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14 ottobre 2011

Troppe tasse? Reintroduciamo l'ici !

I meno giovani si ricorderanno sicuramente le scenette basate sul fraintendimento delle parole tra Walter Chiari e Carlo Campanini, tra Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Villaggio e Agus solo per citarne alcuni.
Per radio, in questi giorni, c'è la pubblicità di una trasmissione in onda prossimamente e, tra tante registrazioni, spicca quello (credo, ma dal solo timbro di voce non metterei la mano sul fuoco del riconoscimento, Peppino de Filippo nel ruolo di se stesso) che dice “io sono un contribuente” e Peppino de Filippo, credo, nel ruolo di Pappagone, che ribatte “non sapevo che fossi un combattente”.
A quel livello, di vecchia, sana comicità, è giunta la Banca d'Italia del futuro capo della BCE Draghi.
Si denuncia un eccesso di tasse e, per rimediarvi, la proposta è di reintrodurre una tassa eliminata nel 2008 da Berlusconi: l'ici sulla prima casa.
Se si trattasse di una scenetta pubblicitaria o nel classico varietà del sabato sera, farebbe ridere (anzi, suggerisco a Fiorello di scritturare l'artefice della battuta) ma essendo una seriosa proposta che segue altre boiate come la patrimoniale da 30mila euro pro capite o l'ipoteca forzosa sulle case degli Italiani, non solo non fa ridere, ma ci deve indurre a vigilare con attenzione, pronti a qualsiasi reazione, qualora prendesse corpo l'esproprio coatto delle nostre proprietà.
L'Italia ha un enorme debito pubblico, retaggio delle sconsiderate concessioni ed elargizioni della prima repubblica.
Un debito pubblico che DEVE essere, come minimo, ridotto anche se una famiglia onesta, normale, farebbe di tutto per estinguerlo e ricominciare con una sana politica di equilibrio tra entrate e uscite.
I sistemi per ridurre/estinguere il debito pubblico sono sostanzialmente due:
- aumentare le entrate
- tagliare le spese.
Se si aumentano le entrate senza chiudere i rubinetti della spesa, in poco tempo ci si ritroverà al punto di partenza: un debito pubblico nuovamente enorme e che deve essere ridotto/estinto.
Ma i cittadini contribuenti (in questo caso anche combattenti per sopravvivere alle gabelle) non possono accettare di rinunciare ai loro guadagni per mantenere in piedi un sistema costoso e che, per di più, spende quei soldi per restituire pessimi o inesistenti servizi.
Allora la strada è una e una sola:
- chiudere i rubinetti della spesa pubblica
- tagliare ogni capitolo di spesa, quando non estinguerlo
- far pagare i servizi (ma che siano decenti !) per il loro costo a chi ne usufruisce
- vendere partecipazioni ( a cominciare dalla rai con conseguente abolizione dell'odiato canone) e immobili di proprietà.
Solo tale percorso virtuoso consentirà di ridurre le tasse (e anche in modo sensibile) ad ogni cittadino.
Le baggianate secondo le quali per diminuire le tasse bisognerebbe reintrodurne una (o più) è meglio che restino negli uffici studi di chi, come testimonia la crisi mondiale, non ne azzecca una perchè ha la testa imbottita di teorie e vive fuori dalla realtà quotidiana.

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