Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

Web blacknights1.blogspot.com
penadimorte.blogspot.com svulazen.blogspot.com
Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

29 aprile 2011

Imperativo reagire



Se la sinistra, da anni, naviga ben al di sotto della mediocrità, priva come è di personale politico adeguato e di un progetto per l’Italia, il Centro Destra in questi giorni manifesta le incrinature che derivano dal massacro giudiziario e mediatico cui è sottoposto il Premier da diciassette anni e che lo ha indebolito sia verso l’esterno che nella leadership di partito e coalizione.
Lo sbandamento reso evidente dalla conversione sulla guerra in Libia, condizionata dalle pressioni internazionali, nuoce gravemente al Centro Destra che si trova nella necessità di reagire con forza.
L’unica reazione possibile è quella di ricompattarsi con il proprio elettorato legiferando, a colpi di maggioranza, anche a costo di porre la fiducia ogni giorno, sui temi che appartengono al dna dell’elettore di Centro Destra:
- riduzione delle tasse con contestuale riduzione della spesa pubblica;
- riforma della giustizia per riportare i magistrati alla semplice applicazione della legge;
- respingimento ed espulsione degli immigrati;
- ordine e sicurezza nelle città;
- libero mercato e proprietà privata come valori fondamentali;
- riaffermazione della centralità della Famiglia naturale, composta da un Uomo e una Donna, quale fondamento della società civile;
- completamento dell’ordinamento federalista in modo che ogni popolazione d’Italia riceva dai propri amministratori in base a quanto effettivamente produce
.
Confermare nei fatti, cioè con specifici provvedimenti legislativi, quei principi, significa rinsaldare quel patto tra gli elettori di Centro Destra, riconosciuti maggioranza persino dalla intellighenzia di sinistra, e i partiti che li rappresentano: Pdl e Lega.
Tale rinnovato patto sulle questioni che più interessano gli elettori di Centro Destra, consentirebbe di superare agevolmente anche singole questioni che possono dividere, come la gestione della guerra in Libia.
In proposito credo che la migliore soluzione per la Maggioranza sia quella di votare contro a TUTTE le mozioni delle opposizioni, tanto a quelle favorevoli ai bombardamenti, quanto a quelle contrarie, proponendo a nostra volta una mozione, l’unica da approvare, che rimandi ad un generico “rispetto” della risoluzione dell’onu.
Ma l’aspetto più importante è che Berlusconi, riprendendo in mano la situazione, comprenda che, per poter vincere, deve accontentare la pancia del suo elettorato che non è di bocca buona come quello di sinistra al quale Bersani & Co. possono raccontare la rava e la fava che tanto obbediscono sempre e comunque.
Noi di Centro Destra se non vediamo accolte le nostre istanze dal NOSTRO Governo non andremmo certo a votare a sinistra, ma al mare sì, anche il giorno delle elezioni.

Entra ne

28 aprile 2011

S'io fossi Silvio



La guerra contro la Libia ha fatto emergere un pericolosissimo fiume carsico che rischia di minare alle fondamenta l’alleanza di Centro Destra.
Le continue aggressioni al Premier in campo giudiziario e mediatico ne hanno inevitabilmente compromesso la forza tanto nei rapporti con gli altri stati (veggasi il cedimento alla Francia sugli immigrati e agli Stati Uniti sui bombardamenti in Libia) quanto nel controllo sulla Maggioranza (creazioni di “fondazioni” che altro non sono che le vecchie correnti, contrasti con la Lega sulla Libia).
La stessa età del Cavaliere, pur in ottima forma, stimola gli appetiti di chi si sente destinato a raccoglierne l’eredità politica.
Tutto questo rallenta l’attività di Governo, favorisce le critiche di opposizioni distruttive e prive di un qualsivoglia progetto e compromette la fiducia dell’elettorato di Centro Destra con nocivi effetti in prospettiva.
Se si proseguisse su questa strada rischieremmo di ritrovarci nel 2013 con un successo elettorale della sinistra ammucchiata da Casini a Vendola, non per meriti propri, ma per demeriti altrui.
La sinistra al governo significherebbe la totale devastazione del nostro tessuto sociale, con l’introduzione di normative liberticide come una legge contro la c.d. “omofobia”, la conservazione della XII disposizione transitoria della costituzione del 1948 e la legge Mancino, ma anche l’introduzione di devianti provvedimenti legislativi simili ai vecchi “pacs”, l’estensione della cittadinanza e del diritto di voto agli immigrati e l’aumento delle tasse.
E’ quindi obbligo evitare un simile disastro.
L’obbligo ricade sulle spalle del Leader del Centro Destra, Silvio Berlusconi, che deve recuperare il pieno controllo sulle scelte della Maggioranza, governando in sintonia con la ”pancia” del proprio elettorato senza cedere, come ci si aspetta da lui, alle lusinghe e alle minacce di terzi che non amano l’Italia.
Questo significa:
- trovare il modo per sfilarsi dai bombardamenti in Libia e rinsaldare la alleanza con la Lega (basterebbe anche rifiutare le missioni che comportino anche solo un rischio minimale di colpire civili e infrastrutture:praticamente tutte, a meno che non si sgancino bombe in pieno deserto);
- mettere in campo una legislazione, sin da ora, che provveda alla riduzione delle tasse e alla contemporanea ed equivalente riduzione delle spese pubbliche (a cominciare da quelle per nani, ballerine e giornali);
- attuare l’espulsione immediata con rimpatrio degli immigrati ed il respingimento in mare con traino dei barconi verso i porti di partenza;
- provvedere, senza più perdite di tempo in defatiganti discussioni, alla riforma della giustizia con annesso processo breve e legge sulle intercettazioni;
- abolire la par condicio per i mezzi di comunicazione privati (per ovvi motivi dovrebbe rimanere – rivista in base ai rapporti di forza esistenti – per la Rai .. almeno finchè non si decideranno a privatizzarla facendo cessare ogni intervento dello stato in materia);
- dare battaglia sui referendum sul nucleare e sull’acqua nel nome del progresso e della libertà di mercato.
Ma, s’io fossi Silvio, chiuderei anche il Pdl per un secondo “predellino”, senza le scorie del passato, creando un “partito del Presidente” , rinnovato, con il quale metter fine alla prematura lotta per la successione.
Perchè la chiave per un buon governo è che sia uno e uno solo a comandare, senza doversi continuamente spendere per ricucire e per raccordare i singoli solipsismi.
Il mondo, come lo conosciamo oggi, con la velocità di decisione e di esecuzione richiesta, non permette più la democrazia assembleare con i suoi tempi lunghissimi e i suoi compromessi.

Entra ne

26 aprile 2011

Perchè bombardare ?



Berlusconi, cambiando la precedente decisione, ha annunciato che anche gli aerei italiani parteciperanno ai bombardamenti in Libia.
Premetto e confermo che la guerra contro la Libia non mi trova per nulla d’accordo, perchè ha mandato all’aria gli accordi stretti con Gheddafi e, pertanto, risulta contraria all’interesse nazionale e se dovessimo fare guerra a tutti i tiranni del mondo, la nostra Terra sarebbe solo un gigantesco incendio e, comunque, non possiamo caricarci sulle spalle i problemi del mondo.
Mi troverei quindi sulla stessa linea della Lega, anche se mi farebbe tanto schifo a stare sulla stessa linea dei pacifinti, ma le nostre motivazioni sono del tutto opposte (e mi farebbe altrettanto schifo ad avere i comunisti del pci/pds/ds/pd come compagni di viaggio se mi schierassi tra i bombaroli).
Ma cosa fatta, capo ha, quindi mi domando la ragione che ha spinto Berlusconi ha questo cambiamento.
Non avendo notizie riservate (ed auspicando che rimangano tali) posso solo immaginare quali possano essere o,almeno, quali auspico.
Gheddafi non sopravviverà alla rivolta.
La Libia, con le sue ricchezze, sarà quindi nelle mani di nuovi capi con i quali fare i conti, anche per il blocco dei flussi immigratori.
Se l’Italia si dimostrasse tiepida nei confronti della ribellione, verremmo sicuramente posposti a francesi e inglesi nel beneficiare degli accordi successivi alla cacciata di Gheddafi.
L’Italia, con le sue aziende, ha numerosi accordi contrattuali con la Libia che dovranno essere confermati dal nuovo regime.
L’Italia, come stato, ha accordi bilaterali per il rifornimento di energia (gas e petrolio) e per il controllo delle frontiere che ugualmente dovranno essere riconfermati con i nuovi governanti.
Entrare in guerra nel momento in cui lo stallo è evidente porterebbe l’Italia ad acquisire un peso determinante nel chiudere il conflitto con la vittoria dei ribelli, facendoci partecipare, a pieno titolo, al tavolo negoziale successivo.
In cambio del nostro aiuto, che incrementerebbe la capacità di fuoco degli alleati, potremmo vedere accolte o non osteggiate le nostre richieste in materia di immigrazione e di pattugliamento per respingere al porto di partenza i barconi.
Magari già dopo la visita di Sarkozy potremmo registrare qualche contropartita nella battaglia che l’Italia sta combattendo contro l’immigrazione.
Voglio pensare e sperare che i bombardamenti dei nostri Tornado non siano attivati senza contropartita e che Berlusconi abbia dato il via libera solo a fronte di precise garanzie nell’interesse nazionale, unico che giustifica l’uso della forza.

Entra ne

25 aprile 2011

Dopo Silvio il diluvio



Se qualcosa il caso Lassini ha dimostrato, è che non esistono eredi per Silvio Berlusconi.
Se mai il Premier dovesse rinunciare a causa dell'età, le prospettive per il Centro Destra sarebbero nerissime.
La sinistra è abituata alla mediocrità, non ha mai avuto un vero Leader, ma solo tanti funzionari di partito che nell'ordinarietà possono anche sfangarla.
Ma il Centro Destra, no.
L'individualismo che caratterizza l'Uomo di Destra, impone che sia disponibile a fare il gioco di squadra solo se c'è un Leader autorevole e riconosciuto.
Formigoni e Moratti, prendendo le distanze, come due dorotei, dall'Avv. Lassini, si sono qualificati agli occhi degli elettori come i Franceschini e i Casini del Centro Destra.
Moratti non sarebbe neppure da votare se non fosse che l'astensionismo favorirebbe Pisapia.
Altri colonnelli di Berlusconi o hanno un passato imbarazzante, come tutti i socialisti, oppure hanno mostrato forti carenze caratteriali e decisionali nei momenti difficili (penso a Frattini, Schifani, Alfano).
Per un veteromaschilista come me può sembrare strano, ma l'unica che abbia dimostrato carattere, nel suo ambito, è stata la Gelmini e, forse, al momento, potrebbe essere l'unico valido rimpiazzo che non farebbe marcia indietro ai primi latrati della sinistra.
Sul versante degli uomini ex Alleanza Nazionale, La Russa è una delusione.
Anche oggi ha partecipato, prendendosi senza reagire una bordata di fischi, alle celebrazioni di un 25 aprile sul quale ha perfettamente ragione Borghezio.
Gasparri è un ottimo polemista e non ha demeritato quando fu ministro delle Comunicazioni: sua la legge di rinnovamento radio televisivo.
Ma bisognerebbe provarlo in un ruolo in cui vi possano essere scontri e improvvisei cambiamenti di prospettive.
Aggiungerei anche la Santanchè che, anno dopo anno, nonostante qualche pausa, si sta dimostrando sempre di più erede della linea della fermezza che fu, un tempo, prerogativa dell'Msi.
Tra i leghisti ci sono gli uomini in doppiopetto (Maroni, Castelli e Cota) e quelli da barricate (Calderoli e Borghezio).
Sicuramente preferisco i secondi, anche perchè Maroni ha deluso molto nella gestione dell'immigrazione.
Forse, però, la Lega ha nel Governatore del Veneto, Luca Zaia, la giusta sintesi tra doppiopetto e barricate.
Alla fine della conta, nell'attesa che Gelmini, Santanchè, Gasparri e Zaia acquistino spessore e peso politico, non resta che sperare in Berlusconi, ancora e sempre, per impedire alla sinistra di devastare l'Italia.

Entra ne

23 aprile 2011

L'inganno della Resistenza


“Inizia oggi la collaborazione, con lo pseudonimo di Lantarner, di un vecchio amico, tale sin dai banchi di scuola.


Ha sempre avuto una penna scorrevole e chiara, come potrete verificare dal post che segue. Massimo.”




La storia la fanno i vincitori: lo sappiamo benissimo e fa parte delle “regole del gioco”, ma nel caso della resistenza (volutamente con la “r” minuscola) la cosa ha assunto un aspetto veramente rilevante: tutta la storia della resistenza, così come ci è stata (e continua ad essere) raccontata è una colossale menzogna.

Da ragazzo credevo (e non potevo che crederlo: tutte le fonti d’apprendimento –scuola,libri,giornali,cinema,programmi TV – dicevano all’unisono solo quello) che tutti i fascisti fossero belve assetate di sangue, individui senza morale, sadici assassini e che invece i partigiani fossero eroi senza macchia e senza paura, puri ed onesti, circonfusi di una aureola di laica santità.


Crescendo e sentendo i racconti di chi visse quel periodo e non aveva paura di dire la verità , leggendo libri proibiti e messi all’indice e, negli ultimi anni, lo opere di alcuni scrittori, coraggiosi pionieri della verità storica (non revisionismo, ma pura e semplice verità) mi si sono definitivamente aperti gli occhi su quegli anni tragici.


Tutti dimenticano o volutamente nascondono che negli anni ’20 e ’30 ci fu un intensissimo sforzo, da parte dell’URSS, di esportare la rivoluzione comunista nel resto d’Europa: c’erano quasi riusciti in Spagna, si stavano approntando a farlo in Italia ed in altri paesi (come ad es. Grecia, Finlandia ed ovviamente anche in tutti quei paesi dell’est Europa che sarebbero poi caduti sotto il giogo comunista).


E a seguire, ecco la seconda guerra mondiale, con l’anomala e contro natura alleanza fra le potenze democratiche occidentali e l’URSS: la totale destabilizzazione politica ed economica causata dal conflitto, fu una vera manna per gli agitatori comunisti.





Fin dall’indomani dell’8 settembre 1943 l’obiettivo principale dei capi comunisti italiani non fu tanto combattere l’invasore nazista e i suoi alleati fascisti per restaurare libertà e democrazia (certo, fecero anche quello), ma soprattutto fu sfruttare cinicamente questa situazione per insorgere in armi (in piena legittimità nei confronti delle potenze alleate) ed eliminare sistematicamente (con la scusa di combattere i nazifascisti) gli avversari politici e tutta la “classe media” (borghesia, industriali, commercianti, grande e piccola proprietà terriera,ecc.), seguendo fedelmente un copione già da tempo adottato in URSS ed in altri paesi (es. in Polonia con le famigerate fosse di Katyn).


Intendiamoci, molti partigiani rossi combatterono veramente contro i nazifascisti, molti sacrificarono la loro vita, ma quello che voglio evidenziare nelle righe seguenti è il disegno politico fin da subito adottato dai capi della resistenza comunista.





Io sono solito dividere la storia della resistenza in due periodi: prima e dopo il 25 aprile 1945.


1) prima del 25 aprile 1945


E’ il periodo più “eroico” della c.d.”guerra di liberazione” ed il più difficile da contestare, ma la strategia e la tattica del partigiani comunisti è chiarissima.


Contrariamente a quanto si vuole far credere non è che dopo l’8 settembre i nazifascisti percorressero in lungo e in largo l’Italia uccidendo indiscriminatamente e selvaggiamente chiunque capitasse loro a tiro soltanto per il gusto di farlo, come delle feroci belve assetate di sangue. Ci furono anzi dei gerarchi onesti e moderati (come Igino Ghisellini, podestà di Ferrara e altri come lui) che cercarono un accordo coi capi della resistenza per superare quel terribile periodo proteggendo il più possibile la popolazione civile, cercando di limitare al massimo disagi e lutti.


Naturalmente a questi accordi non parteciparono i capi comunisti e la loro strategia divenne chiara: ammazzare il più possibile i capi fascisti (anche e soprattutto i più moderati) e i soldati tedeschi per scatenare una feroce reazione che avrebbe colpito soprattutto la popolazione inerme ed i capi partigiani non rossi (stando invece loro stessi opportunamente ben nascosti per non farsi catturare).


Gli stessi bandi delle autorità militari tedesche che minacciavano l’uccisione di 10 ostaggi per ogni militare tedesco ucciso fu un’autentica manna per i partigiani rossi, che potevano così prendere “due piccioni con una fava”: far nascere un terribile odio popolare verso il barbaro assassino nazifascista e liberarsi dei futuri oppositori politici, in quanto i primi ad essere colpiti dalla rappresaglia tedesca furono sempre i più ingenui, incauti e disorganizzati esponenti della resistenza non comunista (azionisti,cattolici,badogliani, perfino i socialisti) .


Infatti, quello che i più moderati capi della RSI volevano era proteggere al massimo la popolazione civile per far sì che il paese superasse quel difficile momento con meno disgrazie e lutti: ormai tutti sapevano che la guerra era persa; era solo ormai questione di tempo; bisognava sopravvivere (e far sopravvivere la popolazione) il meglio possibile fino all’arrivo degli alleati.


Ma se questo poteva anche andar bene ai capi delle forze moderate della resistenza, non andava assolutamente bene ai capi comunisti: bisognava che nella popolazione nascesse un odio sempre più forte e più feroce verso i nazifascisti e che cosa c’era di meglio se non approfittare delle feroci rappresaglie minacciate chiaramente dai Tedeschi ?


Perché fare fare tanti attentati contro le forze tedesche, spesso inutili perché militarmente irrilevanti, ben sapendo che sarebbe stata scatenata una feroce rappresaglia verso le inermi popolazioni civili ?


E perché, una volta avvenuto il fatto e scatenata la rappresaglia, gli attentatori sono rimasti ben nascosti senza consegnarsi e sacrificare sé stessi (in fondo erano stati loro la causa di tutto) lasciando massacrare decine di persone innocenti, fra cui donne e bambini ?


Nessuno ha mai dato una risposta plausibile a questi perché per il semplice motivo che la vera risposta ripugna alla coscienza di qualsiasi persona civile.




L’infame episodio dell’attentato di via Rasella è l’esempio più grande, più evidente di tutto questo. Non è qui il caso di descrivere in dettaglio questa vicenda per non appesantire questo racconto già ormai troppo lungo (la cosa merita un articolo a parte), ma in giro per l’Italia di “vie raselle” meno eclatanti,ma ugualmente efficaci, ce ne furono tante.





2) dopo il 25 aprile 1945


La situazione più emblematica, quella in cui si può a pieno diritto parlare di “guerra civile”, rimane comunque quella dopo la fine della guerra.


Tutti i partigiani avrebbero dovuto deporre le armi, ma i rossi se ne guardarono bene, anzi avevano aspettato proprio questo momento per prendere (con le armi) il potere.


Ed il potere lo presero sul serio, soprattutto nel cuore dell’Emilia rossa, in quel territorio coincidente con le province di Reggio, Modena, Bologna, parte del Ferrarese e parte del Ravennate.


In questi territori, dissoltasi ogni autorità precedente, diventarono loro l’autorità (ed in piena legittimità: le autorità militari alleate lasciavano fare non volendo immischiarsi in alcun modo nelle vicende interne italiane). Ed ecco che le nuove forze di polizia erano costituite da partigiani rossi e la giustizia veniva svolta dai tribunali partigiani, con le loro sentenze spesso sommarie.


Ed ecco che la pianura emiliana si riempie di fosse comuni (molte ancora da scoprire) e proliferano gli indiscriminati omicidi di chiunque non andasse a genio ai nuovi padroni: piccoli industriali, commercianti, professionisti, religiosi, chiunque possedesse un piccolo fazzoletto di terra - insomma tutta la classe media - , ma anche ex militari badogliani ed ex partigiani non rossi (e senza nessun rispetto per il sesso e l’età: furono uccisi ragazzini e giovani donne, spesso madri di bambini appena nati: le testimonianze di queste uccisioni ci sono, sono ben circostanziate e non sono mai state smentite) .


La maggior parte di queste persone non erano fascisti e non si erano mai compromesse col regime, anzi in molti casi avevano anche collaborato coi partigiani.


A sentire certi racconti, si viveva in un clima di terrore peggiore di quello dei tempi della guerra, col rischio quotidiano di imbattersi in qualche pattuglia partigiana che ti ammazzasse impunemente solo perché non le andavi a genio.


In queste zone emiliane comandavano loro; ancora alla fine del 1946, un ufficiale dei carabinieri rispondeva al magistrato che aveva disposto l’apertura di una presunta fossa comune: “non ho potuto farlo; le autorità partigiane del posto me lo hanno impedito” : a un anno e mezzo dalla fine della guerra lo Stato non era ancora riuscito ad imporre la sua autorità in quelle zone.


Alla fine lo stato ci riuscì, dal 1947 in poi, lentamente e faticosamente.


Da alcuni coraggiosi magistrati furono aperte inchieste, istituiti processi, scoperta qualche fossa comune, ma gli incriminati spesso la facevano franca, venivano fatti espatriare nei paesi dell’est dall’efficiente organizzazione comunista. Anche i condannati se la cavarono spesso con pochissimi anni di galera; quasi nessuno ha scontato la pena per intero. Gli unici a rimetterci furono quelli che, essendo probabilmente testimoni troppo scomodi e pericolosi, morirono in circostanze misteriose e non ci vuol molto a sospettare che siano stati eliminati dai loro stessi compagni).


Ma questi processi costituiscono comunque un granello di sabbia nell’immenso deserto dei crimini rimasti impuniti.


Nella maggior parte dei casi i macellai rossi uccidevano non con un pietoso colpo di pistola alla nuca, ma infierendo selvaggiamente sulle povere vittime, uccise a calci e a pugni.


Ma le belve assetate di sangue erano i fascisti, mentre loro erano i candidi e puri paladini della libertà……



Sono solo canzonette ?




A Pove del Grappa hanno commesso un peccato di lesa maestà: si sono permessi di insegnare e far cantare agli alunni Faccetta Nera e Giovinezza.
Come quando è l’uomo che morde il cane, la notizia, lanciata dalle agenzie di stampa, ha fatto il giro dei quotidiani online e, quindi, è finita in cronaca sulla stampa cartacea.
Nessuno che si scandalizzi per le migliaia di “Bella ciao” , “Internazionale” o “Bandiera rossa” che vengono inculcate nella scuola pubblica anche a bambini per i quali sarebbero più opportune le canzonette dello Zecchino d’Oro.
Reazioni isteriche se vengono insegnate, in un contesto peraltro sin troppo critico, Faccetta Nera e Giovinezza, ma tutto normale per le canzonette comuniste ?
Venti anni della nostra Storia, con opere mirabili come il ripristino dell’Ordine pubblico, la bonifica delle paludi Pontine, le prime leggi sulla sicurezza nel lavoro e per le donne, la conquista di un Impero con una epopea coloniale che rappresenta uno dei migliori (e mai superati) esempi di diffusione della Civiltà, da ignorare ?
Eh, no !
Come è necessario abrogare (e siamo già in un imperdonabile ritardo) la XII disposizione transitoria della costituzione del 1948, così è ora di rivalutare Faccetta Nera e Giovinezza, che rappresentano, allegre e ottimiste, un periodo della Storia Patria che è ora di tirare fuori dagli archivi, assieme alle grandi speranze e illusioni che hanno accompagnato gli anni venti, trenta e quaranta del secolo scorso.
Dieci, cento, mille Pove del Grappa.



Entra ne

21 aprile 2011

Il feticcio della costituzione




La proposta di un parlamentare del Pdl di cambiare il primo articolo della costituzione, ha provocato una isterica reazione da parte degli organi di stampa e dei politici di sinistra, cui ha fatto seguito, pavlovianamente, l’indignazione dei sinistri di ogni ordine e grado.
Eppure è sensato, ragionevole e giusto pensare che un testo scritto tra il 1946 e il 1948 non possa più essere attuale.
E’ un dato di fatto che la costituzione del 1948 rappresenta un coacervo di norme finalizzate ad impedire una efficiente governabilità.
E’ riconosciuto che la ratio di tale costruzione era da ricercarsi nel timore dei costituenti che emergesse un altro personaggio con carisma e autorevolezza sufficienti a dominare la scena politica nazionale.
E’ provato che questa costituzione, nata da un compromesso contro natura tra i comunisti e i cattolici, ha bloccato l’Italia, obbligando partiti e politici a bizantinismi e compromessi, ben oltre il limite tollerabile da una amministrazione che voglia essere efficiente.
Nonostante una maggiore apertura al contatto diretto con il Popolo da parte degli eletti derivante dalla “seconda” repubblica, nonostante l’emergere di un Leader come Berlusconi che del consenso popolare ha fatto il suo successo, il perverso meccanismo studiato dai costituenti non ha mancato di spiegare i suoi nefasti effetti, con l’intervento a gamba tesa, nel processo di formazione delle leggi, della magistratura e di chi, pur non eletto dal Popolo, occupa momentaneamente la poltrona di presidente della repubblica, la nostra resta una democrazia bloccata dall'impossibilità di far seguire alle decisioni progettuali la loro attuazione.
L’azione di magistratura e presidente della repubblica ha rallentato e, troppo spesso, bloccato l’azione riformatrice del Governo, accantonando la volontà popolare espressa con il voto.
E’ evidente che non è possibile subordinare la Sovranità Popolare alla volontà di semplici vincitori di un concorso pubblico o di un signore eletto per i compromessi tra un ristretto gruppo di parlamentari.
E’ però altrettanto evidente che se non si cambia la costituzione, tutto ciò resterà legale e sarà usato per bloccare ogni rinnovamento e ogni riforme, perpetuando i privilegi ed i poteri delle caste.
La proposta di cambiare il primo articolo della costituzione del 1948 va quindi in tale direzione.
Personalmente credo che la costituzione del 1948 andrebbe archiviata interamente per riscriverne una nuova di zecca.
Penso che sia infatti meglio impegnarsi sulla stesura di un nuovo testo, più agile, più flessibile, formato di soli principi generali e non di regole che ingessano la struttura statuale, anzichè rattoppare il testo esistente, già incanalato e inquadrato secondo la mentalità cattocomunista del 1948.
Mi spiego meglio.
Meno, molti meno articoli, che siano la petizione di principi quali la Sovranità che appartiene al Popolo (Art. 1 attuale), la parità senza discriminazioni (art. 3), la libertà di opinione e di manifestarla (art. 21), la libertà economica (art. 41), lasciando a leggi ordinarie, emanazione del parlamento quindi nel rispetto della Sovranità Popolare, le regole sui poteri della corte costituzionale, della magistratura, del presidente della repubblica, sulla composizione del parlamento, sulle autonomie locali.
Una costituzione, quindi, di Valori e di Principi, con il Popolo che, tramite il parlamento sua emanazione, produce (e con maggiore facilità modifica) tutte le norme necessarie ad intervenire nel concreto nella amministrazione dello stato.
Non sarà facile cambiare, soprattutto perchè i sacerdoti del testo attuale, elevato a idolo, sono irrimediabilmente appartenenti al passato, senza alcuna idea, progetto o prospettiva per il futuro.
In effetti i comunisti, con la morte della loro ideologia, non hanno più un “credo” ed hanno sostituito il marxismo con il feticismo verso un testo costituzionale che appartiene a quelli che possono ricordare come i loro “tempi d’oro”.
Ma l’Italia non può aspettare che, dopo il comunismo, scompaiano per inevitabili ragioni d’età, anche i comunisti e i loro caudatari, e sarebbe necessario un colpo di reni per cambiare integralmente la costituzione.
Il Pdl, il Centro Destra, invece di prendere le distanze da chi interpreta questa esigenza (come altre pienamente in linea con la “pancia” dell’elettorato) dovrebbe prendere la testa di un movimento rivoluzionario che abbia come sua tappa intermedia il cambiamento e le riforme, anche radicali, per dare all’Italia un governo che abbia gli strumenti per governare e non essere costantemente sgambettato e boicottato da piccoli sinedri non eletti dal Popolo.


Entra ne

20 aprile 2011

Silvio crea.I suoi “ufficiali” distruggono



Berlusconi raccoglie consensi, con una dura polemica nei confronti dei nani dell’opposizione e dei magistrati.
Purtroppo per quanto si dia da fare, ci pensano i suoi “ufficiali” a demolire quel che costruisce in termini di consenso derivante da posizioni nette e non equivoche.
Sono certo che Berlusconi avrebbe dato battaglia al referendum sul nucleare, perchè le chiacchiere stanno a zero ed è solo il nucleare che, nell’arco di un decennio, potrebbe fornire all’Italia quella energia necessaria a non dipendere esclusivamente dalle importazioni (anche di energia prodotta da centrali nucleari ai nostri confini !!!).
Sono convinto che personaggi alla Gianni Letta gli abbiano suggerito la posizione dorotea di scappare dalla battaglia, rinunciando al programma nucleare per inseguire le favole delle energie alternative o rinnovabili.
Ma l’episodio più grave lo abbiamo visto a Milano con la vicenda innescata dai manifesti contro la procura di Roberto Lassini.
Un fuoco di sbarramento comprendente il candidato sindaco del Pdl Letizia Moratti, Bossi e la Lega, il presidente del senato Schifani ha costretto l’autore dei manifesti a dichiarare la propria intenzione di non fare campagna elettorale.
Nessuno che abbia ricordato come ben più gravi siano state e siano tuttora certe espressioni, anche violente, nei confronti del Premier.
Gli “ufficiali” del Cavaliere hanno mostrato, in questa occasione, tutta la loro pusillanimità ed hanno inferto un colpo notevole ai consensi che il Premier, con la sua caparbietà e determinazione, riesce a raccogliere.
Perchè, parliamoci chiaro, i veri pretoriani del Premier si trovano a Destra, tra coloro che sono disponibili a seguirlo nella guerra contro la sinistra, ma non apprezzano la politica dorotea, melliflua, il muro di gomma utile solo a “tirare a campà”.
Non può interessare un Centro Destra scolorito, titubante, pronto al compromesso.
E’ ora di finirla con l’essere sempre noi del Centro Destra a fare un passo indietro, a tendere la mano, puntualmente rifiutata dalla sinistra.
Chi deve chiedere scusa per la politica degenerata che viviamo, chi deve chiedere scusa per il clima di intolleranza generato è solo ed esclusivamente la sinistra che da diciassette anni crocefigge Berlusconi, attizzando le fiamme dell’odio nei confronti suoi e dei suoi elettori, inculcando nelle menti dei suoi sostenitori, anche con programmi televisivi, l’idea che contro il Centro Destra possa essere detto e fatto tutto (vedi le continue aggressioni ai banchetti e ai manifesti della Lega e del Pdl a Bologna) non avendo argomenti nè progetti da proporre agli Italiani.
Se non chiedono scusa loro, noi non dobbiamo fare passi concilianti nei loro confronti.
Alfano. Schifani, Moratti, con i loro schizzinosi e snobistici distinguo, fanno perdere a Berlusconi quei consensi che lui conquista mettendosi personalmente in gioco.

Entra ne

19 aprile 2011

Oste, è buono il tuo vino ?



Nello sport, quando una squadra con scarsa caratura tecnica deve affrontare una piena di giocatori di qualità, l’unica possibilità per non essere sconfitti è nel produrre tanta quantità.

In guerra un esercito con generali incompetenti o con armi inferiori, può comunque vincere mandando in campo una enorme quantità di combattenti che, pur con gravi perdite, possano conquistare le posizioni avvalendosi del numero.

Nella politica italiana, ormai acclarata la superiorità di Berlusconi non resta ai suoi oppositori che tentare la strada dell’ammucchiata.

Non so se una miriade di nanerottoli, tutti più o meno dipendenti dalla e della politica, possa realmente sconfiggere il Premier.

Prima o poi ci riusciranno, anche per una ragione anagrafica, ma al momento Berlusconi mi sembra non solo ancora vivo e vegeto, ma anche estremamente determinato e combattivo.

Ed è il Berlusconi che più mi piace.

Ormai la politica è degenerata, per colpa esclusiva della sinistra e si parla solo e soltanto di Berlusconi.

Ma Berlusconi e il Governo vanno avanti.

Possono non piacere del tutto i loro provvedimenti, come non mi piace l’arrendevolezza davanti all’invasione degli immigrati, ma sappiamo che i nani sarebbero di gran lunga peggiori, perchè non solo li lascerebbero entrare, ma concederebbero loro cittadinanza e voto, devastando l’Italia.

In un periodo di crisi globale come quello che stiamo attraversando, in un mondo veloce, che richiede decisioni rapide, è una fortuna che al governo ci sia Berlusconi e non uno dei tanti nani suoi oppositori.

Ma ve l’immaginate i bizantini della politica come professione che devono affrontare il terremoto in Abruzzo o la crisi finanziaria mondiale o l’invasione degli immigrati ?

Perderebbero tempo a discutere, ad accordarsi tra loro con la riserva mentale della pugnalata alle spalle, ci massacrerebbero di tasse e magari utilizzerebbero l’emergenza per farsi le scarpe l’un l’altro.

E i manifestanti in s.p.e., rossi, viola o arcobaleno che siano ?

Sempre in piazza, sempre a contestare .. ma quando lavorano ?

Qual’è il loro apporto alla produzione del nostro PIL se stanno sempre in piazza o davanti alla televisione per bearsi delle trasmissioni che gettano fango sul Cavaliere ?

E che dire di una giustizia che si occupa di quel che fa (o farebbe ...) il Premier sotto le coperte, invece di accelerare i processi civili e penali che riguardano i cittadini.

E se uno critica la magistratura, magari anche con parole forti ma mai quanto quelle usate contro il Premier, viene indagato e chi deciderà se è colpevole o innocente del suo reato di opinione ?

La magistratura stessa.

Oste, è buono il tuo vino ?



Entra ne

18 aprile 2011

Sanguisughe


Devo ammettere che da un po’ di tempo mi sono venuti a noia i saggi.

E non solo di politica, anche quelli sulla fantascienza scontano i medesimi difetti.

Mi sembrano ripetitivi, senza alcuna intuizione originale, spesso scritti con un collage di citazioni che si credono “dotte”, ma che attestano la povertà, quanto a personalità, dell’autore.

Ma vi sono saggi che, accentuando una tale caratteristica, acquistano il livello di documenti, da consultare più che leggere.

Sanguisughe, di Mario Giordano, edizione Mondadori, è uno di questi.

Non è certo un “libro da leggere” e, tantomeno, ci dice qualcosa di originale o fornisce una geniale soluzione o interpretazione, ma come documento è formidabile.
Sono elencati, con nome, cognome e importi, tante persone, note e meno note, che hanno vissuto e/o continuano a vivere a spese nostre, percependo, legalmente, una pensione piccola o grande, o addirittura cumulando tre o quattro pensioni cospicue.
E spesso sono signori che predicano il rigore e chiedono i sacrifici (altrui).
Certo, molte situazioni adesso non possono ripetersi perchè le anomalie dei baby pensionati sono state quasi tutte eliminate, ma resta l’indecenza di persone che, brandendo il motto “i diritti acquisiti non si toccano”, sono in pensione dall’età di 29, 30 o 31 anni.
Vi è poi la vergogna di chi percepisce una lauta pensione e la cumula con altre ugualmente cospicue e, magari, con prebende per incarichi ricoperti, spesso da consigliere di amministrazione di qualche ente o società.
Giordano ci documenta tutto questo che, a suo dire, costa alle casse pubbliche oltre 230 milioni di euro, quattrocentosessanta miliardi delle vecchie lire.
Che dire ?
Sanguisughe trasforma quella che alcuni potevano vedere come una leggenda metropolitana, in documento probatorio degli sprechi italiani, con tanto di nome e cognomi, anche di “insospettabili”.
Da comprare e da citare all’occorrenza.


Entra ne

17 aprile 2011

Lunga vita a Berlusconi



E' decisamente sospetta la proliferazione in questi ultimi giorni di articoli che trattano il tema del dopo Berlusconi.

Probabilmente è la solita confusione che a sinistra fanno tra i propri desideri e la realtà, ma sono sorpreso di vedere analoghi interventi sui pochi quotidiani di Centro Destra.

Forse è un nuovo tentativo per dare vigore alle proprie speranze, forse è un'abile mossa del Cavaliere per far vedere quanto la sua presenza sia indispensabile, sta di fatto che non passa giorno che non si parli degli scenari del dopo Berlusconi.

E questo mi sembra il maggior riconoscimento all'importanza che il Premier ha nella politica e, ormai, nella Storia d'Italia.

Leggo che il signor De Benedetti afferma che quando Berlusconi se ne andrà sarà un giorno talmente felice che qualcosa si inventeranno.

A me sa tanto di minaccia: cosa inventeranno ?

Una nuova tassa ?

Ma se la sinistra avrebbe tutto da guadagnare da una uscita di scena di Berlusconi (e non si capisce perchè non abbiano ancora capito che se avessero evitato di aggredirlo, probabilmente a questa ora sarebbe già a godersi i suoi meritati guadagni ai Caraibi) il pericolo maggiore lo corre il Centro Destra.

Non c'è, infatti, all'orizzonte nessun personaggio che abbia le stesse qualità, la stessa autorevolezza, le stesse capacità catalizzatrici di Berlusconi.

Il Centro Destra rischia quindi una duplice deriva.

Potrebbe appiattirsi sulla sinistra, con una decina o poco più di nanerottoli in perenne guerra tra di loro e che, alleandosi l'un con l'altro, si alternerebbero alla leadership, comunque debole e senza ottenere grandi risultati.

Oppure, stante lo spirito sommamente individualista degli Uomini di Destra, potrebbero separarsi in tanti frammenti, lasciando campo libero ai nanerottoli della sinistra che, dalla loro, hanno l'abitudine alla mediocrità congenita.

Tra i tanti articoli che ho letto in questi giorni, uno, purtroppo non mi ricordo di chi, mi è apparso cogliere nel segno il sentimento dell'elettorato di Centro Destra.

L'articolista scriveva che il “patto” non è tra il Pdl (o comunque sarà chiamato) e il cittadino, ma tra Berlusconi e il cittadino.

Nel momento in cui Berlusconi si ritirasse, l'elettore di Centro Destra si sentirebbe “orfano” e libero di votare chiunque.

E questo anche se si presentasse un “delfino” incoronato tale da Berlusconi in persona.

A meno che, scriveva l'articolista, a meno che il delfino non sia uno che porti lo stesso cognome di Berluscon, Marina o Piersilvio.

L'ipotesi è affascinante, soprattutto mi piacerebbe vedere le facce della sinistra davanti ad una tale soluzione, ma non mi sembra che in politica l'eredità abbia mai portato buoni frutti.

L'unico figlio, che mi venga in mente, che abbia saputo superare il padre è stato George W. Bush che ha vinto due mandati alla Casa Bianca e liquidato Saddam, mentre il padre non fu rieletto e lasciò il dittatore iracheno in sella.

Per quanto, dunque, sarebbe stuzzicante una discesa in campo di Marina o Piersilvio, temo che non raggiungerebbero i livelli del padre.

Purtroppo non vedo all'orizzonte un politico che possa tenere assieme il Centro Destra come fa il Cavaliere e il rischio, reale, è di vedere il Centro Destra ripiombare nella stessa situazione che vive da sempre la sinistra, senza leadership.

Allora non resta che augurarci: lunga vita, politica e non, a Berlusconi !
Entra ne

15 aprile 2011

Alla camera perde il partito dei magistrati



Nonostante l’estenuante e vuoto berciare, in aula e fuori, della sinistra idolatrante un testo costituzionale vecchio, superato, di ostacolo al progresso sociale, civile, economico e politico della Nazione, nonostante la mancanza di una trentina di parlamentari eletti “per Berlusconi Presidente” e che hanno operato il salto della quaglia al seguito di Fini, la Maggioranza di Centro Destra mercoldì alla camera ha inflitto una sconfitta al partito dei giudici.

La votazione favorevole al processo breve, un provvedimento di civiltà contro la barbarie dei processi infiniti, ha visto una solida maggioranza che, come più volte ripetuto da Berlusconi, è più ridotta nei numeri rispetto all’esito delle elezioni del 2008, ma più coesa nei fatti.

L’ennesima sconfitta delle opposizioni capitanate da un Bersani che somiglia sempre più a quel pugile suonato che ripete il medesimo ritornello più per farsi coraggio che per reale convinzione, dimostra che, anche con pochi voti di maggioranza, si possono realizzare grandi riforme.

Nei prossimi due anni, sino alla fine della legislatura, la Maggioranza sarà attesa da numerose altre battaglie, sicuramente cadrà in qualche tranello perchè è umanamente impossibile conservare a lungo la tensione necessaria per avere sempre in aula la presenza di tutti, ma il viatico per le prossime riforme è di buon auspicio.

Si prosegua, dunque, con il mettere mano alla giustizia, per affrontare il tema di una nuova costituzione adatta ai tempi e una riforma fiscale fiscale che faccia pagare meno a tutti grazie ad una rigorosa politica della spesa che tagli tutti gli aiuti alle lobbies di interesse.

Ma, su tutto, in questo momento, l’attivazione di una politica dell’immigrazione (respingimento ed espulsione degli illegali già in Italia) che infligga anche una lezione alle arroganti nazioni europee, chiuse nel loro meschino particulare.

La mia personalissima sensazione è che sia passato il momento peggiore per il Premier e che nel 2013 sarebbe un vero peccato se rinunciasse a candidarsi con il rischio di far tornare in gioco i decrepiti funzionari di partito che la sua brillante azione ha ridotto a marginali comprimari della politica italiana.

Entra ne

13 aprile 2011

Troppe chiacchiere



Così anche una ottima idea come la “mediaconciliazione” finirà sotto la mannaia della corte costituzionale.

Il ricorso di una associazione di avvocati, portatori di un proprio interesse ad incentivare il contenzioso per ovvi motivi di “cassetta”, ha spinto il Tar del Lazio a sollevare la questione di legittimità costituzionale davanti ad una corte che, giusto per dare contro a Berlusconi, non dubito affosserà il provvedimento.

Così torneremo alle lungaggini processuali e alle sentenze che ricadranno in capo ai figli ed ai nipoti degli attori iniziali.

Il male endemico della giustizia italiana (perchè quello recente è la faziosità di certa magistratura) è l’eccesso di sofismi.

Siamo talmente abituati a discutere, a contraddire, che abbiamo perso di vista la concretezza del fare.

Uno dei nefasti retaggi del sessantotto e del sinistrismo “politicamente corretto” è l’orgia assemblearistica.

Ma, a ben vedere, è la nostra stessa costituzione del 1948 una enorme palla piede per lo sviluppo sociale, civile, politico ed economico dell’Italia.

Nei 139 articoli, con corollario di diciotto disposizioni transitorie e finali, si trova tutto e il suo contrario.

Chiunque può impugnare la costituzione a difesa di un suo diritto, trascurando il dovere del fare.

I costituenti erano così condizionati dal Fascismo che, senza alcuna prospettiva di governabilità, fecero in modo che nessuno potesse governare.

La prima repubblica ha galleggiato bene, ciononostante, finchè le cicale socialiste, non sostituirono le formiche liberali: il 1962 segnò la fine di ogni politica raziocinante nella spesa pubblica.

Poi l’estremismo ideologico del sessantotto e dell’autunno caldo fece il resto.

Nonostante la seconda repubblica sia da quasi venti anni sulle nostre tavole, nonostante la presenza di un autentico leader moderno come Silvio Berlusconi, la costituzione continua ad ostacolare il cammino delle riforme.

Quando la corte costituzionale argomentando come chiunque di noi saprebbe fare, perchè con la costituzione possiamo sostenere tutto e il suo contrario e non ci manca certo la “parlantina”, smantella il provvedimento sulla sicurezza, o riconosce diritti di ricongiungimento o accoglie il ricorso dei precari meridionali che pretendono di essere immessi nelle graduatorie provinciali anche del Nord, diventa IMPOSSIBILE governare.

Troppe chiacchiere.

Per cambiare registro dobbiamo cambiare le regole e conferire adeguati poteri ad una e una sola persona, che debba rispondere solo al Popolo che lo elegge.

Basta con i deprimenti spettacoli ostruzionistici del parlamento vuoto di idee e pieno di poteri.

Basta con i presidenti della repubblica faziosi, affetti da logorrea senile.

Basta con una magistratura che pretenderebbe di imporre veti su chi il Popolo elegge.

Basta con l’unione sovietica europea che pretende solo senza dare nulla in cambio.

Basta con le troppe chiacchiere, è giunta l’ora del fare e se le regole esistenti lo impediscono, non ci si deve astenere dal fare, ma si devono cambiare le regole.



Entra ne

12 aprile 2011

Stampa di sinistra prona ai poteri forti


Le scalmane antiberlusconiane dei poteri forti proprietari dell’85% della stampa italiana, oggi hanno trovato la loro apoteosi nei titoli che accompagnano i (faziosi) commenti al rifiuto dell’unione sovietica europea di aiutare l’Italia nell’emergenza immigrazione.
Il Sole 24 Ore, sotto il titolo per cui Bruxelles boccia l’Italia sui permessi agli immigrati, lascia a Stefano Folli il compito di commentare con un titolo ambiguo: carenza di leadership.
Naturalmente sarebbe quella di Berlusconi che ha buon gioco nel denunciare la demonizzazione e la demolizione operata da certa magistratura e dal circuito mediatico interno e ne hanno indebolito non la leadership, ma la forza contrattuale con gli altri stati europei.
Il Corsera lascia a Pierluigi Battista l’ennesimo attacco contro Berlusconi ed a Antonio Polito il compito di interpretare il pensiero dei maggiordomi dei potentati stranieri, a difesa della nostra permanenza in europa.
Concludo questa breve rassegna stampa “nemica”, con la Stampa che sotto il titolo a caratteri cubitali “Maroni: meglio uscire dalla ue”, riporta il pezzo di Gian Enrico Rusconi dal titolo eloquente nel suo essere prono ai poteri forti che comandano in quel giornale: “Non servono colpi di testa”.
Sul versante di quei pochi quotidiani affini al Centro Destra, vediamo che il Giornale preferisce dare risalto al gladiatorio Berlusconi che ha ingaggiato l’ennesimo duello con l’ennesimo pubblico ministero, ma di spalla titola “Egoista e insensibile: uscire da questa europa non è una bestemmia” di Giancarlo Loquenzi, mentre Libero preferisce mettere l’accento sulla vicenda del prefetto Ferrigno (immagino che i suoi amici lo chiamino “Hulk” ... :-) e su una sola colonna con Fosca Bincher un inequivocabile “Lasciamo l’europa.
I quotidiani di riferimento dell’elettorato di Centro Destra colgono, quindi, il sentimento profondo dei propri lettori (un sondaggio ne Il Giornale vedeva questa mattina un 80% favorevole ad uscire dall’europa) che, non da oggi, vedono l’unione sovietica europea come una limitazione alla propria Libertà, Indipendenza e Sovranità.
In sostanza se i quotidiani di supporto alla sinistra si sono schierati con i potentati economici stranieri, i quotidiani di riferimento del Centro Destra sono esenti da corruzioni esterofile.
Interessante il fondo di Franco Cangini ne Il Resto del Carlino (e immagino in tutti i quotidiani del Gruppo Monti): “Liberi di cacciarli”.
In sostanza Cangini dice a Maroni e Berlusconi di prendere dall’europa quel che c’è di buono.
Non ci aiutano ?
Chissenefrega, però ci hanno detto che chi non è in regola può essere respinto e, se già dentro, cacciato.
Non dobbiamo fare altro che eseguire: respingiamo e cacciamo.
Magari utilizzando per la bisogna i nostri militari che andremo a ritirare dalle guerre della sinistra in Libano e in Kossovo e le navi che ci hanno obbligato a schierare per la loro guerra in Libia.
Quanto ad uscire dall’europa, personalmente lo sostengo da sempre: mai stato europeista !
L’importante è che l’idea cominci a farsi strada, faccia proseliti e le reazioni stizzite degli organi di stampa fedeli ai potentati economici stranieri dimostrano che il sentimento antieuropeista è forte ed in robusta crescita.

Entra ne

11 aprile 2011

Quinte colonne


L’invasione degli immigrati fornisce una nuova arma a disposizione di quella sovrastruttura di poteri forti internazionali che vorrebbe far tornare l’Italia asservita ai loro interessi.
Da un lato l’azione di guerra contro la Libia che ha messo in pericolo i contratti economici italiani e, soprattutto, ha tolto il tappo a migliaia di infelici (e tanti criminali fuggiti dalle locali galere) che si stanno riversando sulla nostra terra
Dall’altro l’unione sovietica europea non solo non aiuta l’Italia nella emergenza, ma sistematicamente boccia le iniziative tendenti a ripartire su tutti gli stati membri l’onere della invasione, pretendendo peraltro, tramite le organizzazioni internazionali, che comunque l’Italia soccorra e ospiti gli illegali.
Delle due l’una: o sono illegali e vanno respinti anche con la forza, oppure sono profughi e allora l’onere per aiutarli deve essere ripartito tra tutti.
In questa situazione ci si aspetterebbe che tutte le forze politiche italiane si schierassero a difesa dell’interesse nazionale, soprattutto dopo l’indigestione di Tricolori e Inni di Mameli, cantati da neofiti che si sono persino autodefiniti “patrioti”.
Invece prevale lo spirito di fazione (e forse anche qualcosa di più e di peggio).
Bersani e Napolitano, Fini e Casini, D’alema e Di Pietro, attaccano il Governo o subdolamente gli mettono continuamente i bastoni fra le ruote e gongolano ogni volta che l’unione sovietica europea o singoli stati respingono le richieste di Roma sulla gestione degli immigrati.
Un malcelato piacere pervade costoro che pretendono che l’Italia soccorra i clandestini e poi li ospiti, li alloggi, li nutra.
Ma non ci dicono con quali soldi.
Ha ragione Calderoli a proporre il ritiro delle truppe dalle altre guerre di sinistra (Libano e Kossovo) per acquisire uomini e risorse per difendere i nostri confini.
Ha ragione Berlusconi nell’intimare all’unione sovietica europea che o si fa carico del problema oppure è inutile restare uniti.
Mi piacerebbe fossero conseguenti nei fatti, anche a costo di una nuova autarchia, magari in piena sintonia con la Russia di Putin che ha bisogno di tecnologia e fantasia (di cui noi Italiani abbondiamo) e che può darci materie prime e appoggio militare.
Purtroppo è difficile contrastare un infame mondialismo che ha evidentemente già designato l’Italia come contenitore degli illegali, con la complicità delle quinte colonne interne che non si curano di quale nazione potranno amministrare (sotto mandato straniero ed eterodiretti), pur di impossessarsi delle poltrone dalle quali oggi sono, fortunatamente, escluse.
Del resto il primo atto contrario al Centro Destra di Fini, nel settembre 2003, fu proprio la proposta di concedere il voto agli immigrati, cavallo di battaglia di tutta la sinistra.
Accoglienza, permesso di soggiorno, cittadinanza, voto, ecco le tappe per devastare la Nazione Italiana alle quali si prestano i “patrioti” che hanno sventolato il Tricolore appena un mese fa.
Il tutto in piena sintonia con quella sovrastruttura di poteri forti internazionali che, senza alcuna legittimazione popolare, pretende di dettare tempi e regole dello sviluppo mondiale, come giocando su una gigantesca scacchiera, in cui noi Italiani siamo considerati sacrificabili come un pedone marginale.
Ma la sovrastruttura (che somiglia comunque sempre più alla Spectre nei film di James Bond) fa solo quel che le detta una visione economicista e internazionalista della società.
Grave invece è la responsabilità delle quinte colonne interne, che fanno mancare una doverosa solidarietà per sposare, con l’unico fine della poltrona personale, politiche antinazionali che porterebbero l’Italia a diventare un gigantesco meticciato, senza radici e senza futuro che non sia servile e senza Libertà, Indipendenza e Sovranità.

Entra ne

10 aprile 2011

Bombardare la Libia ? Cosa date in cambio ?


La Nato, con una arroganza ed un pressapochismo che non può che far attribuire tale richiesta all'attuale amministrazione americana, ha chiesto che l'Italia partecipi ai bombardamenti contro la Libia.

I geniali artefici di questa guerra di sinistra (infatti è pressochè unanimemente respinta dai commentatori di Centro Destra) hanno sottovalutato Gheddafi, nonostante gli ammonimenti di Berlusconi costretto a fornire le basi e supporto logistico dai ricatti e dalla pressioni internazionali, ma che ha saputo dire che i nostri aerei non avrebbero sganciato bombe (quale differenza con i grappoli lanciati sulla Serbia dal governo D'alema per un'altra guerra di sinistra !).

Adesso la situazione è di stallo.

Gheddafi rosicchia qualche metro, ma non riesce a riportare ad unità il territorio libico perchè pesantemente danneggiato dai bombardamenti della triade Stati Uniti-Francia-Gran Bretagna, ma da parte loro i ribelli stanno mostrando la loro totale inconsistenza non riuscendo a sfondare il fronte nonostante l'appoggio occidentale.

Anzi costoro pretendono sempre di più: più armi, più bombardamenti e, magari, anche più uomini.

Infatti la Nato sta meditando una missione terrestre “umanitaria” di interposizione.

In pratica fare da scudo ai ribelli e sparare all'esercito di Gheddafi. In questo quadro si pensa ad un maggiore sforzo bellico dall'alto e si chiede all'Italia di partecipare.

Per il modo in cui la richiesta è stata presentata ci vorrebbe una sola risposta: NO !

Però i ricatti e le pressioni internazionali sono sempre all'ordine del giorno e allora, visto che comunque la sorte di Gheddafi è segnata e il tappo è saltato, applichiamo il caro, vecchio, do ut des.

Noi possiamo anche mandare una decina di Tornado a bombardare … in cambio di cosa ?

A noi Italiani interessano due aspetti.

1) Bloccare l'immigrazione e ripulire la nostra terra da chi già è arrivato.

Che poi lo si faccia in un modo o in un altro (dirottarli in altri stati europei o extraeuropei, rispedirli a casa e, comunque, respingere i nuovi barconi) non ha importanza, purchè lo si faccia.

2) Vedere confermati tutti i contratti economici con la Libia per gas, petrolio e infrastrutture, negli stessi termini e quantità.

Intanto registriamo che il primo petrolio venduto dai ribelli di Bengasi è stato dato alla Cina.

Non mi sembra un buon segno, soprattutto perchè l'Occidente rischia di fare la figura del piffero di aver battuto l'albero, fatto cadere i frutti che poi si prende qualcun altro.

Di simili “successi” ne faremmo a meno.

Tornando a bomba, anzi alle bombe.

Se ci chiederanno di bombardare, che bombardamenti siano, purchè l'Italia ne abbia una congrua e utile contropartita.


Entra ne

09 aprile 2011

Marcello Veneziani sulla XII disposizione transitoria


Marcello Veneziani si conferma un faro per la Cultura.

I suoi editoriali ne Il Giornale sono intrisi di concretezza e buon senso, cioè tutto ciò che manca alla sinistra e la sua rubrica Cucù riesce a focalizzare in poche parole, con grande efficacia, i principali temi che arrivano all'ordine del giorno politico e non.

Così la reazione isterica e compulsiva alla tardiva ma necessaria proposta per abrogare la XII disposizione transitoria della costituzione del 1948.

Ne ho scritto (e continuerò a farlo perchè credo che la Libertà non esista quando si vuole imporre il bavaglio alle idee e alla possibilità di manifestarle con i nomi e i simboli che le richiamano) ed ecco cosa ne pensa Marcello Veneziani nell'odierno Cucù ne Il Giornale .


Tranquilli, non c'è il Duce in sala d'attesa

di Marcello Veneziani


Abolire il reato d'apo­logia del fascismo non sarebbe un ritor­no al fascismo, semmai un ritorno alla de­mocrazia...


Ma cosa c'entra l'accusa di fascista a Corsaro che citava Moro e Borselli­no?

Se vuoi squalificare qualcuno lo in­chiodi al fascismo.

È un effetto perverso della famosa norma costituzionale sul partito fascista.

Sarà inopportuno chiede­re di cancellarla, ma abolire il reato d'apo­logia del fascismo non sarebbe un ritor­no al fascismo, semmai un ritorno alla de­mocrazia.

Perché con quella legge specia­le del '52, nata per attuare quella norma, si punisce un reato d'opinione e i reati d'opinione ledono la democrazia.

È la leg­ge Scelba, e così è la legge Mancino.

Direi la stessa cosa se una norma punisse l'apo­logia di comunismo o, che so, di giacobi­nismo.

Se proprio volete una democrazia minorenne, sotto tutela, allora modifica­te quella legge speciale in divieto d'apolo­gia di tutti i regimi dittatoriali e totalitari.

Sarebbe più equo, pur restando una leg­ge contro la libertà d'opinione.

Ma sareb­be meglio non punire le idee, anche sba­gliate.

Sul piano dei fatti, l'apologia del fasci­smo è stata alimentata dal proibizioni­smo, cioè dal fascino del vietato.

Proibire idee, simboli e storie, significa incentivar­ne l'uso trasgressivo.

Sul piano del giudi­zio storico - ma qui è inevitabile è benefi­co che i giudizi divergano- non credo che il male assoluto sia il fascismo, al punto da meritare l'unico divieto penale vigen­te.

La storia è piena di regimi dispotici, persecuzioni e massacri, mica uno solo.

Per esempio, uccise più antifascisti italia­ni il comunismo tra i rifugiati in Urss -1020 tra fucilati e deportati (fonte: Dun­dovich- Gori, Italiani nei lager di Stalin, ed. Laterza) - che il fascismo in Italia (mi pare 17 nell'arco intero del regime).

Quel reato poteva avere un senso in una nor­ma transitoria perché eravamo appena usciti dal fascismo.

Ma non 66 anni dopo la sua morte.

Una sana e robusta costituzione puni­sce gli atti violenti o violanti, non le idee.

Ma la proposta parlamentare di abroga­zione è stata tradotta in modo falso e grot­tesco con: vogliono permettere di rico­struire il partito fascista.

Come dire: il du­ce è in sala d'attesa, aspetta solo che la Costituzione gli dia via libera.

Ma che gar­bo, duce, ma che rispetto delle regole...


Entra ne

08 aprile 2011

Politicamente corretto = bavaglio delle idee


In questi giorni abbiamo assistito al dispiegarsi del più squallido, ipocrita e meschino atteggiamento, proprio dei fondamentalisti del “politicamente corretto”.

Una proposta di legge per la tardiva, ma necessaria abrogazione della XII disposizione transitoria della costituzione del 1948, viene osteggiata in un rigurgito antifascista che non solo, dopo 66 anni, è privo di ogni motivazione, ma rappresenta anche l’incapacità di acquisire uno spirito liberale e democratico che non appartiene a chi vuole proibire le idee e la loro libera circolazione.

Nei confronti, poi, di chi esprime concetti tradizionali sul sesso, i talebani del politicamente corretto usano una duplice tattica.

Da un lato l’oblio cui sembrano condannate le colte esternazioni del Cardinale Giacomo Biffi, già Arcivescovo di Bologna, che dopo aver (nel lontano settembre 2000) lucidamente focalizzato il problema dell’immigrazione prima di chiunque altro, oggi affronta il tema del come un cattolico debba considerare l’omosessualità, ricordando le chiare parole di condanna di tale condizione che San Paolo scrive nella sua Lettera ai Romani.

Dall’altro, davanti a logiche considerazioni storiche sulla parte avuta dalle devianze sessuali nella fine delle antiche civiltà, del Vicepresidente del Cnr Roberto De Mattei, viene scatenato un fuoco di sbarramento che comprende la richiesta di rimozione dall’incarico.

In sostanza, se uno ha idee differenti da quelle certificate corrette da una congrega autoreferenziale di lobbies, non dovrebbe lavorare.

Mi ricorda quello che, dicono, accadesse 500 anni fa con la Chiesa o, più recentemente, nei regimi totalitari nazionalsocialisti e comunisti.

Ma l’offensiva dei fondamentalisti del buonismo, non finisce qui.

Gli immigrati dobbiamo accoglierli, sfamarli e alloggiarli.

Tutto, naturalmente, a spese nostre per un presunto obbligo di fantasiose e inesistenti colpe del passato.

Ma gli unici coglioni che provano un simile senso di colpa li troviamo in Italia, visto che in Francia si guardano bene dal criticare un governo che, fregandosene altamente dell’europa e dell’umanitarismo peloso, ha chiuso le frontiere e ci rispedisce quei pochi immigrati che riescono ad andare oltre confine.

Capita raramente, ma dovremmo talvolta imparare dalla Francia cosa voglia dire “interesse nazionale”.

E che dire di ripetute sentenze della magistratura che, praticamente ogni giorno, smantellano leggi e provvedimenti tra i più graditi al Popolo ?

Non si è ancora spenta l’indignazione per l’arresto della guardia giurata che a Quinzano d’Oglio ha abbattuto due rapinatori, che oggi veniamo a sapere che la corte costituzionale ha cassato alcune parti del decreto sicurezza di Maroni del 2008, là dove consentiva ai sindaci interventi a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica.

In compenso, però, è in voga il voyeurismo sulle prestazioni sessuali del Premier, lo spionaggio sulle sue telefonate e sui regali che liberamente, con i suoi soldi, dispensa.

Non credo che una società fondata su simili impicci possa reggere a lungo senza che si manifestino, in modo violento, le contraddizioni tra un potere (non elettivo) occupato da una minoranza autorefenziale e una volontà popolare costantemente ignorata e calpestata.


Entra ne

07 aprile 2011

Magistrati sempre meno in sintonia con il Popolo


Se qualcuno, leggendo il titolo del post, pensasse che è l’ennesima critica alle aggressioni portate al Premier, sbaglierebbe.

Se, infatti, il problema della giustizia (con la “g” volutamente minuscola, non posso pensarla in altro modo per quella che è) in Italia fosse solo l’accanimento contro Berlusconi ... beh, credo che potrebbe anche essere genericamente tollerabile (mai, comunque, accettabile per uno che abbia come faro la libertà individuale, perchè il torto fatto anche ad una sola persona è lesivo dell’intero sistema che deve fondarsi sul rispetto dell’Individuo).

Purtroppo leggiamo che sono pendenti 6 milioni di cause civili e che per ottenere una sentenza definitiva in certe materie (successioni, condomini, infortunistica ...) occorrono anni ed anni, anche decenni.

Una dozzina di anni per i processi del lavoro (così uno finisce direttamente in pensione ...).

Processi per questioni bagatellari e “di principio”, che impegnano giudici poco attratti da simili cause e molto propensi al rinvio.

E per ogni udienza, anche dove si registra il semplice rinvio, gli avvocati segnano un diritto per competenze e onorari.

Aumentano così i costi senza alcun risultato per chi chiederebbe Giustizia (questa volta con la “G” maiuscola perchè mi riferisco al concetto astratto .. troppo astratto in Italia).

Così è stata predisposta una legge, sulla “mediaconciliazione” che, come tutte le iniziative può essere migliorabile, ma che consentirebbe di abbreviare i tempi di Giustizia, basandosi sul buon senso di un Mediatore.

Probabilmente è un’ottima legge visto il fuoco di sbarramento che sta subendo con ricorsi al Tar e la minaccia di sollevare la questione di incostituzionalità.

Esattamente come sta capitando al c.d. “milleproroghe” là dove ha cercato di porre un punto chiaro sulla questione degli interessi anatocistici, per evitare che si debbano sempre riaprire vecchie questioni e prolungare cause, all’infinito, con interpretazioni e sentenze contraddittorie.

Una lunga premessa per delineare il quadro di disfacimento della giustizia italiana che legittimamente aumenta la sfiducia del Popolo nelle procedure e nell’ordine giudiziario.

Ma anche i magistrati mettono generosamente del loro.

Prendiamo il caso, che avevo affrontato nel blog Non si abbia timore di punire Caino , che ha visto sfortunato protagonista una coraggiosa guardia giurata che, a Quinzano d'Oglio ha sventato una rapina in banca affrontando tre banditi in fuga, abbattendone due e ferendone uno.

La guardia è stata messa in stato di fermo.

La motivazione ?

Non doveva sparare perchè non era in pericolo la sua vita.

In pratica vorrebbero si applicasse il principio “ponti d’oro al nemico che fugge”.

Peccato, però, che un nemico lasciato fuggire è un nemico ancora pronto a colpire.

Magari quei tre, se non fossero stati affrontati dalla coraggiosa guardia giurata, avrebbero compiuto un’altra rapina di lì poco e non è detto senza danni non solo per le proprietà ma anche per l’incolumità dei rapinati.

Così, invece, sono stati neutralizzati.

Naturalmente morire per una rapina è eccessivo, ma chi delinque deve mettere nel conto ogni conseguenza a proprio carico.

Anche questo è un deterrente.

E’ invece incentivante alla criminalità l’intimidazione che viene operata nei confronti di chi ha, per sua professione, l’incarico di contrastare il banditismo, quando ogni azione di difesa e tendente a neutralizzare il criminale viene pesantemente sanzionata con processi, indagini e addirittura arresti.

I comportamenti reattivi come quello della guardia giurata dovrebbero invece essere incentivati e premiati, per contrastare la delinquenza.

I magistrati che, invece, iscrivono nel registro degli indagati e poi arrivano a processare chi si difende o chi reagisce alla violenza altrui, dimostrano di essere su un altro pianeta rispetto al sentimento popolare, non rendono un buon servizio alla Giustizia e neppure al loro ordine.

Per verificarlo, basta annotarsi le percentuali bulgare (80-90 %) dei lettori dei quotidiani che rispondendo, ai sondaggi spot che vengono effettuati, confermano che sì, la guardia giurata ha fatto bene a sparare.


Entra n

e