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03 ottobre 2011

La legge elettorale non è un problema

La sinistra, appiattita sull’antiberlusconismo coatto, strilla in continuazione denunciando l’azione della Maggioranza su temi (intercettazioni, riforma giustizia, separazione delle carriere dei magistrati, ricondurre i magistrati nel loro alveo naturale senza invasioni di campo in politica) a suo dire, di non interesse per la nazione.
A me sembra che sia invece il referendum sulla legge elettorale a corrispondere a tale inutilità, anzi dannosità.
Le intercettazioni e la mala giustizia sono un danno per l’Italia (multata ripetutamente per gli errori e i ritardi) e per gli Italiani che non hanno un soggetto terzo cui affidarsi con fiducia per risolvere contrasti ed avere giustizia.
Ma la legge elettorale, per quanto determinante nella formazione e composizione del parlamento, è poco significativa per l’Italia e gli Italiani.
Tanto più che la legge attuale è una buona legge che, rispettando caratteristiche naturali del nostro Popolo, garantisce alcuni paletti che salterebbero con il referendum.
1 – Governabilità
Il premio di maggioranza concesso alla coalizione che ottiene anche un solo voto in più di un’altra, è una buona garanzia contro i governi semestrali tipici della prima repubblica che tanto danno, soprattutto per le spese clientelari disposte pur di restare a galla, ci hanno provocato e che oggi dobbiamo pagare.
Certo, si dovrebbe garantire il Premier contro i ribaltoni, vincolando gli eletti al mandato degli elettori e, quindi, facendoli decadere ove cambiassero partito per saltare il fosso tra maggioranza e opposizione.
Certo, ancora, bisognerebbe superare il veto allora apposto da Ciampi ed estendere il premio di maggioranza anche al senato e a livello nazionale.
2 – Coalizione
L’Italiano è per natura individualista.
Due italiani che si incontrano formano due partiti.
Ma tre italiani che si incontrano danno vita, pur restando ognuno della propria idea, ad una coalizione.
Così la legge elettorale vigente consente la governabilità grazie al premio di maggioranza, ma anche la massima libertà di associazione che si trasforma nel salvaguardare le identità ideali grazie al sistema della coalizione cui viene attribuito il premio.
3 – Preferenze
La sinistra ha mosso una gran caciara sulle preferenze, brandendole come lo strumento per far decidere agli elettori chi eleggere.
Ma chi mette in lista i candidati ?
La nomenklatura dei partiti.
Negli anni settanta – ottanta mi ricordo il caso di parlamentari eletti con valanghe di voti, sempre a rischio di esclusione dalle liste successive perché invisi alla burocrazia di partito (penso ad esempio ai democristiani De Carolis e Rossi di Montelera) oppure catapultati in circoscrizioni ostili.
E che dire del sistema delle preferenze per controllare l’espressione del voto ?
Soprattutto in zone infestate dalla criminalità organizzata coloro che più berciano di antimafia, con le preferenze aiuterebbero la mafia a controllare i voti come accadeva una volta quando bastava cambiare la combinazione dei voti per verificare se chi aveva promesso, manteneva e quanto “contava” in quella determinata zona.
Certo, sarebbe bello poter eleggere per scelta diretta, ma questo può accadere solo se si dividesse l’Italia in tante piccole circoscrizioni, dove chiunque potesse candidarsi senza tante pastoie burocratiche (comitati per i finanziamenti, raccolta di firme, termini di presentazione, di ricorsi etc.).
Alla fine della storia, chi vuole il referendum tenta di restituire alle nomenklature dei partiti il controllo sugli eletti, per evitare il ripetersi di un “fenomeno Berlusconi”, esattamente come con la costituzione del 1948 si tolse al governo e al suo presidente ogni potere per evitare il ripetersi del ”fenomeno Mussolini, regalandoci, facendo così prevalere la paura sul buon senso: ingovernabilità, governi della durata di sei mesi, debito a 1900 miliardi di euro che corrispondono all’incirca a 3.800.000 di miliardi di lire.
Sono certo che tutto questo i coatti dell’antiberlusconismo che sono accorsi a firmare non solo non l’hanno valutato, ma rifiuterebbero anche di considerarlo, essendo così schiumanti verso il loro obiettivo che è unicamente quello di eliminare il Premier, indipendentemente dalle nefaste conseguenze.
Ma noi che sappiamo ragionare, dobbiamo farlo anche per loro e opporci al ritorno al passato, operando semmai per il miglioramento di una legge già buona che consente governabilità, pluralismo e segretezza del voto.
Ma vi sono altri interventi, in campo economico e sulla giustizia, che hanno la precedenza, come giustamente osserva il Premier.


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