Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

30 agosto 2010

Processi e giustizia

Il cosiddetto “difensore dei carcerati” di Bologna (è un avvocato che viene nominato, credo a carico della comunità, per la tutela dei “diritti” dei carcerati) ha “denunciato”, alla vigilia della sua decadenza dall’incarico, la situazione delle carceri bolognesi della “Dozza”.
Sovraffollamento, spazi angusti, quindi, a suo dire, “diritti” negati.
Tra i dati sfornati, indicativa l’incidenza degli extracomunitari: 63% sul totale dei reclusi.
Senza gli extracomunitari le carceri della “Dozza” sarebbero perfette per il soggiorno dei “nostri” condannati.
Ecco il primo aspetto che deve essere affrontato: perchè non espellere gli stranieri, rimandandoli a casa loro, magari in base ad un accordo con le loro autorità perchè scontino la pena nel loro paese di origine ?
Naturalmente adottando quegli accorgimenti opportuni (acquisizione di impronte digitali, dna, impronte biometriche) per catturarli ed espellerli immediatamente qualora cercassero di rientrare in Italia.
Non ho trovato nei resoconti il dato sui detenuti condannati con sentenza passata in giudicato e di quelli in attesa di giudizio.
Ed ecco il secondo aspetto: la durata delle “esigenze cautelari”.
Non si può consentire che ad una persona sia tolta la libertà personale prima di una sentenza definitiva passata in giudicato, se non per oggettive, evidenti, non interpretabili e conclamate esigenze cautelari (pericolo concreto di reiterazione del reato) ma certamente non per esercitare nei suoi confronti una tortura psicologica per indurlo a “confessare”.
Vi è infine la questione delle lungaggini processuali.
L’Italia è stata ripetutamente condannata per l’eccessiva durata dei processi e, si sa, una giustizia ritardata è una giustizia negata.
Ma, di più, rinviare la sentenza finale, tenere “in ballo” pressochè all’infinito una persona nella condizione di imputato vuol dire impedirgli di sviluppare la propria personalità, la propria legittima attività.
In sostanza vuol dire condannarlo prima ancora che sia emessa la sentenza e, soprattutto, averlo condannato anche quando, alla fine, dopo quindici, venti anni, venisse assolto.
Tali situazioni si sono notoriamente verificate: ma chi risarcisce la vittima ?
A tutto questo vuole porre rimedio la riforma della giustizia, con quello che viene chiamato “processo breve”.
E’comprensibile che imporre tempi certi per i processi, limitare la carcerazione preventiva, espellere i carcerati extracomunitari nell’ambito di una politica complessiva di blocco o contenimento dell’immigrazione, trovi resistenze da parte di chi, per motivi vari, trova nell’attuale sistema un supporto a sostegno delle proprie prerogative.
Ma è indubbio che tempi certi per i processi e limitazione della carcerazione preventiva sono i capisaldi per amministrare giustizia e non terrore.
Se, quindi, il Governo riuscirà a far passare il provvedimento sul cosiddetto “processo breve” ma che in realtà è per un processo giusto, primo tassello della più complessiva riforma della giustizia e della magistratura, bene, in caso contrario l’unica alternativa non può che essere il voto alla prima scadenza prevista a termini di legge, con il minimo di giorni previsti per la campagna elettorale.


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29 agosto 2010

Bersani e la sua tribù

Dopo un lungo periodo di silenzio in cui il “verbo” del “Partito” per eccellenza è stato diffuso dai Franceschini e dalle Bindi, il capo della tribù degli oppositori ha inaugurato la nuova versione della festa dell’Unità affermando che non voleva parlare di Berlusconi ma di un progetto per “il paese”.
Detto, fatto e se Berlusconi ha criticato l’idea di una ammucchiata senza capo nè coda, nè, soprattutto, programma, Bersani … gli risponde.
No, è lui (Berlusconi) che pretende di governare con una maggioranza dove tutti si insultano reciprocamente.
Non vi sembra di vederlo battere il piedone (anche se dalle reazioni non sembra, ma il Bersani è alquanto cresciutello e in età) per terra, tutto stizzito perchè viene rimproverato e risponde “no, signora maestra, è lui che mi ha offeso” ?
Fini e i finioti attaccano Berlusconi.
Tutti gli altri sono tra loro solidali e uniti, soprattutto sul programma da realizzare.
Invece Bersani è diventato un minimalista.
Dice che “il paese” ha bisogno di essere governato, di riforme, di leggi e cosa propone ?
Meno tasse ?
Blocco dell’immigrazione ?
Più polizia per strada ?
Allargamento del concetto di legittima difesa ?
Maggiori poteri agli amministratori locali ?
Taglio delle spese pubbliche clientelari ?

No.
Il progetto di Bersani si limita ad una ammucchiata antiberlusconiana per realizzare nientepopodimenoche ... una nuova legge elettorale !
Che coraggio !
Che lungimiranza !
Che colpo di genio !
Gli Italiani non aspettano altro che una nuova legge elettorale per risolvere i loro problemi.
Già, peccato che il genio di Bersani si sia esaurito nello sforzo di produrre tale rivoluzionaria proposta e non ci abbia illuminato su quale legge elettorale gli antiberlusconiani potrebbero ritrovarsi.
Se non sbaglio il pci/pds/ds/pd ha sempre sostenuto il collegio uninominale a doppio turno.
I finioti, se non hanno cambiato idea, dovrebbero essere per il maggioritario secco all’inglese come i radicali di Pannella.
Le frange dell’estrema sinistra e i verdi (Ferrero, Vendola, Diliberto, Bonelli) dovrebbero essere per un proporzionale puro che consenta anche a chi lo zero virgola di occupare uno scranno in parlamento.
L’Udc di Casini è sempre stata per il proporzionale pur con uno “sbarramento” (sul quale peraltro, a seconda della consistenza dei rispettivi schieramenti, si oscilla dal 2 al 5%).
Insomma, anche sul minimalissimo programma : cacciare Berlusconi e fare tutti assieme una nuova legge elettorale, l’opposizione si presenta come una Torre di Babele.
E la crisi economica del “paese” da risolvere con ogni urgenza ?
E le riforme ?
Rimandate a data da destinarsi, quando gli antiberlusconiani, raccolti sotto l’ala protettrice della tribù pci/pds/ds/pd, saranno riusciti a mettersi d’accordo anche sugli articoli successivi al primo della legge elettorale.
Il primo, infatti, è l’unico che li metta tutti d’accordo: i voti dati a Berlusconi sono nulli, nel solco di quell’odio politico, senza prospettive, che da sedici anni è profuso a piene mani dalla sinistra trovando, purtroppo, milioni di italiani che abboccano (come li aveva definiti Berlusconi nella campagna elettorale del 2006 .... ?).
Peccato che con tale presupposto non si risolvano i “gravi problemi” dell’Italia.

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26 agosto 2010

Berlusconi interpreta il sentimento popolare

La saggezza popolare, tanto bistrattata dagli snobismi del culturame di sinistra, corrisponde però sempre alla realtà dei fatti.
Così ad un commento di Reineke si può adattare il classico proverbio e, parafrasandolo, dire che da chiunque, persino dai meno accreditati, può venire lo spunto per una riflessione.
Reineke scrive che è improprio parlare di volontà popolare per indicare la maggioranza di Centro Destra, perchè Berlusconi con Bossi raggiunge solo il 45% mentre tutti gli altri sono il 55%.
A parte ogni puntualizzazione sulle percentuali, il concetto di base per cui Pdl e Lega non hanno il 50% dei voti è corretto.
Sbagliato è mettere assieme tutto il resto , come ha evidenziato Jetset, che comprende Forza Nuova ma anche Vendola, Diliberto, Ferrero e le varie frange dei comunisti di varia osservanza, Casini e Grillo, Storace e Di Pietro, Romagnoli e Rutelli, Bersani e Pannella, Bonelli e chi più ne ha più ne metta, per non parlare degli antiberlusconiani troppo snob per abbassarsi a chiedere il voto popolare come Montezemolo.
Appare evidente come questa palude piena di nomi e di sigle non possa avere quella coesione che appartiene invece al progetto della Lega e del Pdl.
Tutti, anche Reineke, sanno che un programma di governo non può esaurirsi nella”eliminazione” di Berlusconi e chiunque sa che quei signori non hanno, neppure tra loro, la medesima visione delle cose e dei fondamenti di una società civile.
La volontà popolare quindi si manifesta in quella (consistente) maggioranza relativa che ha in mente, sostiene e realizza un progetto coerente con una univoca visione della società.
Credo anche che non si possa negare che se non ci fosse la martellante propaganda antiberlusconiana quelle idee otterrebbero un maggior consenso, come emerge dai vari sondaggi.
Mettiamo quindi che Berlusconi non ci sia mai stato e guardiamo al concreto.
Tasse
Il Popolo vuole più o meno tasse ?
Risposta ovvia.
Il Centro Destra ha realizzato, nei suoi anni di governo, tre moduli di aliquote fiscali, tutte in calo.
Il Centro Destra ha abolito l’Ici su quasi tutte le prime case.
Il Centro Destra non ha mai imposto tasse a fronte di specifici eventi catastrofici o situazioni internazionali.
Il Centro Destra ha l’obiettivo di ridurre aliquote ed eliminare tasse (ad esempio il bollo auto).
La sinistra nei suoi anni di governo ha aumentato del 5% il valore catastale da inserire in dichiarazione.
La sinistra ha inventato la tassa sull’europa e la tassa sulla salute e adesso minaccia le “tasse di scopo”.
La sinistra ha aumentato (riforma Prodi Visco del 2006, appena ritornati al governo) le aliquote fiscali precedentemente abbassate da Berlusconi.
La sinistra minaccia di “tassare le rendite immobiliari e finanziarie” cioè il ripristino dell’Ici sulla casa e tasse sui risparmi.
Da che parte sta il Popolo ben oltre la percentuale di votanti del Centro Destra ?
Immigrazione
Tutti i sondaggi dicono (e con percentuali che non lasciano adito a dubbi o margini) che il Popolo non vuole gli immigrati, non vuole i rom e gli zingari, ha paura per la sicurezza personale e per le proprietà.
Il Centro Destra ha fatto la legge Bossi – Fini e poi la legge Maroni sulla sicurezza, i respingimenti e le espulsioni (pur se ostacolate dalle “interpretazioni” dei magistrati).
Il Centro Destra non vuole agevolare la concessione della cittadinanza, costruire moschee, spendere soldi pubblici per i campi nomadi.
La sinistra con la orrenda Turco Napolitano e poi con Ferrero ha aperto i cancelli all’invasione degli immigrati, non ha mai adottato una linea di fermezza contro i rom e i nomadi.
La sinistra vorrebbe concedere voto e cittadinanza breve agli immigrati.
Da che parte sta il Popolo ben oltre la percentuale di votanti del Centro Destra ?
Si potrebbe continuare per giustizia, federalismo, moralità, assistenzialismo, sicurezza ...
In più su tutti quei temi, che sono quelli più rilevanti per la vita quotidiana dei cittadini, il presunto 55% antiberlusconiano ha idee ben differenti che lo sbriciolano su ogni argomento, rendendolo non affidabile per la guida di una Nazione moderna che ha bisogno di decisioni forti e veloci.
Con o senza Berlusconi quelli sono dunque i temi ai quali dare una soluzione che rappresenti il sentimento del Popolo.
Allora, visto che il sentimento popolare nettamente prevalentemente è già rappresentato dal Centro Destra a guida Berlusconi, perchè fare un salto al buio, indietro nel tempo, e cambiare il Premier ?
Per queste ragioni non ha alcun senso la campagna anteberlusconiana che da sedici anni inquina l’Italia.
Per questo si afferma, correttamente, che la volontà Popolare è con Berlusconi, non per la persona (che peraltro è sicuramente al di sopra di tutti i vari funzionari della politica politicante) ma per le idee e il progetto di società che, assieme alla Lega di Bossi, rappresenta.

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25 agosto 2010

La Chiesa cattolica non è più in sintonia con il Popolo

Non bastavano le esondazioni verbali per paragonare il Premier con Nerone, comicamente espresse nell’italiano di Di Pietro ?
Non bastava il pci/pds/ds/pd che con Bersani minaccia gli Italiani di una “tassa di scopo” per terremoti e disastri naturali e “tasse sulle rendite immobiliari e finanziarie” cioè sulla casa e i risparmi ?
Non bastava sempre il pci/pds/ds/pd che con la Bindi chiede un governo di liberazione nazionale contro Berlusconi (unico punto del programma) ?
Non bastava Casini che sgomita per trovare un posto al sole e non trova di meglio che polemizzare contro il federalismo e chi lo sostiene ?
Non bastavano i tanti (troppi) preti e vescovi che, nella migliore tradizione dell’ “armiamoci e partite” pretenderebbero che gli Italiani (e i francesi e gli Occidentali in genere) accogliessero gli immigrati, li nutrissero, li ospitassero e non dicessero e, soprattutto, facessero nulla anche contro quelli che rubano, devastano, ammazzano, stuprano ?
Non bastava Bocchino con le sue fantasie di una notte di mezza estate e i governi dell’orrore con Fini, Casini, Rutelli, pci/pds/ds/pd dissidenti ma senza Lega ?
Evidentemente non bastavano.
Messosi ostentatamente e altezzosamente in silenzio Fini, proprio quando dovrebbe parlare e spiegare, il microfono agostano è preda delle più inqualificabili esternazioni, contrarie a tutto ciò che è nell’interesse e nella volontà del Popolo.
Così la stampa (soprattutto di sinistra ...) ha dato conto del nuovo attacco portato dal settimanale “Famiglia Cristiana” contro Berlusconi.
Le assurdità scritte, smentite dai fatti di tutti i giorni, ricalcano, peraltro con una maggiore padronanza della lingua, gli ululati di Di Pietro e, quindi, si (s)qualificano da sole.
Magari Berlusconi fosse quel tiranno che piace raccontare ai Di Pietro, agli Sciortino, ai Fini o alle Bindi !
Magari Berlusconi fosse come Napoleone per cui “ di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno” e facesse strage (politica) dei suoi avversari ogni volta che gli mettono i bastoni fra le ruote !
Purtroppo, come giustamente dice Bossi e come abbiamo potuto constatare in questi sedici anni, Berlusconi è sin troppo liberale, tollerante, paziente, disponibile al perdono.
Così, se la strada imboccata è quella giusta sulle
tasse,
sicurezza,
immigrazione,
federalismo,
giustizia,
tutela dei fondamenti morali della nostra civiltà
,
si perde sin troppo tempo a rintuzzare gli ostacoli che vengono frapposti da chi intende logorare il Premier (come i finioti - in perfetta sintonia con la sinistra – stando a quanto è stato rivelato da Bruno Vespa) o a voler ribaltare la volontà Popolare.
Solo una breve parentesi, di più non meritano, su Famiglia Cristiana e quella frangia di cattocomunisti esagitati che ostacola Berlusconi.
Pur da agnostico ho sempre ritenuto l’autorità morale della chiesa un importante riferimento per aiutarmi a comprendere e valutare ciò che è giusto e ciò che sbagliato.
Le ultime esternazioni sugli immigrati, su Berlusconi, sul federalismo, le ambiguità dello stesso Benedetto XVI grande uomo di cultura, ma forse ormai troppo anziano, stanco e quindi privo della forza di combattere la deriva della sua chiesa, mi portano a rafforzare il mio agnosticismo (rinunciando a firmare per l'8 per mille come avevo fatto negli ultimi anni dall'elezione del Cardinale Ratzinger in cui riponevo molta fiducia che non pare ben ripagata) vedendo che anche la chiesa è preda della passione ideologica di singoli (piccoli) uomini, privi di quello spessore e quella sacralità che consentirebbe loro di continuare la tradizionale missione morale.
Con simili personaggi la chiesa è destinata a ridursi ad una ong allargata (ma non di tanto ...) , a non avere il consenso di chi è ateo ed a perdere, a favore di altre forme di religiosità, chi si sente profondamente offeso dalle dichiarazioni che tendono a ribaltare la volontà popolare.
Capisco come molti possano essere insofferenti davanti all’esuberanza del Premier, ma Berlusconi ha fatto, per il Popolo, più di quanto sia stato realizzato nei cinquanta anni precedenti la sua discesa in campo.
Berlusconi non è di Destra, ma un liberale e un moderato, così come Bossi non è di Destra (anzi !) anche se comunque non è nè liberale, nè moderato.
I due si completano molto bene e ne esce una sintesi che è quanto di meglio possa oggi sperare la Destra Italiana per le sue battaglie ideali:
Identità
Morale
Sicurezza
Legge
Ordine
Libertà
Benessere
.
Poi ci sono quelli che, da una prospettiva esclusivamente ideologica, si ritengono così superiori al Popolo da criticarne le scelte elettorali e pretendere, dall’alto della loro “cattedra” autoreferenziale, che si faccia esattamente il contrario di ciò che il buon senso e la saggezza popolare vorrebbe e che si manifesta con il voto al Centro Destra.
Costoro sono quelli che vogliono
ravanare nelle nostre tasche,
imporci i loro “costumi” a spese nostre,
portarci in casa estranei anche pericolosi,
inculcare un pensiero unico e debole (ma più che altro squallido) cui uniformarsi
.
Per combatterli possiamo solo aiutare il Berlusconi che conosciamo a trasformarsi finalmente nel Berlusconi dei loro incubi.



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23 agosto 2010

Parrucconi da tastiera

Leggere la rassegna stampa dei “principali” quotidiani italiani e una sintesi di quel che pubblicano i più rinomati quotidiani internazionali, è un dovere, spesso noioso, che però offre spunti interessanti.
Avevo pensato di stigmatizzare il comportamento del Corsera che venerdì, con Claudio Magris, è salito in cattedra per deplorare il turpiloquio in politica ed ha saputo citare solo Stracquadanio e Santanchè, guarda caso entrambi del Centro Destra, colpito da evidente amnesia nei confronti, ad esempio, di D’alema e Bersani con i loro insulti ed espressioni volgari (pur ripresi da telecamere “amiche”) nei confronti di Sallusti e del Ministro Gelmini.
Ma Il Giornale ha già provveduto e denunciare l’ipocrisia di cui grondava quell’editoriale, affidando il compito alla penna di Giancarlo Perna.
Così, oggi, leggo e rimango, come sempre, perplesso davanti agli editoriali e ai commenti che trovo sulla stampa più citata (Sole 24 ore, Corsera, Stampa ...) .
Articoli imbalsamati, quasi più della Bindi davanti alle telecamere, che sembrano preoccuparsi solo degli aspetti formali, del sesso degli angeli, quando i turchi sono alle porte.
Parole vuote, banali, astratte.
Formalismi da accademia, avulsi da quella che è la realtà dell’Italia
.
Naturalmente il tutto è finalizzato a sostenere gli interessi di quei poteri forti che sono i proprietari dei quotidiani e che temono il voto popolare tanto quanto lo temono a sinistra, nonostante le roboanti dichiarazioni di Bindi e Franceschini.
Perchè è evidente che se non avessero paura del voto non starebbero a frignare per “rispettare” Napolitano (da che pulpito: come hanno trattato i presidenti Segni, Leone e Cossiga i loro neanche tanto lontani padri del pci/pds/ds/pd ?) e le sue “prerogative”.
Il punto, invece, non è se l’articolo 88 della costituzione conceda o meno al presidente della repubblica anche di stravolgere il volere del Popolo per mettere al governo chi ha perso le elezioni.
Qui non si tratta, come negli anni della prima repubblica o durante i governi della sinistra, di sostituire uno con un altro della stessa pasta (quale differenza mai esiste tra Prodi, D’alema e Amato o Rutelli, Veltroni e Bersani ?), ma di sostituire il Premier votato dagli Italiani con uno che non appartiene neppure ad un partito uscito vittorioso dalle elezioni.
E’ evidente che ove il salto di campo dei finioti dovesse far venire meno la grande maggioranza che Berlusconi aveva conquistato nel 2008 si dovrà andare a votare, “senza passare dal via”, cioè senza la melassa delle consultazioni, degli incarichi esplorativi, dei passaggi televisivi e di tutti gli ammennicoli vari di cui trasuda l’inutile liturgia pseudo costituzionale.
E il voto dovrà stabilire, una volta per tutte, in quale Italia vogliamo vivere e dando soluzione univoca, senza compromessi e coerente a:
tasse
immigrazione
giustizia
federalismo
sicurezza
moralità dei costumi
grandi opere
lavoro
istruzione.
Ecco i temi che interessano gli Italiani perchè le risposte che darà la politica potrà rendere migliore o peggiore la qualità della vita di ciascuno di noi e dei nostri figli.
Da sinistra, invece, si sente solo parlare di nuova legge elettorale, di “prerogative” di Napolitano e la stampa schierata dai poteri forti dà fiato ai parrucconi da tastiera con i loro sofismi da Azzeccagarbugli unicamente per prendere tempo e cercare di organizzare una derelitta opposizione che non ha alcuna speranza contro Berlusconi.
E non perchè sia Berlusconi, ma perchè affronta i temi che interessano veramente il Popolo, proponendo quelle soluzioni che sono “nella pancia” del Popolo.
Chiunque fornisse quelle risposte, sarebbe ugualmente votato, con buona pace di teoremi giudiziari e rancorosi funzionari di partito sopravvissuti alla prima repubblica.



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22 agosto 2010

Nessuna trattativa sui punti programmatici

Farei un torto all'intelligenza di Berlusconi se pensassi che l'eventuale voto favorevole dei finioti alla mozione che sarà presentata sul programma di governo, lo faccia ricredere sulla affidabilità di Fini.
Sono convinto che Berlusconi dia a Fini ed ai suoi la stessa credibilità che concedo io: zero.
Il punto è arrivare al voto al più presto, superando gli ostacoli con cui i capitalcomunisti stanno disperamente costellando il percorso, nel timore che il Popolo Sovrano conceda a Berlusconi, finalmente senza più Fini e Casini, una maggioranza solida e impermeabile ai tradimenti.
I punti individuati dal Pdl sono quelli di sempre del programma del Centro Destra.
Federalismo perchè chi amministra sia sempre più vicino agli amministrati e sia sempre più responsabile delle spese e delle scelte da effettuarsi;
Fisco perchè si allontani la rapacità dello stato dalle nostre tasche, riducendo ogni tipo di imposte e tasse;
Sicurezza perchè i cittadini hanno il diritto assoluto di godere dei loro beni, senza minacce esterne e hanno un diritto assoluto alla propria incolumità;
Immigrazione, che poi è parte (al momento il capitolo più rilevante) della sicurezza, perchè non possiamo rinunciare ai diritti storici sulla nostra terra, sacrificando tradizioni, usi e costumi, religione, cucina per accogliere chiunque senza una selezione rigida e un filtro e, soprattutto, senza che vi sia uno specifico permesso di ingresso;
Sud. Personalmente ritengo risolto il problema del sud con il federalismo. Vedremo così se i meridionali sapranno eleggere bravi amministratori dopo che i rubinetti dal Nord saranno chiusi;
Giustizia. Ultima ma non per questo meno importante, anzi ! E' ora di finirla con il protagonismo di magistrati che interpretano le leggi in base alle proprie convinzioni ideologiche. Il mio personalissimo intervento sarebbe ben più drastico di quello che propone il Pdl che, comunque, è da prendere come un primo passo verso la giusta direzione. Un po' come fu la Bossi-Fini che ha aperto la strada all'attuale respingimento (e penso non possa finire qui).
Sono punti del programma, sono le basi fondanti del Centro Destra, quelle per le quali la maggioranza degli elettori ha affidato a Berlusconi la guida della Nazione, rappresentano un compiuto progetto politico per l'Italia del futuro cui sarebbe da aggiungere anche l'aspetto morale, chiedendo a Dalla Vedova di ritirare i suoi disegni di legge sostanzialmente presentati nell'interesse degli omosessuali e dell'eutanasia, per saldare il progetto politico con serie fondamenta morali.
I finioti saranno leali ?
Ne dubito.
Anche perchè nel momento in cui Fini non sarà più considerato utile contro Berlusconi sarà abbandonato dalla sinistra che oggi fa quadrato attorno alla sua presidenza della camera e, quindi, dovrà dimettersi come chiedono gli elettori del Centro Destra.
I finioti, infatti, hanno già cominciato a dire che "sì, ma ..." solo al 95%, "poi discutiamo" ... non c'è nulla da discutere: o sì o no, il pacchetto è inscindibile e immodificabile.
Se nei fatti sarà un no, anche mascherato dalla pretesa di apportare modifiche o di votare separatamente i vari capitoli, allora c'è una sola alternativa: il voto, hic et nunc.
Giustamente Berlusconi ha sottolineato che non esitono governi tecnici o istituzionali e che chi ha perso le elezioni non può andare al governo per l'emersione di nuovi trasformisti.
Ho però i miei dubbi che chi è cresciuto a falce e martello comprenda una simile, elementare nozione che, prima che di democrazia, è di buon senso.

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20 agosto 2010

Finalmente "Sarkò" fa “qualcosa di Destra”

Dopo aver malamente speso metà mandato nel cercare di accattivarsi la simpatia della sinistra per essere il “presidente di tutti i francesi”, il crollo nel gradimento ha indotto Sarkozy a riaffidarsi nuovamente ai sani principi della Destra ed ha ricominciato da dove aveva posto le basi della sua ascesa all'Eliseo da ministro degli Interni: l’immigrazione.
Questa volta Sarkozy ha intercettato perfettamente l’umore e il sentimento dei francesi ed ha dato vita ad una delle più rilevanti azioni di espulsione degli zingari.
I primi sondaggi lo stanno premiando, dimostrando che i francesi sono in grande maggioranza con lui (e anche, stando alle inchieste non scientifiche di alcuni quotidiani, gli Italiani).
Naturalmente contro di lui ha le anime pie della sinistra, dell’europa e del Vaticano (anche se non so quanto il signor – non certo “mio” – Marchetto possa essere rappresentativo del Vaticano).
Personalmente sono contento dell’azione di Sarkozy perchè significa che quello dell’immigrazione, degli zingari è un problema che coinvolge non solo l’Italia e che la migliore soluzione sia quella di bloccarla, filtrarla, selezionarla.
E’ inutili fare tanti discorsi vuoti, pieni solo di quell’aria fritta che sono i principi enunciati dalle organizzazioni mondiali che non devono fare i conti quotidiani con la criminalità, gli scippi, la sporcizia, le usanze e le occupazioni di aree comuni – con relativa devastazione – che provocano gli ingressi massicci di intere comunità nei nostri già popolosi stati.
Ai signorotti delle organizzazioni mondiali non costa nulla predicare l’accoglienza, ma credo che reagirebbero non meno duramente dell’Italia di Berlusconi e della Francia di Sarkozy se l’accoglienza significasse avere una moschea o un campo nomadi sotto casa.
Il problema, piuttosto, è come liberarsi in fretta di quelli che sono arrivati, perchè le “interpretazioni” dei magistrati spesso servono solo a far decorrere i sei mesi nei quali è possibile trattenere gli illegali nei CIE, per poi lasciarli liberi di sciamare sulle nostre terre.
E non è neppure accettabile la soluzione di Sarkozy che paga gli zingari perchè decidano di ritornare da dove sono venuti (salvo poi rientrare in Francia dopo pochi mesi).
Il problema, adesso che è assodato che non c’è posto per ulteriori flussi immigratori, è come liberarsi dei pochi che riescono ancora a filtrare e dei tanti che sono arrivati da noi negli anni delle “porte aperte”.
Il primo punto è senza alcun dubbio non consentire che le lungaggini e i sofismi giuridici possano bloccare il processo di espulsione che dovrebbe semplicemente essere un provvedimento amministrativo: sei entrato illegalmente ? hai commesso un reato ? Allora, non c’è scusa: sei espulso e accompagnato o rispedito coattivamente da dove sei arrivato.
Il secondo punto è istituire una anagrafe degli espulsi per poterli individuare con maggiore facilità, magari acquisendo campioni di sangue per costruire anche una banca dati del dna, in caso di reingresso e procedere con ogni immediatezza alla nuova espulsione.
Un problema maggiore riguarda i cittadini che appartengono alla comunità europea, ma è solo un problema di carattere giuridico, quindi formale e non sostanziale.
La sicurezza e la tranquillità dei cittadini di uno stato nazionale prevalgono su qualsiasi altra considerazione e se in Italia (o altrove) arrivano stranieri, ancorchè della comunità europea, che mettono in pericolo sicurezza e tranquillità, lo Stato, che è tale per volontà dei suoi cittadini al fine di migliorare e garantire le loro condizioni di vita, ha il diritto ad escluderli, rimandandoli nella loro nazione di provenienza.
E’ una violazione di un trattato ?
I trattati sono solo pezzi di carta che possono essere modificati se non corrispondono (più) alle esigenze per le quali sono stati sottoscritti o se, nella loro pratica attuazione, dimostrano di non poter tradurre senza danni in fatti concreti le gioconde teorie che li hanno ispirati.
La Sovranità Nazionale che forma uno Stato ha una valenza morale e sostanziale di gran lunga superiore.

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18 agosto 2010

Se Napolitano getta la maschera

Probabilmente siamo giunti all’Armageddon finale nella guerra politica contro Berlusconi e, vani tutti gli altri tentativi, l’armata Brancaleone (chiedendo scusa a Brancaleone che era personaggio cinematografico comico ma ... serio) formata dalla inedita alleanza di comunisti e capitalisti schiera l’ultimo asso italiano (dopo rimane solo “l’aiuto fraterno” esterno sul quale certi personaggi sono ben ferrati) : la presidenza della repubblica.
Già da un comunista c’era da aspettarsi poco o nulla di buono e mai l’ho considerato il “mio”presidente.
Già la sua elezione deriva da un parlamento sulla cui formazione,ancora oggi, sussistono ragionevoli dubbi che si sarebbero potuti dissolvere solo con quel riconteggio negato allora al Centro Destra così come il Tar lo ha concesso, oggi, alla sinistra in Piemonte.
Già il suo silenzio durante tutti i pettegolezzi del 2009 contro Berlusconi, contrapposto al rapido intervento a difesa di Fini, ci dice da che parte era e resta.
Già il rilasciare una intervista al quotidiano, faziosamente schierato, del suo partito per annunciare che non ci avrebbe concesso il voto era una scelta di parte.
Ma la iattanza con la quale il Napolitano – che per molto meno obbedì al suo partito contro Cossiga (che oggi “omaggia” ...) allora Presidente – ha reagito sfidando il Centro Destra a metterlo in stato di accusa è il sigillo finale sul fatto che non esiste (e dopo Cossiga mai è esistito) un presidente di garanzia per tutti ma, come con Scalfaro e Ciampi, il Quirinale è schierato da una parte, tanto da far rimpiangere la monarchia, fosse anche rappresentata da un ipotetico Vittorio Emanuele IV.
Mi piacerebbe che il Centro Destra raccogliesse la sfida e proponesse in parlamento la messa in stato di accusa di Napolitano, indipendentemente dall’ovvio risultato finale che si avrebbe, visto che il giudizio spetterebbe ad una corte costituzionale, benchè “allargata”, ma con una composizione ampiamente ostile al Centro Destra (come in tutti gli organismi che NON passano attraverso una elezione popolare e questo la dice lunga sulle ragioni per cui i “poteri forti” alleati con la sinistra sono così ostili al voto: preoccupazione per il loro potere, non per l’economia nazionale !) .
Più concretamente spero che Berlusconi sappia giocare allo stesso gioco con il quale si dilettano i funzionari della politica, per poterli gabbare tutti con qualche mossa a sorpresa che ritorca loro contro i loro stessi disegni.
I risultati positivi di questo Governo sono sotto gli occhi di tutti: sul piano economico, sull’immigrazione, sulla sicurezza.
Sarebbe da stolti rinunciarvi senza passare dal giudizio del Popolo cui appartiene quella Sovranità sancita dal primo articolo della costituzione.

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17 agosto 2010

Quel giorno in cui conobbi Cossiga

Era il 1975.
Era un periodo in cui, per motivi vari, frequentavo la stessa compagnia di Casini e lui, già ben introdotto nella politica pur avendo solo 19 anni, chiese se qualcuno di noi era interessato a partecipare a Roma, come pubblico, ad una trasmissione di propaganda autogestita della Dc.
Naturalmente l’impegno, per chi fosse andato, era “a non sbracare” rivelando idee “non conformi”.
La curiosità di vedere uno studio televisivo e la realizzazione di una trasmissione dall’interno era forte.
Partimmo così in tre e arrivammo negli studi in ... due (uno, nel frattempo, dopo una nottataccia, era rimasto in albergo).
Ci trovammo in mezzo ad una bolgia divisa “in partes tres.
Di diverse dimensioni.
Un piccolo gruppetto, essenzialmente femminile, che somigliava molto ad un dolente circolo del rosario, faceva da corona a Tina Anselmi.
Un gruppo un po’ più grande attorniava, in religioso silenzio aspettando le parole del Vate, Arnaldo Forlani.
Una chiassosa e scomposta marea di gente occupava meta sala e, ogni tanto, scoppiava una grande risata che faceva da contraltare al silenzio dei primi due gruppi.
Naturalmente cercammo di aggregarci a tale ultimo capannello, al centro del quale stava un Francesco Cossiga, non ancora ministro per gli interni, presidente del consiglio, del senato e della repubblica.
Non ricordo se allora fosse ministro del lavoro o della pubblica amministrazione o di qualche altro dicastero secondario, ma era agli inizi.
Cossiga rideva di cuore.
Non parlava in tono solenne ed era un ottimo barzellettiere.
Le risate che strappava al gruppo che cresceva sempre più, derivavano proprio dalle sue battute dissacranti anche sulla politica di cui stava per diventare un protagonista e, poi, sulle bonarie (ma efficaci !) prese in giro nei confronti dei presenti Anselmi e Forlani.
La prima incapace di replicare e che si limitava ad un perenne sorriso, il secondo, con un aplomb tutto britannico, che lo rintuzzava colpo su colpo anche se con meno efficacia, avendo rinunciato a qualsiasi espressione … “forte”.
Poi iniziò una noiosissima trasmissione.
Costantemente interrotta per realizzare la miglior registrazione (“mai più”, pensai).
Cossiga, in seguito, divenne un importante politico che fu ministro degli interni in un momento tragico (il rapimento e l’omicidio di Moro e della sua scorta) e lo apprezzai per aver resistito alle richieste di cedimento ai terroristi rossi per scambiare Moro con alcuni criminali in prigione.
Lo apprezzai anche per le dimissioni che diede quel 9 maggio 1978.
Cossiga, anzi Kossiga come i rossi imbrattando i muri delle città scrivevano il suo nome, diede quel suo nome ad una buona legge per l’ordine pubblico (per la difesa della quale ripetei l’esame di Procedura Penale tre volte, ed era l’ultimo prima della tesi !, perchè per tre volte capitai sotto un assistente che per due volte mi domandò se ero favorevole o meno a tale legge e la terza disse che era ormai appurato che ero favorevole e mi domandò altro) .
Cossiga ha ricoperto tutti gli incarichi politici più importanti e fu eletto presidente della repubblica da una quasi totalità di “grandi elettori” (naturalmente io non ero d’accordo visto che la sua elezione pareva fosse scaturita da manovre di De Mita e contemplava i voti dei comunisti).
Invece Cossiga si rivelò migliore del suo predecessore e dei suoi tre successori, incluso l’attuale (sul quale avevo scritto un post per oggi, ma rimando per questo piccolo omaggio a Cossiga).
Fu un così ottimo Presidente che, infatti, il pci/pds non ancora ds/pd, per delle esternazioni di gran lunga meno lesive della posizione da garante di quelle assunte da Napolitano, cercò di cucinarlo, come aveva fatto con Leone, con la messa in stato di accusa.
Ho ancora, in montagna, una vignetta di Forattini pubblicata su Panorama nella quale si vede Ochetto che inseguiva Cossiga con un bastone e la Iotti che gli diceva: lascialo stare, non è mica un alpino ! (riferimento ad un episodio che vide contrapposti gli alpini e i comunisti capitanati dalla Iotti allora presidente della camera).
Fu Cossiga a gestire con fermezza il passaggio alla “seconda repubblica” garantendo tutti e passando alla storia come “il Picconatore” per aver, con le sue parole, contribuito a scardinare l’ingessatura precedente.
Sono convinto che le ragioni per cui apprezzo Cossiga siano le stesse per le quali gli anarchici, squallidamente, gli hanno augurato “buona agonia” con un vergognoso striscione srotolato sotto l’ospedale dove era ricoverato che ci dice tutto sullo spessore umano e politico di quegli individui.
E le ragioni per cui non apprezzo Cossiga sono le stesse per le quali uno come D’alema dovrebbe pagare di tasca propria un monumento in suo onore, visto che, senza Cossiga, uno come D’alema non sarebbe mai diventato presidente del consiglio.
Come per ogni politico, solo la Storia e gli storici del futuro diranno se “fu vera gloria, se fu uno Statista o solo un politicante.
Da anni era “pensionato”, ma quando apriva bocca faceva ancora paura all’establishment politico e sapeva sempre suscitare interesse nei cittadini.
Ma di tutto, preferisco ricordarlo ancor giovane che raccontava barzellette e si allenava a diventare il Picconatore che sarebbe stato, esprimendo giudizi sarcastici e ironici sui suoi colleghi, sulla politica e sui partiti, in quel pomeriggio romano di 35 anni fa.


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16 agosto 2010

L'educazione

Una volta in famiglia ci si rivolgeva con un rispettoso “Voi”: “Buongiorno Signor Padre, avete riposato bene ?”.
Un rispetto che andava oltre le formalità, per riconoscere l’autorità della persona cui ci si rivolgeva o solo per rappresentare quanto fosse considerato importante il riconoscimento della identità individuale del prossimo.
Dal “Voi” si è passato ad un altrettanto rispettoso ed educato “Lei”, diffondendosi sempre più il “Tu” nell’ambito famigliare e tra amici, ma solo quelli “veri” ed intimi.
Ancora nella mia infanzia era naturale educare i bambini a rivolgersi agli adulti, a tutti gli adulti, con un rispettoso “Lei”.
L’educazione se uno non ce l’ha, non se la può dare.
La chiave di svolta, in negativo, fu, anche per questo aspetto, il periodo iniziato con “il ‘68”, quando un malinteso senso di egualitarismo che fu, in realtà, massificazione e conformizzazione al ribasso, introdusse l’uso del “Tu” indiscriminato.
Ai professori, che male fecero a non sanzionarlo tempestivamente, con gli amici dei genitori, con le persone che si incontravano per la prima volta, con i colleghi di lavoro pari grado e anche superiori gerarchici.
Man mano che i “sessantottini” arrivarono nel mondo del lavoro, anche gli ambienti più esclusivi, passarono dal “Lei” al “Tu” credendo con ciò di essere finemente popolari e risultando, invece, maleducatamente ignoranti (nel senso etimologico del termine, si intende).
Così oggi andiamo a comprare anche un paio di calzettoni e ci sentiamo interpellare da una commessa squinzia, tutta tatuaggi e piercing con una età che potrebbe essere nostra figlia: “quale colore preferisci ?” e a nulla vale insistere “mi dia … mi faccia provare … “ perché sono sorde e cieche anche davanti alla insistenza con cui il cliente utilizza il “Lei”.
Ma il crollo della educazione non si limita al modo con il quale ci si rivolge al prossimo, ma anche a come ci si presenta in pubblico.
Per molte persone, soprattutto donne, ma negli ultimi anni sono dilagati anche aberranti costumi maschili, non fa differenza essere su una spiaggia o al lavoro in una città.
Le “infradito” sono l’esempio più eclatante del mancato rispetto che si ha non solo del prossimo, ma soprattutto della propria dignità.
Ma non ci facciamo mancare uomini con quei ridicoli pantaloncini a mezza gamba (“pinocchietti” mi sembra si chiamino) indossati con ostentata impermeabilità al buon gusto.
E se una volta negli uffici, pubblici e privati, trovavi gli impiegati non in divisa, ma presentarsi con la dignità ed il rispetto di un aspetto curato, spesso con una classica eleganza senza ostantazione, oggi l’anarchia regna sovrana.
Barbe incolte e maglioni modello “Cipputi” per chi vuole mostrarsi giovane a dispetto degli anni che passano e che sono regolarmente denunciati dai capelli bianchi o dalla loro progressiva assenza, dalle rughe, dal giro vita, mentre anche a livello dirigenziale, con la scusa del risparmio energetico e dei consumi ecosostenibili (ultima frontiera dello sciocchezzaio ecoambientalista) stanno scomparendo giacca e cravatta per lasciare il posto a “sportivi” manager tanto “alla mano” nei colloqui e nel vestire (peraltro rigorosamente “firmato”: nulla di più volgare che la plateale ostentazione di una neoricchezza), quanto crudelmente attenti a come meglio tagliare i costi del personale (e che tentano improbabili citazioni colte parlando della “grande vittoria di Napoleone a Waterloo” …).
L’educazione, ecco un altro aspetto della vera questione morale che affligge la nostra società e che rischia di distruggere la nostra civiltà.

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13 agosto 2010

Soccorso rosso

Nel giorno in cui Il Giornale sembrerebbe riuscire a provare che Fini avrebbe mentito sulla sua conoscenza circa l’uso della casa di Montecarlo da parte del “cognato” , arriva il soccorso rosso sotto forma di intervista che Napolitano rilascia al quotidiano del suo partito.
In sostanza, in mezzo alla solita alluvione di parole, Napolitano dice che non scioglierà il parlamento per andare a nuove elezioni (che spazzerebbero via i finioti e rafforzerebbero Berlusconi e la Lega) per una presunta “responsabilità” nei confronti della economia nazionale.
A parte l’anomalia di un presidente della repubblica che rilascia interviste al quotidiano del suo partito, Napolitano dovrebbe però spiegare se è più responsabile andare a votare a fine ottobre, con soli due mesi di incertezze, per poi avere un governo solido e nel pieno della sua operatività, oppure se prolungare l’agonia della legislatura, con un sostanziale blocco causato dal venir meno della solida maggioranza voluta dagli Elettori per il passaggio ad una opposizione occulta di parlamentari eletti nel Pdl, con il conseguente tradimento del mandato elettorale.
A me sembra più responsabile fare chiarezza, dando al governo la forza per governare e non agire da politicanti per scavare la fossa a Berlusconi lasciandolo in balia dei parlamentari finioti e degli umori – che riteniamo non siano dei migliori – di un presidente della camera sfiduciato da chi lo ha eletto.
A ruota di Napolitano, possiamo leggere le esternazioni di Montezemolo che “ordina” a Berlusconi, Bossi e Fini di mettersi d’accordo e chiede, pure lui, che non si vada al voto.
Ma come mai tutti questi fior di democratici hanno così paura del voto popolare ?
La verità, che ormai possono negare solo gli sciocchi o quelli che della guerra a Berlusconi fanno la loro unica ragione di vita, è che Berlusconi, libero come è da ogni preoccupazione professionale od economica, governa avendo come riferimento il Bene dell’Italia e degli Italiani.
Ma il Bene comune contrasta con gli interessi ideologici dei comunisti (ex, neo, post, vetero, o comunque si chiamino: la matrice resta sempre quella perché il lupo perde il pelo ma non il vizio) e quelli economici delle consorterie finanziarie che, infatti, gli fanno una guerra spietata e non vedono l’ora di bloccarlo (come accade con l’operazione gestita da Fini che ha sottratto a Berlusconi la maggioranza concessagli dagli elettori) e di rimuoverlo per mettere nuovamente le loro rapaci mani dalle dita adunche nelle nostre tasche, spartendosi la cassa pubblica.
La sinistra, con Bersani e Bindi ha già annunciato le nuove tasse, di “scopo” per gli eventi come il terremoto dell’Aquila e “sulle rendite immobiliari e finanziarie” (cioè il ripristino dell’Ici sulla prima casa e l’aumento delle tasse sui risparmi) per il resto.
Dove poi finiranno quei soldi non lo sapremo mai.
Finchè ci saranno i Napolitano ed i Montezemolo, la politica italiana non riuscirà mai ad elevarsi dal suo nanismo e noi Popolo Sovrano possiamo solo sperare che non facciano troppi danni e che ci sia sempre un Berlusconi da votare perchè ne contenga gli influssi negativi .

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11 agosto 2010

Serve ancora un parlamento ?

Il signor Tizio si candida al parlamento e viene eletto.
Vorrebbe portare tutto il suo entusiasmo, le sue idee e la sua onestà nel nuovo “lavoro” perchè è sinceramente convinto di poter realizzare qualcosa di buono per la sua comunità.
Così comincia a votare pro o contro in base alla sua coscienza che, ad esempio, gli dice di non votare le leggi di spesa che appaiono ad ogni evidenza uno sperpero clientelare di denaro pubblico.
Quando però propone un progetto che gli sta a cuore, non trova voti per farlo passare.
Eppure è un buon progetto, di interesse generale, allora perchè i suoi “colleghi” non lo votano?
Il parlamentare di lungo corso Caio gli spiega che se vuole far passare il suo progetto, deve però mettersi d’accordo per il progetto di Caio, di Sempronio e di Mevio.
Solo così Tizio otterrà i voti sufficienti.
Tizio obietta: ma così la spesa aumenta quattro volte di più !
Certo, gli dice Caio, ma se vuoi il voto degli altri, devi accontentare anche le loro esigenze.
Così il parlamentare Tizio ha due strade: rinunciare ad un progetto di utilità generale oppure aumentare la spesa pubblica, votando i progetti di Caio, Sempronio e Mevio, pur di far passare il proprio.
Intanto il tempo passa ...

Il concetto di “democrazia” si è evoluto nel tempo.
La patria riconosciuta della democrazia fu Atene, ma se applicassimo oggi il criterio di allora, vedremmo che tale modello è ben lungi dall’attuale.
Non avevano diritto di voto le donne, molti ateniesi ne erano esclusi per censo, altri perché esiliati, insomma la democrazia dell’era di Pericle era per una sola (minoritaria) parte della cittadinanza che poteva riunirsi in assemblea, nella agorà, e/o votare sulle decisioni più importanti.
Così nel susseguirsi dei secoli la democrazia ha assunto diversi connotati fino ad arrivare a quella a noi nota che si fonda sul suffragio universale da parte dei cittadini di uno stato che eleggono i propri rappresentanti che, a loro volta, formano la maggioranza per dare un governo.
L’accelerazione dei tempi delle comunicazioni e dei trasporti, ha però reso questa democrazia obsoleta e un fardello per le attività di tutti i giorni, provocando sistematicamente ritardi (e costi) nel formare le decisioni e nell’applicare i rimedi.
Alcune nazioni hanno cercato di porre rimedio conferendo ad un unico soggetto il potere di decidere sotto il controllo di un parlamento.
In pratica si tratta di un monarca condizionato e a tempo.
Altre nazioni hanno diviso le competenze in due rami del parlamento, altri hanno fortemente decentrato in sede locale numerose decisioni.
In Italia una costituzione scritta sull’onda emotiva di un Ventennio di guida certa e purtroppo con un finale tragico, impedisce tutto ciò.
Si è leggermente migliorato dal 1994 in poi grazie non tanto ad alchimie sulla legge elettorale, ma per la presenza di una persona, Silvio Berlusconi, con forte carisma e autorevolezza che, superando i limiti della costituzione, ottiene il proprio mandato e la propria forza direttamente dal Popolo.
Berlusconi è così riuscito a mantenere a galla la nazione pur in presenza di fortissime resistenze che trovano nei “poteri forti”, economici, giudiziari, politici e mass mediatici, i loro mandanti ed esecutori.
Una legge elettorale studiata a tavolino per votare un “Presidente” e concedere alla lista o coalizione più votata una forte maggioranza parlamentare, non sembra sufficiente a garantire la necessaria efficienza legislativa perché basta una persona indifferente alla volontà di chi lo ha votato che faccia della ambizione personale l’alfa e l’omega della propria azione politica, per creare ulteriori ostacoli.
Si tenta di superare anche questo ostacolo con lo strumento, previsto dalla costituzione, del decreto legge, forzandone oggettivamente la natura e dei ripetuti voti di fiducia.
In questo modo i governi del Centro Destra sono riusciti a realizzare alcune importanti riforme sufficiente a mantenere competitivo il sistema Italia, ma non a creare i presupposti per quel colpo di reni che ci porterebbe indiscutibilmente a primeggiare nel panorama internazionale.
Proprio il percorso parlamentare dei decreti legge ha reso evidente la vetustà del sistema istituzionale e parlamentare previsto dalla nostra costituzione.
Non è possibile che dopo due anni, due anni !, ci si avvii verso una legge contro i pettegolezzi che sostanzialmente lascia inalterata la possibilità per i magistrati di origliare le nostre conversazioni private e sbirciare dal buco della serratura e, quel che è peggio, ai giornalisti di spiattellare il tutto sulla stampa o in televisione.
E questo vale per tutti gli aspetti di governo necessari alla gestione della cosa pubblica.
Berlusconi, purtroppo, non sarà eterno e dopo di lui è presumibile vi sarà una ulteriore, lunga, fila di mediocri che utilizzeranno la politica come strumento di affermazione e crescita sociale.
Probabilmente cambiando anche la legge elettorale per tornare agli intrallazzi da prima repubblica quando la Dc chiedeva e prendeva i voti nel nome dell’anticomunismo e poi si accordava con il Pci per l’approvazione del 90% delle leggi, spendendo quindi male e a sinistra quei voti anticomunisti.
E’ un po’ quel che sta tentando di fare Gianfranco Fini: ha preso i voti all’interno della “comica finale” del Pdl e adesso è il principale oppositore di Berlusconi.
Allora mi domando se sia ancora utile il sistema parlamentare, con doppia approvazione delle leggi, con un presidente della repubblica che può rifiutarsi di promulgarle, con una corte costituzionale che può liberamente tagliarle tutte o in parte, con una pletora di magistrati che si reputano in diritto di interpretarle a piacimento (tanto una motivazione in Italia riusciamo sempre a darla, capaci come siamo di sostenere tutto e il suo contrario).
Non sarebbe più semplice adeguare la democrazia alla nuova società che viviamo, più veloce, più efficiente, più pratica e, quindi, conferire ad una e una sola persona il potere decisionale, sottoponendola ad un voto periodico (ad esempio ogni cinque anni con la possibilità di essere consecutivamente rieletto solo una volta) in contrapposizione a candidati che propongano, a noi Popolo Sovrano, progetti alternativi da realizzare, comunque, senza gli annacquamenti, le lungaggini e i compromessi di un parlamento ?

Intanto, nel nostro ipotetico parlamento, si continua a discutere dei progetti di Tizio, Caio, Sempronio e Mevio, senza che ci sia nessuno in grado di prendere decisioni ...



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09 agosto 2010

Ammucchiata da Grillo,Di Pietro e Vendola a Casini e Fini:per fare cosa?

Bersani, Letta, D’alema, Bindi e, nel suo piccolo, il bolognese Donini: tutta la nomenklatura di sinistra è mobilitata per convincere i loro pasdaran (Grillo, Di Pietro, Vendola) ad una “santa alleanza” che, con grande fantasia, chiamano “comitato di liberazione nazionale” con Casini e Fini per battere Berlusconi “e il berlusconismo”.
Da tempo ho scritto che l’unico modo perchè la sinistra possa sperare di superare l’alleanza tra Berlusconi e Bossi è creare una grande ammucchiata in cui stiano dentro tutti quelli esclusi dal perimetro del Centro Destra.
Un qualcosa di persin più ampio e frastagliato della fallimentare unione di Prodi che, vincente – e ci piacerebbe che venissero riconteggiati i voti, esattamente come hanno disposto per il Piemonte ! – per 25mila voti alle elezioni del 2006, è gradatamente affondata nell’incompetenza, nell’inefficienza e nelle liti.
Ma i cospiratori antiberlusconiani si trovano davanti ad un ostacolo difficilmente superabile dalla sola ambizione di eliminare Berlusconi “e il berlusconismo”: le idee e il progetto politico del Centro Destra sono quelli maggiormente graditi al Popolo, anche a chi, per ora, vota a sinistra.
L’ammucchiata dei cospiratori antiberlusconiani dovrebbe dirci cosa vuole realizzare in Italia una volta “rimosso” l’ostacolo del Premier e messe le mani sulla cassa pubblica.
Non vorremmo che si (e ci) riducessero a quelle tre/quattro leggi che già fanno capolino tra le varie dichiarazioni e che servirebbero solo alla gestione del potere, devastando un’Italia appena convalescente dopo anni di sbornia assistenzialista, di deriva morale e giacobinismo giustizialista.
Leggiamo, infatti, che Della Vedova, ex radicale, ex berlusconiano e ora vicepresidente del gruppo finiota alla camera, vuole proporre una legge per le “coppie di fatto” che, essendo del tutto inutile per i rapporti tra Uomo e Donna che hanno già l’Istituto del Matrimonio, diventerebbe essenzialmente un regalo alla lobby degli omosessuali.
Lo stesso parlamentare, ormai scatenato, ripropone una legge sul “testamento biologico” che se non è una liberalizzazione dell’eutanasia poco ci manca (forse solo il nome).
E che dire delle reiterate affermazioni di Bersani, Bindi, Letta e compagnia cantando in merito alla necessità di “tasse di scopo” (ad esempio per la ricostruzione dell’Aquila) o di “tassare le rendite immobiliari e finanziarie” (cioè la nostra casa e i nostri risparmi) ?
Berlusconi ci ha abituati bene, perchè qualunque evento potesse accadere (dall’11 settembre al terremoto, alla crisi finanziaria internazionale) non ci ha mai messo le mani in tasca, anzi ci ha fatto risparmiare l’Ici sulle prima casa.
Ora questi qua non vedono l’ora di rimettere le mani sulla cassa per tornare a spremerci come limoni ?
Per forza, visto che devono accontentare i potentati finanziari che li stanno sostenendo tramite i loro giornali e le varie lobbies di pressione, ognuna delle quali ha richieste da fare che incidono sul bilancio pubblico.
Ed una di queste è la gigantesca lobby del Sud che, non paga di 60 anni di elargizioni, casse per il mezzogiorno, finanziamenti a fondo perduto, non si rassegna ad amministrare con i fondi ricavati in loco e pretende di continuare a spendere mandando il conto al Nord.
Emblematica la reazione sopra le righe di Vendola, presidente della Puglia per grazia di Poli Bortone e volontà di Casini, alla decisione del Ministro Tremonti di non acconsentire a spese superiori al previsto per la sanità pugliese.
Ma chi dovrebbe pagare le spese di Vendola se non i contribuenti del Nord ?
E che dire, poi, delle richieste del pubblico impiego, dei sindacati, dei magistrati e di tutte le varie categorie di pressione che dalla sinistra ottengono orecchie disponibili, con la ben chiara idea di far pagare il tutto ai cittadini con le varie tasse siano esse “di scopo” o “sulle rendite immobiliari e finanziarie” ?
Ecco che si delineerebbe uno scontro in cui l’ammucchiata antiberlusconiana lacererebbe ancora di più il già instabile rapporto tra Nord e Sud e fornirebbe una ulteriore spinta ad una secessione che, quando il carico fiscale cominciasse ad aumentare per pagare le promesse elettorali di una sinistra disgraziatamente vincente, vedrebbe il sostegno non solo dei leghisti tradizionali, ma anche di sempre maggiori strati della popolazione, perchè quando ci mettono le mani in tasca, anche i comunisti, nel loro piccolo, si incazzano.
L’ammucchiata dei cospiratori antiberlusconiani che vanno in orgasmo al solo pensiero di riuscire a mettere assieme una maggioranza raccogliticcia pur di liberarsi del Premier, ci dica chiaramente cosa vuole fare.
Perchè tutti, anche il più ottenebrato dagli articoli della stampa orchestrata dai poteri forti contro Berlusconi, sappia che se li vota avrà solo più tasse, una rinnovata e maggiore spesa pubblica di carattere assistenzialista e improduttiva e leggi che sgretolerebbero massivamente l’integrità dei costumi tradizionali in Italia.
Quello che la sinistra non riesce a capire, è che il problema non è di “chi”, ma di “cosa”.
Quando anche Berlusconi fosse il mostro che dipingono, se gli altri sostengono il contrario di quel che ritengo sia necessario per la realizzazione della mia persona e del bene comune in un sistema di libertà, cioè quel che ha iniziato a fare Berlusconi, io voterò Berlusconi, comunque.
Ma se Berlusconi sposasse le tesi della sinistra ed emergesse un signor Rossi che realizzasse il programma (meno tasse, integrità dei costumi, libertà individuale, di parola, di pensiero, di stampa con l’abolizione delle leggi ideologiche come la “Mancino”, allontanamento dello stato dalla vita di tutti i giorni, federalismo, giustizia, presidenzialismo o premierato forte, sepoltura della retorica dell’antifascismo ...) che è nelle mie corde, voterei il signor Rossi.


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06 agosto 2010

Il bradipo e la farfalla*

Le vacanze permettono di guardare con occhi diversi ai tempi della vita.
Guardare, ma non sempre mettere in pratica.
Sin dall’inizio del periodo di ferie si possono osservare due prototipi che chiamerò il bradipo e la farfalla.
Il primo rappresenta l’elogio della tranquillità (che non è lentezza e neppure indolenza).
Se la sua settimana lavorativa termina al venerdì, non si preoccupa del fatto che ha davanti una, due, tre o quattro settimane di vacanze.
Resta in ufficio fino all’orario di chiusura e anche oltre, uscendo si prende il suo solito tempo e percorso, a casa non cambia di una virgola le sue abitudini e parte il giorno dopo o addirittura all’inizio della settimana successiva, trascorrendo tranquillamente il fine settimana.
La farfalla, invece, entra in agitazione già una settimana prima l’inizio delle vacanze.
Le valige, progressivamente stipate, vengono preparate dal fine settimana precedente.
Quelle già pronte vengono collocate nel portabagagli dell’automobile (già controllata da un mese) in corso di settimana (incurante della possibilità di un furto …).
E’ frenetica la visione del meteo sulla località di vacanza.
Non importa se ha davanti a sé un mese ininterrotto di vacanza, chiede un permesso ed esce una o due ore prima dall’ufficio.
Corre a casa per raccogliere la famiglia e partire in tutta fretta verso la località prescelta per non perdere neanche un minuto.
Anche giunti in vacanza il bradipo e la farfalla mostrano una profonda differenza nell’approccio al periodo.
Se il primo prende quello che viene e visita quello che riesce, non lasciandosi condizionare dagli orari, la seconda ha in partenza un fitto programma con incontri, luoghi e spettacoli da vedere obbligatoriamente.
Il bradipo rientra alla base con due o tre giorni di anticipo rispetto al rientro al lavoro, la seconda sfrutta il periodo fino all’ultimo secondo e non raramente è costretta a telefonare annunciando un suo rientro posticipato, per un qualche ritardo del traghetto, dell’aereo o qualche coda di troppo in autostrada.
Chi si gode di più le vacanze ?
Chi interpreta le vacanze nel loro reale significato di ristoro fisico e mentale ?
Chi vive meglio ?




* Ogni riferimento a persone o fatti realmente esistenti è puramente casuale ...

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05 agosto 2010

Sui principi non ci si astiene

Devo dire che comincio ad apprezzare il Ministro Alfano.
Non sarà un fulmine di guerra e sul provvedimento contro i pettegolezzi si è fatto abbindolare dalla Buongiorno facendo uscire un pessimo testo – persino peggiorativo delle norme vigenti - che, giustamente, Berlusconi non ha mandato al voto, ma ha le idee chiare su cosa bisogna fare e, anche,sui Valori da tutelare.
Ne abbiamo avuto una riprova ieri, al termine del dibattito sulla mozione di sfiducia al suo Sottosegretario Caliendo, quando ha inchiodato gli astensionisti alla loro meschinità: sui principi non ci si astiene.
E ieri era in gioco un principio: la presunzione di innocenza contro il giacobinismo modello “Terrore” alla Saint Just.
Astenersi ha significato dichiarare al mondo che non si è interessati ai Principi ed ai Valori, bensì solo al proprio “particulare” e, nella occasione, l’interesse di fazione voleva che si rendesse pubblica la mancanza di maggioranza di Berlusconi alla camera bassa, dopo la fuoriuscita dei finioti.
E proprio da questo fatto mi aspetto che Berlusconi sia conseguente nel rispetto di quei Principi e Valori che accomunano la quasi totalità degli elettori di Centro Destra, ben più uniti dei loro veri o presunti leaders e indipendentemente da quelle che potranno essere le conseguenze.
Alla camera bassa la scelta di Fini di costituire un gruppo autonomo sottraendo 34 parlamentari al mandato elettorale (i sofismi sul tipo “fedeli al mandato” – tipo “la guerra continua” di badogliana memoria – con tanti “se” e tanti “ma” li lascio a chi ama simili masturbazioni mentali) impedisce al Governo di avere una maggioranza come voluta dal Popolo.
Poichè, però, al Senato i finioti non sono riusciti a fare il bis e resiste una maggioranza, sia pur risicata, per il Centro Destra non è neppure possibile una vagheggiata “maggioranza alternativa”.
Se Berlusconi e/o Bossi si adeguassero ad un “governo di transizione”, speranza di tutti coloro che hanno paura delle urne, sanno che perderebbero tutto, venendo abbandonati dai loro elettori (in primis dal sottoscritto che non accetterebbe mai un inciucio e neppure una “non sfiducia” di andreottiana memoria con i comunisti).
Quindi, ricapitolando: non c’è maggioranza del Centro Destra alla camera bassa, non c’è maggioranza dell’ammucchiata al senato, il parlamento è bloccato.
L’unica soluzione rispettosa dei Principi e dei Valori delle democrazie liberali – che rifiutano le congiure di Palazzo e gli inciuci tra i poteri forti – è chiamare al voto il Popolo, perchè decida da chi vuole essere governato.
Si voti, dunque, al più presto, sciogliendo subito le camere (o solo la camera bassa) senza tanti minuetti istituzionali, tipici dell’epoca dei parrucconi (consultazioni, mandati esplorativi, incarichi, governi balneari etc.).
Quali prospettive ?
Se sul Centro Destra l’asse Berlusconi-Bossi farà da polo di attrazione di altri movimenti minori come quello di Storace e, auspicabilmente, per tutta la Destra Radicale cui, questa volta, sarà sicuramente riconosciuta la dignità del simbolo, dall’altra parte saranno in gravi ambasce sia i finioti che il pci/pds/ds/pd.
Sanno che per battere Berlusconi e Bossi dovrebbero mettersi tutti assieme: da Grillo a Casini, da Bersani a Fini, da Rutelli a Pannella, a Di Pietro, Vendola, Diliberto e tutte le frattaglie della sinistra no global che considera Carlo Giuliani (il lanciatore di estintori contro i Carabinieri, defunto nel luglio 2001 a Genova) un “eroe” (sic !).
Magari con la cooptazione di un nome di garanzia per i “poteri forti” economici che potrebbe essere quello di Montezemolo.
Già, perchè a molti che si esaltano per le performance di Fini e dei suoi sfugge (o forse no ... ) che contro Berlusconi quindi a favore della ammucchiata che lo vorrebbe pensionare, ci sono tutti i privilegiati e i beneficiati che vivono (bene) grazie ai nostri soldi.
Ci sono grandi industriali costantemente agevolati da sgravi, rottamazioni, casse integrazioni, pensionamenti anticipati a carico dell’Inps;
ci sono i grandi carrozzoni come Rai, Ferrovie, Posta che, pur formalmente privatizzati, sono in perdita e le loro perdite vengono ripianate dallo stato (cioè da noi) in cambio di una disponibilità ad assunzioni “per raccomandazioni”;
ci sono quattro milioni e mezzo di dipendenti pubblici la cui produttività ed efficienza è sotto gli occhi di tutti (basta aver bisogno di un servizio pubblico qualsiasi ...) ma che fruiscono di stipendi cresciuti più dei privati e di una assoluta tutela del posto, divenendo così il principale centro di costo per i nostri massacrati conti pubblici;
ci sono i magistrati che “interpretano” le leggi (ed ultimamente anche il voto popolare ...) in base alle proprie convinzioni, anche in palese contraddizione con il dato reale e, quando proprio non riescono a fare ciò, rinviano le leggi che non piacciono alla corte costituzionale che provvede a cancellarle, in tutto o in parte, anche se sono provvedimenti ampiamente e notoriamente graditi al Popolo Sovrano, come le leggi contro l’immigrazione;
ci sono i potentati stranieri che non gradiscono il protagonismo e l’attivismo dell’Italia di Berlusconi, pensando a noi solo come una colonia;
ci sono, purtroppo, tanti Italiani del Sud che preferiscono continuare a ricevere l’elemosina dal Nord invece di assumere nelle proprie mani il proprio destino;
ci sono la stragrande maggioranza di giornali e media, di proprietà dei “poteri forti” economici (industriali e finanziari) che, alla faccia dell’indipendenza della informazione, legano l’asino dove vogliono i padroni;
ci sono i sindacati che rappresentano quanto di più ottocentesco esista e sono ormai diventati (con i Caf, i Patronati e le varie associazioni collaterali) un nuovo business che trascende la semplice tutela dei lavoratori.
Per tutto ciò la prossima campagna elettorale sarà molto difficile e presumo che se alla camera bassa il Centro Destra riuscirà ad ottenere una adeguata maggioranza assoluta, al senato, per colpa di Ciampi che volle il collegio regionale e non quello nazionale, ci potrebbe essere una situazione di equilibrio o di vantaggio per la sinistra.
Allora i nodi verrebbero al pettine e, fermo restando che sarebbero da rifiutare, come sempre, accordi con la sinistra, le scelte sarebbero tra una serie ripetute di elezioni finchè non ci sarà una maggioranza omogenea in ambedue i rami del parlamento, oppure un blitz (non concordato, però, quindi moltoimprobabile) per cambiare la legge elettorale del senato introducendo il collegio nazionale.
L’alternativa sarebbe la secessione del Nord che chiuda, dopo 150 anni, l’esperienza unitaria lasciando che le “tribù” del Nord, del Centro e del Sud vadano ognuna per la sua strada, assumendosi ognuno per la propria parte gli onere e conservando nell’ambito del proprio territorio gli onori.
Ma, a questo punto, l’importante è non cedere, per nessun motivo, alla via più facile del compromesso con la sinistra, rinunciando a Principi e Valori propri del Centro Destra.
Costi quel che costi, perchè sui Principi non ci si astiene e chi non è pronto a morire per le sue Idee o non vale nulla lui, o non valgono nulla le sue idee.

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04 agosto 2010

Al voto !

La mozione di sfiducia al Sottosegretario Caliendo è stata respinta con 299 voti contrari, 229 favorevoli e 75 astenuti.
Poichè la somma di favorevoli alla sfiducia (cioè la sinistra) e degli astenuti (Casini, Rutelli, Fini e Lombardo) è superiore (304 a 299) ai deputati fedeli al Governo, è necessario che, preso atto della transumanza dei finioti, si sciolgano le camere o, almeno, quella dei deputati e si torni a consegnare le chiavi del potere al Popolo.
Vedremo se gli antiberlusconiani riusciranno a concretizzare l'ammucchiata che, per vincere contro il tandem Berlusconi-Bossi, dovrà mettere assieme una coalizione da Grillo a Casini, da Di Pietro a Lombardo, da Bersani a Rutelli, Vendola, Diliberto e tutte le frattaglie no global (e magari con "l'avvento" di Montezemolo).
Al voto !

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03 agosto 2010

La questione morale

In queste settimane, la strumentalizzazione politica di parte ha ricamato sulla “questione morale”.
Sbagliando completamente target.
A parte il ridicolo di inventarsi la “P3”, richiamando una infelice pagina della nostra storia politica, quando riuscirono ad elevare a icona mediatica persino Tina Anselmi che, non fosse per la ipergonfiata vicenda P2, non meriterebbe neppure una nota in calce alle cronache del tempo, è stato un bombardamento di dichiarazioni da parte di soggetti che si sono riempiti la bocca di “legalità”, “moralità” e via discorrendo.
Il primo aspetto della “legalità”, però, è l’applicazione di un principio fondamentale nel e del diritto proprio delle democrazie liberali: la presunzione di innocenza sancito dall’art. 27 della stessa costituzione che i “legalisti” dicono (a parole) di conoscere e difendere.
Così abbiamo visto che un ministro è stato costretto a dimettersi senza neppure essere stato indagato, un altro ministro ha subito analoga sorta prima ancora di subire una condanna in primo grado, un sottosegretario ugualmente si èdimesso senza neppure la condanna in primo grado.
Adesso, strumentalmente, voteranno una mozione di sfiducia contro un altro sottosegretario facendo letteralmente strame dei principi costituzionali .
Tutto ciò non è “legalità”, ma solo giacobinismo giustizialista che, storicamente, porta sempre ad una dittatura fondata sul terrore delle pene, colpevoli o innocenti che siano quelli raggiunti dai novelli Saint Just (tra parentesi: posso rispettare chi voterà a favore della sfiducia come chi voterà contro. I primi dimostreranno di essere dei giustizialisti privi di qualsivoglia concezione democratica e liberale, i secondi dimostreranno il valore della legalità applicando la presunzione di innocenza. Ma che senso ha astenersi ? Proprio in votazioni come queste o è nero o è rosso. Chi si astiene dimostra solo di preoccuparsi più di calcolare vantaggi e svantaggi, piccole convenienze e furbizie, che non di sostenere e applicare quei Valori e Principi di una democrazia liberale che onorano un partito politico degno di ricevere il consenso popolare).
Ammesso e non concesso, comunque, piaccia o meno, la corruzione politico-affaristica c’è sempre stata e ci sarà sempre.
La furbizia di alcuni, che tentano anche così la scalata sociale, è connaturata all’Uomo e ci sarà sempre chi tenderà a sfruttare la propria posizione, le proprie conoscenze per utilità personale.
E se una buona amministrazione riesce a circoscrivere l’umano marciume degli scalatori sociali (e, da che mondo è mondo, le opposizioni lo cavalcano sempre per meri scopi propagandistici) , non è però mai stato questo che ha rovinato una nazione o minato una civiltà.
La “questione morale” che deve essere affrontata perché, quella sì, può distruggere una società e una civiltà, non viene purtroppo evidenziata, segno di tempi in cui la deriva è già fortemente pronunciata.
Tale “questione morale” sta nella integrità di costumi, oggi alquanto compromessi.
Il divorzio sta disgregando il nucleo portante di ogni civiltà: la Famiglia.
E c’è chi, dopo essere già passato da cinque a tre anni di separazione prima della sua pronuncia, vorrebbe ridurre ancora di più tale lasso di tempo, rendendo il matrimonio un contratto effimero e di scarso rilievo sociale.
L’aborto viene propagandato come “un diritto” e persino, addirittura, come “una conquista” e c’è chi briga per rendere ancora più formali quegli interventi dissuasivi, fondati sul colloquio con le donne che vorrebbero abortire, previsti nella 194.
L’eutanasia, cioè la soppressione di innocenti, trova subdoli sostenitori nell’ambito del dibattito sul cosiddetto “fine vita”, un trucco per non parlare chiaramente di quel che si vorrebbe introdurre.
L'omosessualità occupa persino progetti di legge (“pacs”, “dico” et similia) e solo perché c’è una maggioranza di Centro Destra – pur inquinata anch’essa dalle strampalate tesi su tali presunti “diritti civili” – non sono stati elevati a dignità di legge.
La droga fa male, ma continuano ad esserci movimenti per la liberalizzazione di tali sostanze, si dibatte se sia lecito o meno detenerne una “modica” quantità per uso personale e alcuni drogati vengono assolti in base a tale tesi.
Ecco dov’è la vera “questione morale” che dovrebbe impegnare gli spiriti liberi e forti della nostra Nazione per evitare che, scardinandone le fondamenta, si giunga al crollo di una intera civiltà che comincia a scricchiolare, esattamente come iniziarono a scricchiolare, con la dissolutezza dei costumi, tutte le antiche civiltà, ora scomparse per non aver saputo interpretare i segni della crisi ed avervi posto rimedio.

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01 agosto 2010

Fuori dalle palle

Trapattonianamente è sempre meglio "non dire gatto se non lo si ha nel sacco", purtroppo la sartoria Gianni Letta non riposa mai e ricuce instancabilmente anche quando non è necessario, ma a confortare e rassicurarci sulla sua stessa dipartita arriva Gianfranco Fini in persona che, con il carattere supponente e arrogante che si ritrova, ad un durissimo documento politico che, però, non lo espelleva nè lo sospendeva dal Pdl ma deferiva ai probiviri solo tre finioti e puntualizzava l'ovvio (cioè il mandato politico e programmatico del Centro Destra), risponde (con tanto di conferenza stampa nella quale la sua voce suonava stridula come di uno che faticasse a soffocare la "stizza" ... quasi mi sembrava di vederlo sbattere irosamente il piedino per terra ...) con la costituzione di un nuovo movimento e nuovi gruppi parlamentari.
E' così lui stesso a fare quello cui, statutariamente, Berlusconi era impedito: cacciarlo dal partito.
E se in politica (come in tanti altri aspetti della vita) non si può mai dire mai, è con grande piacere che riapro la finestra sull'attualità con questo post che corona una fiduciosa attesa per me iniziata il 5 maggio 2010 con il post Carthago delenda est
E adesso che Cartagine è stata distrutta, con il presente, termino di corredare i post con l'ormai nota immagine di Fini e l'auspicio che l'erba finiota sia estirpata dal Centro Destra.
Intendiamoci: non è una vittoria perchè, ancora una volta, parlamentari espressione di voti dati per uno scopo agiranno contro quello scopo.
E', però, una grande liberazione che fa chiarezza e conferma che in Berlusconi il Centro Destra ha una guida determinata, credibile e affidabile cui gli elettori di Centro Destra possono continuare a consegnare la tutela dei loro interessi.
Non mancheranno i problemi.
Vedremo a bocce ferme quanti parlamentari saranno sottratti alla legittima maggioranza dalla manovra finiota in perfetto stile "demonazionale".
Ricordo, per i più giovani, il 1977 quando, dopo le elezioni del 1976, oltre la metà dei parlamentari eletti con l'Msi di Giorgio Almirante uscirono dal partito per fondare "Democrazia Nazionale" e supportare i tentativi di Andreotti, pur in un periodo di pesanti inciuci con il pci (era l'epoca della "non sfiducia" !).
Oltre la metà di parlamentari eletti per dare forza al Msi furono sottratti alla guida di Almirante e solo le elezioni del 1979 resero giustizia, con l'MSI che recuperò la sua forza parlamentare (quella elettorale non era mai venuta meno) e Democrazia Nazionale non riuscì ad eleggere neppure un parlamentare, scomparendo definitivamente dalla scena politica, con l'unico ripescaggio di Raffaele Delfino nel Consiglio di Amministrazione Rai in quota (guarda un po' ...) andreottiana.
Fini potrà fare danni e molto male al Pdl e alla nazione in rapporto a quanti lo seguiranno.
Ma prima o poi arriverà il momento della resa dei conti elettorale e allora farà la fine di Democrazia Nazionale.
Sì, perchè mi devono spiegare quali voti potrebbe conseguire a parte qualche fedelissimo legato da rapporti di interesse e di amicizia con i finioti del territorio, ma insufficiente a creare una massa elettorale.
Gli argomenti sui quali Fini ha rotto (in tutti i sensi) con il Centro Destra sono gli stessi che sono tipici della sinistra:
statalismo,
centralismo,
assistenzialismo,
spesa pubblica fuori controllo e tasse per reperire i soldi necessari a mantenerla,
presunti "diritti civili",
sostegno alle toghe rosse,
integrazione, cittadinanza e voto per gli immigrati,
europeismo
...
dubito che gli elettori di sinistra preferiscano la copia neofita agli originali.
Come dubito che un elettore di Centro Destra che non sia legato ai finioti da altre ragioni , abbandoni Berlusconi per votare Fini, cioè chi sostiene idee contrarie agli interessi e alle convinzioni di qualsiasi elettore del Centro Destra.
Per questo Fini e i suoi cercheranno, disperatamente, di impedire a Berlusconi di governare e, nel contempo, ravanare nel pattume dei sofismi giuridici e politici per evitare che si torni al voto.
Se il Governo si dimostrerà in grado di andare avanti senza i finioti, bene, quelli diventeranno solo una appendice dipietrista capace solo di alzare i decibel, ma senza possibilità di avere voce in capitolo.
Se, invece, il Governo andasse "sotto" allora le dimissioni e le elezioni, senza imbrogli o inciuci, sarebbero inevitabili.
Napolitano potrà anche cercare una maggioranza raccogliticcia da Di Pietro a Casini, da Bersani a Fini, ma, ove anche la trovasse, sarebbe esigua, senza reale sostegno elettorale e unita solo dalla volontà di escludere Berlusconi da Palazzo Chigi.
Un anno o due di quella maggioranza, con le inevitabili leggi ideologiche (le uniche che li troverebbero d'accordo) e il massacro dei cittadini con tasse utili a pagare i debiti verso le lobbies, creerebbero solo le condizioni per una nuova vittoria di Berlusconi e Bossi, questa volta non inquinata dalle presenze anomale dei Fini e dei Casini.
Perchè credo che tutti noi siamo consapevoli che l'alleanza tra Berlusconi e Bossi crea una forte maggioranza relativa che potrebbe essere superata solo da una armata Brancaleone ( chiedendo scusa a Brancaleone) che veda assieme tutti da Bersani a Fini, da Casini a Di Pietro, da Rutelli a Vendola, da Montezemolo a Diliberto, Bonelli e tutte le frattaglie della sinistra no global che vede in Giuliani un eroe (sic !!!).
Una alleanza innaturale, senza coesione, priva di qualsivoglia progetto per l'Italia.
Mi si consenta, in conclusione, di ricordare come, due anni fa, sia stata sbagliata la scelta di Berlusconi di scaricare Santanchè e Storace per accontentare Fini.
Il Premier, oggi, si è pentito, ravveduto e corretto: molto bene, ma abbiamo perso due anni per costruire un Centro Destra veramente compatto che possa, finalmente, rivoltare l'Italia come un calzino, senza più ostacoli.
Errare humanum est, sed diabolicum perseverare.
Dopo due anni, finalmente, Berlusconi ha deciso di non perseverare nell'errore.
Anche in questo, nella capacità di saper correggere i propri errori, rimettendo tutto in gioco, si riconosce la grandezza di un Leader.




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