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12 maggio 2011

Lega Calcio: torna d’attualità il monologo di Menenio Agrippa

Prendiamoci una pausa dalla politica italiana per parlare di calcio.
Non di quello giocato che ha visto il Milan vincere lo scudetto, ma di quello che rimane dietro le quinte, pur essendo fondamentale per lo sviluppo del nostro movimento calcistico e sportivo.
La Lega Calcio, come noto, si era ulteriormente divisa tra società di serie A e di serie B a causa della spartizione dei diritti televisivi.
E’ indubbio che le cosiddette “grandi” (Milan, Juventus e Inter lo sono per città, patrimonio, tifosi e titoli, qualche dubbio potrei averlo per Roma e Napoli che, assieme, hanno meno titoli del Bologna) raccolgono una massa di tifosi di gran lunga superiore a quella delle altre squadre e questa è la valutazione principe per chi paga, cioè le televisioni, perchè possono a loro volta farsi pagare le inserzioni pubblicitarie tanto più, quanto più sono potenzialmente viste.
Mi sembra che le squadre cosiddette “minori”, che pure rappresentano tradizioni nobili e storiche del calcio italiano (Bologna, Fiorentina, Lazio, Genoa, Sampdoria su tutte) siano comunque essenziali per la riuscita di un campionato ed è fuori luogo l’arroganza di chi, come il rampollo di casa Agnelli, minaccia di uscire dalla Lega per partecipare ad altri campionati.
Tutto sommato li vorrei vedere Agnelli, Moratti, Galliani, De Laurentis e quello nuovo della Roma, andare con il cappello in mano ad elemosinare in giro per l’europa un posto per la loro squadra nei campionati inglese, piuttosto che tedesco, spagnolo o francese.
Il titolo italiano, quello di “Campione d’Italia” che è il più importante in assoluto nel mondo del calcio Tricolore, rimarrebbe ad una delle squadre che giocherebbero il campionato italiano e, forse, il torneo sarebbe di gran lunga più appassionante, equilibrato, senza arbitri condizionati nei giudizi e, probabilmente, anche più economico con ampie possibilità di puntare sul rinnovamento, sul vivaio e senza spendere, come i presidenti ricchi e scemi di una volta, per acquistare mezze cartucce dall’estero, solo per “stare al passo” con i club più danarosi.
Non credo convenga alle”grandi” l’atteggiamento arrogante, come le “piccole” avrebbero sicuramente una “torta” inferiore di diritti.
Torna di attualità il monologo di Menenio Agrippa che abbiamo tutti imparato dai libri delle elementari.
Patrizi e plebei, squadre “grandi” e “piccole”, come le membra di un corpo e lo stomaco.
Se le membra non portano il cibo allo stomaco, muore tutto il corpo.
I patrizi e i plebei di duemilacinquecento anni fa capirono l’antifona e Roma divenne quella potenza mondiale mai più superate.
Il calcio italiano saprà mostrarsi ugualmente saggio ?

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