Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

Web blacknights1.blogspot.com
penadimorte.blogspot.com svulazen.blogspot.com
Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

31 dicembre 2010

Nel 2011 vorrei...

che un fulmine incenerisse il tavolo dove Lula festeggerà con il suo degno compare Cesare Battisti il loro concetto di "giustizia" per cui gli assassini restano liberi e impuniti
... l’abolizione del bollo auto e del canone rai
... la privatizzazione della rai
... non dover più pagare Santoro, Floris, Dandini, Fazio, Saviano e tutti gli altri nani e ballerini che prendono i soldi pubblici (quindi anche i miei) per fare gli agitatori politici di parte
... una rivoluzione nel sistema giudiziario che consenta di tornare a ricevere Giustizia
... l’entrata a regime del Federalismo e non solo quello fiscale
... la fine di ogni assistenzialismo di stato
... che nani e ballerine si mantenessero in virtù dell’attrazione dei loro spettacoli e non con il contributo pubblico
... che i giornali vivessero in base ai ricavi delle vendite e non per le elargizioni fatte con il pubblico denaro
... che ognuno pagasse i servizi di cui usufruisce e non anche quelli che non utilizza e non utilizzerà mai
... l'accettazione completa del libero mercato
... la fine dell’unione sovietica europea e della sua moneta con il conseguente ritorno alle politiche e monete sovrane nazionali
... salute, soldi e successo per tutti, elementi fondamentali per godersi la vita.


Naturalmente sono “dati per espressi” i più classici desideri per un mondo migliore che, per me, significherebbe la liberazione degli stati ancora oppressi dal fondamentalismo religioso (essenzialmente musulmano) e dal comunismo.
Un mondo dove la regola sia la libertà individuale e dove i rapporti siano essenzialmente tra cittadini privati, con uno stato estraneo ai loro rapporti, ma vigile nel garantire il Benessere, la Sicurezza personale e la Proprietà privata.
Un mondo dove sia scritta la parola fine alla deriva morale che lo sta caratterizzando in questi anni.
Un mondo dove si recuperino le Tradizioni, i Costumi e i Valori, antichi come l'Uomo, ma sempre attuali.

Buon 2011


Entra ne

30 dicembre 2010

Boicottare il Brasile

Come ultimo atto della sua presidenza, Lula sembra voler concedere al terrorista rosso e assassino Cesare Battisti lo “status” privilegiato di “rifugiato”.
Rifugiato da che ?
Dalla corta, cortissima mano della giustizia italiana, che pur avendolo condannato con sentenza passata in giudicato, non è riuscita ad assicurarlo alle patrie galere per scontare la pena dovuta.
Battisti non è il solo privilegiato, tra i terroristi rossi, che è riuscito a sfuggire alla pena e a vivere bene incurante dei lutti provocati e del fatto che le sue vittime ora giacciono sotto terra, a dimostrazione della totale inesistenza di ogni pentimento per i crimini commessi.
Altri terroristi rossi sono liberi come fringuelli (anche dichiarando “malattie” che avrebbero dovuto portarli "anzitempo all’Orco" e, invece, continuano ad infestare stampa e mondo civile) , altri hanno ottenuto riconoscimenti, altri posti pubblici e c’è chi è addirittura entrato in parlamento.
Se, però, non paghiamo una delle odiose multe per non aver rispettato una zona a traffico limitato, ci troviamo esattori, pignoramenti e tutta la durezza della legge e della giustizia (mai come oggi con la “l” e la “g” minuscola) davanti alla porta di casa.
Dopo la seconda guerra mondiale gli israeliani obbligarono numerosi di quelli da loro considerati come”criminali di guerra” al processo e a subire la condanna, catturandoli con apposite squadre ovunque si trovassero.
L’Italia avrebbe diritto ad eseguire analoga azione per assicurare alla giustizia (quella vera) il Battisti (e non solo).
Anche se ne dubito, mi auguro che qualcuno, tra quelli che hanno i mezzi per farlo, pensi ad una spettacolare cattura dell’assassino e della sua traduzione in ceppi in Italia.
Nel mio piccolo non posso che disprezzare Lula e la sua decisione annunciata, applicando (e invitando tutti ad applicare) se sarà resa effettiva, ogni possibile boicottaggio nei confronti dei prodotti, di ogni genere, provenienti dal Brasile.
Naturalmente se qualcuno promuoverà iniziative ancora più efficaci per danneggiare il Brasile, avrà la mia adesione.
Come sarà per me cosa gradita e non un onere, contribuire se qualcun altro deciderà di promuovere una raccolta di fondi per istituire una taglia che incentivi la cattura del terrorista rosso e assassino Cesare Battisti.

Entra ne

28 dicembre 2010

Non vivono senza provare a metterci le mani in tasca

Questa mattina ho letto nella cronaca di Bologna de Il Resto del Carlino, un allucinante articolo che (mi auguro travisandolo) riporta il “pensiero” di un sindacalista triplicista.
Cosa propone quel signore ?
Una “tassa di scopo” sugli immobili per ripianare il debito pubblico e non ridurre la offerta dei servizi.
E’ evidente che il signore in questione non si è reso conto, con tale “proposta”, di voler perpetuare la mala amministrazione di bilancio che ci ha condotto a dover tagliare le spese.
Ma andiamo con ordine.
“Tassa di scopo”
E’ il nuovo nome con il quale a sinistra hanno battezzato le vecchie “una tantum”.
Quando c’era bisogno di soldi per qualche spesa, ecco che si inventavano la “una tantum”.
L’ultima fu quella prodiana sull’europa (o sulla salute ?).
“Sugli immobili”
Non sono passati neanche tre anni dalla abolizione (peraltro solo parziale e solo per le prime case) di una imposta odiosa (quanto il canone tv e il bollo auto) come l’ici, che qualche anima bella vorrebbe ripristinarla sotto altra forma.
E questo mi porta a ringraziare, ancora di più, quel pugno di deputati rinsaviti che hanno permesso al Governo Berlusconi di conservare la fiducia parlamentare, perchè finchè ci sarà Berlusconi, la casa non si tocca !
Ora, tornando a noi, poichè le seconde case e quelle di “lusso” sono ancora oppresse dalla gabella chiamata Ici, è ragionevole pensare che la “tassa di scopo”, l’una tantum, sia pensata non per tali immobili (sui quali gli oneri diverrebbero insopportabili e ancor più illegittimi) ma per le prime case.
Come se solo i “ricchi” avessero la proprietà della loro casa.
Magari, poi, per aiutare i proprietari senza un reddito insufficiente cosa si inventeranno se non un’altra bella una tantum, pardòn “tassa di scopo”, magari sull’auto o sul possesso dei televisori ?
”Ripianare il bilancio”
E’ un sistema destinato al fallimento quello di credere di ripianare il bilancio senza tagliare le spese ma solo aumentando le entrate.
Perchè diventa un circolo vizioso in cui le spese, necessariamente, saranno sempre più alte e il fabbisogno sempre maggiore, con la necessità di spremere sempre più i cittadini.
L’unico sistema sano, invece, è di ridurre le imposte ad un livello accettabile e spendere quel che si ha, non quel che non si ha, facendo pagare i servizi a chi li usa, al prezzo di costo, e non all’intera popolazione, anche chi non ne usufruisce, ad un prezzo “politico” solo per farsi belli (con i soldi altrui).
Con buona pace dei sindacalisti, che cercano di far pagare al prossimo quel che non sono riusciti ad ottenere con la contrattazione tra le parti private, le spese vanno tagliate e se questo dovesse significare una riduzione del godimento dei servizi non potrà che essere doveroso accettarlo perchè non dura a lungo una finanza nella quale, facendo il passo più lungo della gamba, si spenda quello che non si ha, pensando che sia sempre “l’altro” a dover pagare per i propri comodi.

Entra ne

26 dicembre 2010

Riflessioni natalizie

Ho sempre considerato un libro il regalo perfetto, perchè è sufficientemente personalizzabile, rappresenta il carattere di chi lo regala e di come si è percepiti da chi ce lo regala.
Ma anche per i libri la scelta è difficile, soprattutto quando la persona che deve riceverlo, nella fattispecie il sottoscritto, almeno una volta alla settimana esplora un paio di librerie (con rigorosa esclusione di Feltrinelli e della coop) alla ricerca di qualcosa di suo gusto.
Allora libri che non siano libri, che non si leggano come libri, ma che facciano la loro figura nella biblioteca.
Ecco che da alcuni anni, una cara amica mi regala l'annuario delle vignette di Forattini, da sfogliare, non da leggere.
Anche per il Natale 2010 ho ricevuto il forattiniano “Siamo uomini o giornalisti?” e mi è venuta voglia di sfogliarne a caso uno precedente.
Così ho preso il “Foratt pride” del Natale 2000 (quindi con vignette da fine 1999 a ottobre 2000) e in 369 pagine e altrettante ( o quasi) vignette, scorrono i ricordi di un decennio fa, da D'alema ad Amato, alla candidatura di Rutelli quale premier per le successive elezioni che Berlusconi avrebbe stravinto il 13 maggio 2001.
Stessi personaggi che oggi appaiono sulla scena politica, che c'erano anche negli anni precedenti e non hanno alcun titolo per chiedere a Berlusconi di farsi da parte perchè la pensione (ma solo politica, perchè bisognerebbe loro imporre di lavorare almeno una decina di anni) toccherebbe a loro per primi.
I libri di Forattini sono un bel regalo, ma anche un annuario di pronta e piacevole consultazione, per ricordare come eravamo e come erano, come possiamo vedere dalla riproduzione che ho scansionato per questo post e che ci ricorda un episodio che probabilmente gli interessati vorrebbero cancellare dalla storia, come nelle revisioni di "1984".
E come eravamo ce lo ricorda, non senza qualche inevitabile commozione, un altro libro regalo ricevuto, da un'altra cara amica, in questo Natale e rapidamente divorato: “Noi che ...” la raccolta degli sms inviati alla fortunata trasmissione televisiva “I migliori anni” che rievoca i decenni sessanta, settanta, ottanta e novanta.
Canzoni, strumenti, abitudini, che riemergono con una semplice frase eppure così azzeccata da far, inevitabilmente dire: è vero, era proprio così.
Episodi e momenti riposti in un cassetto della memoria, ma mai completamente dimenticati e che è piacevole trovare come memoria condivisa da altri coetanei, che avevano venti anni nel 1976.
Tale comune ricordo, esperienze simili, memorie condivise, sono inevitabilmente l'humus che unisce una generazione e che la rende parte di una comunità con le stesse radici e le tradizioni che si tramandano di padre in figlio.
E' quel che uno dei maggiori Poeti Italiani, Alessandro Manzoni, riassunse in quei due versi che cito spesso: una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor.
E' la prova provata che il vulnus all'unità di questa nazione non viene dalle rivendicazioni locali, espressioni di una reazione ad un costoso andazzo che ha trasferito forzosamente per troppi anni la ricchezza prodotta al Nord al clientelismo meridionale e anche segnale di un attaccamento alle proprie Radici e Tradizioni, ma dalla immissione inconsulta e massiccia di individui che nulla hanno a che spartire con noi in termini d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor.
Come potrebbero mai, costoro, comprendere l'importanza di una via, di un monumento, di una casa, di un piatto della nostra Italia ?
Ecco che anche due regali apparentemente disimpegnati, consentono una riflessione e diventano regali graditi e importanti.

Entra ne

23 dicembre 2010

Buon Natale

Nella settimana di Natale solitamente c'è poco da commentare.
In questo 2010, dove il golpe contro la Sovranità Popolare è stato sventato, con pesante scorno di finioti, comunisti e affini, grazie al rinsavimento di un pugno di deputati, ci sarebbe da commentare ancora a lungo.
L’ostinata resistenza di Fini, incollato più di un vecchio democristiano alla sua poltrona, la parola fine che è stata scritta al “ ‘68” con la splendida Riforma Gelmini dell’università che bissa quella delle superiori, gli inutili piagnistei della Prestigiacomo che bissa analoghe prefiche della Carfagna (quale differenza con le altre ministre, ben più solide: Brambilla, Gelmini, Meloni e con l’ancora solo sottosegretario Santanchè !), la ritrovata verve di Berlusconi che più lo spingi giù, più si tira su.
E poi ancora le abituali sentenze di magistrati che contrastano con il sentimento popolare e che alimentano quello stesso razzismo e xenofobia che vorrebbero combattere, gli sperperi dei finanziamenti pubblici, ancora un pochino ridotti (vedi Fus) ma ancora troppi, le tasse che se non diminuiscono come vorremmo, almeno non aumentano.
Tanti commenti, tante richieste, tante questioni ancora aperte.
Una certezza: anche questo Natale noi di Centro Destra lo passeremo meglio dei sinistrati che, al solo pensiero, alla sola visione del Premier, rosicano e travasano bile come non mai, oggi più di ieri e meno di domani.
E il naufragar m’è dolce in tale immagine.
Buon Natale a tutti.

Postilla: Nonostante le singolari pubblicazioni dell’unione sovietica europea che calpesta le nostre gloriose e onorate Radici Romane e Cristiane, io dico e scrivo ancora “Buon Natale” e non “buone feste”.

Entra ne

20 dicembre 2010

Prevenire è meglio che reprimere

Un proverbio, saggezza popolare, che, però, pare sconosciuto agli esponenti della sinistra, insorti rispolverando un vecchio anatema, “Fascista” !, che denuncia la veneranda età di chi lo usa, la mentalità sorpassata e concezione totalitaria della politica.
Come se, ormai nel secondo decennio del duemila, novanta anni dopo la Marcia su Roma, ci fosse ancora qualcuno che si adombrasse se apostrofato con tale qualità o se qualcuno se ne scandalizzasse.
Il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri, memore, come tutti noi ultracinquantenni, di ciò che accadde negli anni settanta, non intende fare lo stesso errore dei governi democristiani (fortemente condizionati dal pci) che tollerarono la violenza degli estremisti di sinistra almeno fino all’omicidio di Moro.
In quegli anni, anzi, persino un ministro democristiano degli Interni, Taviani, guardava gli eventi con accentuato strabismo.
L’errore, dovuto a ignoranza, menefreghismo o semplice pusillanimità, ci costò anni di violenze, di vandalismi, di omicidi.
Gasparri propone: preveniamo e ingabbiamo i violenti prima che possano agire.
Blocchiamoli, come si fa con chi notoriamente è un violento in tutte quelle circostanza (essenzialmente:manifestazioni pubbliche) in cui si creano le occasioni, mimetizzandosi con i pacifici manifestanti, per agire con violenza a danno delle persone e delle cose di proprietà pubblica e privata.
Se lo si fa con i tifosi esagitati, a maggior ragione lo si deve e può fare con gli sprangatori del duemila.
Mi sembra una proposta di buon senso che cerca di ridurre le possibilità per i violenti di agire coperti dalla massa dei manifestanti pacifici.
La sinistra, che già ha preso un granchio con la bufala degli infiltrati, è però insorta.
Come ormai d’abitudine a dare il “là” sono stati i più estremisti: Vendola e Di Pietro e il pci/pds/ds/pd, privo come è di una guida autorevole, si è accodato.
Purtroppo anche chi invita gli studenti a non commettere violenza, lo fa in modo peloso, come il romanziere Saviano che ha affermato che la violenza favorisce Berlusconi.
Quindi passa il messaggio che bisogna opporvisi non per una sana interpretazione della democrazia, non perchè la violenza è sempre e comunque esecrabile, ma solo perchè favorisce Berlusconi.
Se però andassimo a vedere negli anni settanta e applicassimo la teoria del ”cui prodest”, allora vedremmo che l’unico ad aver avuto ritorni elettorali fu il pci che conquisto tra il 1975 e il 1980 numerosi comuni, province e regioni, arrivò ad un soffio dall’essere il partito di maggioranza relativa, costrinse alle dimissioni un presidente innocente come Giovanni Leone per sostituirlo –complice una Dc sempre più debole e rinunciataria, con un partigiano come Pertini, sostenne il governo della non sfiducia di Andreotti dopo le elezioni del 1976 e cambiò registro, quando apparve chiaro che le brigate rosse erano proprio rosse e non nere, solo sposando la linea dura durante il rapimento Moro.
Credo che la maggioranza degli Italiani non voglia tornare a quei tempi.
Credo che la maggioranza dei cittadini non voglia rischiare di veder devastata la propria città
, distrutta la propria auto, infranta la vetrina del proprio negozio o ufficio, messa a rischio l’incolumità propria e dei figli.
Come gli Americani, che pure hanno il culto della libertà individuale, hanno accettato di buon grado le restrizioni contro la minaccia terrorista, così noi possiamo "sopportare" che ai soggetti riconosciuti violenti siano vietate non solo le partite di calcio, ma anche le pubbliche manifestazioni.
La proposta di Gasparri, pertanto, è saggia come il proverbio popolare per cui prevenire è meglio che reprimere.
L’opposizione della sinistra dimostra che non è interessata all’ordine nelle città, ma solo a destabilizzare il Governo Berlusconi.

Entra ne

19 dicembre 2010

Parliamo di soldi

Tutti quelli che non governano hanno una grande facilità nel parlare di quel che si deve fare.
Persino gli studenti, che per tale loro natura dovrebbero studiare e non perdere tempo a manifestare essendo ben nutriti dai genitori, hanno le loro richieste e ricette.
A chi non piacerebbe una società in cui ti curano gratis, le scuole e le università avessero tutti gli strumenti didattici più moderni e le aule più confortevoli oltre a migialia id insegnanti più che disponibili ad ascoltarti perchè ben pagati e appagati ?
A chi non piacerebbe una società in cui alla minima nevicata migliaia di mezzi entrassero in funzione per rendere perfettamente percorribile ogni strada, ogni ferrovia ?
A chi non piacerebbe un sistema di trasporti a prezzi modici, ma con carrozze confortevoli e con rapida frequenza su tutte le linee ?
A chi non piacerebbe una pubblica amministrazione amica, composta da personale qualificato, veloce, disponibile … ben pagato ?
A chi non piacerebbe un sistema giudiziario giusto e rapido, carceri che siano hotel di lusso per redimere i colpevoli ?
A chi non piacerebbe poter dividere tanto benessere con quelli più sfortunati, aprendo loro le porte della nazione in modo tale che possano integrarsi, lavorando e abitando in case più che dignitose ?
A chi non piacerebbe percorrere l'Italia da un capo all'altro in autostrade larghe, senza caselli, con un manto stradale perfettamente tenuto ?
A chi non piacerebbe ?
C'è purtroppo un problema: tutto ciò costa.
Gli studenti che pretendono la riduzione delle tasse scolastiche non dicono chi dovrebbe pagare professori, aule, strumenti didattici.
Chi vuole trasporti comodi e veloci non dice dove trovare soldi per personale, mezzi, manutenzione.
Chi vuole aprire le porte della nazione agli immigrati non dice come sfamarli, alloggiarli, mantenerli senza ridurre il benessere e la sicurezza degli Italiani.
E non venitemi a recitare il mantra della lotta all'evasione fiscale, solenne bufala, buona per tutte le stagioni e tutti i governi, ma priva di efficacia, perchè la miglior lotta all'evasione è la riduzione delle imposizioni fiscali che rendano l'evasione non più conveniente.
Così come è da respingere ogni ipotesi, cara alla sinistra, di tassazioni ulteriore sui risparmi (pudicamente dicono “delle rendite finanziarie”) o sulle case (sempre pudicamente loro dicono “delle rendite immobiliari”) o le famigerate “una tantum” che restano per sempre (anche qui a sinistra hanno inventato una nuova espressione politicamente corretta: “tasse di scopo”).
Le imposte dirette e indirette sono già troppe per aumentarle o inventarne di nuove.
Azzeriamo tutto e ricominciamo dall'abc di uno stato.
Perchè un gruppo di persone, tra loro simili per vicinanza geografica, etnia, lingua, storia, si mettono assieme ?
Per incrementare il proprio benessere individuale, rinunciando ad uno spicchio della propria libertà e del proprio patrimonio.
Uno spicchio, però, non a quantità industriali !
E lo stato serve a garantire i rapporti tra i cittadini, non ad entrare in competizione con loro.+
Uno stato serve a difendere l'ordine pubblico da chi vuole fare il furbo e punire chi viola l'accordo tra i cittadini.
Uno stato serve a difendere quel gruppo di persone che si sono messe assieme da aggressioni esterne.
Uno stato non deve accompagnare un cittadino dalla culla alla tomba, non deve opprimere la sua inalienabile libertà di decidere cosa fare, dove andare, cosa leggere e, soprattutto, come utilizzare il proprio denaro.
Così basterebbe poco per far funzionare uno stato, lasciando alle decisioni individuali e ai rapporti interpersonali tutto il resto.
I Romani, che se ne intendevano, avevano stabilito un massimo alle imposizioni fiscali che, già dal nome, erano quantificate: decime.
Provate a calcolare dal vostro reddito o dalla vostra busta paga, quanto vi resterebbe se, dal lordo complessivo, detraeste per le funzioni dello stato solo il 10%.
Tutto il resto entrando direttamente nelle vostre tasche.
Non credete che con quello che vi arriva potreste pagare tutti i servizi che vi occorrono e solo i servizi che occorrono a voi, senza dover, ad esempio, pagare la manutenzione del raccordo anulare di Roma o della Salerno-Reggio Calabria che non utilizzate mai e forse mai utilizzerete per tutta la vita ?
Con quello che vi resta, non credete di poter pagare una signora assicurazione per le malattie, una signora previdenza per la vecchiaia e una signora istruzione per i figli ?
E' troppo facile proporre progetti faraonici lasciando sullo sfondo, in modo indistinto, come e dove reperire i soldi necessari per realizzarli.
La convinzione di tutti è che a pagare debbano essere “gli altri”, ma ognuno di noi è “altro” per il suo prossimo e allora quale migliore soluzione di quella che ognuno, venendo in possesso di tutto quel che guadagna, si paghi quello cui è interessato e solo quello ?


Entra ne

17 dicembre 2010

La fiducia bisogna conquistarla sul campo

Io non so in base a quali prove le Forze dell'Ordine avessero incarcerato i 23 catturati a Roma durante le devastazioni che hanno accompagnato la rabbia comunista alla rinnovata fiducia a Berlusconi.
Quindi non so in base a quali elementi i magistrati davanti ai quali ieri si sono presentati i 23 li abbiano liberati tutti (i domiciliari sono poco più della punizione genitoriale del divieto ad uscire).
Leggo però che i fermi sono stati tutti convalidati, quindi i 23 hanno, come minimo, preso parte attiva alla devastazione.
Perchè allora sono liberi ?
Non vorrei che fossero liberi in base ai solipsistici “ragionamenti” che hanno portato, nel tempo, a concedere la libertà ad un lungo elenco di criminali che appena fuori hanno nuovamente commesso delitti.
Non vorrei che fra un giorno o un mese o un anno, alcuni, o tutti, di quei 23 fossero nuovamente fermati per altre devastazioni.
Il messaggio che proviene dalla magistratura romana è quindi devastante.
Le immagini di quei delinquenti, di cui i 23 sono, probabilmente, solo una piccola parte e, se sono stati presi, anche i più ingenui, sono eloquenti:
vetrine infrante volontariamente e con ostinazione
blindati incendiati e capovolti
lancio di bottiglie molotov
partecipazione a manifestazione con caschi indossati e armi contundenti
segnali stradali divelti
distruzione di beni pubblici e privati
violenza su automobilisti e passanti (perchè impedire con una manifestazione la libera circolazione è violenza)
.
Nonostante tutto ciò, nonostante una devastazione che è costata denaro e, ancor di più ha sollevato un pesante allarme sociale, i 23 sono stati lasciati liberi.
Mi auguro che gli ispettori inviati dal Ministro Alfano facciano chiarezza, anche se sono convinto che non arriveranno mai a smentire i loro colleghi magistrati.
Resta il fatto che una grande ingiustizia è stata compiuta nei confronti di tutta la popolazione civile di Roma e che, soprattutto, sia stato lanciato un pericolosissimo messaggio a favore di chiunque voglia, in futuro, compiere analoghi atti di violenza.
Si sa che anche negli anni settanta tutto iniziò con la violenza “studentesca” e poi si arrivò a “gambizzare” quelli considerati espressione del “potere”, ad uccidere poliziotti e carabinieri, a rapire e assassinare i magistrati.
Chi vuole tornare a quei tempi solo per creare difficoltà all'odiato Berlusconi ?
Io no.
Quindi mi auguro che questo governo, rinnovato nella fiducia e auspicabilmente rinforzato da altri pentiti del finiotismo, sappia stroncare sul nascere questo rigurgito sovversivo da affrontare con il pugno di ferro più che con il guanto di velluto.
Credo che precise disposizioni alle Forze dell'Ordine di reprimere ogni prossimo accenno a qualsivoglia violenza su cose e persone, con ogni mezzo disponibile, possa ottenere il convinto appoggio di gran parte della popolazione.

Certamente i magistrati che hanno mandato liberi quei 23 non possono lamentarsi se i cittadini non hanno alcuna fiducia nella istituzione da loro rappresentata.

Postilla. Non si fa in tempo ad evidenziare un caso eclatante in relazione al quale la già bassa fiducia nella magistratura precipita, se possibile, ancora di più, che la corte costituzionale giunge a dar manforte a tale irresistibile discesa dichiarando illegittima la norma che impone l'obbligo all'immigrato illegale e povero di tornarsene al paesello suo. Come se gli illegali che arrivano da noi fossero ricchi e solo alcuni poveri. La corte costituzionale, però, manca sempre di dirci chi deve pagare per loro. Mi piacerebbe che dicessero: per il sostentamento provvediamo noi in proprio devolvendo i nostri emolumenti e concedendo loro l'uso delle nostre ville. Ma non lo faranno. Loro pontificano con il presupposto che saremo noi a pagare il conto. Fino a quando sopporteremo tutto ciò scrollando le spalle e guardando da un'altra parte ?

Entra ne

16 dicembre 2010

Il partito dei perdenti

Dopo la batosta del voto di sfiducia abortito, i congiurati hanno rilanciato sul tavolo della disgregazione invece di presentarsi con più miti e ragionevoli consigli e con un atteggiamento conciliante, dando vita (?) ad un nuovo nucleo antiberlusconiano.
Per riuscire ad ottenere un minimo di attrattiva (ma fino a quando ?) si sono messi insieme in sei o sette:
Lombardo, il discusso presidente della Sicilia;
Rutelli, il candidato della sinistra sconfitto da Berlusconi nel 2001, ex pupillo di Pannella, ex sindaco piacione di Roma, ex tutto;
Melchiorre, una bella donna già sottosegretario, in quota Dini, nel peggior governo italiano di tutti i tempi ;
Guzzanti, “core de papà” che ha abbandonato Berlusconi per difendere la figlia;
Fini ... è detto tutto
e il primus inter pares, Pierferdinando Casini, il vecchio democristiano doroteo che si è messo in testa un’idea meravigliosa: rimpiazzare Berlusconi nel cuore dell’elettorato di Centro Destra.
Sullo sfondo uno spettro aleggia tra i centrini: Montezemolo.
Se vogliamo abbreviare prendendo le iniziali dei principali azionisti di quella società: LO(mbardo) FI(ni) CA(sini) MO(ntezemolo) RU(telli).
E’ bene sempre ricordare che quel gruppo si è costituito in numeri così alti grazie al tradimento del voto popolare di una quarantina di deputati eletti “per Berlusconi Presidente”.
Costoro, invece di dimettersi e lasciare il posto a chi onorerebbe il voto popolare, sono rimasti incollati alla poltrona.
A questo punto diventa legittimo anche sollecitare analoghe prese di coscienza tra chi, eletto altrove, si rendesse disponibile a votare il Governo e chi, dopo aver aderito alla transumanza finiota, ora rinsavisse.
E mi auguro che ciò accada e che accada in termini anche cospicui.
Poi lasciamoli gracchiare al “calciomercato”, si dimostrerebbe solo che non sanno fare bene neppure quello, figuriamoci governare !
La rabbia impotente del terzo polo e delle Rose Bindi d'opposizione (mi hanno raccontato di una sua performance a Ballarò tra il grottesco e l'horror) si riverserà contro Bondi e Calderoli.
Non prima, però, che il governo faccia passare la Riforma Gelmini alla faccia di quei delinquenti che hanno messo a ferro e fuoco Roma.
Poi, se anche Bondi dovesse andare sotto, allora la strada verso le elezioni a marzo sarebbe spianata.
E si farebbe finalmente giustizia del LoFiCaMoRu e del troppo spazio che ottiene da una stampa compiacente.

Entra ne

15 dicembre 2010

Guardare avanti

Archiviato l’ultimo, fallito, attacco al Premier, dobbiamo guardare avanti.
Due gli impegni improrogabili prima di andare al voto anticipato: l’approvazione definitiva della Riforma Gelmini per l’università e la emanazioni dei decreti per il federalismo fiscale.
Se non ci saranno altri pentiti del finiotismo, almeno una decina, è improbabile che si riesca a far passare la, comunque, necessaria riforma della giustizia e anche l’abolizione della “par condicio” televisiva.
E’ alquanto risibile la reazione dei soliti perdenti, espressa anche in vari articoli sulla stampa di regime, per cui si va da una “vittoria di Pirro”, ad una “vittoria inutile” fino alla affermazione per cui “hanno perso tutti”.
E’ certo che se avesse prevalso la sfiducia, i titoli avrebbero parlato solo di sconfitta di Berlusconi e vittoria della sinistra, mentre in piazza i devastatori avrebbero fatto festa.
Visti i risultati elettorali, comunque, credo che gli Italiani siano ormai vaccinati contro tali manipolatori dell’informazione.
Torniamo quindi a guardare a casa nostra, a quel Centro Destra ferito ma non sconfitto dal tradimento di una quarantina di suoi eletti.
Mi auguro che vi siano altri pentiti che, tornando a casa, dimostrino come la loro sia stata solo una follia momentanea.
Di altri, però, non voglio più sentir parlare nel Centro Destra: Fini, Barbareschi, Bocchino, Briguglio, Della Vedova, Granata, Urso e, da bolognese, aggiungo anche Raisi le cui dichiarazioni pubblicate nel Carlino di oggi non mi sono affatto piaciute.
In ogni caso il Centro Destra dovrà ripartire con una terza gamba che si chiama La Destra, come già citato ieri dal Premier durante la presentazione del libro di Vespa quando, riportando i sondaggi che danno la coalizione al 44%, oltre al Pdl e alla Lega ha citato il quasi due per cento della Destra di Storace.
Storace ha, quindi, la possibilità di realizzare quel che, finora, non era riuscito a nessuno: riunire le anime sparse della Destra.
Mi auguro che se ne faccia carico e che porti la sua forza, che potrebbe assommare a quella del vecchio Msi, intorno al 5%, alla causa comune del Centro Destra.
La Lega non potrà che rafforzare il suo legame con il territorio di appartenenza, con i decreti fiscali, ma anche con un severo controllo sulle spese stataliste e improduttive.
Berlusconi avrà due compiti fondamentali.
Governare, sintetizzando le esperienze leghiste, della Destra e delle anime cattoliche e liberali presenti nel Pdl.
Individuare un futuro sostituto che possa svolgere il suo stesso compito.
Magari prevedendo il passaggio del testimone al suo ottantesimo compleanno, nel 2016, come a dire: finisco la legislatura, vinco le elezioni, inizio la prossima e, come nella migliore tradizione britannica, a metà mandato lascio nelle mani del mio successore.
Ma soprattutto Berlusconi, catalizzatore di tutto il Centro Destra, non dovrà dimenticare i capisaldi del suo successo:
- riduzione delle tasse
- blocco dell’immigrazione e rifiuto di leggi che favoriscano la cittadinanza breve e il voto degli immigrati;
- rifiuto di leggi favorevoli all’eutanasia, alla manipolazione genetica, alle unioni omosessuali;
- riforma della giustizia, a cominciare dal sistema giudiziario, accentuato federalismo, revisione profonda della costituzione, riduzione della presenza dello stato nella vita dei cittadini.
Non sarà facile, ma è il suo dovere provarci e insistere.
Contro tutto e contro tutti gli oppositori che, ieri, nonostante le balsamiche parole della stampa loro amica, hanno subito l’ennesima, cocente sconfitta.

Entra ne

14 dicembre 2010

Il ruggito del Leone di Arcore

Non un caimano, ma un leone indomito che ha rifiutato fino all’ultimo l’ipotesi di concedere le sue dimissioni.
Ed ha vinto.
Grazie alla compattezza dell’alleanza con la Lega ed alla coscienza di alcuni che pensavano, seguendo Fini, di trovare un’autostrada e, invece, si sono scoperti percorrere un impervio sterrato.
Tre voti di maggioranza non sono molti e non saranno sufficienti a governare a meno che altri, storditi dalle sirene finiote, dopo la bastonata di oggi non rinsaviscano e tornino a casa: per quanto mi riguarda la porta è aperta per tutti, tranne Fini, Barbareschi, Bocchino, Briguglio, Della Vedova, Granata e Urso, gli artefici, i portabandiera del finiotismo e i grandi sconfitti odierni.
Personalmente credo che a marzo si dovrà comunque andare al voto, ma ci si andrà con il Governo Berlusconi saldo sulla tolda di comando e dopo che a Napolitano è stata sottratta anche l’ultima foglia di fico per un ribaltone.
Nel frattempo il senato dovrà votare, prima di Natale, la riforma dell’università,la riforma Gelmini che sarà un’ulteriore gemma per l’azione di governo, da spendere in campagna elettorale.
Hanno perso non solo Fini e i suoi “consigliori” incattiviti e bavosi, ma anche tutte le opposizioni che non hanno saputo proporre altro che il “no” ad una persona, ignorando qualsivoglia progettualità, idealità e seria proposta.
Hanno perso i ruderi del sessantotto che Bersani ha portato in piazza sabato scorso assieme alle truppe del sindacato ottocentesco e ai giovani dei centri sociali capaci solo di occupare edifici, distruggere proprietà pubbliche e private, bloccare il traffico, insomma: esercitare violenza sul prossimo.
Ha perso Casini che, comunque, da buon democristiano resta sempre a galla.
Ha perso Montezemolo che vede allontanarsi la prospettiva di un suo “sacrificio”, entrando in politica, per il “bene di tutti” !?!?!
Ha perso la”sovrastruttura” dei poteri forti che aveva puntato, ancora una volta, su un ronzino, credendolo un cavallo di razza, per liberarsi di Berlusconi.
Ha vinto il Popolo Sovrano che nel 2008 aveva dato la maggioranza a Berlusconi, “per Berlusconi Presidente” e che l’aveva confermata nel 2009 e nel 2010.
Oggi è giorno di festa.
Domani Berlusconi dovrà ricominciare a dimostrare di meritare la fiducia, portando avanti tutte le riforme programmate, a cominciare da quella della giustizia, per difendere il “suo” Popolo dall’avidità dei poteri forti.

Entra ne

13 dicembre 2010

I giorni del giudizio

Finalmente ci siamo.
Oggi il Premier voluto dal Popolo in regolari elezioni, Silvio Berlusconi, ha esposto in parlamento quello che ha fatto, quello che si propone ancora di fare, come e con chi farlo.
Domani le camere voteranno sulla fiducia.
Un sistema politico rispettabile non avrebbe dovuto mettere in scena questo spettacolo, perchè l'ampia maggioranza del 2008 era per Berlusconi, per quello che si proponeva di fare, per l'indirizzo generale del suo percorso politico.
Il Popolo aveva detto chiaramente che per raggiungere gli obiettivi tipici di ogni stato: benessere, sicurezza, prosperità, progresso, libertà, Berlusconi era il Premier adatto.
Per tale motivo la maggioranza era numericamente solida.
Poi sono emerse le paturnie di Fini.
Che siano frutto del suo sacco o indotte da quella “sovrastruttura” di poteri forti interessata a indebolire l'Italia e spingerla nuovamente tra le nazioni di secondo piano, è sostanzialmente, in questa sede, ininfluente.
Fini ha fornito ad una opposizione debole e priva di prospettive l'opportunità di rialzare la testa.
E questo indipendentemente dall'esito del voto di domani.
Hanno un bel da indignarsi a sinistra per quei parlamentari che, eletti con loro, voteranno la fiducia, quando un ben nutrito gruppo di transfughi ha fatto venire meno, con una congiura di palazzo, la maggioranza voluta dal Popolo con libere e regolari elezioni !
Per quell'accozzaglia arcobaleno che spera nella sfiducia non conta ciò che Berlusconi ha realizzato, conta solo liquidare il Premier, fregandosene altamente del parere del Popolo che da Sovrano, quale dovrebbe essere, diventa “bue” come vorrebbe che fosse.
A me, invece, interessa ciò che Berlusconi ha fatto, la strada che, con i suoi alleati, in primis della Lega, ha imboccato e, quindi, l'indirizzo che con Berlusconi ha preso l'Italia.
Mi interessa che sia finita l'epoca degli espropri fiscali e che si sia imboccata la strada, almeno a livello di principio, della forte riduzione delle imposte dirette e del far pagare i servizi a chi ne usufruisce e non a tutti indistintamente.
Mi interessa che si sia cominciato a tagliare la spesa pubblica, nell'utopia, ma che deve essere il traguardo cui ambire, che lo stato spenda solo per la diplomazia, la giustizia, le Forze Armate e le Forze dell'Ordine, diventando quindi terzo, imparziale normatore ed eventualmente sussidiario, in tutte le altre situazioni.
Mi interessa che sia finito l'esproprio delle risorse del Nord per destinarle, improduttivamente, ad un sud che in 150 anni si è comportato come una idrovora con troppe falle.
Mi interessa che si sia cominciato a mettere mano alla eliminazione dei benefici per categorie privilegiate e spesso improduttive.
Mi interessa che lo stato non legittimi comportamenti moralmente discutibili (eufemismo ecumenico) quali l'eutanasia, la manipolazione genetica, il riconoscimento giuridico di famiglie che non siano fondate sull'unione di un uomo con una donna.
Mi interessa che lo stato tuteli l'Identità Nazionale, fermando l'arrivo di stranieri e l'improbabile loro concessione di cittadinanza e voto che devastano il nostro essere, già faticoso, “una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor”, disfacendo il tessuto sociale, economico, culturale, civile della nazione.
Mi interessa che la scuola e l'università formino le classi dirigenti e professionali del domani e non siano solo diplomifici utili solo a creare l'aspettativa di lavori ben remunerati a spese della collettività e lasciando vuoti posti utili che, invece, con una severa selezione, troverebbero la loro occupazione da parte di personale italiano senza rivolgersi agli stranieri.
Naturalmente mi interessa anche che si rivoluzioni il nostro sistema giudiziario per accantonare l'ideologia e tornare ad avere una Giustizia con la “G” maiuscola, credibile e affidabile, come ora non è.
E mi interessano anche altre cose, in questo momento in secondo piano, per fare dell'Italia quella nazione che, per la fantasia e la capacità del suo Popolo, possa primeggiare nel mondo.
Non mi interessa, quindi, chi si propone di realizzare tale progetto, che si chiami Berlusconi o Pippo, lo voterei comunque.
La strada è lunga e, come in ogni cammino, ci saranno delle soste, ma l'importante è che non la si cambi.
Berlusconi è stato il motore per imboccare la strada virtuosa indicata ed è ancora il principale catalizzatore delle forze del cambiamento.
Gli altri, tutti gli altri, ci riporterebbero agli anni settanta, dove crebbero solo tasse, disordini, debiti.

Entra ne

12 dicembre 2010

Una vecchia piazza per un vecchio politburo

Ho letto i resoconti della piazzata di ieri del pci/pds/ds/pd e mi ha colpito la battuta, inconsapevolmente umoristica, di un Bersani che, da quando è diventato leader del suo partito, forse per le molteplici incombenze cui deve far fronte, ha perso quel briciolo di lucidità che sembrava possedere quando, senza esporsi, lasciava intendere di saperne a pacchi (ma anche il bluff Bersani è ora svelato).
Cosa ha affermato Bersani nell'ennesimo goffo tentativo di autoreferenzialità ?
Siamo l'Italia del domani”.
Bersani è rimasto indietro e di parecchio.
Gli slogan sono quelli del sessantotto, rimasticati e aggiornati, le bandiere sono sempre quelle, solo che il rosso è stinto, ma soprattutto le facce sono le stesse del sessantotto, solo piene di rughe e con i capelli ormai bianchi (quelli che ancora li hanno).
Poi c'erano giovanotti rumorosi e nulla più, gli stessi che usano violenza nelle città occupando edifici e bloccando il traffico per protestare contro una riforma della scuola e dell'università che cerca di ripristinare il concetto di Cultura che presuppone quello di selezione.
Poi ?
Il solito nocciolo duro, le truppe, fornite da un sindacato ottocentesco, più retrogrado che conservatore, comunque passatista come la cgil i cui ultimi due segretari erano a fianco di Bersani, come gli ultimi giapponesi nell'agosto 1945.
Nani e ballerine come se piovesse, per ricordare che si aspettano, una volta riconquistato il potere, la ricompensa per la loro partecipazione.
Ormai i Saviano, i Santoro, i Floris, sono diventati i Suslov (nota per i più giovani: l'ideologo del pcus, custode dell'ortodossia marxista nell'unione sovietica) dell'odierno pci/pds/ds/pd, i cui dirigenti sono terrorizzati dalla possibilità che attecchisca il virus grillino.
Proposte ?
Abbattiamo Berlusconi, poi vedremo
.
Sottintesi ?
Dateci carta bianca per fare i nostri giochini e un po' prelevando dai risparmi, un po' tassando le case, un po' con le belle una tantum di una volta, ribattezzate “tasse di scopo”, vedrete che diventeremo tutti assieme più … poveri.
Tranne i burocrati della partitocrazia e le loro clientele.
Ecco, il significato della manifestazione di ieri è proprio questo: l'estrema difesa dei funzionari di partito (e dei loro assistiti e beneficiati), chiusi nel bunker dei partiti, contro quella che, una volta, la sinistra avrebbe chiamato “la società civile”.
Peccato che l'unica espressione di “società civile” che si sia impegnata con successo in politica sia osteggiata dai funzionari di partito ... vedere alla voce “Silvio Berlusconi”.
Se avete guardato i telegiornali ieri sera, avete visto le facce di chi apriva la manifestazione e ha preso posto, stancamente, sul palco.
Oltre al già citato Bersani, ecco D'alema, Veltroni, Bindi, Franceschini, il "finto" Letta e, sullo sfondo, assenti ma presenti in spirito, i nuovi eroi della sinistra: Casini, Fini, Rutelli, Montezemolo, Lombardo.
Le loro facce raccontano di una Italia (minoritaria e assistita) che non si rassegna ad andare in archivio, raccontano il passato, ma sono anche emblematicamente simili a quelle che, fino al 1° maggio 1989, assistevano alla parata dell'Armata Rossa a Mosca.
Sono le facce di un politburo vecchio, stanco, superato che può solo sperare nel suicidio altrui per sopravvivere … ancora un po'.
Non è vero che ieri in piazza a Roma c'era l'Italia del domani, ma era quella dell'altro ieri.
Comunque vada martedì, l'Italia degli assistiti è destinata a soccombere, spetta ai parlamentari eletti nel Centro Destra e che non vorranno tradire la volontà popolare, fare sì che si acceleri un simile, naturale processo di selezione, oppure lo si ritardi, creando i presupposti per sacrifici molto maggiori, per tutti

Entra ne

10 dicembre 2010

Alla fine ne rimarrà uno solo

Martedì 14 sarà il giorno della verità.
Il giorno prima, lunedì 13, il Presidente Berlusconi illustrerà al parlamento quel che ha fatto e quel che vorrebbe fare.
Una volta tanto ha ragione Napolitano quando dice che il risultato finale è incerto e che per fare una previsione bisognerebbe avere una sfera di cristallo.
Il paradosso è che Berlusconi non è insidiato da una opposizione allo sbando, ma da transfughi eletti in base all'indicazione “per Berlusconi Presidente.
Transfughi che non hanno avuto neppure la dignità e l'onore di dimettersi, dopo aver cambiato idea, ma, come il loro capo, stanno incollati alla poltrona cui sono arrivati unicamente grazie ai voti conferiti “per Berlusconi Presidente”.
Grazie a quei transfughi la sinistra ha l'occasione per ribaltare, ancora una volta, la volontà popolare.
Ovviamente mi auguro che ciò non accada.
Mi auguro che il senato ma anche la camera diano la fiducia a Berlusconi e che il voto di martedì apra le porte alla disfatta del partito costituito dai transfughi finioti.
Mi auguro anche che, una volta acquisita la fiducia – come pure, a maggior ragione, qualora la camera votasse la sfiducia – a marzo si vada comunque al voto.
Se Fini e i suoi vogliono sedersi in parlamento, lo facciano ma dopo aver preso i voti per le nuove posizioni che hanno e non grazie ai voti, traditi, di chi la sinistra non vorrebbe vederla neppure in fotografia.
La sinistra, con il solito, infantile doppiopesismo, tratta da illuminati chi passa da Destra a sinistra, mentre sclera di brutto, definendoli “comprati”, i parlamentari che fanno il percorso inverso.
E questo è un aspetto delle nostre istituzioni che dovrebbe trovare immediata soluzione.
Se l'onestà personale di chi è eletto in parlamento non induce chi cambia idea e partito (ambedue cose legittime) a dimettersi per ripresentarsi, con le nuove posizioni, alle elezioni successive, allora deve essere la legge a tutelare il voto espresso dal Popolo e disporre la decadenza di chi votasse contro la coalizione in cui è stato eletto.
Non mancano, anche in queste ore, i tentativi del genio pontieri per una improbabile e non duratura ricucitura tra Berlusconi e Fini.
Sembra, però, che questa volta i pontieri debbano riporre ago e filo.
Non si vede proprio su quali basi si possa ricucire, soprattutto in considerazione dello scippo di parlamentari posto in atto da Fini.
Naturalmente non poteva mancare qualche zelante magistrato che, ignorando i quaranta deputati sottratti alla coalizione in cui sono stati eletti, si è messo ad indagare sulla decina che, eletti a sinistra, voteranno la fiducia o si asterranno.
Ormai non si hanno più parole per manifestare la propria sfiducia in quella che dovrebbe essere una istituzione terza e super partes e, invece, scende sistematicamente in campo e sempre dalla stessa parte.
Ma forse anche questo è un segnale positivo, vorrà dire che non hanno i numeri per sfiduciare Berlusconi e, quindi, cercano le solite scorciatoie per ribaltare la volontà popolare.
Comunque vada, dopo il 14 dicembre, il panorama politico italiano non sarà più lo stesso.
Tra Berlusconi e Fini, uno perderà.
Alla fine ne rimarrà uno solo.

Entra ne

09 dicembre 2010

Neanche i traditori a sinistra godono della par condicio

Questa mattina, al giornale radio, ho ascoltato una gustosa invettiva del capogruppo dipietrista alla camera, Donadi, che lanciava fulmini e saette contro quelli che, eletti con l'opposizione, tradivano il voto elettorale per appoggiare il governo o astenersi.
Donadi ha ragione.
Chi viene eletto in una coalizione, per una determinata finalità, merita appieno la qualifica di traditore e tutta l'infamia che ne deriva se passa, armi e bagagli, sul fronte opposto senza dimettersi dall'incarico ricevuto per i voti conseguiti nella coalizione in cui fu eletto.
Donadi, però, avrebbe dovuto accomunare ai "suoi" traditori, quelli che, eletti con il Centro Destra “per Berlusconi Presidente”, avevano sottoscritto la mozione di sfiducia.
Strana amnesia, quella di Donadi, che dimostra come i “valori” del suo partito siano gli stessi degli altri: prevalere, a qualunque costo, in qualunque modo.
Non a caso siamo la patria di Machiavelli, cui è attribuita la sintesi del suo “Principe”, per cui “il fine giustifica i mezzi” (per amor di precisione: tale frase non esiste in nessuno scritto di Machiavelli, alcuni la attribuiscono a Guicciardini, altri ad una sorta di congiura dei gesuiti o dei protestanti per mettere in cattiva luce l'Autore del Principe).
Se fossimo in una nazione in cui se il voto popolare avesse un valore, i traditori non sarebbero corteggiati e premiati.
Ma se non avessero la dignità e l'onore di dimettersi, se non esistesse, come purtroppo non esiste in Italia, una norma che faccia decadere chi, eletto in una coalizione, si esibisca nel salto della quaglia, dovrebbe essere l'avversario che venisse in tal modo favorito a rendere innocue tali performance, allontanando dall'aula e non facendo votare un numero pari di propri eletti.
Donadi, se avesse voluto essere portatore di Valori, veri e con la “V” maiuscola, avrebbe dovuto dire: alcuni dei nostri tradiscono il voto popolare e, in parte, compensano il tradimento sull'altro versante operato dai finioti.
Per pareggiare i conti, tot nostri deputati non parteciperanno al voto in modo da annullare anche il voto dei restanti saltafosso del versante opposto
.
Questo avrebbe dovuto dire.
Ma se, pur di abbattere il Premier con una congiura di palazzo, guardandosi bene dal ricorrere alla via maestra del voto, prendono per buoni i voti di chi fu eletto “per Berlusconi Presidente”, allora non hanno alcun diritto a lanciare anatemi se qualche parlamentare eletto con la sinistra voterà invece la fiducia.
E' una questione di semplice “par condicio”.
Se sono traditori, lo sono tutti.
Se invece sono persone che semplicemente cambiano idea, lo sono ugualmente tutti, con pari diritti e … reputazione
.

Entra ne

08 dicembre 2010

Fini funambolo delle parole

La lettura dei giornali e l'ascolto dei giornali radio di questa mattina, forniscono ulteriori elementi di sfiducia nei confronti di Gianfranco Fini, come se non ve ne fossero già a sufficienza per seppellirlo sotto il disprezzo generale degli elettori del Centro Destra.
In una delle troppe trasmissioni di propaganda prodotte da Rai3 con i soldi di tutti, Fini ha preteso, ancora una volta, le dimissioni di Berlusconi rifiutando, peraltro, di dare le sue, promesse una volta che fosse stato appurato, come pare sia stato appurato, che il famoso appartamento di Montecarlo fosse finito in proprietà del “cognatino” Tulliani.
Non pago, Fini ha preteso di rappresentare un “nuovo” Centro Destra che, a suo dire, dovrebbe ricomporsi una volta eliminata l'ingombrante (per lui) presenza di Berlusconi.
Ora Fini, come al solito, ha giocato con le parole, ma non ha spiegato, perchè non può, come intende conciliare le idee che sta propugnando da circa sette anni (cittadinanza e voto agli immigrati, mantenimento della spesa statalista e dei finanziamenti pubblici improduttivi, eutanasia, manipolazione genetica, unione omosessuale, etc.) e che sono la fotocopia delle proposte della sinistra, con il definirsi di Centro Destra, quando tutti gli elettori del Centro Destra votano in quella area proprio – sia pur con qualche eccezione che non inficia la regola generale - per impedire la cittadinanza e il voto agli immigrati, la perpetuazione dei finanziamenti improduttivi, l'eutanasia, la manipolazione genetica, l'elevazione a dignità di legge dei capricci omosessuali.
Come può proporsi Fini per la “ricomposizione” del Centro Destra solo basandosi sulla eliminazione di Berlusconi ?
E come può un elettore di Centro Destra fidarsi, credere ancora alle parole di un Fini ?
A confronto del funambolismo parolaio di Fini cresce a dismisura anche la statura di Casini che, almeno, ha fatto nel 2008 la sua battaglia solitaria ed è l'unico ad essere titolato dal richiedere le dimissioni di Berlusconi per poi aprire una nuova stagione.
Senza Fini, però.
Perchè non mi dispiacerebbe se Casini restituisse a Fini, con gli interessi, lo scherzetto che questi gli fece a gennaio 2008 quando, dopo aver definito il Pdl “comica finale”, invece di aggregarsi a lui, corse a candidarsi nelle liste di Berlusconi, rendendosi disponibile a fare il comico di spalla.
Leggo e ascolto che ci sarebbe stato un incontro tra il Premier e Bocchino, pronube il solito Gianni Letta, la cui attività da pontiere si rivela sempre più dannosa per la credibilità del Centro Destra, per una possibile intesa.
Voglio sperare che il Pdl non arretri di un millimetro dalla linea chiaramente indicata: o fiducia o voto.
E, una volta al voto, lasciando Fini al suo destino.
Perchè deve essere chiaro che non sarebbe accettabile votare una coalizione nella quale si concordassero i posti in parlamento con chi ha già dato prova di essere inaffidabile.
Personalmente non potrei, in coscienza, votare per una coalizione che ripresentasse gli stessi parlamentari che si sono sfilati dal Pdl per seguire Fini e, piuttosto, tanto peggio, tanto meglio, potrei anche votare Di Pietro (ma più probabilmente sceglierei una lista di Destra estranea ad una coalizione cui partecipassero i finioti, per “mettere in frigorifero” il mio voto).

Entra ne

07 dicembre 2010

Pinocchierie per Fini e battute da osteria per Casini

Il nuovo quadrumvirato (Fini-Casini-Montezemolo-Rutelli = FiCaMoRu) posto davanti alla forza della ragione e alla dignità con la quale Berlusconi sostiene il suo diritto a governare per invistitura popolare e contro le congiure di palazzo, sente vacillare il terreno sotto i piedi.
Fini, nel suo tour propagandistico, a domanda specifica ha affermato che non ci sarà ribaltone.
Ha ragione nell’usare il futuro perchè lui il ribaltone lo ha già compiuto.
Ha infatti, in soli sette anni, ribaltato le idee che sosteneva da 35 anni.
Come ha giustamente sottolineato il Premier Berlusconi, Fini:
- è passato da Mussolini “il più grande statista”, al Fascismo “male assoluto”;
- è passato dalla legge Bossi – Fini al voto e cittadinanza per gli immigrati;
- è passato dal presidenzialismo e uninominale, al parlamentarismo proporzionale
.
Aggiungo che Fini è la stessa persona che è passata dal Pdl “comica finale” del novembre 2007, all’essere cofondatore del medesimo Pdl per poi ribaltare se stesso ancora una volta e andarsene fondando un nuovo partito.
Qualche segnale di allarme, però, deve essere suonato nella testa di Fini, se continua a giurare di essere ancora di Destra, non si sa bene con quale credibilità verso chi lo ascolta, visto che tutte, ma proprio tutte, le posizioni espresse lo indicano ormai organico alla sinistra.
- Fini vorrebbe pensionare Berlusconi, come prova la sinistra da 17 anni;
- Fini vorrebbe concedere cittadinanza e voto agli immigrati, come sostiene la sinistra da sempre;
- Fini vuole tassare i risparmi e le case, come la sinistra, per mantenere alta la spesa pubblica clientelare;
- Fini vuole una legge sull’eutanasia, come la sinistra;
- Fini vuole elevare a dignità di legge i capricci degli omosessuali, come la sinistra;
- Fini, come la sinistra, vuole rivedere in senso proporzionale, quindi eliminando la stabilità governativa e favorendo i piccoli partiti che così potrebbero ricattare i grandi, la legge elettorale (e questo è un altro ribaltone su stesso, visto che era sostenitore di un referendum per l’ uninominale all’inglese);
- Fini vuole rivedere in senso permissivo, come la sinistra, la legge che pure aveva sottoscritto sulla fecondazione assistita
.
Credo che vi siano argomenti a sufficienza per demolire, quando si aprirà la campagna elettorale, la pretesa del signor Fini di appartenere al Centro Destra: basta mettere a confronto le sue posizioni e le sue dichiarazioni rilasciate nel tempo.
E con lui tutti coloro che ne seguiranno le orme.
E tale sarà la campagna elettorale che ci accingiamo a vivere.
Ma anche il normalmente tranquillo e sorridente Casini, molto sensibile agli umori generali, deve aver captato segnali non rassicuranti se si è messo a fare battute da osteria come il definire il premier “catacombale”.
E’ abbastanza risibile che il capo di un partito accreditato del 6% chieda a quello di un partito al 30% di farsi da parte.
E’ segno di debolezza chiedere, ad una persona ancora nel pieno della sua energia e con un ambizioso progetto politico, di farsi volontariamente da parte, designando un successore, senza un preventivo voto popolare (non di palazzo !) di sfiducia.
Ed è sintomatico che, a fronte delle smentite di Fini circa alleanze con i comunisti, uno dei suoi bracci armati, Granata, dichiari di prendere in considerazione una alleanza con il pci/pds/ds/pd.
Lo sforzo che stanno producendo i nuovi quadrumviri, con Rutelli e Montezemolo più defilati, è evidente: eliminare Berlusconi senza passare dal voto, che temono più di ogni loro incoerenza politica ed ideale.
Sperano che, eliminato il Premier, loro potranno atteggiarsi a kings maker, come nella prima repubblica, per poi approfittare della transizione per accalappiare i voti del Pdl.
Ma gli elettori non sono cani e neppure si bevono gli articoli di Unità e Repubblica o la propaganda televisiva (con i soldi di tutti) dei Santoro, Floris (a proposito: ho letto che stasera a Ballarò ci saranno Fini, Bocchino, Enrico Letta e Rotondi. Tre di sinistra e solo uno in rappresentanza del governo. Bella par condicio !) & Co.
E ormai l’impegno d’onore è tale per cui, qualunque cosa accada, mai e poi mai si voterebbe una alleanza, con un candidato del FiCaMoRu (Fini, Casini, Montezemolo, Rutelli).

Entra ne

06 dicembre 2010

Fini e Casini si illudono se pensano di ereditare gli elettori di Berlusconi

Leggevo oggi in una delle tre copie “arretrate” de Il Sole 24 ore (al lunedì sfoglio i numeri del sabato, domenica e lunedì stesso) una nota di una signora che analizzava l’attuale situazione politica e sosteneva che la sfiducia posta dal “terzo polo” è solo un mezzo, perchè il fine sarebbe l’accaparrarsi del patrimonio elettorale di Berlusconi, quantificato, tuttora, in un 30%.
Così Fini, Casini, Montezemolo e Rutelli cercherebbero di costringere alla resa il Premier confidando nel frantumarsi del Pdl una volta eliminato l’elemento catalizzante.
Secondo la gentile signora giornalista sarebbe una ripetizione di quanto accadde nel 1994, quando a fronte dello spappolarsi del pentapartito, i voti in libertà furono intercettati da Forza Italia.
La gentile signora giornalista mostra troppa simpatia per il FiCaMoRu, perchè la situazione è differente, anche se Berlusconi dovesse gettare la spugna (e non lo credo, penso anzi che venderà cara la pelle con una campagna elettorale al cui confronto i fuochi di artificio di Piedigrotta sono roba da dilettanti) .
Le elezioni del 1992 videro la Dc al 30% e gli altri quattro del pentapartito complessivamente al 24%; in quelle del 1994 Forza Italia prese il 21%, l’Msi il 13% e la Lega l' 8%, il residuo 11% rimase al moribondo partito popolare erede diretto della Dc, sia pur nelle mani degli esponenti di sinistra che, oggi, si ritrovano nel pci/pds/ds/pd..
E’ vero, gli elettori della Dc e dell’ex pentapartito si spostarono, quasi in massa, su Forza Italia, Msi e Lega, ma se Msi e Lega rappresentavano istanze fortemente identitarie, coerenti con quanto sostenuto negli anni antecedenti e senza contaminazioni con il pci, Forza Italia era un movimento nuovo, non colluso con il passato, soprattutto non complice del pci che si era appena dato una riverniciata di facciata come pds.
Forza Italia non era il partito di chi aveva pugnalato alle spalle i Craxi, i Forlani, gli Andreotti.
Oggi cosa accadrebbe ?
Sono anche io convinto – e lo scrissi anni fa – che il dopo Berlusconi provocherà un rimescolamento delle carte e nuovi rapporti di forza.
Ma se Fini, Casini, Montezemolo e Rutelli pensano di potersi appropriare dei voti di Berlusconi,

dopo aver commesso un parricidio,
dopo aver tradito il voto del 2008,
dopo aver votato la sfiducia assieme ai comunisti e a Di Pietro
,
sono dei poveri illusi.
Forse qualcuno, soprattutto o quasi esclusivamente al sud, potrà concedere il suo voto a costoro, ma sicuramente il grosso dell’elettorato prenderà altre strade, più coerenti con il voto in precedenza espresso.
Vedo quindi un ulteriore rafforzamento della Lega che potrebbe raggiungere la maggioranza assoluta in Veneto, ponendo così le premesse di una prima secessione (e mi auguro – pro domo mea – che venga applicato lo ius sanguinis !).
Potrebbe incrementare i suoi voti una Destra unita, da Storace a Fiore, che riproponga i temi e le posizioni del vecchio Msi.
Immagino che i più giovani e fedeli interpreti del berlusconismo, da Frattini alla Brambilla, dalla Gelmini ad Alfano, riusciranno ad organizzarsi in un movimento che riprenda i temi elettorali del Pdl e di Forza Italia.
In sostanza, pur con un riequilibrio dei rapporti di forza, il berlusconismo potrà sopravvivere a Berlusconi o, meglio, le idee di cui Berlusconi è portatore, sopravvivranno al suo migliore interprete.
Se la Lega superasse il 15%, La Destra arrivasse al 5% e il nuovo Pdl senza Berlusconi si attestasse tra il 20 e il 25, ecco che torneremmo ad avere un blocco, omogeneo, con un elettorato superiore al 40% , maggioranza relativa tra le coalizioni.
C’è da giurarci che, da quel momento, cominceremmo ad assistere al massacro di chi dovesse risultare come il Leader della coalizione, esattamente come è avvenuto per Berlusconi.
Una cosa, però, deve essere ben chiara: nessun voto andrebbe a chi ha tradito.

Entra ne

05 dicembre 2010

Il Premier del fare contro gli oligarchi delle chiacchiere

Nei giorni scorsi in uno scambio di battute alla domanda se la riunione sarebbe stata interlocutoria, risposi dicendo che le posizioni di principio e le citazioni in punta di diritto le avevamo già esposte per cui non ci restava che scendere sul concreto, tanto, conclusi, non avevo mai visto due parti convincersi delle ragioni reciproche (e tanto meno ammetterle).
Come nel calcio e in politica”, concluse ridendo il mio interlocutore.
Appunto.
Noi stiamo qui a discettare sui massimi sistemi, mi dicono che nei cosiddetti social network c'è gente che perde tempo ad organizzare gruppi, raccolte di firme, a scrivere note infuocate come se potessero convincere qualcuno della sponda opposta ad aggregarsi alla loro.
Il tradimento dei finioti dovrebbe danneggiare il Centro Destra, togliendogli voti, eppure non ho ancora conosciuto uno che nel 2008, 2009 e 2010 abbia votato per il Pdl/Lega/La Destra che mi abbia detto: voterò Fini.
Tranne, naturalmente, quei due, che continuo a considerare personalmente amici, anche se politicamente inaffidabili, che hanno seguito Raisi nella sua transumanza.
Invece ho sentito alcuni amici che hanno votato Veltroni, Bertinotti o Casini esprimere apprezzamento per Fini e, addirittura, dire che lo avrebbero votato.
Non credo.
Torneranno all'ovile di sempre.
Insomma, restiamo tutti della nostra idea, anche perchè, ormai, i temi sono stati tutti sviscerati e le rispettive posizioni di principio consolidate.
Almeno qui al Nord.
Sulla stabilità del voto meridionale non ci scommetterei, credo che laggiù voteranno per chi, in quel particolare momento, sembri loro rappresentare l'utile immediato o il vincitore annunciato, senza alcuna idealità.
Ma, qui, al Nord, lo spartiacque è ben evidente:
- da un lato chi vuole ridurre il peso dello stato e, quindi, delle tasse per dare più libertà all'individuo, al mercato, al privato e più tutela alla proprietà privata, dall'altro chi ha il feticcio dell'interventismo statale e, in tempi non tanto lontani, declamò la “bellezza” delle tasse;
- da un lato chi vuole salvaguardare l'Identità Nazionale e il diritto ad essere padroni sulla nostra terra, dall'altro chi, spensieratamente, vorrebbe concedere a stranieri, privi di qualsivoglia radice in Italia, cittadinanza e voto;
- da un lato chi vuole avvicinare gli amministratori al Popolo amministrato, perchè sia più facile controllarne gli atti e limitarne le spese, dall'altro chi vorrebbe conservare il potere di imporre gabelle indiscriminatamente per poi destinare il ricavato a nicchie clientelari;
- da un lato chi vuole rinnovare la struttura ottocentesca delle nostre istituzioni e delle nostre norme, premiando produttività e merito, dall'altro chi, condizionato dalle proprie clientele, non vuole incidere su nulla del fatiscente apparato burocratico-clientelare dello stato e delle leggi;
- da un lato chi, nel nome della Tradizione, vuole salvaguardare i principi etici e morali che hanno reso superiore la nostra Civiltà rispetto a qualunque altra, dall'altro chi, nel nome di una malintesa libertà, vorrebbe elevare a dignità di legge le pulsioni più perverse e nichiliste
.
Sono argomentazioni fondate, ma servono a convincere chi, pregiudizialmente, con la bava alla bocca, vuole solo colpire Berlusconi ?
No.
Possono solo essere utili a chi già la pensa allo stesso modo per ordinare le proprie argomentazioni durante le inevitabili discussioni con gli amici e i colleghi.
Così mi permetto di aggiungerne un'altra che riguarda direttamente Berlusconi e i suoi oppositori.
Berlusconi ha 74 anni.
Ha creato, dal nulla, un impero economico.
Ha fondato una rete televisiva che produce utili, ricchezza, innovazione, posti di lavoro, senza mai affibbiare allo stato i suoi “esuberi”, senza mai portare le sue aziende al fallimento, senza mai dover piattire una rottamazione.
Questa sua capacità di leadership l'ha posta al servizio di tutti noi, visto che non ha certo bisogno di arricchirsi, essendo già, di suo, sufficientemente ricco per se stesso, i suoi figli, i suoi nipoti e pronipoti.
Chi gli si oppone ?
Avete mai sentito parlare di una qualche attività professionale di successo dei vari D'alema, Veltroni, Vendola, Casini, Fini, Bersani …
Forse il solo Grillo potrebbe vantare un successo professionale pari a quello di Berlusconi.
Neppure il tanto ossequiato Montezemolo che è stato solo l'immagine di un'azienda creata da altri.
Perchè sostituire chi sa costruire con chi sa solo parlare ?

Entra ne

03 dicembre 2010

Follia pura sfiduciare Berlusconi

Il 14 dicembre, se il giorno precedente Santa Lucia non avrà restituito la vista e il buon senso a qualche deputato, il Premier Berlusconi potrebbe essere sfiduciato da una sommatoria di voti comprendenti gli sconfitti del 2008 (e del 2009 e del 2010) e alcuni traditori che, eletti sotto le insegne per Berlusconi Presidente” avendo cambiato (legittimamente) idea, invece di dimettersi - meritando stima e conservando la propria dignità - sono rimasti aggrappati alla poltrona e voterebbero contro Berlusconi presidente.
Chi si appresta a votare contro Berlusconi non vuole che il Popolo si pronunzi su quello che, con ogni evidenza, sarebbe un golpe di palazzo, se sostituissero al Premier scelto dal Popolo un re Travicello scelto dalla oligarchia della burocrazia e della partitocrazia.
Già questo primo dato indica quanto poco sappia di democrazia la congiura degli antiberlusconiani.
Se poi evidenziamo che l'appoggio esterno agli antiberlusconiani è fornito dagli assistiti di sempre, dalle strutture della spesa pubblica, dalle classi imprenditoriali che mirano ad ottenere benefici a spese di tutti e da una “sovrastruttura” straniera avida di denaro e di potere e indifferente alle esigenze dei popoli, allora comprendiamo quanto sia folle, per il solo gusto di sconfiggere Berlusconi, votargli la sfiducia.
Ma l'odio prevale sulla ragione e se sfiducia ci sarà saremo tutti legittimati a sputare (metaforicamente, ma solo per evitare fastidi processuali) in faccia a quei parlamentari, eletti per Berlusconi che invece avranno votato contro Berlusconi.
Gli oppositori di Berlusconi non hanno un progetto che non sia eliminare il Premier, non hanno un programma che non sia l'assalto alla diligenza del tesoro pubblico, non hanno idee se non quelle più devastanti per la solidità morale e l'identità della nazione.
Ho molti dubbi che abbiano una maggioranza elettorale.
Ne ho ancor di più che possano mettersi tra loro d'accordo una volta che Berlusconi fosse stato costretto all'esilio dorato in qualche sua splendida (e meritata) villa caraibica.
E cosa potrebbero fare per distinguersi da Berlusconi ?
Una legge elettorale, annunciata, che rimuova l'unica riforma positiva della seconda repubblica: la stabilità governativa con il premio di maggioranza.
Così da tornare ai complotti di corridoi ed ai governi deboli e inetti di durata semestrale.
Possono vessare i cittadini con tasse sui risparmi e sulla casa.
Possono approvare leggi favorevoli a lobbies finanziarie e imprenditoriali.
Possono imprimere una spinta, forse definitiva, verso la deriva morale della nazione con leggi che accontentino le pulsioni più perverse e le istanze più nichiliste.
Possono bloccare le riforme della giustizia, del federalismo, dell'università, dando una spinta ulteriore verso l'ingiustizia, verso gli sperperi di denaro, verso l'ignoranza culturale.
Possono concedere il voto e la cittadinanza agli immigrati, seppellendo l'identità nazionale e ogni concetto di Patria.
In sostanza, gli antiberlusconiani possono solo ottenere quel che, invano, da soli, i comunisti hanno cercato di conseguire in 90 anni di lotta politica: la distruzione della nazione italiana.
Se voteranno la sfiducia e complotteranno per non restituire la parola al Popolo con immediate elezioni, una sola soluzione sarà disponibile: la secessione del Nord e l'addio all'Italia nel 150° anniversario della proclamazione del Regno unitario.
Un addio che la Lega potrà formalmente far votare in Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, ma che, comunque vada, sarà nella testa di tutti e, soprattutto, nel comportamento di ciascuno di noi.
Perchè anche se stiamo ancora troppo bene per scendere in piazza e fare una rivoluzione popolare contro i congiurati, negli atti di tutti i giorni ci comporteremo conseguentemente, mirando solo ed esclusivamente al nostro interesse personale ed utile immediato.
Perchè gli sconfitti alle elezioni e i traditori che ne supportassero il ribaltone non sarebbero degni di essere rispettati e seguiti come guide della nazione, avendo posto in atto un comportamento esecrabile e antipopolare.

Entra ne

01 dicembre 2010

Il rosso e il nero

Il lunedì sera mi faccio sempre del male.
Di solito non guardo le trasmissioni televisive basate sul chiacchiericcio, ma al lunedì sera non perdo “Il pallone nel 7” pluriennale trasmissione che parla di calcio e del Bologna.
E chi legge le notizie, sportive e non, sulle vicende anche societarie del Bologna, sa perchè, da tifoso ("santo subito") del Bologna, mi faccio del male ogni lunedì sera.
Il punto di riferimento della trasmissione è Gianfranco Civolani (immagine), detto il “Civ”, giornalista e dirigente sportivo (ha una sua squadra di pallacanestro femminile) ormai ultrasettantenne, che ricopre il ruolo di editorialista e vecchio brontolone (non l’ho mai sentito dire che le cose vanno bene).
Spesso però ci indovina.
Lunedì scorso ha pronunciato una frase: non esistono più Destra e sinistra, perchè in Italia siamo tutti ferocemente divisi tra berlusconiani e antiberlusconiani.
Dirò in seguito perchè la prima parte della frase non la condivido.
Condivido invece l’affermazione che siamo “ferocemente” divisi tra berlusconiani e antiberlusconiani.
Sin dal primo momento in cui Silvio Berlusconi è sceso in campo, dopo aver dimostrato le sue capacità in campo imprenditoriale creando un’azienda produttiva e che, senza assorbire risorse pubbliche, ha creato posti di lavoro e ricchezza, la sinistra, orfana delle sue radici ideologiche, ha sostenuto una battaglia esclusivamente personale.
Per supportarla ha sposato tutte le idee più devianti che singole lobbies potessero esprimere.
Ma, soprattutto, nella sua azione tesa unicamente a demolire una persona, ha trascurato l’interesse nazionale e qualsivoglia progetto di società ancorato alla realtà, per propinare strampalate parole d’ordine fortemente lesive del buon senso e di ogni sana amministrazione .
Naturale che, dopo anni di attacchi e persecuzioni, anche Berlusconi e i suoi sostenitori abbiano radicalizzato la lotta politica, rispondendo colpo su colpo.
Lo sviluppo dei sistemi di comunicazione in internet, dando a tutti la possibilità di esprimere quasi in tempo reale la propria opinione e la maleducazione della maggior parte dei sinistri capace solo di ripetere a pappagallo la litania di insulti contro Berlusconi e i suoi elettori, hanno fatto il resto.
E’ vero, dunque, che siamo (io penso irrimediabilmente) divisi tra berlusconiani e antiberlusconiani, ma non è vero che sia venuta meno la differenza tra sinistra e Destra.
Lo rileviamo dal modo in cui la sinistra ha rinunciato ad un progetto di società, mentre la Destra sui temi caratterizzanti e qualificanti una collocazione politica non si astiene da confermare le proprie posizioni di sempre.
Tasse
I governi della Destra
le hanno ridotte o, comunque, non aumentate.
I governi della sinistra le hanno sistematicamente aumentate e inventate di nuove
Servizi
I governi della Destra
hanno iniziato ad indirizzare la fruizione dei servizi a fronte del pagamento da parte di chi li usa.
I governi della sinistra hanno alimentato le clientele tassando indiscriminatamente, indipendentemente dalla fruizione dei servizi.
Immigrazione
I governi della Destra
l’hanno limitata e ridotta anche con accordi internazionali e il prossimo passo sarà l’identificazione e l’espulsione degli illegali già presenti sul nostro territorio nazionale, salvaguardando l’Identità Nazionale.
I governi della sinistra hanno aperto le porte all’invasione degli immigrati e vorrebbero concedere loro cittadinanza e voto, violando ogni tutela per la nostra Identità Nazionale.
Pubblico e privato
I governi della Destra
stanno faticosamente – anche per le resistenze dei beneficiati – riducendo le spese e tagliando l’assistenzialismo fine a se stesso che ci ha portato all’enorme deficit pubblico.
I governi della sinistra hanno continuato a sostenere tutte le rivendicazioni tendenti a confermare ed aumentare le spese pubbliche a fronte delle quali vorrebbero imporre tasse sui risparmi e sulla casa per recuperare denaro sottraendolo alla sfera privata dei singoli cittadini.
Federalismo
I governi della Destra
stanno, anche qui faticosamente e ugualmente per le resistenze dei beneficiati, spostando l’utilizzo delle risorse locali dal centro (e relative clientele) ai luoghi dove vengono prodotte (e relativo utilizzo per i cittadini che le producono).
I governi della sinistra sono diventati i paladini degli sperperi centralisti in opposizione al controllo delle risorse locali da parte degli amministratori locali eletti dalle e per le popolazioni locali.
L’elenco potrebbe continuare all’infinito, ma evidenzia come la sinistra, chiusa nella sua battaglia personale contro un singolo Uomo, abbia perso di vista ogni collegamento con la realtà economica e le reali esigenze del Popolo.
La Destra e la sinistra,quindi, continuano ad esistere e ad essere divise profondamente nelle scelte e nella adesione alla realtà e corrispondono alla esistente e irreversibile feroce divisione tra berlusconiani e antiberlusconiani, che non è altro che l’eterno, irreversibile, inconciliabile antagonismo tra rosso e nero, tanto che tutti quelli di sinistra sono antiberlusconiani e tutti quelli di Destra sono berlusconiani.

Entra ne