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No alla deriva

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25 marzo 2012

Proclami sul nulla

Ma è stata realmente realizzata una riforma del mercato del lavoro ? Oppure è solo una favola raccontata da una parte e dall'altra per carpire consensi, in un gioco delle parti dove a rimetterci sono solo l'Italia e gli Italiani ?

Alcuni organi di stampa titolano sulla riforma del lavoro.
Altri (quei pochi non proni ai poteri finanziari) smascherano il bluff dei tecnici al governo.
Tutti riportano i deliranti proclami di lotta della cgil e i surreali bollettini della vittoria della Fornero e di Bin Loden Monti.
In realtà non c'è alcuna riforma del lavoro perchè i tecnici si sono dimostrati politici della peggior razza dorotea ed hanno calciato la palla nel campo parlamentare con la formuletta “salvo intese” e rinunciando all'unico strumento che avrebbe reso effettiva la riforma stilata: il decreto legge.
Una riforma, peraltro, che è un topolino partorito da un elefante dopo un travaglio strombazzato ai quattro venti e che è nettamente inferiore a quanto realizzato dai governi Berlusconi pur nella difficoltà di contemperare esigenze di svecchiamento del nostro mercato del lavoro con le tutela che, soprattutto la Lega e la Destra Sociale, pretendevano.
Soprattutto è un topolino che, quando anche fosse approvato tal qual'è (e non credo che ciò avverrà) non aiuterà affatto la crescita dell'Italia, ma probabilmente costerà, in termini di tensione sociale, più di quanto porterà a guadagnare.
Basta leggere il testo integrale  per capire che si tratta di un compromesso al forte ribasso, che Berlusconi e Sacconi avrebbero, probabilmente, fatto anche meglio.
Non si incide minimamente sull'impianto della legge 300/70, tanto obsoleta quanto garante delle sacche di inefficienza e fannullaggine.
Il tanto strombazzato articolo diciotto trova spazio in appena due delle ventisei pagine ed è affrontato con tanti “se” e “ma” da lasciar ampio spazio agli interventi interpretativi e creativi di una magistratura che non si sottrae certo a tale attività, anzi vi parteciperà con gioia aumentando incertezze, costi e lungaggini.
In compenso vengono introdotti nuovi contributi e nuovi oneri per le aziende (e non è chiaro se ricadranno anche sui lavoratori).
Viene mantenuta una discriminazione contro i lavoratori del Centro Nord rispetto a quelli del Sud che usufruiranno di sei mesi in più di ammortizzatori sociali (pagati con le tasse del Nord …) e le pulsioni neofemministe della Fornero trovano spazio con  l'astensione obbligatoria per i padri al fine di “favorire una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli all'interno della coppia” oltre ad alcuni provvedimenti quali una maggiore efficacia sanzionatoria delle c.d. “dimissioni in bianco” con la precisazione che la norma è “a favore di tutti i lavoratori, per quanto il fenomeno riguardi prevalentemente le lavoratrici”.
Come in ogni cosa, vi è anche qualcosa di buono.
E' il fondo che dovrebbe garantire un accompagnamento alla pensione dei lavoratori “anziani”, quelli, cioè, cui mancheranno fino a quattro anni per arrivare alla data di pensionamento.
L'Inps pagherebbe la pensione prevista sulla base, però, non di un costo per le casse dello stato, bensì di importi pari alle prestazioni versati dalle aziende garantiti da fidejussione.
Le aziende che ricorreranno a tale strumento dovranno anche pagare i contributi previdenziali fino al raggiungimento della data di pensionamento.
Il presupposto è un accordo aziendalecon i sindacati maggiormente rappresentativi” e questo è il solito limite, ma anche lo zuccherino per la trimurti che, in questo modo, mantiene comunque un controllo che è anche esercizio di potere.
Il fondo è, in sostanza, mutuato sulla struttura che dal 1999 è stata istituita per il settore del Credito ed ha permesso l'accompagnamento alla pensione, senza traumi e senza oneri per lo stato, di circa quarantamila lavoratori della categoria.
Su tutto, però, incombe oscuro il voto del parlamento.
E' quindi tutto sub iudice e, anzi, è più facile che il topolino partorito, non sopravviva all'incubatrice parlamentare.
E saremmo di nuovo punto e a capo, con il dubbio se ne sia valsa la pena di sostituire un governo eletto dal Popolo con uno imposto dalla finanza internazionale, per ottenere gli stessi risultati (e più tasse che ci impoveriscono anche individualmente).
Perchè Bin Loden Monti e la Fornero si stanno impantanando esattamente dove era stato bloccato Berlusconi, confermando il fatto che ogni governo, tecnico o politico che sia, può agire solo nei primi giorni di vita (veggasi le azioni di Berlusconi per abolire l'Ici o riformare scuola e università e l'intervento della Fornero sulle pensioni e di Bin Loden Monti per espropriarci la casa e i risparmi) per poi segnare il passo con continui compromessi e pressioni.
Si confermerebbe anche quanto ebbe a dire il Duce: governare gli Italiani non è difficile, è inutile.

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