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12 marzo 2010

La triste Italia dei nipotini di Stalin

La sinistra parolaia e piazzaiola ci riprova, sperando che gli italiani si siano dimenticati dei disastri combinati durante i loro governi.
Il 13 marzo, dunque, saranno in piazza, in un calderone male assortito e immangiabile di ingredienti comunisti (ex, neo, post, vetero), verdi, socialisti, giustizialisti, democristiani, frammenti di movimenti e istanze minoritarie e prive di pregio sociale, civile, politico.
Ancora una volta noi di Centro Destra potremo toccare con mano le ragioni del successo di Berlusconi, perchè potremo assistere alla manifestazione di persone con cui nulla abbiamo a che spartire.
In piazza vedremo quella parte d'Italia proiettata verso il disfacimento, la distruzione delle fondamenta morali su cui è cresciuta la nostra Civiltà, per sostituirle con una burocratica gestione che vorrebbe regolamentare tutto, fondata sul sospetto, sullo stato di polizia, repressivo e punitivo di tutto ciò che non corrisponde al "canone" del "politicamente corretto", sulle tasse.
E' quella parte d'Italia che, nella migliore tradizione stalinista, vorrebbe comandare senza affrontare il cimento elettorale in una competizione dove siano presenti le liste avverse.
E' quella parte d'Italia che, pur di dar contro a Berlusconi, accoglie tutte le istanze del no perenne (nucleare, tav) per farci segnare il passo nei confronti dei nostri competitors e per farci stare al gelo d'inverno e al troppo caldo d'estate.
E' quella parte d'Italia che pur di rappattumare quattro voti, si schiera per la depenalizzazione della droga, per gli interventi genetici, per dare dignità di legge ai capricci degli omosessuali, per dare ai medici la possibilità di interrompere le cure ad un paziente.
E' quella parte d'Italia che oggi è scesa in piazza con la cgil per tassare i nostri risparmi e per conservare nel mondo del lavoro le regole di un mercato per un mondo che non esiste più, appartenendo al secolo ed al millennio scorso.
E' quella parte d'Italia che vorrebbe imporre il pensiero unico attraverso provvedimenti di legge punitivi per chi ragiona con la sua testa, espone liberamente le sue idee e tenta di diffonderle.
E' quella parte d'Italia che vorrebbe aprire le nostre frontiere ad un impossibile multiculturalismo, per una irrealizzabile società multietnica, tradendo e calpestando la nostra Identità.
E' quella parte d'Italia che ha nel "popolo viola" (di rabbia ?) l'ala movimentista che denuncia persino il Premier per "vilipendio dell'ordine giudiziario" ... a chi ?
Naturalmente allo stesso ordine giudiziario che dovrebbe giudicare del presunto vilipendio a se stesso (non è un conflitto di interessi ben più grave di quello da 16 anni imputato a Berlusconi ?).
In parole povere l'Italia che scenderà in piazza il 13 marzo è l'Italia che ci vorrebbe
più poveri,
più sudditi,
più massa,
più gregge belante
.
C'è però un'altra Italia che scenderà in campo il 20 marzo ed è
l'Italia della speranza,
l'Italia che vuole costruire il futuro sulle nostre Radici e Tradizioni,
l'Italia che non si arrende,
l'Italia che sogna in grande,
l’Italia degli Individui,
l'Italia della Libertà.
E' grazie all'Italia del 20 marzo che potremo avere ancora un futuro.
Anche per quelli che vorrebbero negarcelo manifestando il 13 marzo.


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2 commenti:

daria ha detto...

ma la piazza non è di tutti? e perchè una manifestazione deve essere diversa da altre... è sempre un modo d'espressione e non vedo perchè quella del venti (che forse rischia il flop)debba essere quella dell'italia del futuro...com'è possibile tanta ottusità e così poca democrazia in un cervello ??? mi fate paura...sembrate zombie formattati che seguono il capofila senza mai chiedersi un perchè?! non c 'è mai fine al peggio.

Massimo ha detto...

Daria ci allieta con un altro centrato commento, nel quale descrive ciò che meglio conosce: l'elettorato di sinistra ... :-)