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25 agosto 2011

Calciatori in sciopero ?

Non so se sabato e domenica inizierà il campionato di calcio.
Mi sembra fuori da ogni logica lo sciopero dei calciatori.
Indipendentemente, però, da quel che sortirà nelle prossime ore, le cause dell’attuale situazione meritano una nota.
Da oltre un anno i calciatori sono senza contratto nazionale.
Già questa è, a mio avviso, una stortura: considerare il calciatore un lavoratore dipendente, con tutto quel che ne consegue.
Voler far rientrare i calciatori nell’ambito di una categoria di lavoratori mi sembra una forzatura degna del comunismo reale che tutto vuole incasellare e inquadrare.
L’aver accettato questa forzatura ha portato, come ovvia conseguenza, alla trattativa bizantina per  la formulazione di un contratto base che abbia valore erga omnes e che i calciatori più ricchi giustificano in relazione alle disagiate condizioni di quelli meno fortunati.
Si potrebbe dire che il calcio è un gioco e che dovrebbe essere trattato come tale, quindi come attività collaterale/residuale rispetto alla propria professione.
Ma sarebbe un teorizzare fuori dalla realtà.
Più concretamente il calciatore che non vale uno stipendio adeguato ad una vita e un futuro dignitoso, probabilmente dovrebbe mettersi il cuore in pace e trovarsi un lavoro.
Mentre chi ha un contratto adeguato (e spesso ben più che adeguato) dovrebbe magari rinunciare a qualche emolumento per sottoscrivere quei piani di pensione e polizze sanitarie, che sicuramente gli esperti di assicurazioni potrebbero studiare per loro, al fine di tutelarsi per il dopo carriera (ma nulla vieta di andare a lavorare a 30-35 anni ...) e in caso di malattia.
Il saldo per le società sarebbe invariato, i calciatori sarebbero meno Paperoni e, forse, meno inclini a fornire argomenti di pettegolezzo ai giornali specializzati in tale settore.
Ma hanno voluto considerarli lavoratori dipendenti e dare loro un contratto, quindi si applicano le regole, anche nelle relazioni sindacali, del lavoro subordinato.
Dopo un anno di trattative si è giunti al punto di contrasto: gli allenamenti separati dei quanti fossero “fuori rosa” per motivi vari.
E’ una pretesa da parte dei calciatori di imporre la presenza di chi, magari per motivi disciplinari, è fuori squadra.
In questo hanno certamente torto perchè non possono determinare la gestione della squadra, degli allenamenti e la formazione da schierare, prerogative della società e dell’allenatore.
Ma, a rigor di contratto, potrebbero aver ragione sull’altro ostacolo (forse quello reale) se è vero che nel loro contratto si parla di cifre “nette”, nel chiedere che l’eventuale irpef aggiuntiva prevista nella manovra per i redditi superiori ai 90 mila euro (lordi) sia posta a carico delle società.
Naturalmente con una tale formalità a scapito della sostanza, non solo si perderebbe la natura solidaristica del contributo richiesto, ma sarebbe un salasso per le casse di società tutte più o meno indebitate, colpa di presidenti che hanno elargito oltre ogni limite della decenza, senza sapere contrastare in tempo le pretese dei giocatori.
Le società, in un soprassalto di dignità e responsabilità ora pare resistano, rivendicando il diritto all’organizzazione della squadra, alla gestione degli allenamenti e rifiutandosi di pagare l’eventuale balzello imposto dalla crisi.
I giocatori, per bocca del loro presidente Tomasi confermano lo sciopero per la prima giornata di campionato.
E se i presidenti tenessero duro, cosa farebbero ?
Sciopero tutte le domeniche ?
Ecco un’ottima occasione per abbattere i costi del calcio: i presidenti facciano giocare la primavera.
Ne guadagnerebbe l’equilibrio del campionato e anche il futuro del nostro calcio.

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3 commenti:

Eleonora ha detto...

Bhe, ma che tu sappia, percaso i calciatori (e chi li affianca) sono tutti intelligenti? Fosse per me, li farei smettere di giocare per sempre. Si stanno rendendo ridicoli, ancor più del solito.

Starsandbars/Vandeaitaliana ha detto...

D' accordissimo, giochi la Primavera. Gli altri, a lavorare in miniera !!!

samuela ha detto...

Sono almeno 10/12 se non di più anni che attendo pazientemente che il calcio italiano crolli implodendo su se stesso, ma finora, come le peggiori aziende italiane, è stato tenuto in vita artificialmente a danno di chi non ne guadagna nulla.
Brutto, squallido e perdente. I calciatori sono la categoria meno virile che ci possa essere, fighetti decerebrati, altro che sex symbol!
E non mi raccontassero che se non si mantiene la serie A vanno via posti di lavoro, così non sarò costretta a dire che non me importa nulla.
Lunedì inizia Flashing Meadows, almeno lì ci sono le chiaviche, i gregari e i campioni, ma la sorpresa è sempre in agguato, ognuno fa per sè e uno o sa vincere o sa vincere.