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No alla deriva

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Diciamo NO alla deriva

07 luglio 2010

La domanda è sempre quella: chi paga ?

Le varie categorie e i centri di spesa continuano a contestare la manovra del Governo impostata sulla riduzione strutturale della spesa pubblica.
Tutti affermano che i tagli alle loro disponibilità sono un colpo mortale ... per i cittadini cui, sembra, forniscano servizi irrinunciabili.
Il Governo, però, per la prima volta nella storia della repubblica, ha agito facendo pagare chi, di solito, incassava soldi altrui e spendeva ed evitando di mettere le mani nelle tasche della gran parte dei cittadini, quelli che, di solito, venivano tartassati per mantenere quelle strutture che, oggi, piangono.
Se i lavoratori dipendenti sono circa 21 milioni e quelli pubblici, gli unici in qualche modo “toccati” con il blocco triennale degli stipendi, poco più di quattro milioni, vuol dire che gli stipendi di quasi 17 milioni di lavoratori dipendenti privati sono mantenuti nelle attuali proporzioni, ai quali aggiungere i lavoratori autonomi, liberi professionisti, imprenditori, artigiani, commercianti.
Gli enti locali, un autentico centro di costo, pretendono di continuare a spendere e minacciano – perchè è una minaccia – di “tagliare” i servizi.
Ma i “servizi”, come, ad esempio, la manutenzione di una strada, ad esempio il GRA di Roma o la Salerno-Reggio Calabria, devono essere pagati da chi ne usufruisce, non da tutti i cittadini italiani, così come gli sperperi di alcune amministrazioni locali, devono essere pagate dai cittadini che quelle amministrazioni hanno eletto, non con continui trasferimenti dalla cassa comune di Roma.
Troppo comodo spendere soldi che non si hanno e che non si devono poi reperire, interpretando la parte degli amministratori “splendidi” e non parsimoniosi.
Quegli amministratori mi ricordano le giunte comuniste di Bologna a cavallo fra la fine dei sessanta e l’inizio dei settanta, quando decisero fasce totalmente gratuite per l’uso degli autobus.
Facile deciderlo, visto che allora i debiti degli enti locali erano sistematicamente ripianati dal governo centrale, allora democristiano.
Rumor, infatti, in una tribuna elettorale, a chi gli presentava il “modello Bologna” come esempio di buona amministrazione, ebbe buon gioco a rispondere che la giunta di Bologna poteva agire così perchè era in una Italia governata dalla DC.
Adesso gli amministratori locali devono saper, prima di tutto, amministrare.
Utilizzare i fondi messi loro a disposizione per realizzare opere nell’interesse generale e proporre servizi che siano pagati, almeno al loro costo effettivo, da chi ne usufruisce.
E gli enti locali che hanno saputo ben amministrare i loro cittadini nel passato, oggi devono avere la possibilità di godere e far godere dei benefici del buon governo, mentre chi ha avuto predecessori scialacquatori, deve far pagare ai cittadini le colpe di chi loro elessero, certamente rendendo chiaro a tutti che ne sono costretti dal passato, ma è un loro preciso obbligo.
Non vale la pena, inoltre, di parlare di altri centri di costo, come quelli autoreferenzialmente detti “per la cultura”.
Uno i libri se li paga, i film paga per vederli e se chi li stampa o li produce non è capace di scegliere autori che sappiano attirate il pubblico, deve solo biasimare se stesso e non pensare di pareggiare i conti o addirittura di guadagnare grazie a Pantalone che paga per tutti.
Altrettanto dicasi per i giornali: chi vende guadagna, chi non vende chiuda o spenda di tasca propria.
Comunque vada è finita l’epoca dell’assistenzialismo.



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2 commenti:

francesco ha detto...

Guarda furbone che la gente già paga con le proprie tasse il GRA.

Massimo ha detto...

Molto intelligentemente Francesco conferma l'assunto: la "gente" (tutti noi) paga già il GRA. Appunto. Io sostengo che, come tutti i servizi, anche il GRA deve essere pagato da chi lo usa, non da "tutti".