loreto: odio allo stato puro.
Non è colpa loro, sono stati indotti dalla propaganda, dalle trasmissioni che guardano, dagli articoli che leggono: perdonateli perché non sanno quello che dicono.
Ma Anna Finocchiaro, capogruppo al senato del pci/pds/ds/pd, sa benissimo quello che dice e perché lo dice e stamattina, al Gr1 delle 7, è andato in onda il suo commento sulle reiterate esternazioni finiote: rappresenterebbe “una Destra liberale e moderna”.
Anche ammesso (e mai concesso) che uno che sostiene le posizioni laiciste sul fine vita, i capricci degli omosessuali, il voto e la cittadinanza per gli immigrati, sia di Destra, quando mai gli elettori del Centro Destra si presterebbero a dargli il voto?
Perché dovremmo votare uno che propone lo stesso tipo di società (devastata) della sinistra ?

Allora dov’è l’inganno ?
L’inganno sta nel fatto che Finocchiaro, così come i miei conoscenti, colleghi ed amici di sinistra, non dovrebbero dire che hanno simpatia per Fini perché rappresenterebbe “una Destra liberale e moderna” (che, loro, MAI voterebbero), ma perché rappresenterebbe un avversario molle e destinato alla sconfitta.
A loro interessa abbattere Berlusconi per sostituirlo con un re travicello, che porti il Centro Destra alla divisione e alla sconfitta.
E’ un giochetto che hanno provato da tempo, ma sappiano che piuttosto che dare il voto ad un pdl formato Fini, milioni di elettori si trasferirebbero con la Lega.
Pronti a qualsiasi conseguenza.


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03 dicembre 2009

Tanto va la gatta al lardo ...

In questo e in altri blog di area si è, negli ultimi tempi, commentato spesso e cercato di capire le motivazioni che hanno portato Fini a quella che l’amica Nessie (non mi ricordo se in un commento o in un suo post) ha definito la “dissenteria oratoria” dell’attuale presidente della camera (tale per volontà e voti del “monarca” Silvio Berlusconi).
E’ probabile che Fini abbia un accordo o un patto per eliminare dalla scena politica il Premier e poi dare il via ad un nuovo scenario, tanto che, è opportuno sottolinearlo, l’unica opposizione sembra proprio quella di Fini dal momento che Di Pietro sembra spompato (e comunque è ridicolmente ripetitivo) mentre il pci/pds/ds/pd dopo la logorrea di Franceschini ha un segretario desaparecido che, forse, non avendo idee, progetti e proposte che siano in sintonia con i desideri del Popolo, preferisce lasciare che sia Fini a martellare contro il Governo.
Anche perché le parole di Fini sono certamente più corrosive per la maggioranza di Centro Destra di quanto non siano le torrenziali logorree di Di Pietro o Franceschini.
Sta di fatto che Fini è sempre in televisione.
Ma il troppo stroppia e così abbiamo preso tutti visione della meschinità del personaggio con un fuori onda maliziosamente velenoso, dal quale si trae la certezza che Fini si candida al ruolo di carnefice, mentre la vittima sacrificale è Berlusconi.
E sappiamo tutti che le vittime ottengono vagoni di simpatia popolare.
Questa volta, però, Fini ha esagerato ed ha perso anche lucidità nelle repliche.
Il Ministro Scaloja, una autentica vittima delle battute e delle frasi carpite a metà o estrapolate dal contesto, ha dichiarato che Fini si è posto fuori dal pdl.
Fini replica che deve esserci confronto di idee.
Fini ha ragione che deve esserci confronto di idee, ma perché ciò accada non è necessario stare nello stesso partito, soprattutto quando, ad ogni circostanza, dalle questioni morali a quelle sull’eutanasia, dall’immigrazione alla finanziaria, ci si alza e si dice il contrario di quel che sostiene il partito.
Quando Fini proclamò, nel settembre 2003, che era “cosa buona e giustaconcedere il voto agli immigrati, io non attesi le successive esternazioni: me ne andai da Alleanza Nazionale.
Quanti voti pensa di ottenere Fini visto che è un parvenu delle idee di sinistra su aborto, divorzio, omosessualità, eutanasia, immigrazione, tasse, europa etc. etc. ?
Certo ben pochi (e presumo solo quelli che sperano di conseguire un utile personale) lo voteranno nell’ambito dell’elettorato di Centro Destra.
Dubito che da sinistra qualcuno sprechi il suo voto per Fini.
Mi sa che la creazione di Rutelli, Casini, Montezemolo e Fini otterrà poco di più dei voti Udc, al massimo quanto la vecchia DC trasformata nel PP di Martinazzoli nel 1994.
Ma urge fare chiarezza nel Centro Destra e Fini abbia un soprassalto di dignità e faccia come Rutelli, consegnando la tessera del partito per approdare ad altri lidi.
Perché in un partito conta anche avere un progetto, idee di fondo e una proposta comune, il dibattito può avvenire anche tra partiti contrapposti.
E Fini ?
Di lui chi più potrà fidarsi ?
Non certo quelli di Centro Destra che lo vedono in prima fila per demolire tutto ciò per cui si è votato.
Ma neppure quelli di sinistra o i suoi nuovi sodali centristi, perché avranno sempre un retropensiero: questo ha radicalmente cambiato il suo pensiero una volta, chi ci dice che non lo faccia una seconda ai nostri danni ?
Tanto va la gatta al lardo …


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01 dicembre 2009

Il voto svizzero è solo l'inizio

Le reazioni al voto popolare (non al colpo di stato di un pugno di autocrati !) svizzero che ha approvato il referendum proposto dalla Destra Nazional Conservatrice, rendono manifesto l’abisso in cui sono sprofondati organizzazioni, chiese, governi e politici europei.
Tra tanto cicaleggio si eleva il silenzio, rispettoso del voto popolare, con cui il Governo Berlusconi ha accolto l’esito del referendum.
Naturalmente i partiti no, loro hanno parlato e, purtroppo, lo ha fatto anche Fini, confermando tutto ciò che di male si può pensare su di lui.
Il ridicolo è che coloro che, oggi, strepitano contro il voto, sottolineo, popolare svizzero, sono gli stessi (o quasi) che hanno taciuto davanti alla sentenza europea (cioè di una ristretta oligarchia) che vorrebbe imporre la rimozione del Crocefisso dalle aule scolastiche.
Sono gli stessi che si ingegnano nell’inventare e produrre nuove “direttive” che mettano il bavaglio alle idee.
Sono gli stessi che vorrebbero impedire la libera circolazione e diffusione del pensiero non conforme a quello “politicamente corretto”, con sempre nuovi divieti e sanzioni.
Sono gli stessi che mettono in galera chi propone una rilettura della recente storia europea, alla faccia della libertà negli studi.
Allora non possiamo fermarci e sentirci tranquillizzati dal voto popolare svizzero, ma dobbiamo approfittare del momento che ha detto a tutti che la maggioranza di un popolo, che sicuramente rappresenta anche la maggioranza di tutti i popoli e le nazioni europee, ha espresso un segnale inequivocabile che possiamo, brutalmente, sintetizzare in un: non li vogliamo.
Poi possiamo essere maggiormente elaborativi e dire che l’europa è fondata sulle Radici Romane e Cristiane e tali devono restare, anche nei simboli visivi.
Ognuno è libero di professare la religione che più ritiene confacente alla propria personalità (o di non professarne alcuna) così come ognuno è libero di esprimere e diffondere le idee che ritiene migliori per lo sviluppo sociale, civile, economico e politico del proprio popolo e della propria nazione.
Ma tutto ciò non può essere inquinato, alterato, dalla immissione massiccia di elementi estranei alla storia, alla cultura, alla tradizione, alla religione, al “sangue” dell’europa e dei singoli popoli e nazioni che l’europa compongono.
Non c’è spazio per tutti, né in Italia né negli altri stati europei.
Possono entrare solo quelli per i quali è possibile trovare un alloggio decoroso e un posto di lavoro che non tolga nulla ai cittadini del posto.
Possono entrare se vogliono assimilarsi, credendo nell’Italia o nello stato in cui vanno a risiedere come loro nuova patria, nella quale non facciano “comunità” con altri loro simili creando una sorta di enclave estranea, foriera di tensioni sociali e culturali.
Possono entrare e, nel tempo, nel lungo tempo, una volta che avranno assimilato la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra cultura, potranno anche partecipare alla scelta di chi ci governa e di chi amministra le nostre città che non dovranno essere violentate da costruzioni estranee alla loro architettura tradizionale e secolare.
Potranno entrare e votare: ma non è oggi quel giorno.
E neppure domani.


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