Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

31 agosto 2011

Presunzione di innocenza

In questi giorni la sinistra è in difficoltà per la vicenda che coinvolge, a livello apicale, l’ex presidente della provincia di Milano e potentissimo esponente del pci/pds/ds/pd Filippo Penati.
Come è ovvio (e giusto) la (poca) stampa di Centro Destra riserva al Penati lo stesso trattamento che la stampa di sinistra ha sempre riservato in casi analoghi agli esponenti del Centro Destra.
Forse senza quel pizzico di cattiveria in più che emerge sempre a sinistra.
La stampa di sinistra cerca compensazioni e si butta a capofitto contro il povero Claudio Scaloja e la sua casa davanti al Colosseo, sfruttando, ancora una volta, l’ennesima inchiesta da parte di una procura.
Il pci/pds/ds/pd, come ha sempre fatto, scarica vergognosamente i suoi esponenti colti o anche solo sospettati di aver messo le mani nella marmellata, anche quando lo hanno fatto “per il partito”.
Mi sovviene una vecchia barzelletta dell’ingegnere che costruì una casa senza servizi igienici.
Il committente lo insultò brutalmente, ma l’ingegnere non si scompose e promise di trovare lui gli acquirenti.
Il giorno dopo telefonò al committente e disse: venduti tutti e quattro gli appartamenti.
Gli fu chiesto come era possibile, visto che mancavano i servizi igienici.
Semplice, rispose:
Primo piano all’MSI: i missini tengono duro.
Secondo piano alla DC: i democristiani dicono tanto di fare, fare e non fanno mai niente.
Terzo piano al PCI: i comunisti danno tutto al partito.
Quarto piano al PLI: i liberali sono quattro gatti e possono andare sul tetto.
Naturalmente era una barzelletta che, come tutte quelle del genere, aveva e conserva un fondo di verità.
Diventa quindi ancor più ripugnante l’atteggiamento di chi scarica quanti si sono sacrificati “per il partito”, fermo restando che i colpevoli vanno sempre puniti.
Da questo punto di vista molto meglio il comportamento coerente del Centro Destra che difende i propri uomini, sia perchè mi sembra abbastanza fondato il fumus persecutionis vista l’insistenza ad indagare nella nostra Area politica, sia perchè è la corretta applicazione della presunzione di innocenza.
La colpevolezza di una persona esiste solo con la sentenza definitiva passata in giudicato di condanna.
Ogni altro atteggiamento sarebbe un violare i diritti dell’accusato e provocargli un danno che dopo una eventuale (e stante ai precedenti: probabile) assoluzione non potrà mai essergli risarcito.
Per questi motivi sono d’accordo con chi ha votato contro l’arresto di Papa e Tedesco e per questi motivi considero le campagne incrociate contro Penati e Scajola indegne di una nazione civile.
Papa, Tedesco, Penati, Scajola non avrebbero dovuto essere assoggettati a provvedimenti restrittivi o a dimissioni e neppure alla inquisizione all’interno del loro partito.
Solo davanti ad una eventuale condanna derivante da sentenza definitiva passata in giudicato, anche i partiti potrebbero prendere provvedimenti.
Fermo restando che, ove il Popolo, con il proprio voto, confermasse la fiducia in tali soggetti, non ci sarebbe alcuna condanna che tenga, perchè la Sovranità appartiene al Popolo che si elegge i rappresentanti e gli amministratori che vuole.

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30 agosto 2011

Il colpo di reni di Berlusconi

E’ancora presto per formulare un giudizio definitivo che potrà esservi solo con l’approvazione del provvedimento e la lettura del testo finale, ma si può dire che con le modifiche concordate ad Arcore assieme ai dirigenti del Pdl e della Lega, Berlusconi abbia iniziato il suo riscatto con un bel colpo di reni.
L’abolizione del balzello rappresentato dalle addizionali irpef è un chiaro sintomo di quanto stia a cuore al Premier il principio di non mettere le mani nelle tasche degli Italiani.
Purtroppo non ha potuto portare tale comportamento fino alla logica conseguenza anche della eliminazione dell’odioso aumento (del 60%, dal 12,5 al 20%) delle tasse sui rendimenti e guadagni di borsa e il ben più che usurario aumento del bollo sui depositi amministrati (fino ad oltre il 3000% per i depositi di valore superiore a 500mila euro nel 2013).
In compenso vengono ridotte (ma perchè non eliminate del tutto ?) le agevolazioni concesse alle cooperative e non viene aumentata l’iva.
La riduzione dei parlamentari, l’abolizione delle province e l’obbligo per i comuni di organizzare servizi intercomunali sono altri provvedimenti che consentiranno risparmi strutturali.
Non vi è stato sufficiente coraggio nei confronti delle pensioni.
Condivido l’ipotesi di Casini e del terzo polo per tagliare il nodo gordiano e disporre che si vada, tutti, in pensione a 65 anni dal 1° gennaio 2012.
La scelta, ormai evidente, dei piccoli passi per arrivare a tale traguardo, invece, è una scelta timida e iniqua nei confronti di chi vede annullati (ma solo per il computo dell’anzianità, non per il calcolo della pensione) gli anni riscattati di laurea e, soprattutto, il servizio militare, gratificando così solo gli imboscati che non hanno servito la Patria in armi.
Complessivamente, però, se rimarrà la soppressione delle festività civili, la manovra come ne esce dal vertice di Arcore è sensibilmente migliore di quella scritta da Tremonti.
L’aver accantonato l’aumento dell’iva è anche di buon auspicio per la prossima riforma fiscale.
Abbiamo, con tale opportunità, un “tesoretto” che potrebbe consentire al governo di ridurre le tasse, fermo restando che l’impegno prioritario è quello di tagliare le spese per ridurre il debito pubblico.
Berlusconi ha cominciato il suo riscatto nei confronti del suo elettorato.
E’ da incentivare il suo sforzo perchè continui su questa strada, approvando in fretta la manovra per poi dedicarsi ad ulteriori tagli della spesa pubblica che incernerebbero una amministrazione virtuosa, contrapposta ad una amministrazione viziosa che penserebbe solo ad aumentare le aliquote, a patrimoniali, ici e quant’altro possa servire per sottrarre denaro dalle tasche dei cittadini.

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29 agosto 2011

Tasse, ticket ed esenzioni

Siamo alla stretta finale sulla manovra prima del passaggio parlamentare.
Quello che esce sulla stampa, oltre a non essere univoco, non rappresenta quella novità necessaria ad affrontare il debito pubblico, anzi le resistenze corporative stanno spingendo verso la più classica, inutile e dannosa tra le manovre: più tasse e meno tagli alle spese.
Se è un bene la soppressione delle addizionali irpef ipocritamente chiamate “contributo di solidarietà”, è un male il permanere delle tasse sui risparmi (aumento dell’aliquota su rendimenti e guadagni e tassa sui depositi amministrati) e l’aumento dell’Iva.
Pessime le idee che continuano a circolare di patrimoniale.
A questo proposito ha ripreso vigore la polemica contro le esenzioni di cui gode la chiesa, ma non solo.
Infatti ad essere esenti sono una varietà di enti e associazioni con i rispettivi immobili, che godono anche di trattamenti di favore da parte degli enti locali come sembra accertato a Bologna .
La battaglia per “far pagare” anche questi enti e associazioni è, però, fuori luogo quando si vuole far pagare il possesso di un immobile, di un bene, mentre è pertinente quando si chiede che tutti paghino agli enti locali le locazioni e ai prezzi di mercato.
E’ sbagliata perchè la giusta battaglia sarebbe quella di chiedere l’esenzione per tutti, non la gabella per tutti.
Potrei capire se le tasse su un immobile fossero pagate quale corrispettivo ad un servizio (fogne, raccolta rifiuti, gas, acqua ...) ma così non è perchè per ognuna di quelle voci vi è già una specifica tassa.
Allora la ratio alla base dell’imposta sugli immobili è solo una meschina ritorsione nei confronti di chi possiede qualcosa, senza che gli si dia nulla in cambio.
Se ci riflettete è lo stesso sistema che gli stati centralisti hanno usato contro i nobili nel passato per impoverirli e sostituirli con una nuova classe dirigente, più legata al sovrano che alle terre.
La tassa sul possesso è, quindi, una tassa iniqua e punitiva che non offre in cambio nulla al soggetto che la subisce.
Analogamente possiamo parlare dei ticket.
Ognuno di noi paga fior di quattrini per il servizio sanitario nazionale e pur essendo trattenuta una percentuale uguale per tutti, chi ha di più paga di più.
E’ evidente, infatti, che se io ho un reddito di 1000 il suo un per cento è 10, mentre se Tizio ha un reddito di 1000000, l’un percento di un milione è 10.000, quindi paga comunque di più.
Applicare i ticket (sui quali, peraltro, non sono contrario perchè credo che vi sia un abuso soprattutto nell’acquisto di farmaci “tanto paga lo stato") in modo differenziato e progressivo diventa quindi un duplicare una tassazione a danno di chi già paga di più.
Senza considerare che credo tutti noi abbiamo valutato quanto meglio saremmo trattati se tutti i soldi finiti nel Moloch della sanità pubblica li avessimo utilizzati per una polizza sanitaria privata.
Comunque la si giri, la soluzione non può che essere la riduzione, drastica, della spesa pubblica e una forte espansione del privato in quelle attività che, malamente gestite dal pubblico, hanno creato clientele e debito da affrontare non con nuove o aumentate tasse, ma con il suo abbattimento.

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28 agosto 2011

Non toccate nulla, tranne le nostre tasche !

Ma perchè devono sempre tassare ?
Bersani intima di non toccare le pensioni di reversibilità.
La cgil sciopera intimando di non toccare i diritti dei lavoratori.
La Confindustria intima di riforme per stimolare la crescita (nuove rottamazioni ?).
La Confcommercio intima di non toccare l’iva.
La Lega intima di non toccare le pensioni di anzianità.
Nani e ballerine intimano di non toccare i fondi per la “cultura”.
I sindaci e i presidenti di province e regioni intimano di non toccare gli enti locali.
E allora chi sono gli unici che si possono “toccare” , anzi depredare ?
I cittadini, con le tasse sui redditi, sui risparmi, sui patrimoni.
Mercoldì scorso il quotidiano Libero ha esposto una serie di provvedimenti che potrebbero, in modo strutturale, ridurre il debito pubblico senza intervenire direttamente nelle tasche dei cittadini con tasse nuove o aumentate, ovvio che qualcuno ci avrebbe rimesso: tutti cooro che orbitano intorno alla spesa pubblica che verrebbe drasticamente tagliata..
Venerdì ne Il Resto del Carlino un commentatore di economia (Giuseppe Turani) affermava che la manovra da 45 miliardi nasce già “vecchia” visto l’andamento generale dell’economia.
Giovedì pomeriggio una voce che indicava un possibile taglio del rating della Germania faceva crollare le borse (Francoforte fino a -4% poi recuperato al -2%, Milano annullando tutti i margini di guadagno fino ad allora maturati), dimostrando come persino la “Crante Cermania” era allo stesso livello di rischio dei “pigs”.
Nelle varie ipotesi alternative alla manovra del governo, entra sempre una qualche tassazione nuova o in aumento.
La patrimoniale è gettonata dalla sinistra e, adesso, persino dalla Lega, mentre l’addizionale irpef sembra che venga solo “rimodulata” e non cancellata come dovrebbe essere.
Sembrano invece tutti stranamente d’accordo e concordi sull’aumento delle tasse sui risparmi che si articolano in due mosse:
- aumento al 20% della tassazione sugli interessi e guadagni di borsa (con esclusione dei titoli di stato);
- aumento del bollo sui depositi amministrati: un aumento che definire usurario è poco, visto che arriva fino ad oltre il 3000% (no, non è un refuso: tremila per cento, visto che nel 2013 potrebbe passare per i depositi con oltre 500mila euro di valore da 34,20 a 1100 euro, il conto è presto fatto).
Eppure dovrebbe essere logico comprendere che se, incrementando le entrate, si fornirà allo stato nuovo carburante per alimentare la spesa pubblica, questa non sarà mai tagliata e ci ritroveremo sempre con un debito incolmabile e con la necessità di sempre più frequenti manovre utili solo a migliorare la percentuale, ma non a risolvere il problema.
Tassare è la soluzione più facile, ampiamente utilizzata nella prima repubblica - chi ci ha regalato il debito odierno - da quando i socialisti entrarono al governo, ma è tipica dei pessimi amministratori.
I buoni amministratori sono quelli che, invece, creano ricchezza per il futuro e consegnano i libri contabili senza debiti per il futuro che si alimentano in un circolo vizioso.
Finora Berlusconi rientrava tra questi.
Mi auguro che sappia correggere gli errori che i suoi consiglieri e ministri di estrazioni socialista stanno per fargli commettere.


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25 agosto 2011

Calciatori in sciopero ?

Non so se sabato e domenica inizierà il campionato di calcio.
Mi sembra fuori da ogni logica lo sciopero dei calciatori.
Indipendentemente, però, da quel che sortirà nelle prossime ore, le cause dell’attuale situazione meritano una nota.
Da oltre un anno i calciatori sono senza contratto nazionale.
Già questa è, a mio avviso, una stortura: considerare il calciatore un lavoratore dipendente, con tutto quel che ne consegue.
Voler far rientrare i calciatori nell’ambito di una categoria di lavoratori mi sembra una forzatura degna del comunismo reale che tutto vuole incasellare e inquadrare.
L’aver accettato questa forzatura ha portato, come ovvia conseguenza, alla trattativa bizantina per  la formulazione di un contratto base che abbia valore erga omnes e che i calciatori più ricchi giustificano in relazione alle disagiate condizioni di quelli meno fortunati.
Si potrebbe dire che il calcio è un gioco e che dovrebbe essere trattato come tale, quindi come attività collaterale/residuale rispetto alla propria professione.
Ma sarebbe un teorizzare fuori dalla realtà.
Più concretamente il calciatore che non vale uno stipendio adeguato ad una vita e un futuro dignitoso, probabilmente dovrebbe mettersi il cuore in pace e trovarsi un lavoro.
Mentre chi ha un contratto adeguato (e spesso ben più che adeguato) dovrebbe magari rinunciare a qualche emolumento per sottoscrivere quei piani di pensione e polizze sanitarie, che sicuramente gli esperti di assicurazioni potrebbero studiare per loro, al fine di tutelarsi per il dopo carriera (ma nulla vieta di andare a lavorare a 30-35 anni ...) e in caso di malattia.
Il saldo per le società sarebbe invariato, i calciatori sarebbero meno Paperoni e, forse, meno inclini a fornire argomenti di pettegolezzo ai giornali specializzati in tale settore.
Ma hanno voluto considerarli lavoratori dipendenti e dare loro un contratto, quindi si applicano le regole, anche nelle relazioni sindacali, del lavoro subordinato.
Dopo un anno di trattative si è giunti al punto di contrasto: gli allenamenti separati dei quanti fossero “fuori rosa” per motivi vari.
E’ una pretesa da parte dei calciatori di imporre la presenza di chi, magari per motivi disciplinari, è fuori squadra.
In questo hanno certamente torto perchè non possono determinare la gestione della squadra, degli allenamenti e la formazione da schierare, prerogative della società e dell’allenatore.
Ma, a rigor di contratto, potrebbero aver ragione sull’altro ostacolo (forse quello reale) se è vero che nel loro contratto si parla di cifre “nette”, nel chiedere che l’eventuale irpef aggiuntiva prevista nella manovra per i redditi superiori ai 90 mila euro (lordi) sia posta a carico delle società.
Naturalmente con una tale formalità a scapito della sostanza, non solo si perderebbe la natura solidaristica del contributo richiesto, ma sarebbe un salasso per le casse di società tutte più o meno indebitate, colpa di presidenti che hanno elargito oltre ogni limite della decenza, senza sapere contrastare in tempo le pretese dei giocatori.
Le società, in un soprassalto di dignità e responsabilità ora pare resistano, rivendicando il diritto all’organizzazione della squadra, alla gestione degli allenamenti e rifiutandosi di pagare l’eventuale balzello imposto dalla crisi.
I giocatori, per bocca del loro presidente Tomasi confermano lo sciopero per la prima giornata di campionato.
E se i presidenti tenessero duro, cosa farebbero ?
Sciopero tutte le domeniche ?
Ecco un’ottima occasione per abbattere i costi del calcio: i presidenti facciano giocare la primavera.
Ne guadagnerebbe l’equilibrio del campionato e anche il futuro del nostro calcio.

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24 agosto 2011

La via comunista al fallimento:tasse e scioperi

Immaginate Bersani con un colbacco e un cappottone scuro.
Lo potremmo inserire senza stonare tra gli imbalsamati gerontocrati sovietici (Brezenv, Andropov, Gorbachev, Gromiko) mentre assistevano alla parata del primo maggio sulla piazza rossa.
E se, come sostenevano i greci antichi, l’aspetto esteriore corrisponde a quello interiore, possono cambiarsi il nome mille volte, ma i comunisti restano tali, sempre.
Che simili tesi di carattere lombrosiano abbiano una qualche fondatezza lo possiamo ricavare dalle notizie giunte ieri dal pci/pds/ds/pd e dalla cgil.
Bersani ha tenuto una conferenza stampa in cui ha illustrato il suo piano economico.
Articolato su vari punti, almeno uno è apparentemente positivo: le liberalizzazioni e privatizzazioni.
Essendo però molto generico, non vorrei si trattasse di svendere ciò che non interessa (come fece Prodi) e trattenere invece ciò che è utile per le proprie clientele (leggi Rai).
L’impianto generale, però, è la classica, giacobina proposta tesa non a tagliare le spese, bensì ad impoverire i risparmi degli Italiani, dando ragione al mio amico Starsandbars  che da tempo sostiene che i comunisti amano a tal punto i poveri da volerne aumentare il numero, rendendoci tutti poveri.
Contrario ad ogni principio di affidabilità è la proposta di tassare i capitali rientrati in Italia sotto la garanzia dello “scudo” e mediante il pagamento di una percentuale che tale doveva essere e tale deve restare.
Altrettanto punitiva la pretesa di una nuova asta delle frequenze televisive, una autentica norma contra personam, che vorrebbe riaprire un discorso chiuso, violando quindi ogni certezza nei rapporti giuridici tra lo stato ed i privati che, in tal modo, non possono fare alcun affidamento sugli impegni dello stato, quindi non possono avere convenienza ad investire vista l’incertezza sulla stabilità delle leggi.
In questo modo il pci/pds/ds/pd non fa altro che incentivare la sfiducia verso le istituzioni, legittimando quanti esplorano le più diverse strade per salvare il proprio patrimonio, reddito e risparmi.
A ben vedere è con tale tirannia fiscale che si stimola quella evasione che, a parola, si vorrebbe combattere, ma nei fatti si alimenta.
Lasciamo perdere la solita demagogia delle tasse sui “grandi”patrimoni che, alla fine, si scoprono essere essenzialmente quelli del ceto medio e passiamo alla cgil che ha proclamato lo sciopero generale per il 6 settembre.
Un comportamento alla greca che può solo accelerare, invece di evitare, il traguardo del fallimento.
Stupisce che nel secondo decennio del terzo millennio ci sia ancora un sindacato che crede di risolvere i problemi proclamando uno sciopero generale, bloccando la produzione, creando disagi e facendo perdere a chi vi aderisce una parte del proprio stipendio.
Lo sciopero generale e le tasse sono la vecchia strada della prima repubblica che ci ha regalato 1900 miliardi di euro di debito pubblico, elargendo soldi nostri alle più disparate categorie e rendendo oltremodo difficile tornare ad una gestione virtuosa della spesa pubblica.
Perchè ogni volta in cui si pensa di ridurre le spese si devono toccare i benefici accordati a questi o a quelli che insorgono trovando sempre qualche comunista disposto a perpetuare strumentalmente lo stato di agitazione.
Così, al fianco di Bersani, sulla piazza rossa, assieme agli incartapecoriti gerontocrati sovietici, anche la Camusso non rappresenterebbe alcuna stonatura.
Una vera rinascita nazionale parte dalla riduzione delle tasse, dall’abbattimento della spesa pubblica, ma anche dal denunciare il ridicolo delle ammuffite ricette dei Bersani e delle Camusso.

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23 agosto 2011

Tripoli, bel suol d'amor

La crisi finanziaria ha lasciato il campo, negli ultimi due giorni, come prima notizia, a quelle che sembrano le ultime ore di Gheddafi.
I ribelli, con la copertura essenziale dei bombardamenti Nato, sono riusciti ad entrare a Tripoli.
Ci guadegneremo dall'imminente cambio ?
Ai posteri l'ardua sentenza.

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Bologna, 2 agosto 1980

Aperta una nuova inchiesta.
Sotto esame due terroristi comunisti tedeschi molto vicini agli ambienti del terrorismo palestinese.
Tale pista, negli anni, fu ripetutamente ipotizzata ma mai seguita da chi sposò, da subito, una verità ideologica: la strage doveva essere “nera”.
Un bel tacer non fu mai scritto.
Io non mi pronuncio.
Sarebbe meglio se, a fare altrettanto, fosse anche il presidente dell’associazione delle vittime perchè sia fatta piena luce e non si accontenti di una verità ideologica e di parte, ignorando o, peggio, boicottando i possibili sviluppi.

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22 agosto 2011

Il partito della spesa

Da tempo Bersani e compagni ci assillano con il ritornello per cui Tizio deve pagare, Caio deve pagare, Sempronio deve pagare.
Il pci/pds/ds/pd non ha altro scopo che quello di rastrellare denaro dalle nostre tasche.
Domenica scorsa, intervistato dal gr1, il responsabile economico di quel partito, Fassina, ha ripetuto il mantra: devono pagare quelli che non l’hanno mai fatto (i mitici evasori messi sistematicamente a bilancio tra le entrate) ... devono pagare quelli che hanno portato i soldi all’estero (ma poi si scopre che sarebbe un violare un accordo sottraendo denaro a chi quei soldi, confidando nella serietà dello stato ..., ha riportato in Italia) ... devono pagare i grandi patrimoni (ed è il concetto di “grande” che, in epoca di relativismo, fa venire i brividi) ...
Ammesso e non concesso che tali affermazioni possano avere un pregio superiore a quello di semplice propaganda, chi vi si abbevera dimentica che così facendo si fornisce allo stato carburante per proseguire a spendere e, anzi, per aumentare le spese.
Possibile che non pensino mai a ridurre le spese, anzichè aumentare le entrate ravanando vergognosamente nelle nostre tasche ?

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Chi è senza peccato scagli la prima pietra

Sono rimasto allibito nel leggere la facile demagogia del signor Bagnasco, capo della Conferenza Episcopale Italiana, in materia di evasione, missioni all’estero, redditi e tassazione in genere.
Pur non essendo praticante, difendo il diritto della chiesa cattolica di esprimersi sulle questioni inerenti la società civile (naturalmente scontando la libertà di critica di chi non condivide le sue esternazioni).
I suoi esponenti, però, devono stare attenti a lanciarsi in prediche banali, soprattutto quando si ergono a fustigatori dei costumi fiscali.
Non possiamo in tal caso dimenticare le cospicue esenzioni di cui godono i beni ecclesiastici.
La predica del signor Bagnasco sarebbe autorevole solo se accompagnata dalla rinuncia spontanea alle esenzioni di cui la chiesa gode.
Solo chi è senza peccato può scagliare la prima pietra.

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Lcdm in campo

Montezemolo, confidenzialmente Lcdm, non mi piace e non ho mancato di criticarlo.
E’ manifestamente l’uomo che i poteri forti hanno deciso di mandare a presidiare la politica, vista l’incapacità delle loro prime scelte (ormai relegate a comparse di opposizione) a ribaltare la maggioranza di Berlusconi.
Il suo programma, però, rappresenta quel che vorrei, in gran parte, fosse realizzato da un governo di Centro Destra.
Pensione a 67 anni per tutti (ovviamente gradualmente) ,
riduzione del debito pubblico con la vendita dei beni dello stato,
privatizzazione della rai (ma perchè solo di due reti e non di tutto il pacchetto,
magari con la tecnica dello “spezzatino” ?).
Mi convincono di meno la proposta del “contratto unico” e, soprattutto, la ossessione sulla patrimoniale che Lcdm propone, è vero, per i “grandi” patrimoni, ma sappiamo come si faccia presto a stiracchiare il termine “grande” in base alle convenienze di parte.
Lcdm non lo voterei mai (come mai avrei votato per Agnelli), ma questo non significa negare il riconoscimento a proposte apprezzabili, anche se la parte da cui provengono mi induce a domandarmi quale sia il suo reale disegno e, soprattutto, chi ci sia dietro ...


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Pci/pds/ds/pd come il cuculo

Il cuculo ha il vizio di approfittarsi del lavoro altrui per i propri comodi.
Il pci/pds/ds/pd sembra avere nel suo dna abbondanza di tale vizio.
Già quando era solo pci si era appropriato di un evento storico, oltre tutto manipolandone la reale portata, escludendo,dalla memoria delle vicende che portarono alla sconfitta nella seconda guerra mondiale, il ruolo fondamentale e imprescindibile degli Alleati Anglo Americani (un po’ come se i ribelli libici pensassero di aver vinto loro contro Gheddafi, ignorando che senza i bombardamenti della nato il Rais li avrebbe schiacciati in poco tempo) e trasformando, caso unico al mondo, la data della sconfitta in una festa da celebrare anno dopo anno, creando la percezione che la guerra fosse stata vinta (e neppure dagli AngloAmericani ...).
Poi hanno incamerato il termine “democratico”, quando ancora sostenevano i regimi comunisti (tuttora vigenti in alcuni stati particolarmente sfortunati) in Urss, Cina, Cuba, Cambogia dove la loro concezione di “democrazia” ha “fruttato” oltre centomilioni di morti e la realizzazione del sistema più oppressivo e tirannico che mai si sia manifestato nella storia dell’Umanità.
Crollato il comunismo si sono riciclati all’economia di mercato di cui, però, hanno acquisito solo l’aspetto peggiore, quello fiscale, hanno aperto ai “cattolici adulti” (una volta chiamati “sinistra indipendente”) usati come paravento per la politica immigrazionista, mentre nel contempo sostengono divorzio, aborto, eutanasia, manipolazione genetica, matrimonio omosessuale, liberalizzazione delle droghe “leggere”, pescando un po’ qua e un po’ là tra i libertari, i radicali, le lobbies di vario ... genere.
Si sono anche impossessati del Tricolore e di ciò che rappresenta (loro che hanno sbandierato prima un drappo rosso e poi uno arcobaleno) naturalmente stravolgendone il significato e declassando l’Italia da Patria e Nazione a paese aperto a chiunque salga su un gommone per sbarcarvi.
Anche Napolitano segue la stessa linea e ieri lo abbiamo vista arruffianarsi il popolo di comunione e liberazione (sulla cui profondità politica ricorderò sempre quando da studente universitario partecipai ad un loro incontro al termine del quale, in relazione ad un mio intervento, mi sentii dire che avevano capito che io ero di lotta continua ...) esprimendo il solito cumulo di banalità condivise e condivisibili, infarcite di stucchevole buonismo ed esposte con un’aulica retorica degna di miglior causa.
Il colmo, però, lo vedo da un manifesto con il quale provano a mettere nella loro bacheca anche la Libertà.
Quando è troppo è troppo e anche i cuculi trovano chi li caccia dal nido abusivamente occupato.

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Conti separati

Alcuni giorni fa Merkel e Sarkozy, creando una montagna di aspettative, si sono incontrati.
La montagna ha partorito il classico topolino, anzi le “proposte” dei due, che non hanno saputo fare altro che recitare il mantra della tassa sulle transazioni finanziarie, hanno affossato le borse, duplicando l’effetto delle parole del loro omologo d’oltre oceano alle cui esternazioni Wall Street rispose con sonori schiaffoni.
Merkel, per soprammercato, nel momento stesso in cui i dati hanno indicato una frenata dell’economia francotedesca, con una crescita trimestrale inferiore a quella italiana, ha rifiutato di discutere degli eurobond, perchè non vuole mettere in comune i debiti.
Conti separati, dunque.
Pensate un po’ quante situazioni cambierebbero se si applicasse lo stesso criterio anche tra le regioni italiane ...

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21 agosto 2011

Festività soppresse

Se la manovra di agosto contiene tre punti assolutamente inaccettabili
- le addizionali irpef
- la conferma dell’aumento delle tasse sui risparmi dal 12,50 al 20%
- la conferma dell’aumento dei bolli sui depositi titoli in relazione alla quantità di titoli posseduti,
vi sono, come sempre accade, altri elementi condivisibili.
Tra i vari aspetti positivi (taglio di poltrone, tagli di trasferimenti, conferma di ticket che sensibilizzano contro l’abuso del ricorso alla farmacia) è sicuramente da annoverare la soppressione di tre giornate festive per il calendario statale: 25 aprile, 1°maggio e 2 giugno.
Ho dei dubbi che tale virtuoso proposito verrà confermato in sede definitiva vista la mobilitazione convergente di vari interessi, ma il decreto presenta tali soppressioni ed è opportuno dare atto al Governo Berlusconi di una scelta impopolare, politicamente scorretta, ma virtuosa e positiva.
La ragione posta a fondamento di tale scelta è la necessità di non rallentare o fermare la produzione in tali giornate che, oltre alla singola giornata di pressochè totale astensione dal lavoro (quindi dal produrre beni o servizi con nocumento per il Pil nazionale) portano al corollario di furbeschi “ponti” per unire tali giornate ad un fine settimana (se non due) o al cronico assenteismo che segue sempre una giornata festiva.
Nessuno può contestare tale assunto.
Vero è che non si deve “vivere per lavorare”, bensì “lavorare per vivere”, ma le occasioni per riposarsi, per alternare adeguatamente i tempi del lavoro con quelli del riposo e dedicati a noi stessi ed ai nostri piaceri, restano comunque tanti.
Dalle domeniche alle festività religiose (che meritano un paragrafo a parte), fino alle ferie che, inevitabilmente, troveranno un incremento esattamente come avvenne nel 1977 quando per la prima volta furono soppresse sette festività infrasettimanali.
Francamente preferisco decidere io quando fissare una giornata di vacanza, piuttosto che vedermela imporre dal calendario, magari n base alle impostazioni ideologiche altrui che spesso non si condividono.
E se le festività soppresse diventano giornate di ferie in base alle scelte individuali la produzione non viene sospesa, bensì continua grazie ai turni tra colleghi che consentono a rotazione ad alcuni di riposarsi con le vacanze, mentre altri continuano l’attività.
Ma, qualcuno dice, il turismo subisce danni.
Probabile che vi sia una contrazione, ma recuperabile con l’aumento delle giornate di ferie a disposizione dei singoli che, anzi, potrebbero consentire di spalmare su un periodo più lungo le presenze.
Il vero punto dolente (per i talebani del politicamente corretto) sulla decisa soppressione è di chiara marca ideologica.
La sollevazione contro le odierne soppressioni è infatti capeggiata dagli irriducibili dell’antifascismo e del sindacalismo ottocentesco che vedono, ancora oggi, in quelle ricorrenze un momento da celebrare e di loro esclusiva pertinenza (come dimostrano i ripetuti fischi che – meritatamente – hanno accolto in passato gli esponenti del Centro Destra che – stoltamente – si intestardivano a partecipare alle relative manifestazioni).
E’ la dimostrazione (se mai qualcuno ne avesse avuto bisogno) di quanto tali date siano una scelta di parte e mai, in nessun caso, possano essere rappresentativi di quella Festa Nazionale condivisa e condivisibile che l’Italia non ha.
Del resto se il 4 novembre, già “soppresso” nel 1977, si celebra alla domenica, perchè altrettanto non dovrebbe essere fatto per tali date ?
Insorgono anche i fondamentalisti del laicismo che vorrebbero vedere eliminate anche le festività religiose.
A parte gli accordi concordatari (ma un trattato come lo si è sottoscritto così lo si può denunciare e modificare) mi sembra strumentale la posizione di chi da un lato sostiene il “diritto” degli immigrati alle loro celebrazioni religiose e dall’altro vorrebbe sopprimere le festività religiose della nostra Tradizione.
A maggior ragione se consideriamo che quasi tutte le festività religiose della Tradizione Cristiana (a parte Pasqua che, comunque, è sempre alla domenica) sono nate su più antiche Tradizioni Pagane, quindi appartengono senza alcun dubbio alle nostre Radici, al nostro essere più intimo e ancestrale.
Ecco perchè Natale, Ferragosto, primo gennaio devono restare, mentre 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno possono anche essere spostati alla domenica in cambio di tre giorni in più che, a nostra scelta individuale, potranno essere utilizzate in accordo con i propri Colleghi e nel rispetto del mantenimento del livello produttivo.
Ma dubito che il Governo resisterà su questa linea virtuosa ... intanto comunque si è infranto un tabù, il risultato arriverà con la prossima occasione.



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18 agosto 2011

Un Tea Party per l'Italia

Avevo in mente da tempo di scrivere sul Tea Party e su quanto sarebbe necessario che si realizzasse anche in Italia un movimento analogo.
Mi è venuto un post lungo il doppio del solito.
Pazienza.
Del resto è il post del fine settimana ...

Le manovre fiscali ordite dal socialista Tremonti a luglio ed agosto, lasciano sul terreno la credibilità di questo Centro Destra e, cosa più grave, del suo Leader Silvio Berlusconi che, ormai, non potrà più distinguersi dagli altri statalisti del teatrino della politica avendoci messo le mani in tasca ed anche in modo brutale (anche se sempre meno di quanto avrebbero fatto da sinistra).
Gli elettori del Centro Destra sono manifestamente ostili alle tasse e all’assistenzialismo di stato.
La nostra filosofia di vita è fondata sulla Libertà e sull’Individualismo e lo stato lo vediamo come dovrebbe essere: una unione di più Uomini Liberi accomunati dal vivere nel medesimo territorio, dal parlare la stessa lingua e dalle comuni radici etniche, religiose, storiche, per la difesa comune dai nemici esterni ed interni e per dare regole condivise ai rapporti interpersonali e tra le varie comunità.
Lo stato costa per svolgere i suoi compiti, ma certamente non può costare al punto da sottrarci il 50% o più del nostro reddito e risparmi.
Quando uno stato “sbraga” nel tartassare i cittadini con ogni sorta di balzello e gabella, allora questi hanno tutto il diritto a ribellarsi, a chiudere i rubinetti che forniscono il carburante della spesa pubblica ed a riprendersi ciò che appartiene loro.
Perchè ciò accada è necessario che questi cittadini liberi siano adeguatamente rappresentati.
Fino ad ora pensavamo che la rappresentanza potesse essere affidata nelle mani di Berlusconi, ora non è più così.
Berlusconi ha mancato nel ridurre le tasse e potevamo anche perdonarglielo in considerazione della situazione generale e delle aggressioni di cui era ed è il bersaglio, ma non possiamo perdonargli l’aver adottato la politica esattamente contraria.
A Berlusconi possiamo perdonare tutto, non credere ai fantasiosi teoremi delle procure ostili, ma non possiamo perdonargli la tassa sui risparmi al 20%, il super bollo sui depositi, le due nuove aliquote fiscali sui redditi.
Negli Stati Uniti questo sentimento di libertà in opposizione alla oppressione statalista si è da tempo manifestato nell’ambito degli ambienti conservatori del partito Repubblicano ed ha portato alle battaglie contro la spesa pubblica (mai riuscite fino ad ora, ma comunque presenti nel programma) e per la riduzione delle tasse (obiettivo solo parzialmente raggiunto) con le presidenze Reagan e Bush.
Contro l’attuale amministrazione democratica di sinistra, i Repubblicani hanno agito con forza e il risultato delle elezioni di medio termine del novembre 2010 è anche il frutto di un nuovo movimento contrario alle tasse che si è denominato Tea Party, per richiamare la “rivolta del te’” di Boston nel 1773 che innescò la Rivoluzione Americana con la Dichiarazione e la guerra di indipendenza dalla Corona Britannica che imponeva tasse da e per Londra.
Il Tea Party Americano ha così ottenuto numerosi successi ed eletti che hanno condizionato pesantemente (e positivamente) il compromesso raggiunto il 2 agosto scorso sul debito pubblico.
Michele Bachman, una rappresentante del Tea Party del Minnesota, sta emergendo come uno dei candidati con maggior seguito per la candidatura repubblicana alle presidenziali del prossimo anno.
Ma anche Rick Perry, Governatore del Texas con notevoli possibilità di vittoria, appartiene se non al Tea Party alla stessa area conservatrice.
E in Italia ?
Da noi esiste il Tea Party Italia, con un suo sito  il cui portavoce ha scritto un cortese commento  al mio post dell'11 agosto “Tasse male assoluto per gli Uomini Liberi”     
Avevo già letto del Tea Party Italia ed avevo visitato il sito.
Il programma illustrato, dalle tasse alla sanità, dalle privatizzazioni (rai in testa) alle pensioni mi trova perfettamente d’accordo.
Il problema mi sorge però quando vado a leggere i nominativi dei “partners”, cioè di chi ha già aderito.
Vedo nomi e sigle a me note, ma voglio parlare di uno solo rappresentativo di quel che voglio esporre: Tocqueville .
Era il 2005 quando, anche lì dalla stampa, venni a conoscenza che si stava formando questo “aggregatore” di blog di Centro Destra.
Aderii sin dall’inizio e partecipai alla scelta del nome all’interno di un referendum svoltosi nella riservatezza di un gruppo di Yahoo.
Poi sono cominciati i problemi.
Mano a mano che ci scambiavamo opinioni e si approfondiva la conoscenza delle idee reciproche, si scoprivano delle differenze anche sostanziali.
Sì, apparentemente eravamo tutti del Centro Destra (anche se per alcuni dubito che fosse così) e ci si ritrovava su una tesi di fondo che voleva una unione di tutte le anime della Destra (o del Centro Destra) definita “fusionismo”.
Così apparentemente eravamo d’accordo sul fatto che ci si ritrovasse su quel che ci univa, Destra Liberale e Cattolica, Federalista e Nazionalista ... ma ad un cero punto mi sono trovato ad aver a che fare con degli antifascisti che no, la Destra Fascista non la volevano.
Allora che cavolo di “fusionismo” era ?
Peggio ancora.
Dovetti riproporre tre volte il blog, a sostegno della pena di morte, Non si abbia timore di punire Caino  prima che fosse accettato, mentre mai è stato accettato – senza alcuna spiegazione - il blog Secondo Natura  che tratta la problematica omosessuale sotto una prospettiva affine alle tesi del prof. Nicolosi e contrario a leggi di privilegio a favore degli omosessuali.
Fortunatamente non avevamo chiuso Il Castello  e, così, pur con alti e bassi, abbiamo potuto dare una “casa” a chi, con molta approssimazione, può essere definito di Centro Destra senza sbandamenti verso il politicamente corretto.
Ma se ci sono quelli antifascisti, quelli contrari alla pena di morte, quelli favorevoli a leggi di privilegio per gli omosessuali e presumibilmente favorevoli all’eutanasia, alla manipolazione genetica, all’aborto e al divorzio, cosa ci stanno a fare nel Tea Party che è, sì, liberale in economia, ma vigorosamente reazionario nei Valori ?
Benissimo, quindi il programma economico scritto nel sito, ma che dire delle questioni di carattere etico e morale ?
Eppure il Tea Party Americano emerge non solo contro le tasse, ma anche per le sue battaglie contro l’aborto, l’eutanasia, la società omosessuale.
Rick Perry è un conservatore alla Bush, il marito della Bachman è uno psicologo che cura gli omosessuali e Sara Palin ha sin dalla sua candidatura alla vicepresidenza nel 2008 dimostrato quanto sia aliena dal politicamente corretto sui Valori.
Ecco la mia perplessità sul Tea Party Italia , non vorrei ritrovarmi in una riedizione di Tocqueville  in cui possiamo sì essere d’accordo su una parte, ma non sul resto.
E non si tratterebbe di differenze marginali, superabili nel nome del “fusionismo”, perchè riguardano il tipo di società che vogliamo costruire e che non può che poggiare su solide basi morali ed etiche, quindi su Valori forti e condivisi.
Perchè non di sole tasse vive la politica, anzi personalmente ritengo di affermare la superiorità del momento valoriale su quello economico.
Sono, quindi, ancora alla ricerca del Tea Party Italiano, della Right Nation Italiana ...


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17 agosto 2011

Di male in peggio

Ho (quasi) sempre sostenuto Berlusconi.
Se si eccettuano alcune sue scelte o esternazioni (a favore della liberazione di Sofria proposito:ma non doveva essere moribondo dal 2005 ? - per aver preferito Fini a Storace nel 2008, per aver partecipato alle liturgie del 25 aprile nel 2009 e poche altre) Berlusconi ha rappresentato per me il miglior presidente del consiglio dal 1945.
Le aggressioni nei suoi confronti con i fantasiosi teoremi che hanno cercato, di volta in volta, di dipingerlo come corruttore, maniaco sessuale, mafioso, tiranno antidemocratico, mi hanno rafforzato in tale convinzione perchè rispetto l’uomo che ha avuto il coraggio di scegliere controcorrente, l’imprenditore che ha demolito il monopolio rai e il politico che non mi aveva mai messo le mani in tasca, rappresentando, nella politica economica, quelle che sono le mie stesse idee di libertà.
Fino alla manovra di luglio ed al successivo ricarico di questi giorni.
E temo non sia finita.
Per la prima volta Berlusconi, tradendo il suo impegno, ci ha messo le mani in tasca:
- con l’aumento dei bolli sui depositi amministrati
- con l’aumento al 20% delle tasse sui risparmi
- con l’aggiunta di due aliquote irpef.
Sono perfettamente convinto che sia veramente angosciato per quello che ha fatto, ma il punto è che lo ha fatto e che si è pericolosamente incamminato su una deriva che può solo portare a peggiore quel che ha fatto.
Che senso ha, infatti, parlare di una rimodulazione delle due aliquote aggiuntive attraverso il meccanismo del quoziente familiare, se non per estendere il prelievo (visto che deve esserci saldo uguale) ad una maggior platea di contribuenti ?
Che senso ha pensare di tassare i capitali convinti in passato dal suo stesso governo a rientrare, pagando un obolo allo stato ma con la garanzia di rimanere esenti da altre vessazioni, se non quello di rendere lo stato italiano mai più affidabile in ogni sua promessa ?
Che senso ha pensare di ridurre i tagli ai comuni o ridurre i sacrifici dei dipendenti pubblici facendo pagare più Iva, invece di usare tale strumento per ridurre le vessazioni fiscali ?
La perversa volontà di ampliare la base di sostegno parlamentare porta Berlusconi ad ammainare completamente la bandiera della Libertà dal fisco e dallo stato vorace e rapace, per prendere in considerazione qualsiasi ipotesi.
Che fine hanno fatto le brillanti idee di risparmiare sulle spese, ad esempio
- sulle intercettazioni che ci costano più di quel che si ricava dalle nuove tasse sui risparmi,
- la ridefinizione della spesa pensionistica con l’abolizione della anzianità, del retributivo e la parificazione a 65 anni per tutti,
- le privatizzazioni e la vendita di beni dello stato (ad esempio la rai) che sono solo strumento di lottizzazione, di costi e di discussioni improduttive ?
Ha ragione, ancora una volta, Marcello Veneziani nella sua rubrica  odierna ne Il Giornale , quando dice che per 18 anni abbiamo guardato a Berlusconi come il difensore dei nostri risparmi e oggi non è più tale ed a settembre o si svolta o gli si dice addio.
Ma se consideriamo la “qualità” (absit iniuria verbis) degli altri politici, Berlusconi resta comunque, parafrasando Churchill, il peggior presidente del consiglio possibile ... se si escludono tutti gli altri.
E qui sta tutta la tragedia italiana.

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16 agosto 2011

Rischiano di peggiorare la manovra

A leggere le proposte di modifica della manovra finanziaria c’è solo da rabbrividire.
Si stanno muovendo gli assaltatori della cassa pubblica.
C’è chi vuole tagliare i tagli ai comuni.
C’è chi vorrebbe tassare i già tassati capitali rientrati con lo scudo rendendo inaffidabile ogni futuro impegno dello stato italiano e, conseguentemente, legittimando chi i capitali porta e terrà definitivamente all’estero.
C’è chi si domanda quale aiuto viene dato alle famiglie e chi invece chiede aiuti “per la crescita” cioè contributi alle aziende.
C’è chi comincia ad eccepire sulla soppressione di questa o quella provincia, di questo o quell’ente.
C’è chi vorrebbe alleggerire la stretta sui dipendenti pubblici.
Solo una flebile voce proveniente dai “dissidenti” del Pdl contesta le due nuove aliquote aggiuntive sui redditi,mentre non ho trovato uno straccio di contestazione per l’aumento delle tasse sui depositi amministrati o sui risparmi portati dal 12,5 al 20% (con eccezione – momentanea – dei titoli di stato).
Eppure sono proprio questi tre provvedimenti (aliquote aggiuntive sui redditi, tassazione dei risparmi sotto forma di aumento delle imposte e del costo dei depositi) ad essere l’autentico vulnus della politica del Centro Destra.
Infatti, intervistato da Emilio Fede, Piero Sansonetti, giornalista di sinistra, esprime soddisfazione proprio su tali aspetti che dovrebbero far inorridire e sollevare di indignazione tutto il Centro Destra.
Invece sembra che, passata la “responsabilità”, persa Berlusconi la faccia che ha messo su questa manovra, si torni al punto di partenza: spesa pubblica senza limiti, ascolto delle varie lobbies di spesa, il tutto compensato con una maggiore tassazione.
Insomma invece di risparmiare, di tagliare le spese, di vendere i propri “gioielli” (il Colosseo è stato valutato ben 92 miliardi di euro, la Fontana di Trevi 75 !) come farebbe qualsiasi famiglia, si preferisce sfilare, per carità: legalmente, il che però non vuol dire moralmente legittimo !, i soldi ai cittadini, andando a ravanare nelle tasche dei privati cittadini, nei loro redditi, nei loro risparmi.
Dove sono finiti i buoni propositi di far dimagrire lo stato, di equiparare le pensioni all’europa (perchè dobbiamo solo adeguarci al peggio come, ad esempio, l’equiparazione delle tasse sui risparmi ?) ?
Vogliono il saldo invariato ?
La ragioneria tecnica oggi comunica che le tasse sui risparmi (l'aumento al 20% di trattenute e i “bolli” sul deposito amministrato) faranno incassare 1,8 miliardi.
Suppongo siano per tutta la manovra, quindi in due anni.
L'ex ministro delal giustizia, Alfano, aveva dichiarato in commissione che le intercettazioni ci costano un miliardo l'anno.
Ecco come chiudere a saldi invariati: niente tasse sui risparmi, niente intercettazioni.
Il cittadino ci guadagna due volte.
Quousque tandem abutere patientia nostra ?


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13 agosto 2011

Adesso Berlusconi è politicamente morto

Sono senza parole.
E non perché mi manchino, ma perché sarebbero tutte volgari ed offensive.
E non potrebbero essere altrimenti nei confronti di ministri e dirigenti dei partiti del Centro Destra che promuovono una manovra contraria agli interessi dei loro elettori quando, limitandosi ai tagli, senza metterci le mani in tasca, avrebbero potuto tagliare le unghie esclusivamente al bacino elettorale di sinistra invece di far male agli amici, elettori del Centro Destra.
Ed è inutile che il cuore di Berlusconi grondi sangue, perché la frittata è fatta.
Hanno imposto una maggior tassazione sui risparmi, una patrimoniale mascherata da contributo di solidarietà (ma solidarietà con chi ? Con i parassiti che da sempre sfruttano il bilancio pubblico per conservare e incrementare i propri privilegi ?) imposto ai “più ricchi”, come se un reddito di 90mila euro lordi, cioè 4mila netti al mese, fosse da “ricchi” e che, come in passato, finirà per essere estesa anche ai redditi (ricchi anche quelli ?) di trenta e quaranta mila euro lordi, cioè 1500-2000 netti al mese.
Incomprensibile poi l’isteria leghista nei confronti delle pensioni di anzianità.
Tutti a 65 anni da subito sarebbe stata la mossa vincente per evitare la maggior parte delle tasse che violano il patto elettorale e i proclami fino ad oggi diffusi dal Centro Destra.
Poi poteva essere realizzato un risparmio con la soppressione di tutte le elargizioni a giornali, stampa in genere, cinema e la privatizzazione della rai che avrebbe portato anche il beneficio della abolizione dell’odioso canone.
E che dire, poi, della ulteriore azione di spionaggio fiscale con la “tracciabilità” che viene applicata alla cifra ridicola di 2.500 euro ?
Ma perché, poi, non posso pagare in contanti, se mi “tira”, anche un appartamento ?
Perché deve essere lo stato a dirmi come devo pagare ?
E se io preferissi tenermi i soldi sotto il materasso perché non voglio far sapere, neppure in banca, quanto posseggo ?
Mi obbligano a sottopormi a tutta la burocrazia ed i controlli necessari all’apertura di un rapporto bancario ?
Il fisco, le tasse, sono un autentico impedimento alla manifestazione e realizzazione della Libertà individuale e il Governo Berlusconi è doppiamente colpevole.
Colpevole perché aumenta le tasse e i controlli fiscali.
Colpevole perché essendo di Centro Destra avrebbe dovuto, secondo natura, agire esattamente al contrario.
Poi è vero che gli altri farebbero di peggio e di più, ci avrebbero messo le mani in tasca molto prima e con molta più pesantezza e aumentato la spesa pubblica pensando di poter attingere all’infinito dai nostri redditi, risparmi e patrimoni per coprire le spese clientelari.
E’ vero che colpisce anche qualche bacino elettorale della sinistra (come i dipendenti pubblici).
E’ vero che prende il coraggioso provvedimento di spostare alla domenica le liturgie per il 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno, con ciò rivalutando il 4 novembre, ma anche le celebrazioni private di altre date come il 28 ottobre.
Ma tutto ciò non può essere sufficiente ad assolvere Berlusconi e chi è stato suo complice nella stesura e approvazione della manovra, con la speranza che la approvazione si limitata al governo e invece trovi bocciatura in parlamento da parte di deputati e senatori in possesso di coscienza liberale.
Come già per la manovra di luglio, avrei preferito che Berlusconi cadesse, come Custer a Little Big Horn, impugnando il vessillo della Libertà.
Avrei preferito che si presentasse in consiglio dei ministri sfiduciando Tremonti, affidandosi a Martino e presentando un piano di soli tagli alle spese, deciso sulle pensioni, di dismissioni e privatizzazioni e di riduzione delle tasse, dicendo: se vi sta bene votatelo, sennò sfiduciami in aula.
Purtroppo anche Berlusconi ha dovuto fare i conti con le pressioni (basta vedere la canea di Formigoni e Alemanno: da quelli di sinistra ce la si poteva aspettare a prescindere, ma da due che devono l’elezione a Berlusconi …) e con pessimi consiglieri moderati.
Cosa accadrà ?
Che ognuno dovrà arrangiarsi per salvaguardare, il più possibile, i suoi risparmi e il suo patrimonio.
E farà solo bene.
In politica Berlusconi è ormai defunto.
Non si vede alcun nuovo Berlusconi all’orizzonte e, allora, si può solo auspicare che stia crescendo all’ombra, come all’ombra, in America, sono cresciuti i Tea Party che hanno messo nel sacco l’amministrazione democratica.


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11 agosto 2011

Tasse Male Assoluto per gli Uomini Liberi

Le “parti sociali” che ieri hanno incontrato il Governo sulle misure da assumere per ridurre il debito pubblico, nella conferenza stampa hanno solo saputo dire dei “no”, facendo l’elenco di quello che “non si deve toccare”.
Mettendo assieme tutti quei “no” arriviamo allo stallo, per cui sarà il Governo a dover decidere in solitudine e d’imperio.
I giornali sono pieni di ipotesi e le più gettonate riguardano i “tagli” alla politica (che non credo portino risparmi significativi) e con i ben più consistenti risparmi che deriverebbero da un intervento sulle pensioni e dall’utilizzo malvagio (cioè con nuove tasse o aumento delle esistenti) della leva fiscale.
La difesa delle pensioni ha un senso se si parla di chi è già in pensione che ha un diritto pieno a ricevere una pensione dignitosa e sufficiente.
Non ha senso, invece, se si parla di chi, oggi in attività, andrà in pensione in futuro.
Per i costi che il sistema pensionistico prevede, ogni gradualità significa perdita di tempo e, quindi, di denaro, con un appesantimento della situazione di bilancio dello stato.
La scelta che mi aspetterei da un Governo di Centro Destra, indipendentemente dalle reazioni delle “parti sociali”, è l’aumento immediato dell’età pensionabile a 65 anni per tutti, uomini e donne, pubblico e privato, con abolizione delle pensioni di anzianità e conteggio contributivo per tutti a far data dal 1° gennaio 1996 (entrata in vigore della riforma Dini che segnò lo spartiacque tra retributivo e contributivo).
Mi aspetterei anche che un Governo di Centro Destra intervenisse solo ed esclusivamente sulle spese, azzerando contributi, agevolazioni, elargizioni, senza però MAI mettere le mani nelle tasche degli Italiani, nè con patrimoniale, nè con tasse più o meno una tantum per o contro l’europa, nè con l’aumento delle tasse sui risparmi, nè con una sovrattassa spacciata “di solidarietà” sui cosiddetti redditi medio alti.
Per quanto possa essere ovvio, mi rendo conto che le pressioni, l’azione lobbistica, i condizionamenti che deve subire imporranno a Berlusconi di taglieggiare i nostri risparmi.
Come ho già avuto modo di scrivere, in queste situazioni ci vorrebbe un “Dictator” che agisse d’imperio senza doversi compromettere con una pletora di postulanti, ognuno portatore di interessi particolari e di nicchia.
Purtroppo non è così e aspettiamoci quindi una manovra complessa che scontenterà tutti.
A livello individuale, quindi, non possiamo fare altro che ricordare a chi ci rappresenta le nostre aspettative che loro stessi ci hanno stimolato.
Dobbiamo, abbiamo l’obbligo, ricordare che il Male delle economie occidentali è il debito pubblico, formatosi negli anni della sbornia socialista, in cui tutto veniva accollato “allo stato” senza considerare che essendo noi lo stato, prima o poi quel debito doveva essere pagato: il “prima o poi” è arrivato ed è oggi.
E se il pubblico continuerà ad essere alimentato, il debito non verrà mai tagliato perchè avrà sempre il carburante necessario a mantenersi con un micidiale circolo vizioso.
Aumentare le entrate dello stato, significa aumentare la capacità di spesa dello stato stesso e, quindi, ritardare la soluzione dei problemi, rinviandoli e accollandoli alle future generazioni.
E’ invece necessario tagliare le spese e coniugare tale comportamento con un abbattimento delle tasse per ridurre sensibilmente l’erogazione di carburante alla macchina della spesa pubblica, dando più denaro da spendere ai privati che, in tal modo, potranno avere la capacità economica per pagare i servizi che desiderano e almeno al loro costo effettivo.
Comunque la si guardi, quindi, le tasse rappresentano il Male Assoluto dell’economia e un Governo di Centro Destra, che guarda alla dignità e alla libertà dei cittadini, dovrebbe massimamente evitare di taglieggiare le nostre tasche con tasse, di qualsiasi natura.
Ove così non fosse, ove le resistenze e le pressioni corporative non fossero superabili, Berlusconi farebbe meglio non a dimettersi, ma ad andare in parlamento con la sua proposta.
Sarà il parlamento a decidere, coram populo, se scegliere la via della Libertà o quella della tirannia fiscale.
Ne discenderebbero conseguenze ovvie e legittime in merito al comportamento dei cittadini.
Nel frattempo, visto che anche in ambienti del Centro Destra appaiono cedimenti alla tirannide delle tasse, dovremo pensare ad organizzarci sul modello del Tea Party americano per proteste e azioni a difesa della Libertà individuale e della difesa dei nostri redditi e risparmi.

P.S.: Pare che vogliano imporre una tassa straordinaria sui redditi.
Una porcheria che aveva già praticato Prodi.
Se passerà sarà il primo chiodo sulla bara politica di Berlusconi.
In cambio di cosa alcuni Italiani dovrebbero pagare di più ?
In treno e in aereo, ad esempio, chi paga di più viaggia in prima o business class.
Una corsia preferenziale per i servizi pubblici (ospedali inclusi) ?
La consegna, al momento del voto, di cinque schede anzichè una ?
Pagare di più in cambio di nulla è una pretesa irricevibile.
Il problema è che al momento manca l'alternativa, perchè i comunisti imporrebbero tasse e patrimoniali a livelli ben maggiori, conculcando ancor di più la Libertà di tutti.
Ma a scegliere il male minore non andiamo da nessuna parte, così auspico che la manovra, se conterrà realmente anche una sola lira in più di prelievo oltre a quanto già sottratto da Tremonti a luglio, venga bocciata.
E poi ci si giochi tutto con un nuovo partito/movimento di Centro Destra che faccia della guerra alle tasse e allo statalismo non solo una bandiera ideologica, ma un impegno concreto e nei fatti.


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10 agosto 2011

Sulle tasse Berlusconi gioca la partita della vita

Dopo l’infame manovra socialista di Tremonti che ha tradito gli impegni assunti dal Centro Destra con gli elettori imponendo un aggravio di tasse sui depositi, Berlusconi ha l’opportunità di redimersi con i nuovi provvedimenti allo studio.
Opportunità di redimersi se concentrerà l’azione sul taglio delle spese e sul far pagare almeno al loro costo i servizi “offerti”, ma anche il rischio di sprofondare all’inferno tra le maledizioni degli Italiani.
Troppi quotidiani oggi parlano di patrimoniale e di aumento della tassazione dei risparmi.
Se il Governo dovesse prendere quella strada non solo avrebbe chiuso con la maggior parte dei suoi elettori, ma legittimerebbe anche ogni iniziativa che, da singoli o da gruppi, prendessero per mettere al riparo i propri denari dall’avidità dello stato.
Se, invece, la necessaria riduzione del debito pubblico fosse raggiunta con i tagli alle spese, con la soppressione di agevolazioni, contribuzioni a pioggia, rottamazioni, con l’aumento hic et nunc dell’età pensionabile per tutti non solo si conseguirebbe un obiettivo virtuoso (il pareggio di bilancio) in tempi brevi, ma si porrebbero le basi per non ricominciare con gli sperperi grazie al carburante (le tasse) degli Italiani che, anzi, potrebbero essere ridotte a livelli accettabili per poter essere pagate da tutti.
Berlusconi è così giunto alla sua partita della vita.
O taglia senza tassare risparmi e patrimoni, oppure muore (politicamente).

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