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No alla deriva

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12 aprile 2012

L’ABC dell’imbroglio


In principio fu il Principe di Salina, nobile scaltro e di perversa grandezza, che istituzionalizzò il trasformismo, facendo diventare il “gattopardo”, dal nome di un rapace felino, quello di un rapace politico.
Oggi siamo scesi molto in basso e tre signori, accomunati dai medesimi interessi, privi di ideali e di progetti per la nazione, si sono accordati (e chi ne dubitava ?) per continuare a spartirsi il bottino frutto delle tasse degli Italiani.
Eliminati Berlusconi e Bossi dal connubio tra potere giudiziario, finanziario e stampa (le campagne orchestrate contro i due unici leaders del rinnovamento sono lo specchio dello sforzo profuso per eliminare dalla vita pubblica gli unici che rappresentassero un ostacolo per i loro disegni) è l’ora dei dividendi.
I partiti, secondo l’ABC del finanziamento, continueranno a percepire il pubblico finanziamento, senza quindi doversi privare, con l’autotassazione, di parte dei cospicui emolumenti che ricevono quali eletti, mentre il controllo (con prestazioni che non credo saranno gratuite …) pare, dalle notizie dei giornali radio, affidato tanto a società di revisione (le sorelline minori della Goldman Sachs …) quanto ai magistrati (immagino il magistrato di Napoli al quale venisse affidato il controllo sulla legittimità della spesa per manifesti favorevoli al federalismo, con trattenuta al Nord delle tasse del Nord …).
Figuriamoci poi che deterrente la pubblicazione in internet dei bilanci !
La gestione del bilancio di un partito (e di un sindacato) non può essere affidata ad aridi criteri contabili, alle pandette ed ai sofismi giuridici o economici.
Un partito, un sindacato sono molto differenti da un’azienda commerciale e, semmai, è proprio l’aver trasformato in “affare”  quello che non può essere così svilito, che ha provocato i danni.
Il tesoriere di un partito deve disporre, con buon senso, dei fondi che gli pervengono, per dare visibilità alle idee ed ai progetti, ma anche per dare copertura ai propri dirigenti che si espongono e che rinunciano ad occuparsi dei propri affari privati per dedicarsi al partito.
E’, quindi, legittima la politica dei rimborsi spese e degli oneri a carico del partito.
Non si può, però, richiedere ai cittadini di partecipare alle spese di politici la cui ideologia contrasta con la loro.
Ma è esattamente quello che ci viene imposto dal finanziamento pubblico, anche nel nuovo imbroglio ideato da ABC.
Per quanto mi riguarda nulla vieta a Bersani e Casini di spremere i loro eletti, di raccogliere fondi tra i loro amici delle coop e delle parrocchie, di imporre il costo della tessera.
Ma considero un insulto pensare che una parte delle mie tasse debba finire nelle loro tasche, per sostenere idee che aborro.
Se io voglio sostenere un partito, una idea, come feci durante la campagna elettorale de La Destra nel 2008, provvedo direttamente a disporre un bonifico, ma le tasse, mie e di chiunque altro, devono servire per servizi che siano condivisi da tutti i cittadini, non per ripartirle tra tutti i partiti, anche quelli più lontani dalle nostre idee.
E sarebbe anche ora di smetterla con i politici di professione, che si abbonano alla segreteria di un partito sin dai banchi delle elementari e, qualora perdessero la poltrona, non avrebbero una professione cui tornare e sono costretti, per sbarcare il lunario, a continuare a vivere di, con e sulla politica.
Continuare ad elargire soldi di tutti ai partiti, indipendentemente dalla forma e dalle modalità, è un imbroglio, tanto più grave, quanto più viene venduto come una riforma dal trio dei commissariati da Bin Loden Monti, l’astuto gabelliere inviatoci dai poteri forti internazionali per trasformarci in sudditi acefali.



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3 commenti:

IL CRONISTA ha detto...

Stesso argomento da me postato stamane (e non ancora rilevato dagli aggregatori, pare), e stesso schifo per ABC. :)

Massimo ha detto...

Vero. L'aggregazione ritarda sempre di più. So che Carlo, al ritorno, ha in programma di "alleggerire" il tutto ...
ABC è penoso, ma ancor di più lo sono i giornalisti che scrivono i loro articoli in ginocchio ...

Nessie ha detto...

La democrazia del parlamento è ridotta ai minimi termini: al consenso di un Triumvirato con le prime tre lettere dell'alfabeto.