Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

Web blacknights1.blogspot.com
penadimorte.blogspot.com svulazen.blogspot.com
Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

30 settembre 2011

Il Centro Destra dopo Berlusconi – 2

Se il Centro Destra ha un progetto di società che è stato ottimamente sintetizzato dal quotidiano Libero, nel dopo Berlusconi manca un Leader che sappia interpretarlo e sostenerlo.
Chiunque arriverà dopo Berlusconi dovrà mettere in conto lo stesso massacro mediatico giudiziario che il Cavaliere subisce da diciotto anni.
Adesso che la sinistra, nella sua insipienza, ha capito che così facendo potrà impedire a chiunque di sviluppare un progetto politico, il futuro Leader del Centro Destra vedrà tutta la sua vita privata passata al setaccio, i suoi conti correnti esaminati decine di volte, i suoi investimenti esposti alla pubblica curiosità, le sue abitudini (dai gusti sessuali a quelli culinari) saranno oggetto di dibattiti e articoli sui giornali di pettegolezzo spicciolo.
Dovrà essere una persona energica, in grado di sopportare tradimenti, attacchi personali, spionaggi nella vita privata, processi, accuse e teoremi.
Dovrà essere una persona convinta del progetto di Centro Destra, quindi né un neofita, né uno dubbioso.
Dovrà essere una persona che manifesti un pieno sostegno alle fondamenta valoriali del progetto.
Dovrà essere una persona diplomatica ma con ben chiaro il limite invalicabile di ogni, necessario compromesso.
Naturalmente, a questo punto, bisognerebbe fare un nome.
In tutta onestà non ho alcun nome da proporre.
Vi sono più persone che hanno manifestato una capacità a mio modo di vedere superiore ad altri colleghi, ma ancora dovrebbero essere messe alla prova del fuoco.
Infatti, per diciotto anni, Berlusconi ha fatto scudo a tutti, tenendoli al sicuro dal fuoco diretto delle procure e della stampa nemica.
Il Centro Destra ha sicuramente un personale politico ed un elettorato di gran lunga superiore sul piano intellettuale, culturale, morale, valoriale, produttivo agli omologhi di sinistra.
Abbiamo però un difetto che è anche virtù e, in uno, forza e debolezza: l’individualismo.
Siamo talmente convinti delle nostre opinioni, delle nostre idee, dei ragionamenti che sono posti a base delle nostre scelte che riusciamo a superare ogni difficoltà, ma che anche ci impedisce di accettare una giusta dose di compromesso.
A sinistra fanno massa.
Senza la massa sono niente, ma assieme possono infastidire e, a volte, superarci.
Loro raccolgono firme, stilano manifesti, organizzano manifestazioni di piazza, hanno bisogno del gruppo, per questo sono plantigradi lenti in ogni decisione (assemblearismo) e arrivano sistematicamente decenni dopo ai traguardi (conclusioni) che noi abbiamo già da un pezzo superato, alle consapevolezze che noi abbiamo da anni metabolizzato.
Ecco infatti quelli di sinistra che solo dopo quaranta anni cominciarono a riconoscere la bontà della Nato, dopo cinquanta arrivarono a sostenere una legge elettorale maggioritaria (per la quale oggi raccolgono pure le firme per un referendum), dopo quasi ottanta si sono accorti che il comunismo fu una infamia devastante.
E così per gli euromissili, la libertà di impresa, il libero mercato, la proprietà, fino alla recente, pelosa, scoperta del Nazionalismo, del Tricolore, dell’Inno di Mameli.
Ma la società di oggi non ci consente di attendere i lunghi tempi di maturazione della sinistra, perché dobbiamo dare risposte pronte ed efficaci.
Non dubito che, fra trenta o quaranta anni, la sinistra riconoscerà i meriti del progetto di Berlusconi, ma non possiamo aspettare tanto tempo.
E la sinistra è di bocca buona.
Sceglie leaders che poi usa e getta.
Nove o dieci (ormai si perde il conto) sono stati gli oppositori di Berlusconi in questi diciotto anni.
Noi, no.
Noi dobbiamo individuare un Leader stabile che rappresenti ogni sfumatura del Centro Destra per darne unità.
E se fosse un Mister X che ancora non si è manifestato, un nuovo Berlusconi, come fu il Berlusconi del gennaio 1994 ?

Entra ne

29 settembre 2011

Fiducia a Romano:vince ancora Berlusconi

Ancora una volta la sinistra ha subito la stessa sorte dei pifferi di montagna: è venuta per suonare ed è stata suonata.
Ieri la camera dei deputati ha respinto la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni contro il ministro Romano bersaglio del loro livore dopo che, partecipando all'operazione dei “Responsabili” ha parzialmente compensato i transfughi finioti imbarcatisi con la sinistra.
Credo siano ormai più di dieci le votazioni nelle quali, scrutinio segreto o palese, la fiducia è stata rinnovata al Governo Berlusconi da quel 14 dicembre 2010 quando sembrava che la pugnalata alle spalle di Fini e dei suoi potesse colpire il bersaglio.
E’ evidente che se la stampa asservita ai poteri forti cessasse di spargere veleni con la pubblicazione di intercettazioni prive di valore penale e tutto per sbarellare Berlusconi, il Governo navigherebbe tranquillo e potrebbe agire con molta più efficacia nell’interesse di tutti noi.
Così non è e dobbiamo solo affidarci alla capacità di resistenza di Berlusconi contro le aggressioni che subisce.
Ogni occasione, ogni pretesto diventa infatti la scusa per danneggiare l’Italia e gli Italiani proiettando una immagine non veritiera della nostra nazione.
Immagine che viene ripresa dalla stampa internazionale, che istiga la speculazione a scommettere contro l’Italia.
Nonostante le batoste che subisce Bersani continua a chiedere un “passo indietro” a Berlusconi.
Ma perchè il “passo indietro” non lo fa lui dopo dieci-quindici tentativi di ribaltone falliti in soli dieci mesi ?

Entra ne

28 settembre 2011

Il Centro Destra dopo Berlusconi - 1

Berlusconi è indebolito dalle aggressioni mediatico giudiziarie e da una infame campagna di stampa che viola, nel modo più barbaro, la sua vita privata.
Se subissimo le stesse “attenzioni” del Cavaliere in termini di spionaggio telefonico e visivo, per non parlare delle ripetute ed accurate indagini che occupano ormai tutte le procure d’Italia in cerca di “pistole fumanti” ma accontentandosi anche di arditi teoremi accusatori, ne usciremmo tutti svergognati, anche coloro che si ergono a censori, magari indossando abiti talari.
Ciononostante
Berlusconi è ancora a Palazzo Chigi,
Berlusconi è ancora Premier,
Berlusconi ha ancora una maggioranza parlamentare,
Berlusconi rappresenta ancora un buon quarto dell’elettorato e, con gli alleati, quasi il 40% se non di più,
Berlusconi – per nostra fortuna – non manifesta alcuna intenzione di dimettersi.
La sua resistenza, che ha connotati miracolosi, è non solo ammirevole, ma anche meritoria di sostegno.
Ma Berlusconi domani (auguri, Presidente !) compirà settantacinque anni.
Sono tanti, anche per lui, per continuare a combattere nell’arena a questi livelli.
Se l’Italia fosse stato un “paese civile” Berlusconi avrebbe tranquillamente potuto governare (bene, sicuramente meglio di chiunque altro) ancora per un paio di legislature (Napolitano, divenuto icona della sinistra e di tutta la canea antiberlusconiana credo abbia 87 anni) , ma così è probabile che dalla prossima legislatura sarà costretto a passare il testimone.
Bene quindi fanno nel Centro Destra a pensare al futuro, essendo anche la Lega alla ricerca del prossimo leader viste le condizioni di Bossi.
Libero ha attivato una buona iniziativa con un programma in dieci punti che posso tranquillamente sottoscrivere.
Bisognerà poi vedere come si potrà realizzare a fronte di tutte le resistenze e se non sarà il caso di renderlo più incisivo, osando di più sul piano della spinta liberale in economia.
Su un altro fronte la chiesa sembra cercare di ricostituire il partito dei cattolici, pescando un po’ qua e un po’ là.
Mi sembra un anacronismo.
I Valori fondamentali della chiesa sono Valori universali, conosciuti ben prima di Cristo e che possono essere tranquillamente sostenuti indipendentemente dall’essere cattolico o meno:
noli tangere
unicuique suum
honeste vivere.
Erano così elencati, infatti, in un frammento delle Istituzioni attribuite a Gaio, riprese da Giustiniano, risalenti a duecento anni prima di Cristo.
I Valori sono quelli che, oggi, ci fanno porre la Vita come Bene inalienabile, la Sicurezza come diritto di un cittadino, il Benessere come aspirazione legittima.
Sono Valori che ci dicono come la Famiglia, nucleo essenziale di ogni società civile, non possa essere altro che l’unione di un Uomo con una Donna nel rispetto di scelte naturali e nel riconoscimento del primato dell’Individuo.
Sono Valori di Libertà: di pensiero, di opinione, di diffusione e di circolazione di idee, cose, persone, di scambi economici e di merci.
Sono Valori che non hanno un timbro religioso, ma strettamente civili e che appartengono al dna della Destra cui si contrappongono i disvalori tipici della sinistra:
aborto,
divorzio
eutanasia
unioni omosessuali
liberalizzazione della droga
manipolazione genetica
massificazione.
I partiti politici, le scelte di campo non possono quindi essere ricondotte a divisioni religiose che riguardano un piano filosofico astratto su un presunto “al di là”, bensì su questioni concrete su quale società vogliamo costruire e quali potranno essere gli interventi opportuni per realizzare quel progetto.
La base ideale e valoriale, quindi, c’è ed è quella di sempre : Libertà in economia e per l’individuo.
Occorre scegliere quali gambe dovranno portare avanti tali Valori e Ideali dopo Berlusconi.
La scelta diventa così molto difficile e la commenterò nel post di venerdì.

(1 - continua)

Entra ne

27 settembre 2011

Il suicidio della chiesa

Il cardinale Bagnasco, capo della conferenza episcopale italiana, si è così unito al coro degli antiberlusconiani, ovviamente nel modo prudente e sostanzialmente ipocrita tipico delle peggiori manifestazioni della curia romana.
Bagnasco, infatti, non ha mai nominato il Premier ma, con le sue circonlocuzioni dorotee, ha messo all’indice il comportamento che nulla dovrebbe interessare il pubblico, perché rientrante nell’ambito della sfera privata da tutelare contro la curiosità morbosa di terzi.
E l’unico politico che sembra avere una vita privata soddisfacente (gli altri, evidentemente, spente le telecamere vengono ibernati in attesa dell’intervista successiva) è Berlusconi.
Bagnasco ha perso una occasione per tacere e rendere in tal modo un servizio alla sua chiesa.
Non vedo infatti alcuna prospettiva per una chiesa che si schieri con i “cattolici adulti” contro la Tradizione.
Non vedo alcun futuro per una chiesa che, oltre a incentivare l’immigrazione, cioè lo snaturamento della realtà sociale, economica ed etnica di una nazione, si accodi al coro sinistro contro chi, nei suoi atti pubblici, difende quella Tradizione e quella Morale che la chiesa stessa pone all’apice del suo messaggio.
Non vedo alcun futuro per una chiesa che offenda, con le dichiarazioni dei suoi uomini, la parte politica a lei più vicina, per sposare le tesi di quella a lei più ostile: non avranno nessun incremento di fedeli da questa e perderanno consensi da quella.
Bagnasco dovrebbe tenere sempre bene a mente cosa è accaduto alla chiesa spagnola che nel 2004 tuonò contro Aznar e il Partito Popolare per la sua adesione alla guerra di liberazione in Iraq, favorendo la vittoria dei socialisti Zapatero subendo, e ben gli è stato !, leggi sul matrimonio omosessuale, eutanasia e via discorrendo, salvo poi inutili e tardivi ripensamenti con manifestazioni di piazza e processioni contro le leggi votate da quella stessa maggioranza socialista che la chiesa spagnola contribuì ad eleggere.
Bagnasco vuole ottenere lo stesso risultato ?
Ma la intemerata di Bagnasco, accolta dalla “ola” della sinistra, ha un merito: rendere ancor più evidente la squallida ipocrisia della sinistra.
Quasi contemporaneamente, infatti, il Vescovo Emerito di Grosseto, Monsignor Giacomo Babini ha dichiarato che “l’omosessualità è peggio che andare a donne”, condannando così i comportamenti che a sinistra trovano tanti estimatori e praticanti.
Naturalmente sono “insorte” le associazioni omosessuali, cercando di far tacere il Vescovo.
Si può quindi, secondo la singolare morale della sinistra, criticare il naturale (e condivisibile) comportamento di Berlusconi verso le donne, ma non ci si deve permettere di farlo con gli uomini che alle donne preferiscono altri uomini (o con donne che agli uomini preferiscono altre donne).
L’ipocrisia è servita.
Peccato (per noi e per lo stesso futuro della chiesa) che il capo della cei sia Bagnasco e non Monsignor Babini.

Entra ne

26 settembre 2011

Se fosse vero sarebbe da fermare

Ieri ho commentato la discesa in campo della Marcegaglia.
Ho ipotizzato un programma parametrato a quanto scrive il Sole 24 Ore da alcuni mesi e ho espresso la mia sostanziale condivisione sul piano economico, ma fortissimi dubbi sulle gambe che dovrebbero promuoverlo e le contropartite utili a tacitare la sinistra.
In sospeso c’era la questione della patrimoniale.
Leggendo quindi i giornali di oggi e il Sole degli ultimi tre giorni, vedo che Marcegaglia vorrebbe una “piccola tassa sul patrimonio da inserire nell’Irpef” (secondo il Sole).
Posso starci, ma solo per azzerare il debito pubblico e dopo che:
1) Siano stati chiusi tutti i rubinetti della spesa;
2) Siano stati venduti i beni dello stato
3) Siano stati privatizzati gli enti posseduti dallo stato (a cominciare dalla Rai)
4) Sia divenuta legge una totale liberalizzazione delle professioni, arti, attività commerciali
5) Sia stata ridotta ad una flat tax residuale l’imposizione fiscale diretta.
Solo dopo che tutto ciò fosse diventato legge dello stato e, soprattutto, realtà, ove ci fosse ancora un debito pubblico sarei disponibile a contribuire una tantum per il suo azzeramento.
Leggo, invece, che si vorrebbe tassare con lo 0,15% il patrimonio degli Italiani.
E’ esattamente la proposta di Amato, anzi peggio.
Amato (e Profumo senza dare numeri con la sua saggezza da ex manager bancario) ipotizza una supertassa da trentamila euro per venticinque milioni di Italiani.
Non ci viene detto se la prima casa o i titoli di stato entrerebbero nel conto.
Ma poiché leggo sempre più spesso che “bisogna rilanciare gli affitti”, criticando in pratica il fatto che l’85% degli Italiani possiede la propria casa, non vorrei che la nostra abitazione tornasse al centro del mirino.
Se fosse vero quello che si legge, Marcegaglia dovrebbe essere fermata, perché la sua proposta agli Italiani, il futuro che ci regalerebbe, sarebbe: più poveri e senza un tetto.

Entra ne

25 settembre 2011

Marcegaglia: un'altra pretendente al trono

Come se non bastassero i funzionari di partito che annusano la possibilità di rientrare in gioco, come se non bastasse l'eterno indeciso Montezemolo, la vasta pletora di "tecnici" (i famosi esperti del giorno dopo) pronti a rispondere alla chiamata divina per "salvare il paese", il Profumo licenziato di lusso, ecco che anche la scadente (nel senso di "in via di scadenza" ... ma per la verità non solo ...) Marcegaglia cerca di programmare il proprio futuro da past president di Confindustria.
Così tuona contro il Governo e contro Berlusconi (un insulto al Premier non lo si nega a nessuno ed è diventato un "must" per chi vuole entrare in politica strappando l'applauso iniziale alla massa in s.p.e. dei coatti dell'antiberlusconismo) e propone un piano di salvezza nazionale assieme alle associazioni imprenditoriali.
Immagino che tale piano ricalcherà quanto da alcuni mesi scrive il Sole 24 Ore e, tutto sommato, non mi può dispiacere sul piano economico perchè, a parole, se escludiamo la nebulosa questione della patrimoniale che c'è e non c'è e del come interpretare gli "stimoli" all'economia (per me in termini di riduzione o anche abolizione delle pastoie burocratiche e delle tasse, altri forse come rottamazioni o incentivazioni varie a spese dello stato cioè con i nostri soldi, socializzando le perdite e privatizzando i guadagni) il programma è sensato perchè vede la riduzione delle tasse sul lavoro e la chiusura dei grandi rubinetti della spesa in sanità, pensioni, pubblico impiego, nonchè un piano di dismissioni, privatizzazioni e liberalizzazioni che non posso che condividere.
Mi lasciano perplesso, anzi dubbioso, le possibilità che un tale piano possa essere realizzato dalla Marcegaglia o da qualche altro imprenditore, in autonomia rispetto ai diktat di quella sovrastruttura finanziaria davanti alla quale la finanza e l'imprenditoria italiana (nonchè le varie opposizioni) sembra siano perennemente genuflesse.
Non vorrei che quelle buone idee, gestite dalle mani sbagliate degli industriali e dei finanzieri italiani, sortiscano l'effetto di svendere il nostro patrimonio, rendere gli italiani servi degli stranieri, senza risolvere nulla dei problemi di bilancio.
Ho scritto "non vorrei", ma ne ho l'intima certezza.
Preferirei che il programma del Sole 24 Ore venisse integralmente gestito da questo Governo: mi sentirei più sicuro.
Ma vorrei anche capire con quali voti e sostegni la Marcegaglia penserebbe di governare per attuare quel programma.
Non mi sembra che i sindacati sarebbero contenti di vedere spostata a 70 anni di età la pensione o la decimazione dei dipendenti pubblici o la chiusura dei rubinetti clientelari, come non lo sarebbe tutto quel sottobosco politico che sopravvive grazie a tali capitoli di spesa.
E se non sono contenti i sindacati, i comunisti del pci/pds/ds/pd non potrebbero fare altro che erigere barricate.
D'altro canto non potrebbe certo pensare di ottenere il consenso dei centristi, pronti a saltare solo sul carro del presunto vincitore per tornare a partecipare al banchetto delle spartizioni e della Lega che già ha ostacolato Berlusconi sulle pensioni.
Mentre è da escludere che nel Centro Destra una qualsiasi persona seria possa accettare di votare per chi ha tanto sbraitato contro il Governo di Centro Destra fino a farlo cadere.
Ci ritroveremmo al punto di partenza.
A meno che ... Marcegaglia e i suoi non abbiano l'asso nella manica.
Fare sattamente quel che viene chiesto loro dalla sovrastruttura finanziaria internazionale, tacitando la sinistra elargendo tutte quelle "riforme" che, accelerando la deriva morale della Nazione, sarebbero la contropartita politica agli interventi (sotto dettatura) in economia:
- eutanasia
- manipolazione genetica
- conferimento di dignità di legge ai capricci degli omosessuali
- liberalizzazione della droga
- nuove leggi per rendere divorzio e aborto ancora più facili
- concessione di cittadinanza e voto agli immigrati.
Ecco che, partendo da un programma condivisibile di intervento sull'economia, la sua gestione in mani sbagliate porterebbe al disastro e se, come dicono loro, l'Italia è sul bordo del precipizio, con la Marcegaglia (e i suoi potenziali alleati) farebbe un passo avanti.
C'è infine una perplessità conclusiva.
Ci sono un centinaio di pretendenti alla poltrona di Berlusconi, tutti con l'autorefernzialità di chi si crede, loro sì, "unti dal Signore" e quindi disponibili a rispondere "presente" alla chiamata che si attendono.
Ma non esiste "diritto divino" ad assumere l'incarico da presidente del consiglio, bensì è necessario ottenere la fiducia degli Italiani.
Tutti assieme potrebbero anche farcela a sconfiggere Berlusconi alle urne, ma dopo, riuscirebbero ad andare d'accordo senza sgambettarsi l'uno con l'altro ?
Ne dubito.
Ancora una volta, quindi, la saggezza popolare viene in nostro aiuto: mai lasciare il certo per l'incerto.
E il certo era e resta Berlusconi.


Entra ne

23 settembre 2011

Un progetto per l’Italia

L’aggressione mediatico giudiziaria contro Berlusconi, si è ora trasformata in una aggressione all’Italia che vede direttamente scendere in campo gli gnomi della finanza internazionale cui, evidentemente, non piace l’indipendenza e l’autonomia del nostro Governo.
Non piace, come scritto ieri, neppure che gli Italiani, grazie ai risparmi ed al loro patrimonio, possano godere di un tenore di vita superiore a quello delle altre nazioni che non beneficiano di tali risparmi privati.
Non piace la presenza di un Governo e di un Premier che non obbediscono ai diktat delle sovrastrutture affaristico-finanziarie mondiali.
Per tali motivi l’obiettivo è: abbattere Berlusconi con ogni mezzo e impoverire gli Italiani per renderli schiavi dei bisogni e delle necessità indotte da quella sorta di Spectre internazionale.
C’è chi lo capisce e quindi continua a sostenere Berlusconi e chi, invece, “più del buon senso potè l’odio” e si presta alle manovre antitaliane, anche contro il suo stesso interesse.
Ma questa è attualità e se uno non l’ha capita fino ad oggi, dubito che potrà mai arrivarci.
La Politica, però, è anche progettualità, è una visione della società come vorremmo che fosse e le tristi vicende di spionaggio sotto le lenzuola altrui, degne di perversi guardoni e non di colti intelletti, non devono farci dimenticare il traguardo (di tappa).
La proposta politica formulata all’atto della discesa in campo di Berlusconi è tuttora la più valida, perché è l’unica fondata sulla Libertà individuale, su quella economica, sull’arretramento dello stato dalle nostre vite e dalle nostre tasche e su una concezione valoriale che dia forza alla società e non che la indebolisca rendendola facile preda delle invasioni esterne perché quando si indebolisce la struttura morale di una società è tutta la società che è destinata a crollare.
Per quanto sia, quindi, i Governi Berlusconi:
Non hanno legalizzato l’eutanasia;
Non hanno ceduto sulla manipolazione genetica;
Non hanno elevato alla dignità di legge i capricci degli omosessuali;
Non hanno liberalizzato la droga neppure quella che gli abrogazionisti chiamano erroneamente “leggera”
Non hanno riconosciuto cittadinanza e voto agli immigrati peggiorando la attuale legislazione in merito.
E’ poco ?
E’ tanto ?
E’ sicuramente più di quello che hanno ottenuto in altre nazioni occidentali.
Sono Valori dai quali non possiamo prescindere per costruire una società che progredisca nel benessere e nella sicurezza, come non possiamo prescindere dalla ricchezza dei singoli cittadini in campo economico.
Una ricchezza che si accresce con la libertà economica, di mercato, con l’abbandono di posizioni assistenzialiste che sono solo dei capitoli di spesa idonei a creare clientele e corruzioni.
Meno tasse per tutti, quindi, resta lo slogan al quale rifarsi, perché meno tasse (per tutti) significa meno stato, meno spese pubbliche, meno sprechi e più libertà, più denaro a disposizione dei singoli per spenderlo in quel che interessa i singoli e ben difficilmente le spese “collettive”, ancorchè non fossero fondate su clientele o corruzione, possono soddisfare le esigenze di tutti e non solo di una parte che beneficerebbe anche dei soldi prodotti da quanti non fruiscono di tali spese.
Tutto ciò è esattamente il contrario di quel che realizzerebbe la sinistra che guarda la passato, alle clientele, al pubblico, all’assistenzialismo fine a se stesso.
Non dimentichiamoci che, alla base del sostegno a Berlusconi e al Centro Destra c’è un progetto di società ben difforme, direi “distinto e distante”, dalle nebulose e oscure idee della controparte politica.

Entra ne

22 settembre 2011

Baby pensionati si danno alla politica

Tecnicamente non credo sia pensionato.
Ma quando un signore, per togliere il disturbo da una delle due principali banche italiane, riceve una buona uscita di ben quaranta milioni di euro (ottanta miliardi ottanta delle vecchie lire !!!) dopo averne incassati altre decine negli anni da manager, può essere, a tutti gli effetti, considerato un baby pensionato.
Ma evidentemente non gli basta e non si accontenta di spassarsela tra viaggi e bella vita e strizza l’occhio alla politica.
Come lessi una volta in una intervista ad un banchiere (non un manager, ma proprio un proprietario di banca) il “piacere” di restare sotto i riflettori non è dato tanto dal denaro, dopo che uno ne ha accumulato anche per le generazioni a venire della sua famiglia, ma dall’uso del potere.
Così assistiamo a manager che si danno una verniciata da esperti e cercano di entrare nei palazzi della politica non attraverso un voto popolare, ma con una chiamata divina, quali salvatori della patria.
Anche in questo Berlusconi fece eccezione, perché non si tirò indietro (e non si sottrae oggi) dalla battaglia politico elettorale, vincendola.
Dopo un Montezemolo che ancora non ha finito di sfogliare la margherita dell’ingresso o meno in politica, ecco quindi il Profumo Alessandro, che da manager di Unicredit si metteva disciplinatamente in fila per votare alle “primarie” delpci/pds/ds/pd, oggi si accredita come “l’uomo nuovo” a disposizione dello stato.
Senza essere eletto.
Contando sul complesso di inferiorità dei funzionari della politica (da Casini a Bersani) che lo ricoprono di elogi e si dichiarano onorati se accettasse un incarico di governo.
E lui come li ripaga ?
Rispolverando le folli idee di Amato sulla patrimoniale “vera”, cioè quella aberrazione che vorrebbe sottrarre a quasi la metà degli Italiani i loro risparmi per circa trentamila euro a testa e utilizzarli per ridurre il debito pubblico che continua a crescere perché non sono ancora stati chiusi i rubinetti della spesa.
Chi propone una patrimoniale, da trentamila lire o da trentamila euro non fa differenza, dovrebbe solo essere denunciato e messo nelle condizioni di non nuocere e propongo una chiave di lettura.
Avete osservato come ci viene sempre ripetuto che il risparmio privato degli Italiani sia così consistente da essere superiore a quello di qualsiasi altra nazione ?
Non è che con questa storia della patrimoniale, dopo aver depauperato la diligenza pubblica, vogliano continuare a spendere per gli affaracci loro usando i soldi nostri ?
Non è che sottraendoci i risparmi con la loro patrimoniale vogliano ridurre il tenore di vita dei privati cittadini italiani al livello di quelli di altre nazioni che non tollerano che gli Italiani vivano meglio di loro ?
Non è che sottraendoci le disponibilità economiche private, da loro non controllate, vogliano in realtà sottrarci la libertà di opinione, di pensiero, di azione, di voto, per renderci tutti schiavi dei loro voleri ?
Sì, perché la libertà economica è un pilastro della libertà politica che, evidentemente, ci vogliono sottrarre assieme ai nostri risparmi.


Entra ne

21 settembre 2011

Secessione e democrazia

Napolitano è di parte, anzi fazioso.
Non sarebbe mai intervenuto a mettere i bastoni fra le ruote di un governo di sinistra così come, sistematicamente, fa contro Berlusconi, pretendendo un esame preventivo dei provvedimenti, chiedendo e cassando norme.
La sua anima faziosa, da vecchio comunista, intristita e inasprita dagli effetti dell’età, emerge anche sulla querelle sulla secessione dove entra in gioco anche la sua origine napoletana.
Bossi cosa chiede ?
Un voto perché i Popoli delle regioni del Nord decidano se conviene loro restare uniti al meridione.
Un voto che è la massima espressione di quella democrazia di cui i comunisti si riempiono sempre la bocca ma, evidentemente, non ne hanno ben chiaro il concetto.
Un voto che sarebbe l’equivalente, con ben maggiori garanzie di regolarità e più ampia partecipazione, dei plebisciti che formalizzarono l’ingresso di varie regioni, come l’Emilia Romagna e la Toscana, nel Regno d’Italia.
Un voto che quindi rappresenta la massima espressione della Sovranità e volontà popolare, cioè la base imprescindibile di qualsiasi stato.
Un voto che altrove (ad esempio in Quebec) non viene negato da chi sa cosa sia la democrazia.
Un voto che deve consentire l’espressione della volontà popolare a livello di regione.
Nulla dovrebbe infatti vietare che Veneto e Lombardia decidano di secedere e il Piemonte di restare unito al resto d’Italia.
Nulla dovrebbe anche vietare uno scatto d’orgoglio dei meridionali per altrettanti referendum nelle regioni del sud che potrebbero a loro volta decidere di secedere, ricostituendo uno stato delle “Due Sicilie”, realizzando così una consensuale e pacifica separazione come avvenne nel 1993 in Cecoslovacchia che, senza spargimenti di sangue e senza apocalittici sermoni portò alla costituzione della Repubblica Ceca e di quella Slovacca.
Il fulcro della democrazia è il voto, è il rispetto della volontà e Sovranità del Popolo.
Cosa chiede Bossi ?
Un voto, massima espressione di democrazia e volontà popolare.
Perché un voto libero e democratico fa così paura ?

Entra ne

20 settembre 2011

Assalto alla diligenza Italia

E così S&P ha abbassato il rating dell’Italia, mentre Moody’s, più subdolamente, si appresta a farlo dopo aver criticato la manovra di agosto.
Le due agenzie di rating sono le stesse che si accorsero del fallimento Lehman dopo che questo fu dichiarato, quindi possiamo stare tranquilli circa il futuro dell’Italia, infatti sembra che la Borsa abbia totalmente ignorato tali scelte, alla faccia di Casini che ha dichiarato essere Berlusconi il problema e di Bersani e compagni del pci/pds/ds/pd che hanno condiviso la valutazione delle agenzie di rating sull'Italia, dimostrando che lo spirito di fazione prevale, nelle opposizioni, sul doveroso interesse nazionale, oltre che sulla verità.
Ma quello che interessa porre in evidenza è l’aggressione, ora diretta essendo falliti tutti gli altri sistemi contorti utilizzati, portata al sistema Italia e finalizzata a sostituire Berlusconi con un governo prono ai voleri ed agli interessi dei predoni della finanza internazionale.
Non credo sia un caso che, falliti tutti gli altri sistemi ed evidentemente non avendo fiducia nelle solite manfrine giudiziarie e nella incapacità dell'opposizione, siano scesi in campo gli squadristi della speculazione.
Parlano di fragilità politica e di parlamento diviso.
Ma come deve essere, in democrazia, un parlamento se non diviso tra maggioranza e opposizione ?
Negli Stati Uniti Repubblicani e democratici se le danno di santa ragione e anche le ultime esternazioni del presidente pro tempore (speriamo ancora per poco ...) hanno suscitato una reazione veemente della Destra che lo ha accusato di istigare alla lotta di classe.
In Germania il governo perde una elezione dopo l’altra, una regione dopo l’altra, mentre sarebbe opportuno ricordarsi che in Italia le regioni più ricche, quelle più produttive, quelle che trainano l’economia nazionale (Piemonte, Veneto e Lombardia) sono amministrate da un Centro Destra riconfermato o eletto solo nel 2010.
Di cosa vanno quindi cianciando le agenzie di rating in ordine alla debolezza del governo e alla divisione nel parlamento italiano ?
Riterrebbero forse più solido un governo che, al posto di due partiti (Lega e Pdl) ci fosse un’armata Brancaleone di una decina di partiti e movimenti, ognuno con le sue clientele da sostenere, ognuno con le sue “linee del Piave” ideologiche ?
Neanche il più stupido degli osservatori politici potrebbe pensare che un governo di “larghe intese”, di “compromesso storico”, di “grande coalizione” possa essere più coeso di un governo composto essenzialmente da due partiti, voluto dagli elettori su un programma chiaro.
Se a sinistra ragionassero con il cervello (quelli che lo posseggono, almeno, se avessero qualcuno che lo possedesse …) e non con altre parti del corpo che fibrillano al solo sentir nominare il Cavaliere ed all’odio verso il Premier sono pronti a sacrificare tutto e tutti, persino la propria dignità, comprenderebbero che l’attacco delle agenzie di rating è finalizzato a rimuovere l’unico ostacolo che si frappone tra loro e il bottino, cioè i beni dell’Italia: Silvio Berlusconi e il suo Governo di Centro Destra.
Le scuse che inventano per demolire la nostra finanza, la nostra borsa, per mettere in difficoltà il sistema Italia, sono finalizzate a costringere Berlusconi a quella resa che i teoremi e le aggressioni mediatico-giudiziarie non hanno ottenuto.
E cosa accadrebbe dopo le dimissioni di Berlusconi ?
La formazione di un governo di nani politici, imprenditoriali e culturali (tutti insieme appassionatamente …) che, mascherando il tutto con qualche elargizione alle proprie rispettive clientele, metterà pesantemente le mani in tasca agli italiani, riducendone il tenore di vita e svendendo il patrimonio dello stato ai rapaci predoni che, così, vedranno soddisfatte le proprie brame.
L’Italia senza Berlusconi sarà più povera e più serva.
Anche per questo Berlusconi deve resistere ed essere in ciò sostenuto dal nostro impegno, dal nostro voto.

Entra ne

19 settembre 2011

Iniziò così

Il giustizialismo della cosiddetta “tangentopoli” del 1992-1993 spazzò via una Dc già in crisi e un Psi che non era mai riuscito, nel dopoguerra, a causa del colossale errore di Nenni nell’aderire al Fronte Popolare, a contrastare l’egemonia del Pci a sinistra.
Con loro furono travolti i partiti minori del pentapartito (Pli, Pri e Psdi) mentre l’unico partito dell’arco costituzionale a salvarsi (o ad essere salvato …) fu il Pci che, in tal modo, si presentò alle elezioni del 1994 con un Ochetto pimpante, convinto di vincere e insediarsi a Palazzo Chigi.
Sul versante del Centro e Destra c’era sbandamento.
La Dc si era affidata ad un uomo di sinistra, Martinazzoli recentemente scomparso, che cambiò il nome in Ppi e non seppe scegliere da che parte stare.
Il vincitore del referendum elettorale Mario Segni diede vita ad un suo movimento.
Ambedue, però, rifiutarono la proposta di Berlusconi di mettersi a capo di una coalizione alternativa alla sinistra, comprendente anche la Lega ed l’ Msi.
Martinazzoli e Segni decisero invece di correre assieme e mentre il primo seppellì con tale scelta la Dc che aveva governato l’Italia per cinquanta anni, il secondo disperdette il patrimonio acquisito con il referendum.
Il “gran rifiuto” di Segni, più che di Martinazzoli troppo di sinistra, costrinse Berlusconi a “scendere in campo” con Forza Italia.
Strinse un accordo con la Lega al Nord e con l’Msi nel resto d’Italia.
E vinse, sconfiggendo la “gioiosa macchina da guerra” comunista.
Non gli fu perdonata quella vittoria.
La sinistra scornata cominciò da subito ad attaccare Berlusconi non per quel che faceva, ma a livello personale, in ciò aiutata dalle truppe togate che avevano scosso l’albero con tangentopoli pensando sicuramente anche ad una svolta politica e si erano ritrovati con l’Msi al governo grazie a Berlusconi.
L’odio profuso dalla sinistra permeò tutta la politica che perse così di vista la sua stessa essenza.
L’odio pompato dalla sinistra e dalla stampa consociativa contro Berlusconi attecchì in quella parte della popolazione, più ricettiva a simili metodi stalinisti, che si trasformò nel popolo delle piazze mediatiche e degli scioperi generali.
L’odio voluto dalla sinistra ha spaccato irreparabilmente l’Italia in due perché, come è ovvio e giusto, anche dal fronte opposto si prese atto che non vi era (e non vi è) alcuna possibilità di dialogo con chi pregiudizialmente pretendeva la crocefissione del Capo della Coalizione di Centro Destra.
Dopo diciotto anni continua l’aggressione al Premier inquisito anche per fatti del tutto privati.
Si può solo sperare che tutto ciò sia avvenuto andando oltre i piani di chi ha acceso la miccia e adesso non sia in grado di fermare l’incendio.
Mi auguro che a sinistra si ricordino che chi semina vento, raccoglierà inevitabilmente tempesta, ma noi dobbiamo ricordare come è nato l’impegno di Berlusconi in politica.
Dobbiamo ricordarlo perché, non essendo noi né Badoglio, né Fini, gli siamo grati per aver impedito la deriva comunista nel 1994 e se fosse solo per quello (ma i suoi quasi dieci anni di governo dal marzo 1994 hanno anche contribuito ad abbattere tabù sindacali, istituzionali, di costume, nella politica estera ed economica o, almeno, a provarci) la gratitudine significa sostenerlo quando tutti gli sono contro e chiedono a gran voce il suo “passo indietro”.
Che non deve fare, perché non c’è alternativa nel Centro Destra e se non c’è nel Centro Destra, tantomeno esiste a sinistra.
Nonostante tutte le infamie che vengono scritte contro di lui, Berlusconi resta migliore di qualunque sua alternativa conosciuta, amica o nemica che sia.

Entra ne

18 settembre 2011

Riscoprire decoro ed eleganza

Ogni mattina passo davanti al liceo che mi vide studente.
Le scuole inizieranno domani in Emilia Romagna ma una mattina, nei giorni scorsi, davanti all’ingresso del glorioso e famoso Istituto felsineo, erano ferme alcune persone, sicuramente non studenti, che fumavano.
Voglio sperare che non fossero insegnanti .
Non potrei, infatti, concepire un professore come colui che ci insegna solo a far di conto o a scrivere correttamente e non anche come educatore.
E non potrei considerare tale chi butta i mozziconi di sigaretta per strada o chi si presenta al lavoro con abiti che non tengano conto del decoro personale e del ruolo.
Libero ognuno di vestirsi come crede, ma quanto possono essere eleganti e consone in un luogo di lavoro le “infradito” viste ai piedi di una signora, tra l’altro di corporatura pesante e non più giovanissima, o la t-shirt da Big Jim esibita da un signore seduto o, meglio, svaccato, sui gradini del portone e appoggiato ad una colonna ?
Sì, mi auguro proprio che non fossero insegnanti ma casuali passanti in attesa di un loro amico per una gita al mare …

Entra ne

16 settembre 2011

Gioventù bruciata

E’ comprensibile che un ventenne abbia l’ambizione e l’aspirazione ad un mondo diverso da quello dei suoi genitori, così come è naturale che un cinquantenne con una solida base professionale ed economica non ami i cambiamenti, mentre un anziano pensionato rimpianga gli anni della sua gioventù e li trasformi nell’età d’oro.
Stigmatizzare però il comportamento di una certa gioventù, spesso guidata da pessimi maestri più anziani, che appare priva di qualsiasi senso del limite, non può essere inquadrato nella naturale contrapposizione tra generazioni, ma rappresenta un grido di allarme per il futuro e la sopravvivenza della nostra stessa Civiltà.
Lo spunto mi è offerto dalla triste vicenda di Roma, dove una giovane donna è morta ed un’altra è in coma irreversibile, per un “gioco” erotico, basato sul trattamento sadomasochista.
La ricerca del piacere attraverso l’abuso del proprio corpo, fino alla morte, mi sembra che caratterizzi una generazione alla quale, probabilmente, non è stato insegnato il rispetto per il prossimo che si manifesta prima di tutto con il rispetto verso se stessi, una generazione annoiata dall’aver tutto, anche troppo, senza alcun reale merito, né sofferenza.
In questi giorni viene trasmessa su Sky Cinema una bella serie che offre una rivisitazione spettacolare e fantasiosa del papato di Rodrigo Borgia.
Sicuramente Papa Borgia fu un uomo nel pieno delle sue passioni e delle sue pulsioni, ma erano indirizzate ad un mero rapporto sessuale con persone dell’altro sesso, in un accoppiamento naturale e privo di risvolti morbosi (indipendentemente da come viene cinematograficamente presentato: qualche scena sopra le righe fa sempre audience!).
E Alessandro VI fu un grande papa che avrebbe potuto fare grande l’Italia … ma questa è un’altra storia.
Non è il sesso naturale con una persona del genere opposto che si discute (anzi !) ma il “famolo strano” che si traduce in pulsioni verso persone dello stesso sesso, verso individui ambigui o con strumenti di autentica tortura, ancorchè sotto controllo di un “esperto” che poi, nei fatti, non si rivela tale visti i risultati (perché non è solo la vicenda di Roma citata in apertura, ma troppo spesso si legge sui giornali di “giochi” erotici finiti in tragedia).
E’ preoccupante, a meno che non sia solo una maggiore morbosità della stampa che amplia le notizie del genere, se i giovani si dedicano a sperimentare simili pratiche.
E’ preoccupante perché la storia insegna che ogni civiltà del passato è crollata prima di tutto per la perdita di coscienza della distinzione tra il Bene e il Male del proprio popolo che, indebolendo i costumi, ha indebolito la capacità di resistenza nei confronti dei flussi di nuovi venuti.
E noi ci troviamo proprio in un crocevia della storia, dove all’invasione degli immigrati del terzo mondo, si unisce una crisi economica che vede stati privi di quelle tutele sociali e sanitarie che appesantiscono la produzione e i costi in Occidente, mostrarsi aggressivi e in grado di comprare pezzi importanti della nostra economia.
Non possiamo certo pensare di respingere la duplice invasione se una parte, mi auguro ampiamente minoritaria, del nostro Popolo indulge in comportamenti contrari alla morale tradizionale la cui stella polare ha contribuito a rendere grande la nostra Civiltà.
Spero che i casi di cui si legge sulla stampa siano solo un modo, discutibile, per far vendere i giornali o realizzare un tipo particolare, molto, molto discutibile, di business (in fondo: pecunia non olet).
Se così non fosse direi che dovremmo aspettarci gravi ripercussioni per la nostra struttura e tenuta sociale, nella consapevolezza, solo parzialmente consolatoria, che se arriveranno a comandarci da altre civiltà, saranno proprio quelli che indulgono in simili discutibili comportamenti a subire le conseguenze più severe.


Entra ne

15 settembre 2011

Larghe intese ma per fare cosa ?

La manovra di agosto ha avuto l’approvazione anche della camera ed è legge.
La Maggioranza di Centro Destra si è dimostrata solida nonostante provvedimenti che, purtroppo, contraddicono la natura liberale del programma e, infatti, Antonio Martino ha votato contro.
La manovra di agosto è la seconda ma non sarà l’ultima.
La soluzione strutturale dei problemi italiani passa necessariamente attraverso l’abbattimento della spesa pubblica, non certo con l’aumento della pressione fiscale che manterrebbe intatti i privilegi e le nicchie clientelari.
Portiamo però a casa alcuni capitoli che consentono piccoli (piccolissimi) passi verso la direzione giusta, mentre alcuni tabù, pur nella retromarcia successiva, sono stati per la prima volta messi in discussione (veggansi le giornate festive del 25 aprile, primo maggio e 2 giugno).
A fronte di una situazione mondiale dove la crisi è finanziaria e di fiducia e si manifesta ovunque in Occidente, le opposizioni italiane, con il basso profilo della loro meschina azione propagandistica, non sono capaci di proporre altro che un “passo indietro” di Berlusconi per sostituirlo con un fantomatico governo di “larghe intese”.
A parte ovviamente Di Pietro il cui ruspante ululare contro Berlusconi strappa almeno un sorriso per le sballate iperboli che ci vengono proposte.
Cosa dovrebbe poi realizzare quel tipo di governo non si sa bene.
Noi abbiamo bisogno di abbattere la spesa pubblica.
E’ pensabile che ciò possa essere ottenuta con comunisti, socialisti e democristiani (neo, ex, post o vetero che sia) assieme al governo ?
Comunisti e democristiani, con i socialisti, sono i principali responsabili del debito pubblico maturato dalla seconda metà degli anni sessanta ed esploso negli anni settanta e ottanta proprio per le scelte consociative di tali partiti, che si dividevano le elargizioni a carico dello stato, come il riconoscimento delle attività svolte nei partiti e nei sindacati che hanno consentito a centinaia di funzionari e impiegati di partito (soprattutto comunisti) di godere di pensioni a carico di tutti noi, nonostante età giovanissime.
Quali sono i costi maggiori per la spesa pubblica ?
Sanità, istruzione, previdenza.
Cioè dipendenti pubblici e pensioni.
I dipendenti pubblici sono il bacino di raccolta dei sindacati, principalmente della democristiana cisl, mentre la comunista cgil (e non solo) ha iscritti per più della metà già pensionati e per il resto indirizzati alla pensione.
E’ ragionevole pensare che facciano barricate contro ogni taglio a quelle spese ?
Direi proprio di sì.
Ma anche la Lega si oppone ad ogni intervento sulla previdenza, mentre l’udc, la cui forza elettorale è meridionale, si oppone ad un reale federalismo fiscale che sposterebbe sulle spalle di chi consuma i costi della sanità (e non solo).
Non parliamo poi degli aspetti valoriali che, oltre a minari le basi della nostra società, ugualmente, comporterebbero dei costi, come l’estensione dell’assistenza sanitaria e della reversibilità pensionistica alle “coppie” omosessuali.
Il governo di “larghe intese”, insomma, non solo non servirebbe a realizzare quei risparmi strutturali di cui abbiamo bisogno, ma sarebbe solo il cavallo di Troia per un nuovo, vergognoso assalto al pubblico tesoro e, per accontentare gli appetiti equamente distribuiti tra tutti i partiti, ricorrerebbe a nuove tasse, esattamente il contrario di quello che sarebbe necessario all’Italia.
E le avvisaglie le abbiamo già nelle dichiarazioni di quanti (sindacalisti e membri dell’opposizione) propongono, con scarsa fantasia, patrimoniali (“come in Grecia e Spagna”), il ripristino dell’ici sulla prima casa (abolita da Berlusconi) o addirittura una supertassa da trentamila euro (cifra da scegliere) sui venticinque milioni di maggiori contribuenti (praticamente tutti !) per abbattere sì il debito pubblico, ma lasciando aperti i rubinetti della spesa.
Sarebbe come svuotare il mare con un secchiello.
Se non fosse altro che per ragioni contabili, ogni governo di “larghe intese” sarebbe da respingere, ma in Italia si aggiunge anche la ripugnanza dal governare assieme ai comunisti (neo, ex, post o vetero che siano) .
La solida maggioranza che dopo la transumanza dei finioti si è manifestata in parlamento ci tutela da una simile aberrazione che comporterebbe solo un costo per i cittadini, nessun vantaggio e la continuazione di un comportamento nocivo che ci ha già condotto ad un debito pubblico da cui dobbiamo rientrare ad ogni costo e certamente in modo non compatibile con qualsivoglia governo a partecipazione comunista.

Entra ne

14 settembre 2011

Il buon senso smarrito

Mentre i mercati mondiali traballano e richiedono il massimo impegno dei governi per limitare i danni di una crisi globale, si sono mobilitati per ottenere una intervista dal Premier i magistrati di una città, Napoli, che ha ben altri problemi cui dovrebbero porre attenzione.
In sostanza i magistrati di Napoli chiedono con insistenza degna di miglior causa a Berlusconi di rispondere alle loro domande quale “parte offesa” pur avendo ripetutamente il Cavaliere dichiarato di non essere stato affatto offeso, ricattato o altro, bensì di aver generosamente aiutato una famiglia di amici in difficoltà.
E’ come quel collega o quell’amico che, quando lo si incontra, insistentemente chiede se ci sentiamo bene, se va tutto bene, se abbiamo dei problemi.
Alla terza o quarta volta che lo chiede lo mandiamo meritatamente a quel paese.
Nel caso specifico, poi, trattandosi di una indagine che concerne fatti accaduti – se mai accaduti – tra Roma e Bari, la domanda sorge spontanea: che c’azzecca Napoli ?
Quando sosteniamo che il peggior nemico dell’economia italiana è la sinistra, l’opposizione in genere nelle sue varie componenti, questo caso ne è la prova lampante.
Una vicenda che la stessa parte designata quale “offesa” nega esista, provoca solo danni all’immagine del Premier e dell’Italia tutta e fornisce benzina alla speculazione, alle polemiche della sinistra ed ai titoli dei giornali di proprietà dei poteri forti che non vedono l’ora di rimuovere l’ostacolo Berlusconi per dispiegare meglio i loro affari.
Ciononostante, mentre quando parla il presidente pro tempore degli Stati Uniti o Merkel e Sarkozy tengono conferenze stampa congiunte, la borsa scende, se Berlusconi si fa un giretto tra Bruxelles e Strasburgo, la borsa, come è accaduto ieri, torna a salire.
Addirittura è ventilata la minaccia di obbligare con la forza il Premier ad incontrare i magistrati per un colloquio del tutto inutile: non merita neppure un commento ...

Entra ne

13 settembre 2011

L’unica soluzione è abbattere la spesa pubblica

Mentre la camera sta votando l’approvazione della manovra di agosto che doppia quella di luglio, i mercati continuano nella loro schizofrenia, mossi dai dubbi sulla tenuta della Grecia, dalla speculazione finanziaria e dalla ostilità verso l’euro.
E’ una crisi internazionale che non esclude nessuno, tanto che gli interventi dell’inquilino pro tempore della Casa Bianca e la conferenza stampa congiunta dell’autoreferenziale diarchia europea (Merkel e Sarkozy) hanno coinciso con altrettanti tonfi delle borse.
Non è quindi un problema di cocchiere, ma un problema di fiducia, di mancanza di ottimismo e di speculazione.
Anche se la borsa italiana è allineata con quelle europee, non possiamo nascondere che noi abbiamo un problema in più.
Mentre Parigi e Berlino hanno il problema dell’euro e della speculazione, noi abbiamo anche quello di un debito pubblico insostenibile perché alimentato, a cominciare dal primo centrosinistra degli anni sessanta, da una spesa pubblica clientelare, demagogica e priva di qualsiasi controllo.
A nulla vale rastrellare denaro dalle tasche degli italiani o con la doverosa vendita dei beni dello stato se, prima, non si provvede a chiudere il rubinetto della spesa.
E noi abbiamo tre grandi capitoli di spesa: l’istruzione, la sanità, la previdenza.
Piaccia o meno (e credo non piaccia a nessuno) è su quei capitoli che dovranno intervenire.
Le manovre di questi giorni, effettuate raschiando il barile della fantasia dorotea, non possono servire ad altro che a rinviare quelle scelte dolorose che dovranno portare alla privatizzazione dell’istruzione, della sanità e della previdenza.
Per evitare di essere frainteso, resta ovvio che tale privatizzazione dovrà essere graduata in relazione alle anzianità.
Se, infatti, chi dovesse entrare oggi nel mondo del lavoro, avrebbe tutto il tempo per attivare un percorso di assicurazione sanitaria e pensionistica privata, chi fosse già da anni in attività non potrebbe fare altrimenti e, ad esaurimento, sarebbe doveroso conservargli sanità e sistema pensionistico vigente.
Questo non vorrebbe dire non intervenire da subito per limitarne i costi, anche se dovesse portare a limitarne i servizi.
L’istruzione, invece, non dovrebbe avere alcun elemento ostativo ad una veloce privatizzazione, con l’autonomia dei singoli istituti che dovrebbero progressivamente mantenersi attraverso le rette e le donazioni private.
Ma tutto questo presuppone una ben maggiore capacità economica dei cittadini ai quali andrà restituita, ovviamente ex nunc, la disponibilità sugli importi che, oggi, ci vengono sottratti a titolo di contributo servizio sanitario, fondo pensioni obbligatorio, nonché tramite una sensibile riduzione, per tutti, delle aliquote fiscali, avendo possibilmente come obiettivo una flat tax al 10% finalizzata esclusivamente alle attività essenziali di uno stato: difesa dai nemici esterni, mantenimento dell’ordine interno, sistema giudiziario per dirimere le controversie tra privati e un apparato istituzionale per i rapporti tra stati e le attività legislative.
Ma se non si chiude il rubinetto della spesa pubblica, ci ritroveremo o falliti o a dover sempre più rastrellare denaro dalle nostre tasche, per spese che non ci daranno mai un ritorno adeguato.

Entra ne

12 settembre 2011

Tasse inutili anzi dannose

La Grecia ha deciso di imporre una patrimoniale di quattro euro al metro quadro per ogni possessore di immobili.
Questo significa che se una persona possiede un appartamento di soli cento metri quadri, dovrà pagare allo stato ben 400 euro.
Naturalmente tale decisione ha scatenato in Italia le brame del partito delle tasse, con dichiarazioni allucinanti del tipo: “poiché la patrimoniale la impongono anche in altri stati, la possiamo imporre anche noi” (letta da tal Centrella, il sostituto della Polverini a capo di quel sindacato, che oggi si chiama Ugl e che una volta era la gloriosa e nobile CISNAL) .
In Italia l’85% delle persone è proprietario della casa di abitazione: tutti ricchi da spremere ?
Bersani insiste con tetragona stolidità nel chiedere nuove tasse, a cominciare da una tassa sulle transazioni finanziarie che affosserebbe ancora di più le quotazioni delle nostre banche, sempre più a rischio scalate (ma per chi lavora Bersani ?).
Non parliamo di quanti cercano di farci credere che la soluzione dei problemi sia nella rimozione di Berlusconi e nel varo di un governo di grande coalizione (mai con i comunisti !) , ma in realtà sperano di intercettare la ripresa e temono che, invece, da qui al 2013 sia Berlusconi (che spero resista senza deflettere) a beneficiarne.
Ma a cosa potrà servire la tassa greca o una sua eventuale cugina italiana, se prima non si chiude il rubinetto della spesa pubblica ?
Il sacrificio chiesto con l’imposizione di quattro euro al metro quadro diventerebbe infatti inutile se quei soldi sottratti alla disponibilità dei privati dovessero servire per mantenere le stesse strutture, lo stesso impianto legislativo di spesa pubblica che ha portato la Grecia (e non solo) all’attuale situazione fallimentare.
Analogamente in Italia qualunque drenaggio di denaro per finanziare il pubblico sarebbe solo un inutile balzello se, prima, non si eliminano i tanti, troppi capitoli di spesa del bilancio pubblico per restituire agli italiani uno stato leggero, terzo, lontano dalle troppe interferenze nella nostra vita (non solo economica).
Il sacrificio che verrebbe imposto, obtorto collo, con una patrimoniale, con una tassa sulle transazioni finanziarie, sarebbe finalizzato unicamente a prolungare la permanenza di capitoli di spesa insostenibili e ci troveremmo tra un anno o due con il governo alla ricerca di nuovi fondi o, come prima o poi accadrà, a tagliare brutalmente quegli stessi capitoli di spesa che ieri (e forse anche oggi) si potrebbero chiudere con maggiore gradualità e minore impatto sociale.
Le tasse, soluzione unica che è nella testa della sinistra, sono non solo inutili, ma anche dannose per la ripresa.
Chi le propone ha qualche interesse, qualche lobby da accontentare scaricando sul prossimo e sulle future generazioni il costo di un debito che è giunta l’ora di non alimentare e, anzi, di ridurre anche vendendo i gioielli di famiglia.

Entra ne

Berlusconi forever contro gli sfascisti d'assalto

Le borse (tutte !) crollano per le dimissioni di uno sconosciuto signore che sedeva nel consiglio della Bce per conto della Germania.
Il tenore di vita che conosciamo è messo in serio pericolo dalle elargizioni degli anni precedenti, superiori a quel che potevamo permetterci.
Il terrorismo si riaffaccia nelle teste di molti in occasione del decimo anniversario delle stragi di New York e Washington.
A fronte di tutto ciò in Italia dobbiamo ascoltare:
- la sinistra che, come un disco rotto, attribuisce a Berlusconi il potere di sconquassare le borse mondiali e gli chiede di andarsene;
- le menti acute dell'opposizione, più o meno esplicitamente, chiedono a Berlusconi di lasciare volontariamente in cambio della totale cessazione di ogni accanimento e persecuzione giudiziaria, dimostrando con ciò che non vi è nulla di penalmente rilevante nei comportamenti del Premier;
- gli organi di stampa di proprietà dei poteri forti italiani pubblicano intercettazioni telefoniche contro Berlusconi, prive di significato giuridico, solo per sfruttarle e danneggiarne la persona;
- le opposizioni, tutte, temendo che la crisi finisca con Berlusconi Premier, incuranti dei danni che compiono, irridono alle manovre finanziarie del Governo senza saper proporre altro che patrimoniali, inasprimenti fiscali (ancora sabato Bersani ripeteva il mantra della tassa sulle transazioni finanziarie) , limitazioni alla libertà economica (e non solo) dei cittadini, proiettando una immagine negativa e sfiduciata della nazione, quindi in alleanza oggettiva, per interesse proprio, con gli speculatori che stanno affossando la finanza internazionale e italiana;
- un anziano signore ultraottantenne non ci risparmia sermoni e lezioni, dimenticandosi che la sua carriera, unicamente in politica, è stata costellata di fallimenti sia ideali che reali nell'unica occasione in cui, nominato ministro degli interni, dovette concretizzare qualcosa e fu poi accantonato dai suoi stessi compagni per far posto a Rosa Russo Iervolino (mica ad un premio Nobel !!!);
- la presidentessa pro tempore di Confindustria è incapace di sostenere per due giorni di seguito la stessa tesi sulla positività o negatività delle azioni del Governo;
- la cgil … beh, la cgil fa la cgil ... son comunisti ... è detto tutto, mentre altri sindacati, che apparivano timidamente responsabili, si sono presi paura del loro coraggio e si fanno condizionare da chi urla più forte.
Davanti a cotanta insipienza, non si può che affermare: meno male che Silvio c'è !
Meno male che Silvio c'è, nonostante le debolezze che sono emerse nella stesura della manovra e i pesanti condizionamenti subiti dalle varie lobbies anche dei partiti alleati.
Come ho già avuto modo di scrivere, avrei preferito che Berlusconi “morisse” (politicamente si intende) come Custer a Little Big Horne, impugnando il vessillo della Libertà e osteggiando, anche a costo della sfiducia, ogni tassazione.
Così non è stato e, per me, è il sintomo di una debolezza derivata dall'azione di demolizione svolta contro di lui dalla magistratura, dalla stampa, dai poteri forti interni ed internazionali, dalle varie lobbies interessate ad avere, in Italia, un governo debole e suddito, non un Governo con un Premier che, anche caratterialmente, non si sente secondo a nessuno, che sia questi francese, inglese, tedesco o americano.
E' evidente che la crisi passerà e la speculazione finanziaria cesserà quando avrà conseguito gli obiettivi prefissati, con particolare riguardo agli interessanti portafogli azionari di banche e società quotate, oggi offerti a veri prezzi di saldo nonostante una patrimonializzazione e fondamentali eccellenti (e chi avesse della liquidità disponibile potrebbe comprare bene ai prezzi odierni per poi mettersi in attesa e cullarsi nei guadagni quando la crisi finirà).
E' altrettanto evidente, tranne ai trinariciuti che attribuiscono a Berlusconi poteri da superman e possibilità di comando che, purtroppo, non ha, che la crisi non è italiana (la borsa di Francoforte ha perso in un mese quanto e forse più di quella italiana) ma generale e nulla si può fare per uscirne, se non aspettare e, nel frattempo, utilizzarla per sistemare quelle “pendenze” che in Italia pesano come macigni sulla nostra economia.
Pendenze che, essenzialmente, si chiamano debito pubblico e spesa clientelare.
Da abbattere il primo, da estinguere la seconda.
Un'azione dolorosa, perchè più o meno tutti abbiamo beneficiato delle richieste lobbistiche, ma necessaria se vorremo sfruttare al meglio la ripresa.
Berlusconi lo ha nel suo programma, ripetutamente confermato, gli altri neppure in quello.
Resta, quindi, Berlusconi l'unica opportunità per l'Italia, non potendosi prendere neppure in considerazione uno qualsiasi dei nanerottoli, funzionari di partito che neanche sanno cosa voglia dire lavorare e neppure quei nomi fino ad ora emersi (Profumo, Monti, Montezemolo) che rappresenterebbero solo la formalizzazione della sudditanza ad istituzioni finanziarie sovrastatuali.
Certo, come nel 1994 scese in campo Berlusconi, così nel 2013 potrebbe emergere un Mister X, il cui nome ancora non è stato fatto e che neppure saprei individuare, che possa raccoglierne l'eredità originale.
Ma poiché non si vedono Mister X in circolazione, il Centro Destra e gli Italiani tutti non possono che applicare la saggezza popolare: mai lasciare la via vecchia per la nuova, perchè si sa cosa si lascia, ma non cosa si trova.
Anche per questo, respingendo per totale ripugnanza alla sola idea di camminare anche brevemente assieme a loro, chiunque fosse designato a guidarlo, un governo di “larghe intese” con i comunisti (neo, ex, post, vetero che siano) e i loro caudatari (vecchi e nuovi) scelgo di tenermi Berlusconi e di essere ostile (per quanto possa servire) ad ogni ipotesi di sostituirlo con qualcuno già in pista, anche se scelto da lui stesso e nell'ambito di questa stessa coalizione di Centro Destra.

Entra ne

11 settembre 2011

11 settembre dieci anni dopo

L’11 settembre 2001 il mondo cambiò.
Il 20 gennaio 2001 George W. Bush si era insediato come nuovo Presidente degli Stati Uniti, riportando i Repubblicani al potere sull’onda di una reazione conservatrice e liberista al radicalismo dei democratici.
Il 19 maggio 2001 anche in Italia veniva sconfitta la sinistra e Silvio Berlusconi entrò stabilmente, con una breve ed oscura – nella sua genesi - parentesi tra il 2006 e il 2008, a Palazzo Chigi.
Anche in Italia la parola d’ordine era “meno tasse per tutti” che sintetizzava una rivoluzione conservatrice nei Valori e liberale in economia.
Le cancellerie europee temevano il nuovo presidente americano per le sue parole in campagna elettorale che portavano a rivolgere un interesse esclusivo alle questioni interne degli Stati Uniti e paventavano un disimpegno che le avrebbe lasciate, dopo quasi sessanta anni, con tutti gli oneri della gestione politica, militare ed economica delle vicende continentali.
Anche in Italia l’avvento di Berlusconi era temuto da una sinistra affranta dalla sconfitta e ancor più dal fallimento dei suoi anni di governo.
L’attentato islamico a Washington e New York cambiò radicalmente tali prospettive.
Le borse crollarono (...) e le economie occidentali furono attraversate da una ondata di panico e pessimismo che trasformò l’alba di un nuovo ordine mondiale, nell’incubo che ancora oggi viviamo.
Il Presidente Bush reagì con forza e costrinse i terroristi musulmani sulla difensiva, liberando prima l’Afghanistan e poi l’Iraq.
Purtroppo la criminalità terrorista ebbe modo di manifestarsi ancora due volte a Londra e a Madrid, oltre a innumerevoli attentati alle truppe Occidentali di stanza nei due stati islamici.
Dopo l’11 settembre, però, tutto fu più difficile.
Le borse non si ripresero mai completamente e le crisi finanziarie cicliche hanno portato alla attuale situazione economica.
Un bel sogno di restaurazione di Valori Morali e di Libertà economica fu interrotto dal terrorismo.
La sinistra al governo fallisce e fallirà perchè è intrinsecamente sbagliata la sua impostazione statalista, assistenzialista e repressiva delle libertà individuali.
La Destra al governo può solo rimandare il conseguimento dei propri risultati a causa di eventi esterni, violenti e criminali, che impediscono il dispiegarsi della sua politica.
Il miglior modo per onorare le vittime dei terroristi musulmani è non solo continuare a combattere i criminali terroristi, ma anche riprendere con pazienza e costanza il filo del discorso interrotto l’11 settembre e che ci porti al ripristino dei tradizionali Valori morali e alla liberazione delle forze sane dell’economia dai lacci di una asfissiante e repressiva legislazione statalista, fondata sull’esproprio ai cittadini, tramite balzelli di vario genere, dei propri redditi e dei propri risparmi.



Entra ne