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No alla deriva

No alla deriva
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16 ottobre 2011

En tois meghistois odousi

Con tale frase (purtroppo blogspot non recepisce i caratteri greci) ricostruita fantasiosamente dal greco classico che stavamo iniziando a studiare, noi giovani ginnasiali del 1970 ironizzavamo sui “rimpalli” che, a turno, subivamo dalle ragazze, nostre coetanee, che, ignorandoci, avevano occhi solo per i ragazzi “grandi” del liceo.
Letteralmente significa: nei grandissimi denti.
Una traduzione non letterale può essere: sonora martellata nei denti.
E i denti sono quelli di Bersani, Casini, Fini, Di Pietro, ma anche di tutti coloro che, nella stessa Maggioranza, stavano facendo i conti di quanto avrebbero potuto guadagnare voltando le spalle al Cavaliere.
Invece Berlusconi ha vinto ancora.
Se Giulio Cesare avesse avuto la resistenza alle coltellate che ha Berlusconi, le Idi di Marzo non sarebbero mai entrate nella Storia.
Così mentre la borsa registrava un nuovo sprint dopo le vendite di giovedì (guadagnando in una settimana quasi il 7%) e il debito pubblico comincia, pur se di poco, a diminuire, la camera ha schiaffeggiato la sinistra e confermato la fiducia al Governo.
Divertenti le uscite della nomenklatura comunista con Bersani che dichiara che l’opposizione ha voluto una immagine plastica della crisi della Maggioranza (ma se uno è in crisi con 316 voti cosa dire dell’armata Brancaleone ferma a 301 ?), mentre una certa Sereni, che deve essere un clone della Finocchiaro, ha per radio, durante l’interruzione di “Parole mie”, ammesso che la Maggioranza è ancora numerica, ma non politica perché ha troppe divisioni dimenticandosi di dire che l’opposizione non ha neppure i numeri dalla sua.
La Maggioranza è risicata e questo provoca un rallentamento di tutte le riforme.
Se io fossi Berlusconi proporrei un programma tutto d’attacco fondato sulla riduzione delle tasse, abolizione dell’ici residuale, del bollo auto e del canone rai (voglio poi vedere un eventuale governo dell’opposizione aumentare le aliquote e ripristinare quelle odiose tasse) accompagnata da drastici e draconiani tagli alla spesa pubblica e dalla vendita di partecipazioni (a cominciare dalla rai) e di immobili dello stato.
Approvarlo significherebbe rivoltare l’Italia come un guanto e farci guadare un fiume per raggiungere una riva dalla quale non si potrà più tornare indietro.
Ma Berlusconi deve decidere, purtroppo, con troppi compromessi e allora accontentiamoci che Bersani, compagni e caudatari sono ancora a rosicare all’opposizione con tutti i coatti dell’antiberlusconismo che, anche venerdì, hanno perso qualche giorno di vita, dopo la sonora martellata en tois meghistois odousi.
E il naufragar m’è dolce in questo mare …



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