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10 febbraio 2011

Foibe da non dimenticare

Il 10 febbraio è la Giornata del Ricordo delle vittime delle Foibe.
L'istituzione di questa giornata è merito del Governo Berlusconi che, istituendo sia il 10 febbraio in memoria degli Italiani trucidati dai comunisti nelle Foibe, che il 9 novembre come Festa della Libertà e in memoria delle vittime del comunismo, ha impresso una sterzata alla liturgia a senso unico di stampo resistenzialista.
Oggi ricordare gli Italiani assassinati dai comunisti e il calvario dei sopravvissuti scappati da Fiume, Pola, Istria e Dalmazia, condotti in Italia su tradotte e accolti spesso da insulti e peggio organizzati dai comunisti italiani, sempre solidali con quelli titini, acquista ancor più valore.
E' di questi giorni, infatti, la retorica (e la polemica) sul 17 marzo impropriamente definita data della “unità” d'Italia.
Il 17 marzo 1861 fu proclamato il Regno d'Italia nella più totale consapevolezza che per l'unità mancavano ancora Roma e il Lazio, Trento, Trieste, Venezia e il Veneto, Fiume, Istria e Dalmazia.
La retorica interessata al 17 marzo è sostenuta, principalmente, da quegli stessi comunisti che accoglievano con bordate di fischi gli esuli istriani e dalmati, sopravvissuti al genocidio perpetrato dai comunisti titini.
Chi, oggi, sbandiera il Tricolore, è lo stesso che avrebbe lasciato Trieste agli slavi.
Oggi ricordare le Foibe è ancora più importante, per rispettare la memoria dei Caduti e per ricordare quanto debbano vergognarsi coloro che allora abbandonarono i nostri connazionali istriani e dalmati ed oggi “festeggiano” una falsa data “unitaria”, ignorando che ampi lembi della nostra Terra il 17 marzo 1861, erano soggette alla dominazione straniera.
Allora, come oggi, Fiume, Istria e Dalmazia sono terre Italiane in mani straniere.
Non dimenticarlo è rendere omaggio alla memoria di chi ha versato il suo sangue in quelle terre.
Non dimenticarlo significa riaffermare il nostro diritto inalienabile e incancellabile a riportarle sotto la Sovranità Italiana.

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6 commenti:

Nessie ha detto...

Un comunista incallito come Napolitano fa "autocritica" nei confronti di un regime che ha sostenuto e che è stato la causa di eccidi di massa di cui le foibe sono solo una minima parte. Si fa pure garante del culto della "memoria". Purtroppo il nostro calendario dettato dall'Onu e dalla Ue, pullula già di troppe "memorie" per non cadere nel relativismo mnemonico. Mi spiace per i poveri caduti delle foibe e per i parenti delle vittime.
Comunque anche se c'era Napolitano, Berlusconi a mio avviso, ha fatto male a non partecipare alla cerimonia.

Massimo ha detto...

Vedere i comunisti che agitano il Tricolore e che strologano retoricamente sull'Italia mi provoca il voltastomaco. Non crederei alla sincerità di un comunista, neppure se fosse in punto di morte. Diversa la questione se, pentito e riconoscendo il suo errore, si adoperasse per rimediarvi combattendo dall'altra parte della barricata. Ma finchè resta da quella parte ... ;-)

Jean Lafitte ha detto...

Viva Tito. Viva i partigiani. Viva le vittime, jugoslave e italiane, della violenza fascista. viva chi oggi lotta contro la menzogna del revisionismo fascista.

Massimo ha detto...

Ecco la prova di quel che sostengo: il comunismo è morto, ma i comunisti stanno ancora infestando il mondo.
Le loro professioni di democrazia e le loro pelose celebrazioni contro i crimini comunisti sono solo di facciata.
I comunisti la pensano come il signor Jean Lafitte.
Sicuramente quel signore canta anche nel coro antiberlusconiano ...

Viciuos 83 ha detto...

Oggi a me domani a te. Le Foibe, il Triangolo della morte, la Volante rossa: tutte situazioni storicamente comprensibili dopo il Ventennio. Se l'Italia fosse un paese normale rideremmo tutti in faccia alle vostre panzane celebrative e all'ipocrisia di Napolitano. Se, appunto.

lm

Massimo ha detto...

Se comunisti e socialisti, non avessero cercato di rovinare la Vittoria del 4 novembre 1918, mettendo a ferro e fuoco l'Italia per la loro "rivoluzione", assassinando impunemente cittadini ricchi e poveri, non ci sarebbe stata la reazione culminata nell'ordine Fascista e, oggi, l'Italia sarebbe una Nazione (non un "paesello" come piace a voi) forte e unita. E, unici al mondo, non si festeggerebbe una sconfitta in guerra con stucchevole liturgia. Peraltro sono d'accordo su Napolitano e sull' "oggi a me, domani a te" :-D