Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

29 febbraio 2012

Le favolette di un loden

Una volta era raccontare l’Unione Sovietica come il paradiso degli operai.
Guareschi, con il suo Don Camillo e Peppone, raccontò quanto anelassero a restare in quel paradiso gli stessi comunisti (episodio di Peppone che si ammala a Mosca e scongiura Don Camillo di riportarlo in Italia).
Oggi, più modestamente, la stampa fa la ola a Monti quando racconta le sue favolette sul fisco.
Qualche giorno fa era il fondo per la riduzione delle tasse (dal 2014) sorto e tramontato nel giro di due giorni.
Poi per le liberalizzazioni che si riducono in un obbligo per alcuni soggetti di fornire servizi gratuitamente (mi piacerebbe, per vedere la reazione dei sindacati, che Monti chiedesse ai dipendenti pubblici di lavorare un giorno alla settimana senza percepire lo stipendio: è la stessa cosa della costituzione delle srl per giovani con l’ausilio di un notaio che non viene retribuito o dell’imposizione di utilizzo di carte e bancomat senza riconoscere commissioni alla banca).
Oggi è la retorica del “se tutti pagano le tasse, tutti pagheranno meno tasse”.
E’ una favola alla morfina, perché tende ad addormentare i cittadini e a renderli più disponibili alla stangata di Monti che arriverà al suo apice a giugno con il ripristino della tassa sulla prima casa.
E’ una favola perché le tasse vengono immediatamente assorbite dalla spesa e dal debito pubblico che Monti non ha minimamente provato ad intaccare.
E’ una favola perché più tasse servono solo ad alimentare quel debito pubblico ed a giustifiacare, legittimandoli, i capitoli di spesa del bilancio pubblico.
E’ evidente che se io (stato) ho in cassa i soldi per pagare tutte le spese che mi trovo ad aver ereditato dal passato, non mi creerò volontariamente dei problemi tagliando e riducendo i finanziamenti a questa o quella clientela e, così, non solo non ridurrò mai la spesa pubblica e il debito ad essa collegato, ma creerò i presupposti per il loro incremento, perché con l’aumentare del costo della vita, anche le varie clientele avanzeranno maggiori pretse.
E, allora, anche se tutti pagheranno le tasse, queste dovranno essere aumentate per far fronte alle nuove richieste.
Poiché però la buona fede è presunta, avendo anche noi molta fantasia, possiamo immaginare che l’affermazione di Monti fosse riferita ad uno stato in cui le tasse sono pagate per i servizi essenziali (Polizia, Forze Armate, giustizia, diplomazia, funzionamento delle istituzioni di base) rimanendo il resto nelle disponibilità degli enti locali del luogo in cui i redditi sono prodotti.
Se tutti pagano le tasse, tutti pagheranno meno tasse.
Ma solo dopo aver impugnato con decisione le forbici e ridotto di almeno il 70% il debito pubblico, le spese dello stato e la burocrazia che viene alimentata da una pubblica amministrazione quantitativamente obesa e qualitativamente sterile.


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28 febbraio 2012

Zaia e il Veneto contro Monti e lo stato assistenzialista e centralista

Monti, finto liberale, nell’applicare le veline di Bruxelles, ha millantato liberalizzazioni e provvedimenti di “crescita” per l’Italia, traducendo a modo suo (e per quanti si bevono la sua propaganda)
l’applicazione di nuove tasse sui risparmi,
aumenti delle addizionali irpef,
patrimoniale sulla casa con la reintroduzione e l’aumento dell’ici,
incremento dell’attività di spionaggio e repressione fiscale,
penalizzazione delle categorie e professioni produttive e liberali.
Monti, però, non ha minimamente toccato quello che è il vero, grande problema dell’Italia, quello che ha creato il debito pubblico da 1900 miliardi di euro, quello che continua a drenare risorse, imponendoci tasse altissime e gli stipendi più bassi d’europa.
Monti non ha affrontato il nodo della pubblica amministrazione,dell’esercito faraonico di cinque milioni e mezzo di dipendenti pubblici, degli sperperi nella sanità, nell’istruzione, nella giustizia, nella rai.
Monti, anzi, con un provvedimento che porta indietro di oltre trenta anni le lancette dell’orologio federalista, si appresta a sfilare dalle tasche dei cittadini le cui amministrazioni sono virtuose i denari per trasferirli in una tesoreria unica, centralista, sulla quale sarà poi il governo a deciderne l’impiego.
E non dubito che significherà nuovi sperperi a favore delle regioni già fortemente indebitate, quasi tutte nel meridione.
Sarà, quindi, una nuova versione della cassa per il mezzogiorno che già ci ha fatto bruciare improduttivamente, migliaia di miliardi.
Il Governatore del Veneto Luca Zaia vi si oppone e ha impugnato davanti al tar il provvedimento, diffidando nel contempo il tesoriere regionale (Unicredit) dal dar corso al trasferimento dei fondi.
Dubito che l’iniziativa mantenuta così come è nei limiti della procedura possa sortire un qualche effetto positivo, dubitando che i membri del tar si mettano di traverso a Monti ed ai poteri forti.
Purtroppo le manifestazioni violente dei no tav di questi giorni ci confermano che solo iniziative eclatanti sortiscono una qualche reazione e ascolto, mentre applicare le leggi volute da altri per conseguire uno scopo legittimo, rischia di essere solo una perdita di tempo.
Se Zaia pensa, con tale mossa, di ottenere un risultato e non ha un “piano b” , allora è un povero illuso.
Se invece Zaia esperisce questo tentativo nell’ambito di una strategia articolata per dimostrare urbi et orbi che lui le ha provate tutte e, quindi, è costretto ad altro tipo di iniziative, allora tanto di cappello e mi ispirerebbe più fiducia un voto alla Lega, unica,vera opposizione in parlamento (all’esterno cito La Destra e Forza Nuova che vorrei unissero le loro forze) a questo governo delle tasse e della povertà, imposto dai poteri forti e che ha come referenti gli gnomi di Bruxelles e dell’unione sovietica europea.



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27 febbraio 2012

Troppo stato ci erode le retribuzioni

Una indagine dell’eurostat ci ha informato ufficialmente che gli stipendi italiani sono tra i più bassi dell’europa.
La nostra “miserabile” media è di ventitremila euro, contro i quarantunomila della Germania, i trentatremila della Francia, e i quasi quarantanovemila del Lussemburgo, primo in questa classifica.
La Fornero, che non perde occasione per straparlare, attribuisce tutto ciò alla produttività, alla precarietà e, udite udite, alla “disparità fra generi: una spruzzatina di veterofemmisno non guasta mai, tanto l’analisi è già di suo un guazzabuglio degno della ministra che l’ha elaborata.
La realtà è però quella che deriva dal disfacimento di uno stato efficiente per diventare il ricettacolo di clientele e  assunzioni di comodo (ricordo il massimo esempio dei dipendenti Olivetti liquidati da De Benedetti ed assunti nella pubblica amministrazione senza che ce ne fosse alcuna necessità).
Il problema è nato in quella seconda metà degli anni sessanta e per tutti gli anni settanta con l’assalto alla diligenza pubblica.
Più stato ovunque, ipertrofia della pubblica amministrazione, burocraticizzazione di ogni aspetto della vita civile, sociale, economica della nazione.
A questo è corrisposto un incremento mostruoso del numero dei dipendenti pubblici, oggi circa cinque milioni e mezzo, ai quali doveva essere trovato qualcosa da fare e così si sono moltiplicate le leggi e i regolamenti che obbligano chiunque svolga una attività non solo a perdite infinite di tempo, ma anche a pagare tributi, oboli e consulenze specialistiche.
Ma per mantenere quella pletora di dipendenti hanno dovuto “fare cassa”, aumentando il debito pubblico finchè hanno potuto e contemporaneamente aumentando la pressione fiscale sia sotto forma di tassazione diretta sui redditi che di contributi, obbligatori, a vario titolo, fino a rendere costosa il doppio per i datori di lavoro la retribuzione lorda in busta paga che, però, al netto dai vari balzelli che gravano anche la quota dei lavoratori, diventa, quando arriva nelle tasche di questi, solo un trenta per cento di quella pagata dal datore.
Il vero cancro della nostra economia è il mix tra le tasse e lo stato che vuole mettere il becco in tutte le attività invece di limitarsi ad essere terzo super partes.
Pensiamo a quanto ci costa la sanità pubblica (260 miliardi all’anno !) a fronte delle prestazioni che fornisce.
Pensiamo al costo della istruzione e quale è il livello di cultura dei nostri ragazzi.
Pensiamo ai costi della giustizia (un miliardo all’anno per le intercettazioni !!!) e i risultati desolanti che produce.
Pensiamo alla Rai che ci spilla il canone eppure è sempre in passivo tanto da aver bisogno di ulteriore denaro da parte dell’azionista di maggioranza (il Tesoro, cioè noi tutti) quando il suo principale concorrente, Mediaset, con un decimo del personale fornisce servizi e programmi di pari livello e distribuisce pure ottimi dividendi agli azionisti.
Non è un caso che, nelle sue millantate “liberalizzazioni”, Monti non abbia neppure sfiorato il Moloch stato e tutto quel che lo circonda e anche la Foriero si occupa di articolo diciotto, ma non certo di liberare il mercato del lavoro dalle troppe burocrazie, troppi regolamenti, troppi obblighi che lo rendono schiavo della burocrazia statalista.
Inutile lamentarsi perchè finchè lo stato continuerà ad avere una presenza asfissiante e quotidiana nella nostra vita sociale, civile ed economica, ci metterà sempre più le mani in tasca sottraendoci quote sempre maggiori di stipendio e riducendo i lavoratori italiani ad essere le cenerentole del mondo del lavoro europeo.


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No tav: dalla farsa alla tragedia

Un contestatore no tav è i coma dopo essere precipitato da un traliccio sul quale si era arrampicato per tentare di fermare i lavori della TAV.
Posto il sentimento di umana pietà per chi cade, credo che se, come gli auguro, il manifestante riuscirà a riemergere dal coma, dovrà imputare solo a se stesso l’accaduto.
E spero che l’accaduto non fermi i lavori, in mostruoso ritardo, perché cadere nel nome di una causa non la rende obbligatoriamente giusta.
E l’Italia deve smetterla di fermarsi ogniqualvolta qualcuno si oppone a lavori, proposte, innovazioni.
E chi protesta, legittimamente, deve smetterla di usare la violenza, che a volte si ritorce contro chi la pratica, per bloccare i lavori.



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Buffon martire della sincerità

Sabato sera ho guardato Milan-Juventus.
Pur essendo tifoso del Bologna, non manco di guardare, quando non sono in contemporanea con le partite dei rosso-blu, gli incontri tra le migliori.
Naturalmente la mia simpatia era (ed è) tutta per il Milan.
Sono rimasto allibito davanti alla svista (la buona fede, salvo prova contraria, è sempre presunta) del guardalinee e dell’arbitro sul goal di Muntari che avrebbe portato i rossoneri in vantaggio per due a zero, cambiando completamente la partita.
Per questo la Juventus non può dire che il goal di Muntari è “pareggiato” dal fuorigioco inesistente (altra svista, forse con retropensiero compensativo) di Matri.
Sul due a zero ben diversi sarebbero stati gli approcci all’incontro e, forse, non ci sarebbe neppure stato il “fuorigioco” di Matri.
Ma il mio commento verte sulla crocifissione in atto contro Buffon, portiere della Juventus, reo di aver candidamente dichiarato non tanto di non essersi accorto che il pallone era ampiamente in rete, quanto che, ove se ne fosse accorto, non l’avrebbe “confessato” all’arbitro.
E allora ?
Dov’è lo scandalo tale da farne chiedere, ad alcuni, l’esclusione dalla convocazione in nazionale ?
E tutti quelli che per un calcetto si rotolano come se fossero stati feriti a morte, salvo poi saltare come galletti appena ottenuta la punizione ?
E poi mi piacerebbe sapere se tutti i moralisti, severi censori del portiere della Nazionale qualora passassero con il rosso, andrebbero dal primo carabiniere per confessare la loro colpa …


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26 febbraio 2012

Monti: solo tasse e desertificazione dei Valori

La commissione giustizia della camera ha approvato il cosiddetto “divorzio breve”.
Più che breve, direi lampo, visto che dai cinque anni di separazione della infausta legge del 1970, si è oggi ai tre anni e la commissione giustizia propone un anno.
L'approvazione è stata “bipartisan”, pronube la ministra della giustizia Severino, con l'ennesimo, indecente inciucio tra comunisti e Pdl.
E' un altro frutto avvelenato di questa stagione che vede un governo di non eletti occupare le leve del potere politico avendone espropriato, con la complicità di Napolitano che insiste nel voler mettere il bavaglio ai parlamentari, i rappresentanti della Sovranità Popolare (che peraltro nulla hanno fatto o stanno facendo per difendere le loro prerogative).
Ma è dall'approvazione del divorzio nel 1970 che è marcata la decadenza dell'Italia con il venir meno dei Valori fondanti di una Civiltà che fu grande e fu importante.
Non a caso il divorzio fu introdotto in Italia, ancora una volta, da un indecente inciucio, questa volta tra comunisti e liberali, che seguiva la rivolta studentesca del “68”, l'autunno caldo del 1969 e l'introduzione di quella idrovora di denaro pubblico e fonte di clientelismo che sono le regioni.
Dopo il divorzio, la decadenza continuò con
- l'aborto (addirittura qualificato “conquista”) ,
- i tentativi che si susseguono di elevare a dignità di legge le unioni omosessuali,
- la volontà di introdurre, più o meno surrettiziamente, dell'eutanasia,
- la propaganda per la liberalizzazione delle droghe (in tutto o in parte con la scusa delle “droghe leggere” come se non facessero male pure quelle),
- la manipolazione genetica con la scusa della “ricerca scientifica”,
- lo sconvolgimento dell'humus etnico, sociale, economico, politico dell'Italia con i tentativi di concessione della cittadinanza e persino del voto agli immigrati.
Poi qualcuno si interroga sulla perdita di competitività, di capacità imprenditoriale, di produttività.
Ma vogliamo capire che quella Italia che fu umanamente unita sotto il Fascismo e che seppe risollevarsi, dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale, rimboccandosi le maniche e lavorando sodo, era un'Italia che aveva una forza interiore indotta da quei Valori Tradizionali, che non appartengono ad una religione, ma all'Umanità e che sono stati erosi e smantellati nel nome di un improbabile progresso con la propaganda negativa e relativista che prese inizio e forza proprio con l'introduzione del divorzio.
Come in tutte le civiltà del passato, la decadenza è prima di tutto morale, nei costumi, nei comportamenti, negli insegnamenti, per poi provocare il crollo della civiltà intera ed è triste vedere che invece di operare per invertire la rotta, si prosegue, pervicacemente, sulla facile strada dello smantellamento continuo dei Valori Tradizionali la cui perdita favorisce l'aggravarsi di una crisi che, ormai, sembra senza ritorno, fino al momento in cui, con gravi lutti e sofferenze che ci saremmo potuti risparmiare, il ciclo della Vita ricomincerà.
Ovviamente fondandosi su quei Valori della Tradizione oggi così irrisi e violati.

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25 febbraio 2012

Berlusconi prosciolto per prescrizione

Chi ci rimborserà tutto il denaro sperperato per inseguire una condanna impossibile ?

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Una bufala il fondo di Monti per la riduzione delle tasse

Niente fondo per la riduzione delle tasse.
Monti sa solo declinare le gabelle in aumento e le sue parole sulla riduzione (sia pur dal 2014 !!!) hanno la stessa credibilità di quelle di Pinocchio.
Tanto per ricordare agli smemorati, Berlusconi tagliò le aliquote nel 2003 e nel 2005 (i famosi quaranta euro irrisi dalla sinistra ...) e nel 2008 abolì l'Ici sia pur solo sulle prime case e non per tutte.
Tra Berlusconi che, pur meno di quanto promesso, le tasse le taglia veramente e i vari Monti, Prodi, Visco, Bersani che, invece, non perdono occasione per metterci le mani in tasca e sottrarci anche quello che non abbiamo, non ho dubbi: preferisco Berlusconi per mille anni ancora.


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24 febbraio 2012

Napolitano vuole imbavagliare il parlamento

I comunisti, come sempre, si riempiono la bocca di parole quali “democrazia”, “libertà”, “giustizia”, “diritti”, di cui, però non conoscono il significato.
Abbiamo infatti visto, nel recente passato, l’alluvione di definizione come “democratiche” delle repubbliche comuniste asiatiche e dell’est europeo.
Democrazia sui generis visti gli oltre cento milioni di morti che sono, per ora, il saldo dell’esperienza comunista nel mondo.
Vediamo oggi come Napolitano prima imponga un governo che non ha la fiducia del Popolo e con ministri che non si sono sottoposti all’esame delle elezioni e quindi, pur di farlo governare, detti precise indicazioni ai parlamentari, ai quali vorrebbe imporre il bavaglio, per evitare o limitare gli emendamenti ai provvedimenti del governo.
Lascio tutti immaginare cosa sarebbe accaduto se una tale richiesta fosse arrivata dal Presidente Berlusconi.
Persino il salto della quaglia (ma solo quello che danneggiava Berlusconi …) veniva giustificato con la libertà del mandato parlamentare, ma ora, come in una vecchia barzelletta “non si può più”.
Al governo ci sono gli intoccabili procuratori della finanza internazionale e i loro provvedimenti non sono emendabili.
Napolitano dixit.
Qui ci starebbe una di quelle iniziativa alla Grillo.
Un “vaffa … day” , questa volta sì veramente a difesa della libertà del parlamento di modificare o bocciare i provvedimenti del governo.
Un parlamento che, al momento, rimane l’ultimo (esile) baluardo della Sovranità Popolare, vilipesa e ignorata da vecchi comunisti che cambiano il pelo, ma non il vizio.

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23 febbraio 2012

Pensioni e articolo 18 venti anni dopo

Monti e la Fornero hanno usato il bisturi per modificare le pensioni, aumentando l’età pensionabile, abolendo le pensioni di anzianità, portando tutti al contributivo ed equiparando le donne agli uomini.
Neanche un’ora di sciopero generale.
Adesso mettono mano alla legge 300/1970, lo statuto dei lavoratori, già vecchio quando fu emanato, figuriamoci quarantadue anni dopo, con tutti i cambiamenti intervenuti nella società italiana e nell’economia globale.
I sindacati tentano una resistenza, ma anche su questo argomento non stanno usando i toni accesi e apocalittici utilizzati in precedenza.
Sì, perché tanto sulle pensioni che sull’articolo 18 e lo statuto dei lavoratori, Monti e la Fornero non fanno altro che attuare quel che, sin dal suo primo governo dopo la vittoria elettorale del 28 marzo 1994, Berlusconi aveva in programma di realizzare.
Abbiamo perso quasi venti anni.
Perché quelle riforme andavano realizzate.
Perché era un corretto adeguamento alla società in evoluzione.
Perché se fossero state realizzate nel 1994, come Berlusconi aveva proposto, ne avrebbero guadagnato i conti pubblici e l’impatto sarebbe stato meno traumatico, avendo avuto margine per una giusta gradualità.
Ancora una volta le resistenze passatiste di sindacati ottocenteschi come la trimurti italiana, hanno causato danni più che benefici ai lavoratori e all’Italia.
E ancora una volta, come accadde durante la prima repubblica a seguire il cosiddetto “autunno caldo” del 1969, la responsabilità dei costi – economici e umani – aumentati deve essere condivisa tra la triplice demagogica, gli imprenditori calabraghe e i politici imbelli che, per conservare la “pace sociale”, hanno preferito fare acquiescenza agli ultimatum dei sindacalisti (Lama negli anni settanta, Cofferati recentemente) invece di far valere il loro diritto, derivante dal mandato elettorale conferito loro dal Popolo, per perseguire il reale interesse della Nazione.
Adesso quei provvedimenti che avrebbero potuto essere assorbiti con facilità venti anni fa, sono assunti dagli “intoccabili” del governo Monti, con timidi tentativi della triplice di fare la voce grossa che, però, davanti ai numeri e alla situazione greca, sembra un coro di Farinelli.
Monti e la Fornero, con i loro compagni di avventura, vanno abbattuti nel nome della Sovranità, dell’Indipendenza e della Libertà della Nazione Italiana.
Ciò non toglie che le riforme di pensioni e struttura del lavoro siano necessarie e utili.
Magari presentarle con meno alterigia e snobismo non guasterebbe.
Est modus in rebus.

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Allora gli immigrati portateveli a casa vostra

La corte europea per i diritti umani (?) di Strasburgo ha condannato l’Italia per il respingimento degli immigrati attuato dal 2009.
Ancora una volta, un gruppo di parrucconi al sicuro nelle loro torri d’avorio e ben remunerati con i soldi nostri, non tutela la Nazione Italiana.
L’Italia pagherà, purtroppo, a maggior ragione con questo governo di abusivi del voto popolare, proni all’europa.
Io non pagherei.
Tanto, se non paghiamo cosa ci fanno ?
Mandano la Bundeswehr del quarto reich merkeliano ad occuparci con una "guerra umanitaria" ?
E poi continuerei a respingere gli immigrati di cui, ormai, siamo pieni.
E soprattutto non concederei cittadinanza alcuna trasformando il nostro millenario, civile, ius sanguinis nel barbaro ius soli, neppure per i figli degli immigrati che sarebbe solo il piede di porco per legittimare l'invasione degli stranieri.
Le vicende di Francia e Gran Bretagna dimostrano, infatti, che la sicurezza interna è messa in pericolo dalle seconde e terze generazioni più che dalle prime.
Se proprio i parrucconi insisteranno nella loro vessazione, predisporrei un bel trenino per mandare a casa loro gli immigrati di cui si preoccupano tanto.
Vediamo se li accoglieranno o se li respingeranno, come facciamo legittimamente noi (e anche con troppa cautela e buona creanza).

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22 febbraio 2012

I pirati indiani

L’India ha compiuto un atto di pirateria internazionale obbligando una nostra nave mercantile ad entrare in un suo porto e catturando due nostri militari, imbarcati per contrastare la pirateria.
E in effetti il sospetto avvicinamento di una imbarcazione ha provocato la reazione dei militari che, doverosamente, hanno aperto il fuoco.
Le versioni sono contrastanti.
L’India sostiene che abbiano aperto il fuoco contro l’imbarcazione, uccidendo due pescatori.
I militari asseriscono di aver sparato in aria e in acqua.
Alle autorità italiane, che affrontano con estrema debolezza la questione, non sono state fornite le prove con i fori sulla imbarcazione, il calibro dei proiettili e l’esito delle autopsie (semprechè ci sia da fidarsi dell’autopsia indiana).
Nei pressi c’era anche una imbarcazione indiana con poliziotti indiani che sembra abbiano sparato.
Non possiamo neppure avere la certezza che i pescatori uccisi fossero realmente pescatori e non autentici pirati.
Resta comunque il fatto che, quando anche fossero stati gli italiani a sparare e a morire due autentici pescatori, pur nell’esprimere tristezza per quanto accaduto, i nostri militari non devono essere perseguiti né dall’India, né dall’Italia.
In simili circostanze vige il principio di precauzione, per cui se vengono imbarcati militari o anche guardie private armate per contrastare atti di pirateria, è naturale e giusto aprire il fuoco contro una imbarcazione che non rispetta le segnalazioni e si avvicina pericolosamente.
Diversamente tutte le iniziative per contrastare la pirateria sono solo inutili chiacchiere.
Il governo Monti deve dimostrare di saper difendere l’interesse nazionale almeno in questa vicenda, visto che ci ha già svenduto sul piano economico, anche minacciando l’uso della forza – utilizzando le nostre forze ben addestrate ed equipaggiate presenti in Afghanistan – per ottenere la liberazione dei nostri valorosi Marò.
Diversamente l’India diverrebbe complice dei pirati e stato canaglia essa stessa.

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21 febbraio 2012

Monti fa anche il furbetto delle tasse

Questa mattina i quotidiani erano occupati da titoloni sulla riduzione delle tasse che Frigor Montis aveva lasciato filtrare come ”premio” per i cittadini “onesti”.
A metà mattinata, però, le edizioni online davano conto che la riduzione sarebbe arrivata dal … 2014, limitatamente alle somme “recuperate” dalla presunta evasione e sotto forma di fantomatiche detrazioni per i carichi di famiglia.
La sostanza è che da quando c’è Monti al governo, lo stato non perde occasione per metterci le mani in tasca.
Ieri è stato con l’attacco ai rendimenti dei risparmi (decurtati di un significativo 7,5% finito in maggiori tasse) , con l’inizio del 2012 si è passato con l’aumento (e che aumento !) delle irpef regionali e comunali e fra un paio di mesi si tratterà di vederci estorcere il grosso dei nostri risparmi con la tassazione sulla casa.
In cambio, Monti e i suoi compagni ipotizzano una limitata e parziale “restituzione” fra tre anni, sul presupposto che si sia raggiunto il pareggio di bilancio (ma chi ci crede ?) e che si siano recuperate somme significative dalla asserita “evasione”.
I Romani, che se ne intendevano, affermavano che “plus dat qui cito dat” cioè chi versa subito, paga di più.
Al momento Monti si fa bello con una promessa incerta nell’an e nel quando e che ricadrebbe, nella tipica tradizione dei furbetti della prima repubblica, sulle spalle dei governanti che arriveranno (sempre troppo tardi) dopo questi qui mai eletti (perché nessuno può pensare che Monti venga rieletto, soprattutto quando il bluff della sua “tecnicità” sarà corroso dal tempo e dalle tasse con le quali ci avrà massacrato).
Nel frattempo, mentre i babbei plaudono alla riduzione delle tasse che verrà (forse …) Monti ci mette le mani in tasca e ci sottrae, adesso, con certezza, i nostri risparmi e i nostri guadagni.
Abbattere Monti e i suoi compagni non è più solo un diritto politico, è diventato un dovere civico per ogni autentico Patriota.

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20 febbraio 2012

Dopo il suicidio del Pdl di Alfano

Il Popolo delle Libertà aveva suscitato, al momento della sua costituzione, una grande speranza.
Poteva essere quel contenitore di tutta la Destra e il Centro che sono maggioranza in Italia.
Poi Berlusconi fece un errore che ha pagato con la defenestrazione da Palazzo Chigi.
Invece di appoggiarsi a due alleati sicuri come potevano essere la Lega e La Destra di Storace, preso dall’ambizione di avvicinarsi alla maggioranza assoluta, imbarcò Alleanza Nazionale (nonostante la possibilità di svuotarne comunque la forza elettorale) i cui maggiori esponenti erano e sono coerenti con il progetto di Centro Destra, ma che era guidata da Fini, le cui esternazioni ne avevano già ampiamente evidenziato la più completa, ondivaga, inaffidabilità.
Pur ottenendo un buon successo alle elezioni del 2008, la presenza di numerosi parlamentari di osservanza finiota creò, da subito, le premesse per il ribaltone del novembre 2011, pur essendo riuscito Berlusconi a conservare la maggioranza in parlamento.
Sbagliata la scelta di imbarcare una quinta colonna come Fini, sbagliata la scelta delle dimissioni senza sfiducia, sbagliata la scelta di fare acquiescenza alla congiura di Palazzo che ha portato ad un governo formato da soggetti mai votati dal Popolo.
Sbagliata, soprattutto, la scelta di votare ripetutamente la fiducia, rompendo l’alleanza con la Lega, anche su quei provvedimenti, come la reintroduzione della tassa sulla casa (prepariamoci ad una autentica stangata, anche se i giornali non ne parlano …) contraria alle promesse ed alle azioni del Governo Berlusconi.
Se per Berlusconi possiamo giustificare il comportamento remissivo nel tentativo di salvare le sue aziende sotto attacco unicamente per motivi politici (e questo fornisce la misura dell’inesistente interesse per l’economia nazionale, visto che pur di abbattere Berlusconi, stanno demolendo aziende produttive e che creano lavoro buono in Italia !) non altrettanto possiamo dire dei vari Alfano (successore designato), Frattini, Larussa, Gasparri, Matteoli, Gelmini, Brambilla, Santanchè, Bondi, Verdini, Cicchitto e tutti gli altri ministri e dirigenti del Pdl , timidi nelle loro dichiarazioni o, peggio, protagonisti in negativo di vergognosi incontri finalizzati all’inciucio con i comunisti.
E’ evidente che, davanti allo squagliamento della classe dirigente e alle reiterate dichiarazioni di amore di Berlusconi verso il suo successore, l’elettorato tradizionale del Centro Destra è disorientato e si rifugia (legittimamente) nell’astensionismo, nel riflusso verso il privato e nel perseguire l’interesse individuale.
Da qui i sondaggi negativi che portano a pensare ad una non partecipazione del Pdl alle amministrative del 2012.
Voci insistenti parlano di un nuovo partito nella testa di Berlusconi e non dubito che il Cavaliere saprà plasmarne il lancio nel modo migliore e più accattivante, ma sarà sempre “l’erede” di questo Pdl ormai “sputtanato” dai reiterati incontri al vertice con il pci/pds/ds/pd e dall’appoggio al governo del Dracula di Varese.
Quello del Pdl di Alfano è dunque un suicidio annunciato, con un atteggiamento rinunciatario che aliena il sostegno della base elettorale ora alla ricerca di una nuova speranza per impedire che i comunisti tornino al governo dell’Italia.
Per questo la Destra dovrebbe cercare di superare le proprie divisioni personali e presentare nuovamente un soggetto unico che catalizzi il voto di tutti quegli elettori di Centro Destra che non prendono in considerazione alcun tipo di accordo con i comunisti e gli infidi Casini e Fini, né l’appoggio alla Spectre finanziaria internazionale che ci ha mandato Monti come guida per il tramonto della Nazione.
Il suicidio del Pdl di Alfano come araba fenice per far risorgere un partito Nazionalista, difensore della Indipendenza e della Sovranità Italiana e, quindi, della Libertà – sotto ogni forma – del Popolo Italiano.
Un Popolo che non merita i vari Napoletano, Monti, la Fornero, la Cancellieri e neppure Bersani, la Camusso, Vendola, Fini e Casini.

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19 febbraio 2012

Lo specchietto Celentano

Mentre in Grecia un pugno di parlamentari emuli di Efialte (il traditore che indicò ai persiani come poter prendere alle spalle gli Spartani che difendevano le Termopili) votava l’accettazione delle nuove condizioni capestro (e subito dopo gli aguzzini hanno alzato le pretese !) in Italia Monti e Napolitano, nella migliore tradizione dei peggiori imperatori romani, si apprestano ad opprimere sempre più il Popolo, cercando nel contempo di addormentarlo con giochi e canzonette.
Abbiamo avuto così la parte “circenses” ( per il “panem” ci dobbiamo arrangiare) con il Festival di Sanremo che dovrebbe essere centrato sulle canzoni, invece sembra che tutto ruoti attorno ad Adriano Celentano, alle sue stramberie, ai suoi presunti “sermoni” e alla sua incredibile “generosità” che devolve il compenso Rai (soldi pubblici: la Rai non venga poi a chiedere un aumento del canone o nuovi trasferimenti di denaro!) in beneficenza (tanto mica li tira fuori di tasca propria !).
Ma Celentano è stato presto scacciato dalla farfalla di Belen Rodriguez che ci ha fatto ancora meglio conoscere la ministra Fornero la quale ha perso una ottima occasione per tacere e si è scagliata contro una televisione che “offende” le donne.
Credo che l’unica offesa alle persone (non solo alle donne) sia la stupidità che porta a straparlare ed a voler imprimere connotazioni mascoline alle donne, rinunciando ad ogni femminilità.
Contemporaneamente, Monti e Napoletano cercano di disinnescare, con la complicità del Pdl, del pci/pds/ds/pd e dell’Udc/terzo polo, gli emendamenti dei parlamentari al progetto delle millantate “liberalizzazioni”.
Vedremo quanto varranno i partiti e i parlamentari italiani in rapporto a quelli greci.
Mentre la propaganda punta i riflettori sulle canzonette, le farfalle e le sciocchezze di Celentano, le agenzie di rating continuano nella loro opera di demolizione delle strutture nazionali.
La Grecia, probabilmente, è già nel sacco e così l’attacco si sposta a Portogallo, Spagna e Italia.
E per far capire che non devono essere frapposti ostacoli alla conquista, qualche messaggio, che in altre tempi e circostanze sarebbe stato definito di “stampo mafioso”, arriva anche a Gran Bretagna e Francia.
Complici di questo sconcio generale i partiti che sostengono Monti in generale e il Pdl di Alfano in particolare che, insistendo ostinatamente in un perverso e contro natura “lingua in bocca” con il pci/pds/ds/pd, addirittura sulle riforme costituzionali e la legge elettorale, si appresta a consegnare l'Italia ai comunisti.
Il Popolo saprà reagire o i perfidi imperatori del tramonto riusciranno ancora una volta ad addormentarlo, bloccando la volontà di riscossa e di reazione ?


P.S.: Sono contento di leggere che Bersani spera che sua figlia tra la Fornero e Belen preferirebbe essere come la Fornero. E' l'ulteriore riprova che con i comunisti non ho nulla a che spartire, perchè io preferisco Belen e non c'è gara !

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17 febbraio 2012

Monti liberalizzatore fasullo

Tra i discutibili “biglietti da visita” del governo del “Frigor Montis”, c’è la montatura delle cosiddette “liberalizzazioni”.
A parte l’attesa per verificare come usciranno dal parlamento, nella speranza che i deputati e senatori del Pdl ritrovino un minimo di dignità per far ingoiare a Monti il rospo di pesanti modifiche, le millantate “liberalizzazioni” si sono risolte in spedizioni punitive nei confronti di circoscritte categorie professionali (taxisti, benzinai, avvocati …).
La cartina di tornasole dell’ipocrisia nel propagandare i provvedimenti repressivi di Monti come “liberalizzazioni” è data dal fatto che lui e i suoi compagni di governo si sono ben guardati dal toccare i grandi centri di costo della spesa pubblica, quelli che producono il debito pubblico che ci opprime:
- pubblico impiego
- sanità
- istruzione
- rai.
Ancora una volta Monti si dimostra forte con i deboli e debole con i forti, non toccando minimamente i veri e corposi centri di costo improduttivi dello stato (di ben diversa tempra si era mostrato il ministro berlusconiano Brunetta …).
In particolare leggo che Monti si comporta con la Rai come un qualsivoglia politicante della prima repubblica, tendente a piazzare un consiglio di amministrazione di fiducia e optando per un direttore generale “amico”, che sia Tizio, Caio o Sempronio non importa basta che risponda alle sue esigenze, con ciò perpetuando il sistema di finalizzare a propri privati disegni un ente finanziato da soldi pubblici.
Proprio oggi Il Sole 24 Ore ha esposto una tabella di raffronto tra Rai e Mediaset.
La società, privata, del Presidente Berlusconi ha la decima parte del personale (e dei costi) del dinosauro pubblico, non percepisce il canone, eppure produce utili (Mediaset è tra i primi venti titoli – nono, per l’esattezza – sempre secondo una precedente indagine del Sole, più convenienti in relazione al dividendo pagato) mentre la Rai pur incassando il canone (essenzialmente dai cittadini del Nord: la Guardia di Finanza se ne guarda bene dall’effettuare a tappeto nel sud quei controlli sul pagamento del canone rai paragonabili agli interventi “spettacolari” effettuati a Cortina !) ha necessità anche di ulteriori trasferimenti di soldi pubblici, maturando sistematici bilanci in perdita.
La vergogna, con buona pace della Fornero, non è l’immagine di Belen a Sanremo (che è un piacere per gli occhi) , ma il fatto che gli Italiani debbano ancora pagare il canone e aggiungere altri soldi per mantenere in piedi il carrozzone Rai.
Ma Monti, liberalizzatore fasullo, se ne guarda bene dal toccare quel centro di costo, di collocamento clientelare e di potere pagato dalle tasse degli Italiani e usufruito dalle consorterie del potere.


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16 febbraio 2012

La Camusso se non tassa vive infelice

La trimurti sindacale, di cui la cgil è la maggiore azionista, è, a mio parere, la principale responsabileassieme ai politici imbelli o complici della prima repubblica - del debito pubblico italiano che, oggi, ci costringe a sacrifici pesantissimi.
Hanno sempre agitato una politica di rivendicazioni demagogiche e fondate sull’esproprio del denaro altrui.
I politici che si sono appecoronati a tale andazzo hanno pagato la “pace sociale” con un diluvio di tasse le cui vittime sono stati tutti i cittadini.
Oggi la Camusso, segretaria pro tempore della cgil, insiste su quella strada proponendo di articolare il canone rai applicando la progressività in base al reddito.
Un modo come un altro per sfilare denaro dalle tasche dei privati.
Nessuno che pensi a ridurre il furto del denaro privato, ma solo ad arraffare quello che ancora si riesce a risparmiare.
Senza tener conto, poi, della fesseria che si propone facendo pagare di più per un medesimo servizio e, soprattutto, per il possesso di un televisore (pagato alla fonte) che è poi la scusa giuridica del canone.
Non vorrei dare idee sbagliate: ma a quando una proposta per far pagare la benzina con criteri di progressività previa esibizione del modello unico o 730 ?
Non mi sembra che tra Mario Monti e la Camusso ci sia molta differenza: ambedue hanno come scopo principale (unico ?) quello di ravanare nelle nostre tasche.

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15 febbraio 2012

L’Italia codarda, pezzente e perdente del piccolo contabile Monti

Mario “Frigor Montis ha detto no alle Olimpiadi a Roma.
Torno sul tema perché la scelta è di una gravità non colta dai commentatori proni al governo (ovvio) ma neppure da quelli di Centro Destra del Giornale e di Libero pronti a fare la "ola" contro Roma ed è foriera di pesantissime conseguenze, tutte negative, per l’Italia.
Monti ha fatto una scelta codarda: non rischiare.
Tutti sanno che il rischio è l’elemento che contraddistingue ogni impresa.
Monti ha invece agito come quel servo della parabola evangelica che, ricevuti dieci talenti dal padrone che partiva per un lungo viaggio, per viltà li ha sepolti in attesa del ritorno del padrone, senza farli fruttare.
Senza rischio non c’è crescita, solo stagnazione e decadenza.
Monti ha rinunciato al volano di una olimpiade in termini di investimenti, lavoro, infrastrutture, per un miserando calcolo della serva, paventando “sforamenti” e corruzioni.
Monti non ha avuto fiducia nelle sue stesse capacità di controllo e indirizzo.
Ma se anche ci fosse stato un aumento dei costi preventivati, se anche ci fossero casi di corruzioni, non si pensa che il volume degli affari avrebbe tonificato il nostro Pil, dato lavoro a migliaia di persone, creato un obiettivo, una prospettiva di crescita per l’intera nazione ?
Ancora peggio.
La scelta codarda di non garantire il comitato olimpico, proietta l’immagine di una Italia pezzente e perdente, con le ovvie conseguenze in termini di considerazione da parte degli investitori stranieri.
Chi mi legge può facilmente immaginare dove invito Monti a mettersi il suo pallottoliere, perché non di soli, aridi numeri è il governo di un Popolo, di una Nazione.
Chi non è capace di sognare, di pensare in grande per il futuro è morto prima ancora di tirare le cuoia.
Un Popolo che non sogna, una Nazione che non progetta il proprio futuro lanciando il cuore oltre l’ostacolo sono un Popolo e una Nazione in piena decadenza, destinati a scomparire, ad una meritata schiavitù.
La sfiducia nel Popolo Italiano che traspare dalla scelta del piccolo contabile di Palazzo Chigi è il più triste de profundis per una Nazione.
Occorre una forte scossa …

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14 febbraio 2012

Colui che per viltà fece il gran rifiuto


Mario Monti non finisce mai di stupire in negativo.
Ormai di lui conoscevamo tutto delle sue frequentazioni sospette negli ambienti della finanza internazionale e ne abbiamo avuto conferma con l'appassionato lingua in bocca a Washington dello scorso fine settimana.
Sappiamo (e stiamo per pagarlo con soldi buoni) del suo attaccamento ai bandi della Crucca di Berlino che ha richiesto l'impoverimento degli Italiani, puntualmente messo in cantiere da Monti con le tasse profuse a piene mani nei suoi provvedimenti "Ammazza Italia".
Da oggi sappiamo anche che Monti non ama lo sport, non ama sognare, non ama pensare a prospettive men che mediocri per l'Italia e, così, con una scelta che ne testimonia la piccolezza e meschinità, ha rifiutato di garantire la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020.
Paura, quella di Monti, unita alla sua convinzione, evidentemente, di non essere all'altezza di garantire all'evento quella redditività che può avere quando è ben amministrato e gestito.
Un miserabile calcolo sul pallottoliere da ragioniere ed ecco la scusa pronta per non doversi preoccupare di appalti, di gestione, di organizzazione.
Una paura che denota totale decadenza, perchè solo una nazione vecchia, perdente e ripiegata su se stessa può consentire al proprio presidente del consiglio di rinunciare non alle Olimpiadi, ma persino di proporre la candidatura della propria capitale.
Ha paura delle mafie e della corruzione ?
Ma cosa ci sta a fare in quel posto se si nasconde, con speciose motivazioni contabili, alle responsabilità che non siano quelle di sottrarci i risparmi ?
Debole con i forti e forte con i deboli: in tali mani siamo capitati per il ribaltone voluto dalla finanza internazionale.
E persino a dover vedere altre città, di altre nazioni più forti, ottimiste, coraggiose, competere per essere sede delle Olimpiadi 2020.
Scegliere di candidare Roma sarebbe stato un importantissimo segnale di fiducia nel futuro dell'Italia.
Scappare sottraendosi da tale scelta è il segnale che Monti rappresenta solo la guida del tramonto.
Perchè mai, allora, dovremmo fare sacrifici se quello stesso che ce li impone non ha fiducia nel nostro futuro ?

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13 febbraio 2012

Italia e Grecia

Italia e Grecia sono la culla della Civiltà Occidentale.
Nel 490 a. Ch. n. a Maratona, dopo l'epica ed eroica resistenza delle Termopili, l'esercito delle città-stato greche sconfisse il potentissimo esercito invasore persiano e undici anni dopo, a Platea, pose fine ai sogni del sovrano orientale di "sfondare" ad occidente.
Quella resistenza, quella vittoria significò la salvezza dell'Occidente dalla orientalizzazione e consentì a Roma di proseguire nella sua lenta e inesorabile crescita che la portò alla conquista del mondo sul quale calò le sue leggi, civilizzando quello che, fino ad allora, era pura barbarie, assimilando il meglio dei popoli evoluti, come i Greci, nel frattempo conquistati.
Senza Maratona, senza Roma, non saremmo quello che siamo oggi.
Senza Maratona, senza Roma la nostra non sarebbe "la" Civiltà dominante.
Anche la Crucca di Berlino e la Marionetta di Parigi, che oggi si atteggiano ad emuli di Dario o di Brenno, hanno beneficiato di Roma e di Maratona, anche se adesso pretenderebbero di dettarci legge.
Io spero che l'antico spirito orgoglioso e indipendente che rese i Greci e Roma unici al mondo, possa aleggiare ancora oggi nei cittadini di Grecia e Italia.
Siamo sulla stessa barca.
Se lasciamo che gli gnomi finanziari attacchino e strangolino uno per volta i Popoli che vogliono opprimere, non avremo scampo.
Esattamente come non avrebbero avuto scampo le poleis greche se avessero affrontato i persiani separatamente.
Le condizioni, inaccettabili, imposte alla Grecia, non possono che rappresentare un campanello di allarme anche per l'Italia.
La Grecia ha poco più di nove milioni di abitanti.
L'Italia ha quasi sessanta milioni di abitanti.
La Grecia ha 770mila dipendenti pubblici.
L'Italia ne ha 5,5 milioni.
Le condizioni imposte alla Grecia prevedono il licenziamento nel 2012 di 15mila dipendenti pubblici che equivarrebbero a circa 120mila dipendenti in Italia.
Entro il 2015, però, la Grecia deve ridurre (leggi: licenziare) 200mila dipendenti pubblici.
Sarebbe come chiedere all'Italia di licenziarne unmilionequattrocentomila !!!
In queste cifre è tutta la drammaticità della questione.
Se, però, Italiani e Greci sapranno trovare nel loro animo lo stesso spirito che portò a Maratona ed a Roma, allora anche questa, pericolosissima, aggressione potrà essere respinta.
Per questo solidarizzo con il Popolo Greco in lotta contro la schiavitù che vorrebbero imporre le organizzazioni finanziarie internazionali.

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12 febbraio 2012

Il professore snob che svende il futuro di un Popolo

Le riprese televisive e le fotografie di stampa vorrebbero proiettare l'immagine di un Mario Monti che rappresenta al meglio l'Italia negli incontri americani.
Quel che ne esce, invece, è l'espressione tronfia, autocompiaciuta, snob (in senso etimologico: snob = sine nobilitate) di un anziano signore, che crede di essere stato chiamato da Dio ad un incarico che, invece, deriva solo da un complotto di palazzo i cui mandanti sono proprio i pescecani della finanza internazionale con i quali ha fatto lingua in bocca a Washington.
I giornali e i telegiornali ci informano che Monti ha incontrato a Wall Street Soros (proprio quello della speculazione del 1992 !), e i capi di Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley, la Summa, cioè, di quella consorteria che sta strangolando la Grecia e si appresta a fare altrettanto con l'Italia.
In Grecia con la complicità di Papademos, ex vicepresidente BCE, e dei due maggiori partiti, in Italia con la complicità di Monti, Napolitano, del Pdl, del pci/pds/ds/pd e dell'Udc/terzo polo.
Napolitano tuona contro le manifestazioni e, ancora una volta, emerge la sua mai sopita anima da comunista carrista.
Napolitano afferma che l'Italia non è come la Grecia.
Purtroppo.
Perchè, almeno, i Greci pagheranno, ma hanno combattuto e resistito, noi ci avviamo a pagare senza uno straccio di resistenza che non sia solo verbale.
Non mi meraviglia la totale assenza dei comunisti che, dopo aver perso la chiesa rossa di Mosca, si sono aggrappati alle peggiori istanze del capitalismo (quelle più simili al comunismo che al liberalismo) doppiate con le peggiori istanze dei cosiddetti “diritti civili” che portano solo al disfacimento e al degrado morale di una società.
Non mi meraviglio per i vari Casini, Fini, Rutelli che, da furbetti della politica, pensano di poter incamerare i dividendi della crisi e non importa nulla a loro dei sacrifici degli Italiani.
Mi stupisco dei vari Cicchitto, Lupi, Quagliarello, Alfano e, soprattutto, Matteoli, Gasparri e Larussa dai quali mi sarei aspettato una maggiore resistenza, se non altro, per questi ultimi, in onore del loro passato e, per tutti, nel rispetto del voto espresso dagli Italiani nel 2008 e in questi 18 anni di berlusconismo.
Invece, niente.
Al punto che ha più dignità Antonio Di Pietro di tutti i dirigenti del Pdl messi assieme.
Meglio Bossi e Di Pietro di questi smidollati disposti a piegarsi alle aride ragioni dei ragionieri ben pagati di Goldman Sachs che portano a negare agli Italiani, cui vengono imposti termini di pagamento dei debiti con modalità da strozzinaggio compromettendo il nostro futuro e rubandolo ai nostri giovani.
Duemilaquattrocento emendamenti alle cosiddette “liberalizzazioni” di Monti.
Ogni giorno la possibilità, per la politica, di riprendere ciò che le spetta, rispettando la volontà popolare e, soprattutto, la Sovranità Nazionale, respingendo l'attacco dei pescecani della finanza il cui unico scopo è quello di impadronirsi delle nostre ricchezze e soggiogare con una nuova forma di schiavitù un intero Popolo.
I Greci lo hanno capito e stanno reagendo … fino a quando non possiamo saperlo.
La resistenza dei Greci contro i diktat della finanza internazionale è paragonabile a quella dei loro antenati che alle Termopili fermarono l'invasione persiana, salvando le loro poleis e l'intero Occidente, dando il tempo a Roma di crescere e di imporre la sua civiltà sul mondo.
Se li lasceremo da soli, uno alla volta, gli gnomi della finanza internazionale metteranno il cappio intorno al collo di tutti i popoli.

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11 febbraio 2012

La neve, il pubblico impiego e il lavoro privato

Nevica.
Potrei scrivere qualche commento appropriato e velenoso sull'esempio fornito dai romani a far fronte a pochi centimetri di neve, ma mi limito a dire: per fortuna che non sono qua, con un metro di neve !
Voglio invece sollevare, visto che ormai il Resto del Carlino mi pubblica un commento ogni dieci essendo gli altri nove, evidentemente, non in linea con il giornale, la questione che accomuna Nord, Centro e Sud.
Appena nevica, appena sono minacciate nevicate, il primo provvedimento dei sindaci è quello delle chiusure delle scuole e degli uffici pubblici.
Francamente non capisco il senso della chiusura della scuola che pone i genitori, che spesso lavorano, a fare i saldi mortali o a spendere denaro in baby sitter per recuperare i figli e non lasciarli soli a casa.
La scuola dovrebbe invece essere un "luogo sicuro", dove i ragazzi sono raccolti, al caldo, sotto sorveglianza dei loro insegnanti, in orari ben determinati sui quali sono parametrate le attività e gli impegni dei genitori.
A Bologna, una giunta che mostra sempre più il carattere improvvisatore e parolaio del suo sindaco campano tanto elogiato - per tali origini - da Napolitano (chissà perchè ...) ha ieri disposto l'uscita da scuola dei ragazzi alle 11,30 !
Salvo poi dire che non avrebbero mandato i ragazzi per strada se i genitori fossero stati in ritardo.
Come se i genitori fossero a disposizione per interrompere la loro attività per accorrere dove le paturnie di un sindaco o di un assessore decidono che debbano correre.
O forse pensano che tutti abbiano il privilegio dei dipendenti pubblici che, non si capisce bene per quale motivo, si vedono chiudere gli uffici per quattro fiocchi di neve reali o solo minacciati.
Non capisco la differenza con gli uffici privati che, invece, restano aperti.
Banche, assicurazioni, ma anche negozi, studi professionali e artigiani, tutti al lavoro, con le difficoltà che naturalmente possono avere ed i relativi ritardi, ma tutti aperti.
Qual'è la differenza tra un impiegato comunale che chiude e una commessa del supermercato che deve tenere aperto ?
La chiusura degli uffici pubblici avrebbe un senso se i dipendenti, pagati da noi cittadini, non dimentichiamocelo ! perchè il grosso del nostro debito pubblico è per mantenere la imponente macchina del pubblico impiego!, fossero organizzati per ripulire dalla neve i marciapiedi e le strade pubbliche, in modo da favorire lo svolgimento delle attività commerciali e gli spostamenti dei privati che, per tale servizio, pagano fior di tasse.
In fondo sarebbe comunque un lavoro di pubblica utilità, che spetta essenzialmente agli enti locali (non certo ai privati !) e che vedrebbe quella naturale flessibilità di utilizzo del dipendente pubblico che in Italia rappresenta un autentico esercito che potrebbe essere ben scatenato per ripulire le strade in queste emergenze.
Ma così non è.
Anche questa è la rappresentazione visiva della triste Italia di Monti, Napolitano e dei vari sindaci Merola che pullulano sul nostro territorio.
Almeno con Merola possiamo dire: colpa nostra o, meglio, colpa di chi lo ha votato, ma comunque è stato eletto.
Ma Monti e Napolitano ?
Chi li ha votati ?
Chi li ha voluti ?


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10 febbraio 2012

Con Monti torna l'Italia servile

Mario Monti è volato a Washington per incassare, dopo quella della governante tedesca, l'approvazione degli ambienti finanziari internazionali che, per l'occasione, gli hanno reso un tributo con la copertina di Time.
Monti ha venduto il futuro dell'Italia con le nuove regole di stabilità imposte dalla Crucca di Berlino e dalla cricca di Bruxelles che obbligheranno l'Italia a rappattumare miliardi di euro e possiamo immaginare da dove.
Noi Italiani non abbiamo ancora cominciato realmente a pagare le nuove tasse di Monti.
Solo qualche aumento della benzina e le addizionali regionali, ma il grosso, la tassa sulla casa, deve ancora arrivare.
Invece di organizzare una azione congiunta degli stati debitori (Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Ungheria e tanti altri) Monti cerca di acquisire benemerenze e si atteggia a “Grande Leader” come il coreano Kim il Sung, promettendo e promettendosi di “cambiare gli Italiani”.
Merita una sonora pernacchia.
Cosa possiamo fare per far crollare il perverso disegno montiano ?
Poco, purtroppo molto poco almeno finchè non ci sarà restituita la parola (il voto) e non emergerà un nuovo Berlusconi che spazzi via il lerciume di queste larghe intese che sostengono Monti e i suoi.
Possiamo quindi solo parlare, esprimere liberamente le nostre idee e le nostre opinioni, tenere viva la protesta, l'indignazione e la rabbia, denunciare lo scandalo dell'inciucio dei partiti e della svendita operata dai “tecnici” della nostra Sovranità e Indipendenza che sono tutto uno con la nostra Libertà.
In Italia non abbiamo ancora (per fortuna ?) le pezze al sedere che ci indurrebbero a superare il “tengo famiglia” , non avendo altro da perdere.
Gravissima è la responsabilità del Pdl e di Berlusconi che continuano a votare la fiducia a Monti e non vale l'assenza progressivamente sempre maggiore dei parlamentari del Pdl, perchè non basta essere assenti, devono alzare la testa e votare contro il governo.
Una bella prova potranno darla i senatori Pdl in occasione della norma che introduce una parziale responsabilità personale dei magistrati che sbagliano.
Soprattutto noi, base, non dobbiamo mollare la presa, non dobbiamo rinunciare, non dobbiamo ritirarci nel nostro privato, ma dobbiamo, sempre dedicare una mezzoretta del nostro tempo per usare quegli strumenti che ci fornisce la moderna tecnologia per rompere il coro bulgaro, del gregge asservito alla finanza internazionale e che in Italia si è palesato con il governo Monti.

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Il Giorno del Ricordo

Quando le sorti della seconda guerra mondiale ormai volgevano al peggio per l'Italia, nei territori culturalmente, etnicamente, storicamente italiani di Fiume, Istria e Dalmazia i comunisti titini perpetrarono atroci crimini contro l'Umanità, assassinando migliaia di Italiani in una pulizia etnica che allora non fu condannata.
Migliaia di nostri compatrioti furono uccisi, molti gettati vivi nelle cavità carsiche chiamate "foibe" che oggi danno il nome a quella atrocità compiuta nel silenzio e con la tacita approvazione anche dei comunisti italiani di allora.
Tanto vero è che quando quasi quattrocentomila Italiani di Fiume, Istria e Dalmazia furono costretti a lasciare le loro proprietà e le loro terre, profughi in Italia, il convoglio che li accompagnava mestamente ai campi per lor approntati, passando in Emilia e a Bologna fu accolto da fischi, sputi e ingiurie organizzati dai "compagni" locali dei massacratori titini.
Solo nel 2004, con inizio nel 2005, il 10 febbraio è giornata dedicata al Ricordo dei Martiri delle Foibe.
Solo dopo cinquanta anni è stata riconsegnata alla memoria condivisa una vicenda che ha visto come vittime migliaia di nostri compatrioti.
Fa specie, oggi, sentire la ricorrenza celebrata da uno come Napolitano che allora e per molto tempo, quale dirigente del Pci, negava o nascondeva la realtà.
Il buon gusto avrebbe dovuto imporgli di tacere.
E' confortante, invece, vedere come questa ricorrenza, tutta Italiana, assuma ogni anno che passa una sempre maggiore importanza e copertura mediatica.
Non dobbiamo dimenticare le vittime.
Non dobbiamo dimenticare i profughi.
Ma, soprattutto, non dobbiamo dimenticare che Fiume, Istria e Dalmazia appartengono alla Nazione Italiana e prima o poi torneranno a farvi parte a pieno titolo.
"Una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor".

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09 febbraio 2012

Contro Monti. Contro le larghe intese

Devo ammettere che la nuova fase politica fornisce spunti per decine di post.
Devo anche dire che quello che scrivo è solo una minima parte di quel che penso nei confronti di Monti, della Fornero, dei loro colleghi e di tutti coloro che, votando la fiducia, ne divengono complici.
Questa fase politica è esattamente il contrario della “bella politica” che vorrei.
Io concepisco la politica come una guerra tra due (o più) idee, combattuta con gli argomenti e le parole e, quando si ottiene il potere grazie al voto del Popolo, i fatti.
Quindi idee.
E per me esiste il rosso e il nero.
I colori intermedi sono amorfi, sono solo la necessità di assembleare quella maggioranza necessaria per governare agendo su quegli aspetti che possono unire le forze più vicine.
Idee, dunque, che si fondano su Principi e Valori di carattere etico e morale.
La Vita, la Libertà, l'Ordine, la Sicurezza, il Buon Costume, la Tradizione, la Proprietà, il rispetto della Gerarchia e dell'Autorità.
Se ognuno si facesse principalmente i fatti suoi, staremmo tutti meglio.
Ognuno padrone assoluto a casa sua ed ognuno rispettoso dell'altrui sovranità nelle relazioni interpersonali.
Per far rispettare tali confini esiste la Legge e chi la applica (o dovrebbe …).
Ma non c'è piena Libertà senza tutte le Libertà: di pensiero, di parola, di stampa, di mercato, economica, di opinione.
Imporre leggi che vietino una idea è uccidere la Libertà.
Imporre regole burocratiche che imbriglino la libera concorrenza economica è uccidere la Libertà.
Gli stati nazionali nacquero proprio per consentire ai simili, di meglio difendere la libertà individuale con l'aspirazione al raggiungimento del Benessere e della Sicurezza, garantiti dalla Sovranità e dalla Indipendenza del proprio stato.
L'unione europea, gli gnomi di Bruxelles, stanno cancellando la Sovranità e l'Indipendenza degli stati nazionali.
La Grecia è terra di conquista, con oscuri ragionieri che vorrebbero imporre draconiami tagli di stipendio, licenziamenti, oneri.
Mario Monti, il tanto lodato “tecnico”, firmando i nuovi accordi di stabilità ha impegnato ABUSIVAMENTE gli Italiani a pagare cifre imponenti ogni anno, rinunciando alla Sovranità ed all'Indipendenza Nazionale, mettendo lo stato alle dirette dipendenze dei ragionieri di Bruxelles e della governante tedesca.
Il partito che della libertà si era fatto portavoce, invece di reagire per riconquistare quello che gli spetterebbe per volontà popolare (Palazzo Chigi) si rende complice di Monti e dei suoi ministri votando loro la fiducia anche per liberare anzitempo le carceri da galeotti condannati (giustissimo invece liberare chi è in attesa di processo).
Peggio ancora, si rende disponibile a rivedere un emendamento che sancisce una parziale responsabilità personale dei magistrati che sbagliano.
Ancora peggio, tratta con i comunisti la nuova legge elettorale e persino delle riforme istituzionali, contribuendo ad uccidere la nostra Libertà che si fonda sulla contrapposizione delle Idee e delle proposte, non sugli inciuci e sulle manovre di palazzo.
Ne' Monti, né larghe intese.
Monti e le larghe intese rappresentano una unica strada per sopprimere la Libertà di tutto un Popolo.

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08 febbraio 2012

L'incapacità dei professoroni risalta sul bianco della neve

L'Italia, da una settimana, è soggetta ad una serie di perturbazioni provenienti dalla Siberia che ci hanno regalato un febbraio gelido e, forse, una serie di nevicate tra le più imponenti.
A me la neve piace.
Sono nato in una giornata di grande nevicata nel famoso, anche per la neve e il freddo, 1956 e da bambino ho sempre goduto dei pomeriggi invernali, quando con gli amici di infanzia, fatti rapidamente i compiti, ci ritrovavamo a slittare nelle vicine discese (allora poco frequentate dalle automobili) o nei campi e boschi circostanti.
La neve mi piace, oggi, ancora di più perchè ci consente di rilevare l'assoluta incapacità pratica del governo Monti nella gestione di quella che è una emergenza.
Una emergenza annunciata, perchè sin dal Natale senza neve, i meteorologi ipotizzavano, dallo studio delle carte, intensi fenomeni in febbraio, con un mese di grande freddo.
I sindaci non sembrano capaci d'altro che di chiedere ai cittadini, che pure pagano le tasse per ricevere un serivizio, imponendo loro obblighi e multe.
Sgombrare i marciapiedi antistanti le proprietà (ma è suolo pubblico di cui io non godo in esclusiva: perchè devo occuparmene dopo aver pagato le tasse comunali ?), responsabilità e multe per le "stalittiti", gli alberi pendenti, le automobili parcheggiate male.
Però quando si tratta di tenere sgombre le linee elettriche dalla vegetazione pubblica sono tutti assenti !
Questi professoroni e top manager ipernutriti di euro, stanno dimostrando l'incapacità di andare oltre le masturbazioni mentali su quello che (gli altri) devono fare o gli ordini perentori totalmente slegati dalla pratica.
E' vero che la furia iconoclasta della sinistra ha distrutto la Protezione Civile che con Guido Bertolaso (supportato da Silvio Berlusconi) era potente ed efficiente e adesso, persi tutti i poteri, è priva di capacità operativa e, soprattutto, di una guida forte e sicura.
Ma l'assenza del governo sulla emergenza neve dovrebbe essere denunciata con forza anche dalla stampa che, invece, sembra sempre più prona e asservita.
Invece di sparare cavolate sul posto fisso, Monti, la Fornero e la Cancellieri avrebbero dovuto preoccuparsi di come organizzare gli aiuti, nominare un unico comando operativo, affidato ad un nuovo Bertolaso, non certo a quel povero Gabrielli distratto perchè gli avevano già affidato la pesca della Costa Concordia.
Quando i centri di comando sono dispersi o, peggio, assenti, si disperdono anche le forze.
Berlusconi lo sapeva e quando è accaduto il terremoto all'Aquila, tutto è finito nelle mani di Bertolaso con gli ottimi risultati conseguenti che sono frutto del comando affidato ad una sola persona.
Monti e i suoi sanno solo teorizzare e mancano completamente di senso pratico.
Non sono adatti a governare, ma solo a far di conto con il pallottoliere degli gnomi di Bruxelles.
E che dire dell'allarme gas ?
Ci mancherebbe che adesso, con una temperatura che anche nel fine settimana si prevede intorno ai dieci gradi sotto zero, venga razionato il riscaldamento.
Berlusconi avrebbe preso il telefono, invitato Putin per un fine settimana (dubito che Putin gradirebbe però un noiosissimo fine settimana a casa Monti ...) e garantiti i rifornimenti all'Italia.
Questi qua, figli di coloro che hanno bocciato il nucleare (e tutti coloro che sono andati a votare l'ultimo referendum meriterebbero di veder decuplicata la bolletta energetica se non di essere lasciati al freddo!) si guardano spaesati intorno.
Ohibò: ci stanno tagliando i rifornimenti di gas.
Ohibò: mancano i rigassificatori.
Ohibò: abbiamo un problema energetico.
Andate a batter cassa da tutti coloro che, pur di abbattere Berlusconi, hanno fatto bocciare l'unico programma, quello nucleare, in grado di darci, in breve tempo, indipendenza energetica e hanno allentato i legami con la Russia di Putin unica in grado, nel frattempo, di garantirci cospicui rifornimenti.
E che dire della Marcegaglia che, quando si è ipotizzata la sospensione concordata delle forniture alle aziende, ha balbettato circa un “mix” di misure che non penalizzassero l'industria ?
Quali ?
Abracadabra.
Tutti capaci di teorizzare, mai di fornire una precisa indicazione che non sia quella di togliere denaro ai cittadini.
Eppure le industrie care alla Marcegaglia hanno pagato meno l'energia in cambio di contratti che prevedono, in caso di emergenza, il taglio della fornitura.
Mi ricordano quelli che prima si sentono grandi operatori finanziari comprando titoli a rischio perchè danno alti rendimenti e poi promuovono le class action per avere indietro i soldi persi per la loro avidità.
E in tutto questo cosa fanno i partiti ?
Discutono la legge elettorale per poter meglio ribaltare la nostra volontà dopo il voto.
Metaforicamente scrivendo, lancio una palla di neve in faccia a Monti, a tutti i suoi ministri, a tutti coloro che sono responsabili per l'esistenza di questo governo e a tutti coloro che, votandone la fiducia e le leggi, se ne rendono complici.

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