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18 agosto 2011

Un Tea Party per l'Italia

Avevo in mente da tempo di scrivere sul Tea Party e su quanto sarebbe necessario che si realizzasse anche in Italia un movimento analogo.
Mi è venuto un post lungo il doppio del solito.
Pazienza.
Del resto è il post del fine settimana ...

Le manovre fiscali ordite dal socialista Tremonti a luglio ed agosto, lasciano sul terreno la credibilità di questo Centro Destra e, cosa più grave, del suo Leader Silvio Berlusconi che, ormai, non potrà più distinguersi dagli altri statalisti del teatrino della politica avendoci messo le mani in tasca ed anche in modo brutale (anche se sempre meno di quanto avrebbero fatto da sinistra).
Gli elettori del Centro Destra sono manifestamente ostili alle tasse e all’assistenzialismo di stato.
La nostra filosofia di vita è fondata sulla Libertà e sull’Individualismo e lo stato lo vediamo come dovrebbe essere: una unione di più Uomini Liberi accomunati dal vivere nel medesimo territorio, dal parlare la stessa lingua e dalle comuni radici etniche, religiose, storiche, per la difesa comune dai nemici esterni ed interni e per dare regole condivise ai rapporti interpersonali e tra le varie comunità.
Lo stato costa per svolgere i suoi compiti, ma certamente non può costare al punto da sottrarci il 50% o più del nostro reddito e risparmi.
Quando uno stato “sbraga” nel tartassare i cittadini con ogni sorta di balzello e gabella, allora questi hanno tutto il diritto a ribellarsi, a chiudere i rubinetti che forniscono il carburante della spesa pubblica ed a riprendersi ciò che appartiene loro.
Perchè ciò accada è necessario che questi cittadini liberi siano adeguatamente rappresentati.
Fino ad ora pensavamo che la rappresentanza potesse essere affidata nelle mani di Berlusconi, ora non è più così.
Berlusconi ha mancato nel ridurre le tasse e potevamo anche perdonarglielo in considerazione della situazione generale e delle aggressioni di cui era ed è il bersaglio, ma non possiamo perdonargli l’aver adottato la politica esattamente contraria.
A Berlusconi possiamo perdonare tutto, non credere ai fantasiosi teoremi delle procure ostili, ma non possiamo perdonargli la tassa sui risparmi al 20%, il super bollo sui depositi, le due nuove aliquote fiscali sui redditi.
Negli Stati Uniti questo sentimento di libertà in opposizione alla oppressione statalista si è da tempo manifestato nell’ambito degli ambienti conservatori del partito Repubblicano ed ha portato alle battaglie contro la spesa pubblica (mai riuscite fino ad ora, ma comunque presenti nel programma) e per la riduzione delle tasse (obiettivo solo parzialmente raggiunto) con le presidenze Reagan e Bush.
Contro l’attuale amministrazione democratica di sinistra, i Repubblicani hanno agito con forza e il risultato delle elezioni di medio termine del novembre 2010 è anche il frutto di un nuovo movimento contrario alle tasse che si è denominato Tea Party, per richiamare la “rivolta del te’” di Boston nel 1773 che innescò la Rivoluzione Americana con la Dichiarazione e la guerra di indipendenza dalla Corona Britannica che imponeva tasse da e per Londra.
Il Tea Party Americano ha così ottenuto numerosi successi ed eletti che hanno condizionato pesantemente (e positivamente) il compromesso raggiunto il 2 agosto scorso sul debito pubblico.
Michele Bachman, una rappresentante del Tea Party del Minnesota, sta emergendo come uno dei candidati con maggior seguito per la candidatura repubblicana alle presidenziali del prossimo anno.
Ma anche Rick Perry, Governatore del Texas con notevoli possibilità di vittoria, appartiene se non al Tea Party alla stessa area conservatrice.
E in Italia ?
Da noi esiste il Tea Party Italia, con un suo sito  il cui portavoce ha scritto un cortese commento  al mio post dell'11 agosto “Tasse male assoluto per gli Uomini Liberi”     
Avevo già letto del Tea Party Italia ed avevo visitato il sito.
Il programma illustrato, dalle tasse alla sanità, dalle privatizzazioni (rai in testa) alle pensioni mi trova perfettamente d’accordo.
Il problema mi sorge però quando vado a leggere i nominativi dei “partners”, cioè di chi ha già aderito.
Vedo nomi e sigle a me note, ma voglio parlare di uno solo rappresentativo di quel che voglio esporre: Tocqueville .
Era il 2005 quando, anche lì dalla stampa, venni a conoscenza che si stava formando questo “aggregatore” di blog di Centro Destra.
Aderii sin dall’inizio e partecipai alla scelta del nome all’interno di un referendum svoltosi nella riservatezza di un gruppo di Yahoo.
Poi sono cominciati i problemi.
Mano a mano che ci scambiavamo opinioni e si approfondiva la conoscenza delle idee reciproche, si scoprivano delle differenze anche sostanziali.
Sì, apparentemente eravamo tutti del Centro Destra (anche se per alcuni dubito che fosse così) e ci si ritrovava su una tesi di fondo che voleva una unione di tutte le anime della Destra (o del Centro Destra) definita “fusionismo”.
Così apparentemente eravamo d’accordo sul fatto che ci si ritrovasse su quel che ci univa, Destra Liberale e Cattolica, Federalista e Nazionalista ... ma ad un cero punto mi sono trovato ad aver a che fare con degli antifascisti che no, la Destra Fascista non la volevano.
Allora che cavolo di “fusionismo” era ?
Peggio ancora.
Dovetti riproporre tre volte il blog, a sostegno della pena di morte, Non si abbia timore di punire Caino  prima che fosse accettato, mentre mai è stato accettato – senza alcuna spiegazione - il blog Secondo Natura  che tratta la problematica omosessuale sotto una prospettiva affine alle tesi del prof. Nicolosi e contrario a leggi di privilegio a favore degli omosessuali.
Fortunatamente non avevamo chiuso Il Castello  e, così, pur con alti e bassi, abbiamo potuto dare una “casa” a chi, con molta approssimazione, può essere definito di Centro Destra senza sbandamenti verso il politicamente corretto.
Ma se ci sono quelli antifascisti, quelli contrari alla pena di morte, quelli favorevoli a leggi di privilegio per gli omosessuali e presumibilmente favorevoli all’eutanasia, alla manipolazione genetica, all’aborto e al divorzio, cosa ci stanno a fare nel Tea Party che è, sì, liberale in economia, ma vigorosamente reazionario nei Valori ?
Benissimo, quindi il programma economico scritto nel sito, ma che dire delle questioni di carattere etico e morale ?
Eppure il Tea Party Americano emerge non solo contro le tasse, ma anche per le sue battaglie contro l’aborto, l’eutanasia, la società omosessuale.
Rick Perry è un conservatore alla Bush, il marito della Bachman è uno psicologo che cura gli omosessuali e Sara Palin ha sin dalla sua candidatura alla vicepresidenza nel 2008 dimostrato quanto sia aliena dal politicamente corretto sui Valori.
Ecco la mia perplessità sul Tea Party Italia , non vorrei ritrovarmi in una riedizione di Tocqueville  in cui possiamo sì essere d’accordo su una parte, ma non sul resto.
E non si tratterebbe di differenze marginali, superabili nel nome del “fusionismo”, perchè riguardano il tipo di società che vogliamo costruire e che non può che poggiare su solide basi morali ed etiche, quindi su Valori forti e condivisi.
Perchè non di sole tasse vive la politica, anzi personalmente ritengo di affermare la superiorità del momento valoriale su quello economico.
Sono, quindi, ancora alla ricerca del Tea Party Italiano, della Right Nation Italiana ...


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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che sia estremamente difficile trovare un luogo in cui tutti, ma proprio tutti, siano d'accordo su TUTTO. Ci sono questioni, come quelle di carattere etico e morale che non dipendono dall'appartenenza politica ma dal sentimento, dal modo di ragionare e soprattutto dall'esperienza individuale di ognuno. Inoltre credo che laddove ci sia il confronto tra idee diverse si possa costruire qualcosa di buono, mentre il barricarsi su specifiche posizioni senza ammettere contraddittorio sia un'attività essenzialmente sterile. Elisa

Nessie ha detto...

Io invece, dato che non credo mai agli scimmiottamenti e agli scoppiazzamenti di situazioni che avvengono in altri contesti di altri paesi, con storie diverse dalla nostra, sarei per una bevanda italiana doc. Che ancora non si vede all'orizzonte. Ma prima o poi salterà fuori, sia il nome che la cosa :-)

Massimo ha detto...

Eli. Perfettamente d'accordo. Disponibile a convivere su ciò che ci unisce (la politica economica) lasciando libertà di coscienza sui temi etici e morali. Ma i muri sono stati eretti da chi non riconosce diritto di cittadinaza alla Destra Fascista o a chi sostiene esplicitamente tesi contrarie alla lobby omosessuale. A questo punto non si può che trarne le dovute conseguenze. Nulla vieta che nella grande famiglia della Destra trovino spazio le destre "libertarie", ma non impossessandosi di un marchio che rappresenta un progeto di società che, sul piano etico e morale, non appartiene loro.
Nessie. Non si tratta di scimmiottare, ma di applicare all'Italia un sistema di coinvolgimento dal basso che, però, rappresenti un progetto completo di società.