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11 aprile 2012

Nero Wolfe all'amatriciana


Da tempo pensavo di aprire un blog monotematico, come è Trifidi per la fantascienza, dedicato al giallo, secondo delle tre materie letterarie e cinetelevisive delle quali sono appassionato.
In realtà il blog è stato aperto da anni, non pubblico, ma forse l’occasione del nuovo Nero Wolfe televisivo potrebbe segnarne l’avvio formale, per intanto commento sul blog generalista.
Nel 1969 l’attesa del Nero Wolfe televisivo era alta perché era, dopo il Maigret di Gino Cervi, il primo tentativo italiano di realizzare una versione televisiva di un grande giallo straniero, il primo americano che fosse predisposto in salsa italiana.
Il successo fu immediato.
Tino Buazzelli era un Nero Wolfe corposo e credibile, mentre Paolo Ferrari rappresentava in pieno l’ironico, scanzonato e donnaiolo Archie Goodwin.
Gli stessi personaggi di “contorno”, a cominciare da uno spassosissimo Pupo de Luca nei panni del cuoco Fritz e da un più che convincente ispettore Cramer interpretato da Renzo Palmer, contribuirono a rendere gli sceneggiati tanti piccoli capolavori del genere.
Una recitazione professionale e una dizione che nulla lasciava alle inflessioni regionali, tanto da rendere l’ambientazione newyorkese perfettamente credibile, soprattutto con una sigla di apertura che, nelle immagini e nel sottofondo musicale, evocava la New York che immaginavamo.
La trama, poi, non si discuteva.
Una perfetta attinenza ai romanzi era la ciliegina sulla torta di uno sceneggiato che, come per tanti (tutti ?) quelli dell’epoca, è godibilissimo anche oggi.
Cosa è rimasto nel nuovo Nero Wolfe interpretato da Pannofino e Sermonti nel ruolo di Goodwin ?
E’ rimasta la trama, solida e intrigante.
E basta.
Pannofino merita, comunque, un bravo superiore agli altri, perché ha dato spessore al suo Nero Wolfe, pur apparendo sin troppo attivo e non avendo una “stazza” tale da sovrastare (come Buazzelli e come si immagina il Nero Wolfe dei romanzi) gli interlocutori (diciamo che Pannofino appare piuttosto basso …), mentre Sermonti sembra il fratello sfigato dell’Archie Goodwin dei romanzi e anche di quello mirabilmente rappresentato da Paolo Ferrari.
Ma, almeno, i due protagonisti non hanno quasi nessuna inflessione dilettale.
Che dire invece delle caricature dei comprimari, anche del commissario di polizia che somiglia ad un incrocio tra Montalbano e il maresciallo Quagliarulo ?
E l’investigatore privato italiano, molto sbruffone e altrettanto fifone ?
E cosa c’entra la giornalista (che temo si ripresenterà sempre uguale nei prossimi episodi) ?
Ma, soprattutto, perché inventarsi uno scontro tra Wolfe e l’FBI per giustificare un improbabile trasferimento dell’investigatore in Italia ?
Trasferimento che gli appassionati di Rex Stout, che inventò il suo investigatore di origine montenegrina e nuovo cittadino degli Stati Uniti fedele alla sua patria di elezione ed alle sue leggi e istituzioni, sanno essere completamente fuori da ogni categoria del possibile.
L’idea di rifare il Nero Wolfe è meritoria e non possiamo essere legati ai grandi sceneggiati del passato (per fortuna possiamo vederli e rivederli a piacimento in dvd !), ma cambiare l’ambientazione, che è parte della storia, e  colorare con i dialetti regionali una storia nata per New York, rappresenta un azzardo che, stando al primo episodio, non è andato a buon fine.




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4 commenti:

IL CRONISTA ha detto...

Non ho visto questo nuovo Nero Wolf, a parte una breve anteprima. Mi ricordo bene il Nero Wolf di Buazzelli. Impareggiabile nell'interpretazione e nella stazza :)

Massimo ha detto...

Stasera il secondo episodio. Considerato lo scarso livello degli sceneggiati nazionali odierno, il primo episodio, pur con le pecche indicate, consente di guardare anche il secondo. Poi, Rex Stout, nei gialli, è Rex non solo di nome ... :-)

Josh ha detto...

Ciao Massimo, non ho visto nemmeno io questo nuovo Nero Wolfe,
ma non sapevo neanche della tua passione per i gialli!

Io avevo (ora ho abbandonato un po') una passione per i noir in senso stretto (genere in comunicazione intrecciata col giallo, sia in letteratura sia al cinema), comunque sia.

Se ti può interessare, la mia mente malata ha partorito ben 3 post sul tema dark lady e trama noir (presente in tutto l'immaginario, gialli compresi)
passando per vari settori; 2 post di quella serie sono segnatamente sul cinema, sulla teoria della percezione, mentre il primo è sull'archetipo.

beh te li linko (cose d'interesse finite anche nei commenti):

l'archetipo originario, nei tempi:

http://esperidi.blogspot.it/2008/11/dark-lady-signora-della-tenebre.html


primo Novecento:

http://esperidi.blogspot.it/2008/11/la-dark-lady-nel-cinema-della-prima-met.html


secondo Novecento:

http://esperidi.blogspot.it/2009/01/la-dark-lady-nel-secondo-novecento-tra.html

Massimo ha detto...

Qui, in rete, Josh ci si conosce per una minima parte di quel che siamo. Il giallo è uno dei miei passatempi letterari e televisivi. Poi detta così sembra un qualcosa di totalizzante, ma se uno considera i tempi del lavoro, del riposo, dell'aggiornamento culturale, della socialità, poi si vede che si tratta di un romanzo ogni due/tre settimane (no, il noir non è nelle mie corde, sono per i classici di Stout, Christie, Gardner, Simenon, ma anche i moderni come Elisabeth George, Iain Pears e altri, nonchè i gialli storici come, ad esempio, Ellis Peters e la nostrana Danila Comastri Montanari con il suo Publio Aurelio Stazio ... e tanti altri che si scoprono casualmente girando tra gli scaffali delle librerie) e la visione di Fox Crime (rectius: delle registrazione dei telefilm di Fox Crime) quando passo le serate a casa. Ma il discorso sarebbe lungo, per questo avevo aperto un blog ad hoc ... :-)