Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

03 gennaio 2010

Solo chiacchiere e distintivo

Mentre leggevo nella versione online de Il Resto del Carlino il discorso integrale di Napolitano, mi è venuto spontaneo pensare alle sue radici per cercare di comprendere perché il suo sermoncino fosse così banale e melenso.
Probabilmente Napolitano pensa ancora di parlare alle varie cellule del suo pci, quando poteva raccontare la rava e la fava, giustificando persino l’invasione comunista dell’Ungheria e qualunque cosa avesse detto sarebbe stata accolto come un oracolo.
Ma noi, che non crediamo ai coccodrilli che volano neppure quando lo scrive l’Unità , ci domandiamo a cosa servano cinque cartelle di chiacchiere che esprimono, per lo più – l’unica eccezione riguarda gli immigrati – concetti talmente ovvi da banalizzare chiunque ne parli come se scoprisse l’acqua calda.
E’ ovvio che speriamo tutti che l’anno appena iniziato sia migliore di quello trascorso ed è altrettanto banale dire che nel 31 dicembre 2009 la speranza è stata maggiore che un anno prima.
E il lavoro che stenta a decollare come il Sud.
E la giustizia che non c’è e l’elefantiaca struttura statale che bloccano lo sviluppo politico.
E le tasse troppo alte (ma Napolitano si ricorda di essere stato ministro nel governo più rapace della storia d’Italia ?) e gli ammortizzatori sociali che devono garantire a chi, senza colpa, perde il lavoro, di mantenere la sua dignità mentre ne cerca un altro.
L’unico pistolotto rigorosamente "politicamente corretto" e non condivisibile, proprio perché ideologico, è quello che riguarda gli immigrati.
Non vi è alcun pericolo razzismo o xenofobia, ma semplicemente la necessità di difenderci da una invasione che scardinerebbe le fondamenta stesse del benessere e della nostra pace sociale.
E se c’è un provvedimento che dovrebbe essere citato ad esempio di buon governo tra tutti quelli assunti nel 2009, io direi: il respingimento in mare degli illegali che ha, se non bloccato, almeno fortemente rallentato l’invasione dei clandestini, creando anche una ben diversa percezione sull’Italia che non è più quel Bengodi in cui l’avevano trasformata politiche folli di accoglimento indiscriminato.
Ma per tutto il resto chi mai si sognerebbe di sostenere il contrario ?
Chi mai direbbe che bisogna incrementare la disoccupazione, aumentare l’ingiustizia, depauperare il Sud, aumentare le tasse … beh, questo sì, a sinistra lo pensano e talvolta scappa loro pure detto.
Il punto è il “come” realizzare tutto quel che ha tanto puntigliosamente quanto inutilmente elencato Napolitano.
E il “come” divide inevitabilmente gli Italiani.
Li divide tra una maggioranza che ha fiducia nella guida di Berlusconi, anche se lo vorrebbe più deciso e meno incline ad ascoltare le colombe, e una minoranza furiosa che resta incollata alla televisione per soddisfare la sua sete d’odio sbavando davanti ad alcune trasmissione delle reti pubbliche (quindi realizzate con i soldi di tutti !).
Ed è inutile che Napolitano continui a sermoneggiare per riforme condivise, per abbassare i toni, perché finchè ci saranno migliaia di persone che si iscrivono ai gruppi inneggianti a Tartaglia, noi sapremo che a sinistra quello pensano.
Alcuni, ipocritamente, stanno zitti, altri non riescono a contenersi e lo scrivono, come l’europarlamentare De Magistris che non ha fatto altro che mettere nel suo blog la “speranza di riserva” di gran parte dei sinistri: l’esilio – più o meno volontario – di Berlusconi (la prima speranza, inutile ricordarlo, è quella che è espressa in film, racconti e brindisi auguranti la morte al Premier).
E non vedo nulla di più sciocco che cercare un accordo con chi è disponibile a trattare solo perché non riesce a diventare maggioranza e, anzi, da minoranza ha la pretesa non solo di dettare regole e agenda, ma anche di scegliere i nostri leaders, decretando l’esilio per chi non va loro a genio.
Il primo gennaio una trasmissione radiofonica ha riproposto il messaggio agli Italiani rivolto il 31 dicembre 1954 dal Presidente Einaudi: breve, sobrio, discreto, senza “intuizioni” messianiche che, poi, si rivelano banale melassa buonista.
Già, ma le sue radici erano liberali, non certo comuniste

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