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No alla deriva

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18 marzo 2011

Arrendersi senza combattere è peggio che perdere una guerra


Il Governo, per bocca del Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, ha praticamente annunciato la fine del sogno nucleare italiano. Dire che, dopo la crisi in Giappone, è necessaria una pausa di riflessione e raddoppiare proclamando che le centrali nucleari italiane sarebbero state costruite solo con il consenso della regione e della popolazione, equivale ad intonare il de profundis per il piano energetico nazionale e, quindi, per il futuro benessere di tutti noi. La paura del Governo non è certo per i rischi delle centrali. In Italia è molto improbabile una scossa di terremoto pari a quella giapponese ed è impossibile una onda anomala come quella subita dai nipponici e che ha provocato l’emergenza nucleare. Il Governo, pavidamente, ha paura di perdere le elezioni amministrative, ha paura della paura su cui fa leva, con evidente spirito antinazionale, l’opposizione. In pratica il Governo si arrende prima di combattere, rinuncia a difendere le sue posizioni e, così facendo, perde la guerra a costo zero per il nemico che vince senza rischiare nulla. Purtroppo non è solo il Governo a perdere, ma l’Italia intera e tutti gli Italiani, che vedranno lievitare la loro bolletta energetica e aumentare i prezzi per trasporti, riscaldamento, climatizzazione, illuminazione, cottura dei cibi. Sì, perchè se le altre nazioni europee possono permettersi una “pausa di riflessione” e magari anche di chiudere gli impianti più vecchi, hanno comunque altre centrali nucleari che, passata la paura, riprenderanno a produrre energia. In Italia, invece, la paura ci è costata il fermo alle attività nucleari nel 1987 e, oggi, l’addio ai sogni di restare tra le nazioni più sviluppate e ricche. Adesso nessuno, tranne quelli come me favorevoli al nucleare, potrà più lamentarsi del caro benzina o delle bollette troppo salate, del troppo caldo d’estate o del troppo freddo d’inverno. Vadano a battere cassa dai partiti di opposizione che hanno, strumentalmente, cavalcato la paura nucleare. Resta un esile, residuale filo di speranza. Che gli Italiani si dimostrino più intelligenti dei loro rappresentanti e facciano mancare il quorum al referendum di giugno. Allora, forse, anche il Governo si sentirà rincuorato e farà terminare la sua pausa di riflessione. Diversamente l’Italia meriterà la decadenza e la sudditanza non solo energetica, da stati stranieri, maggiormente capaci di perseguire l’interesse nazionale ogni giorno e ogni anno e non solo in occasione delle celebrazioni retoriche, subito contraddette nell’azione quotidiana. Entra ne

3 commenti:

Nessie ha detto...

Sai già come la penso. Io come antiglobalista, sarei addirittura per un rallentamento dei ritmi forsennati che ci richiedono l'equazione, più energia = più economia = più PIL. Un mondo senz'anima dominato dall'orrore economico. E comunque il mondo si divide in due distinte lobby: quella nuclearista e quella antinuclearista. Entrambi nelle mani delle grandi corporation USA.
Tu appartieni alla prima. In questo momento sta vincendo la "pausa di riflessione" voluta dalla Clinon e da Obama, cioè dalla seconda Lobby. La prossima bolla speculativa sarà "verde", fidati. Da qui l'atteggiamento della Ue e del ministro Romani.

Io non sono né per l'una né per l'altra lobby.

Nessie ha detto...

Errata corrige: Clinton e non Clinon.

Ci ho azzeccato, of course. Leggo che le lobby petrolifere come la BP si improvvisano antinucleariste (fonte: dagospia) :

Lettera 2
Caro Dago, mi chiedo cosa sarebbe successo se lo stesso impressionante terremoto fosse successo nel golfo del messico o nei mari del nord o in qualsiasi altro punto della terra in cui centinaia di piattaforme petrolifere drenano il sottosuolo.
Per fermare la Deep Water della BP ci sono voluti sei mesi di tempo e milioni di litri di petrolio sparsi nel mare. Se moltiplichiamo lo stesso danno per cento quale sarebbe stata la nostra sorte? Un oceano di petrolio e nessuna vita futura possibile.
Un olocausto di dimensioni planetarie. Usare il petrolio per produrre energia è il nostro destino? Le compagnie petrolifere, vestite da ecologisti antinuclearisti, inquinano i mari e condizionano in modo irreparabile le nostre decisioni.
Gigi

C.V.D.

Massimo ha detto...

Anch'io sarei per un rallentamento, ma non possiamo vivere a modo nostro in un mondo che gira tutto da un'altra parte, quindi il nostro interesse è cavalcare il moto del mondo e non subirlo. Beh, l'alleanza tra le compagnie petrolifere e gli ambientalisti dimostra che chi si somiglia, si piglia :-)