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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

01 luglio 2010

In piazza per difendere i LORO privilegi

Oggi giornalisti, centri sociali e altre variegate espressioni della sinistra italiana hanno manifestato contro una legge che sarà discussa (e mi auguro approvata anche con il voto di fiducia) dal 29 luglio alla camera.
E’ la legge che darà finalmente tutela a tutti noi, contro l’invadenza dei sistemi di spionaggio e contro il pettegolezzo schiaffato in prima pagina.
Chi vi si oppone, oltre ai soliti soggetti contrari a tutto ciò che farebbe dell’Italia una nazione in cui ognuno riceva per quello che produce, è naturalmente chi ha visto prosperare i propri interessi sul pettegolezzo e ai danni di altri.
Ma loro la chiamano “legge bavaglio”, dimenticandosi che l’unico vero bavaglio è quello imposto alla diffusione delle idee, non alla diffusione di ciò che si origlia da dietro una porta o che si intravvede dal buco della serratura.
Ma costoro non sono i soli a protestare.
Protestano i presidenti di regione, abituati a spendere e spandere come pascià, oggi devono fare i conti con i tagli imposti da un saggio Tremonti.
E se i presidenti delle regioni virtuose, hanno qualche ragione a chiedere un occhio di riguardo (fermo restando che le spese le devono ridurre tutti) è ridicolo il tentativo dei presidenti delle regioni scialacquatrici di salvaguardare i loro bilanci.
Anche i magistrati – che secondo Stefano Livadiotti, giornalista dell’Espresso quindi non certo amico di Berlusconi percepiscono in media 157mila euro all’anno – contestano i pochi tagli ai loro emolumenti.
La settimana scorsa la cgil ha portato in piazza la contestazione alla manovra governativa, pretendendo che non siano bloccati i contratti del pubblico impiego e che non siano tagliate le spese.
I nani e ballerine di regime contestano la riduzione (neanche la soppressione !) dei contributi per film che, magari, vengono visti da una decina di persone in tutto.
I comuni che, fino ad oggi, hanno sfruttato percorsi stradali mantenuti a spese di tutti, anche di chi non li ha mai utilizzati, contestano l’imposizione di un pedaggio che, almeno, contribuirebbe alla manutenzione della strada da parte di chi la usa.
Su Pomigliano la Fiat non ha ancora preso una decisione e non pochi sollecitano “il Governo ad intervenire” che, tradotto dal politichese, significa che vorrebbero che il Governo (cioè tutti noi) iniettasse altro denaro a fondo perduto perchè la Fiat possa tenere aperto lo stabilimento.
La spesa pubblica in Italia è troppo alta.
E’ un retaggio del passato, quando, per tacitare le varie lobbies e categorie, si stampava carta moneta, si aumentava la spesa e si elargiva a piene mani, allegramente e senza pensare che,prima o poi, qualcuno avrebbe dovuto pagare.
Oggi è arrivato il momento di pagare e poichè noi contribuenti siamo stati spremuti oltre ogni limite tollerabile, è necessario ridurre la spesa pubblica.
Ma se tutti concordano sulla riduzione della spesa pubblica, tutti concordano anche sul fatto che tale riduzione debba colpire “gli altri” e protestano quando vengono loro stessi ridotti nei privilegi accumulati nel corso degli anni.
Ecco, quindi, che in piazza ci sono quelli che, a vario titolo, sono stati i beneficiati di quel Bengodi che era lo stato italiano, che non ha mai negato soldi (nostri) per accontentare le varie lobbies, dai cinematografari, agli editori, ai costruttori di macchine, agli enti locali e dipendenti pubblici che formano il maggior capitolo di spesa a fronte, peraltro, di servizi che tutti noi, quotidianamente, vediamo alquanto scarsi.
Tutti, quindi, vogliono ridurre “il deficit”, ma tutti dicono che quello che è speso per loro non può essere toccato perchè è fondamentale per la nazione.
Allora ecco il “colpo di genio” della sinistra: troviamo altri soldi.
Ma poichè non è possibile imporre apertamente nuove e maggiori tasse, ecco che si inventano il prelievo “sulle rendite immobiliari e finanziarie”.
Una tale formulazione farebbe pensare ad una tassazione sui “Paperoni” e sugli “evasori”, con grande soddisfazione di chi è cresciuto pensando di pagare tutte le tasse (anche se pagava in nero l’artigiano che andava a casa sua per qualche lavoretto) mentre altri portavano miliardi all’estero.
Ma poichè persino i frequentatori delle cellule del pci/pds/ds/pd sono maturati e non credono più ciecamente alle parole d'ordine dei loro funzionari, si fa presto a scoprire che tale formuletta nasconde il ripristino dell’odiosa tassa sulla casa e un aumento delle tasse sui nostri risparmi.
Il tutto per conservare i privilegi esistenti, per i quali, le varie categorie beneficiate, scendono in piazza.
Allora, visto che nessuno sa proporre come ridurre le spese senza aumentare le tasse e l’unica strada è quella di Tremonti, la risposta che gli italiani dovranno dare è alla domanda se vogliamo continuare ad essere sudditi e pagare con il nostro lavoro i privilegi di categorie agevolate oppure vogliamo instaurare in Italia una autentica meritocrazia, dove ognuno riceva per ciò che produce e paghi per ciò che consuma e usufruisce.
Nel primo caso votino pure la sinistra che aumenterà loro (e purtroppo anche a noi ...) le tasse per non togliere nulla nei capitoli di spesa.
Nel secondo, l’unica strada è quella di Tremonti e di un Centro Destra ancor più rigoroso di quanto non sia mai stato.



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