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30 aprile 2012

E se abolissimo le regioni ?


La Bce ha emanato il nuovo diktat contro l’Italia: accorpare/abolire le province per risparmiare sui costi della politica.
Se Monti fosse una persona che avesse in piena considerazione la dignità propria, del ruolo che ricopre e di tutta l’Italia, avrebbe rispedito al mittente l’ukase dicendo: sono gli Italiani a decidere cosa fare o non fare.
Invece me lo immagino manifestare l' animo servile e germanofilo di chi vorrebbe trasformare gli Italiani in tanti crucchettini, come ha pur dichiarato lisciando la governante di Berlino e rispondere “obbedisco”, tacendo su questa nuova invasione di campo sulla nostra Sovranità.
Le province sono una storica ripartizione del nostro stato e su tale organizzazione sono parametrati molteplici organismi istituzionali e sociali.
La scuola con i provveditorati, il ministero dell’interno con le prefetture, il comando dei Carabinieri e persino della poco amata ed apprezzata Guardia di Finanza, ma anche le diocesi e le strutture organizzative dei principali partiti sono sostanzialmente (senza essere troppo pignoli …) articolate a livello provinciale.
Questo non vuol dire che non si possano rivedere nella composizione e nelle competenze, ma siamo proprio sicuri che debbano essere loro il capro espiatorio dei costi della politica ?
Non potrebbe, invece, essere più congruo e utile abolire le regioni, quelle sì monumentali centri di spesa, per tornare alla struttura, più snella ed efficiente, antecedente a quello sciagurato 1970 quando furono svolte le prime elezioni regionali ?
Mi sembra che in Trentino Alto Adige, dove la regione è formata dalla sommatoria delle due province di Trento e Bolzano, le cose funzionino perfettamente e mi sembra anche che il grosso dei finanziamenti e dei costi locali siano in regione, non nelle province.
Mi ricordo che Ugo La Malfa si oppose strenuamente all’istituzione delle regioni proprio paventando l’esplosione dei costi con la moltiplicazione dei centri di potere politico e clientelare.
Dopo più di quaranta anni bisogna riconoscergli il merito di aver avuto una vista lunga e, purtroppo, come tutte le Cassandre di non essere stato ascoltato.
Ma non lasciamoci ingannare dalla propaganda sui costi della politica, almeno su quelli diretti che sono sostanzialmente una goccia nel mare di sperperi della spesa pubblica.
Guardiamo alla sostanza, guardiamo ai grandi centri di costo, che sono proprio le regioni che gestiscono la sanità, guardiamo all’istruzione, guardiamo ad un esercito di dipendenti pubblici che è il doppio di quello degli Stati Uniti dove hanno una popolazione di cinque volte superiore alla nostra.
Soprattutto non nascondiamoci dietro un dito.
Il costo della politica non è l’istituzione “provincia” o “regione”, bensì la struttura burocratica che vede il personale come prima voce di spesa.
Abolendo o accorpando le province verrebbe ridotto il personale ?
Non credo proprio.
Allora anche l’abolizione o l’accorpamento delle province, oltre a cancellare una parte della nostra Storia, non porterebbe quei risparmi di spesa che possono solo essere ottenuti incidendo altrove.



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