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No alla deriva

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21 marzo 2012

Bye bye articolo 18

Berlusconi ci aveva provato sin dal 1994, come per le pensioni.
Come per le pensioni abbiamo dovuto attendere uno dei peggiori governi della storia (sia sul piano concreto dei provvedimenti tutto tasse e sacrifici, che in quello istituzionale trattandosi di un governo imposto dalla finanza internazionale, una sorta di colpo di stato, non derivante dal voto popolare) per vedere realizzata sia la riforma delle pensioni che quella del mercato del lavoro con la sostanziale modifica (salvo colpi di mano in parlamento) del famigerato articolo 18.
Sicuramente avrei preferito che non si fossero persi 18 anni (che ci sono costati miliardi in debito pubblico) per riformare le pensioni, anche perché chiunque con un briciolo di intelligenza avrebbe capito che Berlusconi aveva ragione.
Per di più se la riforma fosse stata realizzata prima, nel 2001 se non nel 1994, poteva entrare in vigore con maggiore gradualità e senza gli scompensi che la mannaia della Fornero ha provocato a vittime innocenti.
Avrei ugualmente preferito che anche la legge 300/70 fosse stata abrogata da Berlusconi, nell’ambito di una riorganizzazione del mondo del lavoro improntata a criteri nazionali, con la gradualità e le guarentigie che i diciotto anni di tempo persi ci avrebbero consentito.
Dobbiamo ringraziare i coatti antiberlusconiani, centristi, comunisti, sindacati, se, oggi, un governo non eletto, espressione dei poteri forti internazionali, fa strame delle “bandiere” cattocomuniste, senza curarsi di chi rimarrà sotto le macerie.
Dobbiamo ringraziare il pci/pds/ds/pd, la cgil e i suoi segretari Cofferati, Epifani e Camusso, Casini e Fini, Vendola e Di Pietro, se un tratto di penna cancellerà senza appello e usando la mannaia leggi che dovevano essere modificate ma con la gradualità necessaria a passare da un regime iperprotezionistico a (finalmente!) uno liberale.
Prima di ogni commento nello specifico le scelte fatte, vediamo però cosa uscirà da un parlamento, dove ci godremo lo spettacolo dei comunisti che credevano di aver vinto ribaltando Berlusconi ed oggi sicuramente si domandano se non fosse meglio il Grande Caimano invece del professore targato Goldman Sachs.

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