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30 maggio 2012

Terremoto Emilia. Qui Bologna


Ieri, 29 maggio, la terra ha nuovamente tremato nelle provincie emiliane di Modena, Ferrara, Bologna in modo sensibile e rilevato anche in tutto il Nord, Toscana e Marche.
A differenza della scossa di domenica 20, eravamo tutti ben svegli (gli orari sono stati alle 9,15 e alle 12,57) tanto che i movimenti più significativi (oltre il quinto grado della scala Richter) sono stati avvertiti sensibilmente.
Sappiamo che morti e distruzioni sono avvenute in zone della provincia modenese e minori conseguenze nel ferrarese e nel bolognese.
Per quanto potessero sembrare inutili e burocratiche, le prove di evacuazione che, almeno nel mio ufficio, sono state eseguite in passato, sono risultate efficaci e, dopo aver trovato rifugio nei “luoghi sicuri” individuati vicino ad un muro portante, abbiamo disposto l’uscita che si è svolta in modo ordinato.
Per due volte nella giornata.
Ho ascoltato ieri sera il “filo diretto” di radio uno e in particolare ho rilevato l’intervento di un ingegnere dell’Enea di Bologna che, con molta chiarezza, ha esposto problematiche e considerazioni.
Tale ingegnere ha anche obiettato circa la scelta di chiudere le scuole a Bologna dove non vi era alcuna necessità di simili provvedimenti.
In effetti pur avendo avvertito la scossa in modo più che sensibile, i danni in città sono stati minimi.
La paura tanta.
Chiudere gli uffici pubblici in queste condizioni è una pessima scelta che lascia i singoli alle proprie paure, mentre è necessario reagire, soprattutto là dove le strutture hanno resistito.
E’ poi necessario non aggiungere ai danni umani e materiali del terremoto, anche quelli psicologici ed economici del fermo lavorativo.
La miglior risposta che possiamo dare è quella di continuare a produrre, ognuno nel proprio ambito lavorativo, per evitare che tutto rischi di fermarsi, aggravando una situazione già critica.
Anche quando, con la ricostruzione o l’emergenza, sembra che una professione non abbia alcuna attinenza, è invece importante il messaggio di attività e di normalità.
L’edicola, il bar, la banca, l’ufficio postale, la scuola aperti, non solo consentono l’espletamento delle attività quotidiane, ma anche evitano che sempre più persone si ritrovino senza un preciso scopo e alimentino, l’un con l’altro, paure e voci.
Ci sono varie iniziative a sostegno di un numero di sfollati che è raddoppiato dopo gli eventi di ieri e qui ricordo solo quella del Resto del Carlino (quotidiano della regione) e di Mediafriends con Canale 5 .
Ma il terremoto non deve essere una scusa per non fare o per aspettare che siano gli altri a fare.
Il terremoto può e deve essere una ulteriore motivazione di impegno personale per fare meglio e di più.



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2 commenti:

Nessie ha detto...

Già inviato il mio contributo.

Lì da te come siete messi con le scosse?

Massimo ha detto...

Grazie. Io ho avvertito in modo netto, più di qualsiasi altro evento simile del passato, le scosse più forti del 20 all'alba (attutite solo dal sonno) e nettamente quelle di martedì. Fortunatamente nè in casa, nè in ufficio abbiamo avuto danni, neppure un libro caduto, ma i colleghi che abitano in provincia o anche nella periferia di città più vicina alla zona dell'epicentro hanno spesso l'impressione di sentire anche le scosse più leggere. Finora, insomma, a Bologna città è più l'impressione, la sensazione che il danno.