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08 agosto 2011

E’ l’ora del “Dictator”

Roma fu un esempio di democrazia unita ad un potente ed esteso impero che diffuse civiltà in tutto il mondo allora conosciuto.
Le Legioni aprivano la strada e poi alle barbare popolazioni venivano portate leggi, conoscenze, stabilità, ordine.
Il ruolo di Roma nell’Antichità fu tale da essere paragonato a quello degli Stati Uniti negli anni successivi alla seconda guerra mondiale.
Ma anche Roma dovette, nel suo percorso nella Storia, affrontare sconfitte e problemi molto gravi.
I Romani, che avevano un evoluto sistema elettorale, con le Magistrature che svolgevano compiti ben determinati, avevano previsto la possibilità di trovarsi in situazioni critiche, tanto da aver necessità di rivolgersi ad un comando unico, temporaneo, con la sospensione delle Magistrature ordinarie.
Il soggetto che temporaneamente assumeva tutti i poteri fu chiamato “Dictator” e il più celebre fu Quinto Fabio Massimo, soprannominato “Il Temporeggiatore” che, chiamato a salvare la Repubblica dopo che i consoli “normali” avevano subito ripetute sconfitte per mano di Annibale arrivato a minacciare Roma stessa, riuscì, da Dictator ad imbrigliare il cartaginese e da lì cominciò la fine della città fenicia.
Se proprio non vogliamo considerare i pronipoti di Annibale provenienti dal nord Africa come invasori che minacciano la stabilità e l’ordine nelle nostre città (come è accaduto nelle banlieu francesi o come sta accadendo nel quartiere londinese di Tottenham) , dobbiamo però affrontare una crisi finanziaria che coinvolge tutte le nazioni del mondo e che richiede decisioni rapide, concrete e determinazione.
Mi domando quindi quale rapidità, quale concretezza, quale determinazione possa uscire da un Governo costretto non solo a mediare all’interno della propria coalizione, ma anche a ricercare il non ostruzionismo delle opposizioni, a tener conto dei “rilievi” di Napolitano, a prefigurare le sentenze della corte costituzionale, ad evitare i referendum demagogici e, come se non bastasse, ad acquisire parere e consenso di sindacati, associazioni di imprenditori, di consumatori, professionali.
Una ricerca del consenso, del compromesso che ci ha condotto sull'orlo del baratro, perchè il nostro debito pubblico è frutto del consociativismo della prima repubblica.
Una discussione continua in cui ognuno presenta il conto a tutela dei propri interessi corporativi, costringendo il Governo a riscrivere continuamente i provvedimenti, vanificandone l’efficacia a causa dei tempi necessari alla loro operatività non compatibili con quelli dei Mercati finanziari.
Il problema lo abbiamo in Italia per l’eccesso di assemblearismo da cui siamo infettati, perchè ognuno vuole dire la sua sempre e su tutto, ma lo hanno anche negli Stati Uniti, come è emerso con ogni evidenza durante la disputa tra la presidenza e il senato a maggioranza democratica e la camera bassa a maggioranza repubblicana.
Troppe chiacchiere vanificano gli sforzi e i costi di un risanamento e anche in questo caso potremmo ben prendere esempio dai nostri Antenati che, nei momenti di grave pericolo, nominavano un “Dictator” che assumesse i poteri e le funzioni di tutte le Magistrature.
Credo che anche in Italia sia giunta l’ora di un “Dictator” che, per i prossimi due anni (ma potrebbe anche essere sufficiente un anno solo) decida senza dove mediare, cercare maggioranze in parlamento, difendersi dalla magistratura, formulare compromessi tra le richieste corporative spesso tra loro in contrasto.
Abbiamo insomma bisogno di una persona che gestisca l’Italia come si gestiscono le aziende che, per l’appunto, hanno una assemblea annuale, ma poi delegano i poteri ai propri manager ordinati secondo una ben precisa gerarchia dove al vertice c’è uno e uno solo che, pur ascoltando i pareri di tutti, alla fine decide la strada da imboccare.

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8 commenti:

Viciuos 83 ha detto...

E daje Massimo... quel dictator lì l'abbiamo mandato a casa sessant'anni fa.
Troppo Sangiovese sto weekend?

Saluti
Luca

Massimo ha detto...

A parte l'inesattezza storica (il Duce fu sconfitto dagli Americani, non da voi :-) il punto è che con l'assemblearismo, dove tutti vogliono imporre le loro tesi e i loro interessi e i loro protetti, non si conclude nulla. Lo vediamo in ogni campo: sportivo, economico e anche politico. Uno può sbagliare a prendere delle decisioni, ma almeno le prende in base ad un disegno preciso. Una politica Arlecchino, invece, che prende un po' a destra, un po' a sinistra, un po' in alto, un po' in basso, non porta da nessuna parte. Anzi ci porta alla situazione attuale che è frutto dei compromessi della prima repubblica.

P.S.: solitamente bevo vini friulani :-)

ele ha detto...

Ma ce l'abbiamo già. Si chiamano Angela Merkel e Nicolas Sarkozy

Massimo ha detto...

Magari così fosse ! C'è uno di troppo !

Viciuos 83 ha detto...

Merlot?
Te l'appoggio. Solo che a me apre la mente e il cuore e stimola la riflessione. Costruttiva, s'intende :-)
luca

Massimo ha detto...

Non solo Merlot. La scelta è ampia. Fanno anche un Pinot Nero che è fantastico. Ma d'estate preferisco dei freschi bianchi. Oltre al classico Pinot grigio, Ribolla gialla, Traminer ... e senza eccedere (un bicchiere al giorno) per essere lucidi, a differenza di chi stravolge la funzione del vino ... :-)

Viciuos 83 ha detto...

Le persone che sanno apprezzare i buoni vini guadagnano punti indipendentemente dalle idee politiche.
Ribolla Gialla: giù il cappello. Anche se lo Chardonnay che compro a Nizza Monferrato è qualcosa di divino.
Consiglio: www.cascinalanavini.it/

Massimo ha detto...

In vino veritas ... :-)